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SCATOL8®: A Path

To Sustainability

Riccardo Beltramo
con contributi di Sergio Margarita,
Paolo Cantore e Camilla Botto Poala
Terza edizione
Dicembre 2012


Dipartimento di Management
Sezione di Scienze Merceologiche
Università degli Studi di Torino
Corso Unione Sovietica 218 bis – 10134 – Torino
Tel: + 39 011/670.57.18-16
Fax: + 39 011/670.57.20
Mail: info@scatol8.net
URL: www.scatol8.net

ISBN 978-88-905834-3-8

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,


di riproduzione o di adattamento totale o parziale,
con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie
fotostatiche), sono riservati per tutti i Paesi.

Si ringraziano la Ferrero s.p.a e la Soremartec Italia s.r.l per la collaborazione


Legenda al testo

Avvertenza:
nel testo sono evidenziate in arancione le parti che verranno
sviluppate nelle prossime edizioni;
nel testo sono evidenziati in blu le soluzioni e gli sviluppi tecnici
presentati nei futuri aggiornamenti.

Box:

all’interno del testo sono inseriti dei box con il


riferimento ad e-book scaricabili gratuitamente

nel testo sono inseriti dei box con i links alle


simulazioni di NETLOGO

Link:
all’interno del testo, delle note, delle didascalie possono essere
presenti link di approfondimento

Schemi:
gli schemi presenti sono di proprietà dell’autore e costituiscono un
aiuto nella comprensione dello sviluppo delle fasi
tematiche

Pubblicazioni:
per tutti i libri presentati sono inseriti i riferimenti bibliografici per il
loro reperimento per approfondire i temi presentati


Presentazione 1
della terza edizione 1
L’itinerario 1
Da dove partiamo? 2
Le linee guida di Scatol8® 3

Che cosa fa? 3

Dove arriveremo? 5
Inseriremo le variabili ambientali in un Sistema di Gestione
Ambientale (SGA) 5

Costruiremo un Rapporto di Sostenibilità 5

Simuleremo scenari strategici 6

passando dalla Qualità ambientale... 7

...alla Qualità ambiental-paesaggistica e... 8

...alla Qualità integrata territoriale 9

A proposito di sostenibilità 11
Sostenibilità: un tema complicato o complesso? 12
L’anno zero della sostenibilità 18

Prima del 1987... 20

CHIMICA 22

ECOLOGIA 23

TERMODINAMICA ED ENTROPIA 27

Le leggi della termodinamica 32

Prima legge della termodinamica 32

Seconda legge della termodinamica 33


La terza legge della termodinamica 34

Schemi intricati 44

L’ipotesi Gaia 52

Dopo il 1987 53

Come tradurre in pratica questi principi? 56

Ed ora? 59

Scatol8®’s concept 61
Opensource hardware 63
Opensource Software 69
Testi 70
Getting Started with Arduino 70

Making Things Talk 71

Arduino Cookbook 72

Wireless Sensor Networks 73

Dai testi ai tasti tosti 74


Dai testi.... 74

... ai tasti 74

...tosti... 74

... tosti tosti 75

Libraries: biblioteche informatiche 76


Sensori 78
Scatol8®-ECO 83
Rapporti tra organizzazione e ambiente 88


Le aree di lavoro 91
Prototypes and sketches 93
Presi uno per volta... Ambiente esterno 96
Termometro analogico e digitale 97

Nivometro 125

Oh, mamma, come piove! 132

La velocità del vento 140

Oh, mamma, che bel sole! 149

Ambiente esterno - interno 158


Il livello dei liquidi. 159

Il consumo elettrico 167

Rilevatore di presenza 175

Ambiente interno 183


La qualità dell’aria 184

I consumi idrici. 193

La produzione di rifiuti 200

Moltiplicare le porte 208

Moltiplicare i microcontrollori 209

Raccolta dati 210


La visualizzazione dei dati: il Crusc8 212
Packaging 213
Confezione dell’unità centrale 219
Confezione dei sensori 220


Pronto per l’installazione 221
Gli attuatori 223
Nelle prossime puntate.... 225
All’armi!! 225

Eco+Land Management 226


PIANIFICAZIONE 227

Analisi ambientale iniziale 227

Analisi Ambiental-Paesaggistica Iniziale - AAP 241

Identificazione dei vincoli legali applicabili 252

Indicatori di sostenibilità derivanti dall’AAI 257

Politica Ambientale, Piani, programmi, Obiettivi, Traguardi 265

ATTUAZIONE 273

Il sistema documentale 273

Risorse, ruoli, responsabilità e autorità 276

Competenza, formazione e consapevolezza 278

Comunicazione 280

Documentazione 282

Controllo dei documenti 283

Le istruzioni operative e la raccolta dei dati 285

VERIFICA 291

Audit 291

REVISIONE 298

Riesame 298

Apporti di SCATOL8® 304


al SGA 304
Simulata di-gestione 308
Il paradigma System Thinking 309
Gli strumenti per la costruzione del modello 311

Map model & Top model 312


Il livello “Model” e gli elementi del linguaggio 313

Il livello “Equation” e il significato matematico degli elementi


316

La costruzione del livello “Interface” 319

Gli algoritmi di simulazione 321

Impostare le opzioni di simulazione 324

Top model 326

Rapporto di sostenibilità 327


Scatol8®’s news. 333
In questa edizione: 333
Scatol8 in rifugio 333

Scatol8® Open air 337

Scatol8® in Cantina 337

Scatol8® Smart Garden. 339

Scatol8® e i progetti nel campo della formazione ed


educazione ambientale 341
Università degli Studi di Torino – Facoltà di Economia 342

Politecnico di Torino - Facoltà di Architettura 343

Scuole secondarie di secondo grado 344


Associazione Nazionale degli Insegnanti di Scienze Naturali -
ANISN 344

Scatol8® a scuola per l’energia 344

Tutti in gara per la sostenibilità con lo Scatol8® 345

Gadget intelligenti 347


Il Cub8 349

SCATOL8® nutella® 350

Scatol8® message in\is the bottle 352

Scatol8 & l’Ecosistema 354


0 - Introduzione 354

1 - Come si studia un ecosistema? Un ripasso e tanti link 355

2 - La costruzione di un ecosistema 358

2.1 Come procedere? 360

3 – Il monitoraggio di un ecosistema 366

3.1 - Un ecosistema 369

3.1.1 - Hardware 369

3.1.2 - Software 369

3.2 - Più ecosistemi 393

3.2.1 Hardware 394

3.2.2 Software 396

3.3 - 9 ecosistemi 399

3.3.1 - Hardware 401

3.2.1.2 - Software 404

3.4 - 56 ecosistemi 408

3.4.1 - Hardware 408


4. Dall’Ecosistema…all’ecomosaico paesistico 410

5 - Scatol8®‘s Smart garden 410

5.1 Attuatore 411

6 - Conclusioni e Contest 413

Scatol8‘s Smart Garden Design Contest. 413


Il Crusc8 415
I wanna be a Scatol8’s fan! 423
Altre declinazioni 429


Presentazione
della terza edizione
Scatol8®: A Path To Sustainability si presenta dopo un anno dalla
precedente edizione. Il primo cambiamento riguarda la configurazione
del testo. E’ strutturato in sezioni, per esser “fabbricato” combinando a
piacere le parti già presenti nella edizione 2012 (bordate in nero),
aggiornate ed ampliate, con le nuove (bordate in rosso), legate da
riferimenti incrociati, e con collegamenti esterni a file presenti su
Youtube, SlideShare e sul sito http://scatol8.net (in verde).

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 1


La proposta é ricca di collegamenti all’interno e verso l’esterno: il
percorso verso la Sostenibilità, guidato da Scatol8®, prevede tratti di
cammino da compiere seguendo le indicazioni della nostra guida, soste
per affacciarsi sul panorama e poi di nuovo in marcia, per acquisire una
consapevolezza sempre più profonda sul tema della sostenibilità. Fuor
di metafora, la proposta che combina nozioni, esperimenti, contributi
esterni vuole incoraggiare un apprendimento attivo piuttosto che una
lettura “in verticale”.

Un altro cambiamento consiste nell’ampliamento dell’esposizione di


attività pratiche, “centrate” sullo Scatol8®. Si forniscono suggerimenti
per sperimentarle in proprio (schede per condurre attività didattiche,
descrizione di progetti, software e schemi) e si propongono Gadget
intelligenti, modelli semplificati di Scatol8®, che possono accompagnare
un percorso verso la Sostenibilità.

Le Sezioni dalla 0 alla 10 sono presenti nel file del libro. La Sezione 6
racconta le novità ed introduce alle nuove Sezioni. Chi conosce lo
Scatol8® può iniziare da lì per partire verso gli approfondimenti
contenuti dalla Sezione 7 alla Sezione 10. Chi si avvicina per la prima
volta al nostro sistema, é incoraggiato a partire dalla Sezione 0 e poi a
muoversi a piacimento, configurando un itinerario confacente ai propri
interessi. La Sezione 11, composta da vari file, si apre automaticamente
quando richiamata dalla Sezione 10, considerata propedeutica, ma non
fa parte del testo.

Nella Sezione 7: si apre un’interessante opportunità: il lancio di un


Contest rivolto ad architetti, elettronici, informatici e paesaggisti,
invitati a risolvere un problema che poniamo come evoluzione del tema
“Scatol8 & l’Ecosistema”, affrontato ed in parte risolto da noi.
Incoraggiamo un confronto multidisciplinare per giungere ad un
prodotto che sia espressione di interdisciplinarità. Esattamente come
facciamo noi del Team Scatol8®!

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 2


Concludiamo la terza edizione con l’angolo dei fans di Scatol8®,
svelando l’anteprima di una bancarella elettronica di prodotti ed idee
per iniziare a collaborare con noi.

Buona sperimentazione a tutti!

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 3


Sezione 0

L’itinerario

Per affrontare il percorso è necessario disporre di alcuni strumenti


appropriati, riferiti ai blocchi Eco, Land, Web, Scape, Management che
vengono affrontati di seguito.
Lo schema parte dallo Scatol8® e si sviluppa lungo un asse di simmetria
rispetto al quale si pongono i quadranti Eco e Land che costituiscono
unità autonome. La rappresentazione sottolinea il collegamento tra la
dimensione ambientale (ECO) e quella Paesaggistica (LAND),
sistemicamente connesse tra loro grazie ai dati rilevati con lo Scatol8®.
Gli effetti ambientali delle attività umane comportano variazioni nel
territorio che vengono lette dagli osservatori come mutamenti
paesaggistici. Entrambe le dimensioni possono svilupparsi poi sul Web
dove i dati raccolti dallo Scatol8® possono essere organizzati, separati,
combinati, integrati, pubblicati, analizzati e commentati. Le

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 1


Sezione 0
osservazioni parziali, volte ad esaltare aspetti singoli rispetto a quelli
d’insieme, rendono disponibili svariati Scapes.1
La raccolta organizzata ed aggiornata di dati sulle variabili ambientali e
paesaggistiche apre la possibilità ad una gestione consapevole
dell’ambiente, del territorio e del paesaggio.

Da dove partiamo?
Lo Scatol8® è un dispositivo che effettua la rilevazione di variabili
ambientali e gestionali e trasmette i dati ad un personal computer sul
quale essi vengono archiviati, elaborati e visualizzati tramite il Crusc8,
per avviare un percorso di sensibilizzazione sul tema della
sostenibilità .
Si può così realizzare un monitoraggio in tempo reale di ogni grandezza
rilevata, oltre a valutarne l'andamento nel tempo grazie alla
visualizzazione delle serie storiche.
A sua volta il personal computer è in grado di far confluire i propri dati
su un server disponibile in Internet che li raccoglie e organizza in una
base dati collettiva.
Il sistema può essere replicato
in varie sedi, in questo modo,
non solo sono pubblicate e
accessibili le informazioni
della singola unità che
provvede al rilevamento, ma
possono anche essere
elaborate le informazioni di
tutte le sezioni partecipanti
per confronti, aggregazioni ed
elaborazioni statistiche di
dettaglio o di sintesi.

1 R. BELTRAMO, The SCATOL8™: an innovation for shifting from Environmental and


Landscape Management System (ELMS) to the Eco-Land-Web-Scape Management System
(ELWSMS), Romanian Distribution Committee Magazine, Volume 2, Issue 2, 2010, pp.
16-23, http://www.distribution-magazine.ro/magazine2/

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Sezione 0

Le linee guida di Scatol8®

Progettato nell’ottica della sostenibilità lo Scatol8® si ispira nella sua


realizzazione e messa in opera a diversi criteri quali:
Open Source: hardware e software, si basa interamente su tecnologie
libere e aperte (Open Source) in un’ottica di contenimento dei costi, di
apertura e facilità di accesso, non ultimo di formazione;

Compatibilità ambientale: tutti i dispositivi di rilevazione e di


elaborazione sono inseriti in contenitori riciclati, provenienti
prevalentemente dall’industria alimentare ed elettronica, trasformati e
adattati per la loro nuova funzione oppure in contenitori in legno
(risorsa rinnovabile) o, ancora, in cartone (100% da carta riciclata);

Diffusione della conoscenza: lo Scatol8® non è soltanto un prodotto ma


anche un’iniziativa di diffusione della conoscenza, che mira a
coinvolgere i giovani nella creazione di tecnologia (e non solo nel suo
utilizzo), che si accompagna a strumenti di informazione sul rapporto
tra variabili rilevate e sostenibilità e che propone il riuso di componenti
tramite la realizzazione concreta di sistemi attivi.

Che cosa fa?

Scatol8®, fornisce dati che si inquadrano nel concetto originario di


Sostenibilità, legato strettamente a quello di ecocompatibilità.

Strumento composito, realizzato con un’anima hardware e software, è


racchiuso in una confezione scaturita da imballaggi comuni riciclati,
residuo a fine vita di prodotti di largo consumo, a seconda dei materiali
e delle fogge scelte risponde al concetto dinamico dello Scatol8® che si
esplicita anche nella personalizzazione infinita del suo abito.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 3


Sezione 0
É un dispositivo a supporto della conoscenza, per riconoscere e
misurare le relazioni che le attività quotidiane hanno con l’ambiente e
grazie all’interazione che si crea con esso, trasmette dei segnali che
possono essere impiegati per vivere in modo più sostenibile.
Il sistema può rappresentare uno strumento didattico per l’educazione
verso la sostenibilità. Lo Scatol8® è un concetto che si trasforma in una
gamma infinita di soluzioni a seconda dello stile di vita e del desiderio di
approfondimento di coloro che lo vogliono realizzare ed utilizzare.
La possibilità di rilevare parametri collegati con le quotidiane attività
che si svolgono in un edificio scolastico, all’interno di un’azienda o
all’interno della propria abitazione, pone lo Scatol8® come elemento
iniziale di un percorso che vede il perfezionamento nell’interazione tra
docenti e studenti per l’analisi dei dati, per l’erogazione di informazioni,
per la crescita professionale e per lo stimolo alla riflessione ed alla
discussione al fine di apprendere dall’esperienza quotidiana la
complessità insita nel concetto di sviluppo sostenibile.

La pagina www.scatol8.net è il luogo preferenziale per approfondire la


conoscenza di Scatol8® e i suoi costanti aggiornamenti.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 4


Sezione 0

Dove arriveremo?
Inseriremo le variabili ambientali in un Sistema di
Gestione Ambientale (SGA)
Le variabili ambientali esprimono in termini numerici le relazioni tra i
processi svolti da un’organizzazione2 e l’ambiente. Si tratta, ad esempio,
di consumi energetici, di consumi idrici, di quantità di rifiuti prodotti
che possono essere misurati e registrati di tanto in tanto per valutare le
prestazioni dell’organizzazione stessa. Se questo avviene in modo
ordinato, sistematico si dispone di dati utili a comprendere l’efficacia
della gestione e a definire obiettivi di miglioramento. Un SGA, a partire
dall’individuazione dei processi rilevanti per l’ambiente, definisce le
modalità operative per condurre questi nel modo più efficiente possibile
e per rilevare le variabili ambientali. Dunque si può dire che un SGA si
alimenta di variabili ambientali ed alimenta variabili ambientali.

Costruiremo un
Rapporto di
Sostenibilità
Le variabili ambientali
possono essere
trasformate in indicatori,
mettendole in relazione a
grandezze che esprimono
la capacità produttiva di
un’organizzazione.
Schema 0.1 Ad esempio, quantità di
rifiuti (o di materie prime
o di acqua) per unità di prodotto. Ogni organizzazione può elaborare
indicatori appropriati per controllare e migliorare il proprio grado di

2 http://it.wikipedia.org/wiki/Organizzazione Un'organizzazione (dalla lingua greca


antica: ὅργανον -organon- strumento) è un gruppo di persone formalmente unite per
raggiungere uno o più obiettivi comuni che individualmente riuscirebbero difficilmente a
raggiungere.

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Sezione 0
sostenibilità. Oltre alle variabili strettamente ambientali ve ne sono
altre che un’organizzazione sostenibile può misurare, di carattere
economico e sociale. L’insieme di queste variabili può confluire
ordinatamente in un archivio che costituisce una base rispetto alla
quale misurare il grado di sostenibilità di un’organizzazione. La Global
Reporting Initiative (http://www.sustainability-reports.com) é
un’organizzazione che ha proposto una scheda di indicatori completa
che si propone di rispondere alle esigenze di una moltitudine di settori
economici. Il modello così elaborato può essere applicato integralmente
o parzialmente ed é possibile richiedere una certificazione di parte
terza in seguito alla verifica di una corretta applicazione. L’adesione ad
uno standard, proposto a livello internazionale, consente di comparare i
risultati conseguiti e di effettuare un benchmarking tra le
organizzazioni. Obiettivo dello sviluppo di Scatol8® é fare in modo che le
rilevazioni compiute vadano ad aggiungersi ad altre e confluiscano nel
Rapporto di Sostenibilità.

Simuleremo scenari strategici


I dati sono indispensabili per misurare prestazioni e per definire
obiettivi. Essi si riferiscono ad una moltitudine di variabili per
migliorare le quali possono rendersi necessarie modifiche
organizzative, investimenti e entrambi. Quando si dispone di archivi
ordinati, si possono svolgere simulazioni per decidere una priorità degli
obiettivi nel rispetto delle politiche dell’organizzazione e dei vincoli di
bilancio. Attraverso il Software di modellizzazione dinamica STELLA®
avremo modo di esemplificare alcune simulazioni, utili ad
un’organizzazione per proiettarsi nel futuro e stimare i costi ed i
benefici delle proprie scelte potenziali, per decidere sulla base di
ragionamenti quantitativi.

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Sezione 0
passando dalla Qualità ambientale...

Schema 0.2

R. BELTRAMO, E. MARITANO, E.
VESCE SISTEMI DI GESTIONE E
MARCHI AMBIENTALI PER
IMPRESE ECOEFFICIENTI. Guida
interattiva per valutare e migliorare
le prestazioni sella propria impresa,
Celid, Torino 2002

Il libro presenta una panoramica


descrittiva e critica degli strumenti di
gestione ambientale attualmente
disponibili per caratterizzare in modo
ecologico un processo produttivo, un prodotto o un servizio. L'aspetto
conoscitivo si accompagna alla concretezza applicativa, grazie a un CD
che facilita l'implementazione dei sistemi di gestione ambientale. Gli
autori forniscono anche un esempio di analisi ambientale, effettuata su
modelli di impresa appartenenti a settori diversi: meccanica, vernici,
grafica, imballaggi plastici, finissaggio tessile, legno e panificazione. Per

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Sezione 0
l'impostazione che integra teoria e pratica, il libro è rivolto agli studenti
e, in genere, a chi è interessato all'ecoefficienza, sia alle imprese che
desiderano avvicinarsi all'utilizzo degli strumenti per la gestione
ambientale.

...alla Qualità ambiental-paesaggistica e...

Schema 0.3

R. BELTRAMO, S. DUGLIO, M. QUARTA, SGAP - SISTEMA DI


GESTIONE AMBIENTAL-PAESAGGISTICO - Una metodologia per la
gestione integrata dell’ambiente e del paesaggio, Aracne Editrice,
Roma, 2011
Il Sistema di Gestione Ambiental-Paesaggistico (SGAP) è maturato
nell’ambito di un progetto di ricerca pluriennale condotto dal
Dipartimento di Scienze Merceologiche dell’Università degli Studi di

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Sezione 0
Torino, grazie al supporto della Regione
Piemonte, Assessorato Ambiente. SGAP si
propone come strumento a disposizione
delle amministrazioni locali per una
valutazione integrata delle componenti
ambientale e paesaggistica, e per una
gestione sistemica, favorita dal riferimento
a Standard ambientali riconosciuti a livello
sovranazionale, quali il Regolamento
Europeo EMAS e la Norma ISO 14001.
SGAP è attualmente in corso di
applicazione in alcune realtà comunali del
Piemonte, nel territorio dell’Unione dei Comuni Colline di Langa e del
Barolo.

...alla Qualità integrata territoriale

Schema 0.4

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Sezione 0
QIT - Qualità Integrata Territoriale

R. BELTRAMO, S. CAFFA, DUGLIO S. (2009). Il Sistema QIT: uno


strumento di “Qualità Integrata
Territoriale”. VA. VALUTAZIONE
AMBIENTALE. vol. 16, pp. 75-84 ISSN:
1826-2201.
Lo strumento QIT, acronimo di Qualità
Integrata Territoriale, é una metodologia
elaborata all’interno del Dipartimento di
Scienze merceologiche dell’Università di
Torino. E’ stato introdotto in via
sperimentale nella Comunità Montana Valli
Orco e Soana (Provincia di Torino); permette
di analizzare un territorio considerando le variabili della qualità,
dell’ambiente e del paesaggio, ed inglobando gli aspetti legati alla salute
e sicurezza sul lavoro e alla responsabilità sociale.
Tali variabili sono successivamente gestite facendo riferimento ai
seguenti standard, riconosciuti a livello internazionale:
• ISO 9001:2008, sistema di gestione
per la qualità;
• ISO 14001:2004, sistema di
gestione ambientale,
• OHSAS 18001:2007, sistema di
gestione della salute e sicurezza sul
lavoro;
• SA800:2008, sistema di gestione
relativo alla responsabilità sociale;
• e alla CEP, Convenzione Europea
del Paesaggio, ratificata dall’Italia
con la Legge 9 gennaio 2006, n. 14.
QIT si presenta come un kit, come una
scatola di montaggio per realizzare un
sistema di gestione integrato per la qualità territoriale, fatto apposta
per le Pubbliche Amministrazioni.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 10


Sezione 1

A proposito di sostenibilità

L’itinerario che si propone é volto ad acquisire una miglior conoscenza


del concetto di Sostenibilità. Il tema della Sostenibilità pervade ogni
settore politico ed economico. Sostenibilità è il termine da inserire nei
discorsi, da richiamare nei ragionamenti per dare l’idea dell’attualità di
ciò di cui si parla. Chiunque, oggi, riconduce la sostenibilità al Rapporto
Brundtland, ma la sostenibilità è stata sondata ben prima del 1987, con
un significato più preciso di quello attuale.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 11


Sezione 1

Sostenibilità: un tema
complicato o complesso?
Quando ci si riferisce alla sostenibilità o a temi declinati con l’aggettivo
sostenibile (agricoltura sostenibile, architettura sostenibile, mobilità
sostenibile, ecc...) si giunge presto a leggere che si tratta di un tema
complesso. E il passo successivo, il più delle volte, porta alla conclusione
seguente: siccome é un tema complesso non ci sono soluzioni oppure
non c’è una sola soluzione e siamo comunque molto distanti dal
trovarla.
Anche della parola complessità si sta facendo un abuso. La si impiega
spesso al posto di complicazione. Il termine complessità ha una precisa
definizione matematica e dunque, nel trasporla verso fenomeni reali, ci
si dovrebbe preoccupare di trovarsi proprio di fronte a fenomeni non
lineari, a comportamenti emergenti o caotici o, più in generale, a tutti
quelli che sono gli elementi fondanti della complessità. Di solito
qualunque “macchina”, congegno, dispositivo presenta complicazione,
di gradi diversi: per nulla complicata dunque semplice, poco complicata,
complicatissima. Una macchina é un insieme di pezzi, assemblati
secondo un progetto ognuno dei quali assolve ad una funzione e che,
attivandosi secondo quanto previsto sempre in sede progettuale,
contribuisce allo svolgimento del lavoro previsto per quel particolare
dispositivo.
La prevedibilità cioè la possibilità di determinare con precisione in
quale condizione si troverà un dato elemento ad un certo istante
permette di progettare dispositivi, macchine, impianti sempre più
complicati, però decodificabili in base ad una logica meccanicistica.
Questa impostazione si chiama determinismo.
Il lavoro può richiedere tempo per identificare le sequenze, per
sperimentarne l’efficacia, per metterle a punto, ma una volta compiuto
si potrà realizzare un dispositivo che compierà sempre la stessa
sequenza o varie sequenze di operazioni, in base a quanto é stato
previsto. Sulla base di questa impostazione sono state introdotte
innumerevoli innovazioni meccaniche, prima, elettromeccaniche ed
Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 12
Sezione 1
elettroniche poi. Una leva, una carrucola, una ruota dentata sono un
esempio calzante di semplicità. Componendo sapientemente dispositivi
semplici si ottengono oggetti complicati; un esempio di complicazione si
può trarre dal mondo dell’orologeria. Si definisce “complicato” un
orologio che fornisce indicazioni supplementari, cosiddette
“complicazioni”, rispetto all’ora, ad esempio i calendari completi, i
calendari perpetui, le fasi lunari, le funzioni
di cronometro, ecc...
L’orologio più complicato che esista oggi é
Franck Muller Aeternitas MEGA 4,
(http://www.orologidiclasse.com/2010/franck-
muller-aeternitas-mega-4-orologio-piu-complicato/),
36 complicazioni, di cui 25 visibili,
funzionanti grazie ai 1.483 pezzi. Prezzo:
2,27 milioni di $. Questo orologio ha
spodestato il Patek Philippe calibro 89,
(http://www.segnatempo.it/pagina.asp?
cat=curiosita&prod=cal89), 33 complicazioni,
1728 elementi. La durata del progetto é
stata di 9 anni, di cui 5 impiegati nella
ricerca e sviluppo e 4 nella costruzione.
Per completare il quadro, si pensi che il
prezzo di vendita ad un’asta di questo
orologio é stato pari a circa 3 milioni di €.
Ed é anche con ruote dentate sono stati
realizzati i primi calcolatori meccanici.

Anche per quanto concerne l’elettronica


che oggi ci circonda, pur apparendo
straordinarie le cose che ci permette di
fare, ci si trova di fronte ad un flusso non di
materiali, ma di elettroni che, passando attraverso componenti
elettronici, compie un lavoro inserito in una sequenza da cui deriva
complessivamente la funzione per cui é stato progettato un dispositivo.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 13


Sezione 1
Anche in questo caso, il lavoro da compiere può essere elementare o
immenso e in quest’ultimo caso si tratta di concatenare tantissime
operazioni semplici, elementari. Ciò si traduce in tempo ed energie da
profondere in fase di progettazione e sperimentazione per prevedere
tutto ciò che si desideri l’oggetto, il dispositivo faccia o non faccia.
Progettare un circuito elettrico per accendere e spegnere una
lampadina é più facile (e veloce) che progettare un impianto elettrico
domestico completo o una centrale elettrica o un computer, ma il
denominatore comune é la sequenza di operazioni che idonei dispositivi,
costituiti da elementi singoli, devono compiere. Si tratta in tutti i casi di
un problema che può essere scomposto in una somma di sotto-problemi
indipendenti tra loro.

Prevedibilità implica anche che una causa determini sempre uno o più
effetti, tutti noti. Ciò si spiega col fatto che il legame tra causa ed effetto
sia determinato da una legge fisica in grado di interpretare
esaurientemente un fenomeno. Ad esempio, colpisco una palla da
biliardo e questa compie un moto; scaldo un liquido e questo aumenta di
temperatura. Un sistema lineare risponde in modo direttamente
proporzionale alle sollecitazioni ricevute. Si dice allora che, per quel
sistema, vale il principio di sovrapposizione degli effetti, nel senso che
se alla sollecitazione S1 il sistema dà la risposta R1 e alla sollecitazione
S2 dà la risposta R2, allora alla sollecitazione (S1+S2) esso risponderà
con (R1+R2).

I problemi che si presentano in natura sono determinati da vari


componenti/aspetti che interagiscono gli uni con gli altri così da
rendere impossibile la loro separazione per risolvere il problema passo-
passo e “a blocchi”, allora si parla di non-linearità. All’inizio dello studio
di un fenomeno, per semplificare le indagini o per scopi applicativi, si
ricorre spesso all’ipotesi di linearità. In prima approssimazione si
considerano trascurabili gli effetti della non-linearità e si approntano
modelli matematici che descrivono il sistema come se esso fosse lineare
(linearizzazione). Sotto questa ipotesi molti sistemi presenti in natura
possono essere descritti mediante equazioni assai simili tra di loro,

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 14


Sezione 1
anche se riferite a contesti variegati: la meccanica, l’elettronica, la
chimica, la biologia, l’economia, ecc...

Analisi approfondite più recenti hanno permesso di scoprire che molti


fenomeni interpretati in passato con leggi lineari, lo sono solo in
apparenza. Il determinismo puro col quale sono stati trattati tanti
fenomeni per il quale ogni cosa, l'Universo stesso, si comporta come un
grande e perfetto orologio, per cui niente viene lasciato al caso, con la
teoria dei quanti all'inizio del ‘900 ed il principio di indeterminazione di
Heisenberg (1927), il caso ha assunto un ruolo centrale
nell'interpretazione dei fenomeni fisici.

Quando un sistema é costituito da molti elementi tra i quali esistono


molteplici relazioni di varie tipologie si parla di Complessità, purché le
relazioni siano di tipo non lineare. Un sistema non-lineare presenta
gradi di complessità diversi in relazione al numero di parametri
necessari per descriverne il comportamento. Inoltre un sistema
complesso può produrre, dall’insieme delle relazioni che si sviluppano
tra gli elementi, un comportamento complesso non prevedibile e non
desumibile dalla semplice sommatoria degli elementi che lo
compongono, un cosiddetto comportamento emergente. La complessità
dipende dal modello utilizzato per la descrizione di un sistema e dalle
variabili prese in considerazione. La Teoria della complessità si é
sviluppata per comprendere il comportamento di sistemi complessi
caratterizzati da elementi numerosi e distinti e da connessioni
numerose e non lineari.

Enormi progressi scientifici e tecnologici sono stati ottenuti anche


prima che l’avvento degli elaboratori elettronici (1940-1950)
consentisse di addentrarsi risolutamente nei territori della non-
linearità.

Ma, con l’introduzione, lo sviluppo e la diffusione dei calcolatori


elettronici gli studi hanno subito un impulso notevole. In particolare,

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 15


Sezione 1
uno dei centri di ricerca più importanti sulla teoria della complessità – il
Santa Fe Institute, fondato nel 1984 – si è particolarmente dedicato allo
studio dei sistemi complessi adattativi (CAS – Complex Adaptive
Systems), cioè sistemi complessi in grado di adattarsi e cambiare in
seguito all'esperienza, come ad esempio gli organismi viventi,
caratterizzati dalla capacità di evoluzione: cellule, organismi, animali,
uomini, organizzazioni, società, politiche, culture (Holland, 2002).

Comprendere e visualizzare sistemi complessi è oggi possibile


attraverso la costruzione di modelli di simulazione. Per interpretare
sistemi complessi, governati da logiche parallele dove è utile cogliere la
dinamica di sciami di agenti le cui attività sono in relazione più o meno
stretta, ma la risultante condiziona la performance finale del sistema, si
utilizzano degli strumenti che lavorano sul concetto di simulazione:
“teorie interpretative dei fenomeni della realtà formulate come un
programma che gira in un computer.” La simulazione si costituisce in
due fasi: la fase di modelling, cioè la costruzione di una struttura
all’interno del PC che sia in grado di imitare un certo aspetto della
realtà, e la successiva fase di simulazione, in cui si fa funzionare il
modello.
La simulazione consente di studiare fenomeni e realtà non direttamente
accessibili, semplici e complessi. Inoltre permette di ottenere particolari
risposte tramite i modelli elaborati.
La difficoltà maggiore è quella di creare un modello che rappresenti la
realtà studiata nel modo più realistico possibile.

Per questo sono disponibili diversi strumenti tra i quali NetLogo® e


Stella®.
NetLogo®, (http://ccl.northwestern.edu/netlogo/) è un ambiente di
modellizzazione programmabile per simulare fenomeni naturali e
sociali. È particolarmente indicato per modellizzare sistemi complessi e
dinamici cioè sistemi il cui comportamento risulti influenzato da agenti
che possono o meno interagire nell’intervallo di tempo considerato,
manifestando legami di intensità variabile.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 16


Sezione 1
NetLogo® permette di intervenire su simulazioni esistenti,
esplorandone il comportamento sotto diverse condizioni: esiste una
biblioteca di modelli che consiste in un’ampia collezione di simulazioni
pronte, da usare e modificare. Essendo anche un “authoring tool”
permette la creazione di nuovi modelli.
La versione 5.0 permette delle visualizzazioni di tipo 3D, oltre alla
precedente visione bidimensionale della simulazione del modello,
mentre la raccolta delle informazioni avviene attraverso grafici che
mostrano l’evoluzione del modello nel corso del tempo, e per mezzo
della funzione “monitor” che fornisce i valori, aggiornati di continuo,
relativi alle variabili del modello.

La biblioteca di modelli (http://ccl.northwestern.edu/netlogo/models/index.cgi)


contiene diversi esempi, in continuo aggiornamento, che spaziano dalla
biologia, alla matematica, la fisica e la chimica, le scienze sociali e i
sistemi dinamici. È possibile anche trovare modelli progettati per
essere usati nelle scuole nel contesto dei curricula sviluppati dalla
Northwestern University e modelli da utilizzare in una simulazione
partecipata di più computer interconnessi tramite lo strumento
Hubnet.

Il programma STELLA®, prodotto dalla isee systems inc.


(precedentemente denominata High Performance Systems Inc.), è
concepito per sviluppare ed aiutare a condividere la capacità di
comprensione del funzionamento di un sistema, a partire dalla
costruzione di modelli, attraverso l’impiego di strumenti di
visualizzazione “amichevoli”. Le sue caratteristiche lo rendono adatto
ad essere applicato a sistemi costituiti da elementi legati da relazioni
interdipendenti. La creazione del modello avviene utilizzando il
paradigma Systems Thinking, come illustrato in http://
www.iseesystems.com/

La difficoltà aumenta quando le interazioni riguardano soggetti o


collettività appartenenti a sfere diverse. Se le macchine appartengono
alla tecnosfera, l’uso delle stesse é determinato da individui umani che
appartengono alla biosfera e gli effetti che si producono dall’uso delle
Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 17
Sezione 1
macchine possono non essere prevedibili perché il comportamento
umano é per molti versi difficile da decifrare. Inoltre gli effetti non
riguardano solo la relazione tra tecnosfera e biosfera ma si estendono
con modalità in parte incerte all’ambiente, alla parte di ambiente non
vitale - litosfera, atmosfera, idrosfera che é supporto per tutte le specie
viventi.
Quindi é proprio vero che la Sostenibilità é un tema complesso.
Tuttavia questa constatazione non risolve il problema, ma ci indica una
strada: per affrontare i temi complessi occorre equipaggiarsi con gli
strumenti della complessità che ci mette a disposizione l’epistemologia
della complessità.

Siccome sono stati toccati molteplici elementi per dimostrare che la


Sostenibilità é un tema complesso, facciamo un passo indietro nel tempo
e nello spazio per richiamare alcuni concetti ed il mondo in cui sono
maturati, per comprenderne la logica che li ha portati a delineare un
percorso verso la sostenibilità.

L’anno zero della sostenibilità


Il 1987 può essere considerato l’anno zero della sostenibilità perché il
concetto é stato proclamato a livello internazionale ed é entrato nelle
agende delle principali organizzazioni internazionali e dei governi
nazionali. Quali elementi sono confluiti e quali prevedibilmente ne
condizioneranno l’evoluzione?

Nel 1987, all’interno del Rapporto “Our Common Future”, noto come
Rapporto Brundtland (dal nome della Presidente della World
Commission on Environment and Development, la norvegese Gro

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 18


Sezione 1
Harlem Brundtland) si legge la prima “Lo Sviluppo sostenibile è uno
definizione di Sviluppo sostenibile che é sviluppo che soddisfa i bisogni
stata poi ripresa dalla Conferenza del presente senza
mondiale sull'ambiente e lo sviluppo compromettere la possibilità
dell'ONU. delle generazioni future di
soddisfare i propri bisogni”.

La definizione ha come elemento centrale il termine “sviluppo” ovvero


un processo che provoca espansione, rafforzamento grazie alla capacità
dell’uomo di prelevare e trasformare risorse per poter soddisfare i
propri bisogni ed ampliare le proprie scelte.

Il concetto informatore di questo modello di sviluppo, compatibile con le


esigenze di tutela e salvaguardia delle risorse e del capitale
dell’umanità, ripropone una visione del mondo nella quale il fine ultimo
è rappresentato dal raggiungimento di una migliore qualità della vita,
dalla diffusione di una prosperità crescente ed equa, dal conseguimento
di un livello ambientale non dannoso per l’uomo e per le altre specie
viventi e nel quale sia possibile una più equa accessibilità alle risorse.

Come si legge nella 9a edizione del Rapporto sullo Sviluppo Umano


pubblicato nel 1998 dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo
(UNDP):

«Lo sviluppo umano è un processo di ampliamento delle scelte


della gente [...] L’allargamento delle scelte delle persone si
ottiene attraverso l’espansione delle capacità e dei
funzionamenti umani. A tutti i livelli di sviluppo le tre capacità
essenziali per lo sviluppo umano delle persone sono: condurre
una vita lunga e sana, essere istruiti, avere accesso alle risorse
necessarie ad un tenore di vita dignitoso. Se queste capacità di
base non vengono raggiunte, molte scelte sono semplicemente
non disponibili e molte opportunità rimangono inaccessibili.
Tuttavia, il regno dello sviluppo umano va oltre: essenziali aree
di scelta, a cui le persone danno grande valore, si estendono
dalle opportunità politiche, economiche e sociali di essere

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 19


Sezione 1
creativi e produttivi, al godimento del rispetto di sé,
dell’empowerment, del senso di appartenenza ad una comunità.
Il reddito è certamente uno dei mezzi principali per espandere
le scelte e il benessere, ma non è la somma totale della vita della
gente». (RSU 9, 1998, p. 26)

La definizione di sviluppo sostenibile é più ampia e profonda di ciò che


normalmente intendiamo con “crescita”, misurabile attraverso
indicatori economici quali il PIL, ecc.... Affinché lo sviluppo sia
sostenibile occorre che le tre condizioni identificate siano garantite da
una generazione all’altra. Il soddisfacimento dei bisogni fondamentali,
dei bisogni primari deriva dalla possibilità di accedere e dalla capacità
di utilizzare e trasformare le risorse naturali in prodotti utili al
soddisfacimento dei propri bisogni. Ma si ha sviluppo se ciò avviene
equamente e senza compromettere la possibilità che le generazioni
future abbiano le stesse possibilità.
Questo processo é alla base della crescita e, a maggior ragione, dello
sviluppo.

Pertanto é lo studio delle condizioni che permettono di qualificare una


qualunque materia come risorsa e di utilizzarla, dei fattori favorevoli e
sfavorevoli che si sono concentrati gli studi che si sono occupati anche
di individuare i limiti bio-fisici da non superare affinché si potessero
garantire condizioni di equità alle generazioni successive.

Se il 1987 può esser considerato il punto di partenza dello sviluppo


sostenibile, ci sono un prima ed un dopo rispetto al 1987 sui quali vale
la pena gettare lo sguardo, seguendo una traiettoria che si reputa utile
per arricchire lo strumentario verso la sostenibilità.

Prima del 1987...

Prima ci sono almeno trecento anni di storia durante i quali,


dall’osservazione scientifica del comportamento della Terra lungo i 4,5
miliardi di anni della sua esistenza, sono maturate teorie che, viste oggi,
Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 20
Sezione 1
hanno determinato un percorso evolutivo, dall’ecologia alla
sostenibilità.

Lo studio degli esseri viventi, l’identificazione di individui e specie,


l’osservazione del rapporto tra gli esseri viventi, della stessa o di
diverse specie, tra di loro e con l’ambiente ha assunto un ruolo centrale
per individuare i meccanismi relazionali e le condizioni più favorevoli
alla crescita delle specie di volta in volta considerate, compresa quella
umana.

Lo studio dei fenomeni naturali, la loro interpretazione e la traduzione


in leggi hanno fornito spiegazioni alla meravigliosa e lentissima
evoluzione biologica che é avvenuta grazie alla messa in pratica di
strategie vincenti.

“La natura si é diversificata e la biodiversità rappresenta un


generale punto di forza per la sopravvivenza. La Natura ha
la natura ha usato la forma di energia più abbondante e
sicura che c’è: l’energia solare, imparando a nutrire di essa
i primordiali meccanismi vitali tra cui la fotosintesi; la
natura è riuscita a gestire ottimamente le risorse e a
liberarsi degli scarti, dei rifiuti e dell’energia degradata in
eccesso, ad esempio chiudendo i cicli o reirradiando il
calore negli spazi celesti. La natura, in breve, è stata capace
di sopravvivere nel tempo. La specie umana, al contrario,
tende a ignorare le strategie vincenti che la natura ha
mostrato e si comporta in modo paradossalmente
opposto.”1

Si propongono alcuni autori, protagonisti di passaggi fondamentali per


la maturazione del concetto di Sviluppo sostenibile.
Per ognuno di essi si forniscono brevi notizie sul campo di studi e sulle
acquisizioni raggiunte. I collegamenti a wikipedia permettono di
eseguire approfondimenti verticali (informazioni dettagliate sul singolo
autore) e orizzontali (relazioni tra l’autore e suoi contemporanei o
influenza dell’autore sui posteri). Dove è possibile gli autori sono

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 21


Sezione 1
accompagnati dai link al progetto Gutenberg, contenenti, dove
reperibili, le opere citate, liberamente consultabili e scaricabili.
E’ opportuno segnalare che sebbene si segua un ordine cronologico
preciso, le teorie elaborate quando sono applicate a sistemi complessi
vanno considerate in relazione tra di loro. Per comodità espositiva si
sceglie di trattarle singolarmente, suddivise per il contenitore tematico
che le identifica.

CHIMICA
Un tassello del nostro percorso é rappresentato dalla rivoluzione
introdotta nella chimica da Antoine-Laurent de Lavoisier, considerato
il padre della Chimica moderna.
Nel 1772, attraverso la conduzione di esperimenti chimici
"quantitativi", egli dimostrò che anche se la materia
http://
cambia il suo stato con una reazione chimica, la www.gutenberg
quantità di materia è la stessa all'inizio e alla fine di .org/ebooks/
30775
ogni reazione. Questi esperimenti fornirono la prova
per la legge di conservazione della massa: in una
reazione chimica la massa dei reagenti è esattamente uguale alla
massa dei prodotti. Quando ci occupiamo di identificare e quantificare
le quantità di materia e le trasformazioni che avvengono all’interno dei
settori produttivi o di un’organizzazione o di una regione, redigendo i
cd. Bilanci di Massa, facciamo riferimento proprio alla legge scoperta da
Lavoisier. Manteniamo lo stesso riferimento quando compiamo studi di
Analisi del Ciclo di Vita Ambientale - LCA (Life Cycle Assessment). La
materia che viene impiegata per realizzare prodotti non scompare; in
parte costituisce i prodotti, in parte viene trasformata in rifiuti di vari
stati: solidi, liquidi e gassosi. Le trasformazioni che fanno
progressivamente cambiare lo status della materia da risorsa
disponibile, a materia prima, a prodotto, a rifiuto possono essere
determinate da reazioni chimiche o da lavorazioni meccaniche ma vige
sempre la legge “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”.
Questo approccio oggi costituisce la base dell’Ecologia industriale, per
organizzazione di aree produttive ecologicamente attrezzate cioè per
tutti gli ambiti in cui si vogliano ottimizzare i flussi di materiali per
Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 22
Sezione 1
prevenire la produzione di rifiuti. A questo proposito, la legge di
conservazione della massa applicata ai rifiuti dovrebbe ricordarci che i
rifiuti non si possono distruggere, ma trasportare, trasformare o
trasmutare cioè trasportare e trasformare.

ECOLOGIA
I primi studi sulle relazioni tra il mondo animale ed il contesto organico
ed inorganico risalgono a Georges-Louis Leclerc, conte di Buffon il
quale nel 1756, nell’Histoire naturelle (http://www.buffon.cnrs.fr/) affronta
diversi problemi che circa un secolo dopo si sarebbero chiamati
“ecologici”, come ad es. la regolazione di specie ad elevatissima fertilità
da parte dei loro predatori naturali.

Modello di simulazione in ambiente NetLogo “wolf sheep predation” :


http://ccl.northwestern.edu/netlogo/models/WolfSheepPredation
Per ulteriori informazioni su NetLogo si vedano i paragrafi precedenti

Nel 1798, Thomas Robert Malthus pubblicò An essay of the principle of


the population as it affects the future improvement of society (Saggio sul
principio della popolazione e i suoi effetti sullo sviluppo futuro della società), dove
affermò che il numero degli individui di una popolazione cresce
geometricamente, mentre il cibo disponibile non può
http://
mai crescere più che aritmeticamente: l'incremento www.gutenbe
demografico avrebbe spinto a coltivare terre sempre rg.org/
ebooks/4239
meno fertili con conseguente penuria di generi di
sussistenza per giungere all'arresto dello sviluppo
economico. Il suo pensiero influenzò pesantemente anche economisti
moderni quali JM Keynes.

Nel 1838, Pierre François Verhulst, matematico dell’Università di


Gent, basandosi sul lavoro di Malthus, pubblicò l’equazione che lega il
numero di individui di una popolazione al tempo t, il tasso intrinseco di
crescita la Capacità di carico cioè il massimo numero di individui che
l’ambiente può sopportare. Egli tracciò la curva logistica della crescita

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 23


Sezione 1
di una popolazione in presenza di cibo scarso: All'inizio la crescita è
quasi esponenziale, successivamente rallenta, diventando quasi lineare,
per raggiungere una posizione asintotica dove non c'è più crescita.
In un lavoro del 1845 individuò la soluzione all’equazione e la chiamò
funzione logistica e l’equazione è oggi nota come equazione logistica.
Il modello venne ripreso nel 1920 da Raymond Pearl e Lowell Reed che
ne promossero un ampio utilizzo.

Nel 1844, Stephen Alfred Forbes, una figura preminente nella nascita
dell’ecologia in America, entomologo famoso, intraprese studi sulla
mortalità di massa dei pesci del Lago Mendota nel Wisconsin,
dimostrando le relazioni tra proliferazione abnorme di alghe, fisica
lacustre e mortalità dei pesci. Svolse, inoltre, un rimarchevole
programma di ricerca sull’ecologia dei laghi e dei fiumi. Compì
descrizioni di semplici ecosistemi e distinse diverse associazioni di
specie a diverse profondità. Nel 1887, ne Il Lago come Microcosmo
( http://people.wku.edu/charles.smith/biogeog/FORB1887.htm ) affermò che le
interazioni tra le varie specie di un corpo d'acqua sono così importanti
che non si può influenzarne una senza influenzare anche tutte le altre.

Friedrich Wilhelm Heinrich Alexander Freiherr von Humboldt,


naturalista ed esploratore tedesco, compì studi quantitativi sulla

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 24


Sezione 1
geografia botanica che condussero alla fondazione della biogeografia.
Pubblicò un gran numero di volumi durante 21 anni di studi e nel 1845
pubblicò il lavoro Kosmos, in cinque volumi, un
http://
tentativo di unificare varie branche della conoscenza www.gutenber
scientifica. La sua capacità di lavorare con scienziati g.org/ebooks/
14565
di varie competenze lo portarono a sviluppare un
progetto di unificazione dei vari rami del sapere
scientifico.

Nel 1866, il biologo Ernst Haeckell coniò il termine ecologia, l’insieme


di conoscenze che riguardano l'economia della natura; l’indagine del
complesso delle relazioni di un animale con il suo contesto sia
inorganico sia organico, comprendente soprattutto le
http://
www.gutenber sue relazioni positive e negative con gli animali e le
g.org/ebooks/ piante con cui viene direttamente o indirettamente a
6430
contatto. In una parola, l’ecologia è lo studio di tutte
quelle complesse relazioni alle quali Darwin fece
riferimento come alle condizioni della lotta per l’esistenza.
In questa sua definizione considera la radice del termine “oikos”, che è
la stessa del termine economia (= gestione della casa).

Nel 1877, Karl August Möbius, professore di zoologia alle Università di


Kiel e di Berlino, introdusse il termine biocenosi per individuare la
comunità degli organismi viventi e per definirla utilizzò l'insieme di
specie di un banco di ostriche. La biocenosi è una comunità di organismi
viventi che coabitano in uno stesso ambiente (biotopo) e che
interagiscono fra di loro attraverso vari rapporti (neutralismo,
competizione, predazione, simbiosi ecc.). Approfondimenti ed
estensioni dei suoi studi portarono a comprendere che per poter abitare
in un dato biotopo, gli organismi devono avere la capacità di adattarsi ai
cosiddetti fattori abiotici dell'ambiente (luce, temperatura, pressione,
elementi chimici, composti inorganici ed organici..., cioè tutte le
relazioni che riguardano la cosiddetta autoecologia), sia agli altri
organismi all'interno di una stessa comunità (sinecologia).

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 25


Sezione 1
Nel 1899, Henry Chandler Cowles, botanico americano dell’Università
di Chicago, ottenne il suo PhD descrivendo la successione delle piante
(cioè le diverse fasi di colonizzazione di una zona priva di vegetazione)
sulle dune sabbiose della parte meridionale del Lago Michigan. Il
concetto di successione da allora rimane uno dei concetti fondamentali
per descrivere come varia nel tempo la composizione di una comunità
ecologica.

Nel 1902, Ronald Ross, medico britannico, vinse il Premio Nobel per la
medicina per la scoperta del parassita della malaria. Successivamente
si dedicò allo studio di modelli matematici per lo
http://
studio della sua epidemiologia che pubblicò nel www.archive.org/
volume Prevenzione della malaria , nel 1911. Con stream/
quest’opera e con quelle successive diede inizio pr00eventionofmalar
ad una branca importante dell'ecologia applicata, ossrich#page/n11/
quella che si occupa dei rapporti tra mondo
naturale e salute pubblica.

Nel 1913 fu fondata la British Ecological Society e due anno dopo


l’Ecological Society of America.

Nel 1919 venne pubblicato il primo numero della rivista Ecology, ancor
oggi una delle riviste di ecologia più importanti al mondo(http://
www.esajournals.org/loi/ecol)

A. J. Lotka e il matematico italiano V. Volterra (1924-26) introducono


i primi modelli matematici ecologici che descrivono i rapporti tra le
diverse specie (predazione, competizione, simbiosi) avvicinandosi alla
moderna ecologia teorica.

Nel 1927, Charles Sutherland Elton scrive il


http://
testo Animal ecology che contiene molti dei
www.archive.org/
stream/ moderni concetti ecologici, in particolare quelli
animalecology00elto# che stanno alla base dell'ecologia delle comunità e
page/n7/mode/2up degli ecosistemi.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 26


Sezione 1

Nel 1935, l’ecologo inglese Arthur Tansely impiegò il termine


“ecosistema” per definire una porzione di biosfera delimitata
naturalmente, cioè l’insieme degli organismi animali e vegetali che
interagiscono tra loro e con l’ambiente che li circonda.

TERMODINAMICA ED ENTROPIA

All’inizio del XIX secolo - periodo di intenso fervore nel campo delle
innovazioni tecnologiche - si assistette allo sviluppo di studi nel campo
della fisica. Rilevante ai nostri fini é l’inizio della termodinamica, reso
possibile dall’avvento e dalla diffusione della macchina a vapore.
Con la macchina a vapore avviene il passaggio dall’era agricola all’era
tecnica. Ad esso si accompagna un mutamento di enorme portata: il
passaggio dal tempo ciclico al tempo lineare ed il cambiamento della
posizione dell’uomo rispetto al cosmo. Prima inserito in un orizzonte
temporale infinito, determinato dal Cosmo, ora in un tempo lineare
breve, collegato alla sua vita. Da dominato dal Cosmo a dominatore del
cosmo. Questa concezione ebbe impatti nelle varie manifestazioni
umane anche non squisitamente tecniche ma importanti nello stabilire
il rapporto tra uomo ed ambiente come, ad esempio, la pianificazione
urbanistica.

Modello di simulazione in ambiente NetLogo “sprawl effect” :


http://ccl.northwestern.edu/netlogo/models/UrbanSuite-SprawlEffect
Per ulteriori informazioni su NetLogo si vedano i paragrafi precedenti.

L’obiettivo che si prefisse nel 1824 l’ingegnere francese Sadi Carnot era
quello di studiare l’economia delle macchine termiche cioè dei
dispositivi in grado di trasformare l’energia termica in altre forme utili
di energia, ad esempio in energia meccanica o in energia elettrica. Egli
introdusse il concetto di entropia, per descrivere una caratteristica di
tutti i sistemi allora conosciuti, nei quali si osservava che le
trasformazioni avvenivano invariabilmente in una direzione sola,
dall’ordine verso il disordine.
Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 27
Sezione 1

Energia disponibile ----> Energia non disponibile

Attorno al 1845 anche un altro studioso, James Prescott Joule si


interessò al calore ed alle sue connessioni con l'elettricità e la
meccanica. Dimostrò sperimentalmente che calore e lavoro meccanico
potevano convertirsi direttamente l'uno nell'altro, mantenendo però
costante il loro valore complessivo: nelle macchine idrauliche e
meccaniche gli attriti trasformano la potenza meccanica perduta
(lavoro) in calore e, viceversa, nelle macchine termiche l'effetto
meccanico prodotto (lavoro) deriva da una quantità equivalente di
calore. Joule cominciò così a porre le basi sperimentali del primo
principio della termodinamica, detto anche legge di conservazione
dell’energia.
“La termodinamica nacque dunque come una fisica del valore
economico, ed è rimasta tale malgrado i numerosi successivi contributi
di natura più astratta.”3 e si sviluppò a partire dallo studio delle

http://upload.wikimedia.org/
wikipedia/commons/1/16/
Newcomen_atmospheric_engine_anim
ation.gif

3Nicolas Georgescu-Roegen, Bioeconomia, a cura di Mauro Bonaiuti, Bollati Boringhieri, 2009, pag.
84

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 28


Sezione 1
condizioni di funzionamento della
macchina termica, nella quale si
assorbe una quantità di calore da
una sorgente a temperatura alta,
si compie del lavoro meccanico e si
cede calore ad un serbatoio a
temperatura bassa. Nella
macchina a vapore, la sostanza
che lavora é l’acqua contenuta
nella caldaia. Si fa compiere
all’acqua un ciclo in cui prima essa
si trasforma in vapore; il vapore si
espande contro un pistone,
compiendo lavoro; il vapore viene
condensato con dell’acqua di
raffreddamento, rimandato al
bollitore ed il processo viene
ripetuto.
Il termine “entropia” venne coniato pochi anni dopo da Rudolf Clausius,
fisico e matematico tedesco che perfezionò gli studi compiuti da Carnot
e consolidò le conoscenze per formulare il secondo principio della
termodinamica. Nel 1850, scrivendo sulla teoria meccanica del calore,
dimostrò l’impossibilità del passaggio spontaneo del calore da un corpo
freddo a un corpo caldo e nel 1865 introdusse il termine “Entropia”, dal
greco ἐν en, "dentro", e da τροπή tropé, "cambiamento", "punto di svolta",
"rivolgimento" (sul modello di Energie, "energia") per porre una
distinzione tra le trasformazioni reversibili e quelle irreversibili. Per
Clausius, l’“Entropia” indicava dove va a finire l'energia fornita ad un
sistema e per distinguere le trasformazioni reversibili da quelle
irreversibili: quando un sistema passa da uno stato ordinato ad uno
disordinato la sua entropia aumenta; questo fatto fornisce indicazioni
sulla direzione in cui evolve spontaneamente un sistema.
Successivamente, utilizzando i rapporti tra energia e entropia, fu in
grado di affermare che l'entropia dell'universo aumenta sempre e tende

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 29


Sezione 1
ad un massimo, raggiunto il quale l’universo si ritroverà in uno «stato di
morte immodificabile», detta morte termica dell'universo.

La termodinamica si occupa delle trasformazioni che avvengono nei


sistemi termodinamici ovvero in porzioni di spazio materiale, separate
dal resto dell'universo termodinamico (ovvero dall'ambiente esterno)
mediante una superficie di controllo (o confine) reale o immaginaria,
rigida o deformabile. A seconda delle possibilità di scambio tra sistemi
ed universo, la termodinamica distingue:
Un sistema isolato è un sistema che non interagisce in alcun modo con
l'ambiente circostante, ovvero che non scambia materia né lavoro, né
calore.
Come esempio di sistema isolato possiamo pensare ad un liquido in un
thermos ermeticamente chiuso: il liquido non scambia con l’esterno
materia perché il recipiente che lo contiene è perfettamente chiuso e
nemmeno energia in quanto termicamente isolato. Naturalmente si
tratta di un sistema ideale: in pratica non esiste un isolante perfetto.

Figura I-1

Un sistema chiuso è un sistema che può effettuare con l’ambiente


esterno scambi di energia in tutte le sue forme (compreso il calore) o di
lavoro ma non scambia materia. Un esempio di questo tipo potrebbe
essere rappresentato da una bottiglia perfettamente sigillata in modo

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 30


Sezione 1
che da essa non possa né entrare né uscire materia, mentre il contenuto
potrebbe scambiare energia con l’esterno per esempio riscaldandosi o
raffreddandosi.

Figura I-2

Un sistema aperto è un sistema che può interagire con l'ambiente


esterno scambiando sia energia (lavoro o calore) che materia. Il corpo
umano (o anche una singola cellula) è un esempio di sistema aperto in
quanto in esso vi è un continuo scambio di acqua, sali minerali,
composti organici, gas e calore con l’esterno o l’interno dell’organismo;
una piscina piena d'acqua, in cui l'acqua può entrare o uscire dalla
piscina e può essere riscaldata da un sistema di riscaldamento e
raffreddata dal vento;

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 31


Sezione 1

Figura I-3

Le leggi della termodinamica

Prima legge della termodinamica

In un sistema isolato
l’energia è costante.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 32


Sezione 1
Non può esistere una macchina capace di creare energia, dunque
l’energia totale esistente nell’universo sotto varie forme è invariata;
l’energia può solo trasformarsi da una forma all’altra in modo tale, però,
che il totale delle varie forme rimanga costante4 .

Seconda legge della termodinamica

In un sistema isolato
l'entropia è una funzione non
decrescente nel tempo.

Nella formulazione di Clausius, la seconda legge dell’entropia dice che


“E’ impossibile realizzare una trasformazione il cui unico risultato sia
quello di trasferire calore da un corpo più freddo ad uno più caldo”.
L’energia non può trasformarsi liberamente da una forma all’altra e
l’energia termica (calore) può passare liberamente da una sorgente
calda a una più fredda, ma non in direzione opposta. L’esperienza di
tutti i giorni ci mostra che la produzione di lavoro è accompagnata da
un ineluttabile riscaldamento dell’oggetto (certamente non costruito
per essere scaldato). C’è una tendenza nell’universo verso la “forma
calore” dell’energia e il calore è una forma “degradata” di energia
perché non si lascia riconvertire totalmente.
La funzione termodinamica “entropia” misura questo grado di
dispersione dell’energia: le trasformazioni tendono a verificarsi
spontaneamente in direzione dell’entropia crescente, del massimo
grado di dispersione.
Il massimo di entropia, che corrisponde allo stato di equilibrio del
sistema, è uno stato in cui l’energia è completamente degradata e non è
più capace di fornire lavoro. L’entropia è quindi quel concetto che ci
indica la direzione degli eventi. La direzione è quindi dall’ordine al
disordine e l’entropia e là ad indicare questo ineluttabile processo, quel
processo che ha la massima probabilità di avvenire. L’entropia è la
misura del disordine e della probabilità.

4 Enzo Tiezzi, Tempi storici Tempi biologici, Garzanti, 1992, pag. 38

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 33


Sezione 1

Con la prima legge della termodinamica, l’attenzione é rivolta al


bilancio generale dell’energia la quale non può essere né creata né
distrutta. La seconda legge si occupa dell’uso dell’energia, della sua
disponibilità a compiere lavoro e della sua tendenza in natura ad andare
verso forme degradate, inutili, non più utilizzabili. Quindi, ciò che
diminuisce nel mondo non è l’energia, ma la sua capacità a compiere
lavoro.5

I due principi della termodinamica macroscopica valgono anche nei


sistemi aperti, e vengono generalizzati tramite l'exergia.
Il comportamento termodinamico dei sistemi aperti e la legge di
Lavoisier sono di grande interesse perché ci troviamo continuamente di
fronte a sistemi aperti. Lo studio dei Bilanci di Materia e di Energia si
basa su queste leggi.

La terza legge della termodinamica

Anni dopo, intorno al 1906, Walther Hermann Nernst, chimico


tedesco.stabilì un “teorema del calore”, successivamente noto come
“Terzo principio della termodinamica” che descrive il comportamento
della materia a temperature prossime allo zero assoluto.
La dizione "principio" riferita a questo enunciato, sebbene consolidata
dall'abitudine, è scientificamente impropria perché esso non è base su
cui poggia una teoria ma può essere dimostrato a partire da altri
principi, e in particolare dal secondo.
Come il secondo principio, a cui è strettamente legato, questo stabilisce
l'impossibilità di una certa classe di fenomeni: la formulazione classica
di questo principio afferma che

non è possibile raggiungere lo zero assoluto tramite


un numero finito di operazioni (ovvero di
trasformazioni termodinamiche).

5 Enzo Tiezzi, ivi, pp. 39-41

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 34


Sezione 1
Un'altra formulazione più moderna, ma equivalente, afferma che

nello stato a minima energia l’entropia ha un


valore ben definito che dipende solo dalla
degenerazione dello stato fondamentale.

“La termodinamica ci ha offerto due affascinanti lezioni:


quella dell’energia che non si può né creare né
distruggere, caratterizzata com’è dalla sua conservazione
e quella dell’entropia in continua crescita, che scandisce
le ore dell’orologio cosmico ricordando che nelle azioni
dell’uomo, oltre all’energia-materia, c’è il tempo e che il
futuro è distinto dal passato, caratterizzato com’è da un
valore più grande di Entropia.”6

Le conoscenze acquisite diedero gli strumenti per studiare le


trasformazioni che avvenivano nell’ambiente spontaneamente o per
l’interazione con le attività umane, per espandere le conoscenze e per
ottimizzare le trasformazioni. Furono anche fondamentali per studiare
e mettere a punto i cicli produttivi cioè per identificare, quantificandole,
le condizioni di maggior efficienza ed efficacia delle attività industriali
che si stavano affermando e sviluppando, per ideare nuovi prodotti.
Successivamente gli stessi principi sono stati utilizzati per mettere a
punto moderni strumenti per quantificare i rapporti di scambio di
materia ed energia verso e da sistemi aperti, per cogliere le implicazioni
di carattere ambientale, dovute alla produzione di scarti e di dispersioni
energetiche.
Per inciso, anche la Merceologia mosse i primi passi nel periodo di
diffusione delle innovazioni tecnologiche e di prodotto e di
intensificazione degli scambi internazionali.
http://notiziario-di-merceologia.blogspot.com/2010/04/per-una-storia-della-
merceologia-in.html

6 Enzo Tiezzi, ivi, pag. 45

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 35


Sezione 1
Il concetto di sistema e lo studio del comportamento dei sistemi aperti
furono ripresi, perfezionati ed estesi, rispettivamente ad opera di
Ludwig Von Bertalanffy, di Jan Smuts e di Ilya Prigogine.

Ludwig Von Bertalanffy, biologo austriaco, nel 1968 sviluppò la Teoria


generale dei Sistemi, un’area di studi interdisciplinari che si occupa
della costituzione e delle proprietà di un sistema.
Le componenti di un sistema possono essere:
• parti, statiche o in movimento, riunite in un unico apparato o
corpo;
• grandezze fisiche, matematiche, numerarie, descrittive, ecc.
riunite in un unico sistema di riferimento o di misura, o di
classificazione;
• metodi e regole che utilizzati insieme caratterizzano un'attività;
• elementi strutturali che costruiscono/fondano una rete con i nodi
e gli archi.
• elementi funzionali per organizzazione e scopo, riuniti in un unico
insieme che ne riassume le caratteristiche salienti e persegue
obiettivi comuni.7

Un sistema é tale quando gli elementi che lo compongono interagiscono


cioè quando il comportamento dell'uno influenza quello dell'altro. Ciò
può accadere attraverso scambi di energia, svolgendo funzionalità
diverse, scambiando informazioni come nei sistemi sociali. I sistemi non
possiedono proprietà, ma ne acquisiscono continuamente,
eventualmente le stesse, grazie all’opportuno continuo interagire
funzionale dei componenti. Le proprietà sistemiche non sono il risultato
di interazioni poi mantenuto. Se non vi é interazione, ci si trova con un
insieme di elementi. La stabilità della proprietà è dovuta all'interazione
continua.

In base a questa teoria, un intervento sistemico non agisce sugli


elementi, ma, ad esempio, sulle interazioni, sulle relazioni, sull'energia
fornita, sulle perturbazioni e fluttuazioni, sulla somministrazione degli

7 http://it.wikipedia.org/wiki/Sistema

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 36


Sezione 1
inputs. Gli interventi sistemici incidono sulle proprietà del sistema, e
variano in base al tipo di sistema. Gli interventi sopra citati vanno bene
per sistemi non autonomi, come in fisica, mentre per quelli autonomi,
dotati di sistema cognitivo, è importante agire sull'apprendimento, sul
modello cognitivo, le informazioni disponibili, le rappresentazioni e la
memoria.

La teoria dei sistemi raccolse, riordinò e collegò vari contributi che si


erano venuti a formare nell’ambito della biologia, dai primi anni del XX
secolo, dando vita ad una scuola di pensiero organicistica che si
opponeva a quella meccanicistica, caratteristica del XIX secolo. Per
l’organicismo 8, l’organismo vivente viene concepito come un tutto
unico e non come semplice somma delle singole parti: la complessità del
suo funzionamento è tale da non poter essere interpretata in base allo
studio condotto su parti singole o su processi isolati. All’opposto, il
meccanicismo9 tende a spiegare le proprietà degli oggetti e dei processi
del mondo fisico in termini esclusivamente meccanici, cioè sulla base di
concetti connessi con la materia e il movimento, giungendo talora a
interpretare ogni aspetto della realtà, sia naturale sia umana (storica,
individuale, sociale), come il prodotto di una causalità deterministica:
negando quindi la presenza di una finalità superiore o immanente,
ovvero riducendo la complessità e l’evoluzione del mondo reale a
relazioni lineari di causa-effetto che, regolate da leggi immutabili,
escludono la considerazione di dinamiche di tipo dialettico o di processi
retroattivi.

Scopo della Teoria dei Sistemi è introdurre ai principali metodi di


studio dei sistemi dinamici orientati cioè dei sistemi dotati di ingresso e
di uscita che evolvono nel tempo, con particolare riferimento alla classe
dei sistemi lineari e stazionari, a tempo continuo e a tempo discreto.

In Ingegneria la necessità di associare ai fenomeni una loro descrizione


quantitativa ha poi dato luogo all'associazione sistema-modello, cuore

8 http://www.treccani.it/vocabolario/organicismo/
9 http://www.treccani.it/vocabolario/tag/meccanicismo/

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 37


Sezione 1
della Teoria dei Sistemi: questa pertanto ha l'obiettivo di inquadrare in
maniera unitaria le relazioni di causa-effetto e fornire degli strumenti
di analisi matematica e sintesi ingegneristica.

Il riordino delle conoscenze, insieme a nuovi strumenti di calcolo e di


simulazione hanno permesso di orientare il percorso verso la
definizione di sostenibilità che é anche al centro dei nostri interessi.
Jan Smuts, uomo politico, intellettuale e filosofo sudafricano, autore di
Holism and Evolution coniò negli anni venti il termine olismo.

http://archive.org/
stream/
holismandevoluti032 Essendo Smuts un convinto evoluzionista,
439mbp#page/n7/ l'olismo è secondo lui anche esprimibile come il
mode/2up frutto strutturale di un'"evoluzione emergente",
dove la complessità strutturale che ne deriva in
un ente non è riducibile ai suoi aggregati. Secondo l'Oxford English
Dictionary, Smuts ha definito l'olismo come «...la tendenza, in natura, a
formare interi che sono più grandi della somma delle parti attraverso
l'evoluzione creativa».

“L’universo, il sistema Terra, il fenomeno umano sono


totalità organiche e dinamiche. Insieme all’analisi, che
dissocia, semplifica, universalizza, si è resa necessaria la
sintesi, con la quale rendiamo giustizia a questa totalità.
L’olismo intende esprimere questo atteggiamento. Olismo
non significa somma, ma totalità composta da diversità
organicamente connesse tra loro.”10

In altri termini,
“La vita di ogni singolo organismo è parte di un processo su
grande scala che coinvolge il metabolismo di tutto il pianeta.
L’attività biologica è una proprietà planetaria, una continua
i n t e r a z i o n e d i a t m o s fe r e , o c e a n i , p i a n t e , a n i m a l i ,
microrganismi, molecole, elettroni, energie e materia, tutti

10 Boff, L.  Grido della Terra grido dei poveri, Cittadella, Assisi, 1996, pag. 61 e segg.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 38


Sezione 1
parte di un unico globale. Il ruolo di ciascuno di questi
componenti è essenziale per il mantenimento della vita.”11

Questa visione unificante ha riportato in auge il pensiero di


avvicinamento delle discipline scientifiche, già espresso da Von
Humboldt a metà del 1800. Con Tiezzi :
“Più ci si specializza, meno siamo in grado di prevedere gli
effetti della tecnologia sulla natura. Penso che non si debba
ritenere scontata la frantumazione delle discipline
scientifiche, ma che anzi sia necessario ricreare le condizioni
per una ricomposizione dell’unità della scienza (favorendo le
ricerche interdisciplinari e lo scambio tra cultura scientifica e
cultura umanistica) perché essa possa assolvere al ruolo
liberatorio nei confronti dell’uomo e possa acquisire la
dimensione sociale che le compete. Una contraddizione
evidente alla conclamata azione liberatoria delle tecnologie
viene dai cosiddetti “effetti soglia”....La globalità significa
complessità. E la complessità è necessaria per la vita del
sistema vivente: semplificazione significa instabilità, minori
difese, degradazione.” 12

Ilya Prigogine, premio Nobel per la chimica nel 1977, applicò i concetti
della termodinamica, in particolare quello dell’entropia, ai sistemi
complessi. Analizzando il comportamento dei sistemi viventi, sistemi
aperti in senso termodinamico, Prigogine osservò che necessitano di
ricevere un flusso continuo di entropia negativa dall’universo e di
cedere a questo un’ancora maggiore quantità di entropia positiva.
Prigogine ha chiamato questi sistemi aperti “strutture dissipative”. Essi
sono caratterizzati da complessità, che si manifesta attraverso
l’insieme di relazioni per mezzo delle quali sono in contatto con
l’ambiente circostante e si autorganizzano. A tali sistemi si può
assimilare il comportamento umano con le sue manifestazioni: un
sistema economico, un sistema sociale, un sistema territoriale
(come una regione), un sistema urbano , i quali si sviluppano in
11 Enzo Tiezzi, Op. Cit., pag. 57
12 Enzo Tiezzi, ivi pag. 25

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 39


Sezione 1
dipendenza di flussi di energia e materia rilasciando entropia
nell’ambiente circostante.
Il concetto di entropia applicato a queste realtà significa spreco delle
risorse e inquinamento, crisi energetica e distruzione dell’ambiente.

Contribuirono, inoltre, alla formazione della Teoria dei Sistemi gli studi
di Ross Harrison, fondatore della neuroembriologia sperimentale che
indagò su come il concetto di organizzazione potesse prendere il posto
di quello di funzione in fisiologia. Il passaggio dalla funzione
all’organizzazione rappresentò un significativo spostamento dal
pensiero meccanicistico a quello sistemico essendo il concetto di
funzione legato essenzialmente al primo. Harrison identificò nella
configurazione e nella relazione due aspetti importanti
dell’organizzazione e lo unificò nell’unico concetto di schema inteso
come configurazione di relazioni ordinate.13
Joseph Woodger ed altri dopo di lui posero l’accento sulla natura
gerarchica dell’organizzazione dei viventi ovvero l'esistenza di più
livelli di sistema all'interno di ogni sistema più ampio: le cellule si
combinano per formare i tessuti, i tessuti per formare gli organi e gli
organi per formare gli organismi. A loro volta gli organismi vivono in
gruppi formanti sistemi sociali che vanno poi a formare, attraverso
l'interazione con altre specie, gli ecosistemi. Ciò che risultò subito
chiaro fu l'esistenza di diversi livelli di complessità e che ad ogni livello
di complessità i fenomeni osservati mostrano proprietà che non
esistono al livello inferiore. Questo tipo di proprietà fu battezzato
“proprietà emergenti” da un filosofo della scienza, Charlie Dunbar
Broad: con il concetto di “emergenza” si intende la possibilità che un
insieme organizzato di parti possieda proprietà che gli elementi
costituenti presi singolarmente non possedevano.14

Secondo Tiezzi, “Il concetto di sostenibilità è fondato su tre pilastri:


tempo, limiti biofisici, relazioni.

13 Bernard Lonergan: il metodo teologico, le scienze e la filosofia, Effata Editrice IT, 2006
14 Maurizio Ferraris (a cura di), Storia dell’ontologia, Bompiani, 2008

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 40


Sezione 1
Se qualcuno proponesse un progetto di sostenibilità che non fosse
costruito su queste solide basi, l’uso dell’aggettivo “sostenibile” sarebbe
allora improprio, fuorviante, illusorio e menzoniero. In generale, è il
comportamento umano nelle sue manifestazioni a contravvenire alle
leggi imposte dalla natura per fini spesso in contraddizione con quello
ultimo della sopravvivenza della specie.

1) Tempo. E’ ben noto che la società occidentale non si evolva


coerentemente con la capacità dell’ambiente di produrre gli input a
essa necessari, per cui si può affermare che il nostro sistema è
alimentato prevalentemente da risorse non rinnovabili, quindi
esauribili in un tempo definito e determinabile. In altri termini, oggi
ci approvvigioniamo a spese delle future generazioni
(contaminando inoltre le loro acque, i loro suoli, la loro aria – oltre
ai nostri) e, se questo trend non cambierà, lo rifaremo in misura
sempre maggiore nel futuro.15
2) Limiti biofisici. Allo stesso modo sulla base del modello di
sviluppo adottato dai paesi del mondo industrializzato, è difficile
ipotizzare per il nostro sistema l’autosufficienza, vale a dire la
capacità di far fronte ai fabbisogni di materia, energia, superficie
territoriale, pozzi di scarico e informazione utilizzando solo le
nostre risorse. In altri termini oggi ci approvvigioniamo a spese di
altre popolazioni e, se questo trend non cambierà, lo faremo in
misura sempre maggiore nel futuro.
3) Relazioni. Infine, non sarà certo la ricerca di livelli sempre
maggiori di ricchezza finanziaria che porterà a condizioni tali da
15 “Tempo – Un elemento fondamentale del ragionamento è il passaggio dal concetto di
carrying capacity a quello di sviluppo sostenibile. Per carrying capacity si intende il numero
di individui di una data popolazione che un dato ambiente può sopportare. La dinamicità,
vale a dire il fatto che la carrying capacity vari nel tempo, fa sì che questo concetto sia
prossimo a quello di sviluppo sostenibile, ma essi non coincidono. In realtà la misura del
primo è ritenuta un indicatore del secondo. Il punto cruciale risiede nel fatto che il verbo to
carry significa portare, reggere o anche trasportare, mentre to sustain significa sostenere,
mantenere nel tempo. Considerare il tempo in chiave di sostenibilità, dunque, vuol dire
tenere conto delle dinamiche dell’attività umana e degli ecosistemi, tuttavia non come
semplice sequenza di cambiamenti di stato e modificazioni ma come continuo divenire. Ciò
aiuta a comprendere quali di queste modificazioni sono virtuose e quali da evitare, oppure se
il futuro è una semplice deriva da accettare fatalmente e alla quale cercare di adattarsi.”
Federico M. Pulselli, Simone Bastianoni, Nadia Marchettini, Enzo Tiezzi, La soglia della
sostenibilità ovvero quello che il PIL non dice, Donzelli Editore, Roma, 2007, pag. 50

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 41


Sezione 1
permettere una maggiore cura per l’ambiente e per le risorse. Gli
strumenti economici non hanno in sé il carisma dell’efficiente
allocazione delle risorse, dal momento che non tengono conto di ciò
che non ha direttamente a che fare con il mercato. In altri termini
oggi ci approvvigioniamo di risorse senza conoscere il reale valore e
la scarsità assoluta e, se questo trend non cambierà, lo faremo in
misura sempre maggiore nel futuro.”16

Il pensiero di Prigogine e di altri studiosi (tra cui Francisco Varela,


Harold Morowitz ed Enzo Tiezzi) ha cominciato a gettare un ponte tra
la fisica, la chimica, l'ecologia e le scienze sociali, per studiare tali
settori non separatamente ma come sistemi tra loro interagenti. Per
questa ragione Prigogine è considerato uno dei pionieri della cosiddetta
scienza della complessità che si é sviluppata attraverso studi che si
occupano di sistemi complessi adattivi, teoria del caos, teoria dei
sistemi, intelligenza artificiale, cibernetica, meteorologia, ecologia,
fenomeni termodinamici lontani dallo stato di equilibrio.

Accanto alla scoperta delle leggi della fisica che ci hanno permesso di
interpretare e spiegare esaurientemente molti fenomeni dell’universo,
ne sono stati osservati altri che non rispondono a logiche
deterministiche. Ciò che fa passare lo studio dell’ecologia dalla
complicazione alla complessità é proprio il comportamento non lineare
associato alla casualità a cui si assiste nelle relazioni tra sistemi biotici
ed abiotici. Si pensi, ad esempio, al rapporto tra sostanze che possono
essere assunte dagli organismi viventi ed effetti a cui danno luogo. I
fenomeni come il sinergismo, la bioaccumulazione, il potenziamento
esprimono comportamenti non lineari e difficilmente prevedibili. Ne
abbiamo una manifestazione diretta leggendo le “Avvertenze per l’uso”
contenute nei prodotti farmaceutici e nelle modalità di impiego di vari
prodotti di largo consumo.

Il percorso é stato finora prevalentemente costellato dalle opere di


studiosi di Scienze Naturali, Chimiche, Fisiche le cui deduzioni hanno

16 Enzo Tiezzi, Tempi storici Tempi biologici, Garzanti, 1992

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 42


Sezione 1
via via interessato altri settori del sapere, mettendo in luce come i
concetti di capacità di carico e di sostenibilità siano influenzati dai
comportamenti, a loro volta dipendenti dai contesti sociali in cui gli
individui e le loro organizzazioni si formano ed agiscono, dunque di
competenza delle Scienze sociali.

Ai nostri fini, un autore molto importante é Nicolas Georgescu-Roegen,


padre della Teoria della
bioeconomia.
La teoria bioeconomica
rappresenta il primo e forse più
rigoroso tentativo di correlare
l'economia alle scienze della vita.
Nicolas Georgescu-Roegen ha
proposto lo sviluppo di questa
teoria per un’economia
ecologicamente e socialmente
sostenibile. A partire dallo studio
della termodinamica egli effettuò una rilettura dell’evoluzione della
storia umana e arrivò a sostenere che è la biologia, la natura dell’uomo
a impedirgli spesso di adottare i comportamenti razionali che pur lui
stesso comprende essere necessari per la sua “salvezza ecologica”.

Georgescu-Roegen (in particolare nelle opere posteriori al 1970),


sostiene che qualsiasi scienza che si occupi del futuro dell'uomo, come la
scienza economica, deve tener conto della ineluttabilità delle leggi della
fisica, ed in particolare del secondo principio della termodinamica,
per il quale alla fine di ogni processo la qualità dell'energia (cioè la
possibilità che l'energia possa essere ancora utilizzata da qualcun altro)
è sempre peggiore rispetto all'inizio. Qualsiasi processo economico che
produce merci diminuisce la disponibilità di energia nel futuro e quindi
la possibilità futura di produrre altre merci.
Inoltre, nel processo economico anche la materia si degrada ("matter
matters, too"), ovvero diminuisce tendenzialmente la sua possibilità di
essere usata in future attività economiche: una volta disperse

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 43


Sezione 1
nell'ambiente le materie prime precedentemente concentrate in
giacimenti nel sottosuolo, queste possono essere reimpiegate nel ciclo
economico solo in misura molto minore ed a prezzo di un alto dispendio
di energia. Materia ed energia, quindi, entrano nel processo economico
con un grado di entropia relativamente basso e ne escono con
un'entropia più alta. Da ciò deriva la necessità di ripensare
radicalmente la scienza economica, rendendola capace di incorporare il
principio dell'entropia e in generale i vincoli ecologici.

Schemi intricati
La sostenibilità è, dunque, una questione di numeri! Il tempo, le
relazioni, i limiti biofisici sono variabili rappresentabili attraverso
numeri e funzioni. Anche il collegamento tra il sistema fisico ed il
sistema economico si realizza attraverso grandezze numeriche, che
assumono significati diversi in base alle convenzioni dell’economia.
Tuttavia la complessità del tema é tale perché gli esseri umani hanno la
capacità di influenzare i numeri che segnano il loro rapporto con il
Pianeta.

Vi sono alcune questioni fondamentali nel pensiero di Georgescu-


Roegen per ragionare in termini di sostenibilità.
In primo luogo, come affrontare analiticamente il processo di
produzione. Processo ha a che fare con il termine cambiamento.
Georgescu-Roegen ci dice che non vi é alcun processo senza una
frontiera e che la frontiera dev’essere aperta, per ipotesi (abbiamo già
parlato di un concetto simile a proposito della definizione di sistema
termodinamico). La frontiera identifica un processo parziale che
avviene all’interno del suo ambiente, anch’esso un processo parziale.
La frontiera non dice che cosa accade all’interno del processo, dunque
quello che il processo fa può essere descritto solo osservando ciò che
accade sulla frontiera. Osservando ciò che accade sulla frontiera, si
rilevano i fattori che la attraversano, in un senso o nell’altro. Per sapere
ciò che accade all’interno del processo, non vi é altro modo che

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 44


Sezione 1
tracciare altri confini che dividono il processo iniziale in molto altri
processi.

La descrizione analitica di un processo é un vettore di funzioni.


Dato t, con 0<t<T, le relazioni:

Ei0T (t); Ii0T (t), rappresentano le transazioni di esportazione


(output) e le importazioni (input) del fattore i-esimo. La
descrizione analitica di un processo richiede solo di conoscere i
flussi.
Per ipotesi, si trascuri che, nel processo, lavoro e materiali
vengono continuamente impiegati per mantenere in uno stato
di efficienza costante gli oggetti normalmente logorati, dunque
c’é bisogno continuamente di quantitativi dello stesso tipo. Se
vale ciò, il capitale fisso presenta le stesse proprietà della terra
ricardiana che entra in ogni processo economico e ne esce
senza aver subito alcuna alterazione, di qualsivoglia natura,
esattamente come accade per i catalizzatori.

L, K, H possono essere considerati agenti e GR li chiama Fondi.


Tutti gli altri sono fattori di flusso.
Egli definisce poi il processo elementare come il processo
definito da una frontiera tale da permettere la produzione di
una sola unità o di un insieme della stessa unità.
Tutti i tipi di processo di produzione sono composti da processi
elementari e si distinguono processi in serie, in parallelo e in
linee. Se si considera il sistema economico, esso può essere
rappresentato da un processo e da sei sottoprocessi, come
descritto in Tabella I.1

Elementi ( P0 ) ( P1 ) (P2 ) ( P3 ) ( P4 ) ( P5 )

Coordinate flusso

CM x00 * - x02 - x03 * *

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 45


Sezione 1

CE - x10 x11 - x12 - x13 - x14 - x15

MK - x20 - x21 x22 - x23 - x24 - x25

C * * * x33 * - x35

RM * * - x42 - x43 x44 *

ES * - e1 * * * *

MS - M0 * * * * *

GJ w0 w1 w2 w3 - w4 w5

DE d0 d1 d2 d3 d4 d5

DM s0 s1 s2 s3 s4 s5

R r0 r1 r2 r3 r4 r5

Coordinate fondo

Capitale K0 K1 K2 K3 K4 K5

Persone H0 H1 H2 H3 H4 H5

Terra ricardiana L0 L1 L2 L3 L4 L5

Tabella I.1

P 0 trasfor ma la materia in situ, MS, prelevandola


dall’ambiente , -M0, in materia controllata, CM. Per svolgere
questo processo, preleva dall’esterno -M0, energia, -x10,
manutenzione di beni capitali, -x20. La materia controllata
fluisce verso P2, -x02, e verso P3, -x03. P0 dà luogo anche ad un
flusso di rifiuti, w0, che va verso P4 e a d0, s0, r0 che non possono
essere recuperati.

P1 trasforma l’energia in situ ES in energia controllata, CE.


Come input riceve energia - e1 e reintegro di beni capitali - x21.
L’energia, come output, x11 va a tutti i processi. P1 dà luogo a w1
verso P4 ed a d1, s1, r1 non recuperabili.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 46


Sezione 1
P2 provvede alla manutenzione del capitale. Riceve da P0 -x02,
da P1 -x12 e da P4 - x42. Come output produce x22 che serve tutti
i processi: P0, -x20; P1, -x21; P3, -x23; P4, -x24 e P5, -x25. P2 dà luogo
a w2 verso P4 ed a d2, s2, r2 irrecuperabili.

P3 produce beni di consumo, C. Impiega materia controllata da


P3, -x03; energia controllata da P1, -x13; manutenzione di beni
capitali da P2, -x23 e rifiuti riciclati da P4, -x43. Produce un flusso
di beni di consumo, x33, che va verso P5, provvedendo al
sostentamento della popolazione, -x35.

P4 ricicla rifiuti GJ. Riceve da tutti i processi il flusso di rifiuti


recuperabili, energia controllata, -x14, reintegro di beni capitali,
-x24, e dà luogo ad x44 che vanno verso P2, -x42, e verso P3, -x43.
Dà luogo anche a d4, s4, r4.

P5 provvede al sostentamento della popolazione, impiegando


energia, -x15, manutenzione di beni capitali, -x25 e beni di
consumo, -x35. Dal sottoprocesso derivano w5, d5, s5, r5.

Il processo economico é entropico in tutte le sue filiere


materiali: degrada l’energia ambientale e la materia (e1, M0) in
scarti: energia dissipata, DE, materia dissipata, DM; e rifiuti, R.

I rifiuti sono l’output che, nonostante contengano energia e materia


disponibile, per ragioni tecniche o economiche non trovano spazio nel
processo economico...In ogni processo, una parte dell’energia e della
materia risulta necessariamente degradata.

Un sistema economico può mantenere uno stato stazionario se gli


scambi dei fattori di flusso avvengono nell’intensità e nel tempo
adeguati alla domanda ed all’offerta e, sopratutto, se vi sono energia e
materia disponibili. Da ciò deriva che tanto a livello macro quanto a
livello micro sia necessario porsi in una prospettiva analitica per
determinare la capacità di un sistema di sostenersi. Tuttavia i flussi di

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 47


Sezione 1
materiali e di energia necessari a sostenere il sistema sono condizionati
dalla domanda espressa dalla popolazione ed é oggi evidente che,
essendo l’energia disponibile maggiormente sfruttata quella da
combustibili fossili, l’orizzonte temporale si sta accorciando. Georgescu-
Roegen riflette sulla necessità di ridurre la domanda da parte dei paesi
industrializzati, da parte delle popolazioni più ricche, per impiegare
risorse per elevare il livello di vita delle popolazioni più povere. Ma,
soprattutto, nel considerare lo stato stazionario e l’impossibilità di
mantenere l’attuale ritmo di uso delle risorse, introduce il concetto
delle decrescita, oggi piuttosto in voga, per rallentare l’intensità ed il
tasso di utilizzo delle risorse al fine di garantire una più equa
distribuzione delle stesse ed una più lunga prospettiva temporale.

Per illustrare il nostro percorso


utilizzeremo spesso diagrammi che
mettono in luce la circolazione di
informazioni attraverso un sistema
di elementi. Ogni linea che collega gli
elementi di un sistema è come una
condotta attraverso cui passano
segnali alfanumerici organizzati
che, per poter essere trattati da un
computer vengono trasformati in
bit. A noi appaiono come colori, linee, tabelle, testi, Schema I.2
ecc...al computer come una sequenza di 0 ed 1.
Abituarci a ragionare per numeri cioè in modo quantitativo è utile per
organizzare i documenti che ci serviranno ad alimentare la nostra
interpretazione della sostenibilità.

Per concludere questo excursus sul pensiero che ha contribuito a


formare il concetto di sostenibilità, si propone un brano tratto da
Bioeconomia che merita essere riportato fedelmente per riflettere sul
rischi di indeterminatezza del significato di questo concetto:

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 48


Sezione 1
“All’interno di questa chiassosa ma inconcludente
discussione, Herman Daly, un Vanderbilt Ph.D., inventò una
formula di salvezza molto popolare che, proprio per questo
m o t i vo , h a p o r t a t o m a g g i o r i d a n n i r i s p e t t o a l
comportamento che tutti noi dovremmo tenere di fronte a
un’imminente crisi energetica. Dall’idea che la crescita
economica non può essere infinita, idea che era già nell’aria
molto tempo prima che ne parlassi io, Daly arrivò alla
conclusione che “lo stato stazionario dell’economia è quindi
una necessità”, un banale errore di logica elementare,
poiché l’opposto della crescita non è solo lo stato stazionario
(un punto, questo, già argomentato precedentemente in
relazione alla legge dell’entropia). Attraverso la
combinazione di questa idea errata con un famoso precetto
di John Stuart Mill il quale, in contrasto con Adam Smith,
affermava che un’economia stazionaria presenta molti
vantaggi dal punto di vista sociale, Daly cominciò a
sostenere (a partire da una Alabama Distinguished Lecture
successiva alla mia) che la salvezza ecologica poggia su
questo tipo di economia. Tuttavia, Daly non spiegò mai in
modo analitico cosa intendesse per stato stazionario se non
precisando che sia il capitale sia la popolazione devono
rimanere costanti: il che non è ancora sufficiente. I suoi
ascoltatori svuotarono di attrattiva l’invenzione di Daly
insistendo sul fatto che lo stato stazionario
rappresenterebbe inesorabilmente un’economia rigida e
immutabile. Così Daly sostituì il logo “stato stazionario” con
steady state, un termine preso in prestito dalle scienze
naturali. Nel 1981, poiché perdurava la confusione
terminologica, Daly occupò un’intera appendice per
spiegare ancora una volta che per steady state non
intendeva lo stato stazionario.
Durante gli anni settanta, e specialmente all’inizio del
decennio, si sentivano ancora gli effetti dell’embargo
petrolifero e nonostante ciò l’idea di Daly fu accolta da
molti, perché aveva il merito di non essere tecnica. Egli
sviluppò la sua tesi in molte sue opere con notevole talento
letterario al punto che, in breve tempo, il suo nome era
Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 49
Sezione 1
divenuto sinonimo di steady state. Essendo tale approccio
molto ottimistico, si diffuse come credo dominante molto
velocemente. Naturalmente i paesi avanzati lo accolsero
favorevolmente poiché tutti sarebbero stati felici di poter
continuare a vivere nelle stesse abitazioni, guidare le stesse
automobili e mangiare lo stesso cibo appetitoso. Purtroppo
essi non capirono che erano vittime di una grande
illusione. E’ strano, veramente molto strano, che nessun
predicatore dello steady state abbia pensato per un attimo
che, per le popolazioni provenienti dai paesi della scarsità -
per esempio il Bangladesh - la ricetta dello stato stazionario
avrebbe significato la condanna a vita nella miseria.
Tuttavia, Herman Daly finì col rendersi conto di questo
grave ostacolo e, alla ricerca di una scappatoia, come
ammise apertamente nel seminario dell’università di
Manitoba il 22 settembre 1989, cambiò il logo del suo
movimento con un altro decisamente più allettante,
sviluppo sostenibile, un’espressione che probabilmente
prese in prestito da un volume di Lester Brown.
Effettivamente chi potrebbe trovare qualcosa di sbagliato in
questo nuovo programma, visto che è congeniale alla
popolazione del Bangladesh sia a quella che abita negli
attici di New York? Gli autori di The Limits to Growth
speravano che si potesse stabilire “una condizione di
stabilità ecologica ed economica, sostenibile nel tempo”.
Tuttavia, come lo steady state non poteva essere separato
dallo stato stazionario (inteso come stationary state), così lo
“sviluppo sostenibile” non poteva essere separato dalla
“crescita economica”. Questo approccio non poteva non
ricordare a un economista il famoso decollo verso la
crescita sostenibile di Walt Rostow. Chi davvero penserebbe
che lo “sviluppo” non implichi necessariamente, in qualche
misura, la crescita?
E’ comprensibile allora come il falso ottimismo presente in
questi due slogan - “stato stazionario” e soprattutto
“sviluppo sostenibile” abbia attratto miriadi di convertiti i
quali si sono dati appuntamento a un forum “globale” dopo
l’altro, accrescendo la reputazione dei promotori della
Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 50
Sezione 1
formula. Tutte queste iniziative spinsero molte corporation
a promuovere la propria immagine attraverso il
finanziamento di tali attività. In questo stile imprenditoriale
si può notare un aspetto dei sociologi della scienza che, dal
Club di Roma in poi, fanno dell’argomento delle risorse
naturali un ottimo strumento per pubblicizzarsi come
benefattori sociali.”17

La maggior parte degli studi poneva l’uomo al centro dei processi di


trasformazione ed indagava le condizioni più favorevoli allo sviluppo
umano. La sostenibilità veniva ad assumere una caratteristica
fortemente antropocentrica, che vedeva l’uomo come unico essere in
grado di dominare la natura per i propri fini. Al contrario, “Anche noi,
come tutte le altre specie biologiche, lottiamo per la vita in un ambiente
finito. Un’idea semplice ma ignorata soprattutto da tutti coloro che
credono che, se anche l’uomo è mortale, la sua specie è però
immortale.”18

Nel 1972 a Stoccolma ebbe luogo la prima conferenza mondiale sui


temi ambientali. Fu adottata una Dichiarazione all’interno della quale
la tutela dell’ambiente diveniva parte integrante dello sviluppo, uno
sviluppo compatibile con le esigenze di salvaguardia delle risorse.
La compatibilità con la salvaguardia delle risorse si
può tradurre con un’intensità di uso delle risorse tale
da non eccedere la capacità di rinnovamento delle
risorse stesse.
La percezione del Pianeta come sistema chiuso, nel quale ogni risorsa
naturale trova i suoi limiti nella disponibilità e nella capacità di
assorbimento dell’ecosistema, in altre parole la coscienza dei limiti
dello sviluppo aprì in quegli anni la strada ad un dibattito profondo e
ad una crescente attenzione da parte della comunità scientifica e della
società civile

17 Georgescu-Roegen, Op. Cit., pag. 221


18 Nicolas Georgescu-Roegen, ivi, pag. 70

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 51


Sezione 1
L’ipotesi Gaia
Un altro momento importante di crescita del movimento ecologista fu
quando lo scienziato inglese James Lovelock, nel 1979 propose la sua
visione olistica dell'universo in contrapposizione all'antropocentrismo
dominante. Lovelock definì la sua teoria "Ipotesi Gaia", ovvero che la
terra sarebbe un unico macroorganismo. Scrive James Lovelock:
“Gaia è la terra e la teoria si basa sul principio che tutti i
componenti geofisici - mare, aria, fiumi, montagne ecc. - del
pianeta terra si mantengano in condizioni idonee alla
presenza della vita proprio grazie al comportamento degli
organismi viventi stessi”19.

Questa prospettiva ci pare utile per collocare gli umani tra gli altri
esseri viventi, specie tra le specie, influenzata certamente dai cicli
naturali e forse in grado di influenzarli.

L’assunto iniziale della Teoria é che gli oceani, i mari l'atmosfera, la


crosta terrestre e tutte le altre componenti geofisiche del pianeta terra
si mantengano in condizioni idonee alla presenza della vita proprio
grazie al comportamento e all'azione degli organismi viventi, vegetali e
animali. Ad esempio la temperatura, lo stato d'ossidazione, l’acidità, la
salinità e altri parametri chimico-fisici fondamentali per la presenza
della vita sulla terra presentano valori costanti. Questa omoestasi è
l'effetto dei processi di feedback attivo svolto in maniera autonoma e
inconsapevole dal biota. Inoltre tutte queste variabili non mantengono
un equilibrio costante nel tempo ma evolvono in sincronia con il biota.
Quindi i fenomeni evoluzionistici non riguardano solo gli organismi o
l'ambiente naturale, ma l'intera Gaia.
Il sistema Gaia, che non è identificabile né con il termine biosfera, né
con biota, che sono solo due elementi che la compongono, comprende
invece:
• Organismi viventi che crescono e si riproducono sfruttando ogni
possibilità che l'ambiente concede.
• Organismi soggetti alle leggi della selezione naturale darwiniana.

19 J. Lovelock, Gaia. A New Look at Life on Earth, Oxford University Press, Oxford 1979.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 52


Sezione 1
• Organismi che modificano costantemente il loro ambiente chimico-
fisico, cosa che avviene costantemente come semplice effetto di
tutti quei processi fondamentali per la vita, come la respirazione,
la fotosintesi, ecc.
• Fattori limitanti che stabiliscano i limiti superiori ed inferiori della
vita. L'ambiente può presentare temperature eccessivamente alte
o basse per l'affermarsi della vita in un dato ambiente. Stesso
discorso per le concentrazioni di sali, minerali, composti chimici
ecc.
Un fattore inquinante dell'intera Gaia sono certamente le attività e
l'ambiente costruito dall'uomo, che anche se non facente parte del
sistema, interagisce fortemente con esso modificando i fattori limitanti
(temperatura, composti chimici ecc.). Per Gaia, un’eventuale estinzione
della razza umana non sarebbe molto diversa dalla perdita di altre
forme di vita. Come esseri razionali, abbiamo la possibilità di analizzare
gli effetti delle attività umane sull’ambiente e porvi rimedio per rendere
possibile una nostra permanenza più lunga sul pianeta.

Dopo il 1987

Dopo il 1987, con l’introduzione della sostenibilità nelle agende delle


comunità internazionali, ci sono oltre trent’anni di dibattiti, progressi,
rimaneggiamenti e complicazioni, che verranno affrontate di seguito.

Un’evoluzione del concetto di sviluppo sostenibile si registra in


occasione della Conferenza delle Nazioni Unite tenutasi a Rio de
Janeiro nel 1992 che, nella sua Dichiarazione, sancisce i 27 Principi su
ambiente e sviluppo, i Principi delle foreste e l’Agenda 21, ancora oggi
vivi ed attuali.
Lo sviluppo sostenibile assume quindi le caratteristiche di concetto
integrato, avocando a sé la necessità di coniugare le tre dimensioni
fondamentali e inscindibili di Ambiente, Economia e Società, dato che
risulta evidente come l’azione ambientale da sola non possa esaurire la
sfida: ogni piano o politica di intervento, infatti, deve rispondere ad una

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 53


Sezione 1
visione integrata e definire sia impatti economici che sociali ed
ambientali. Il modello di sviluppo che ne consegue è quello nel quale il
progresso tecnologico sostenibile si pone allora quale strumento per
raggiungere l’obiettivo di un uso oculato delle risorse naturali
diminuendo il consumo di quelle non rinnovabili, della limitazione dei
rifiuti prodotti e della sostituzione del capitale naturale (territorio,
risorse materiali, specie viventi) con capitale costruito (risorse naturali
trasformate).
La Conferenza di Rio, contestualmente, lanciava la Convenzione sulla
Diversità biologica, la Convenzione sui Cambiamenti climatici e quella
sulla Desertificazione, adottata poi nel 1994.

Oltre ad affermare la necessità di integrare Ambiente, Economia e


Società, il Summit di Rio Janeiro 1992 riconobbe l'importanza degli
indicatori. La Commissione sullo Sviluppo Sostenibile, la UN CSD,
deliberata a Rio, seguì questa raccomandazione e approvò un
programma di lavoro sugli indicatori alla sua terza Sessione nel 1995
(CSD III). Questo programma diede luogo alla preparazione di una
working list di 134 indicatori, alla compilazione del format
metodologico ed alla struttura per la loro organizzazione.

“Sviluppo che offre servizi ambientali, sociali ed


economici di base a tutti i membri di una comunità,
senza minacciare l'operabilità dei sistemi naturali,
edificato e sociale da cui dipende la fornitura di tali
servizi”.20

Le tre dimensioni economiche, sociali ed ambientali sono strettamente


correlate, ed ogni intervento di programmazione deve tenere conto
delle reciproche interrelazioni. L’ICLEI, infatti, definisce lo sviluppo
sostenibile come lo sviluppo che fornisce elementi ecologici, sociali ed
opportunità economiche a tutti gli abitanti di una comunità, senza
creare una minaccia alla vitalità del sistema naturale, urbano e sociale
che da queste opportunità dipendono.

20ICLEI (International Council for Local Environmental Initiatives), European Cities


Charter for Urban Sussainability, Aalborg 1994

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 54


Sezione 1
L’Agenda 21 è il programma di azioni indicato dalla Conferenza di Rio
per invertire l’impatto negativo delle attività antropiche sull’ambiente;
“…riconosce che operare verso lo sviluppo sostenibile è principale
responsabilità dei Governi e richiede strategie, politiche, piani a livello
nazionale…”. L'Agenda definisce attività da intraprendere, soggetti da
coinvolgere e mezzi da utilizzare in relazione alle tre dimensioni dello
sviluppo sostenibile (Ambiente, Economia, Società), ponendosi come
processo complesso data la diversa natura dei problemi affrontati e gli
inevitabili riferimenti alle più diverse scale di governo degli interventi.

Altri atti salienti, riguardanti lo sviluppo sostenibile, sono stati


organizzati negli anni che seguirono la Conferenza di Rio, e tra questi si
ricordano:
• Nel 1997, il Protocollo di Kyoto sui cambiamenti climatici;
• Nel 1998 la Convenzione di Aarhus sui diritti all’informazione e alla
partecipazione ai processi decisionali;
• Nel 2000 la Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite sui valori
sui quali fondare i rapporti internazionali del terzo millennio;
• Nel 2000, a Montreal, il Protocollo sulla biosicurezza;
• Nel 2001, a Stoccolma, la Convenzione sulle sostanze inquinanti non
degradabili;
• Nel 2002, a Monterrey, la Conferenza sui finanziamenti per lo
sviluppo.

Dal 1992 al 2002, i dieci anni che separano il Vertice di Rio da quello di
Johannesburg, il Summit destinato a rafforzare l’impegno globale verso
lo sviluppo sostenibile, si è diventati mano a mano consapevoli di come
il cammino verso un mondo più sostenibile sia molto più lento e
difficoltoso di quanto ci si aspettasse e che le prospettive stesse di Rio, a
parte qualche progresso specifico a livello nazionale o regionale, non
siano state mantenute. Il Vertice di Johannesburg, conclusosi con la
presentazione del Piano di attuazione e la definizione di cinque nuovi
obiettivi, si richiama agli eventi di Stoccolma e di Rio ed attribuisce al
compimento del processo di Agenda 21 il ruolo fondamentale per la
realizzazione dello sviluppo sostenibile.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 55


Sezione 1
Si riporta, infine, la definizione dell’UNESCO:

“la diversità culturale è necessaria per l'umanità quanto la


biodiversità per la natura [...] la diversità culturale è una delle
radici dello sviluppo inteso non solo come crescita economica,
ma anche come un mezzo per condurre una esistenza più
soddisfacente sul piano intellettuale, emozionale, morale e
spirituale” 21

In questa visione, la diversità culturale diventa il quarto pilastro dello


sviluppo sostenibile, accanto al tradizionale equilibrio delle tre E.
Per favorire lo sviluppo sostenibile sono in atto molteplici attività
ricollegabili sia alle politiche ambientali dei singoli stati e delle
organizzazioni sovranazionali sia a specifiche attività collegate ai vari
settori dell'ambiente naturale. In particolare, il nuovo concetto di
sviluppo sostenibile proposto dall'UNESCO (www.unesco.org) ha
contribuito a generare approcci multidisciplinari sia nelle iniziative
politiche che nella ricerca

Per le evoluzioni più recenti ovvero per vedere ciò che ci proietta verso
Rio+20, é possibile consultare il seguente lavoro:

http://web.econ.unito.it/cresta/news/
beltramo_riccardo_intervento_trieste.pdf

Come tradurre in pratica questi principi?


La presa d’atto dei fattori che determinano le condizioni di sostenibilità
é l’inizio di un processo di confronto tra lo stile di vita reale e quello che
assicura uno sviluppo sostenibile. Lo stile di vita può essere letto come
conduzione di un’attività economica, di un’organizzazione, di un
sistema aperto. Il percorso verso lo sviluppo sostenibile avviene
attraverso vari stop and go, attraverso soste durante le quali compiere
21UNESCO, Dichiarazione Universale sulla Diversità Culturale, 2001 (www.unesco.it/
_filesDIVERSITAculturale/dichiarazione_diversita.pdf)

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 56


Sezione 1
una verifica sulla base degli indicatori di sostenibilità, per ripartire con
gli opportuni aggiustamenti di rotta. Questo percorso, non solo
interessante a livello individuale, ma vitale per il pianeta, viene
agevolato dall’esistenza di standard internazionali che suggeriscono un
modo sistematico per compierlo. Gli standard, rivolti alle
organizzazioni economiche, sono la traduzione dei principi della
sostenibilità sul piano concreto. Si tratta di strumenti che possono
essere adottati dalle organizzazioni, su base volontaria. Questo
carattere é importante. Il percorso verso la sostenibilità può essere
intrapreso sulla base di varie motivazioni, ma imporlo, al pari dei
provvedimenti che discendono dal principio del “command & control”
non é efficace.

L’evoluzione del concetto di sostenibilità, la capacità di permeare il


dibattito internazionale e di essere adottato come riferimento di accordi
internazionali volti a perseguire lo sviluppo sostenibile ha condotto ad
ideare strumenti tali da renderlo applicabile alle organizzazioni
economiche.

L’Unione Europea si é occupata per prima di normalizzare un percorso


verso la sostenibilità occupandosi di prodotti e di organizzazioni. Nel
1992, con il Regolamento (CEE) n. 880/92 del Consiglio, del 23 marzo
1992, concernente un sistema comunitario di assegnazione di un
marchio di qualità ecologica, e nel 1993, con il Regolamento (CEE) n.
1836/93 del Consiglio, del 29 giugno 1993, sull'adesione volontaria
delle imprese del settore industriale a un sistema comunitario di
ecogestione e audit sono stati approvati, rispettivamente, i criteri e le
modalità per l’assegnazione dell’ECOLABEL e per la registrazione
EMAS (Environmental Management and Audit Scheme) dei siti
produttivi. Da allora, tali regolamenti sono stati aggiornati ed
approvati in nuove versioni; oggi i riferimenti sono, per l’etichettatura
ecologica dei prodotti, il Regolamento (CE) n.66/2010, e per i sistemi
di gestione, il Regolamento (CE) n.1221/2009.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 57


Sezione 1
Nel 1996 l’ISO, l’organizzazione internazionale per la normalizzazione,
ha approvato un proprio modello gestionale rivolto al controllo ed al
miglioramento degli impatti ambientali. Il modello, codificato con la
sigla UNI EN ISO 14001, si intitola Linee-guida per Sistemi di gestione
ambientale. Oggi, in tale ambito, il riferimento é la Norma UNI EN ISO
14001:2004. Sul versante della qualità ambientale dei prodotti, si
possono ritenere omologhe al Regolamento (CE) n. 66/2010 le Norme
UNI EN ISO 14040:2006 sulla Valutazione del Ciclo di Vita
(ambientale) dei prodotti.

Altre organizzazioni hanno disciplinato con modelli analoghi gli aspetti


della Salute e della Sicurezza dei lavoratori e quelli Etici.
Nel 1999, la British Standard Institution ha approvato la Norma OHSAS
18001 - Occupational Health and Safety Assessment Series, ed oggi, per
quanto concerne i sistemi di gestione per la salute e la sicurezza sul
luogo di lavoro il riferimento é la Norma Norma OHSAS 18001:2007.

Nel 1997 la Social Accountability International ha approvato lo


Standard SA8000 sulla Responsabilità Sociale, un tema la cui urgenza
é stata colta nell’ambito dell’ISO, fino all’approvazione dello standard
ISO 26000:2010.

La visione integrata di questi standard porta allo sviluppo di Sistemi di


Gestione Integrati che forniscono una risposta concreta alle
organizzazioni che vogliano dimostrare la propria attenzione verso le
tematiche sollecitate dalla Sostenibilità.

Infine, a dimostrazione della trasversalità del tema, si ritiene sia


rilevante accennare al fatto che recentemente l’ISO, nell’aggiornare i
propri standard sulla gestione per la Qualità, ha introdotto il concetto di
sostenibilità, dopo varie edizioni della Norma UNI ISO 9001.

Le organizzazioni, le imprese in particolare, sono interessate dalla


Norma ISO 9004:2009, dove viene proposta la definizione di
"sostenibile" come "capacità di un'organizzazione o di un'attività di

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 58


Sezione 1
mantenere e sviluppare le proprie prestazioni nel lungo periodo"
attraverso un bilanciamento degli interessi economico-finanziari con
quelli ambientali.
Nel capitolo Eco + Land Management sarà considerato lo standard
ISO14001 perché nucleo della sostenibilità ambientale sono le
performance di un’organizzazione, misurate secondo le
raccomandazioni contenute nello standard stesso. La struttura
documentale di questo standard rende il sistema di gestione che ad esso
si ispira integrabile con i sistemi derivanti dagli altri standard
brevemente citati. Pertanto, nel presentare le attività da intraprendere
per costruire un sistema di gestione ambientale, si farà riferimento ai
punti di “aggancio” con gli altri strumenti volontari per la gestione
aziendale, nella convinzione che un percorso di sostenibilità piena
possa derivare dalla realizzazione di un sistema di gestione integrato.

Ed ora?

Il dibattito cristallizzatosi nel 1987 con la definizione di sviluppo


sostenibile é inarrestabile. L’evoluzione del concetto ne é la prova e ne
sono la prova i continui riferimenti alla necessità di modificare il
sistema economico attuale per renderlo compatibile con l’ambiente ed
equo nei confronti di tutti gli esseri viventi che popolano il pianeta. Alle
soglie della conferenza di Rio+20, la crisi economica attuale non ne
affievolisce i toni anzi, viste le ragioni della crisi, l’economia verde è il
modello da adottare senza indugi per cambiare il paradigma di sviluppo
e garantire equità inter ed intragenerazionale a livello planetario.

La condizione di base é che si conoscano e si comprendano i meccanismi


di interazione tra uomo e ambiente: questi meccanismi costituiscono la
condizione necessaria ma non sufficiente a garantire uno sviluppo
sostenibile. Possono garantire durevolezza nel tempo, ma non le altre
condizioni costituenti il concetto di sostenibilità cioè quelle economica e
sociale.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 59


Sezione 1
Il miglioramento delle conoscenze in questi due campi e soprattutto
l’interazione tra ambientale, economico e sociale devono suggerire un
percorso verso la sostenibilità:
- come garantire un’equa distribuzione delle risorse intra
ed intergenerazionale?
- quali meccanismi economici e sociali possono esser
utilizzati per correggere la rotta?
- in che relazione si pongono il comportamento individuale
e quello collettivo nel determinare condizioni eque di
disponibilità di risorse ed utilizzo delle stesse?
- come si può comunicare efficacemente per ottenere un
convinto e stabile cambiamento di rotta?

Lo Scatol8® fornisce agli individui ed alle comunità organizzate un


metodo per rilevare grandezze che esprimono le relazioni con
l’ambiente, per riflettere sul proprio stile di vita in relazione ad altri
stili di vita che esprimono flussi di materiali e di energia da e verso
l’ambiente di diversa intensità. L’ipotesi di fondo é che un percorso
introspettivo che porta l’individuo a confrontare il proprio essere -
benessere, malessere - con i consumi, con la quantità e la qualità di
relazioni - anche economiche - sia la base - il database - per maturare
strategie di miglioramento personale e collettivo.
Informazione, conoscenza, consapevolezza e miglioramento sono le fasi
attraverso le quali passa il percorso che proponiamo che pone al centro
l’apprendimento divertente grazie alla sperimentazione.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 60


Sezione 2

Scatol8®’s concept

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 61


Sezione 2
Scatol8® risulta costituito da hardware e software che si prestano ad
applicazioni personalizzate e può essere il fulcro di varie attività di
sensibilizzazione e di formazione sulla sostenibilità. La scelta del nome
“Scatol8®” trasmette l’idea di un congegno amichevole, artigianale,
facile da comprendere e da impiegare. Un’accessibilità che viene
comunicata anche attraverso la trasparenza del contenitore. In linea
con la filosofia della comunità di sperimentatori delle piattaforme
opensource, nella fase di sviluppo del prototipo dello Scatol8® si è
lavorato su varie soluzioni per il contenitore, attraverso il reimpiego di
imballaggi e di componenti di recupero. La volontà di creare un sistema
utile ad aumentare la consapevolezza tra consumi ed ambiente, si è
tradotta in diverse soluzioni del packaging di Scatol8®, con l’impiego di

contenitori per prodotti alimentari, sia in plastica che in cartone,


opportunamente elaborati per garantire l’adeguatezza all’uso.
Il cappello di Archimede segue le evoluzioni della tecnologia....

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 62


Sezione 2

Opensource hardware
Poiché il sistema che si intende sviluppare sembra presentare delle
analogie con la domotica o home-automation, l’attività é iniziata con
un’analisi dei principali sistemi disponibili sul mercato, per
comprenderne l’adeguatezza in relazione alle esigenze progettuali.

La conclusione di questa analisi comparativa é che i sistemi disponibili


in commercio soddisfano in modo parziale i requisiti. Infatti, l’indagine
di mercato ha messo in evidenza che:
• I parametri rilevanti per la gestione ambientale delle organizzazioni
sono in gran parte trascurati dai sistemi disponibili in commercio;
• Le applicazioni di tipo domestico non prevedono controlli sugli
approvvigionamenti e sulla gestione del magazzino, né sugli accessi,
aspetti invece rilevanti per un’attività ricettiva;
• I sistemi di domotica in commercio prevedono l’allacciamento alla
rete elettrica; sono impenetrabili e prevedono nella quasi totalità dei
casi l’allacciamento con periferiche dello stesso produttore e, infine,
sono costosi.

Per ovviare ad alcuni dei limiti emersi dall’attività precedente,


l’interesse si è orientato verso i sistemi opensource, che abbiamo
iniziato a conoscere attraverso una ricerca bibliografica. Sono
disponibili sul mercato vari microprocessori e piattaforme a
microprocessore per il physical computing: Parallax Basic Stamp,
Netmedia's BX-24, Phidgets, MIT's Handyboard, Arduino ed altre. Tutte
offrono funzionalità simili. Tutte sono accomunate dal fatto di
racchiudere in un pacchetto user friendly tutti quei dettagli tecnici
complicati che riguardano la programmazione di un microprocessore.
La nostra scelta si è indirizzata verso Arduino, ideato e prodotto a
Scarmagno, in provincia di Torino. Il fornitore di hardware che abbiamo
selezionato è Smart Projects, sia per motivi di facilità di dialogo e
rapporto diretto, vista la localizzazione del distributore a Chivasso, sia
per la scelta di compensazione ambientale che Smart project ha
Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 63
Sezione 2
adottato per le schede prodotte. Smart Projects ha aderito al progetto
Impatto Zero® e dedica mezzo metro quadrato di foresta ad ogni scheda
elettronica della linea Arduino®. Sebbene le emissioni di anidride

carbonica siano solo una parte delle emissioni determinate dalla


produzione di circuiti elettrici, riteniamo che debba essere riconosciuta
questa attenzione all’ambiente come elemento importante.

Inoltre, come si legge nel sito del costruttore, “Le schede Arduino® sono
tra le prime che hanno aderito al movimento Open Source - Open
Hardware. Tutti i prodotti sono rigorosamente, con un pizzico di
orgoglio, Made in Italy.”

Arduino si distingue rispetto alle schede concorrenti per alcuni


vantaggi:

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 64


Sezione 2
• Economico - le schede Arduino sono relativamente economiche se
confrontate con altre piattaforme a microprocessore. La versione
meno costosa dell'Arduino può essere assemblata a mano e la
versione pre-assemblata costa meno di €50.
• Multi piattaforma - Il software Arduino è disponibile per Windows,
Mac OS X e Linux. Molti sistemi a microprocessore si limitano a
Windows.
• Ambiente di sviluppo semplice e pulito - L'ambiente di sviluppo
Arduino è facile da usare per un principiante, ma flessibile al punto
che anche un utente avanzato può beneficiarne. E' comodo anche per
l’attività didattica. Basato sull’ambiente di sviluppo Processing, il
“look and feel” di Arduino sarà familiare per chi già utilizza questo
linguaggio.
• Software open source ed estensibile - Il software di Arduino è
distribuito come strumento open source espandibile da
programmatori esperti. Il linguaggio può crescere attraverso le
librerie C++ e chiunque voglia approfondire i dettagli tecnici può
passare direttamente da Arduino all’AVR-C, il linguaggio di
programmazione su cui si basa. Allo stesso si può aggiungere codice
AVR-C direttamente nel programma Arduino.
• Hardware open source ed estensibile - Arduino si basa sui
microprocessori Atmel ATMEGA8 e ATMEGA168. Gli schemi delle
schede sono distribuiti con licenza Creative Commons in modo che
esperti in progettazione elettronica possano estenderli e
implementarli per realizzare altre schede su proprie specifiche.
Anche utenti poco esperti possono realizzare Arduino con la
breadboard per capire come funziona e per risparmiare.

Arduino è, dunque, una piattaforma opensource di physical computing


basata su una semplice scheda a microprocessore, unita ad un ambiente
di sviluppo con cui programmarla; permette di costruire computer in
grado di interagire con l'ambiente in cui si trovano così da sviluppare
oggetti interattivi. Da una parte riceve informazioni dall'ambiente
esterno utilizzando una varietà di commutatori o sensori, dall’altra può
controllare luci, azionare motori e altro ancora.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 65


Sezione 2
La diffusione del progetto di Arduino ha portato nel tempo a
miglioramenti della piattaforma da parte degli inventori e di altri
soggetti, con un ampliamento delle possibilità di interfacciamento e con
un arricchimento delle funzionalità.
Il nostro Scatol8® é stato sviluppato a partire da Arduino, ma il
passaggio dalla fase prototipale a quella di test sul campo ha comportato
problematiche tali da non poter esser affrontate in modo soddisfacente
con Arduino.
Non é infrequente che progetti sviluppati con singoli sensori funzionino
bene, ma quando si aggiungono più sensori per la stessa variabile
oppure si aggregano sensori per rilevare variabili diverse oppure,
ancora, si chiedono nuove prestazioni al microprocessore in termini di
memorizzazione/trasmissione dati il microprocessore possa avere
prestazioni che non soddisfano le attese. I limiti possono riguardare, ad
esempio, il numero di porte oppure la velocità di comunicazione tra
Arduino e computer. Se esso rimane il nucleo del progetto, sono le
evoluzioni rese disponibili da varie aziende produttrici attraverso il
Web che diventano interessanti. Per risolvere questi problemi, ci sono
altri prodotti, derivati da Arduino e non, che vale la pena di
considerare.

Tra le tante ci siamo orientati verso Seeduino che aggiunge ad Arduino


alcune funzionalità importanti, tra le quali la possibilità di
immagazzinare i dati attraverso Flash memory, cablata sulla scheda del
microprocessore, solo per fare un esempio.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 66


Sezione 2
Arduino Mega

Seeeduino

L'Integrated Development Environment – IDE - di Arduino è


un'applicazione multipiattaforma scritta in Java, ed è derivata dallo
IDE creato per il linguaggio di programmazione Processing e per il
Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 67
Sezione 2
progetto Wiring. È concepita per introdurre alla programmazione
soggetti a digiuno di pratica nello sviluppo di software. Per permettere
la stesura del codice sorgente, la scheda include inoltre un editor di
testo dotato di alcune particolarità, come il syntax highlighting, il
controllo delle parentesi, e l'indentazione automatica. L'editor è inoltre
in grado di compilare e lanciare il programma eseguibile con un singolo
click. In genere non vi è bisogno di creare dei Makefile o far girare
programmi dalla riga di comando.

Acquisite varie unità di Arduino e di componenti utili ad apprenderne il


funzionamento in modo interattivo, si è iniziata un’attività di
sperimentazione. Dapprima si sono costruiti i circuiti illustrati nei kit e
poi si è proceduto ad un’attività collegata con gli obiettivi del progetto.

Dalla decisione di adottare un sistema opensource discende un


cambiamento importante nella conduzione delle ricerche bibliografiche
relative ad Arduino ed alle sue applicazioni. L’accumulazione e la
trasmissione della conoscenza non seguono solo i canali tradizionali,
che vedono nei libri e negli articoli i primi e più importanti riferimenti.
La condivisione dell’informazione avviene in particolare attraverso il
web e questo rappresenta una rivoluzione nel modo di seguire
l’evoluzione delle applicazioni e dei risultati raggiunti. Pertanto, oltre
all’acquisto ed alla consultazione di libri disponibili su Arduino, buona
parte della ricerca viene compiuta attraverso la frequentazione assidua
del sito internet di Arduino http://www.arduino.cc, in particolare dei
forum e dei topics rilevanti. Per contro, a fronte della ampia
disponibilità di fonti, il processo di selezione di quelle utili ed affidabili è
fortemente time consuming.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 68


Sezione 2

Opensource Software

Poiché le prime esperienze compiute si sono basate su Arduino, é


dunque opportuno fare riferimento ad alcuni libri che illustrano le
caratteristiche tecniche della scheda, forniscono elementi di base per la
programmazione e molti listati (sketch) commentanti, assai utili per
l’apprendimento.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 69


Sezione 2

Testi
Getting Started with Arduino

Il libro si presenta come un manuale


introduttivo, da utilizzare come punto di
partenza su cui costruire i propri progetti
basati su Arduino.
La metodologia di apprendimento presentata
si basa su prototipazione, tinkering, patching,
circuit bending e l'utilizzo di rottami
elettronici.
La piattaforma Arduino viene introdotta
analizzando l'hardware messo a disposizione
dalla piattaforma “Duemilanove” (struttura
interna del dispositivo e componenti
principali), per poi prendere in esame la componente software e gli
strumenti per semplificare la fase di sviluppo delle applicazioni per
Arduino. In particolare viene mostrato il funzionamento dell'IDE messo
a disposizione per lo sviluppo di software, basato sul linguaggio
Processing.
Entrando nel vivo, il libro mostra come sia possibile realizzare i primi
progetti, introducendo il funzionamento dei componenti fondamentali di
ogni sistema elettronico ovvero sensori e attuatori. Nell'ambito di
ciascun progetto presentato è mostrato lo schema funzionale di tutti i
componenti e tutto il codice è commentato riga per riga. Dapprima sono
analizzati solo input/output elementari di tipo On/Off, che danno in
uscita 0 oppure 1, per poi passare a I/O avanzati, che includono sensori
ed attuatori più complessi: tali componenti consentono di lavorare con
parametri per effettuare regolazioni di intensità. Successivamente di
passa alla realizzazione di progetti più complessi, correlati ad un grado
di interattività maggiore.
Il libro propone la soluzione ai problemi più comuni che si possono
presentare nel corso di un progetto, e nelle quattro appendici presenta

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 70


Sezione 2
il funzionamento della breadboard, mostra come capire i valori di
resistenze e condensatori, fornisce una guida di rapida consultazione
con tutte le funzioni del linguaggio Arduino, e presenta i simboli più
importanti per la lettura degli schemi circuitali.

Making Things Talk


Questo libro illustra i rudimenti della
comunicazione tra dispositivi di vario genere,
tramite la realizzazione di progetti basilari.
L'obiettivo dichiarato è far comprendere al
lettore il concetto di networked object, facendo
uso di programmazione object-oriented per
l'interfacciamento con i dispositivi fisici.
Gli argomenti trattati spaziano
dall'elettronica, alla programmazione, alle reti.
Nella realizzazione dei progetti sono consigliate diverse piattaforme
hardware su cui è possibile lavorare e vengono forniti all'utente gli
esempi del codice e dei circuiti realizzati. Dal punto di vista informatico,
vengono presentati i linguaggi di programmazione utilizzati
(Processing e PHP), e fornite alcune nozioni di riga di comando.
In ognuno dei capitoli, viene fissato un obiettivo da portare a termine
tramite la realizzazione di progetti reali. Viene posta molta attenzione
sulle interfacce fisiche, software ed elettriche degli oggetti, sui
protocolli di comunicazione, sui diversi tipi di computer e sulle
interfacce fisiche a disposizione per l'interazione. Tra i software tool si
manifesta particolare predilezione per Processing, ampiamente
utilizzato nei progetti per la sua facilità d’uso, e un'ampia sezione è
dedicata all'utilizzo della riga di comando, oltre che alla trattazione
relativa ai tool per la comunicazione seriale.
Vengono quindi presentati 26 progetti che illustrano le possibilità di
comunicazione tra server e client, per poi passare alle connessioni e ai
messaggi di rete con più destinatari (il cosiddetto multicast). Viene
quindi illustrata la differenza tra localizzazione di rete e localizzazione
fisica, e si analizzano i modi disponibili per trovare la locazione di un

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 71


Sezione 2
oggetto. Da ultimo vengono trattate le tematiche inerenti
l'identificazione, intesa come fisica realizzata tramite video e colori.
Le tre appendici contengono argomenti ausiliari: protocolli non trattati
in altre parti del libro che potrebbero essere utili, una serie di proxy e
un’introduzione allo sviluppo di applicazioni con telefoni mobili; i
fornitori hardware, che offrono componenti hardware utili per la
realizzazione dei progetti; un elenco in ordine cronologico degli
applicativi, corredati da codice sorgente, illustrati nei capitoli del libro.

Arduino Cookbook
Le "ricette" in questo libro forniscono le soluzioni
ai problemi più comuni e le risposte alle
domande, inclusi argomenti inerenti le basi di
programmazione necessarie per poter lavorare
con sensori, motori, luci, suoni e comunicazioni
sia wireless che tramite fili. Vengono presentati
numerosi esempi e consigli su come iniziare,
espandere e migliorare i progetti.
Gli argomenti trattati riguardano l'ambiente di sviluppo di Arduino, gli
elementi principali del linguaggio di programmazione,i comuni
dispositivi di output per luci, movimento e suono, i dispositivi che
hanno un controllo remoto, le tecniche di ritardo e di misurazione del
tempo, sistemi semplici per il trasferimento di informazioni dai sensori
ad Arduino, la creazione di oggetti complessi che incorporano shields e
moduli esterni, l’utilizzo e la variazione delle librerie Arduino esistenti
e la creazione di proprie. Nel gennaio 2012 é stata pubblicata la seconda
edizione di questo libro.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 72


Sezione 2
Wireless Sensor Networks
Si tratta di un libro che insegna come creare
sistemi di sensori e dispositivi interattivi
intelligenti collegati tra loro in una rete
wireless utilizzando il protocollo ZigBee e i
moduli di ricetrasmissione Xbee della Digi.
Inoltre illustra alcuni esempi di utilizzo degli
XBee con Arduino.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 73


Sezione 2

Dai testi ai tasti tosti


Dai testi....
Le esperienze illustrate nei testi che abbiamo riportato sono
agevolmente riproducibili. E’ molto utile passare dalla lettura degli
esempi proposti alla breadboard per far pratica con i componenti
elettronici, per sperimentare direttamente l’interattività e per
acquisire conoscenze sui comandi del software. Le esperienze seguono
una programmazione che porta ad incontrare e superare difficoltà
gradualmente crescenti. Ad ogni capitolo corrisponde un nuovo
circuito, illustrato negli aspetti fondamentali; gli sketch sono
commentati e vengono delineate situazioni nuove, sulle quali il lettore
può cimentarsi a trovare soluzioni. Alcune esperienze sono
riconducibili al nostro obiettivo, quindi in particolare su queste è
consigliabile acquisire famigliarità.

... ai tasti
Accanto ai testi, sono i tasti del computer, connesso ad internet, che
possono aiutarci ad aggiornare le nostre conoscenze, a trovare
soluzioni per i problemi che incontriamo, ecc... Il sito www.arduino.cc è
fonte di informazione aggiornata quotidianamente, se si considera che i
newsgroup tematici raccolgono contributi da tutto il globo. La comunità
degli sperimentatori dà vita a propri esperimenti, condivide problemi,
esprime domande, alimenta il dibattito per giungere a soluzioni
cooperative.

...tosti...
Gli elementi fondamentali riguardano:
- la comunicazione tra il microprocessore ed il computer;
- la comunicazione tra il microprocessore e i sensori
- la comunicazione tra il microprocessore e gli attuatori
- la comunicazione tra il microprocessore e Internet.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 74


Sezione 2
Tutti gli sketch discendono da una o più combinazioni tra questi
elementi. Arduino cookbook, partendo dalle informazioni contenute in
Getting Started With Arduino declina il termine sensori ed attuatori in
varie specie, porta a conoscere situazioni divertenti che stimolano la
creatività, quando ci si domanda se e come potrebbero essere utili per
gli obiettivi che ci si propone di raggiungere. Make Things Talk
enfatizza le possibilità di creare oggetti ed applicazioni interattivi,
collegati in rete. Attraverso progetti sempre più elaborati si esplorano le
possibilità offerte dalle reti e dall’interazione con internet. I prototipi
permettono di sperimentare e di lavorare sull’importanza della
comunicazione tra gli oggetti, quelli realizzati con microprocessori e
sensori, il PC ed il web per favorire un’interattività da remoto. Essi non
sono fine a se stessi, ma attraverso “rilanci” si vuol abituare il lettore
all’evoluzione, alla possibilità di espansione dei congegni e
dell’interazione a distanza.

... tosti tosti


Dopo aver compreso gli elementi fondamentali di hardware e software
si possono raggiungere, per tentativi, nuovi traguardi, favorendo così
un percorso evolutivo. La condivisione sul Web dei propri successi
alimenta un processo di portata non prevedibile, che dà la sensazione
della vastità della Rete. Gli sketch diventano “tosti tosti”, così come
ragguardevoli sono i risultati che una comunità di utenti permette di
raggiungere.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 75


Sezione 2

Libraries: biblioteche
informatiche

Da http://arduino.cc/en/Reference/Libraries, leggiamo la definizione di


Libraries, in italiano Biblioteche: “Libraries provide extra
functionality for use in sketches, e.g. working with hardware or
manipulating data.” Le Libraries rappresentano pacchetti di comandi
ad hoc, volti ad ottimizzare le prestazioni del microprocessore nel
collegamento con un determinato sensore o nello svolgimento di
operazioni di elaborazione dati. Un vantaggio particolare consiste nel
poter scrivere Sketch leggeri, in termini di byte, includendovi un
richiamo ad un’apposita Library, senza che questa sia
permanentemente caricata con tutti i suoi comandi nello sketch, ma
solo disponibile per i comandi utili allo sketch stesso. Uno Sketch può
richiamare varie Libraries. Il sito indicato ne contiene un elenco
periodicamente aggiornato, diviso in Standard Libraries e Contributed
Libraries cioè quelle immesse nella rete da sviluppatori. E’ utile leggere

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 76


Sezione 2
le funzionalità che aggiungono o gli abbinamenti con hardware che
consentono, anche perché negli sketch che proporremo ne faremo uso.
Ragionare i termini di Libraries, collegate ad oggetti o funzionalità di
cui verrà equipaggiato il sistema è utile per conferirgli la caratteristica
della duttilità, permettendo di costruirlo in modo personalizzato, in
funzione degli obiettivi e con il solo il vincolo della capacità di memoria.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 77


Sezione 2

Sensori

“Un sensore è un particolare trasduttore che si trova in diretta


interazione con il sistema misurato.”
In ambito strettamente metrologico, il termine sensore è riferito
solamente al componente che fisicamente effettua la trasformazione
della grandezza d'ingresso in un segnale di altra natura.
I sensori producono una misura elettrica, adatta ad essere integrata in
un sistema di controllo basato su calcolatore. (P.Foglia, tratto da
Hackworth e Stevenson). In relazione alle caratteristiche del segnale
che trasmettono, i sensori si classificano in:
A - Sensori analogici
B - Sensori digitali.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 78


Sezione 2
Nei sensori analogici, la grandezza in uscita è continua ed è necessario
prevedere la conversione da analogico a digitale per poter essere
inseriti in una catena di controllo governata da un calcolatore. Nei
sensori digitali, la grandezza viene convertita internamente dal sensore
oppure ha caratteristiche tali da essere digitale, ad esempio on-off.
Pertanto non rilevano informazioni relative a valori, ma solo allo stato
dell’impianto. Ad esempio possono segnalare il funzionamento ed il
malfunzionamento di una lampada a raggi ultravioletti per la
potabilizzazione dell’acqua. Oppure, nel caso dei sensori di prossimità,
possono segnalare la presenza o meno di un soggetto nel loro campo di
sorveglianza.
A seconda del tipo e dell'utilizzo, i sensori possono:
1. dare una lettura direttamente nell'unità ingegneristica d'interesse
(esempio nei termometri a mercurio);
2. essere collegati ad uno strumento indicatore (chiamato
comunemente display) che provvede a leggere il segnale ed a tradurlo
in una comoda lettura nell'unità ingegneristica (essendo la maggior
parte delle volte un segnale in tensione, il visualizzatore è spesso un
qualche tipo di voltmetro opportunamente calibrato o settato allo
scopo);
3. essere collegati ad uno strumento registratore che memorizza il
segnale per una sua successiva elaborazione (il più delle volte,
quest'ultimo opera una conversione analogico-digitale che traduce il
segnale in dati digitali, che vengono immediatamente memorizzati nello
strumento stesso o su un computer collegato in remoto). Lo SCATOL8® fa
riferimento alle configurazioni 2 e 3.

Tipologie di sensori per variabile rilevata


I sensori possono essere classificati anche in base al tipo di grandezza
fisica che misurano, ad esempio:

✴ sensori di luce (o sensori ottici): fotocellule, fotodiodi,


fototransistor, tubi fotoelettrici, CCD, radiometri di Nichols,
fotomoltiplicatori.
✴ sensori di suono: microfoni, idrofoni.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 79


Sezione 2
✴ sensori di accelerazione: accelerometri, sensori sismici.
✴ sensori di temperatura: termometri, termocoppie, resistori sensibili
alla temperatura, termistori, termometri bimetallici e termostati.
✴ sensori di calore: bolometri, calorimetri.
✴ sensori di radiazione: contatori Geiger, dosimetri.
✴ sensori di particelle subatomiche: scintillometri, camere a nebbia,
camere a bolle, camere di ionizzazione.
✴ sensori di resistenza elettrica: ohmmetri, multimetri.
✴ sensori di corrente elettrica: galvanometri, amperometri.
✴ sensori di tensione elettrica: elettroscopio, voltmetri.
✴ sensori di potenza elettrica: wattmetri.
✴ sensori di magnetismo: bussole magnetiche, bussole flux gate,
magnetometri.
✴ sensori di pressione: barometri, barografi, misuratori di pressione,
altimetri, variometri.
✴ sensori di gas e flusso di liquidi: anemometri, flussimetri, gasometri,
pluviometri, indicatori di velocità dell'aria.
✴ sensori di movimento: radar, velocimetri, tachimetri, odometri.
✴ sensori di orientamento: giroscopi, orizzonte artificiale, giroscopi
laser, sensori di posizione, sensore di rotazione.
✴ sensori di forza: celle di carico, estensimetri.
✴ sensori di prossimità: interruttori, prossimity ottici (un tipo di
sensori di distanza che rilevano solo una prossimità specifica, sono
realizzati da una combinazione di fotocellula e LED o con un laser.
Trovano applicazione nei telefoni cellulari, nei rilevatori di carta
delle fotocopiatrici, sistemi di spegnimento o standby automatico
nei portatili e in altre apparecchiature).
✴ sensori di distanza: sensori ottici (una combinazione di fotocellula e
LED o un laser. Usati principalmente nelle macchine fotografiche
con autofocus, nei binocoli sofisticati e nella robotica).
✴ sensori biometrici: rilevano una caratteristica di una zona del corpo
umano (conformazione della retina o i potenziali elettrici del
polpastrello del dito della mano).

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 80


Sezione 2
✴ sensori chimici: es. biosensori che si basano su organismi o
componenti d'organismi viventi (molti tipi di microorganismi,
tessuti, ormoni, anticorpi, enzimi, ...).”
Da: http://it.wikipedia.org/wiki/Sensore

Testi di riferimento: ·

A. Nannini, P. Bruschi "Sensori e Rivelatori" Servizio Editoriale


Universitario, (III edizione ) Pisa 2000.
A. Nannini, P. Bruschi "Sensori e Rivelatori- problemi" Servizio
Editoriale Universitario, Pisa 2000.

I sensori hanno giocato un ruolo importante nella ricerca di


umanizzazione delle macchine, le hanno rese “sensibili” a determinate
sollecitazioni provenienti dall’ambiente ed in grado di interagire. 22
Questo ha portato allo sviluppo di un sistema sensoriale artificiale di cui
sono dotati i robot, reso possibile attraverso sensori elencati nella
tabella seguente:
Sense Sensor Actuator

Sight Light, camera, color, IR LEDs, displays, lights

Touch Buttons, pressure, rotation, Stepper motors, servo motors,


temperature, bend DC motors

Hearing Microphone, ultrasound Speakers

Smell Gas sensors, artificial noses Fragrance emitters

Taste Artificial tongues Flavor emitters

Also... RFID, GPS, accelerometers, Wireless communication


compass

I sensori non estendono le nostre capacità, le imitano semplificandole e


le traducono in un segnale (e poi in un numero) che può essere
impiegato a piacere ed elaborato attraverso un attuatore, come indicato
nella tabella precedente.

22 Da http://luoghisensibili.wordpress.com/2008/01/26/sensori-sensi-e-sensibilta-
intelligenze-geografici/

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 81


Sezione 2
E’ frequente che i dispositivi in commercio integrino, al loro interno,
anche alimentatori stabilizzati, amplificatori di segnale, dispositivi di
comunicazione remota, ecc... In quest'ultimo caso si preferisce definirli
trasduttori. Ad esempio, in commercio esistono dei trasduttori di
pressione in cui l'elemento sensore è costituito da una membrana su cui
è stato applicato un ponte estensimetrico; all'interno dello stesso
dispositivo, un amplificatore porta il debole segnale del ponte ai valori
di 5-10 V del segnale d'uscita finale del trasduttore.

Criteri di scelta
La scelta dei sensori viene effettuata sulla base dei seguenti criteri:
Prestazioni, in relazione alla variabile da misurare (analogica o
digitale), alla precisione, al costo, all’applicazione che si sta
sviluppando. Ad esempio, nel caso dei sensori di prossimità, un
parametro da considerare è l’intervallo spaziale (range) di acquisizione
e, in base a questo, si deciderà se optare per sensori induttivi,
capacitivi, ad ultrasuoni o ottici.
Caratteristiche elettriche ovvero modalità di cablaggio nel sistema. Il
sensore può essere collegato direttamente, via cavo, al sistema oppure
tramite rete wireless, per realizzare un sensor network. In relazione
alle caratteristiche dell’ambiente, alla distanza tra sensori ed unità
centrale si opterà per una delle due soluzioni.
Caratteristiche meccaniche ovvero dimensioni del sensore e
adeguatezza agli obiettivi del progetto.

Nel capitolo Scatol8® - ECO si presenteranno in modo dettagliato i


criteri di scelta adottati per le applicazioni oggetto della
sperimentazione.

Abbiamo presentato gli elementi fondamentali per costruire uno


Scatol8® che interagisce con l’ambiente circostante. Ora si tratta di
svilupparlo verso l’Ecologia.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 82


Sezione 2

Scatol8®-ECO

La qualità dell’ambiente si misura in termini di presenza/assenza/


intensità di determinate variabili. Rapporti completi, come quelli
periodicamente redatti dal World Watch Institute considerano le
componenti ambientali Aria Acqua Suolo Biosfera, ne esprimono lo
stato di salute, misurando e commentato intensità ed andamento nel
tempo di indicatori. Gli indicatori, talvolta, sono collegati a fenomeni di
inquinamento che vengono messi in relazione ad attività antropiche ed
all’uso delle risorse. Gli inquinanti emessi dalle attività antropiche
possono contribuire ad uno o più fenomeni di inquinamento.

Per aumentare la consapevolezza del rapporto tra le attività quotidiane


e la qualità dell’ambiente è necessario soffermarsi sulle principali
caratteristiche dell’ambiente e sui fenomeni suscettibili di modificarle.
Per costruire un quadro di riferimento, proponiamo un testo che

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 83


Sezione 2
presenta gli elementi fondamentali
da considerare nello studio tra le
attività umane e l’ambiente.

testo: R. BELTRAMO, Lezioni di


Tecnologia dei Cicli produttivi -
Indirizzo ambientale (TCPA),
Torino, 2011

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 84


Sezione 2

Schema III.1

L’abbinamento Scatol8® - ECO si rifà alle considerazioni di apertura del


testo, in cui si segnalava l’importanza dell’aspetto quantitativo.
L’acquisizione della consapevolezza del rapporto esistente tra attività
antropiche e qualità ambientale o, più in generale, sostenibilità dello
sviluppo ha bisogno di dati, di evidenze. La rilevazione di dati, l’analisi
di serie storiche, il commento critico e l’individuazione di percorsi di
miglioramento sono parti di un percorso dinamico al quale siamo tutti
chiamati, in base al principio antropico. Siamo esseri che hanno la
capacità di discernere, che hanno la capacità (e forse il dovere) di
esercitare la pressione più lieve possibile sulla Terra, grazie a vari
strumenti a nostra disposizione. Il primo è uno strumento che ci
permette di rilevare agevolmente dati significativi, lo Scatol8®. Alcune
grandezze sono impossibili da rilevare con attrezzature comuni ovvero
alla portata di tutti: PM, tracce di inquinanti, ecc... possono essere

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 85


Sezione 2
misurate solo con strumenti sofisticatissimi e costosi; le tecniche
analitiche possono essere seguite da professionisti appositamente
formati, in grado di seguire dettagliati protocolli per non inficiare il
campione e per giungere a valori dei quali si possa assicurare il grado di
precisione. La lettura del testo Lezioni di Tecnologia dei Cicli produttivi -
Indirizzo ambientale (vedi pag.88) ha permesso di capire il significato
legato a questi inquinanti, il danno che possono arrecare alla salute
degli esseri viventi ed all’ambiente. Tuttavia, fedeli allo scopo di
avvicinare un ampio pubblico ai concetti legati alla sostenibilità, con lo
Scatol8® ci apprestiamo a rilevare variabili più semplici, ma
fondamentali che, combinate in indicatori esprimono la pressione
ambientale esercitata dalle attività quotidiane.
Lo schema III.2 ci porta ad un luogo che è comune a tutti gli esseri
viventi, l’abitazione, nel quale si svolgono ogni giorno comuni attività
che incidono sulla qualità dell’ambiente.

Schema III.2

Per organizzare lo sviluppo dello Scatol8®-Eco, dividiamo le varie


attività in base alle relazioni che si instaurano tra i viventi, nella loro
abitazione, e l’ambiente.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 86


Sezione 2
I momenti, che chiamiamo fasi, sono i seguenti:
Ambiente esterno: i parametri che esprimono la qualità dell’ambiente
esterno influenzano il vivere quotidiano e ne sono influenzati. Ci
concentreremo su variabili esogene, che ci è utile rilevare per porle in
relazione con altre, riferite all’ambiente interno, al fine di individuare
eventuali correlazioni o per proporre indicatori.
Ambiente esterno-interno: Un’abitazione è un sistema aperto. La vita
che si svolge all’interno necessita di energia e materia per esser
sostenuta. Ci preoccuperemo, allora, di misurare le grandezze che
esprimono che cosa e quanto entra nella nostra abitazione.
Ambiente interno: Dentro l’abitazione i svolgono processi che
elaborano gli elementi in ingresso per produrre ciò che ci è necessario e
che ci fa star bene. Rileveremo allora alcuni parametri relativi a queste
operazioni.
Ambiente interno-esterno: è la fase in cui avviene il passaggio
all’esterno degli inquinanti che derivano dalle attività condotte
all’interno dell’abitazione.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 87


Sezione 2

Rapporti tra
organizzazione e ambiente

Tabella III.1

Per la rilevazione dei dati si procede attraverso varie fasi riconducibili


alla collocazione fisica dell’organizzazione rispetto all’ambiente
circostante ed alle relazioni intrattenute con esso per lo svolgimento dei
processi di trasformazione necessari per la realizzazione di prodotti,
l’erogazione di servizi o il semplice abitare.
Tuttavia, la rilevazione dei dati, da sola, non basta per acquisire
consapevolezza. I dati vanno raccolti, elaborati, rappresentati e
confrontati con altri. In aggiunta alla rilevazione delle variabili,

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 88


Sezione 2
abbiamo introdotto alcuni processi (Comunicazione interna,
Comunicazione esterna, Estensione sensori, Alimentazione) necessari a
stabilire relazioni tra la rilevazione del dato e la memorizzazione; tra la
memorizzazione e l’elaborazione; tra l’elaborazione e la visualizzazione
per l’utente, all’interno dell’edificio oppure attraverso web. Infine, per
assicurare la stabilità delle prestazioni, abbiamo dedicato una Sezione
all’alimentazione del sistema.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 89


Sezione 2

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 90


Sezione 2

Le aree di lavoro

Ambiente esterno Ambiente esterno-interno


Le variabili in grado di descrivere La variabili individuate per
alcune caratteristiche dell’a.e. sono descrivere la gestione
la temperatura, il livello di dell’approvvigionamento e
precipitazioni, l’intensità del vento l’ambiente esterno-interno sono
e l’irraggiamento solare. quelle che misurano la quantità di
acqua, gasolio, gas, energia
elettrica, nonché la quantità e il
tipo di prodotti.

Ambiente interno-esterno
Il controllo degli inquinanti,
avviene attraverso il monitoraggio
di variabili relative all’ambiente Ambiente interno
interno-esterno quali qualità dei L’ambiente interno può essere
fumi, consumo di acqua, consumo descritto sulla base delle variabili
gasolio, livello della fossa di scarico, relative a qualità dell’aria,
qualità degli scarichi e quantità di presenza di fumo, livello dell’acqua,
rifiuti. livello del gasolio.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 91


Sezione 2
Le variabili considerate dallo Scatol8® sono elencate nelle tabelle che
riportano le unità di misura, il tipo di grandezza rilevata (analogica,
digitale) ed i riferimenti del progetto/esperimento sviluppato per ogni
variabile. Ogni progetto permette di costruire un modulo dei sistema.
Ciò è comodo, per fini didattici e per facilitare la costruzione di un
sistema completo, un po’ alla volta.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 92


Sezione 2

Prototypes and sketches


con il contributo di Paolo Cantore

Dopo aver definito l’impostazione progettuale, si presentano gli schemi


elettrici ed i circuiti realizzati per la rilevazione delle variabili
ambientali e gestionali.

Per fare esperienza è opportuno considerare i progetti ad uno ad uno.


Se dal punto di vista delle variabili ci troviamo di fronte a due
possibilità, analogiche o digitali, affrontare tutti i progetti, uno ad uno è
indispensabile perché i sensori sono differenti e così anche le
implicazioni costruttive. Diverso è installare un sensore ad ultrasuoni
in un contenitore per rilevare il livello della neve o inserire lo stesso o
analogo sensore in una cisterna dell’acqua.
La fase dell’installazione dei sensori va affrontata con riferimento alle
esigenze specifiche, che cambiano a seconda delle condizioni in cui ci si
trova ad operare. Sarà la capacità degli sperimentatori, unita alla
disponibilità di attrezzatura per bricolage a condurre verso soluzioni
adatte alle esigenze che emergeranno.

In questo capitolo vengono illustrate le soluzioni scelte per i vari


parametri da monitorare.
Come anticipato, i sensori si dividono in due famiglie, quelli analogici e
quelli digitali. I primi sono interfacciabili con un microcontrollore
(abbreviazione μc) in modo sempre uguale: si crea un circuito nel quale
il sensore viene visto come una resistenza variabile, ai capi del quale
viene misurata una tensione. Il circuito ha quindi la funzione di portare
i valori di tensione da misurare nel range del convertitore analogico-
digitale (ADC) del μc.
Rispetto ai sensori con uscita digitale gli analogici richiedono qualche
considerazione.
Il sensore presenta una resistenza elettrica che varia in relazione
all’intensità del parametro da rilevare. Col variare della resistenza
varia la tensione ai capi del sensore. Se il sensore è posto ad una certa
Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 93
Sezione 2
distanza dal μc la tensione che questo rileva è quella ai capi dei cavi di
collegamento col sensore. I cavi sono in grado di opporre una resistenza
elettrica che per la seconda legge di Ohm è pari a:

R = r*l/S

Dove l, r ed s sono rispettivamente la lunghezza, la resistività e la


sezione del cavo. Si noti che per semplicità nella formula sopra non
compare la temperatura che in minima parte influirebbe comunque
sulla resistività del materiale. Inoltre, anche la temperatura è in grado
di influenzare la resistenza dei cavi, in base alla relazione:

Rt1= Rt0* ΔT

Dove α è un coefficiente relativo al materiale e ΔT è la differenza


rispetto alla temperatura standard di 20°C.
Da ciò si conclude che, per ogni installazione, si dovrebbe impostare via
software una costante dipendente dalla lunghezza del cavo per
correggere lo scostamento rispetto al valore, che sarebbe misurato
direttamente a valle del sensore. Questa costante è normalmente
trascurabile per lunghezze nell’ordine di qualche metro, come
potrebbero realisticamente essere quelle di un sensore posizionato in
un rifugio. Prendendo ad esempio un cavo di rame (r=0.017.10-6
Ω*mm2/m) di sezione 2 mm2 otterremmo una resistenza pari a 8.5 μΩ
al metro, ovvero tale da generare una caduta di potenziale del tutto
trascurabile anche solo considerando la precisione dell’ADC di Arduino.
Un'altra considerazione sui sensori che hanno un output interfacciabile
all’ADC riguarda la tensione di alimentazione del μC. Le specifiche
consigliano di alimentare a monte del regolatore di tensione con un
range tra 7 e 12 V, mentre a valle il sistema è a 5 V. Effettuando dei test
con un sensore di temperatura LM35 ci si è resi conto che, a seconda
della tensione di alimentazione, i valori campionati dall’ADC, a parità di
condizioni di misurazione, subivano differenze nell’ordine del 10%.
I sensori digitali hanno come vantaggio quello di essere robusti alle
problematiche sopra esposte, per contro, ognuno può avere uno

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 94


Sezione 2
standard di comunicazione diverso. Esempi di standard utilizzati nel
progetto sono PMW, 1wire, i2C, SPI, RS232, ICSP e TTL.
Un altro distinguo può essere fatto tra i sensori in cui è possibile
stabilire a priori quando effettuare la misurazione e quelli in cui ciò non
è possibile. Un esempio appartenente alla prima casistica può essere un
sensore di temperatura: lo si interroga in un preciso istante e si ottiene
una misura relativa a quel momento. Per contro, si può pensare ad un
sensore per la misura del flusso d’acqua attraverso un rubinetto. Se si
andasse a verificare il suo funzionamento in un determinato istante lo
si troverebbe probabilmente quasi sempre chiuso, o comunque, se anche
si campionasse in un momento in cui è aperto, non si saprebbe da
quanto tempo si trovi in questo stato. L’unico modo per avere una stima
accurata per questa tipologia di sensori è quella di far sì che loro stessi
si rivolgano al μC quando cambiano stato. Si è implementato tale
meccanismo grazie ad un sistema di interrupt (INT). Per semplicità
implementativa si è cercato di mantenere le routine di servizio
dell’interrupt (ISR) molto snelle e veloci da eseguire, in modo da non
doversi occupare di gestire INT annidati. Nel caso in cui più sensori con
un meccanismo di INT andassero connessi allo stesso μc bisognerebbe
prevedere delle istruzioni per risolvere possibili impasse.

Ciò che viene presentato non costituisce un prodotto finito, ma fa


riferimento ad un progetto in itinere e può essere suscettibile di
modifiche ed evoluzioni.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 95


Sezione 2

Presi uno per volta...


Ambiente esterno
Ambiente esterno AE

Variabili u.m. Tipologia Rif. progetto

Temperatura e umidità °C A AE.T

Innevamento mm D AE.In

Precipitazioni mm D AE.P

Intensità eolica m/s A AE.E

Irraggiamento W/m A AE.Ir

Webcam AE.W

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 96


Sezione 2
Termometro analogico e digitale

Perché misurare la temperatura?

Il dato relativo alla temperatura di un ambiente, esterno o interno, è di


fondamentale importanza per poter trarre delle considerazioni sulle
relazioni intercorrenti tra:
- Temperatura e sistema edilizio (coibentazioni, trasmittanza dei
materiali costruttivi, ponti termici, edifici passivi,ecc..)
- Temperatura e gestione (porta aperta/chiusa, dispersioni, ecc…)
- Temperatura e uso di combustibili
- Temperatura e confort microclimatico (distribuzione del calore,
discomfort locale, valore massimo di temperatura dell’aria
ammissibile in un ambiente interno secondo i riferimenti
normativi23, ecc..)

AE.T
Per effettuare la misurazione della temperatura sono stati scelti due tipi
di sensori: analogico (LM35) e digitale (sensirion SHT15). Il primo,
caratterizzato principalmente da un basso costo d’acquisto e dalla
facilità di interfacciamento con un qualsiasi microcontrollore, ha fornito
risultati non particolarmente precisi a causa delle incertezze, già
analizzate in precedenza, riguardanti i sensori analogici. L’SHT15 è
stato scelto perché offre una lettura digitale si standard 2-wire, ovvero
facilmente interfacciabile con il microcontrollore. L’unica difficoltà nella
fase prototipale ha riguardato la saldatura del componente, poiché
questo era di tipo SMD; segnaliamo che esiste anche una versione su
circuito. Nelle pagine dedicate allo sketch del sensore SHT15 precisiamo
che la proprietà del codice appartiene a terzi, citati nelle stringhe del
codice stesso.

23Ad esempio, secondo il DPR del 26 agosto 1993, n. 412, all’interno di un edificio adibito a
residenza o ad ufficio, il valore massimo ammissibile per la temperatura dell’aria nel
periodo invernale, quando l’impianto di climatizzazione è attivo, è di 20°C con una
tolleranza di 2°C, escluse le deroghe indicate nella normativa.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 97


Sezione 2

Fig. III.1 Schema del circuito del sensore LM35

Schema del circuito del sensore LM35

Fig. III.2 Schema del circuito del sensore SHT15

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 98


Sezione 2

Fig. III.3 Il packaging di un sensore di temperatura

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 99


Sezione 2
Perché misurare l’umidità?

L’umidità relativa rappresenta il rapporto in percentuale tra la quantità


di vapore presente in una massa d’aria e la quantità massima di vapore
che l’aria può contenere alla medesima temperatura, ovvero l’umidità
di saturazione. Ad esempio, se l’umidità relativa è pari al 100% significa
che la massa d’aria, ovvero il miscuglio gassoso di aria e vapore acqueo,
contiene la massima quantità di umidità possibile alla condizione di
temperatura e pressione in cui si trova. In una giornata soleggiata e
poco ventilata la variazione dell’umidità relativa durante il dì si
caratterizza con un andamento opposto a quello della temperatura
registrata, e tale andamento opposto rispetto alla temperatura si
registra anche nei valori annuali: valori più elevati in inverno e più
bassi in estate.
A fianco della temperatura, il secondo valore che è quindi necessario
quantificare è quello dell’umidità relativa, sia per comprendere e
prevedere i dati meteorologici nel tempo, sia per poter valutare il grado
di benessere per l’organismo umano di un ambiente.
Un’atmosfera con una temperatura elevata ed umida limita il
raffreddamento periferico del corpo umano; mentre una temperatura
bassa ed un’umidità elevata determinano squilibri: dati dal velo
invisibile di acqua che si deposita sulla cute, sottraendo calore
all’organismo. In entrambi i casi è importante notare come l’umidità
rivesta un ruolo fondamentale nella percezione dello stato di benessere,
sia che si tratti di un ambiente interno che esterno.

La misura dell’umidità è stata demandata ad un sensore sensorio SHT1,


che svolge anche la funzione di termometro digitale, come esposto nel
paragrafo precedente.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 100


Sezione 2
In questa versione vi è l’aggiunta del sensore che permette di misurare
l’umidità del terreno attraverso la misurazione della quantità di acqua
presente. Il sensore infatti è formato da una matrice granulare il cui
contenuto d’acqua cambia in risposta al potenziale d’acqua del terreno
in cui è inserito.Al cambiamento della quantità di acqua nel sensore
cambia anche la resistenza elettrica permettendo così il rilevamento del
dato.

Per maggiori informazioni si rimanda alle seguenti pubblicazioni:


D.K. Fisher, Automated Collection of soil-moisture data with a low-
cost microcontroller ciruit, in “Applied Engineering in Agricolture”,
Vol 23 (4), pp. 493-500, American Society of Agricoltural an
Biological Engineers, 2007.
D. K. Fisher, H. Kebede, A low-cost microcontroller-based system to
monitor crop temperature and water status, in “Computer and
Eletronics in Agricolture”, Elsevier, pp. 168-173, 2010.
D.K.Fisher, P.J.Gould, Open-source hardware is a low-cost
alternative for scientific instrumentation and research, in “Modern
Instrumentation”, 1, pp.18-20, 2012.

Il sensore utilizzato è il watermark soil mosture sensor 200SS-5

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 101


Sezione 2

e lo schema elettrico il seguente:

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 102


Sezione 2

SKETCH - termometro analogico

#include "termometroAnalogico.h"

int vettoreMpx[]= {2,3,4};

void setup()
{
Serial.begin(9600);
pinMode(vettoreMpx[0], OUTPUT); // controllo MPX 1
pinMode(vettoreMpx[1], OUTPUT);
pinMode(vettoreMpx[2], OUTPUT);

void loop()
{

termometroAnalogico mioTermometro1(0,vettoreMpx,3);
//termometroAnalogico mioTermometro1(0);

Serial.println(mioTermometro1.leggiTemperatura() );
delay(1000); // wait for one second
}

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 103


Sezione 2

#ifndef termometroAnalogico_h
#define termometroAnalogico_h

class termometroAnalogico
{
private:
int analogInArduino; //pin arduino dove scrivera' la
temperatura
int pinMpx; //su che canale del mpx voglio leggere
int select[3]; //pin digitale su arduino dei tre
segnali select
bool mpx;
void setMpx();

public:
termometroAnalogico(int analogInArduino); //costruttore

//costruttore con multiplexer dare come parametri un vettore con


i pin del controllo e il pin del mpx
//dove voglio leggere
termometroAnalogico(int analogInArduino, int select[], int
pinMpx);

~termometroAnalogico( ); //distruttore

float leggiTemperatura(); //restituisce i


gradi celsius
};

#endif

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 104


Sezione 2

/
*************************************************************************
*****
* Includes

*************************************************************************
*****/

#include "termometroAnalogico.h"
#if defined(ARDUINO) && ARDUINO >= 100
#include "Arduino.h"
#else
#include "WProgram.h"
#endif //Arduino includes

/
*************************************************************************
*****
* Definitions

*************************************************************************
*****/

/
*************************************************************************
*****
* Constructors

*************************************************************************
*****/

termometroAnalogico::termometroAnalogico(int analogInArduino)
{
mpx=false;
this->analogInArduino=analogInArduino;
}
termometroAnalogico::termometroAnalogico(int analogInArduino, int
select[], int pinMpx)
{
mpx=true;
this->analogInArduino=analogInArduino;
this->select[0]=select[0];
this->select[1]=select[1];
this->select[2]=select[2];
this->pinMpx=pinMpx;
}

termometroAnalogico::~termometroAnalogico( )
{

/
*************************************************************************
*****
* User API

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 105


Sezione 2

*************************************************************************
*****/
void termometroAnalogico::setMpx()
{
for(int bit = 0; bit < 3; bit++)
{
int pin = select[bit]; // the pin wired to the multiplexer select bit
int isBitSet = bitRead(pinMpx, bit); // isBitSet will be true if
given bit is set in this channel
// es la porta 3 del mpx sarà
011
digitalWrite(pin, isBitSet);
}

float termometroAnalogico::leggiTemperatura()
{

if (mpx==true) //se ho un mpx setto i bit che lo pilotano


setMpx();
int value = analogRead(analogInArduino);
float millivolts = (value / 1024.0) * 5000;
float celsius = millivolts / 10; // sensor output is 10mV per degree
Celsius
return(celsius);

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 106


Sezione 2
SKETCH - sensore temperatura e umidità TWIG
/*
twigTempHum.pde
20-07-2011 Paolo Cantore

*/
#include "twigTempHum.h"

twigTempHum mioTwigTempHum(2);

void setup()
{
Serial.begin(9600);
}

void loop()
{
mioTwigTempHum.aggiornaValori();
Serial.println(mioTwigTempHum.umidita );
Serial.println(mioTwigTempHum.temperatura );
delay(1000); // wait for one second
}

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 107


Sezione 2

/*
twigTempHum.h
20-07-2011 Paolo Cantore
Questa libreria funziona con un sensore Twig - Temperature & Humidity
Sensor Pro di seeedstudio.
*/

#ifndef twigTempHum_h
#define twigTempHum_h

class twigTempHum
{
private:
int analogInArduino; //pin arduino dove e' connesso il sensore
unsigned char read_dht22_dat();

public:
twigTempHum(int analogInArduino); //costruttore
~twigTempHum( ); //distruttore

bool aggiornaValori(); //aggiorna le variabili


umidita e temperatura
float umidita;
float temperatura;
};

#endif

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 108


Sezione 2

/*
twigTempHum.cpp
20-07-2011 Paolo Cantore
Questa libreria funziona con un sensore Twig - Temperature & Humidity
Sensor Pro di seeedstudio.
*/

/
*************************************************************************
*****
* Includes

*************************************************************************
*****/

#include "twigTempHum.h"
#if defined(ARDUINO) && ARDUINO >= 100
#include "Arduino.h"
#else
#include "WProgram.h"
#endif //Arduino includes

/
*************************************************************************
*****
* Definitions

*************************************************************************
*****/

/
*************************************************************************
*****
* Constructors

*************************************************************************
*****/

twigTempHum::twigTempHum(int analogInArduino)
{
this->analogInArduino=analogInArduino;
DDRC |= _BV(analogInArduino);
PORTC |= _BV(analogInArduino);
}

twigTempHum::~twigTempHum( )
{
}

/
*************************************************************************
*****
* User API

*************************************************************************
*****/

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 109


Sezione 2

bool twigTempHum::aggiornaValori()
{
unsigned char dht22_dat[5];
unsigned char dht22_in;
unsigned char i;

// start condition
// 1. pull-down i/o pin from 18ms
PORTC &= ~_BV(analogInArduino);
delay(18);
PORTC |= _BV(analogInArduino);
delayMicroseconds(40);

DDRC &= ~_BV(analogInArduino);


delayMicroseconds(40);

dht22_in = PINC & _BV(analogInArduino);

if(dht22_in){
//("dht22 start condition 1 not met");
return(false);
}
delayMicroseconds(80);

dht22_in = PINC & _BV(analogInArduino);

if(!dht22_in){
//("dht22 start condition 2 not met");
return(false);
}
delayMicroseconds(80);
// now ready for data reception
for (i=0; i<5; i++)
dht22_dat[i] = read_dht22_dat();

DDRC |= _BV(analogInArduino);
PORTC |= _BV(analogInArduino);

byte dht22_check_sum =
dht22_dat[0]+dht22_dat[1]+dht22_dat[2]+dht22_dat[3];
// check check_sum
if(dht22_dat[4]!= dht22_check_sum)
{
//("DHT22 checksum error");
return(false);
}
umidita=((float)(dht22_dat[0]*256+dht22_dat[1]))/10;
temperatura=((float)(dht22_dat[2]*256+dht22_dat[3]))/10;
return(true);
}

unsigned char twigTempHum::read_dht22_dat()


{
unsigned char i = 0;
unsigned char result=0;
for(i=0; i< 8; i++){

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 110


Sezione 2
while(!(PINC & _BV(analogInArduino))); // wait for 50us
delayMicroseconds(30);

if(PINC & _BV(analogInArduino))


result |=(1<<(7-i));
while((PINC & _BV(analogInArduino))); // wait '1' finish
}
return result;
}
/**
* ReadSHT1xValues
*
* Read temperature and humidity values from an SHT1x-series (SHT10,
* SHT11, SHT15) sensor.
*
* Copyright 2009 Jonathan Oxer <jon@oxer.com.au>
* www.practicalarduino.com
* https://github.com/practicalarduino/SHT1x
*/

#include <SHT1x.h>

// Specify data and clock connections and instantiate SHT1x object


#define dataPin 10
#define clockPin 11
SHT1x sht1x(dataPin, clockPin);

void setup()
{
Serial.begin(38400); // Open serial connection to report values to
host
Serial.println("Starting up");
}

void loop()
{
float temp_c;
float temp_f;
float humidity;

// Read values from the sensor


temp_c = sht1x.readTemperatureC();
temp_f = sht1x.readTemperatureF();
humidity = sht1x.readHumidity();

// Print the values to the serial port


Serial.print("Temperature: ");
Serial.print(temp_c, DEC);
Serial.print("C / ");
Serial.print(temp_f, DEC);
Serial.print("F. Humidity: ");
Serial.print(humidity);
Serial.println("%");

delay(2000);
}

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 111


Sezione 2
SKETCH - sensore temperatura e umidità SHT15
**
* SHT1x Library
*
* Copyright 2009 Jonathan Oxer <jon@oxer.com.au> /
<www.practicalarduino.com>
* Based on previous work by:
* Maurice Ribble: <www.glacialwanderer.com/hobbyrobotics/?p=5>
* Wayne ?: <ragingreality.blogspot.com/2008/01/ardunio-and-
sht15.html>
*
* Manages communication with SHT1x series (SHT10, SHT11, SHT15)
* temperature / humidity sensors from Sensirion (www.sensirion.com).
*/

/*
SHT1x Temperature / Humidity Sensor Library for Arduino
=======================================================
Copyright 2009 Jonathan Oxer jon@oxer.com.au / http://
www.practicalarduino.com
Copyright 2008 Maurice Ribble ribblem@yahoo.com / http://
www.glacialwanderer.com

Provides a simple interface to the SHT1x series (SHT10, SHT11, SHT15)


and SHT7x series (SHT71, SHT75) temperature / humidity sensors from
Sensirion, http://www.sensirion.com. These sensors use a "2-wire"
communications buss that is similar to I2C and can co-exist on the same
physical wire as I2C devices.

Installation
------------
Download the directory "SHT1x" and move it into the "libraries"
directory inside your sketchbook directory, then restart the Arduino
IDE. You will then see it listed under File->Examples->SHT1x.

Usage
-----
The library is instantiated as an object with methods provided to read
relative humidity and temperature. Include it in your sketch and then
create an object, specifying the pins to use for communication with the
sensor:

#include <SHT1x.h>
#define dataPin 10
#define clockPin 11
SHT1x sht1x(dataPin, clockPin);

You can then call methods on that object within your program. In this
example we created an object called "sht1x", but it could have been
called whatever you like. A complete example program is included with
the library and can be accessed from the File->Examples->SHT1x menu.

### readTemperatureC() ###

Returns a float within the valid range of the sensor of -40 to +123.8C.
A value of -40 is returned in the event of a communication error with
the sensor.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 112


Sezione 2
Example:

float tempC = sht1x.readTemperatureC();

### readTemperatureF() ###

Returns a float within the valid range of the sensor of -40 to +254.9F.
A value of -40 is returned in the event of a communication error with
the sensor.

Example:

float tempF = sht1x.readTemperatureF();

### readHumidity() ###

Returns a float within the valid range of the sensor of 0 to 100%.


A negative value is returned in the event of a communication error with
the sensor.

Example:

float humidity = sht1x.readHumidity();


*/

#ifndef SHT1x_h
#define SHT1x_h

#if defined(ARDUINO) && ARDUINO >= 100


#include "Arduino.h"
#else
#include "WProgram.h"
#endif

class SHT1x
{
public:
SHT1x(int dataPin, int clockPin);
float readHumidity();
float readTemperatureC();
float readTemperatureF();
private:
int _dataPin;
int _clockPin;
int _numBits;
float readTemperatureRaw();
int shiftIn(int _dataPin, int _clockPin, int _numBits);
void sendCommandSHT(int _command, int _dataPin, int _clockPin);
void waitForResultSHT(int _dataPin);
int getData16SHT(int _dataPin, int _clockPin);
void skipCrcSHT(int _dataPin, int _clockPin);
};

#endif

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 113


Sezione 2

/**
* SHT1x Library
*
* Copyright 2009 Jonathan Oxer <jon@oxer.com.au> /
<www.practicalarduino.com>
* Based on previous work by:
* Maurice Ribble: <www.glacialwanderer.com/hobbyrobotics/?p=5>
* Wayne ?: <ragingreality.blogspot.com/2008/01/ardunio-and-
sht15.html>
*
* Manages communication with SHT1x series (SHT10, SHT11, SHT15)
* temperature / humidity sensors from Sensirion (www.sensirion.com).
*/
#if defined(ARDUINO) && ARDUINO >= 100
#include "Arduino.h"
#else
#include "WProgram.h"
#endif
#include "SHT1x.h"

SHT1x::SHT1x(int dataPin, int clockPin)


{
_dataPin = dataPin;
_clockPin = clockPin;
}

/* ================ Public methods ================ */

/**
* Reads the current temperature in degrees Celsius
*/
float SHT1x::readTemperatureC()
{
int _val; // Raw value returned from sensor
float _temperature; // Temperature derived from raw value

// Conversion coefficients from SHT15 datasheet


const float D1 = -40.0; // for 14 Bit @ 5V
const float D2 = 0.01; // for 14 Bit DEGC

// Fetch raw value


_val = readTemperatureRaw();

// Convert raw value to degrees Celsius


_temperature = (_val * D2) + D1;

return (_temperature);
}

/**
* Reads the current temperature in degrees Fahrenheit
*/
float SHT1x::readTemperatureF()
{
int _val; // Raw value returned from sensor
float _temperature; // Temperature derived from raw value

// Conversion coefficients from SHT15 datasheet

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 114


Sezione 2
const float D1 = -40.0; // for 14 Bit @ 5V
const float D2 = 0.018; // for 14 Bit DEGF

// Fetch raw value


_val = readTemperatureRaw();

// Convert raw value to degrees Fahrenheit


_temperature = (_val * D2) + D1;

return (_temperature);
}

/**
* Reads current temperature-corrected relative humidity
*/
float SHT1x::readHumidity()
{
int _val; // Raw humidity value returned from sensor
float _linearHumidity; // Humidity with linear correction applied
float _correctedHumidity; // Temperature-corrected humidity
float _temperature; // Raw temperature value

// Conversion coefficients from SHT15 datasheet


const float C1 = -4.0; // for 12 Bit
const float C2 = 0.0405; // for 12 Bit
const float C3 = -0.0000028; // for 12 Bit
const float T1 = 0.01; // for 14 Bit @ 5V
const float T2 = 0.00008; // for 14 Bit @ 5V

// Command to send to the SHT1x to request humidity


int _gHumidCmd = 0b00000101;

// Fetch the value from the sensor


sendCommandSHT(_gHumidCmd, _dataPin, _clockPin);
waitForResultSHT(_dataPin);
_val = getData16SHT(_dataPin, _clockPin);
skipCrcSHT(_dataPin, _clockPin);

// Apply linear conversion to raw value


_linearHumidity = C1 + C2 * _val + C3 * _val * _val;

// Get current temperature for humidity correction


_temperature = readTemperatureC();

// Correct humidity value for current temperature


_correctedHumidity = (_temperature - 25.0 ) * (T1 + T2 * _val) +
_linearHumidity;

return (_correctedHumidity);
}

/* ================ Private methods ================ */

/**
* Reads the current raw temperature value
*/
float SHT1x::readTemperatureRaw()
{
int _val;

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 115


Sezione 2

// Command to send to the SHT1x to request Temperature


int _gTempCmd = 0b00000011;

sendCommandSHT(_gTempCmd, _dataPin, _clockPin);


waitForResultSHT(_dataPin);
_val = getData16SHT(_dataPin, _clockPin);
skipCrcSHT(_dataPin, _clockPin);

return (_val);
}

/**
*/
int SHT1x::shiftIn(int _dataPin, int _clockPin, int _numBits)
{
int ret = 0;
int i;

for (i=0; i<_numBits; ++i)


{
digitalWrite(_clockPin, HIGH);
delay(10); // I don't know why I need this, but without it I don't
get my 8 lsb of temp
ret = ret*2 + digitalRead(_dataPin);
digitalWrite(_clockPin, LOW);
}

return(ret);
}

/**
*/
void SHT1x::sendCommandSHT(int _command, int _dataPin, int _clockPin)
{
int ack;

// Transmission Start
pinMode(_dataPin, OUTPUT);
pinMode(_clockPin, OUTPUT);
digitalWrite(_dataPin, HIGH);
digitalWrite(_clockPin, HIGH);
digitalWrite(_dataPin, LOW);
digitalWrite(_clockPin, LOW);
digitalWrite(_clockPin, HIGH);
digitalWrite(_dataPin, HIGH);
digitalWrite(_clockPin, LOW);

// The command (3 msb are address and must be 000, and last 5 bits are
command)
shiftOut(_dataPin, _clockPin, MSBFIRST, _command);

// Verify we get the correct ack


digitalWrite(_clockPin, HIGH);
pinMode(_dataPin, INPUT);
ack = digitalRead(_dataPin);
if (ack != LOW) {
//Serial.println("Ack Error 0");
}
digitalWrite(_clockPin, LOW);

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 116


Sezione 2
ack = digitalRead(_dataPin);
if (ack != HIGH) {
//Serial.println("Ack Error 1");
}
}

/**
*/
void SHT1x::waitForResultSHT(int _dataPin)
{
int i;
int ack;

pinMode(_dataPin, INPUT);

for(i= 0; i < 100; ++i)


{
delay(10);
ack = digitalRead(_dataPin);

if (ack == LOW) {
break;
}
}

if (ack == HIGH) {
//Serial.println("Ack Error 2"); // Can't do serial stuff here, need
another way of reporting errors
}
}

/**
*/
int SHT1x::getData16SHT(int _dataPin, int _clockPin)
{
int val;

// Get the most significant bits


pinMode(_dataPin, INPUT);
pinMode(_clockPin, OUTPUT);
val = shiftIn(_dataPin, _clockPin, 8);
val *= 256;

// Send the required ack


pinMode(_dataPin, OUTPUT);
digitalWrite(_dataPin, HIGH);
digitalWrite(_dataPin, LOW);
digitalWrite(_clockPin, HIGH);
digitalWrite(_clockPin, LOW);

// Get the least significant bits


pinMode(_dataPin, INPUT);
val |= shiftIn(_dataPin, _clockPin, 8);

return val;
}

/**
*/
void SHT1x::skipCrcSHT(int _dataPin, int _clockPin)

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 117


Sezione 2
{
// Skip acknowledge to end trans (no CRC)
pinMode(_dataPin, OUTPUT);
pinMode(_clockPin, OUTPUT);

digitalWrite(_dataPin, HIGH);
digitalWrite(_clockPin, HIGH);
digitalWrite(_clockPin, LOW);
}

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 118


Sezione 2
SKETCH - sensore umidità del terreno

/*
potenzialeAcqua.h
19-12-2012 Paolo Cantore

*/

#ifndef potenzialeAcqua_h
#define potenzialeAcqua_h

class potenzialeAcqua
{
private:
int analogInArduino; //pin arduino dove e' connesso il
sensore
int digitalVcc1;
int digitalVcc2;
void readVcc();

public:
potenzialeAcqua(int analogInArduino, int digitalVcc1, int
digitalVcc2); //costruttore
~potenzialeAcqua(); //distruttore
void inizializza();
int leggiPotenziale(); //restituisce i kPa
dando per scontato che la temperatura sia di 25 gradi
int leggiPotenziale(float temperatura);
};

#endif

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 119


Sezione 2
/*
potenzialeAcqua.cpp
19-12-2012 Paolo Cantore
Il codice di "leggi potenziale" Ë stato gentilmente dato da Daniel
K.Fisher
*/

/
*************************************************************************
*****
* Includes

*************************************************************************
*****/

#include "potenzialeAcqua.h"
#if defined(ARDUINO) && ARDUINO >= 100
#include "Arduino.h"
#else
#include "WProgram.h"
#endif //Arduino includes

/
*************************************************************************
*****
* Definitions

*************************************************************************
*****/

/
*************************************************************************
*****
* Constructors

*************************************************************************
*****/

potenzialeAcqua::potenzialeAcqua(int analogInArduino, int digitalVcc1,


int digitalVcc2)
{
this->analogInArduino=analogInArduino;
this->digitalVcc1=digitalVcc1;
this->digitalVcc2=digitalVcc2;

potenzialeAcqua::~potenzialeAcqua( )
{
}

/
*************************************************************************
*****
* User API

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 120


Sezione 2

*************************************************************************
*****/

void potenzialeAcqua::inizializza()
{

pinMode(digitalVcc1, OUTPUT);
pinMode(digitalVcc2, OUTPUT);
analogReference(DEFAULT);
}

int potenzialeAcqua::leggiPotenziale()
{
return(leggiPotenziale(24.0));
}

int potenzialeAcqua::leggiPotenziale(float temperatura)


{
int i; // for loop counter
int ADvalp1[7]; // array to A-D converter readings, polarity 1
int ADvalp2[7]; // array to A-D converter readings, polarity 2
int ADval1; // average ADC value for polarity 1
int ADval2; // average ADC value for polarity 2
long R1; // Watermark resistance for polarity 1
long R2; // Watermark resistance for polarity 2
long R2a; // temporary variable for calculations
float Rwm; // final resistance of Watermark
long R = 10000; // fixed resistor value for half bridge
long ADCmax = 1023; // maximum ADC value for 10-bit A-D converter
int kPa; // array to hold 3 Watermark potentials
float kPa1; // temporary variables used to convert Rwm to kPa
float kPa2;

readVcc(); // read supply/Aref voltage

for(i=1; i<=6; i++) // take 6 readings with each polarity


{
digitalWrite(digitalVcc1,HIGH); // set 1st polarity
digitalWrite(digitalVcc2,LOW);
delay(10);
ADvalp1[i] = analogRead(analogInArduino); // read voltage at
divider
delay(10);
digitalWrite(digitalVcc1,LOW); // switch polarity
digitalWrite(digitalVcc2,HIGH);
delay(10);
ADvalp2[i] = analogRead(analogInArduino); // read voltage at
divider
delay(10);
}
digitalWrite(digitalVcc2,LOW); // set low to avoid polarizing
Watermark
ADval1 = 0; // initialize totals

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 121


Sezione 2
ADval2 = 0;
for(i=2; i<=6; i++) // skip first reading
{
ADval1 = ADval1 + ADvalp1[i]; // totalize last 5 readings for
each polarity
ADval2 = ADval2 + ADvalp2[i];
}
ADval1 /= 5; // calculate average, polarity 1
ADval2 /= 5; // calculate average, polarity 2
R1 = R * ADCmax / long(ADval1) - R; // calculate Rwm under
polarity 1
R2a = ADCmax*1000L / long(ADval2) - 1000L; // calculate Rwm
under polarity 2
R2 = R*1000L / R2a;
Rwm = (R1 + R2) / 2.0; // average to get final Rwm
//Serial.println(Rwm);

if(Rwm > 30800)


Rwm = 30800; // set maximum value so that kPa <= 250
kPa1 = 4.093 + Rwm*3.213 / 1000.0; // apply calibration
equation
kPa2 = 1.0 - 0.009733*Rwm / 1000.0 - 0.01205 * temperatura;
kPa = kPa1 / kPa2; // final value of kPa
if(kPa > 250) kPa = 250; // make sure kPa is not out of range

return ( (kPa));
}

void potenzialeAcqua::readVcc()
{ // read 1.1V reference against Vcc

long Vcc; // supply/Aref voltage read with secret voltmeter


ADMUX = _BV(REFS0) | _BV(MUX3) | _BV(MUX2) | _BV(MUX1);
delay(20); // wait for Vref to settle
ADCSRA |= _BV(ADSC); // convert
while (bit_is_set(ADCSRA,ADSC));
Vcc = ADCL;
Vcc |= ADCH<<8;
Vcc = 1126400L / Vcc; // back-calculate to find Vcc in mV
}

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 122


Sezione 2
Note e appunti sulla TEMPERATURA e
UMIDITA’

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 123


Sezione 2

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 124


Sezione 2
Nivometro

Perché misurare l’altezza della neve?

Il rilievo dell’altezza del manto nevoso ha principalmente l’obiettivo di


raccogliere dati per una valutazione del pericolo di valanghe sui
versanti alpini. Oltre a ciò, la raccolta di dati in apposite banche-dati
permette di effettuare degli studi previsionali e di definizione della
caratterizzazione climatica della zona di rilevazione.
Una strumentazione che permetta di registrare i fenomeni nivologici
depositatati deve essere tipica dell’ambiente di alta montagna, che per
le sue particolari caratteristiche climatiche e di accessibilità, proprio
durante i mesi invernali, non facilita l’acquisizione dei dati.
È buona norma effettuare le misurazioni in un luogo aperto, lontano da
elementi che possano ostacolare o accentuare l’accumulo al suolo della
massa nevosa (come edifici, alberi o al contrario zone esposte a raffiche
di vento).

AE.In
Il metodo più semplice per effettuare una misurazione della quantità di
neve depositatasi al suolo, è quello di infilare un’asta millimetrata in un
campione di neve con caratteristiche di sito reputato attendibile per la
misurazione. Un tempo la misurazione della neve veniva effettuata
tramite una fusione della neve in acqua e dalla misurazione della stessa
(a circa 10 cm di neve corrisponde 1 cm di acqua). Per superare i limiti
di tale metodo selfmade sono stati sviluppati diversi sensori detti
nivometri, che vanno dai nivometri a raggi gamma (che misurano
l’equivalente in acqua del manto nevoso) ai nivometri ad ultrasuoni.
La misura del’altezza del manto nevoso può quindi essere effettuata
agevolmente con un sensore ad ultrasuoni installato in una posizione
adeguata. Si è scelto perciò di adottare, per le medesime considerazioni
utilizzate in merito alla modalità di rilevazione del livello dei liquidi, il
sensore ad ultrasuoni per esterno Maxbotix 7062, che per le sue
caratteristiche di compattezza e resistenza permette di realizzare le
misurazioni autocalibrandosi in caso di cambiamenti di temperatura,

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 125


Sezione 2
voltaggio e rumori acustici od elettrici, con un range che va da 0 a 765
cm svolgendo le operazioni anche a temperature molto basse.

Fig. III. 4 Lo schema del circuito del sensore ad ultrasuoni

Fig. III.5 Il sensore ad ultrasuoni che rileva l’innevamento

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 126


Sezione 2
SKETCH nivometro

#include <NewSoftSerial.h>
#include "ultrasuoniMB7062.h"

ultrasuoniMB7062 mioUltrasuoni(4, 9);//clk,pwm

void setup()
{
Serial.begin(9600);
}

void loop()
{
Serial.println( mioUltrasuoni.distanzaPwmFiltrata() );
delay(1000); // wait for one second
}

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 127


Sezione 2

/*
ultrasuoniMB7062.h
05-05-2011 Paolo Cantore
Questa libreria funziona con un sensore ultrasuoni maxbotix XL-
MaxSonar®- WR (MB7062)
*/

#ifndef ultrasuoniMB7062_h
#define ultrasuoniMB7062_h

class ultrasuoniMB7062
{
private:
int pinAcceso; //pin di arduino connesso al pin4 del sensore
on/off
int pwmPin; //pin di arduino dove leggo il tempo che
il segnale e' alto

public:
ultrasuoniMB7062(int pinAcceso, int pwmPin); //costruttore

~ultrasuoniMB7062( ); //distruttore

//restituisce la distanza
int leggiDistanzaPwm();

/*restituisce la distanza filtrando tra 5 valori. Non bisogna mai


filtrare mediando i campioni
altrimenti il risuiltato sarà affetto da errore. Uso una delle
tecniche suggerite direttamente dalla maxbotix:
"The median filter would take the last group of readings and first
sort them and then pull out the center reading.
Here one might take three or more readings (up to say about 11 for
people sensing) and after sorting
the readings in order of range, pull out and use only the middle
(median) reading. Fairly good filtering." */
int distanzaPwmFiltrata();
};

#endif

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 128


Sezione 2

/*
ultrasuoniMB7062.cpp
05-05-2011 Paolo Cantore
Questa libreria funziona con un sensore ultrasuoni maxbotix XL-
MaxSonar®- WR (MB7062)
*/

/
*************************************************************************
*****
* Includes

*************************************************************************
*****/

#include "ultrasuoniMB7062.h"
#if defined(ARDUINO) && ARDUINO >= 100
#include "Arduino.h"
#else
#include "WProgram.h"
#endif" //Arduino includes

/
*************************************************************************
*****
* Definitions

*************************************************************************
*****/

/
*************************************************************************
*****
* Constructors

*************************************************************************
*****/

ultrasuoniMB7062::ultrasuoniMB7062(int pinAcceso, int pwmPin)


{
this->pinAcceso=pinAcceso;
this->pwmPin=pwmPin;
pinMode(pwmPin, INPUT);
pinMode(pinAcceso, OUTPUT);
}

ultrasuoniMB7062::~ultrasuoniMB7062( )
{

/
*************************************************************************
*****
* User API

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 129


Sezione 2

*************************************************************************
*****/

int ultrasuoniMB7062::leggiDistanzaPwm()
{
digitalWrite(pinAcceso,HIGH);
delay(1);
long pulse = pulseIn(pwmPin, HIGH);//ritorna microsecondi 58uS
per cm
digitalWrite(pinAcceso,LOW);
return(pulse/58);
}

int ultrasuoniMB7062::distanzaPwmFiltrata()
{
int rangevalue[] = {0, 0, 0, 0, 0};

for(int i=0; i<5; i++)


{
rangevalue[i]=leggiDistanzaPwm();
delay(100);
}

//algoritmo di insertion sort dal più piccolo al più grande


(crescente)
for (int i = 1; i < 5; ++i)
{
int j = rangevalue[i];
int k;
for (k = i - 1; (k >= 0) && (j < rangevalue[k]); k--)
{
rangevalue[k + 1] = rangevalue[k];
}
rangevalue[k + 1] = j;
}

return rangevalue[2];

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 130


Sezione 2
Note e appunti sull’INNEVAMENTO

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 131


Sezione 2
Oh, mamma, come piove!

Perché è importante misurare il livello delle piogge?

Le precipitazioni atmosferiche, tra CUI la pioggia, sono parte


fondamentale del ciclo dell’acqua (vedi riferimento al testo di pag.88).
La misurazione del quantitativo di acqua piovana al suolo fornisce un
dato fondamentale per comprendere e registrare le variazioni delle
piogge lungo il corso dell’anno. Tali misurazioni sono necessarie per:
- calcolare la frequenza delle precipitazioni ed il numero annuale di
giorni piovosi (in climatologia un giorno è considerato piovoso
quando si è registrata una pioggia di almeno 1 mm);
- il monitoraggio e la previsione delle condizioni di siccità: l’assenza
di precipitazioni anche per vari mesi ha portato all’ideazione di
impianti di recupero e sfruttamento dell’acqua piovana, che
necessitano di dati climatologici (quantità e durata delle piogge)
precisi ed affidabili, per poter progettare impianti adatti alle
singole realtà e conoscere la disponibilità idrica delle falde;
- evidenziare le situazioni in cui si sono verificati eventi di intensità
superiore alle medie stagionali (ad esempio le misurazioni per il
calcolo di eventi temporaleschi intensi), per poter allestire il
sistema previsionale in caso di pericoli nella rete idrografica, a
seguito di eventi alluvionali, e di valutare il rischio inondazioni e
frane.

AE.P
All’interno delle competenze dell’ingegneria idraulica la conoscenza
della distribuzione temporale delle precipitazioni è utilizzata e
fondamentale per verificare e simulare il funzionamento in condizioni
estreme di condotti, vasche, reti di drenaggio, ecc., calcolando le portate
prodotte da un qualsiasi evento di pioggia grazie a opportune analisi
statistiche sugli eventi registrati.
In prima battuta si è pensato di affrontare la misura delle precipitazioni
piovose con un sensore ad ultrasuoni. Tale sistema offre una precisione
molto alta èd è facilmente interfacciabile al μC. Si può pensare ad una

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 132


Sezione 2
vasca in cui si deposita la pioggia: periodicamente viene misurato il
valore delle precipitazioni con le tecniche esposte nel paragrafo “livello
liquidi”, in seguito un rubinetto elettroattuato provvede a svuotare la
vasca. Questa soluzione, oltre al pro già citato della buona precisione, ha
però come contro indicazione quella di necessitare, oltre al sensore, di
un attuatore e di un’installazione più complessa rispetto ad altri
sensori.
Si è quindi implementato nella piattaforma un pluviometro a doppia
vaschetta basculante, che permette di ottenere un dato affidabile a
fronte di una grande semplicità di installazione e funzionamento.

Fig. III.6 Lo schema del circuito del pluviometro

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 133


Sezione 2

Fig. III.6 Il sensore a vaschetta basculante

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 134


Sezione 2
SKETCH pluviometro

/*
pioggia.pde
26-02-2011 Paolo Cantore
*/

#include "pluviometro.h"

pluviometro mioPluviometro(3);

void setup()
{
Serial.begin(9600);
sei(); //abilita gli interrupt, metodo AVR
}

void loop()
{
attachInterrupt(1, mioPluviometroInterruptHandler, RISING ); //numero
di interrupt, int service routine, evento scatenante
// 0-->pin2 1-->pin3
Serial.println(mioPluviometro.leggiPrecipitazione() );
delay(3000);
}

void mioPluviometroInterruptHandler()
{
mioPluviometro.interruptServiceRoutine();
}

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 135


Sezione 2

/*
pluviometro.h
27-04-2011 Paolo Cantore
Questa libreria funziona con il pluviometro incluso nella stazione meteo
argient data systems
Weather Sensor Assembly p/n 80422. Ogni chiusura svuotamento della
vaschetta scatena chiude un interruttore
che fa partire un interrupt in corrispondenza del passaggio da LOW ad
hight sul pin di INT. Da notare che la
interrupt service routine non può essere chiamata due volte di seguito a
meno di un delta temporale. Questo
e' fatto per evitare il fenomeno di oscillamento (bouncing) dovuto al
fatto che cambiando stato l'interruttore
non ha un fronte di salita come un' onda quadra perfetta.
*/

#ifndef pluviometro_h
#define pluviometro_h
#include <avr/interrupt.h>

class pluviometro
{
private:
int interruptPinArduino; //pin arduino dove arriva l'interrupt
volatile int vaschetteSvuotate; //volatile vuol dire che la memoria
dove è può esssere cambiata dall'esterno. ad es dalla IRS

public:
pluviometro(int interruptPinArduino); //costruttore
~pluviometro( ); //distruttore

float leggiPrecipitazione(); //restituisce il volume di


pioggia raccolto
void interruptServiceRoutine();
};
#endif

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 136


Sezione 2

/*
pluviometro.h
27-04-2011 Paolo Cantore
Questa libreria funziona con il pluviometro incluso nella stazione meteo
argient data systems
Weather Sensor Assembly p/n 80422. Ogni chiusura svuotamento della
vaschetta scatena chiude un interruttore
che fa partire un interrupt in corrispondenza del passaggio da LOW ad
hight sul pin di INT. Da notare che la
interrupt service routine non può essere chiamata due volte di seguito a
meno di un delta temporale. Questo
e' fatto per evitare il fenomeno di oscillamento (bouncing) dovuto al
fatto che cambiando stato l'interruttore
non ha un fronte di salita come un' onda quadra perfetta.
*/

/
*************************************************************************
*****
* Includes

*************************************************************************
*****/

#include "pluviometro.h"
#if defined(ARDUINO) && ARDUINO >= 100
#include "Arduino.h"
#else
#include "WProgram.h"
#endif //Arduino includes

/
*************************************************************************
*****
* Definitions

*************************************************************************
*****/

/
*************************************************************************
*****
* Constructors

*************************************************************************
*****/

pluviometro::pluviometro(int interruptPinArduino)
{
this->interruptPinArduino=interruptPinArduino;
pinMode(interruptPinArduino, INPUT); //inizializza
il pin di interrupt come ingresso
vaschetteSvuotate=0;
}

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 137


Sezione 2

pluviometro::~pluviometro( )
{

/
*************************************************************************
*****
* User API

*************************************************************************
*****/

float pluviometro::leggiPrecipitazione()
{
float precipitazione;
precipitazione=0.2794*vaschetteSvuotate; //misure in mm
vaschetteSvuotate=0;
return(precipitazione);
}

void pluviometro::interruptServiceRoutine() //This is the function


that the interupt calls
{
static unsigned long last_interrupt_time = 0; //essendo static
mantiene il valore all'uscita pur esssendo locale
unsigned long interrupt_time = millis();
// If interrupts come faster than 100ms, assume it's a bounce and
ignore
if (interrupt_time - last_interrupt_time > 100)
{
vaschetteSvuotate++;

}
last_interrupt_time = interrupt_time;
}

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 138


Sezione 2
Note e appunti sul LIVELLO DELLE PIOGGE

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 139


Sezione 2
La velocità del vento

Perché misurare la velocità e la direzione del vento?

I venti sono per lo più irregolari per direzione ed intensità: è necessario


quindi rilevarli e studiarli attentamente.

La caratteristica dei venti è che non hanno una regolare frequenza,


direzione ed intensità. La loro rilevazione è quindi fondamentale per
ottenere i dati di un particolare sito, onde verificare l’idoneità
d’istallazione di un impianto eolico. La velocità del vento in relazione al
tempo lungo il quale è mantenuta una detta velocità è un dato
fondamentale per valutare l’opportunità di installare un generatore
eolico. Non è infatti possibile tener conto di una media dei valori
misurati in quanto la ventosità specifica di ogni luogo non è ripetitiva
nel tempo. Le caratteristiche costruttive di un generatore eolico
variano in funzione della potenza. Maggiore è la potenza installata
maggiori saranno le dimensioni (ed il peso, a parità di materiali) del
generatore, in quanto la potenza ottenibile è proporzionale al quadrato
del diametro dell’elica. Di conseguenza maggiore dovrà anche essere la
velocità del vento per far rotare le pale: la potenza ottenibile è
proporzionale al cubo della velocità del vento. Per ogni generatore i
costruttori esprimono una velocità ideale, in grado di ottimizzare il
rendimento del generatore o almeno una velocità minima (pari a circa 5
m/sec all’altezza del centro del rotore). Turbine più piccole con potenze
inferiori ai 20 kW prodotti, lavorano ad una velocità minima anche
inferiore. Rilevare il vento è dunque il primo necessario studio da
effettuare per reputare un sito adatto alla collocazione di un
aerogeneratore.
Anche la direzione del vento è un dato essenziale per la progettazione
dell’impianto. Se questa è troppo variabile l’elica del generatore,
variando in continuazione il suo orientamento per seguire la direzione
ottimale, dissiperà grandi quantità di energia.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 140


Sezione 2
AE.E
La scelta dell’anemometro è caduta su un “agent data system 80422”
che registra, oltre alla velocità del vento, anche la direzione in cui spira.
Il primo valore viene ricavato tramite delle pale che, girando lungo un
asse verticale, ad ogni angolo, azionano un interruttore, il cui valore
viene rilevato tramite interrupt dal microcontrollore. La direzione
viene ricavata leggendo come ingresso analogico un voltaggio, che
deriva da una caduta di tensione su resistenze diverse a seconda della
posizione di una paletta. La funzione per passare dal numero di
interrupt rilevati alla velocità del vento è stata ricavata dai dati
datasheet del produttore Una taratura del singolo sensore per raffronto
con un anemometro di precisione correttamente tarato è in programma
per ottenere risultati maggiormente affidabili.

Fig. III.7 Schema del circuito dell’anemometro

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 141


Sezione 2

Fig. III.8 L’anemometro Agent Data System 80422

http://scatol8.net/wp-content/uploads/
2012/02/ANEMOMETRO.gif

SKETCH anemometro

/*
anemometro.pde
21-02-2011 Paolo Cantore
13-04-2011 Paolo Cantore
Questa libreria funziona con l'anemometro incluso nella stazione meteo
argient data systems
Weather Sensor Assembly p/n 80422. Ad una frequenza di 1 giro al secondo
corrisponde una velocità
di 2.4Km/h. in questo file di test il pin di interrupt e' il 2,
l'ingresso analogico per la posizione
e' A0
*/

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 142


Sezione 2
#include "anemometro.h"
#include <SoftwareSerial.h>

anemometro mioAnemometro(2,0);

void setup()
{
Serial.begin(9600);
sei(); //abilita gli interrupt, metodo AVR
}

void loop()
{
attachInterrupt(0, mioRpm, RISING); //numero di interrupt, int service
routine, evento scatenante
// 0-->pin2 1-->pin3

delay(10000);//tempo di campionamento per l'anemometro


detachInterrupt(0);

Serial.println(mioAnemometro.leggiVelocita() );
Serial.println(mioAnemometro.leggiDirezione() );
delay(1000);
}

void mioRpm()

{
mioAnemometro.rpm();
}

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 143


Sezione 2

/*
anemometro.h
13-04-2011 Paolo Cantore
Questa libreria funziona con l'anemometro incluso nella stazione meteo
argient data systems
Weather Sensor Assembly p/n 80422. Ad una frequenza di 1 giro al secondo
corrisponde una velocità
di 2.4Km/h
*/

#ifndef anemometro_h
#define anemometro_h
#include <avr/interrupt.h>

const int deltaSup=10;


const int deltaInf=10; //setto un margine di accettazione per l'errore
delle resistenze

class anemometro
{
private:
int analogInArduino;
int interruptPinArduino; //pin arduino dove arriva l'interrupt
float velocita;
volatile int numGiri; //misura i fronti di salita del segnale
int secondiCampionamento;

public:
anemometro(int interruptPinArduino, int analogInArduino, int
secondiCampionamento=10); //costruttore

~anemometro( ); //distruttore

float leggiVelocita(); //restituisce i litri


passati nel sensore
float leggiDirezione(); //da la direzione
in gradi a partire da nord
void rpm(); //numero di giri
fatti dal sensore
};

#endif

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 144


Sezione 2

/*
anemometro.cpp
13-04-2011 Paolo Cantore
Questa libreria funziona con l'anemometro incluso nella stazione meteo
argient data systems
Weather Sensor Assembly p/n 80422. Ad una frequenza di 1 giro al secondo
corrisponde una velocità
di 2.4Km/h
*/
/
*************************************************************************
*****
* Includes

*************************************************************************
*****/

#include "anemometro.h"
#if defined(ARDUINO) && ARDUINO >= 100
#include "Arduino.h"
#else
#include "WProgram.h"
#endif

/
*************************************************************************
*****
* Definitions

*************************************************************************
*****/

/
*************************************************************************
*****
* Constructors

*************************************************************************
*****/

anemometro::anemometro(int interruptPinArduino, int analogInArduino, int


secondiCampionamento)
{
this->interruptPinArduino=interruptPinArduino;
this->analogInArduino=analogInArduino;
this->interruptPinArduino=secondiCampionamento;
pinMode(interruptPinArduino, INPUT); //
inizializza il pin di interrupt come ingresso

velocita=0;
}

anemometro::~anemometro( )
{

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 145


Sezione 2
}

/
*************************************************************************
*****
* User API

*************************************************************************
*****/

float anemometro::leggiVelocita()
{

velocita=2.4*numGiri/10;
numGiri=0;
return(velocita);

float anemometro::leggiDirezione()
{

for(int i=0; i<3; i++) //faccio tre tentativi per aggirare il


problema dei valori non determinati
{ //che ogni tanto capitano (sono
errori HW)
int sensorValue = analogRead(analogInArduino);

if (sensorValue>(786-deltaInf) && sensorValue<(786+deltaSup) )


return(0);
else if (sensorValue>(405-deltaInf) &&
sensorValue<(405+deltaSup) )
return(22.5);
else if (sensorValue>(464-deltaInf) &&
sensorValue<(464+deltaSup) )
return(45);
else if (sensorValue>(82-deltaInf) && sensorValue<(82+4) )//delta
fisso evita collisione
return(67.5);
else if (sensorValue>(92-5) && sensorValue<(92+deltaSup) )//delta
fisso evita collisione
return(90);
else if (sensorValue>(64-deltaInf) && sensorValue<(64+deltaSup) )
return(112.5);
else if (sensorValue>(184-deltaInf) &&
sensorValue<(184+deltaSup) )
return(135);
else if (sensorValue>(125-deltaInf) &&
sensorValue<(125+deltaSup) )
return(157.5);
else if (sensorValue>(288-deltaInf) &&
sensorValue<(288+deltaSup) )
return(180);
else if (sensorValue>(244-deltaInf) &&
sensorValue<(244+deltaSup) )
return(202.5);

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 146


Sezione 2
else if (sensorValue>(633-deltaInf) &&
sensorValue<(633+deltaSup) )
return(225);
else if (sensorValue>(603-deltaInf) &&
sensorValue<(603+deltaSup) )
return(247.5);
else if (sensorValue>(946-deltaInf) &&
sensorValue<(946+deltaSup) )
return(270);
else if (sensorValue>(830-deltaInf) &&
sensorValue<(830+deltaSup) )
return(292.5);
else if (sensorValue>(979-deltaInf) &&
sensorValue<(979+deltaSup) )
return(315);
else if (sensorValue>(889-deltaInf) &&
sensorValue<(889+deltaSup) )
return(337.5);

delay(100);
}
return(-1); //Se dopo 3 tentativi non ha valori noti ritorna
un errore
}

void anemometro::rpm() //This is the function that the interupt calls


{
numGiri++; //This function measures the rising and falling edge of
the hall effect sensors signal
}

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 147


Sezione 2
Note e appunti sulla direzione e intensità del
VENTO

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 148


Sezione 2
Oh, mamma, che bel sole!

Perché misurare l’irraggiamento e l’illuminamento?

La misurazione dell’irraggiamento solare si utilizza per poter vedere


con la possibilità di reputare un sito idoneo all’installazione di un
impianto di captazione delle radiazioni solari e, in secondo luogo per
calcolare il loro rendimento.
Le tecnologia solare e fotovoltaica permettono di trasformare l’energia
solare in calore o in energia elettrica senza l’utilizzo di alcun
combustibile.
Solo una parte del flusso di energia generata dalle reazioni
termonucleari di fusione del sole è la quantità utile che, giunta al suolo,
può essere utilizzata da
un dispositivo di captazione (impianto a celle solari, centrale solare,
celle fotovoltaiche) e dipende direttamente dall’irraggiamento del sito.
La valutazione, per installare degli impianti di captazione solare
necessita dunque dei dati d’irraggiamento, cioè la potenza di radiazione,
il flusso di energia incidente su una superficie data in un determinato
intervallo di tempo [W/m2/giorno].
Fattori che influenzano l’irraggiamento sono fattori meteorologici: la
nuvolosità, la foschia e l’umidità presente nell’aria, oltre che
naturalmente la durata delle ore di luce ed il percorso del sole lungo il
corso delle stagioni, ovvero la latitudine del sito, insieme alla sua
altitudine e alle caratteristiche di assorbimento e riflessività del
territorio circostante.

L’irraggiamento, insieme all’illuminamento, definisce il rapporto tra un


flusso incidente su di un’area specifica e la superficie della stessa.
L’illuminamento è una grandezza fotometrica, cioè riferita solo alla
porzione dell’energia radiante percepita dall’occhio umano, la luce,
sensazione soggettiva data dall’interazione delle radiazioni con
l’apparato visivo, comprende solo una porzione delle lunghezze d’onda
emesse dalle radiazioni elettromagnetiche, escludendo quelle più corte
(ultravioletto) e quelle più lunghe (infrarossi).

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 149


Sezione 2
Per questo motivo, l’illuminazione stradale ad esempio è formata da
corpi illuminanti che emettono una radiazione con lunghezza d’onda
pari a 580 nm (nella composizione spettrale del fascio luminoso esse
corrispondono al giallo/arancione, che appunto contraddistingue la luce
monocromatica delle lampade a scarica ai vapori di sodio), quella che
produce nell’occhio umano la massima sensazione luminosa.
L’illuminamento è espresso come il rapporto tra la quantità di flusso
luminoso emesso e la superficie dell’oggetto illuminato [lux=lumen/m2],
mentre ricordiamo che l’irraggiamento, in modo parallelo
all’illuminamento, esprime il flusso energetico, sempre per area
unitaria.
L’illuminamento è il parametro utilizzato per determinare il comfort
illuminotecnico degli ambienti interni, in termini di quantità e qualità
della luce.
L’illuminazione di un ambiente deve soddisfare alcune esigenze
fondamentali quali: una buona visibilità per lo svolgimento corretto
delle attività, il comfort visivo e di sicurezza.
Le normative UNI, (la UNI 10380 “Illuminazione di interni con luce
artificiale”, ad esempio), così come i regolamenti edilizi, definiscono i
parametri luminosi per gli ambienti interni: il calcolo
dell’illuminamento diviene fondamentale quindi per comprendere la
distribuzione della luminanza, l’apporto della luce naturale per mezzo
dell’adeguata presenza e relativa estensione delle finestre, la
realizzazione del benessere psicofisico delle persone e allo stesso tempo
la limitazione del consumo energetico.
Inoltre le normative prevedono le soglie anche per determinare
rapporti tra illuminamento minimo e medio di una superficie, onde
poter ottenere un’uniformità di illuminamento e limitare abbagliamenti
per riflesso. Stando alla formula dell’illuminamento, la quantità di luce
che cade sulle superfici influenza notevolmente la percezione visiva:
dato che l’illuminamento è riferito all’oggetto illuminato e non alla
sorgente, avremo un illuminamento massimo quando i raggi luminosi
cadono perpendicolarmente sulla superficie ricevente, e nullo quando la
superficie è parallela ai raggi. Il monitoraggio è quindi necessario per
effettuare verifiche illuminotecniche e controllare così il rispetto dei

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 150


Sezione 2
requisiti di illuminazione, riferiti, oltre alle soglie minime e massime,
anche ai fenomeni collaterali come l’abbagliamento.

AE.Ir
Il monitoraggio dell’illuminamento da fonte naturale può introdurre
anche nuovi mezzi anche per il controllo dell’illuminazione artificiale,
attraverso l’accensione automatica con interruttori attivati
automaticamente al decrescere dei lux registrati in un ambiente.
Per questo motivo la scelta del sensore di precisione phidgets 1127
permette di avere una precisa indicazione dell’illuminamento in un
ambiente interno (il sensore è sensibile in un range che varia da 1 a
1000 lux), se opportunamente installato: è necessario infatti ricordare
che l’illuminamento si riferisce all’oggetto illuminato e non alla
sorgente.
Ad esempio, in una giornata di gennaio a Torino, l’illuminamento di una
stanza esposta a sud varia da 10 lux alle 9 del mattino, ai 750 lux verso
mezzogiorno, per ridiscendere a valori vicini ai 120 lux verso le 18 i
sera con un illuminazione di tipo artificiale.

La misurazione dell’illuminazione è fondamentale anche in altri campi,


quali ad esempio il monitoraggio del degrado di beni culturali: le
radiazioni elettromagnetiche hanno infatti degli effetti negativi,
provocando reazioni fotochimiche che indeboliscono la strutture e le
fibre dei materiali, alterano il colore e le superfici. Conoscere i lux
incidenti su una superficie permette di calcolare l’esposizione
energetica di un bene culturale, che dipende dallo spettro della luce
incidente, dal tempo di esposizione, ed infine dalla densità del lusso
energetico incidente, coincidente con l’illuminamento, se si è calati in
un ambito di tipo illuminotecnico 24.

24Si veda la norma UNI 10829 “ Beni di interesse storico ed artistico. Condizioni ambientali di
conservazione, misurazione e analisi”

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 151


Sezione 2

Figg. III.9, III.10 Schema del circuito del sensore d’illuminamento e sua
installazione

SKETCH sensore illuminamento

/*
illuminamento1127.pde
26-11-2010 Paolo Cantore
Questa libreria funziona con sensore phidgets light sensor 1127, il
sensore e' gia' studiato
per fornire i dati ad un ADC a 10 bit su un range 0-5v. il valore che
si ottiene sono esattamente
i lux. Per valori oltre 950 il sensore e' in saturazione
*/
#include "illuminamento1127.h"

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 152


Sezione 2

illuminamento1127 mioLuce1(0);

void setup()
{
Serial.begin(9600);
}

void loop()
{
Serial.println(mioLuce1.leggiLux() );
delay(1000); // wait for one second
}

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 153


Sezione 2

/*
illuminamento1127.h
26-05-2011 Paolo Cantore
Questa libreria funziona con sensore phidgets light sensor 1127, il
sensore è gia' studiato
per fornire i dati ad un ADC a 10 bit su un range 0-5v. il valore che si
ottiene sono esattamente
i lux. Per valori oltre 950 il sensore e' in saturazione
*/

#ifndef illuminamento1127_h
#define illuminamento1127_h

class illuminamento1127
{
private:
int analogInArduino; //pin arduino dove e' connesso il sensore

public:
illuminamento1127(int analogInArduino); //costruttore
~illuminamento1127( ); //distruttore

int leggiLux(); //restituisce i lux


};

#endif

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 154


Sezione 2

/*
illuminamento1127.cpp
26-05-2011 Paolo Cantore
Questa libreria funziona con sensore phidgets light sensor 1127, il
sensore è studiato
per fornire i dati ad un ADC a 12! bit su un range 0-5v. Per valori
oltre 950 il sensore e' in saturazione
*/

/
*************************************************************************
*****
* Includes

*************************************************************************
*****/

#include "illuminamento1127.h"
#if defined(ARDUINO) && ARDUINO >= 100
#include "Arduino.h"
#else
#include "WProgram.h"
#endif //Arduino includes

/
*************************************************************************
*****
* Definitions

*************************************************************************
*****/

/
*************************************************************************
*****
* Constructors

*************************************************************************
*****/

illuminamento1127::illuminamento1127(int analogInArduino)
{
this->analogInArduino=analogInArduino;
}

illuminamento1127::~illuminamento1127( )
{
}

/
*************************************************************************
*****
* User API

*************************************************************************
*****/

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 155


Sezione 2

int illuminamento1127::leggiLux()
{
//il coefficiente è stato trovato come (200*4.8828125m), 200 viene
dal datasheet. 4.8 step ADC
return( analogRead(analogInArduino)*0.9765625 );
}

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 156


Sezione 2
Note e appunti sull’ILLUMINAMENTO

Qual’è il consumo medio annuo


per
in un’unità domestica italiana
l’illuminazione degli ambienti?
Ordina le stanze di una normale
dimora italiana: camera da letto
do
cucina, soggiorno, bagno, secon
il carico gionaliero medio di
potenza impiegata
l
nell’illuminazione per stanza, da
più elevato al più basso.
Quanti led occorrono per
ri a
produrre un flusso luminoso pa
quello prodotto da una lampada
trasparente ad incandescenza?

W e un LED 10-15 lm/W


sorgente a incandescenza è pari a 6-19 lm/W, quella di una sorgente a scarica a 50-100 lm/
incandescena a 25 W. La potenza di 1 LED è però di 0,2 W. L’efficienza luminosa di una
produce un flusso luminoso medio di 2 lm a fronte dei 210 lm di una lampada ad
375 kWh/anno - camera da letto (8 W), bagno e cucina (9,6 W), soggiorno (14,5 W) - un led

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 157


Sezione 2

Ambiente esterno - interno


Ambiente esterno - Ambiente interno AEI

Gestione: Approvvigionamento

Variabili u.m. Tipologia Rif. progetto

Prodotti n D AEI.P

Acqua mc A AEI.A

Gasolio mc A AEI.Go

Gas mc A AEI.G

Energia elett. KWh A AEI.Ee

Rilevatore presenza n A AEI.PIR

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 158


Sezione 2
Il livello dei liquidi.

Perché misurare il livello dei liquidi?

Dipende dai liquidi, ma in generale si misura il livello di un liquido per


sapere se ve ne è in quantità sufficiente per garantire un servizio (ad
esempio il livello dell’acqua per l’utilizzo in campo alimentare, igienico,
per l’irrigazione; il livello del gasolio per garantire il riscaldamento di
una struttura, ecc…).
Oltre alla verifica di una corretta gestione, proprio il monitoraggio
continuo del livello di cisterne e pozzi è essenziale per evidenziare
situazioni di consumo anomalo, dovute a perdite o malfunzionamenti,
grazie all’immediata visione del dato. La possibilità di ottenere così dati
precisi e reali, può portare all’elaborazione di indicatori ambientali, ad
esempio il consumo di liquidi per utente.

AEI.A, AEI.Go
Esistono diverse tipologie di sensori per misurare il livello dei liquidi.
Quelli con funzionamento a switch galleggiante agiscono come degli
interruttori che si chiudono quando il liquido raggiunge il loro livello.
Hanno il vantaggio di essere estremamente economici, ma possono
fornire esclusivamente un’uscita booleana ovvero, se in una cisterna se
ne installasse uno solo, si avrebbe esclusivamente l’indicazione se si è
sopra o sotto quel sensore, mentre posizionandone due si avrebbero tre
zone di livello e così via. Un’altra tipologia è quella con sensori ottici,
che controllano se davanti al sensore vi è o meno del liquido. Oltre ad
avere, come gli switch, lo svantaggio di essere booleani, questa tipologia
di sensori può essere complicata da installare in vasche e cisterne, che
andrebbero forate o adattate per l’installazione. Esistono poi in
commercio delle barre, la cui resistenza varia a seconda di quanta
superficie è a contatto con un liquido: il vantaggio di tale soluzione sta
nel fatto che si ha una misura progressiva del livello di un liquido, lo
svantaggio consiste nel fatto che, a seconda della profondità del
contenitore del liquido, la barra andrebbe realizzata e tarata
appositamente. Proprio per il fatto che tutte le soluzioni con sonde

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 159


Sezione 2
necessitano di essere adattate al contesto di installazione, si è optato
per impiegare dei sensori ad ultrasuoni come strumento per la
rilevazione del livello di un liquido. Tale sistema è meno invasivo
rispetto a quelli prima considerati, in quanto è sufficiente praticare un
foro per installare il sensore. Inoltre l’unico parametro da impostare è
l’altezza della cisterna, per effettuare una differenza con il valore di
distanza rilevato dal sensore.
In una prima fase di test si è adottato, per motivi di costo e facilità di
reperimento sul mercato, il sensore devantech srf 05. I risultati sono
stati particolarmente buoni sia a livello di precisione che di stabilità.
Purtroppo però tale sensore non è adatto a lavorare a basse
temperature e non è impermeabile. Poiché si tratta di requisiti
inderogabili, proprio per la sua installazione all’interno di cisterne, si è
scelto di adottare il più costoso maxbotix 7062 (già introdotto nel
paragrafo del livello di neve al suolo). Tale sensore offre tre tipi di
interfaccia con il microcontrollore: un’uscita analogica, un’uscita
seriale non standard ed una in pulse with modulation. L’uscita
analogica offre una precisione minore rispetto agli altri due standard,
tra i quali si è scelto di usare la tecnica PWM poiché non sono richiesti
circuiti di adattamento, ma ci si può interfacciare direttamente con il
microcontrollore. Rispetto all’srf 05, il maxbotix ha fornito risultati
peggiori da un punto di vista della stabilità: in mezzo a molti campioni
corretti si osservano sporadici valori non attendibili.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 160


Sezione 2

Fig. III.11 Schema del circuito con il sensore devantech srf 05

Fig. III.12 Test in laboratorio del sensore ad ultrasuoni

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 161


Sezione 2
SKETCH sensore ad ultrasuoni

/*
test.pde
27-12-2010 Paolo Cantore
Questa libreria funziona con un sensore ultrasuoni SRF05
il segnale di impulso e' connesso al pin 3, il segnale di risposta
e' collegato il pin 2
*/
#include "ultrasuoniSRF05.h"

int vettoreMpx[]= {2,3,4};


int triggerPin= 3;
int echoPin= 2;

void setup()
{
Serial.begin(9600);
pinMode(vettoreMpx[0], OUTPUT); // controllo MPX 1
pinMode(vettoreMpx[1], OUTPUT);
pinMode(vettoreMpx[2], OUTPUT);

pinMode(triggerPin, OUTPUT); // set init pin 3 as


output
pinMode(echoPin, INPUT); // set echo pin 2 as
input

void loop()
{

ultrasuoniSRF05 mioUltrasuoni1(triggerPin, echoPin);

Serial.println( mioUltrasuoni1.leggiDistanza() );
delay(1000); // wait for one second
}

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 162


Sezione 2

/*
ultrasuoniSRF05.h
27-12-2010 Paolo Cantore
Questa libreria funziona con un sensore ultrasuoni SRF05
*/

#ifndef ultrasuoniSRF05_h
#define ultrasuoniSRF05_h

class ultrasuoniSRF05
{
private:
int triggerPin; //pin di arduino dove mando un impulso
int echoPin; //pin di arduino dove ascolto il segnale
di ritorno
int pinMpx; //su che canale del mpx voglio leggere
int select[3]; //pin digitale su arduino dei tre segnali
select
bool mpx;
void setMpx();

public:
ultrasuoniSRF05(int triggerPin, int echoPin); //costruttore

~ultrasuoniSRF05( ); //distruttore

float leggiDistanza(); //restituisce la


distanza
};

#endif

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 163


Sezione 2

/*
ultrasuoniSRF05.cpp
27-12-2010 Paolo Cantore
Questa libreria funziona con un sensore ultrasuoni SRF05
*/

/
*************************************************************************
*****
* Includes

*************************************************************************
*****/

#include "ultrasuoniSRF05.h"
#if defined(ARDUINO) && ARDUINO >= 100
#include "Arduino.h"
#else
#include "WProgram.h"
#endif //Arduino includes

/
*************************************************************************
*****
* Definitions

*************************************************************************
*****/

/
*************************************************************************
*****
* Constructors

*************************************************************************
*****/

ultrasuoniSRF05::ultrasuoniSRF05(int triggerPin, int echoPin)


{
mpx=false;
this->triggerPin=triggerPin;
this->echoPin=echoPin;
}

ultrasuoniSRF05::~ultrasuoniSRF05( )
{

/
*************************************************************************
*****
* User API

*************************************************************************
*****/

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 164


Sezione 2
void ultrasuoniSRF05::setMpx()
{
for(int bit = 0; bit < 3; bit++)
{
int pin = select[bit]; // the pin wired to the multiplexer select bit
int isBitSet = bitRead(pinMpx, bit); // isBitSet will be true if
given bit is set in this channel
// es la porta 3 del mpx sara'
011
digitalWrite(pin, isBitSet);
}

float ultrasuoniSRF05::leggiDistanza()
{

unsigned long pulseTime; //numero di micro secondi impiegati


perchè il segnale ritorni
int nPassaggi=5; //su quanti campioni voglio fare la
media
float sommaDistanze=0;

if (mpx==true) //se ho un mpx setto i bit che lo pilotano


setMpx();

for(int i=0; i<nPassaggi; i++)


{
digitalWrite(triggerPin, HIGH); // send 10 microsecond
pulse
delayMicroseconds(10); // wait 10 microseconds
before turning off
digitalWrite(triggerPin, LOW); // stop sending the
pulse
pulseTime = pulseIn(echoPin, HIGH); // Look for a return
pulse, it should be high as the pulse goes low-high-low
sommaDistanze += float (pulseTime/57.64); // Distance = pulse
time / 57.64 to convert to cm.

delay(100); //se non si


aspetta prima di ricampionare i valori sono non corretti
}

return (sommaDistanze/nPassaggi); //restituisce la media delle


misurazioni

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 165


Sezione 2
Note e appunti sul LIVELLO DEI LIQUIDI

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 166


Sezione 2
Il consumo elettrico

Perché misurare il consumo di energia?

Monitorare i consumi energetici in rapporto con le attività svolte


all’interno di un sistema, che siano le azioni svolte da un nucleo
famigliare, o in un ufficio, in un’impresa, uno stabilimento industriale,
ecc, permette di visualizzare l’impatto energetico.
Tramite il calcolo della quantità di energia elettrica utilizzata dalle
varie apparecchiature necessarie per le normali attività, per
l’illuminazione,ecc. ed il loro raffronto in una scala temporale, è
possibile avere chiara la quantità di energia elettrica consumata in ogni
lasso temporale e per ogni attività svolta.
Il dato preciso può essere collegato ai consumi economici connessi
permettendo di verificare possibili malfunzionamenti o perdite di
tensione delle apparecchiature. Infine il monitoraggio costante e la sua
immediata visualizzazione può portare verso una sensibilizzazione
sull’utilizzo effettivo dell’energia elettrica, rendendo evidenti possibili
sprechi e dispersioni, che potrebbero essere contenuti o evitati.
Per un’impresa rapportare i consumi energetici con la produzione, in un
dato periodo, può fornire utili indici per indicatori ambientali, come ad
esempio l’intensità energetica.

AEI.Ee
Ci si è posti come obiettivo quello di poter monitorare il consumo di un
apparecchio elettrico nel modo meno invasivo e più standardizzato
possibile. Soluzioni che richiedessero interventi sugli apparecchi da
monitorare non erano pertanto accettabili. Si voleva, inoltre, avere un
sistema che permettesse di verificare il consumo di un singolo
apparecchio utilizzatore: ciò ha portato all’esclusione di modelli che si
interfacciassero con il contatore di rete (che peraltro non è sempre
presente). La scelta più ragionevole è sembrata quella di un sensore
amperometrico che, posizionato attorno ad un polo del cavo di
alimentazione dell’utilizzatore, restituisce una tensione proporzionale
alla corrente che passa nel cavo stesso. La scelta è ricaduta sul

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 167


Sezione 2
SCT-013-030, anche se i sensori di questa categoria non presentano
differenze significative tra un modello e l’altro. L’implementazione ha
richiesto una lunga fase di taratura, poiché il datasheet del sensore non
riporta in modo diretto il rapporto tra la corrente che transita nel cavo
e la tensione generata dal campo magnetico. La taratura della funzione
di passaggio dalla tensione in ingresso a Scatol8® alla corrente assorbita
dall’apparecchi da misurare è stata ottenuta tarando per interpolazione
con i valori misurati da una pinza amperometrica di riferimento. Una
funzione di primo grado approssima in modo abbastanza preciso il
comportamento reale del sensore, che effettivamente ha una risposta
lineare al crescere del valore in ampere relativo al cavo da misurare.
Per il calcolo della potenza si è semplicemente moltiplicato il valore di
corrente per una costante pari a 230, valore della tensione nella rete di
distribuzione elettrica italiana. Tale sistema è un’approssimazione,
poiché il vantaggio non è mai un valore realmente fisso, ma fluttua
leggermente in base al carico. Se tale considerazione è vera già per la
rete di distribuzione elettrica, potrebbe essere ancora più impattante
nel caso, ad esempio, di un gruppo elettrogeno. Un possibile
miglioramento sarebbe quindi quello di far rilevare al microcontrollore
anche il valore di tensione della rete, per poi calcolare il prodotto fra
questa e la corrente.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 168


Sezione 2

Figg. III.13, III.14 Lo schema del circuito della pinza amperometrica e sotto
una sua installazione

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 169


Sezione 2
SKETCH pinza amperometrica

/*
test.pde
11-03-2011 Paolo Cantore
Questa libreria funziona con un sensore amperometrico sct-013-030,
l'ingresso di arduinio e' A0
*/

#include "amperometrico.h"

amperometrico mioAmperometrico(0);
int voltaggio=227;

void setup()
{
Serial.begin(9600);
}

void loop()
{
Serial.println( (mioAmperometrico.leggiCorrente() )*voltaggio );

delay(1000);
}

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 170


Sezione 2

/*
amperometrico.h
07-03-2011 Paolo Cantore
Questa libreria funziona con un sensore YHDC SCT-013-030. Nel sensore
deve passare solo un polo, se
si fanno passare entrambi i valori si annullano. A seconda della
corrente che scorre un campo magnetico diverso
genera una tensione diversa. I valori sono molto piccoli e pertanto in
serie al sensore è bene mettere un
amplificatore. Più si amplifica più si abbassa il valore massimo
leggibile e più contemporaneamente si guadagna
in precisione. Senza ampli potrei misurare al max 44kW ma la risoluzione
sarebbe di 40W. (1mV per 8.8W circa con una
risoluzione di arduino di 4.8mV). Con un amplificatore con guadagno pari
a 5 il valore massimo è circa 9000W
con una risoluzione di 8.5W circa data dai watt per ogni "step"
riconoscibile da arduino(4.8*(8.8/5))
siccome a 5mV corrispondono 8.8W.
*/

#ifndef amperometrico_h
#define amperometrico_h

class amperometrico
{
private:
int analogInArduino; //pin arduino dove leggo l'uscita
dell'amplificatore
int maxVal;

public:
amperometrico(int analogInArduino); //costruttore

~amperometrico( ); //distruttore

float leggiCorrente(); //restituisce gli ampere


};

#endif

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 171


Sezione 2

/*
amperometrico.cpp
07-03-2011 Paolo Cantore
Questa libreria funziona con un sensore YHDC SCT-013-030. Nel sensore
deve passare solo un polo, se
si fanno passare entrambi i valori si annullano. A seconda della
corrente che scorre un campo magnetico diverso
genera una tensione diversa. I valori sono molto piccoli e pertanto in
serie al sensore è bene mettere un
amplificatore. Più si amplifica più si abbassa il valore massimo
leggibile e più contemporaneamente si guadagna
in precisione. Senza ampli potrei misurare al max 44kW ma la risoluzione
sarebbe di 40W. (1mV per 8.8W circa con una
risoluzione di arduino di 4.8mV). Con un amplificatore con guadagno pari
a 5 il valore massimo è circa 9000W
con una risoluzione di 8.5W circa data dai watt per ogni "step"
riconoscibile da arduino(4.8*(8.8/5))
siccome a 5mV corrispondono 8.8W.
*/

/
*************************************************************************
*****
* Includes

*************************************************************************
*****/

#include "amperometrico.h"
#if defined(ARDUINO) && ARDUINO >= 100
#include "Arduino.h"
#else
#include "WProgram.h"
#endif

/
*************************************************************************
*****
* Definitions

*************************************************************************
*****/

/
*************************************************************************
*****
* Constructors

*************************************************************************
*****/

amperometrico::amperometrico(int analogInArduino)
{

this->analogInArduino=analogInArduino;
}

amperometrico::~amperometrico( )

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 172


Sezione 2
{

/
*************************************************************************
*****
* User API

*************************************************************************
*****/

float amperometrico::leggiCorrente()
{
maxVal=0;
for(int i=0; i<40; i++) //la corrente a 50Hz ha un tempo di 20ms,
metto 40 per essere più preciso ad es in caso di INT
{
// read the value from the sensor
maxVal =max( analogRead(analogInArduino),maxVal );

delay(1);

}
return(maxVal*0.0215); //formula calcolata sperimentalmente
raffrontando con pinza amperometrica y=mx+0

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 173


Sezione 2
Note e appunti sull’ENERGIA ELETTRICA

Nell’arco d
verso che i una gior
ora si regis nata,
giornalier tra il picco
o di consu
energia ele mo
ttrica in It di
alia?
Quanto eq
procapite uivale il c
onsumo
di energia
Italia? elettrica in

Sapresete
seguenti d ordinare le Nazion
al valore p i
più basso iù alto al
di energia
utilizzata elettrica
procapite
Finlandia :B
, Romania elgio,
Cina, Fran , St
cia, Norve ati Uniti,
Colombia, gia,
Emirati A
Giappone, r ab
Canada, In i,
Africa e A dia, Sud
rgentia?
Qual’è la R
dove i con egione ita
sumi elett liana
domestici rici
procapite
più alti ne sono stati
l 2010? e
bassi? d ove i più

d’Aosta (1.438 Kwh/ab)


Canada (14.383 Kwh/ab), Norvegia (21.881 Kwh/ab) Basilicata (893 Kwh/ab) e Valle
(6.793 Kwh/ab), Belgio (7.121 Kwh/ab), Giappone (7.306 Kwh/ab), USA (11.748 Kwh/ab),
ab), Cina (2.262 Kwh/ab), Argentina (2.638 Kwh/ab), Sud Africa (3.911 Kwh/ab), Francia
18 - 4.970 Kwh/ab - India (556 Kwh/ab), Colombia (972 Kwh/ab), Romania (1.786 Kwh/

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 174


Sezione 2
Rilevatore di presenza

Perché rilevare la presenza di oggetti, persone?


La sostenibilità può essere anche rapportata a dati relativi alla
presenza o assenza di persone al’interno di un ambiente chiuso,
circoscritto.
Rilevare una presenza indesiderata è poi associabile ad altri livelli di
sostenibilità: di tipo economico (la sottrazione di beni comporta una
diminuzione della disponibilità dell’utente), di tipo sociale (la la
sicurezza è uno dei primi requisiti evidenziato come importante quando
si parla di qualità della vita).
Conoscere il numero di utenti che svolgono delle attività, monitorate
esse stesse tramite altri parametri (come descritti nei punti precedenti,
ad esempio il consumo di risorse – acqua, energia elettrica- o la
produzione di rifiuti) può essere interessante per creare degli indicatori
ambientali.
Questo può essere eseguito tramite dei rilevatori ad infrarossi che
contano il passaggio davanti ad una fotocellula opportunamente
posizionata
Conoscere quale utente svolge una determinata azione può essere reso
possibile dall’associazione di tale sensore con dei lettori rfid, che, a
fianco della rilevazione del passaggio indistinto, riconoscono l’id della
persona che ha transitato, o si è avvicinata, o ha utilizzato una certa
apparecchiatura, e così via.

AEI. PIR
Un sensore PIR (Passive infrared sensor) misura la porzione di raggi
infrarossi che viene emessa da un corpo che si muove di fronte alla
faccia ricevente del sensore.
Ogni corpo al di sopra dello zero termico emette energia sottoforma di
radiazione, le porzioni infrarosse sono invisibili all’occhio umano ma
possono essere distinte da questi sistemi passivi, dove per passivi si
intende la mancanza di un raggio uscente dal’apparecchio, bensì la
ricezione “passiva” delle radiazioni infrarosse emesse dalle persone o
animali che transitano nel campo del sensore.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 175


Sezione 2
La sigla RFID definisce la Radio Frequency IDentification e
materialmente è costituito da un lettore e uno o più trasponder o tag,
cioè gli elementi in possesso o collegati con oggetti, persone, animali,
che inviano un riconoscimento univoco e vengono così registrati dal
lettore.
L’impiego di questo sistema spazia dal riconoscimento di tutti gli oggetti
che escono da un magazzino o da una catena produttiva,ecc.
Il collegamento di un lettore RFID con il microprocessore permette di
accrescere le informazioni acquisite con il lettore ad infrarossi,
associando all’azione registrata anche la persona fisica, o la cosa, che la
compie.

Fig. III.15 Schema del circuito del sensore PIR

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 176


Sezione 2

Fig. III.16 Istallazione del sensore PIR

SKETCH senosore PIR

/*
intrusione.pde
24-08-2011 Paolo Cantore
Questa libreria funziona Questa libreria funziona con un infrarossi
standard per antifurti,
il segnale di int e' sul pin numero 2. Da notare che il PIR quando
rileva qualcosa apre l'
interruttore. A riposo invece è chiuso.
Bisogna o attivare la resistenza di pull-up interna (soluzione qui
adottata) oppure usarne
una di pull down esterna. Da notare che essendo un interruttore che sta
quasi sempre chiuso
ad ogni modo non posso evitare il minimo di consumo dovuto allo
scorrere nella resistenza.
Il fatto che ci siano due fuinzioni di int è perchè altrimenti rilevava
1 RISING quando si

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 177


Sezione 2
accendeva il led del pir, 1 o 2 rising quando si spegneva. Credo che
ciò sia dovuto a delle
oscillazioni dell'interruttore
*/

#include "intrusione.h"

intrusione mioPir(2);

void setup()
{
Serial.begin(9600);
pinMode(2,INPUT);
digitalWrite(2,HIGH); //resistenza di pull up interna

attachInterrupt(0, miaRilevazione, RISING); //numero di interrupt, int


service routine, evento scatenante

attachInterrupt(0, fineRilevazione, FALLING );

sei(); //abilita gli interrupt


}

void loop()
{
Serial.println(mioPir.leggiRilevazioni() );
mioPir.azzeraRilevazioni();
delay(1000);
}

void miaRilevazione()
{
mioPir.rilevazione();
attachInterrupt(0, fineRilevazione, FALLING );
}

void fineRilevazione()
{

detachInterrupt(0);
delay(1000);
attachInterrupt(0, miaRilevazione, RISING); //numero di interrupt, int
service routine, evento scatenante
}

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 178


Sezione 2

/*
intrusione.h
24-08-2011 Paolo Cantore
Questa libreria funziona con un infrarossi standard per antifurti

Perchè il codice venga eseguito correttamente si abilitano gli


interrupt nel costruttore
*/

#ifndef intrusione_h
#define intrusione_h

class intrusione
{
private:
int interruptPinArduino; //pin arduino dove arriva l'interrupt
volatile int nRilevamenti; //misura i fronti di salita del
segnale

public:
intrusione(int interruptPinArduino); //costruttore

~intrusione( ); //distruttore

int leggiRilevazioni(); //restituisce i


litri passati nel sensore
void azzeraRilevazioni(); //azzera il
contatore
void rilevazione(); //numero
di giri fatti dal sensore
};

#endif

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 179


Sezione 2

/*
intrusione.cpp
24-08-2011 Paolo Cantore
Questa libreria funziona con un infrarossi standard per antifurti

Perchè il codice venga eseguito correttamente si abilitano gli


interrupt nel costruttore
*/

/
*************************************************************************
*****
* Includes

*************************************************************************
*****/

#include "intrusione.h"
#if defined(ARDUINO) && ARDUINO >= 100
#include "Arduino.h"
#else
#include "WProgram.h"
#endif //Arduino includes

/
*************************************************************************
*****
* Definitions

*************************************************************************
*****/

/
*************************************************************************
*****
* Constructors

*************************************************************************
*****/

intrusione::intrusione(int interruptPinArduino)
{
this->interruptPinArduino=interruptPinArduino;
pinMode(interruptPinArduino, INPUT); //
inizializza il pin di interrupt come ingresso

nRilevamenti=0;
}

intrusione::~intrusione( )
{

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 180


Sezione 2
/
*************************************************************************
*****
* User API

*************************************************************************
*****/

int intrusione::leggiRilevazioni()
{
return(nRilevamenti);
}

void intrusione::azzeraRilevazioni()
{
nRilevamenti=0;
}

void intrusione::rilevazione() //Questa e' la funzione chiamata


dall'interrupt
{
nRilevamenti++;
}

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 181


Sezione 2
Note e appunti sul RILEVATORE DI PRESENZE

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 182


Sezione 2

Ambiente interno
Ambiente interno AI

Gestione: Prevenzione, risparmio

Variabili u.m. Tipologia Rif. progetto

Presenza fumo D AI.F

Qualità aria nA AI.Qa

Livello acqua mm D/A AI.La

Livello gasolio mm D/A AI.Lgo

Scarica acc. D/A AI.Sa

Temperatura locali °C nA AI.Ti


Umidità relativa % nA AI.Ur

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 183


Sezione 2
La qualità dell’aria

Perché misurare la qualità dell’aria?

Le emissioni inquinanti presenti negli ambienti esterni così come,


anche in misura maggiore, nei locali interni ad un’abitazione, devono
essere monitorate per comprendere la concentrazione ammissibile e le
soglie oltre a cui diventano dannose per gli organismi viventi, e
prevedere opportuni interventi di riduzione degli inquinanti. La
registrazione dei dati è necessaria sia per comprendere l’andamento
delle emissioni ed ottenere informazioni sulla salubrità dell’aria, sia per
la progettazione di impianti di ventilazione di ambienti interni in cui, a
fianco dell’areazione naturale, ne sia necessaria una di tipo forzata.
Gli effetti dell’inquinamento dell’aria indoor possono interessare vari
organi ed apparati, determinando conseguenze sulla salute e sulla
produttività di chi si torva a stazionare in ambienti interessati da
concentrazioni elevate di inquinanti.
Un ambiente confinato, all’interno di una “scatola” edilizia, presenta un
microclima che, influenzato dall’affollamento e dal numero sempre
crescente di ore che vengono trascorse all’interno delle abitazioni, è
caratterizzato da una concentrazione di inquinanti maggiore rispetto
all’ambiente esterno.
L’inquinamento dell’aria indoor può avvenire sia per l’ingresso di
inquinanti atmosferici dall’ambiente esterno, sia per fonti interne
all’abitazione, dovute a diversi fattori. Proprio gli inquinanti interni
rappresentano la quota maggiore di contaminanti chimici, biologici e
fisici dell’aria all’interno di un edificio. Tra le cause di inquinamento
dell’aria interna gioca un ruolo fondamentale la nuova generazione
dell’edificato, che punta al contenimento delle dispersioni termiche
verso l’esterno, con conseguente riduzione dei ricambi d’aria,
accoppiata all’efficienza e ermeticità degli infissi, ad impianti di
condizionamento dei locali impostati sul recupero di una porzione
dell’energia termica utilizzata, spesso carenti di una pulizia e
manutenzione programmata del sistema di filtrazione e del trattamento
dell’umidità.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 184


Sezione 2
Altre cause della presenza di contaminanti nell’ambiente confinato sono
i numerosi materiali sintetici utilizzati in edilizia (pannelli, isolanti
acustici,ecc) e nei componenti d’arredo (truciolati, adesivi, prodotti
tessili, ecc.) e l’uso di determinati prodotti per la pulizia.
Raggruppando i principali contaminanti tipici dell’aria indoor, essi
spaziano dal particolato inalabile (fumo di tabacco, fonti di
combustione), alla formaldeide (presente in componenti d’arredo), a
composti organici volatili (prodotti per la pulizia, isolanti, arredi
mobili), ossidi di azoto (fumo di tabacco e stufe con bruciatori a camera
aperta), monossido di carbonio (sistemi di riscaldamento, fumo di
tabacco), anidride carbonica (proveniente dalla respirazione e da
processi di combustione), inquinanti microbiologici (allergeni e
patogeni biologici come batteri, spore, pollini, ecc..), gas radon
(presente nel suolo e in alcuni materiali da costruzione), pesticidi,
piombo (vernici, acqua).

AI.Qa
La qualità dell’aria può essere misurata rilevando la concentrazione di
vari gas, come il monossido di carbonio, l’anidride carbonica e
l’idrogeno. Allo stato attuale sono stati considerati dei sensori di fascia
economica, accomunati dallo stesso principio di funzionamento: al
crescere della concentrazione di un determinato gas, cambia il valore di
una resistenza. In alcuni casi è necessario un circuito per portare il
sensore alla giusta temperatura operativa. Una criticità consiste nel
fatto che, per ottenere risultati attendibili, si debbano attendere dalle
30 alle 50 ore dall’accensione affinché il sensore si stabilizzi. In tale
lasso di tempo il sensore consuma ininterrottamente corrente che
trasforma in calore necessario per giungere alla temperatura operativa.
L’aspetto più critico sarà riuscire a ricavare un valore di
concentrazione a partire dal valore di resistenza fornito dal sensore.
Date queste specifiche, almeno in una prima fase, ci si è posti l’obiettivo
di ottenere un’indicazione di massima della qualità dell’aria, espressa
tramite giudizi (scarsa, sufficiente, buona,ecc…), piuttosto che dei
valori numerici che non sarebbero precisi in assenza di un sistema
avanzato di taratura. In questa fase si è implementato un sensore che

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 185


Sezione 2
permette di registrare delle emissioni di gas presenti in un ambiente
domestico: LPG, butano, propano, metano, idrogeno e fumi.

Figg. III.17, III.18 Lo schema del circuito del sensore di gas e una sua
installazione

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 186


Sezione 2
SKETCH sensore MQ - 2

/*
test.pde
13-7-2011 Paolo Cantore

*/
#include "mq2.h"

void setup()
{
Serial.begin(9600);
}

void loop()
{
mq2 mioMq2(0);
Serial.println(mioMq2.leggiConcentrazionePpm() );
delay(1000); // wait for one second
}

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 187


Sezione 2

/*
mq2.h
13-7-2011 Paolo Cantore, Claudio Anardu
Questa libreria funziona con un sensore di gas MQ2 il circuito è a 3.3V
o a 5.5V
*/

#ifndef mq2_h
#define mq2_h

class mq2
{
private:
int analogInArduino; //pin arduino dove scrivera' la
temperatura
int pinMpx; //su che canale del mpx voglio leggere
int select[3]; //pin digitale su arduino dei tre
segnali select
bool mpx;
void setMpx();

public:
mq2(int analogInArduino); //costruttore

~mq2( ); //distruttore

float leggiConcentrazionePpm(); //restituisce


i gradi celsius
};

#endif

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 188


Sezione 2

/*
mq2.cpp
13-7-2011 Paolo Cantore, Claudio Anardu
Questa libreria funziona con un sensore di gas MQ2 il circuito è a 3.3V
*/

/
*************************************************************************
*****
* Includes

*************************************************************************
*****/

#include "mq2.h"
#if defined(ARDUINO) && ARDUINO >= 100
#include "Arduino.h"
#else
#include "WProgram.h"
#endif //Arduino includes

/
*************************************************************************
*****
* Definitions

*************************************************************************
*****/

/
*************************************************************************
*****
* Constructors

*************************************************************************
*****/

mq2::mq2(int analogInArduino)
{
mpx=false;
this->analogInArduino=analogInArduino;
}

mq2::~mq2( )
{

/
*************************************************************************
*****
* User API

*************************************************************************
*****/

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 189


Sezione 2
float mq2::leggiConcentrazionePpm()
{

int value = analogRead(analogInArduino);


float ppm = value *15.38; //il valore è stato ricavato sperimentalmente
come una retta tra zero e il valore
//di saturazione
return(ppm);

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 190


Sezione 2
Note e appunti sulla QUALITA’ DELL’ARIA

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 191


Sezione 2

Ambiente interno - esterno


Ambiente interno - ambiente esterno AIE

Gestione: Controllo inquinanti

Variabili u.m. Tipologia Rif. progetto

Qualità fumi A AIE.Qf

Consumo acqua mc nA AIE.Ca

Consumo gasolio mc A AIE.Cgo

Livello fossa A/D AIE.Lf

Qualità scarichi pH A AIE.Qs


Quantità rifiuti Kg nA AIE.Qr

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 192


Sezione 2
I consumi idrici.

Perché misurare il flusso dei liquidi?


Misurare i flussi di un liquido è necessario per conoscere le portate di
fiumi, canali, acquedotti, condotte forzate. All’interno di un’industria il
calcolo delle portate è fondamentale nel controllo dei processi.

La misurazione del flusso dei liquidi è utile per due fattori differenti: la
stima di liquido consumato in un intervallo di tempo, necessario per
poter calcolare il consumo in entrata o in uscita di liquidi come acqua,
ecc; il secondo motivo è legato alla registrazione della velocità del
liquido che passa attraverso il sensore, necessaria per calcolarne la
portata e quindi poter valutare se è possibile utilizzare l’energia
idraulica prodotta dal flusso in movimento. In caso di guasti o perdite,
monitorare il passaggio di un fluido attraverso una tubazione permette
l’immediato riconoscimento del danno.
Calcolare poi il consumo del liquido, in rapportato con il numero di
utenti che lo utilizzano, permette di ottenere indicatori ambientali di
rilevanza per le stime nel tempo (per ulteriori informazioni si rimanda
al capitolo sull’analisi ambiental-paesaggistica in questa pubblicazione).

AIE.Ca
Spostandoci sul lato operativo, l’obiettivo posto per la misurazione dei
consumi dei liquidi è quello di registrare il flusso transitato in un tubo. Il
problema è stato risolto impiegando un sensore “seedstudio flow sensor
YF-gl/2”, il quale, pur avendo un costo contenuto, ha fornito ottimi
risultati con un’incertezza del 3%. Il principio di funzionamento è simile
a quello dell’anemometro, con un interruttore che, chiudendosi
ciclicamente, invia un segnale di impulso che corrisponde ad una
determinata quantità di liquido.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 193


Sezione 2

Figg. III.19, III.20 Lo schema del circuito del flussimetro e due sue
installazioni

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 194


Sezione 2

SKETCH

/*
test.pde
21-02-2011 Paolo Cantore
Questa libreria funziona con un sensore di flusso YF-G1/2, il segnale
di int
e' sul pin numero 2
*/
//Sistema con errore del 3%

#include "flussoLiquidi.h"

flussoLiquidi mioFlussoLiquidi(2);

void setup()
{
Serial.begin(9600);

attachInterrupt(0, mioRpm, RISING); //numero di interrupt, int service


routine, evento scatenante
;

sei(); //abilita gli interrupt


}

void loop()
{
Serial.println(mioFlussoLiquidi.leggiFlusso() );
mioFlussoLiquidi.azzeraFlusso();
delay(1000);
}

void mioRpm()

{
mioFlussoLiquidi.rpm();
}

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 195


Sezione 2

/*
flussoLiquidi.h
21-02-2011 Paolo Cantore
Questa libreria funziona con un sensore di flusso YF-G1/2

Perchè il codice venga eseguito correttamente si abilitano gli


interrupt nel costruttore
*/

#ifndef flussoLiquidi_h
#define flussoLiquidi_h

class flussoLiquidi
{
private:
int interruptPinArduino; //pin arduino dove arriva l'interrupt
float flussoPassato;
volatile int numGiri; //misura i fronti di salita del segnale

public:
flussoLiquidi(int interruptPinArduino); //costruttore

~flussoLiquidi( ); //distruttore

float leggiFlusso(); //restituisce i litri


passati nel sensore
void azzeraFlusso(); //azzera il contatore
void rpm(); //numero di giri
fatti dal sensore
};

#endif

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 196


Sezione 2

/*
flussoLiquidi.cpp
21-02-2011 Paolo Cantore
Questa libreria funziona con un sensore di flusso YF-G1/2

Perchè il codice venga eseguito correttamente si abilitano gli


interrupt nel costruttore
*/

/
*************************************************************************
*****
* Includes

*************************************************************************
*****/

#include "flussoLiquidi.h"
#if defined(ARDUINO) && ARDUINO >= 100
#include "Arduino.h"
#else
#include "WProgram.h"
#endif //Arduino includes

/
*************************************************************************
*****
* Definitions

*************************************************************************
*****/

/
*************************************************************************
*****
* Constructors

*************************************************************************
*****/

flussoLiquidi::flussoLiquidi(int interruptPinArduino)
{
this->interruptPinArduino=interruptPinArduino;
pinMode(interruptPinArduino, INPUT); //
inizializza il pin di interrupt come ingresso

flussoPassato=0;
}

flussoLiquidi::~flussoLiquidi( )
{

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 197


Sezione 2
/
*************************************************************************
*****
* User API

*************************************************************************
*****/

float flussoLiquidi::leggiFlusso()
{
if(numGiri>0)
{
flussoPassato = flussoPassato + ((numGiri*1.2)/450);//7.5
viene dal datasheet ed è trova il flusso al minuto
}
numGiri = 0; //Set numGiri to 0 ready for calculations
return(flussoPassato);

void flussoLiquidi::azzeraFlusso()
{
flussoPassato=0;
}

void flussoLiquidi::rpm() //Questa e' la funzione chiamata


dall'interrupt
{
numGiri++; //Per ogni INT ho fatto un giro
}

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 198


Sezione 2

Note e appunti sul CONSUMO IDRICO

Qual’è il consumo medio


ca
giornaliero in un’unità domesti
italiana per l’utilizzo di un boiler
elettrico?
Quanto consuma una
lavastoviglie? e una
lavabiancheria?
Qual’è stato il consumo
ile
procapite di litri d’acqua potab
?
in Provincia di Torino nel 2010
Quanti litri d’acqua consuma un
comune sciacquone?

lavaggio. - 198 L al giorno - 15 L -


una lavabiancheria consuma 224 kWh/anno di energia e impiega dai 60 ai 100 L a
utilizzata varia da 14 L per un apparecchio di classe A a 30-40 L per uno di alto consumo;
consuma 369 kWh all’anno di enegia elettrica con una media di 225 cicli all’anno, l’acqua
Per un boiler elettrico da 80 L il consumo giornaliero è di 4,15 kWh - Una lavastoviglie

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 199


Sezione 2
La produzione di rifiuti

Perché misurare il peso dei rifiuti?

Il metodo più semplice per quantificare la porzione di rifiuti che


vengono prodotti è quello di quantificare la loro massa. Sapere quanti
rifiuti sono stati prodotti nelle attività quotidiane a diverse scale, dalla
produzione giornaliera di rifiuti da parte di un nucleo famigliare, alla
produzione di rifiuti speciali derivanti dalle attività industriali, è
fondamentale nell’ottica di riciclare, riutilizzare, trasformare in nuova
energia ed infine smaltire “qualsiasi sostanza od oggetto il cui detentore
si disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi”25.
Oltre ad agevolare una sensibilizzazione per portare ad una
diminuzione dei rifiuti prodotti (per una famiglia monitorare di
settimana in settima il peso dei rifiuti prodotti è uno strumento utile per
aumentare le quote di rifiuto differenziato a scapito della porzione di
indifferenziato), conoscere quanti rifiuti sono stati prodotti diviene
fondamentale per un loro efficace smaltimento.
Il nuovo sistema della gestione dei rifiuti a livello comunale comporta
un progressivo e sempre più mirato strumento di tassazione, dove una
parte della tariffa è relativa all’effettiva quota di rifiuti prodotta
dall’utente. La determinazione di questa quota variabile determina il
costo dello smaltimento delle varie tipologie di rifiuti: pesare
esattamente i rifiuti prodotti dalla singola utenza domestica diviene
così il modo più preciso, a fianco di altri metodi com la stima del volume
valutato sul numero di sacchi o sul conteggio dello svuotamento dei
contenitori. La determinazione della produzione dei rifiuti, passando
dalla stima su basi statistiche e coefficienti, alla quantificazione reale
con dati puntuali, concreti e immediati, è il passaggio necessario per
diminuire l’impatto ambientale dei consumi e delle attività, partendo
proprio dalle mura domestiche.

25 Definizione Decreto LEgislativo 3 aprile 2006, n.152, Parte quarta, Titolo I, Capo I, art.143

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 200


Sezione 2
AIE.Qr
La scelta è ricaduta su una piattaforma di pesatura PCE-PB 60 e
l’interfacciamento verso il microcontrollore avviene tramite porta
seriale.

Modello di
simulazione in
ambiente
NetLogo
“recycling”:
http://
ccl.northweste
rn.edu/
netlogo/
models/
UrbanSuite-
Recycling
Per ulteriori
informazioni
su NetLogo si
veda il Figg. III.21, III.22 Schema del circuito della piattaforma di
capitolo sulla
peso e sua installazione per la misurazione dei rifiuti.
sostenibilità.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 201


Sezione 2

SKETCH

/*
bilanciaPB60.pde
21-07-2011 Paolo Cantore, Claudio Anardu
Questa libreria funziona con una bilancia PCE-PB60 a cui è stato
modificato il circuito di alimentazione (quando
entrano in funzione le batterie non si resetta).
e il tasto di hold che viene comandato da Arduino una prima volta per
leggere il dato e una seconda per portarlo
basso.
La bilancia va accesa senza carico per fare la taratura, dopo va
tenuta accesa o se si spegne il carico va tolto.
*/

#include "bilanciaPB60.h"
#include <NewSoftSerial.h>

bilanciaPB60 miaBilancia(3,4,7); //int receivePin, int transmitPin, int


hold

void setup()
{
Serial.begin(9600);
}

void loop()
{
Serial.println( miaBilancia.leggiMassa() );

delay(4000);
}

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 202


Sezione 2
/*
bilanciaPB60.h
21-07-2011 Paolo Cantore, Claudio Anardu
Questa libreria funziona con una bilancia PCE-PB60 a cui è stato
modificato il circuito di alimentazione (quando
entrano in funzione le batterie non si resetta).
e il tasto di hold che viene comandato da Arduino una prima volta per
leggere il dato e una seconda per portarlo
basso.
La bilancia va accesa senza carico per fare la taratura, dopo va
tenuta accesa o se si spegne il carico va tolto.
*/

#ifndef bilanciaPB60_h
#define bilanciaPB60_h

#if defined(ARDUINO) && ARDUINO >= 100


#include "Arduino.h"
#else
#include "WProgram.h"
#endif
#include <SoftwareSerial.h>

class bilanciaPB60
{
SoftwareSerial serialeBilancia;
private:
int serialeTx;
int serialeRx;
int hold;

public:
bilanciaPB60(int receivePin, int transmitPin, int hold); //
costruttore

~bilanciaPB60( );
//distruttore
float
leggiMassa(); //
restituisce la massa
};

#endif

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 203


Sezione 2

/*
bilanciaPB60.h
21-07-2011 Paolo Cantore, Claudio Anardu
Questa libreria funziona con una bilancia PCE-PB60 a cui è stato
modificato il circuito di alimentazione (quando
entrano in funzione le batterie non si resetta).
e il tasto di hold che viene comandato da Arduino una prima volta per
leggere il dato e una seconda per portarlo
basso.
La bilancia va accesa senza carico per fare la taratura, dopo va
tenuta accesa o se si spegne il carico va tolto.
*/

/
*************************************************************************
*****
* Includes

*************************************************************************
*****/

#include "bilanciaPB60.h"
#if defined(ARDUINO) && ARDUINO >= 100
#include "Arduino.h"
#else
#include "WProgram.h"
#endif
#include <SoftwareSerial.h>

/
*************************************************************************
*****
* Definitions

*************************************************************************
*****/

/
*************************************************************************
*****
* Constructors

*************************************************************************
*****/

bilanciaPB60::bilanciaPB60( int receivePin, int transmitPin, int


hold):serialeBilancia(receivePin,transmitPin)
{
this->hold=hold;
this->serialeBilancia.begin(9600);
pinMode(hold, OUTPUT);
digitalWrite(hold, HIGH); //l'hold è basso quando premo, alto
quando rilascio
}

bilanciaPB60::~bilanciaPB60( )
{

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 204


Sezione 2
}

/
*************************************************************************
*****
* User API

*************************************************************************
*****/

float bilanciaPB60::leggiMassa()
{
serialeBilancia.flush();
char data[8];
digitalWrite(hold, LOW);
delay(500);
digitalWrite(hold, HIGH);

int i=0;
while(serialeBilancia.available() > 0)
{
if(i > 2)
{
data[i-3] = serialeBilancia.read();
if(data[i-3] == '.')
{
data[i-2] = serialeBilancia.read();
data[i-1] = serialeBilancia.read();
delay(500);
digitalWrite(hold, LOW);
delay(500);
digitalWrite(hold, HIGH);
return (atof(data));
}
}
else
serialeBilancia.read();
i++;
}
return(-1); //a seriale vuota. Usato per debug non dovrebbe capitare
}

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 205


Sezione 2
Note e appunti sui RIFIUTI

a n i s o no stati
rb
rifiuti u Piemon
te?
Quanti 0 1 0 i n
i nel 2
prodott e di
l a p e r centual
tata
Qual’è s lti in modo ,
i r a c c o t e a l r i utilizzo
rifiut i
tina
ato des cupero?
e r e n z
diff l re
r i c i c l a ggio e a
al n
fi u t i p r oduce u
kg di ri
Quanti in un anno? ?
o n t e se a r t a? in vetro
pie m c
rifiuti in
Quanti
stica?
e in pla
uti
n n e l l a ta di rifi e calore
Per 1 to nta elettricità
i qua i?
bruciat ssere prodott
e
possono

kg di plastica - 0,67 MWh di elettricità e 2 MWh di calore utilizzato nel teleriscaldamento


2.237.000 tonnellate - 50,4% - 502 kg pro capite - 75,3 kg di carta - 24 kg di vetro - 13,6

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 206


Sezione 2
Dal progetto singolo verso lo Scatol8®!

Se l’interesse é rivolto alla realizzazione di un sistema completo, in


grado di rilevare tutte le variabili indicate, si possono incontrare
difficoltà legate al numero di ingressi analogici e digitali di Arduino. Per
superarle é possibile adottare due tipologie di soluzioni: “moltiplicare”
gli ingressi o “moltiplicare” i microprocessori. Entrambe le soluzioni
presentano aspetti positivi e negativi sotto il profilo tecnico, economico
e di prestazioni. Di seguito vengono presentate entrambe: l’una o l’altra
potranno risultare più adeguate a seconda delle esigenze.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 207


Sezione 2
Moltiplicare le porte

Schema III.3

Un parametro che descrive le possibilità di interfacciare un


microprocessore con dispositivi periferici è il numero di ingressi
analogici e digitali disponibili. Arduino dispone di 6 analogici e 13
digitali. Se le necessità di interfacciamento sono maggiori, si possono
impiegare altre schede come, ad esempio, ArduinoMega, le quali
possono limitarsi ad aggiungere porte oppure anche altre funzionalità,
quali schede di memoria, schede per la trasmissione dei dati, ecc...
E’ possibile, tuttavia, espandere il numero di ingressi di Arduino,
ricorrendo ad un artificio che si basa su di un componente elettronico
chiamato, per brevità, multiplexer. Con Multiplexer si intende un
gruppo di componenti elettronici, circuiti integrati, che hanno lo scopo
di moltiplicare gli ingressi. In http://www.arduino.cc/playground/
Learning/4051 sono disponibili una descrizione tecnica di questi
componenti, lo schema per il collegamento con Arduino e il relativo
sketch.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 208


Sezione 2
Moltiplicare i microcontrollori

Schema III.4

In alternativa alla soluzione della moltiplicazione delle porte, si può


costruire un sistema modulare, impiegando quattro microcontrollori
per rilevare le variabili associate alle diverse fasi, individuate con AE,
AEI, AI, AIE. In questo modo si riduce la vulnerabilità del sistema,
rappresentata dalla possibilità di malfunzionamento del
microcontrollore, ma aumentano i costi.

Infine, se per ogni fase si desidera effettuare un monitoraggio esteso


occorre sommare le due soluzioni: quattro microprocessori ed un
numero di multiplexer adeguato al numero di sensori occorrenti.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 209


Sezione 2

Raccolta dati

Il record AE Il record AEI


Ad ogni istante t, i sensori Ad ogni istante t, i sensori
rilevano l’intensità delle variabili rilevano l’intensità delle variabili
della sezione Ambiente Esterno della sezione Ambiente Esterno -
Interno

Il record AI Il record AIE


Ad ogni istante t, i sensori Ad ogni istante t, i sensori
rilevano l’intensità delle variabili rilevano l’intensità delle variabili
della sezione Ambiente Interno della sezione Ambiente Interno -
Esterno

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 210


Sezione 2

Schema III.5
La matrice delle variabili

Fig. III.23

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 211


Sezione 2

La visualizzazione dei dati:


il Crusc8
Le visualizzazioni e le elaborazioni statistiche
La visualizzazione dell’intensità delle variabili in tempo reale é resa
possibile grazie ad un cruscotto, anzi al Crusc8, appositamente
predisposto. Se il sistema rileva le variabili nello stesso istante t (Fig.
III.23), si dispone di una
matrice di dati che
Fig. III.24 riporta la situazione
completa (schema III.5) .
Ad ogni ∆ t, fissato nel sw,
si dispone di una matrice.
La serie di matrici che si
forma in un arco di tempo
ampio a piacere permette
di eseguire elaborazioni
statistiche, ad esempio
analisi di serie storiche
sull’andamento di una variabile nel tempo o correlazioni tra variabili. I
risultati delle elaborazioni statistiche possono essere visualizzati a
video e stampati.

E’ possibile esaminare l’andamento di ogni variabile, cliccando sulla


porzione di cruscotto ad essa relativa.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 212


Sezione 2

Packaging
con il contributo di Camilla Botto Poala

Alla realizzazione di prototipi si accompagna il confezionamento cioè la


costruzione di un contenitore per ospitare i vari componenti dello
Scatol8®. Anche in questo caso si adotta un principio di sostenibilità
attingendo alle risorse rappresentate dai Rifiuti.
Recupero riutilizzo riciclo sono le possibilità di intervento che si
presentano quando un prodotto è divenuto rifiuto. Il recupero riguarda
la possibilità di ricavare energia dai rifiuti o materiali da impiegare in
altri cicli produttivi. Il riciclo riguarda la possibilità di recuperare il
materiale di cui è costituito il rifiuto per produrre lo stesso materiale
cioè per immetterlo nel ciclo produttivo da cui deriva. Riutilizzo ha a
che fare con un nuovo utilizzo del prodotto, divenuto rifiuto, per
assolvere agli stessi o ad altri compiti, senza che vi siano delle
trasformazioni fisiche. Riutilizzare un prodotto è dunque più semplice
che riciclarlo o recuperarlo poiché non entrano in gioco trasformazioni
dispendiose dal punto di vista energetico o di apparecchiature o di
materiali tali da richiedere una verifica della convenienza economica ed
ambientale. Il riutilizzo rappresenta l’allungamento del ciclo di vita di
un prodotto o di parte di esso. I rifiuti più diffusi sono gli imballaggi. Ve
ne sono di forme e materiali diversissimi poiché alla funzione primaria
di contenere e conservare un prodotto, se ne sono aggiunte altre per le
quali l’imballaggio assume connotazioni legate al marketing, alla
comunicazione, ecc... Gli imballaggi rappresentano una quota rilevante
dei rifiuti solidi urbani ed anche dei rifiuti industriali.
Alcuni materiali sono diventati imballaggi proprio per le caratteristiche
intrinseche di robustezza, stabilità all’umidità o la calore, trasparenza,
ecc...26 Alcune di queste caratteristiche che ne hanno decretato il
successo diventano fattori critici nel momento dello smaltimento, ma
non nel momento del riutilizzo. Gli accumuli di imballaggi
rappresentano per il riutilizzatore dei veri e propri giacimenti di

26A. Marchese, A. Torrazzo, R. Beltramo, Gli imballaggi: funzioni, mercato e ambiente, Rassegna
chimica, n.6, Nov.-Dic. 1994, pag.205

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 213


Sezione 2
ricchezza poiché si tratta di scegliere i migliori per lo scopo che ci si
prefigge.
Per quanto concerne lo Scatol8®, distinguiamo le caratteristiche della

K !
U N
J
V E
L O
E
W
confezione in base alla finalità che lo Scatol8® assume in fase di
prototipazione e in fase di impiego dell’apparecchiature finita. In fase di
prototipazione, lo scopo principale è quello di contenere l’unità centrale
ed i sensori, permettendone una facile identificazione, senza
preoccuparsi eccessivamente della robustezza e della resistenza agli
agenti esterni poiché il prototipo viene impiegato in laboratorio o,
comunque, al chiuso o all’esterno in condizioni ideali. Siccome le prove
vengono videoriprese e costituiscono anche parte di questo volume, il
confenzionamento dello Scatol8® o delle unità periferiche ha anche lo
scopo di diffondere il messaggio sulla tutela ambientale,
sull’opportunità di riutilizzare gli imballaggi prima di dismetterli o

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 214


Sezione 2
attraverso operazioni di recupero e/o riciclo o, come smaltimento finale,
in impianti di discarica. La confezione dello Scatol8® in versione finale,
quella che verrà installata presso i Rifugi, risponde a requisiti precisi
per quanto riguarda la robustezza cioè la resistenza agli urti; l’elasticità
ovvero la capacità di subire deformazioni mantenendo intatto il
contenuto; resistenza agli agenti atmosferici; per quanto concerne il
colore, si tratta di decidere in base al grado di mimetismo che si vuol
conferire all’apparecchiatura ed alle periferiche. Questi requisiti non
inficiano il principio del riutilizzo, dal momento che sono così numerosi
gli imballaggi dismessi, anche in ambito industriale, che c’è modo di
trovare i contenitori adeguati.

Dopo aver raccolto imballaggi usati di vari materiali e forme, sono state
realizzate molte versioni. Ognuna di esse è stata progettata, eseguita,
fotografata e poi valutata in termini di adeguatezza all’uso, in relazione
allo stato di sviluppo del progetto, e coerenza con le priorità
comunicazionali scelte.

Nel passaggio dallo stato sperimentale a quello prototipale, non sono


intervenute variazioni nei requisiti, ma il diverso ambiente di
installazione del prototipo ha richiesto modifiche degli imballaggi presi
in considerazione. Robustezza, impermeabilità, resistenza ad agenti
esterni e trasparenza si sono confermati come requisiti prioritari, ma
da porre in relazione con le sollecitazioni indotte dall’ambiente per
l’esecuzione dei test.

Il requisito della trasparenza è parso declinabile in termini di


interazione con l’utente. Oltre a dare la possibilità, attraverso un
imballaggio trasparente di vedere un circuito stampato, un oggetto
tecnologico policromo, gradevole, ma statico, abbiamo ritenuto
importante trovare un modo per comunicare che lo Scatol8® è in
funzione. Il rapporto tra segnale ed osservatore ha riproposto il
requisito di interattività. Un semplice led luminoso permette di far
sapere che il dispositivo è alimentato, ma ciò è sembrato insufficiente a
comunicare che ci sono dei processi in corso, consistenti nella

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 215


Sezione 2
trasmissione dei dati dalle periferiche all’unità centrale e nella
elaborazione dei dati.
Il lavoro é stato concentrato sull’unità centrale, che viene installata in
un ambiente chiuso come la stanza di una normale abitazione. Coerenti
con l’idea di trovare un imballaggio di recupero, abbiamo esaminato
l’aspetto del design, ponendolo in relazione con l’attitudine all’uso.
Abbiamo optato per un effetto spiazzante: scegliere un oggetto che
comunemente non si trova all’interno di un’abitazione, ma che per
colori e forma può destare curiosità: una lampada di segnalazione
utilizzata nei cantieri stradali. I colori prescritti dalla normativa sulla
sicurezza sono appariscenti: rosso, arancione, giallo. La forma è
semplice, costituita da un parallelepipedo ed una sfera appiattita; le
dimensioni e gli spigoli arrotondati fanno dell’oggetto una specie di
costruzione del Lego, dunque un oggetto amichevole.

Il sistema di illuminazione, posto sulla sommità del parallelepipedo che


contiene il circuito e le batterie, è di grandi dimensioni, per essere
evidente da lunga distanza. E’ un oggetto impiegato per evitare
incidenti, quindi rassicurante, un oggetto che ci aiuta, un oggetto-amico.

Il sistema di illuminazione funziona con luce fissa o intermittente, per


segnalare la presenza di un ostacolo o di un pericolo. Nel caso dello
Scatol8, ci siamo posti il problema di esaminare il significato del segnale
luminoso in termini di interattività con l’utente. Associare il segnale
luminoso all’informazione che lo Scatol8® comunica all’utente.
Il segnale comunica:
- che Scatol8® è alimentato;

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 216


Sezione 2
- che lo Scatol8® sta interagendo con le periferiche, cioè ricevendo
segnali
- un’idea immediata, facilmente percepibile, della situazione relativa ai
parametri tenuti sotto controllo (situazioni normali o anomale).

Poiché il funzionamento della sola unità centrale non è sufficiente per il


funzionamento dell’intero sistema, il requisito 2 assorbe l’1: il sistema
Scatol8® funziona quando l’unità centrale è alimentata e riceve segnali
dalle unità periferiche. Affinché sia possibile la ricezione dei segnali,
anche le unità periferiche devono essere alimentate e funzionanti.
L’idea dell’alimentazione avviene quando il segnale luminoso è accesso,
l’idea della ricezione dei dati quando il segnale luminoso è
intermittente. Il requisito 3 può essere ulteriormente specificato:
segnalare la situazione anomala, segnalare il grado di interazione con
l’ambiente. Per segnalare una situazione anomala, si può rendere il
segnale luminoso fisso, ed associare un segnale acustico. Per dare
un’idea dell’intensità dell’uso delle risorse, si può accelerare la
frequenza di lampeggiamento.

Il set di informazioni potrebbe essere risolto con un’unica fonte


luminosa. Quando la luce è accesa ed intermittente, il sistema sta
funzionando. La frequenza di intermittenza e l’intensità luminosa
indicano l’intensità di uso delle risorse.

Per aumentare la facilità di comprensione e per produrre un effetto


cromatico meno monotono, si scelgono led di tre colori: verde, giallo,
rosso. in relazione all’intensità di uso delle risorse, si accendono i led
verdi per un un uso basso, gialli per il medio, rossi per l’alto. In caso di
situazione anomala, si accendono tutti i led e rimangono fissi. Le soglie
basso, medio, alto possono essere effettuate via software, ma a monte
occorre effettuare l’inventario delle potenze installate delle utenze
elettriche presenti nell’abitazione ed effettuare un po’ di simulazioni
legati alla contemporaneità dei carichi. Questo passaggio empirico
richiede tempo ed è probabile che possa richiedere vari passaggi prima
di giungere ad una scelta appropriata. Queste ripetizioni possono avere

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 217


Sezione 2
anche l’effetto di riflettere sui consumi e sulle configurazioni dei
consumi che si sono cristallizzate nel tempo.
Per quanto concerne le unità periferiche, composte dal
microprocessore, dal modulo di trasmissione e dai sensori, per rendere
visibile il funzionamento, si è scelto di associare ad ognuno un led, di
colore blu, con un’intermittenza lenta, per non eccedere con i segnali
luminosi in un unico ambiente.

Le foto che seguono riportano i risultati di alcune prove condotte


utilizzando imballaggi di recupero. In tutti i casi si tratta di imballaggi
molto comuni, contenenti prodotti di largo consumo e disponibili a costo
zero. La scelta di imballaggi di prodotti alimentari è determinata
dall’importanza che assume, in questo settore, la trasparenza della
confezione. Anche a noi interessa comunicare il contenuto, far
percepire l’apertura dello Scatol8®, l’accessibilità dello strumento per
favorirne la diffusione.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 218


Sezione 2

Confezione dell’unità
centrale

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 219


Sezione 2
Confezione dei sensori

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 220


Sezione 2

Pronto per l’installazione

L’alimentatore
Il contenitore verde ospita l’alimentatore, un elemento standard
che fornisce la tensione per alimentare il ricevitore. Dallo stesso
contenitore esce il cavo per il collegamento al PC.

Il microprocessore
Microprocessore e ricevitore
sono alloggiati nel segmento
intermedio della confezione,
trasparente, coassiale alla base.

L’antenna
L’antenna viene collocata in un
apposito foro, nel tappo
dell’elemento intermedio

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 221


Sezione 2

e l’attuatore...
costituito da led che illuminano il
faro rosso, innestato alla
sommità, sul tappo della parte
intermedia

Scatol8®
si presenta così

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 222


Sezione 2

Gli attuatori

Scatol8® si è cimentato in
diverse forme e funzionalità.

Si è presentato con luci,


movimenti, velocità crescenti
e decrescenti, frasi che
appaiono su display, suoni e
colori.

Grazie all’interazione tra i


sensori e gli attuatori
connessi alle diverse
configurazioni di nodi che
sono state create ed
installate.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 223


Sezione 2

...per proseguire con la


partecipazione alla
giornata di risparmio
energetico “Mi illumino di
meno” dedicata all’Unità
d’Italia:

...fino ai compleanni, con


una torta di auguri molto
comunicativa!

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 224


Sezione 2

Nelle prossime puntate....


All’armi!!

Un aiuto alla gestione


cioè un vantaggio diretto ed
immediato lo si consegue
attraverso la segnalazione di
situazioni anomale che possono
riguardare consumi anomali,
sversamenti, incendi, fughe di
gas, ecc... Lo Scatol8® é stato
progettato per provvedere una
segnalazione luminosa e per
inviare messaggi sms oppure
segnalazioni attraverso twitter.

Riccardo Beltramo Scatol8®: A path to sustainability 225


Sezione 3

Eco+Land
Management

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 226


Sezione 3
PIANIFICAZIONE

Analisi ambientale iniziale

Figura IV.1

Per progettare un sistema di gestione ambientale si inizia dalla fase


chiamata “Pianificazione”. Obiettivo della Pianificazione é la
definizione di un quadro di riferimento chiaro, preciso e completo delle
relazioni tra l’organizzazione e l’ambiente.
La fase di Pianificazione prevede tre momenti:
• L’individuazione degli aspetti ambientali;
• L’identificazione delle prescrizioni legali ed altre;
• La definizione di obiettivi, traguardi e programma/i.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 227


Sezione 3
La Norma ISO 14001, nell’Appendice A - Guida all’uso – suggerisce alle
organizzazioni di “stabilire la propria posizione attuale in rapporto
all’ambiente effettuando un’analisi ambientale”.

L’ampiezza e l’accuratezza dell’Analisi Ambientale Iniziale (o


preliminare) - AAI sono requisiti da definire, esplicitare e rispettare
poiché l’intero sistema di gestione è orientato a controllare ed a
migliorare, nel tempo, il rapporto tra l’organizzazione e l’ambiente.
Ampiezza ed accuratezza sono da porre in relazione all’effettivo
impatto che un’attività può esercitare, alle possibilità tecniche,
economiche ed organizzative dell’impresa, alla possibilità di rilevare
direttamente i dati, con misure strumentali, oppure di attingere a fonti
bibliografiche e procedere per analogia. L’ampiezza dell’AAI è, inoltre,
correlata alle valenze che si desidera conferire al SGA. Il concetto di
Ambiente è inteso, in primo luogo, in senso fisico. Tuttavia, in relazione
alla natura dell’organizzazione ed al contesto nel quale opera, l’AAI può
porsi come verifica di aspetti sociali, relazionali, ecc…considerati nel
Rapporto di sostenibilità o altri.

Nell’impostazione dell’AAI occorre, dunque, dedicare tutto il tempo


necessario al reperimento dei dati ed alla discussione critica degli stessi
poiché solo attraverso un’accurata AAI si possono definire obiettivi
pertinenti, indicatori di prestazione coerenti ed adottare le azioni
appropriate per l’organizzazione esistente, che viene fatta evolvere
verso la gestione ambientale.
Lo Standard ISO 14001 indica quattro fasi per realizzare un’analisi
completa, ovvero:
1. Identificazione degli aspetti ambientali, diretti e indiretti, anche in
riferimento alle condizioni anomale e di emergenza;
2. Identificazione dei vincoli legali applicabili;
3. Esame delle prassi e delle procedure esistenti nell’organizzazione;
4. Valutazione delle emergenze ambientali avvenute in passato.

Definite queste fasi, la scelta delle modalità di svolgimento è lasciata


all’organizzazione stessa. La Norma ISO 14001 non prevede il ricorso a

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 228


Sezione 3
metodologie o a strumenti standard. L’organizzazione può utilizzare
metodi empirici per un inquadramento generale: liste di controllo,
interviste con il personale, ispezioni sulle linee di produzione.
Successivamente, l’organizzazione potrà approfondire gli elementi che
emergono come più rilevanti, adottando modalità adeguate, ad esempio
misure strumentali.

In linea di massima, nella redazione della AAI, ci si dovrebbe


concentrare sui seguenti aspetti, che potrebbero costituire altrettanti
capitoli di un ipotetico indice di Analisi Ambientale Iniziale:

• Capitolo 1: Identificazione dello scenario ambientale


• Capitolo 2: Analisi delle attività, prodotti e servizi
• Capitolo 3: Quantificazione dell’impatto ambientale
• Capitolo 4: Identificazione delle prescrizioni legislative e delle altre
prescrizioni
• Capitolo 5: Identificazione degli incidenti e delle emergenze.

Lo scenario ambientale ha lo scopo di descrivere come l’organizzazione


si inserisce nel contesto ambientale in cui é localizzata. La preparazione
dello scenario ambientale è un momento importante per mettere in
evidenza le relazioni tra l’organizzazione e l’ambiente. Insieme ai
caratteri strettamente ambientali, l’organizzazione può ritenere utile
aggiungere caratteri economici e sociali, in relazione alle finalità che
persegue con l’implementazione di un SGA.

Lo scenario, quindi, potrebbe contenere una descrizione di carattere


generale dell’organizzazione, con informazioni quali la ragione sociale,
la localizzazione, l’anno di fondazione, la storia aziendale, il numero dei
dipendenti occupati, il fatturato ecc..., i mercati di approvvigionamento
e di sbocco. Inoltre, potrebbero essere incluse notizie concernenti
l’inquadramento geografico, storico, socio-economico e culturale
dell’area in cui opera, la viabilità e le infrastrutture che utilizza, ecc..

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 229


Sezione 3
In relazione all’importanza del rapporto tra l’organizzazione ed il
contesto territoriale, si valuterà se ricorrere a rappresentazioni
cartografiche di grande scala o a rilievi fotogrammetrici o a carte
geografiche computerizzate, quali Googleearth.
L’analisi delle attività, dei prodotti e dei servizi ha lo scopo di
identificare le attività dell’organizzazione, il processo produttivo, i
sotto-processi necessari per realizzare i prodotti ed i servizi per
giungere, con il capitolo successivo, alla quantificazione dell’impatto
ambientale.
La Tabella IV.1 riporta l’elenco delle attività di un Comune che hanno
rilievo ambientale e paesaggistico:
Tabella IV.1
Indice delle AAP dei Comuni – Attività di Indice delle AAP dei Comuni – Attività di
Gestione dell’Area Ambiente Gestione dell’Area Paesaggistica

1. Gestione del ciclo delle acque 1. Inquadramento territoriale


2. Controllo della qualità dell’aria 1. Ubicazione, conformazione, caratteri
3. Gestione dei rifiuti paesistici
4. Gestione del rumore 1. Uso del suolo
5. Gestione dell’inquinamento elettromagnetico 1. Caratteri di identità storica degli
6. Gestione energetica insediamenti
1. Illuminazione pubblica 2. Aree ad elevato valore Ambiental-
2. Servizio di fornitura gasolio/gas per Paesaggistico
riscaldamento
7. Gestione delle aree verdi e sentieristica 2. La Pianificazione del territorio
8. Gestione e bonifica del suolo 1. Situazione urbanistica del Comune
9. Gestione delle emergenze 2. Analisi degli strumenti urbanistici
10.Gestione dei beni pubblici vigenti:
1. Edifici comunali 1. Analisi del PRG
2. Mezzi pubblici 2. Analisi del Regolamento Edilizio
11.Gestione del trasporto pubblico e mobilità 3. Piani, programmi, progetti con
urbana valenza Paesistica
12.Pianificazione, gestione e controllo del
territorio 3. Gestione delle trasformazioni territoriali
13.Gestione fiere, mercati e manifestazioni 1. Attività edilizia
14.Altre attività 2. C o n t r o l l o d e l l e t r a s f o r m a z i o n i
1. Manutenzione delle reti stradali territoriali
2. Sgombero neve
3. Manutenzione cimiteri 4. Attività di sensibilizzazione del paesaggio
4. Gestione dello sportello unico per le
imprese
5. Comunicazione ai cittadini
6. Gestione delle sostanze pericolose in
deposito presso strutture comunali
7. Gestione servizio mensa dipendenti
8. Gestione servizio ristorazione collettiva
scolastica
9. Gestione servizio pulizia sedi comunali
10.Servizio di pesa pubblica
11.Custodia e sorveglianza
12.Gestione degli appalti e delle forniture
pubbliche

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 230


Sezione 3
La parte ambientale é studiata approfonditamente nell’AAI; quella
paesaggistica é stata introdotta per accompagnare ragionamenti
successivi, che verranno compiuti in merito all’identificazione degli
aspetti paesaggistici controllabili da un’Amministrazione locale o
sovracomunale. C’è da notare come alcune attività possano non essere
svolte direttamente dall’Amministrazione comunale, ma delegate a
terzi.

La Figura IV.4 elenca le attività considerate nell’analisi ambientale e


paesaggistica di un Comune ed inserisce la valutazione degli impatti da
esse derivanti nel percorso compiuto per completare l’analisi
ambientale e paesaggistica.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 231


Sezione 3
Figura IV.4

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 232


Sezione 3

L’elenco delle attività costituisce il punto di partenza per il reperimento


dei dati. Una metodologia spesso impiegata è quella dell’analisi delle
attività mediante la stesura di diagramma di flusso Input-Output,
identificando e valutando, per ogni singola attività, gli elementi in
entrata ed in uscita e gli eventuali impatti ambientali.
La Tabella 1 riporta un esempio semplice, relativo ad un’industria
manifatturiera, che fornisce una visione di insieme delle aree
direzionali e degli aspetti ambientali - elenco non esaustivo - che
potrebbero essere associati a quelle determinate aree.

Attività svolte
presso la
Azienda XY

AMMINISTRAZIONE e
PERSONALE

RICERCA E SVILUPPO

DIR. COMMERCIALE

DIREZIONE MARKETING

DIREZIONE TECNICA

DIREZIONE ACQUISTI

PRODUZIONE

ATTIVITÀ AUSILIARIE

Figura IV.5

Ogni area direzionale viene analizzata singolarmente, attraverso il


relativo diagramma Input-Output, a livello di processi e di sotto-
processi.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 233


Sezione 3
Le Figure IV.6 e IV.7 mostrano come potrebbe sostanziarsi tale analisi.

Nel caso di un’area direzionale in cui si svolgano esclusivamente


attività di ufficio, come ad esempio la Direzione Commerciale, un solo
diagramma potrebbe esser sufficiente a definire input ed output,
compresi quelli di natura ambientale.

Figura IV.6: Esempio di diagramma Input-Output per le attività di ufficio

Nel caso della Produzione, le trasformazioni assumono una rilevanza


ambientale maggiore poiché avvengono trasformazioni di materie
prime, semilavorati e prodotti ausiliari per effetto di operazioni
condotte con impianti e macchine utensili: è necessario, allora,
identificare le singole operazioni, comprenderne le modalità di
svolgimento e, per ogni passaggio, identificare gli aspetti ambientali.
Al fine della stesura dell’AAI, un’operazione è tale se determina impatti
ambientali.

La Figura IV.7 mostra la situazione in cui in Input si hanno dei


semilavorati (in arrivo da un’operazione precedente) che vengono a
loro volta sottoposti ad una lavorazione, in questo caso di inserimento.
Il nuovo “oggetto”, in realtà è a sua volta un semilavorato che andrà ad

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 234


Sezione 3
interessare o una o più linee di produzione, in base al modello che si
intende produrre in quel momento. Gli impatti, in termini di rifiuti, sono
qualificati, ovvero definiti nella loro natura: acciaio.

Vincoli
di legge

A2
Semilavorati e/o prodotti INSERIMENTO SEMILAVORATO SA2
finiti: OPERAZIONI: Modelli interessati:
Elemento 1 in acciaio + Inserimento manuale I.1
Elemento 2 in acciaio dell’Elemento 1 fino alla Ecc.
sommità dell’Elemento 2.

Rifiuti Speciali: scarti in


acciaio (potenziale)

Figura IV.7: Esempio di diagramma Input-Output per la produzione

Dopo la qualificazione dell’impatto, è necessario provvedere ad una sua


quantificazione, ovvero fornire un dato numerico sia degli Input, che
degli Output in particolare di quelli aventi natura ambientale. Affinché
ciò sia possibile è necessario predisporre apposite registrazioni,
prevedendo moduli adatti. In Tabella IV.2 viene proposto un esempio di
modulo per rilevare le quantità di rifiuti, distinte in base alle frazioni
merceologiche.
CODICE
TIPOLOGIA IDENTIFICATIVO QUANTITÀ PERIODO DESTINAZIONE
CER
Recupero, smaltitore
Alluminio
autorizzato, ecc.
Materiale Plastico
Gomma
Ferro
Acciaio
Legno
…………

Tabella IV.2: Esempio di tabella per la rilevazione


delle quantità di rifiuti di un’organizzazione

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 235


Sezione 3
Il fine ultimo dell’AAI è la redazione di un bilancio ambientale
dell’organizzazione, propedeutico all’individuazione delle aree di
miglioramento che saranno oggetto di obiettivi, traguardi e programma
ambientale.

Un esempio di lista di controllo, impiegata per verificare la gestione


degli aspetti ambientali di una struttura ricettiva, è riportato nella
Figura 2.

Figura -IV.2

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 236


Sezione 3
In questo caso la lista di controllo verte su un particolare aspetto, la
gestione della frazione organica dei rifiuti, e in base alle risposte fornite
viene assegnato un punteggio percentuale per quel determinato
aspetto. Analoghe liste si possono predisporre per altre frazioni dei
rifiuti, quali gli imballaggi ed i rifiuti pericolosi.

L’AAI può essere portata a termine anche seguendo un approccio


iterativo, che parte dalla pianificazione dei contenuti e dalla definizione
di una struttura; che passa attraverso il reperimento di informazioni, la
valutazione delle stesse in termini di attendibilità, precisione, attualità
per giungere ad una prima stesura, per poi riprendere daccapo,
affinando il risultato ad ogni passaggio. Ciò vale, in particolare, quando
le informazioni non siano tutte disponibili presso l’organizzazione, ma
distribuite tra soggetti diversi: consulenti dell’impresa ed enti vari. La
raccolta delle risposte ed il calcolo dei punteggi per tutti gli aspetti
pertinenti con un determinato tipo di organizzazione può essere
visualizzata attraverso una rappresentazione grafica, per cogliere la
realtà nel suo insieme, utilizzando ad esempio un diagramma
poligonale:

Figura IV.3: Diagramma poligonale dei risultati della check list

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 237


Sezione 3

La figura riporta il rapporto tra il punteggio conseguito ed il totale nel


momento in cui é stata applicata la check-list. La stessa check-list
potrebbe essere impiegata successivamente, nella fase di valutazione
delle performance del SGA oppure ad intervalli di tempo programmati:
la visualizzazione dei risultati col diagramma poligonale può
comunicare efficacemente l’andamento della gestione ambientale i cui
miglioramenti o peggioramenti si possono percepire attraverso le
modifiche subite dalla linea spezzata e dall’area del poligono sotteso.

Concludendo, l’AAI rappresenta IL momento fondamentale per


un’organizzazione che intenda progettare ed implementare un SGA. Se
ben strutturata, è qualificante nella definizione degli obiettivi e delle
strategie aziendali. Gli elementi dell’AAI che sono stati introdotti
costituiscono il contenuto minimo. In relazione alla tipologia di
organizzazione ed all’estensione del concetto di sostenibilità ambientale
a cui l’organizzazione si ispira, potrebbe essere opportuno dedicare uno
spazio alle relazioni con il territorio, alle relazioni industriali, al
rapporto con gli stakeholder, ecc…Nell’AAI si possono anche superare
gli aspetti puramente biofisici e la scelta va compiuta in relazione alla
mission aziendale. Ad esempio, rilevare il grado di importanza degli
aspetti ambientali per i propri utenti, consumatori, ospiti può fornire
ulteriori notizie per definire le strategie aziendali.

Per semplificare l’avvicinamento all’esecuzione di un’AAI, in questa


terza edizione abbiamo aggiunto una sezione contenente unità
didattiche. Questa nuova sezione é stata progettata identificando una
sequenza di casi, riferiti a comuni attività, a complicazione crescente,
che possono esser svolti durante lo studio individuale oppure proposti
da un docente ai propri allievi, per stimolare una didattica interattiva,
un dialogo tra nozioni, esperienze personali, materiale reperibile in vari
siti, sull’Internet, per interpretare in modo originale i casi proposti,
espandendoli ed approfondendoli a piacere.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 238


Sezione 3

SCATOL8® e AAI

Lo SCATOL8® viene proposto come un sistema di monitoraggio


per rilevare parametri espressivi delle caratteristiche
dell’ambiente esterno e del rapporto tra l’organizzazione e
l’ambiente. Pertanto costituisce uno strumento a supporto della
conoscenza, che non si sostituisce all’operatore, la cui esperienza
è fondamentale per definire i processi, le variabili da monitorare e
le modalità di monitoraggio. Lo SCATOL8® riveste un’importanza
notevole nel facilitare la fase di rilevazione dei dati e, in seguito,
la fase di monitoraggio. A proposito di questo aspetto, inoltre, la
rilevazione in continuo delle variabili ambientali può portare ad
un confronto con gli standard di legge e, nel caso di superamento
dei limiti, a segnali di allarme per prevenire situazioni di
emergenza o per segnalare necessità di intervento volte a
eliminare reati ambientali. Il monitoraggio dei consumi energetici
porta a rilevarne l’andamento nel tempo, permette di passare
dallo stock cioè dalla quantità di energia consumata in un
determinato arco di tempo al flow cioè a come si è giunti a quella
quantità di energia, misurando gli assorbimenti istante per
istante, visualizzando i diagrammi di carico.
E’ possibile elaborare i dati archiviati con applicazioni statistiche
e/o rappresentazioni grafiche per studiare analiticamente
l’andamento nel tempo delle variabili misurate, ed alimentare
software di simulazione
E’ altresì possibile che le risposte ad alcune domande,
corrispondenti all’intensità delle variabili, vengano assegnate
automaticamente dal sistema di rilevazione, attraverso i sensori
appropriati.
Il campo di esistenza delle variabili misurate può essere suddiviso
in sottocampi e ad ognuno di essi possono essere associati giudizi
qualitativi, utili ad alimentare una relazione, un rapporto di
audit, una comunicazione per gli stakeholder.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 239


Sezione 3

Nel caso di impiego di check-list, le risposte assegnate alle


domande che compongono la check-list alimentano un archivio.
L’uso periodico della check-list determina vari dataset, riferibili
alle date di compilazione. La possibilità di confronto tra dataset
aumenta quando le modalità previste per le risposte consistono in
valori numerici, in modo da non rendere necessarie traduzioni in
numero di giudizi qualitativi, espressi a parole in campi liberi.

Una rappresentazione come il diagramma poligonale può essere


impiegata anche per le variabili rilevate attraverso lo SCATOL8®.
In questo caso, la verifica avviene in modo automatico e segue una
frequenza impostata nel sistema computerizzato.
La misura dell’intensità delle variabili avviene ad intervalli
predeterminati ed i punti si potranno muovere lungo i rispettivi
assi, riproducendo la visione di uno schermo radar visualizzato
sul Crusc8.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 240


Sezione 3
Analisi Ambiental-Paesaggistica Iniziale - AAP

Con lo svolgimento dell’AAI, la maggior parte delle organizzazioni


raggiunge l’obiettivo di identificare gli aspetti ambientali e,
successivamente, gli aspetti ambientali significativi cioè quelli che terrà
sotto controllo e migliorerà nel tempo.
Tuttavia, per le organizzazioni che governano il territorio questa
circostanza rappresenta una condizione necessaria, ma non sufficiente
per poter sviluppare un sistema che controlli anche gli aspetti percepiti
che derivano dalla gestione. Il governo del territorio avviene
disciplinando e controllando le trasformazioni le quali si manifestano, in
modo percepibile, nel paesaggio. La valutazione congiunta di aspetti
ambientali e paesaggistici per sviluppare un appropriato ed innovativo
sistema di gestione è stata al centro di un progetto di ricerca finanziato

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 241


Sezione 3
dalla Regione Piemonte dal 2004 al 2009, intitolato “Progetto per la
realizzazione e la registrazione di un Sistema di gestione ambiental-
paesaggistico per l'Unione di Comuni colline di Langa e del Barolo”.
In questa sede si richiamano i punti principali del lavoro svolto e si
indicano al lettore interessato varie fonti bibliografiche da cui si
possono trarre tutti gli elementi per sviluppare un Sistema di Gestione
Ambiental-Paesaggistico.

Per affrontare il tema della


valutazione del paesaggio si applica
una logica analoga a quella
presentata per l’individuazione degli
Aspetti ambientali.
Il punto di partenza consiste
nell’individuazione delle relazioni tra
l’organizzazione e l’ambiente, da cui
deriva un elenco di aspetti
ambientali. Gli aspetti ambientali
vengono quantificati.
In un secondo tempo si cercano le
ragioni che portano alla
manifestazione degli aspetti
ambientali, cioè si individuano e si
analizzano i processi di
trasformazione e le singole operazioni, valutando in quale proporzione
ognuno di essi contribuisca al valore totale. Confrontando l’apporto
individuale dei processi col totale degli aspetti ambientali
dell’organizzazione e partendo da quelli più impattanti ci si chiede se
non sia possibile introdurvi delle modifiche per renderli più compatibili
con l’ambiente. Si individuano così azioni specifiche, comprese in un
range ampio - dall’adozione di tecnologie end-of-the-pipe alla
sostituzione di impianti, alla modifica delle modalità operative, al
monitoraggio più accurato, ecc... che nel corso della gestione potranno
essere svolte.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 242


Sezione 3
Si suggerisce un percorso analogo per l’individuazione degli aspetti
paesaggistici. In questa sede si richiamano i passaggi-chiave, indicando
al lettore interessato ad approfondimenti, il sito http://www.sgap.it in cui
si trovano una presentazione del testo SGAP - Sistema di Gestione
Ambiental-paesaggistico, di R. Beltramo, S. Duglio, M. Quarta,
Aracne Editrice, Roma, 2011 e le Linee-guida complete per la
realizzazione di uno SGAP.

Per mantenere l’analogia, la prima fase che si affronta consiste nella


valutazione della percezione del Paesaggio; la seconda nell’analisi dei
processi che determinano le trasformazioni territoriali che vengono
percepite, nel loro insieme, come paesaggio; la terza nell’evidenziazione
di eventuali miglioramenti e di corrispondenti azioni puntuali per
incidere sui processi che sono individuati dalla cultura individuale.

La percezione del paesaggio é un tema complesso. A differenza delle


trasformazioni chimico-fisiche delle risorse che avvengono nei processi
di un’organizzazione, la percezione del Paesaggio coinvolge modelli
mentali strettamente legati all’individuo. Il dato oggettivo é costituito
dalle caratteristiche del territorio e dalle trasformazioni territoriali, il
dato soggettivo dalla interpretazione individuale delle caratteristiche e
delle trasformazioni.

Un percorso di avvicinamento a questo argomento potrebbe essere


compiuto individuando le analogie con un prodotto, in particolare un
prodotto alimentare. Un prodotto alimentare si può caratterizzare in
modo oggettivo sulla base della sua composizione chimica o delle sue
proprietà nutrizionali. La percezione sensoriale del prodotto
rappresenta un fenomeno più complesso, anche senza considerare
aspetti prettamente di marketing come il posizionamento del prodotto,
l’immagine che il prodotto proietta del consumatore che lo acquista.
Tuttavia affrontare questo aspetto é di importanza fondamentale per le
industrie alimentari. La valutazione, in termini quantitativi, di ciò che il
consumatore percepisce permette di comporre mappe di preferenze e di
correlare la percezione di un certo aroma alla composizione chimica,

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 243


Sezione 3
quindi all’uso delle materie prime, o alla conduzione del processo
produttivo, suggerendo al produttore di migliorare gli aspetti percepiti
positivamente e di corregger quelli che deprimono la valutazione del
consumatore. Un tema così rilevante che si basa su uno strumento
sofisticato, ma sensibilissimo, cioè l’apparato sensoriale degli esseri
umani, cioè dei giudici chiamati a compiere l’analisi sensoriale di un
prodotto, é stato codificato nei metodi standardizzati. Le Norme ISO
8586-1:2008 ed 8586-2:2008 prescrivono i criteri per il reclutamento
ed addestramento giudici, i metodi di riferimento, la preparazione degli
standard, la selezione dei descrittori, la scelta delle scale di valutazione
e la Norma UNI ISO 8589 individua i Criteri generali per la
progettazione di locali destinati all’analisi.
L’organizzazione può compiere un percorso analogo per la valutazione
della percezione del paesaggio. E’ possibile partire da un foglio bianco
ed individuare dei propri descrittori oppure riferirsi alla bibliografia
esistente. Anche per quanto concerne le analisi del paesaggio, le
metodologie disponibili vanno verificate in relazione ai propri obiettivi
ed adattate al contesto per migliorarne l’efficacia. Ci sono varie
metodologie presenti in letteratura; la possibilità di impiegarle in un
AAP va vagliata alla luce della logica di un SGAP. Le metodologie che
permettono di descrivere e classificare i paesaggi possono essere molto
valide, ma solo parzialmente utili. Il tema centrale non é la mera
valutazione della qualità del paesaggio, ma la valutazione della qualità
del paesaggio in relazione alle trasformazioni indotte dall’ente che
implementa un SGAP, attraverso le sue attività e, dunque, in funzione
della sua capacità di mantenere o migliorare nel tempo la qualità
percepita. Tra i metodi di valutazione disponibili si segnalano la Norma
UNI 11109:2004, “Impatto ambientale - Linee guida per lo studio
dell'impatto sul paesaggio nella redazione degli studi di impatto
ambientale” e la scheda del Bureau of Landscape Management - BLM.
Attraverso una valutazione critica di questi metodi sono state apportate
modifiche alla luce della logica sopra descritta, per giungere alla scheda
di Figura IV.8
Elencati i descrittori, si deve esser certi che ognuno di essi sia compreso
da parte dei giudici e ciò non può che avvenire per via sperimentale.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 244


Sezione 3
Occorre dunque prevedere del tempo per sintonizzare i significati
attribuiti ai descrittori per giungere ad un significato univoco, compreso

Figura IV.8

e condiviso da tutto il panel dei giudici. Raggiunti l’accordo e la


comprensione sui descrittori, si passa a definire i criteri di valutazione
ovvero a stabilire, all’interno di ogni descrittore, delle classi di valore
tra un minimo ed un massimo ed i criteri per il passaggio da una classe
inferiore a quella superiore.
Nella scheda si propone una scala di colori per evidenziare il livello
scarso (rosso), il livello medio (giallo) ed il livello elevato (verde).
Stabilite a tavolino, coll’ausilio di materiale fotografico, le soglie, il panel
si misura con la realtà ponendosi di fronte a paesaggi e compilando le
schede. Successivamente le schede vengono introdotte in un software
statistico che compie elaborazioni utili alla discussione critica dei
risultati che possono portare a correggere le schede o ad affinare il

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 245


Sezione 3
concetto che i giudici hanno di un particolare descrittore e/o dei criteri
di valutazione. Questo percorso può richiedere varie sedute perché i
giudici sono senz’altro influenzati da elementi personali. Tuttavia
l’oggettivazione delle valutazioni implica che gli strumenti siano tarati
in modo tale da produrre le stesse valutazioni di fronte alla stesse
sollecitazioni.

La scelta di distribuire la valutazione su tre livelli riflette un primo


stadio di applicazione nel quale vengono coinvolti potenziali giudici di
diversa provenienza culturale. Si ritiene dunque un buon risultato
trovare l’unanimità dei giudizi tra tre categorie.

Figura IV.9

Il passaggio successivo considera la valutazione dei processi che


governano le trasformazioni territoriali.
Se la manifestazione di questi processi é quanto viene percepito, con
valenza più o meno positiva, é necessario individuare quali elementi di
questi processi siano in grado di innescare trasformazioni positive o
negative.
Anche per questa valutazione sono stati identificati dei descrittori.
La scala di valutazione è più dettagliata rispetto alla precedente.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 246


Sezione 3
Questa fase viene svolta da giudici addestrati cioè da figure
professionali in grado di discernere maggiormente.

Una valutazione a grana più fine, condotta da soggetti esperti, risulta


più attendibile e permette di fornire indicazioni circostanziate sui
miglioramenti dell’apparato normativo e quindi consente
all’organizzazione di trarre un primo vantaggio dal processo di
valutazione.

Figura IV.10

In questo caso, le schede di valutazione riportano, per ogni unità di


paesaggio, gli indicatori ed i corrispondenti elementi di valutazione.
Questa metodologia é stata ideata ed applicata con ottimi risultati in
SGAP e rappresenta un buon punto di partenza per successive
evoluzioni.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 247


Sezione 3

Figura IV.11

L’importanza che riveste la percezione del paesaggio ha portato, infine,


a cercare delle corrispondenze tra le fasi 1 e 2, anche in questo caso con
l’intento di fornire all’organizzazione elementi concreti di
miglioramento della propria produzione normativa. L’AAP non é un
puro esercizio accademico o una semplice osservazione contemplativa,
ma deve fornire elementi utili a migliorare le performance
dell’organizzazione nelle attività di governo del territorio, attraverso
un apposito SGAP.

Attraverso la sovrapposizione dei diagrammi poligonali é possibile


apprezzare il grado di coerenza tra la valutazione della produzione
normativa e la percezione.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 248


Sezione 3

Figura IV.12

Il percorso delineato per la valutazione della percezione risulta di


sostegno ad azioni di sensibilizzazione della popolazione e questo
rappresenta un altro valore aggiunto. Il percorso completo é alla base
della formazione dei dipendenti dell’organizzazione, coinvolti in
operazioni specifiche del SGAP. Infine, anche gli eletti possono trarre
utili argomenti per agende politiche rivolte alla tutela ed alla
valorizzazione dei paesaggi.

Vi sono altre valutazioni che possono essere compiute nell’ambito


dell’AAP, che trovano applicazione negli studi sull’Ecologia del
Paesaggio e che quantificano, attraverso il calcolo di indici, la qualità
paesaggistica di un territorio:
Ecomosaico paesistico - misura il livello di disturbo indotto dall’uomo
sulla componente naturale del sistema attraverso i diversi usi del suolo
in atto. Le varie forme di occupazione del suolo sono lette, in chiave
ecologica, come tessere di un ecomosaico, o biotopi, dove la presenza/
assenza e la consistenza di elementi naturali, seminaturali o antropici
indica indirettamente il livello di disturbo indotto dall’uomo. Le singole
tessere dell’ecomosaico vengono classificate secondo quattro sistemi
fondamentali e numerosi sottosistemi, definiti in ragione di funzioni
produttive ed ecologiche comuni, cui corrispondono diversi tipi di
origine e gestione:

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 249


Sezione 3
• Sistema naturale, caratterizzato da biotopi di origine e gestione
naturale.
• Sistema seminaturale, caratterizzato da biotopi sia di origine
artificiale gestiti naturalmente, sia di origine naturale gestiti
artificialmente.
• Sistema antropico-agricolo, caratterizzato da biotopi di origine e
gestione artificiale.
• Sistema antropico-urbanizzato, caratterizzato da biotopi di origine e
gestione artificiale.

Infrastructural Fragmentation Index (IFI) - misura il grado di


frammentazione del territorio causata dalle infrastrutture di
comunicazione.

Biopotenzialità territoriale - misura il grado di equilibrio di un


sistema paesistico sulla base:
• del concetto di resistenza e di stabilità;
• dell’analisi dei principali tipi di ecosistemi presenti nella biosfera.
• dei dati metabolici (biomassa stabile, produzione primaria lorda,
respirazione) degli ecosistemi presenti in un certo territorio e delle
relative capacità omeostatiche e omeoretiche (di auto/riequilibrio).

Tali indici si prestano a visualizzazioni cartografiche molto efficaci per


comprendere lo stato dell’arte e le linee evolutive e possono essere
messi in relazione con i risultati raggiunti con le metodologie
precedentemente illustrate.
Vi sono esperienze che richiamano altre dimensioni sensoriali del
paesaggio, oltre a quella visiva. Paesaggi sonori, paesaggi olfattivi,
paesaggi “tattili” contribuiscono a comporre un paesaggio sensoriale,
utile in particolare a fini di sensibilizzazione.
La rilevazione di parametri come la temperatura, la luminosità,
l’intensità del vento e delle precipitazioni contribuiscono a calare le
riprese fotografiche nel momento in cui sono state scattate.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 250


Sezione 3

SCATOL8® e valutazione paesaggistica

ANALISI PAESAGGISTICA

SCATOL8® interviene nella fase di riprese fotografiche, fornendo le


coordinate geografiche, l’altitudine nonché controllando
l’orientamento della macchina fotografica, per collocare le riprese su
mappe di percezione visiva;

interviene nella sorveglianza delle situazioni di emergenza reale o


potenziale (terreni soggetti a frane, ecc...), associando posizione, ora
di rilevamento, immagine e dati rilevati da sensori.

interviene nella fase di monitoraggio del territorio, prelevando


periodicamente da Google Earth mappe del territorio di interesse o
consentendo una navigazione facilitata da interfacce, ad esempio
joystick, per vedute paesaggistiche, monitoraggio di eventi,
supervisione;
presidia lo scambio di file tra applicazioni, interfacciandosi con
sistemi Open GIS. I sistemi GIS forniscono rappresentazioni utili al
calcolo di indici di qualità ecologica del paesaggio come l’Ecomosaico
paesistico, la Frammentazione, la Biopotenzialità territoriale i quali
possono essere raffrontati con le valutazioni strumentali.

SENSIBILIZZAZIONE, FORMAZIONE, COMPETENZE

la documentazione fotografica, le schede di valutazione, le


elaborazioni statistiche sono elementi utilizzabili per azioni di
sensibilizzazione nei confronti della popolazione, per l’attività
formativa interna dell’organizzazione e per l’arricchimento delle
competenze del personale coinvolto nella redazione delle norme.
Possono essere impiegate per realizzare materiale illustrativo e
didattico.

l’utilizzo di sensori appropriati permette i rilievi di varie componenti


del paesaggio e la costruzione di paesaggi parziali, SCAPES.

CONTROLLO OPERATIVO

può essere utile nell’applicazione delle Istruzioni operative, in


particolare per quanto concerne il monitoraggio dei cantieri,
attraverso il controllo in remoto di una fotocamera digitale.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 251


Sezione 3
Identificazione dei vincoli legali applicabili
I Sistemi di gestione ambientale (SGA) sono un insieme di regole
coordinate, atte ad identificare, quantificare e gestire gli aspetti ed
impatti ambientali di un’organizzazione. Essi non si sostituiscono alla
disciplina giuridica in campo ambientale, anzi ormai la “variabile”
ambientale è ampiamente trattata ed i temi toccati dal diritto
ambientale in effetti concernono l’universo degli aspetti ambientali.

Con l’affinamento delle conoscenze sul rapporto tra inquinanti e stato


dell’ambiente, è verosimile che si potranno aggiungere nuove voci,
rispetto alle quali si verificherà il rapporto con la propria attività.

Analogamente, l’evoluzione delle tecnologie ambientali permette di


conseguire trattamenti più efficaci degli inquinanti ed i testi normativi
recepiscono gli effetti dell’innovazione, sotto forma di limiti più severi
alle emissioni, che vanno a sostituire i corrispondenti precedenti limiti.

Se il lettore é all’oscuro del rapporto tra normative ambientali ed


attività manifatturiere, una buona e simpatica introduzione al tema é
fornita dal libro di Luigi Furini, “Volevo solo vendere la pizza. Le
disavventure di un piccolo imprenditore”, edito da Garzanti.

I Sistemi di Gestione Ambientale importano all’interno delle proprie


procedure i provvedimenti normativi, dei quali mettono in evidenza la
parte pertinente all’attività, nella forma utile all’assolvimento degli
obblighi previsti.

Se ci si riferisce allo Standard ISO 14001 (al quale, peraltro, EMAS si


rifà espressamente), si nota come la necessità di considerare la
legislazione vigente nel modo appropriato per l’attività sia già
contemplata nella fase di pianificazione del sistema di gestione
ambientale, al punto norma 4.3.2.

Lo Standard chiede espressamente all’organizzazione di valutare tutta


la normativa applicabile, attraverso la redazione di un’apposita

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 252


Sezione 3
procedura che può influire sugli aspetti organizzativi della realtà che
implementa il sistema di gestione ambientale, perché identifica uno o

Indice delle aree contemplate dalla Indice delle aree contemplate dalla
normativa “Ambientale” normativa “Paesaggistica”

1. Emissioni in atmosfera 1. Beni paesaggistici e ambientali


2. Inquinamento acustico 2. Aree protette
3. Inquinamento elettromagnetico 3. Patrimonio forestale
4. Gestione della risorsa idrica 4. Trasformazione del territorio -
5. Gestione dei rifiuti e bonifica dei siti Urbanistica
inquinati 5. Trasformazione del territorio – Edilizia
6. Energia 6. Valutazione di Impatto Ambientale
7. Certificazione impianti, norme di 7. Attività estrattive
sicurezza, prevenzione incendi e 8. Turismo
prodotti pericolosi
8. Valutazione dell’Impatto Ambientale
(VIA)
9. Sostanze lesive strato di ozono
10.Amianto
11.Protezione civile
12.Incendi boschivi
13.Incidenti rilevanti e industrie insalubri
14.Industria e attività produttive
15.Informazione ambientale
16.Acquisti verdi

più soggetti responsabili dell’aggiornamento o della compilazione della


modulistica derivante.

Lo Standard ISO 14001, inoltre, richiede di valutare le prescrizioni


legali e le “altre prescrizioni”. Con tale termine si intendono eventuali
documenti, disciplinari, carte, strumenti regolamentativi volontari che
l’organizzazione stessa ha sottoscritto ancorché non obbligatori per
legge. Ciò potrebbe accadere, per esempio, nel caso di un’attività situata
in una zona soggetta a particolari tutele (Ambientali e/o
Paesaggistiche) che abbiano indotto il soggetto gestore ad emanare
provvedimenti più restrittivi di quelli in vigore altrove. Oppure
un’industria potrebbe aver aderito a disciplinari di settore che, dunque,
dovrebbero essere considerati nel sistema gestionale per la verifica del
rispetto di quanto volontariamente sottoscritto. O, ancora, una
struttura di ospitalità turistica potrebbe aderire a Carte di qualità e
etichette ambientali (si pensi all’Ecolabel europeo) i cui disciplinari
andrebbero considerati nel sistema di regole.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 253


Sezione 3
La valutazione delle prescrizioni legali ed altre, quindi, si sostanzia
come uno dei momenti più qualificanti della gestione ambientale
formalizzata, tanto da sostenere come il rispetto delle prescrizioni
legali sia un prerequisito per essere certificati ISO 14001 o registrati
EMAS. In altri termini, l’osservanza delle prescrizioni legali assicura il
mantenimento, nel tempo, del rispetto dei limiti bio-fisici e di una
qualità ambientale adeguata alla vita degli ecosistemi.

Ne consegue che se, da un alto, l’adozione degli strumenti di gestione


volontaria aiuta l’ordinaria gestione della “variabile” legislativa,
dall’altro si riverbera anche sugli aspetti organizzativi.
La gestione ambientale formalizzata prevede che siano assegnate
responsabilità e che queste siano comunicate in maniera chiara e

comprensibile verso coloro che operano nell’organizzazione. Pertanto


sarà necessario prevedere e porre in essere delle responsabilità in capo
ad un soggetto stabilito, sia egli il Responsabile del Sistema di Gestione
Ambientale o altro soggetto dell’organizzazione il cui mansionario
preveda compiti di natura simile.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 254


Sezione 3
Inoltre, gli strumenti volontari chiedono che l’azione sia documentata.
Documentare un’azione vuole dire innanzitutto registrarne i risultati
fornendo, attraverso di essi, l’evidenza del compimento dell’azione
stessa. Per questo motivo si procede alla redazione di registri che
devono poi essere mantenuti attivi e costantemente aggiornati.
Un esempio di possibilità di registrazione degli aspetti normativi è
riportato in Tabella IV.3, e si riferisce ad una struttura ricettiva.
Come si evince dalla lettura della tabella, una scheda completa potrebbe
riportare il riferimento alla legislazione vigente, con il dettaglio
dell’articolo, gli obblighi precisi, anche in termini di documentazione da
produrre e presentare agli organi di riferimento, la periodicità con cui
la documentazione deve essere stilata e la responsabilità all’interno
dell’organizzazione.

RISORSE IDRICHE

RIFERIMENT RIFERIMENT DETTAGLIO


PERIODICITÀ RESPONSABILITÀ
O NORMATIVO O ARTICOLO OBBLIGHI
Domanda di
Decreto Regio
riconoscimento/ Gestore
1775/33
Concessione da subconcessione Responsabile del
Legge 5
gennaio 1994, parte del genio del diritto di sistema di gestione
derivazione ambientale
n. 36
dell’acqua
Decreto Articolo 125
La domanda di
Legislativo 3 domanda di
autorizzazione In base alla
aprile 2006, n. autorizzazione
agli scarichi di autorizzazione
152 “Norme in agli scarichi di
acque reflue
materia di acque reflue
industriali
ambiente” industriali

RIFIUTI

E' vietato
miscelare
categorie diverse
di rifiuti pericolosi
Articolo 187 Responsabile del
di cui all'Allegato
(divieto di sistema di gestione
Decreto G alla parte
miscelazione dei ambientale
Legislativo 3 rifiuti quarta del
Responsabile reparto
aprile 2006, n. pericolosi) presente decreto
…..
152 “Norme in ovvero rifiuti
materia di pericolosi con
ambiente” rifiuti non
pericolosi

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 255


materia di
ambiente” Sezione 3
Alla scadenza dei
Articolo 187
tre mesi da non Responsabile del
(oneri dei Comunicazione
ricevimento della sistema di gestione
produttori e dei alla Provincia
4 copia del ambientale
detentori)
formulario rifiuti
Tabella IV.3: Esempio di scheda di rilevazione degli aspetti legislativi

La tabella potrebbe essere espressa con l’aggiunta di una sezione dove


venisse inserita anche la sanzione a cui si andrebbe incontro in caso di
mancato adempimento di un dispositivo di legge, sulla fattispecie di
quanto riportato in Tabella IV.4

FATTISPECIE SANZIONE PENALE E/O AMMINISTRATIVA


Chiunque effettua una attività di 1. con la pena dell'arresto da tre mesi a un anno
raccolta, trasporto, recupero, o con l'ammenda da duemilaseicento euro a
smaltimento, commercio ed ventiseimila euro se si tratta di rifiuti non
intermediazione di rifiuti in mancanza pericolosi;
della prescritta autorizzazione (Decreto 2. con la pena dell'arresto da sei mesi a due anni
Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e con l'ammenda da duemilaseicento euro a
“Norme in materia di ambiente, art. ventiseimila euro se si tratta di rifiuti
256) pericolosi
Tabella IV.4: Esempio di scheda di rilevazione degli aspetti legislativi

Per ciò che concerne l’aggiornamento della legislazione in campo


ambientale, é lasciata all’organizzazione la libertà nel definire tempi e
modi di conduzione dell’attività, nonché i canali informativi utilizzati,
con il vincolo, però, di indicare chiaramente nella procedura dedicata
gli aspetti sopra citati.
Si possono, ad esempio, consultare apposite banche-dati: per la Regione
Piemonte si segnala il sito Internet con la banca dati legislativa
regionale, dove l’interrogazione può avvenire a livello cronologico o per
area tematica:
http://arianna.consiglioregionale.piemonte.it/
Se l’organizzazione fosse iscritta ad associazioni di categoria, le
newsletter periodiche curano di norma una sezione dedicata agli
aggiornamenti normativi.
Una terza via potrebbe essere la sottoscrizione di un abbonamento ad
una collana specializzata.

SCATOL8 e quadro normativo

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 256


Sezione 3

Per facilitare l’aggiornamento normativo, sarebbe opportuno


riferirsi ad un sito di cui si riprende la struttura dell’archivio, in
modo che quando avvengono degli aggiornamenti, si abbia in
automatico la possibilità di verificare la propria posizione rispetto
ai nuovi obblighi:

aggiornamento dei registro normativo

aggiornamento della check-list normativa

Indicatori di sostenibilità derivanti dall’AAI

L’AAI è un processo volto ad individuare gli aspetti ambientali ovvero le


relazioni tra le attività svolte dall’organizzazione e l’ambiente, da cui
far derivare i pertinenti indicatori, per definire gli obiettivi e per
pianificare le azioni necessarie a migliorare continuamente il profilo
ambientale dell’organizzazione.

L’importanza delle modalità di svolgimento dell’AAI e della connessa


identificazione degli aspetti ambientali sono tali da dover essere
formalizzate con la definizione di una procedura che illustri anche i
criteri adottati per stabilire quali siano significativi ossia tali da
procurare impatti significativi sull’ambiente. Per evitare una
deformazione che vede come inevitabilmente negativo per l’ambiente il
rapporto che si può creare per opera di un’organizzazione economica, si
evidenzia che gli standard prevedono impatti positivi e negativi e quindi
in entrambe le direzioni va individuato l’influsso dell’attività economica
sull’ambiente.

A questo proposito è necessario fare due premesse in merito


all’identificazione ed alla valutazione degli aspetti ambientali:
• La revisione del 2004 della Norma ISO 14001 ha previsto
l’identificazione, già presente in EMAS, anche degli aspetti ambientali
indiretti, ovvero quelli non prodotti direttamente dalla
organizzazione, ma sui quali la stessa può esercitare un certo grado di
influenza. Si pensi, a questo proposito, alla problematica legata alla

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 257


Sezione 3
valutazione del fornitore o alla sensibilizzazione del cliente. Anche su
questi aspetti occorrerebbe valutare la significatività dell’impatto.
• La seconda premessa è legata alla metodologia da adottare: la Norma
ISO 14001 ed il Regolamento EMAS non ne prescrivono alcuna, ma
lasciano libertà alla organizzazione di indicare le modalità con le quali
individuare i propri aspetti ambientali, che devono essere
chiaramente espressi e comprensibili nel sistema gestionale e nelle
procedure apposite.

Nonostante la mancanza di un approccio univoco, la Norma ISO 14001,


nella “Guida all’uso” , propone alcuni aspetti ambientali che dovrebbero
essere considerati:
1. emissioni in atmosfera;
2. scarichi nei corpi idrici;
3. rilasci nel suolo;
4. utilizzo delle materie prime e delle risorse naturali;
5. utilizzo dell’energia;
6. energia emessa, per esempio calore, radiazioni, vibrazioni;
7. rifiuti e sottoprodotti;
8. caratteristiche fisiche, per esempio dimensioni, forma, colore e
aspetto.

Per delineare quali fra questi aspetti siano significativi e, di


conseguenza, abbiano bisogno di opportuni indicatori per verificarne il
loro andamento, fra le metodologie maggiormente utilizzate, si riporta a
titolo di esempio quella che vede la significatività come funzione di due
variabili: la Probabilità che avvenga un impatto ambientale e, nel caso
in cui esso avvenga, la sua Gravità. A sua volta, la Gravità può essere
stimata come sommatoria di più criteri.

Per ridurre la soggettività occorrerebbe precisare i concetti di Gravità e


di Probabilità di accadimento. Si pongono due alternative:
1. monitorare per lungo tempo il processo per giungere a dati precisi,
riferiti al processo sul quale si intende implementare un SGA;

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 258


Sezione 3
2. riferirsi a dati di letteratura, eventualmente raffinandoli in funzione
dell’esperienza e del contesto.

Il valore assunto dalla Probabilità (indicata con P) riflette le condizioni


di gestione dalle quali deriva l’impatto ambientale (ordinaria, anomala,
emergenza) e, nell’ambito della gestione ordinaria, la frequenza con cui
si verifica l’impatto qualora l’operazione considerata venga svolta.
In particolare, P di norma assume i valori di seguito brevemente
descritti:
• P=0: Probabilità dell’evento nulla, ossia evento straordinario,
equiparabile ad una situazione di emergenza. In tal caso l’impatto
stesso sarà considerato Molto Significativo.
• P=0,5: Evento poco probabile, ossia un evento con frequenza molto
bassa e che, per le sue caratteristiche, non è gestibile come
un’emergenza, ma come una situazione anomala cioè prevedibile, ma
rara. Per fare un esempio operativo, in fase di avviamento di un
macchinario, potrebbe capitare la condizione in cui sullo spunto si
consumi più energia o si producono maggiori emissioni in atmosfera
rispetto alle condizioni “normali di esercizio”. Una probabilità 0,5, si
ha normalmente nei casi anomali di esercizio.
• P=1: Evento certo, ossia un evento derivante dall’attività ordinaria,
che si manifesta sempre. Lo stessa macchinario di cui sopra, in
condizioni normali, consuma energia e genera emissioni in atmosfera.

Per il calcolo della Gravità (G) si possono considerare


simultaneamente più criteri, ad esempio:
G1 – Conformità legislativa: tale criterio potrebbe assumere un valore
binario, 0 o 1. Se un aspetto è disciplinato dalla normativa ambientale
diventa automaticamente significativo: il rispetto della legislazione
applicabile é un prerequisito per la certificazione.
G2 – Contenuto informativo: tale criterio riguarda la perdita di
informazione che si avrebbe per valutare l’efficienza e l’efficacia della
gestione ambientale qualora un determinato aspetto non fosse rilevato.
G2 potrebbe assumere i valori 0, 1 e 2: 0 quando rilevarlo o meno é
ininfluente, 1 quando vi é una parziale perdita di informazione, 2

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 259


Sezione 3
quando la mancata rilevazione rende impossibile la valutazione delle
performance del SGA.

Un altro criterio che può entrare a far parte del calcolo della Gravità
può riguardare la coerenza con la Politica ambientale.

La Gravità, quindi, viene calcolata come somma aritmetica dei criteri


parziali individuati:
G=G1+G2 + G…

La Significatività (S), infine, è una funzione della Probabilità associata


alla Gravità. La Significatività è calcolata come prodotto tra i valori che
può assumere la Probabilità (si ricorda 0 - 0,5 - 1) e quelli che può
assumere la Gravità (la somma aritmetica dei suoi fattori):
S=G*P.

Le tabelle seguenti mostrano come potrebbero esser visualizzati i valori


di significatività (Tabella IV.5) ed i corrispondenti livelli di
significatività (Tabella IV.6), così espressi:
SN: Significatività nulla.
PS: Poco significativo.
AS: Abbastanza significativo.
S: Significativo.
MS: Molto significativo.

P 0,5 1
G
0 0 0
1 0,5 1
2 1 2
3 1,5 3
4 2 4

Tabella IV.5: Valori di Significatività

P 0,5 1
G

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 260


Sezione 3
0 SN SN
1 PS PS
2 PS AS
3 AS S
4 AS MS

Tabella IV.6: Livelli di Significatività

La Tabella IV.7 riporta un esempio applicativo:

IMPATTO IMPATTO
AMBIENTALE AMBIENTALE G
S
Attività (condizioni (condizioni P Livello
Totale (G*P)
operative operative G1 G2 G…
ordinarie) straordinarie) G

Rifiuti Speciali 0 2 2 4 1 4 MS

Rifiuti Speciali
0 2 1 3 1 3 S
Descrizione Pericolosi
dell’attività Consumo
0 2 2 4 0,5 2 PS
energetico

Rumore 0 1 1 2 1 2 PS

Tabella IV.7: Esempio di applicazione

Definiti gli aspetti ambientali da considerare grazie alla predisposizione


dell’Analisi Ambientale Iniziale ed individuati quelli significativi, su di
essi è necessario predisporre degli indicatori che permettano di
valutarne l’andamento nel tempo. Si sottolinea nuovamente
l’importanza delle registrazioni di carattere ambientale, che
consentono di arrivare a degli indicatori ambientali, sulla falsa riga di
quelli indicati nella Tabella IV.8:
Aspetto Valore Valore
INDICE Oggetto Frequenza
ambientale assoluto relativo
Consumi energetici rapportati
Intensità
Energia ai prodotti commercializzati in kWh kWh/n Annuale
Energetica
un anno
Quantità di rifiuto prodotto per
Tasso di tipologia rapportati al numero Mensile, Semestrale,
Rifiuti kg kg/n
produzione di prodotti commercializzati in Annuale
un anno
Tasso di
utilizzo di Quantità di carta riciclata
Rifiuti kg % Annuale
materiale acquistata sul totale carta
riciclato

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 261


Sezione 3
Quantitativi di imballaggi
Tasso di
utilizzati in termini di cartoni
utilizzo Mensile, Semestrale,
Imballaggi rapportati al numero di kg kg/n
degli Annuale
prodotti commercializzati in un
imballaggi
anno
Consumo rapportato al
l/n
Gasolio Consumo numero di persone operanti in l Annuale
persone
azienda
Consumo rapportato al
l/n
Acqua Consumo numero di persone operanti in l Annuale
persone
azienda

Tabella IV.8: Esempi di indicatori derivanti dall’Analisi Ambientale Iniziale


e dalla valutazione degli aspetti ambientali

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 262


Sezione 3
Se l’organizzazione fosse interessata ad identificare e metter sotto
controllo altri aspetti, quali la Qualità, la Salute e la Sicurezza sul luogo
di lavoro, la Responsabilità sociale, dall’AAP e dai punti che seguiranno
si possono derivare logiche e metodi per affrontare la progettazione dei
corrispondenti sistemi di gestione, fino a giungere ad un Sistema di
Gestione Integrato. Questa evoluzione é stata tracciata e formalizzata in
Q.I.T., un sistema di gestione per la Qualità Integrata Territoriale.

SCATOL8® e indicatori

Gli indicatori sono variabili trattate con algoritmi, necessari a


misurare efficienza ed efficacia della gestione. Le Linee-guida per
la realizzazione di SGA rendono disponibili varie metodologie per
ridurre la soggettività o per rendere evidente l’elemento
soggettivo da quelli oggettivi nello stabilire il confine tra Variabili
Ambientali Significative e Variabili Ambientali Non Significative.
Se le variabili che esprimono gli aspetti ambientali significativi
sono state selezionate secondo la valutazione critica
raccomandata in precedenza, sarebbe logico che tutte venissero
considerate significative, almeno all’inizio del sistema. Si potrà
intervenire in un momento successivo per procedere ad una
selezione, alla quale seguirà uno snellimento del sistema di
gestione.

Ciò può esser rapidamente svolto da un programma adeguato,


riducendo le possibilità di errore. I dati rilevati con lo SCATOL8®
confluiscono in un programma che li pone in relazione tra di loro,
per elaborare degli indicatori. Il programma può richiedere
l’immissione di dati riferiti all’area sociale ed economica, non
rilevati automaticamente dallo SCATOL8®, ma necessari per
elaborare considerazioni sulla sostenibilità della gestione. Anche
in caso di variabili qualitative (che si esprimono con descrittori:
freddo/tiepido/caldo/bollente) è necessario tradurle in termini
quantitativi per facilitare l’elaborazione di giudizi sull’efficienza e
sull’efficacia della gestione. Un sistema di telerilevamento può
ampliare il numero di variabili controllate automaticamente, ma
non diminuisce l’importanza di un giudizio esperto nello stabilire
quali assumono un carattere di significatività.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 263


Sezione 3

La relativa facilità con la quale si possono reperire i dati può


addirittura far sorgere delle difficoltà, conducendo ad un archivio
di dimensioni tali da disorientare. Per ovviare a ciò, durante la
fase di Pianificazione si deve dedicare tutto il tempo necessario
all’analisi dei processi, all’individuazione degli indicatori ed alla
selezione di quelli da tenere sotto controllo a partire da quelli
legati alle variabili ambientali significative. Ciò enfatizza
nuovamente l’importanza del contributo di professionalità
competenti le cui conoscenze ed esperienze sono fondamentali
nella pianificazione del SGA e nella decisione sugli aspetti
ambientali significativi. Le rilevazioni in automatico dell’intensità
delle variabili e l’elaborazione degli indicatori aiutano a superare
le considerazioni soggettive per discriminare tra aspetti
ambientali significativi e non. Tuttavia, in particolare per quanto
concerne le condizioni anomale di funzionamento e le emergenze,
è indispensabile il ruolo di un soggetto esperto che potrebbe
applicare un metodo quale quello illustrato in precedenza.
Per quanto concerne le condizioni normali di funzionamento, si
propone di assumere e monitorare, come aspetti ambientali
significativi, almeno quelli che sono disciplinati per legge.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 264


Sezione 3
Politica Ambientale, Piani, programmi, Obiettivi,
Traguardi

L’esame svolto attraverso l’Analisi Ambientale Iniziale e le successive


elaborazioni portano all’individuazione degli aspetti e gli impatti
ambientali significativi dell’organizzazione. Sulla base di questi dati,
l’organizzazione stessa é in grado di scrivere la Politica Ambientale e di
definire gli obiettivi da raggiungere.

La Politica Ambientale
La dichiarazione di impegno dell’organizzazione per il perseguimento
degli obiettivi ambientali si definisce Politica Ambientale.
All’interno della Politica vengono trattati i seguenti punti:
1. Impegno ad osservare la conformità legislativa;
2. Impegno al controllo degli aspetti ambientali ed alla riduzione degli
impatti ambientali negativi, ritenuti prioritari per la salvaguardia
dell’ambiente da parte dell’organizzazione;
3. Impegno al miglioramento continuo delle prestazioni;
4. Previsione di un riesame periodico degli obiettivi e traguardi
ambientali.

Dal punto di vista operativo, la messa in atto, il conseguimento degli


obiettivi ed il mantenimento della Politica Ambientale sono ottenuti
attraverso l’adozione del Sistema di Gestione Ambientale, che definisce
l’organizzazione, la pianificazione, le responsabilità e le procedure per
rispettare gli impegni assunti con la Politica.

La conformità legislativa
L’UNI e il Sincert a oltre 10 anni di applicazione della Norma ISO 14001
hanno realizzato un Rapporto Tecnico (UNI 11331 del giugno 2009)
sulla norma che mette in evidenza le criticità e le prospettive della
stessa. Tra i temi più delicati trattati all’interno del rapporto, anche la
problematica del rispetto delle leggi. Il sito dell’UNI riporta: “Per quanto
riguarda la conformità legislativa, sebbene l'obbligo non sia esplicitato
espressamente nella UNI EN ISO 14001, è riconosciuto in Italia che esso
Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 265
Sezione 3
sia un prerequisito di accesso alla certificazione del SGA. La lettura
congiunta di paragrafi di norma sulla "politica ambientale", sulle
"prescrizioni legali e altre prescrizioni" e sulla "valutazione del rispetto
delle prescrizioni" fa chiaramente emergere l'idea che la UNI EN ISO
14001 vincola l'organizzazione alla conformità legislativa ambientale,
sia amministrativa, sia di tipo tecnico.”27

Da queste considerazioni emerge chiaramente la necessità di una


conformità legislativa acquisita e controllata come presupposto per
l’adozione del sistema. L’implementazione della Norma ISO 14001 viene
decisa sovente proprio perché permette una maggiore sicurezza
sull’identificazione e sul rispetto delle prescrizioni di legge e testimonia
un maggiore impegno nella salvaguardia ambientale, per la continuità
dell’azione che prevede.

Impegno concreto nella prevenzione dell’inquinamento o comunque


nel miglioramento ambientale
Per quanto riguarda gli obiettivi strettamente ambientali (o quelli che
comportano un miglior funzionamento del sistema) che le
organizzazioni dichiarano di voler perseguire, questi dipendono dal tipo
di organizzazione e dal settore produttivo di riferimento.

Una lettura delle Politiche ambientali rese disponibili da organizzazioni


certificate e reperibili su Internet permetterà di constatare una varietà
di approcci e di personalizzazioni, tutte incardinate nei principi
fondamentali degli standard (ISO14001 o EMAS) assunti come
riferimento.

Le affermazioni esprimono i miglioramenti in termini qualitativi. La


Politica ambientale è un documento divulgativo, che porta il lettore ad
individuare le aree di intervento all’interno delle quali
un’organizzazione si propone di agire. La definizione di obiettivi e

27 1 http://www.uni.com/uni/controller/it/comunicare/articoli/2009_3/

unitr11331.htm

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 266


Sezione 3
traguardi quantitativi avvengono all’interno all’organizzazione e
trovano collocazione in un altro documento, come si vedrà tra breve.
Miglioramento continuo
Il miglioramento continuo è un concetto basilare per i sistemi di
gestione ed é anche adottato dagli standard stessi. La Norma ISO 14001
è stata l’esempio concreto dell’applicazione del miglioramento continuo,
viste le edizioni che si sono succedute dalla prima pubblicazione. In
campo ambientale, infatti, la sempre maggiore attenzione di fornitori e
clienti e la precisione crescente dell’apparato legislativo impone il
miglioramento continuo, fondamentale per attestare l’efficienza
dell’impresa.
Come ben espresso dallo Standard ISO 14001, il miglioramento continuo
rappresenta “un processo ricorrente di accrescimento del sistema
ambientale per ottenere miglioramenti della prestazione ambientale
complessiva coerentemente con la Politica Ambientale
dell’organizzazione”.

L’accrescimento del Sistema può riguardare anche l’evoluzione dei


sistema documentale, misurabile in termini di Revisioni dei documenti,
di conduzione di Audit, ecc... La lista dei documenti, contenente i
riferimenti delle ultime versioni rappresenta un’altra evidenza di un
sistema che si va affinando e testimonia l’attenzione che il RSGA e l’Alta
Direzione riservano al SGA. Il numero dei documenti emessi sul numero
totale dei documenti costituenti il sistema è un indicatore semplice, il
cui significato pieno si può cogliere pienamente consultando i verbali di
Audit e del Riesame. L’accrescimento può rendersi necessario anche per
controllare meglio gli aspetti ambientali e quindi può risultare da
documenti che, nel tempo, si siano raffinati, mantenendo le
informazioni essenziali allo scopo.

Previsione di un riesame periodico degli obiettivi e traguardi


ambientali
La revisione degli obiettivi e dei traguardi incide su tutta la credibilità
del sistema. Una Politica Ambientale dettagliata risulta valida se trova

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 267


Sezione 3
coerente attuazione nella pianificazione e nel programma ambientale e
se viene verificata con il controllo del raggiungimento degli obiettivi.

Dalla Politica Ambientale agli Obiettivi, Traguardi e Programmi


Ambientali
La Politica Ambientale presenta la visione in campo ambientale di
un’organizzazione e la sua mission. In questo senso, la Politica
rappresenta una circostanziata dichiarazione di intenti alla quale deve
fare seguito un programma, contenente obiettivi dettagliati e
quantificabili.
È la stessa Norma ISO 14001 che richiede all’organizzazione di stabilire,
attuare e mantenere attivi degli obiettivi e traguardi ambientali
documentati e misurabili.
Gli obiettivi e traguardi vengono definiti all’interno del cosiddetto
Programma Ambientale che deve considerare le risorse (anche
economiche) ed i tempi necessari per il conseguimento del risultato
prefissato, oltre alla definizione delle responsabilità per il
raggiungimento degli stessi.
La Figura IV.13 mostra la consecuzione logica dei passaggi che portano
dalla Politica Ambientale alla definizione del programma ambientale e
delle azioni che ne derivano.
È intuitivo come sia necessaria una coerenza fra Politica Ambientale e
Obiettivi: se la mission dell’organizzazione si concentra in modo
particolare sull’importanza dell’aspetto ambientale “rifiuti pericolosi”,
perché è stato valutato significativo in sede di Analisi Ambientale
Iniziale, ciò va tradotto almeno in un obiettivo coerente, espresso in
termini quantitativi, per raggiungere il quale possono essere previste
una o più azioni.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 268


Sezione 3

Figura IV.13: Dalla Politica al programma ambientale.


Come si può notare dall’esempio, da un principio (conservare le risorse
naturali) si giunge attraverso dei passaggi intermedi, alla definizione di
un programma di azioni (installare temporizzatori) al fine di conseguire
un miglioramento quantificato (riduzione del consumo di acqua del
15%).

L’indicazione dello stanziamento dei Fondi che l’Alta Direzione reputa


adeguati all’obiettivo, espresso in termini quantitativi, è utile per
valutare l’efficienza di spesa, correlata con l’efficacia espressa dal grado
di raggiungimento degli obiettivi.

Si richiama l’attenzione su come l’accezione di obiettivo ambientale


possa essere ampia, considerando il concetto di sostenibilità edificato su
pilastri ambientali, economici e sociali. Nell’aspetto sociale, ad esempio,
possono rientrare le attività di coinvolgimento degli stakeholder, di
sensibilizzazione dei dipendenti, di formazione, ecc... Per la
conservazione delle risorse naturali, oltre all’azione consistente
nell’installazione di dispositivi tecnici, vanno considerate azioni di
sensibilizzazione (affissione di cartelli, riunioni con i dipendenti) e di
informazione agli ospiti, ai clienti, ecc....

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 269


Sezione 3
Inoltre emerge l’importanza dell’intervento diretto dell’AD nel definire
il documento OTPA. L’AD possiede informazioni più ampie del RSGA che
possono essere rilevanti nell’assegnazione di priorità, di tempi, di ruoli,
di fondi.

Emerge l’importanza della definizione di obiettivi in termini


quantitativi, affinché si possa giungere ad un’applicazione efficace del
sistema di telerilevamento, che fa affluire al database degli obiettivi
l’elaborazione dei dati rilevati per permettere un confronto tra obiettivi
e risultato effettivo. Ciò vale anche per gli aspetti paesaggistici. Ad
esempio, si possono confrontare progetti e rendering con fotografie.

La Tabella IV.9, invece, riporta come potrebbe essere strutturato un


programma ambientale.

DA
POLITICA BUDGET
OBIETTIVO PROGRAMMA REALIZZARSI RESPONSABILE
AMBIENTALE PREVISTO
ENTRO
CONSUMO DELLE RISORSE
Azione n° 1:
predisposizione
Obiettivo n° 1:
di registri per la
rilevazione dei
rilevazione delle
principali Fine 2009 …………. Euro Firma: ………………
variabili
Impegno n° aspetti
ambientali e
1: ambientali
loro
Operare
compilazione
nell’ottica di
miglioramento Azione n° 1:
continuo, al predisposizione
Fine 2009 …………. Euro Firma ………………
fine di tenere di cartellonistica
sotto controllo informativa
Obiettivo n° 2:
gli aspetti Azione n° 2:
riduzione dei
ambientali inserimento di
consumi di
significativi temporizzatori
risorse
per diminuire il Fine 2009 …………. Euro Firma ………………
consumo di
acqua del 15%
in un anno

Tabella IV.9: Esempio di Programma

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 270


Sezione 3

SCATOL8® e Politica, Obiettivi Piani Traguardi

Conformità legale

Visto il collegamento realizzabile tra il registro normativo ed il


sistema SCATOL8®, quest’ultimo permette di controllare il
rispetto degli impegni cogenti, sottoscritti nella Politica
ambientale. I dati rilevati in tempo reale possono essere
continuamente confrontati con i limiti di legge; in caso di
superamento, lo SCATOL8® invia un segnale d’allarme.
L’impegno al rispetto delle prescrizioni legali può ritenersi
soddisfatto se tutte le prescrizioni legali vengono rispettate.
Pertanto, nel registro delle prescrizioni, ogni prescrizione legale
risulta accompagnata da una casella di controllo che può
assumere tre valori: 0 se non è rispettata; 1 se sono state
avviate le attività per adempierla; 2 se la prescrizione è
rispettata. Il valore 0 ed 1 segnalano una non conformità e
pertanto compariranno in un cruscotto degli allarmi o verranno
segnalati in base alla configurazione del sistema, ad esempio con
sms al RSGA.
Miglioramento continuo

Il miglioramento si misura in termini di grado di


raggiungimento degli obiettivi. L’affermazione generale di
impegno al miglioramento continuo può essere associata agli
obiettivi fissati per ogni aspetto ambientale significativo. Se gli
obiettivi vengono raggiunti o superati, l’affermazione è
veritiera, in caso contrario sarà una fase successiva, la verifica,
ad appurare le ragioni degli scostamenti negativi. Quindi si può
considerare la creazione di un archivio di obiettivi; uno di
indicatori associati agli obiettivi ed una procedura di verifica dei
valori che esprima il grado di raggiungimento. Poiché è
verosimile che non tutti gli obiettivi vengano raggiunti nello
stesso grado, verrà predisposta una tavola di sintesi che sarà
utile tanto in sede di Audit quanto di Riesame. Per mantenere
sotto controllo il grado di raggiungimento durante al gestione, é
possibile prevedere la realizzazione di un Crusc8 obiettivi.

Obiettivi, traguardi, programma ambientali

Nella stesura del Programma possono essere identificati gli


obiettivi suscettibili di misurazione attraverso SCATOL8®.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 271


Sezione 3

Il sistema di monitoraggio o il suo ampliamento possono essere


inclusi nei programmi qualora l’AAI si sia basata su evidenze
ricavate con metodi discontinui o su dati di letteratura.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 272


Sezione 3
ATTUAZIONE

Il sistema documentale

Lo Standard ISO 14001 ed il Regolamento EMAS richiedono


all’organizzazione di definire un insieme di regole per migliorare le
proprie prestazioni ambientali.

La realizzazione del Sistema di Gestione Ambientale si manifesta


attraverso la redazione di un sistema documentale che sia idoneo e
calato sulla realtà organizzativa.

Si rivela indispensabile pianificare attentamente il sistema


documentale, partendo dai risultati dell’AAI, per costruirlo su misura
per l’organizzazione. Il rischio che si presenta, infatti, è che si adotti
una documentazione normalizzata, prelevata acriticamente da Manuali
applicativi degli standard ambientali e non in sintonia con la realtà
dell’organizzazione. Se ciò si verifica è molto probabile che il SGA sia
percepito come un elemento estraneo e che, comprensibilmente, si
insinui il dubbio sull’effettiva utilità. Anche per questo motivo, la Norma
ISO 14001:2004 cita in primis la Politica ambientale e gli obiettivi e
traguardi, come a sottolineare il ruolo strategico di questi due
documenti che devono riflettere la personalizzazione delle prescrizioni
contenute negli Standard.
Si ricorda che la Politica Ambientale rappresenta la visione
dell’organizzazione nei confronti dell’ambiente e la sua comunicazione
nei confronti dell’esterno. È un documento, quindi, che da un lato ha un
forte potere comunicazionale e, nel contempo, impegna l’organizzazione
a mantenere i precetti in esso contenuti.

Per dare attuazione alla Politica Ambientale di un’organizzazione ed


agli obiettivi che ne conseguono, lo Standard ISO 14001 ed il
Regolamento EMAS definiscono tre livelli di documentazione, riportati
graficamente nella cosiddetta Piramide documentale, raffigurata nella
Figura IV.14.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 273


Sezione 3

Figura IV.14: La Piramide documentale

La costruzione dell’edificio documentale avviene partendo dalla base ed


è da questa che ne inizieremo la descrizione. Tra l’altro, é anche il
livello direttamente connesso allo SCATOL8®.

Al livello base della Piramide documentale si collocano sempre dei


documenti di natura attuativa, utili a fornire evidenze sul
funzionamento del sistema, coerentemente con le risultanze dall’AAI e
secondo le procedure, le istruzioni operative e/o il manuale situati nei
livelli superiori.

Si tratta, quindi, dei cosiddetti documenti di panificazione, quali piani e


programmi, delle disposizioni e della modulistica, quest’ultima
necessaria per la raccolta dei dati ambientali e, più in generale, per dare
evidenza dell’implementazione del sistema. L’alimentazione di questa
base è necessaria a conferire solidità all’edificio. Senza dati sulla

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 274


Sezione 3
gestione e sul funzionamento del sistema non si ha la possibilità di
valutarne l’efficienza e l’efficacia.

Al livello intermedio si inserisce la documentazione attuativa del


sistema, costituita dalle procedure e dalle procedure operative, dette
anche “Istruzioni operative”, che approfondiremo in seguito.

Le procedure intendono riportare con il massimo grado possibile di


precisione le modalità di gestione (il come), le responsabilità (il chi),
l’oggetto (il cosa) la tempistica (il quando) degli aspetti inerenti la
gestione ambientale. Non esiste un numero fisso o prefissato di
procedure, anche se di prassi si tende a definire almeno una procedura
per ogni “punto norma” dello Standard ISO 14001 (si ricorda come il
regolamento EMAS richiami la struttura dei punti norma della 14001).

Al livello più elevato viene inserito un documento che per certi versi
rappresenta il sommario di quello che conterrà l’intero sistema e
prende il nome di “Manuale” del sistema di gestione ambientale. Il
documento ha una funzione sostanzialmente descrittiva; è un
documento ad uso interno, non pubblico quindi, il cui scopo si sostanzia
nella definizione degli orientamenti generali dell’organizzazione
rimandando nelle sua varie sezioni, alla documentazione più attuativa.

Di seguito vengono commentati i punti-norma che prevedono una


formalizzazione cioè che l’organizzazione deve tradurre in documenti
collocati ai vari livelli del sistema. Le figure illustrano la distribuzione
dei documenti del SGA: in giallo i documenti del livello apicale, in verde
quelli del livello intermedio e in nero quelli del livello base. Si notino i
collegamenti tra i documenti, attraverso i quali si concretizza
l’approccio sistemico. Per facilità di rappresentazione non si
evidenziano i collegamenti trasversali che intercorrono tra i vari punti
norma. Questi verranno visualizzati in uno schema complessivo, al
termine della presentazione del SGA.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 275


Sezione 3

Figura IV.15

Risorse, ruoli, responsabilità e autorità


Un’organizzazione è costituita da persone, che svolgono un’attività
volta al raggiungimento di un obiettivo. Un insieme di persone diventa
organizzazione quando si definiscono ruoli, diritti e doveri, relazioni,
priorità, livelli gerarchici, requisiti delle prestazioni. Le regole
riguardano le modalità di svolgimento delle mansioni ovvero di compiti
possibili grazie all’integrazione di conoscenze, attrezzature, energia e
materiali.
Si tratta di prerogative introdotte per organizzare il flusso informativo
ed il processo decisionale. Il SGA considera la struttura esistente, la
verifica alla luce della priorità assegnata all’ambiente e ne può
modificare soggetti, articolazione, rapporti gerarchici e contenuti. Le
regole migliori sono quelle che permettono di adottare comportamenti
accettabili cioè fattibili, sopportabili per ottimizzare l’uso delle risorse
in vista di un obiettivo. Nell’identificazione delle Risorse, dei Ruoli, delle

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 276


Sezione 3
Responsabilità e dell’Autorità, l’organizzazione adotta una procedura
con la quale specifica i criteri adottati per la loro attribuzione e specifica
dettagliatamente i soggetti coinvolti nel funzionamento del SGA. La
procedura può riportare in allegato un’organigramma, un mansionario.
Documento richiesto dalla Norma ISO 14001 é la formalizzazione della
Nomina del Responsabile del Sistema di Gestione Ambientale (RSGA).

Per dare attuazione al SGA é necessario che il personale possegga gli


strumenti e le conoscenze adatte. Queste ultime possono esser acquisite
attraverso la formazione, realizzata all’interno dell’impresa o
all’esterno (in questo caso l’evidenza del possesso dei requisiti é
costituita dai titoli di studio, dagli attestati di frequenza e/o di
partecipazione, ecc...). Il ruolo della formazione é di importanza tale da
essere richiamato da un apposito punto-norma, il 4.4.2. Occorre che si
accertino le competenze del personale in relazione ai nuovi compiti
introdotti dal SGA, che si provveda ad adeguata attività di formazione
per favorire l’apprendimento delle nuove regole di comportamento
attraverso l’illustrazione, l’accertamento della comprensione e lo
svolgimento di esercitazioni. Nella procedura “Competenza, Formazione
e Consapevolezza”, l’organizzazione descrive i metodi adottati per
soddisfare questi requisiti. Nella documentazione che discende dalla
procedura si ha la manifestazione di un percorso pianificato per istruire
il personale. E’ previsto, infatti, che vi sia un programma di formazione,
un registro che documenti le attività svolte ed una scheda per ogni
membro dell’organizzazione dalla quale si possa “leggere” il percorso
formativo compiuto.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 277


Sezione 3

Figura IV.16

Competenza, formazione e consapevolezza


L’importanza del sistema documentale si nota anche dallo spazio che
negli standard viene dato a questo particolare tema. Sono, infatti, tre i
punti norma che espressamente lo richiamano e sono:

Macrofase Punto norma

4.4.4 Documentazione
Attuazione
4.4.5 Controllo dei documenti

Controllo 4.5.3 Registrazioni

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 278


Sezione 3
Nella fase di Attuazione, ci si preoccupa di chiarire i criteri con i quali la
documentazione é prodotta e controllata.
I documenti devono essere controllati. Controllare un documento
significa che esso deve essere chiaramente identificato, approvato e
distribuito nella sua versione più aggiornata al personale che ne deve
applicare i contenuti.
I documenti sono controllati quando sono:

• facilmente identificabili;
• leggibili;
• aggiornati, quando necessario;
• distribuiti, quando necessario;
• presenti nei luoghi ove si svolgono le operazioni che questi
descrivono;
• tempestivamente ritirati, quando obsoleti.

Di norma, la documentazione è contrassegnata con un codice


alfanumerico, allo scopo di consentirne l’identificazione. Si tratta di
una prassi poiché la norma non prescrive un modello di identificazione.
Ad esempio, l’organizzazione potrebbe procedere secondo il seguente
schema:
DSGA: Documentazione del Sistema di Gestione Ambientale;
PSGA: Procedura del Sistema di Gestione Ambientale;
IOSGA: Istruzione Operativa del Sistema di Gestione Ambientale.

A seguito della sigla, il documento si potrebbe comporre del numero del


paragrafo della Norma ISO 14001 o del Regolamento EMAS dal quale
discende. Quindi, se si prende ad esempio la procedura su
“Comunicazione”, essa sarà identificata dal codice PSGA04.03, in
quanto discende dal paragrafo 4.4.3 del Manuale e della Norma. Nel
caso vi siano più procedure che discendono da uno stesso punto norma,
dopo il codice si può aggiungere il numero sequenziale preceduto da un
trattino. Quindi, riproponendo l’esempio della comunicazione, questa
attività può essere trattata da un’unica procedura, come da Figura IV.
17, oppure si possono redigere due procedure relative alla

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 279


Sezione 3
“Comunicazione interna” – PSGA04.03-1 - ed alla “Comunicazione
esterna” - PSGA04.03-2.

Figura IV.17

Comunicazione
Ogni documento è dotato di una cosiddetta “pagina di guardia” che
riporta le seguenti informazioni:
• Logo dell’organizzazione.
• Titolo del documento.
• Tipologia di documento (Procedura, Piano, Programma, Istruzione
Operativa, Modulistica, Registrazione).
• Codice identificativo del documento (sigla).
• Numero di revisione.
• Data di emissione.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 280


Sezione 3
• Numero della pagina e di quelle totali.
• Redazione (firma e funzione ricoperta dalla persona che ha emesso il
documento).
• Verifica ed approvazione (firma e funzione ricoperta dalla persona
che ha approvato il documento).
La Figura IV.18 ne mostra un esempio, legato alla pagina di guardia di
un’ipotetica procedura.

Procedura del sistema di gestione ambientale SIGLA PROCEDURA


Revisione 0
LOGO NOME PROCEDURA
Pagina x di y

Redazione RSGA Verifica ed approvazione del Direttore, Presidente,


…..
………………………
…………………..
Data: ………………………
…………………...

Figura IV.18: Esempio di Pagina di guardia

I documenti che costituiscono il SGA vengono distribuiti tra il


personale, in funzione delle attività svolte. La diffusione attraverso la
struttura organizzativa avviene in modo sistematico, seguendo una
lista di distribuzione e provvedendo ad una comunicazione scritta
(lettera di distribuzione) alla quale si allegano i documenti del SGA. Il
processo di distribuzione dei documenti deve permettere al RSGA di
appurare l’avvenuto recapito della documentazione. La ricevuta di
ricezione può essere cartacea oppure elettronica, a seconda del tipo di
SGA che si é introdotto nell’organizzazione. In ogni momento,
attraverso l’elenco della documentazione, si deve conoscere quale sia
l’ultima versione di un documento e dove si trovi. Si deve anche poter
esser certi di aver ritirato ed archiviato le versioni obsolete dei
documenti.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 281


Sezione 3

Figura IV.19

Documentazione
Infatti, i documenti obsoleti vengono annullati, ma conservati per un
periodo definito dalla Procedura (si tende a conservare i documenti per
5 anni) oppure dal tempo previsto dalla legislazione vigente qualora vi
siano disposizioni in merito.

Il Controllo dei documenti, previsto dal punto Norma 4.4.5 può essere
disciplinato da una apposita Procedura oppure contemplato all’interno
della Procedura su “Documentazione e registrazioni”, come avviene
nell’esempio riportato in Figura IV.20:

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 282


Sezione 3

Figura IV.20

Controllo dei documenti


È importante che, in sede di definizione delle tipologie, delle modalità di
redazione e di distribuzione dei documenti di un SGA, si consideri la
documentazione esistente presso l’organizzazione. Dove possibile, il
SGA dovrebbe integrare i documenti già noti ed utilizzati all’interno
dell’organizzazione.

Infatti, se è vero che alcuni concetti (ed i documenti relativi) possono


essere nuovi per l’organizzazione (si pensi alla necessità di strutturare
dei cicli di Audit e di Riesame o, ancora, di identificare e calcolare
indicatori di performance ambientale), molti altri temi sono
normalmente affrontati in qualunque organizzazione: ci si riferisce, ad
esempio, alla individuazione delle emergenze, alla formazione del
personale, alle modalità di comunicazione interna ed esterna. In questi

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 283


Sezione 3
casi, la struttura documentale formalizzata dagli standard
internazionali può porsi come un “contenitore” idoneo per riprendere
quanto in azienda già avviene, anche informalmente, aiutando ad
identificare ruoli, responsabilità, competenze ed autorità per svolgere
una determinata attività. Non si tratta comunque mai di
un’aggregazione, ma dell’integrazione dei documenti esistenti nel SGA,
con richiami espliciti nel Manuale e nelle Procedure in modo che ci sia il
collegamento sistemico previsto dalla piramide documentale.

SCATOL8 e documentazione

Le ipotesi di applicazione dello SCATOL8® sono varie. La prima


riguarda la redazione dell’intero sistema documentale via software. E’
molto probabile che tutti i documenti subiscano, nel corso del tempo,
delle variazioni. Pertanto le diverse voci che compongono un
documento possono essere trattate come elementi di altrettanti
archivi. Lo studio del SGA in versione informatizzata condurrà a
definire il numero e la tipologia degli archivi, in modo tale da favorire
la redazione, l’aggiornamento e la distribuzione del SGA.
Un’altra ipotesi potrebbe riguardare la catalogazione dei documenti di
un SGA cartaceo. In questo caso si potrebbe sviluppare un sistema
basato su etichette RFID e dispositivo lettore. Le etichette
riporterebbero le informazioni-base che vengano lette dall’apposito
dispositivo quando entrano ed escono dal SGA.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 284


Sezione 3
Le istruzioni operative e la raccolta dei dati

Il controllo operativo é la parte dell’Attuazione da cui deriva la


manifestazione quotidiana del SGA. Esso dà corpo alle argomentazioni
emerse in fase di Pianificazione, per condurre la propria organizzazione
nel rispetto dei vincoli di legge, controllando gli aspetti ambientali
significativi ed agendo per migliorare continuativamente le
performance ambientali.
Il controllo operativo avviene attraverso le Istruzioni operative.
L’importanza della procedura operativa o “istruzione operativa” é
dettata dal fatto che attraverso di essa si identificano il/i soggetto/i, le
modalità e gli strumenti rilevanti nell’esecuzione delle attività che
dall’Analisi Ambientale Iniziale sono emerse come cause di aspetti
ambientali significativi. Le istruzione operative disciplinano dunque
attività legate direttamente agli aspetti ambientali e concorrono alla
rilevazione ed al miglioramento del profilo ambientale
dell’organizzazione.
Poiché gli aspetti ambientali si generano normalmente laddove si
eseguono le operazioni che concorrono a formare il prodotto o ad
erogare un servizio, le istruzioni operative, quando scritte secondo un
linguaggio appropriato e comprensibile al destinatario, esplicano la loro
utilità, in quanto contengono le corrette modalità di esecuzione che il
personale deve seguire per controllare gli impatti ambientali cioè
contenere gli impatti ambientali negativi o accrescere quelli positivi. Le
istruzioni operative possono rappresentare anche un ottimo strumento
formativo in caso di nuove assunzioni o di variazione delle mansioni del
personale.
L’immagine seguente riporta un esempio di come potrebbe essere
impostato l’indice di un’istruzione operativa. Alle voci di indice
corrispondono i record che costituiscono l’archivio “Istruzioni
operative”.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 285


Sezione 3

Figura IV.21: Esempio di indice di una istruzione operativa


La “Descrizione” presenta il contenuto dell’Istruzione operativa e si
sostanzia come un breve riassunto delle parti successive.
Il “Campo di Applicazione” specifica la parte della gestione che viene
considerata dall’Istruzione stessa.
La parte dedicata alle “Azioni e metodi relativi alla gestione ambientale”
contiene le tipologie di impatto prodotto dall’attività oggetto
dell’Istruzione e la descrizione dettagliata delle operazioni che occorre
compiere per contrastare/mitigare l’impatto stesso, quando negativo, e
amplificarlo quando positivo.
La parte dedicata alle “Responsabilità” indica il/i soggetto/i richiamati
dall’Istruzione e per ognuno di essi presenta un elenco di ciò che devono
e di ciò che non devono compiere.
Con il termine “Documentazione” s’intende la modulistica derivante
dall’applicazione dell’istruzione, ossia le registrazioni legate agli aspetti
ambientali dello svolgimento di una determinata attività. Queste,
quindi, sono registrazioni di dati ambientali, come ad esempio,
relativamente agli Input, la quantità di acqua consumata ad uso
tecnologico, di gas metano per il riscaldamento dei locali o di energia
elettrica e, relativamente agli Output, la quantità di rifiuti prodotti, di
scarichi idrici, di emissioni in atmosfera.
Se, per proporre un caso concreto, ci si volesse concentrare sulle azioni
e metodi relativi alla gestione ambientale per quanto concerne alcune
variabili legate alle attività di ufficio (direzione marketing, direzione
personale, direzione ricerca & sviluppo, ecc.), si potrebbe pensare a
strutturare dei contenuti come quelli riportati nella tabella sottostante,
in cui si identifica la tipologia di impatto, la fonte e le azioni di contrasto.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 286


Sezione 3

Tipologia di impatto Fonte dell’impatto Modalità di gestione

Come sono dislocati i contenitori


Rifiuti Speciali Assimilabili agli Urbani della raccolta differenziata, come
Carta e cartone avviene la raccolta, la sua
Plastica Attività di ufficio tempistica, ecc..
Vetro Utilizzare carta di riciclo per le
Ecc. bozze dei documenti, stampare
sempre fronte-retro, ecc.
Rifiuti pericolosi Utilizzo di apparecchiature
Chi si occupa della raccolta, ogni
Toner esausti quali stampanti e
quanto viene contattato, ecc.
Lampade al neon fotocopiatrici
Acqua non utilizzata ad usi
tecnologici ma delle toilette Sensibilizzazione per evitare gli
Acqua
messe a disposizione del sprechi
personale
Deriva dall’utilizzo delle
Sensibilizzazione per evitare gli
apparecchiature necessarie
sprechi (spegnere PC in pausa
per la normale attività di
pranzo, ecc).
Consumi energetici ufficio (computer,
Acquisti di materiale “eco-
fotocopiatrici e
efficiente”: ad esempio, monitor di
apparecchiature in genere) e
PC con marchio Energy Star ecc.
dall’illuminazione degli edifici
Figura IV.22 – Esempio di contenuti di un’istruzione operativa
sulle Attività di ufficio
Dalle istruzioni operative discendono (o possono discendere)
registrazioni delle variabili ambientali. Le registrazioni che potrebbero
derivare dalle Attività di ufficio sono legate ai consumi energetici, ai
consumi idrici e alla produzione di determinate categorie di rifiuto
(carta e cartone, toner esausti delle stampanti, plastiche e materiali
vari).
Le registrazioni sono utili per reperire i dati necessari al calcolo degli
indici, a loro volta fondamentali al fine di verificare come sia mutato il
profilo ambientale dell’organizzazione.
Si sottolinea come alcune delle variabili oggetto di registrazione siano
nei fatti già conosciute dall’organizzazione. Si pensi, ad esempio, ai
consumi energetici o idrici, per i quali la Direzione amministrativa/
contabile archivia le fatture che vengono liquidate. Si tratta, allora, di
leggerle non esclusivamente in termini d’importo economico, ma anche
- in questo caso - di consumi (litri, kWh elettrici, ecc.) e riportarli in
un’apposita scheda.

Un esempio di registro per la rilevazione dei consumi elettrici può


essere quella proposto nella figura seguente:

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 287


Sezione 3

Immobile Consumo (kWh) Data Firma

Figura IV.23– Esempio di registrazione dei consumi elettrici


Altre registrazioni, quali la produzione di alcune tipologie di rifiuto,
possono non essere del tutto conosciute, ma sono anch’esse utili per
giungere al calcolo degli indicatori prestazionali, quali:

Aspetto Valore Valore


INDICE Oggetto Frequenza
ambientale assoluto relativo
Quantità di rifiuto prodotto per
Tasso di tipologia rapportati al numero di Mensile, Semestrale,
Rifiuti kg kg/n
produzione prodotti commercializzati in un Annuale
anno
Tasso di
utilizzo di Quantità di carta riciclata
Rifiuti kg % Annuale
materiale acquistata sul totale carta
riciclato
Quantitativi di imballaggi
Tasso di
utilizzati in termini di cartoni Mensile, Semestrale,
Imballaggi utilizzo degli kg kg/n
rapportati al numero di prodotti Annuale
imballaggi
commercializzati in un anno

Tabella IV.10: Esempi di indicatori derivanti dall’Analisi Ambientale Iniziale


e dalla valutazione degli aspetti ambientali

Le registrazioni delle variabili ambientali e gli indicatori prestazionali


rappresentano una quota importante della documentazione “strategica”
del SGA. E’ prevalentemente su questi dati che l’Alta Direzione definirà
le direttici future dell’organizzazione in campo ambientale.

La Figura IV.24 riporta un esempio di sviluppo del Controllo Operativo


nell’ambito di un’Amministrazione locale. La scelta compiuta, in fase di
progettazione del SGA, é stata di disciplinare con due procedure
rispettivamente il Controllo operativo delle attività svolte dal Comune e
la Qualificazione dei fornitori e delle ditte appaltatrici.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 288


Sezione 3

Figura IV.24

Nell’ambito delle attività svolte direttamente dal Comune, si sono


predisposte cinque istruzioni operative, dedicate alle Attività d’Ufficio,
alla Gestione dei beni mobili ed immobili, alla Gestione dei Cantieri ed
alla Gestione dell’Ecocentro. Le Istruzioni operative prevedono la
registrazione di alcune variabili nei documenti indicati sotto la voce
“Registri”. Nell’ambito delle attività che il Comune affida a terzi, le
Istruzioni operative hanno distinto il Lavori, le Provviste ed i Servizi ed
i campi di applicazione sono specificati nei relativi box.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 289


Sezione 3

SCATOL8® e istruzioni operative

Le istruzioni operative definiscono e disciplinano le modalità


operative per l’esecuzione di operazioni necessarie al controllo degli
aspetti ambientali. Lo SCATOL8® registra in modo ordinato le variabili
relative agli aspetti ambientali. Attraverso la consultazione del
database delle rilevazioni è possibile appurare con precisione quando
sono state compiute. Dal confronto tra le disposizioni contenute nelle
istruzioni operative con l’effettivo svolgimento, possono emergere
margini di miglioramento per le istruzioni stesse. Ponendo
l’esecuzione delle istruzioni in relazione con l’intensità delle variabili
relative agli aspetti ambientali significativi si possono ottenere dati
utili a valutare l’efficacia delle operazioni stesse. L’introduzione dello
SCATOL8® come strumento di assistenza e controllo nell’esecuzione
delle istruzioni operative rende necessaria la scomposizione di
attività articolate in passi elementari la cui esecuzione può essere
agevolata inviando all’operatore interessato messaggi appropriati e
rilevando l’avvenuta esecuzione delle operazioni elementari.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 290


Sezione 3
VERIFICA

Figura IV.25

Audit
La verifica del SGA é un’attività articolata in cinque punti norma che si
affrontano per comprendere il grado di funzionamento e di adeguatezza
del SGA:
• Sorveglianza e misurazione
• Valutazione del rispetto delle prescrizioni
• Non conformità, Azioni preventive e azioni correttive
• Controllo delle registrazioni
• Audit interno

I concetti-chiave dell’Audit sono riportati dalla Norma al punto 4.5

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 291


Sezione 3
Il termine “Audit” è definito dalla Norma ISO 14001 il “processo
sistematico, indipendente e documentato atto ad ottenere le evidenze di
audit e valutarle in maniera oggettiva, per determinare in che misura i
criteri di audit del sistema di gestione ambientale stabiliti
dall’organizzazione siano rispettati”.
La definizione è applicabile sia all’Audit cosiddetto “interno”,
programmato e svolto dall’organizzazione e necessario per fornire alla
Direzione Generale (o Alta Direzione) le informazioni utili a
comprendere l’efficacia del sistema, sia all’Audit “esterno”, ovvero
l’Audit di terza parte, svolto dall’Ente Accreditato di Certificazione.
L’Audit deve essere sistematico, indipendente e documentato.
Per sistematico si intende che l’attività deve riguardare il Sistema di
Gestione Ambientale e quindi le regole in esso contenute. Inoltre esso
deve essere condotto seguendo un programma definito e formalizzato
che può prevedere la verifica di tutte le regole del SGA o di parte di esse.
Si tratta di appurare come quanto richiesto dallo standard
internazionale sia stato compreso, considerato, condiviso ed integrato
all’interno del sistema di regole che l’organizzazione già possedeva in
maniera più o meno formalizzata.
Se in fase di Audit emergesse uno “scostamento”, ad esempio
un’interpretazione non corretta di un particolare aspetto della Norma
ISO 14001, si determinerebbe una Non Conformità (N.C.). Anche la N.C.
è definita dalla Norma come il “mancato soddisfacimento di un
requisito”.
Operativamente, quando si svolge un Audit possono presentarsi
scostamenti riconducibili a tre categorie di N.C., ad importanza
crescente:
• Raccomandazione.
• Non Conformità di sistema.
• Non Conformità legale.

Le Raccomandazioni si sostanziano, di solito, in consigli utili a


migliorare un requisito considerato, ma non in modo completamente
soddisfacente; ciò significa che non si è di fronte ad un mancato
soddisfacimento di un requisito, ma ad un aspetto che nonostante sia

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 292


Sezione 3
stato considerato in maniera opportuna, può essere migliorato nella sua
gestione o nella sua interpretazione.
La N.C. di sistema, invece, rappresenta uno scostamento rispetto a
quanto indicato dal Sistema di Gestione Ambientale. Tali non
conformità possono essere di diverso tipo: ad esempio, possono
riguardare il mancato raggiungimento di un obiettivo, una gestione
della documentazione di sistema non corretta, una dimenticanza nella
registrazione di una variabile ambientale. La gravità della N.C. dipende
essenzialmente dalle ripercussioni che si determinano sulla gestione
degli aspetti ambientali significativi. Questa impostazione é utile per
cogliere in modo positivo la segnalazione di una N.C.: obiettivo
dell’Auditor non é punire una dimenticanza, ma fare in modo che nel
SGA venga considerato adeguatamente un aspetto ignorato, per
migliorare le prestazioni del SGA.

L’ultimo tipo di N.C., quelle definite legali, sono sempre delle non
conformità gravi perché rappresentano uno scostamento rispetto alle
prescrizioni di legge che - come si è più volte ripetuto - sono il
prerequisito della gestione ambientale, per ottenere, in prospettiva, la
certificazione ambientale.

Allora, alla luce degli esempi proposti, possono esser discussi i confini
tra N.C. di sistema e N.C. legali. Se si considera la dimenticanza di una
registrazione di una variabile ambientale, questa viene classificata nelle
N.C. di sistema, ma solo se la registrazione della “variabile ambientale”
non sia prescritta dalla legge. La legislazione, ad esempio, non chiede di
registrare i consumi elettrici: l’organizzazione decide di rilevarli
nell’ambito della gestione ambientale perché, in seguito all’AAI,
l’energia emerge come aspetto ambientale significativo. Se, in fase di
Audit, emergessero registrazioni incomplete, ciò evidenzierebbe il non
rispetto di un requisito del sistema la cui gravità può essere più o meno
elevata in base agli effetti determinati dalla registrazione incompleta
sul SGA.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 293


Sezione 3
Nel campo della gestione dei Rifiuti, le norme del Diritto ambientale
richiedono espressamente di registrare in un apposito documento, il
Registro di carico e scarico dei rifiuti, le quantità prodotte delle varie
categorie di rifiuti, ed indicano anche i termini temporali per eseguire la
registrazione (entro 10 giorni dall’avvenuto carico o scarico). Il sistema
di gestione ambientale non può definire un termine più ampio (non ha
forza giuridica, non modifica le norme del Diritto ambientale); inoltre,
non è neanche opportuno che il SGA predisponga delle schede di
registrazione dei rifiuti aggiuntive o diverse dal registro di carico e
scarico, perché sarebbe una duplicazione di documentazione, un
aggravio di regole ed aumenterebbero le probabilità di errori, comprese
le omissioni. Se si ignora o se non si rispetta il disposto di legge,
registrare il carico di un quantitativo di rifiuto entro il termine previsto
(entro 10 giorni), si determina una non conformità legale, sempre di
alta gravità.
Una volta riscontrata una N.C., l’organizzazione può mettere in campo
due tipi di azioni, dette preventive e correttive. Un’azione preventiva
è definita come una “azione tesa ad eliminare la causa di una non
conformità potenziale”, mentre l’azione correttiva è da intendersi quale
“azione tesa ad eliminare la causa di una non conformità rilevata”.
La Figura IV.26 mostra come operativamente potrebbe essere
registrata una N.C. e le azioni correttive e preventive.
Non conformità grave Non conformità lieve Raccomandazione
Tipologia:

NON CONFORMITÀ:

Segnalata da:______________________ In
data:_____________________
Descrizione:

Individuazione della causa della Non Conformità:

Firma del responsabile: ____________________ Data : ___________________

AZIONI PREVENTIVE/CORRETTIVE

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 294


Sezione 3
Azione correttiva proposta:

Azione preventiva individuata (opzionale):

Firma del responsabile: _____________ Data di attuazione prevista: __________


VERIFICA AZIONE INTRAPRESA
Rapporto di verifica:

Firma del responsabile: ______________ Data: _________________

RACCOMANDAZIONE:
Individuazione della causa della raccomandazione:
Azione proposta:

Firma del responsabile: ______________ Data: _________________

Figura IV.26: Scheda di registrazione di una Non Conformità

Appare da subito chiaro come l’Audit debba essere svolto da una (o più)
figura professionale competente, cioè che possieda la conoscenza della
Norma ISO14001 e delle prescrizioni legali ed abbia e la capacità di
analizzare approfonditamente i processi aziendali.
Inoltre é indispensabile che sia assicurata l’indipendenza fra colui (o
coloro) che svolge l’Audit e le funzioni aziendali che sono analizzate. Ne
consegue che l’Auditor deve essere una parte terza rispetto alle funzioni
verificate e non può coincidere con il Responsabile di Sistema di
Gestione Ambientale, in quanto questa figura rappresenta l’Alta
Direzione e gestisce il sistema; si paleserebbe un chiaro conflitto di
interessi, venendo a coincidere le figure del Controllore e del
Controllato.

La Norma ISO 14001, nell’Appendice, esplicita che l’Auditor può essere


sia una persona interna all’organizzazione sia un persona esterna.

Se l’organizzazione è di grandi dimensioni, solitamente l’Auditor è


scelto all’interno della realtà aziendale con la preoccupazione di evitare
che la figura del controllato coincida con quella del controllore. Se si
tratta di una piccola impresa, la figura dell’Auditor può essere rivestita
da un consulente esterno.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 295


Sezione 3
In tutti due i casi, nella procedura che disciplina l’Audit interno,
dovrebbero essere inseriti anche i criteri attraverso i quali sono scelti
gli Auditor: accanto ai principi di imparzialità ed obiettività già
richiamati, sarebbe utile che fossero introdotti dei criteri oggettivi per
la qualificazione dell’Auditor.

Infine, l’Audit deve essere documentato, ovvero è necessaria l’evidenza


che l’Audit sia stato svolto. Normalmente, quindi, l’Auditor predispone
un Verbale (chiamato anche Rapporto di Audit), nel quale sono
descritte le modalità di svolgimento, le annotazioni e le considerazioni
ritenute opportune per valutare e migliorare il SGA.

Il Rapporto di Audit, quindi, riporta la data di svolgimento dell’Audit e le


persone che l’hanno condotto, con le loro firme. In secondo luogo
contiene l’oggetto dell’Audit, che può coincidere con tutto il SGA
piuttosto che con una sua parte.

Sono poi riportate le Non Conformità, con dei suggerimenti all’Alta


Direzione utili a porvi rimedio sia da un punto di vista operativo che di
documentazione nel sistema gestionale (procedure, istruzioni operative
ecc...); valutazioni sul grado di raggiungimento degli obiettivi; pareri sul
recepimento di indicazioni emerse negli Audit precedenti , sul grado di
conoscenza da parte dei lavoratori della gestione ambientale ecc...

Il Verbale di Audit è l’elemento principale sul quale si basa l’Alta


Direzione nel momento in cui deve assumere le decisioni strategiche
riguardanti il Sistema di Gestione Ambientale, ossia durante il Riesame
della direzione.

Le considerazioni emerse relativamente all’Audit, mettono in luce


l’importanza strategica di due elementi che ne condizionano l’efficacia:
l’Audit costituisce un momento in cui devono poter essere verificate
l’esistenza e la consistenza delle condizioni per il funzionamento del
SGA; l’Audit deve cogliere i segnali necessari a comprendere se un
sistema sia o meno calato ed integrato alla realtà organizzativa.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 296


Sezione 3
Per quanto riguarda il primo elemento, la condizione necessaria deve
ricercarsi nella professionalità e nella competenza di chi svolge l’Audit,
con riferimento alla Norma; condizione necessaria, ma non sufficiente,
in quanto non sono rari i casi in cui i sistemi sulla carta sono
impeccabili, ma poi, nella realtà dei fatti, non sono operativamente
recepiti dall’organizzazione.

Il secondo elemento é volto a comprendere in sede di Audit l’effettiva


“portata” del sistema. Un buon metro di giudizio potrebbe essere quello
di testare il polso di chi lavora in azienda: il SGA deve essere praticato
dalle risorse umane cioè conosciuto ed impiegato; anzi, per certi versi
un Sistema di Gestione Ambientale nasce proprio dalle procedure già
esistenti, inglobando nelle regole standardizzate l’esperienza di coloro
che tutti i giorni svolgono determinate funzioni. Se, in sede di Audit, dal
personale dovesse apparire una conoscenza dell’operatività del sistema
nulla o parziale allora si sarà molto probabilmente di fronte ad un
insieme di regole coerenti con la Norma, ma non realmente adottate
dall’organizzazione e, in ultima analisi, non utili all’organizzazione.

Lo schema complessivo del SGA mette bene in evidenza la centralità


dell’Audit, un processo che riceve segnali, direttamente o
indirettamente da tutti gli elementi del SGA, vagliati i quali sarà
possibile redigere il Rapporto di Audit.

SCATOL8 e Audit

L’audit si basa su evidenze che il Responsabile dell’Audit ricava da


visite presso l’organizzazione, interviste, analisi di dati. I dati rilevati
automaticamente dallo SCATOL8® possono essere messi in relazione
tra di loro e con altre variabili significative per la gestione. Pertanto,
interfacciando lo SCATOL8® con un PC che funge da memoria e
importando i dati all’interno di un software statistico, il Responsabile
dispone di una banca dati indispensabile per la verifica sul campo
dell’efficacia e dell’efficienza del sistema di gestione ambientale e per
la redazione del Rapporto di Audit.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 297


Sezione 3
REVISIONE

Riesame

Figura IV.27

L’ultima fase, prevista nell’implementazione di un SGA, è definita


“Riesame del sistema” (nella versione inglese, Act), ed é trattata dal
punto Norma 4.6.
L’Audit é il primo esame a cui viene sottoposto il SGA. Ri-esame
enfatizza la conduzione di un nuovo esame, lo svolgimento di un
processo volto a ricontrollare, riguardare, rivedere, riverificare.
Il Riesame consiste in un nuovo controllo, condotto almeno
parzialmente da un soggetto diverso, l’Alta Direzione, la quale
interviene per verificare l’efficacia e l’efficienza del sistema, in relazione
alle capacità di portare l’organizzazione verso gli obiettivi stabiliti.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 298


Sezione 3
Le definizioni di efficacia ed efficienza sono contenute nello Standard
ISO 9001, dedicato alla Qualità in azienda che è andato via via sempre
più avvicinandosi con lo Standard ISO 14001. La volontà dei normatori,
infatti, è quella di incentivare l’integrazione fra i sistemi, per sfruttare
le “economie di scala” derivanti dall’applicazione di modelli gestionali
che, pur affrontando temi diversi, seguono la medesima logica
dell’approccio per processi e del miglioramento continuo.
In accordo con la Norma ISO 9001, l’efficacia è il “grado di realizzazione
delle attività pianificate e di conseguimento dei risultati pianificati”;
l’efficienza é il “rapporto tra i risultati ottenuti e le risorse utilizzate per
ottenerli”.

L’Alta Direzione entra in gioco nel momento del Riesame perché è


l’unico soggetto all’interno dell’organizzazione che ha autorità e mezzi
per assumere decisioni sul sistema di gestione, per renderlo adeguato a
nuovi profili di competizione che si siano delineati lungo il periodo
d’esercizio.

L’Alta Direzione riceve dal RSGA il verbale di Audit e il sistema


documentale. L’Audit costituisce il primo esame completo del sistema ed
il verbale raccoglie i risultati conseguiti e propone azioni migliorative
riferite tanto al sistema documentale quanto a mutamenti più ampi.
L’Alta Direzione compie, con l’aiuto del RSGA, una revisione del lavoro
svolto; discute sui cambiamenti proposti, per accertarsi che siano
coerenti con il principio del miglioramento continuo, e pone in relazione
risultati e cambiamenti con i segnali che capta dal mercato. Questo
aspetto rende il Riesame dell’Alta Direzione più completo rispetto
all’Audit: la combinazione di una visione contemporaneamente esterna
ed interna all’organizzazione aggiunge elementi che non possono essere
percepiti da chi ha una visione solo orientata all’interno.
Il beneficio di una visione ampia, che coglie e sintetizza i segnali del
mondo economico, politico, istituzionale si concretizza nella
formulazione di nuovi obiettivi, che aggiornano il documento riferito al
periodo che si conclude con il Riesame per iniziare un nuovo ciclo.
Possono esser accolti gli obiettivi proposti dal RSGA, ai quali l’Alta

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 299


Sezione 3
Direzione può aggiungerne altri per approfittare ad esempio, del fattore
competitivo offerto dalla certificazione, con opportune azioni di
comunicazione.
La sintesi dell’intervento dell’Alta Direzione nel corso del Riesame è
rappresentato dalla nuova versione della Politica Ambientale che, in
seguito agli aggiornamenti decisi in merito ad obiettivi ed elementi del
sistema, può essere modificata ed emessa in nuova edizione.

È durante la fase del Riesame, infatti, che l’Alta Direzione definisce e


discute gli obiettivi strategici della gestione ambientale da inserire nel
sistema, i programmi ambientali, l’allocazione delle risorse (sia umane
che economiche) e, soprattutto, verifica l’adeguatezza della Politica
Ambientale. Tale concetto è di estrema importanza, in quanto la Politica
Ambientale, unico documento di cui la Norma ISO14001 richiede la
divulgazione, contiene la mission ambientale dell’organizzazione, con le
linee-guida che la direzione stessa si è assunta.

Dalle considerazioni svolte emerge l’importanza dell’ampiezza e della


precisione che devono assumere le informazioni in ingresso al processo
di Riesame. Vale anche in questo caso la regola G.I.G.O.: Garbage In
Garbage Out. Se la verifica si basa su informazioni parziali ed
approssimative è molto probabile che le decisioni assunte siano di
scarso valore, quando non controproducenti per l’organizzazione.
Affinché l’Alta Direzione possa adempiere al meglio tale funzione, è
necessario che disponga di tutta la documentazione necessaria per
comprendere la validità dell’impianto del SGA e dei suggerimenti per il
miglioramento del SGA. La Norma ISO 14001 definisce una serie di
documenti necessari al compimento del Riesame, tra i quali si ricordano
i seguenti:

1. i risultati degli Audit interni;


2. le valutazioni sul rispetto delle prescrizioni legali e delle altre
prescrizioni;
3. le comunicazioni che provengono dalle parti interessate, compresi i
reclami;

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 300


Sezione 3
4. la prestazione ambientale dell’organizzazione, valutabile attraverso
la compilazione degli indicatori di performance ambientali;
5. il grado di raggiungimento degli obiettivi e dei traguardi;
6. lo stato delle azioni correttive e preventive;
7. eventuali raccomandazioni di miglioramento;
8. lo stato di avanzamento di eventuali azioni che fossero state definite
in precedenti riesami.

L’articolazione delle informazioni in ingresso, utili a formulare un


quadro aggiornato e preciso, riportano in primo piano l’importanza di
organizzare un flusso informativo e di esprimere il grado di precisione
dei dati (misurazione diretta, stima, ecc…) così da graduare le
informazioni in funzione della loro attendibilità.

Il Riesame si estende anche alla verifica della validità degli indicatori


prestazionali. Visto il collegamento tra sistema di telerilevamento ed
indicatori, si evidenzia come, dal Riesame, potrebbero derivare
decisioni che portano a nuove configurazioni del sistema SCATOL8, che
possono richiedere modifiche nell’hardware e nel software.

Il Riesame deve essere documentato, ovvero le modalità di esecuzione


e le decisioni assunte devono essere oggetto di un verbale di Riesame
che, a titolo di esempio, potrebbe essere impostato come nella figura
seguente:

Registrazione del sistema di gestione ambientale REGSGA06.00


LOGO
AZIENDA VERBALE DI RIESAME
Pagina 301 di ….

Redazione RSGA Verifica ed approvazione del Direttore


Generale, Presidente, Sindaco ecc.
………………………
…………………..
Data: ………………………
…………………..

N° Verbale: _______________ Data: __________________

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 301


Sezione 3
Contenuti:

Risultanze derivanti dall’Audit precedente

Non Conformità, Raccomandazioni rilevate ed azioni correttive e preventive


proposte

Valutazione delle modifiche legislative impattanti sul sistema produttivo

Valutazione della documentazione prodotta dal sistema (indicatori di


performance, registrazioni dei dati, comunicazioni delle parti interessate …)

Valutazione del raggiungimento degli obiettivi e traguardi ambientali

Definizione di nuovi obiettivi, traguardi e programmi ambientali

Valutazione della validità della Politica Ambientale

Data effettuazione prevista prossimo Riesame: __________________________

Partecipanti:
Nome e Cognome .......................................................

Funzione Direttore Generale

Firma .......................................................


Nome e Cognome .......................................................

Funzione Responsabile del Sistema di Gestione Ambientale

Firma .......................................................

Figura IV.28
Il momento del Riesame conclude un ciclo e ne avvia uno nuovo,
modificando gli obiettivi e/o elementi del sistema.

SCATOL8 e riesame

Nel Riesame, l’Alta Direzione si concentra sui risultati del sistema,


così come presentati dal responsabile attraverso il Rapporto di Audit.
Il vantaggio dello SCATOL8® è dunque indiretto: la rete di rilevamento
ed un programma per l’elaborazione dei dati permette di disporre di
un quadro sintetico, aggiornato ed affidabile.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 302


Sezione 3

L’Alta Direzione basa su evidenze le proprie decisioni relative al


sistema, comprese tra queste quelle rilevate dallo SCATOL8®,
visualizzate col Crusc8 ed archiviate.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 303


Sezione 3

Apporti di SCATOL8®
al SGA

Figura IV.29
Al termine del percorso, le relazioni che legano gli elementi del SGA
possono esser visualizzate con un diagramma d’insieme, riportato in
Figura IV.29.

Il diagramma illustra il collegamento sistemico e permette di


comprendere come le azioni compiute su un elemento si riverberino
sull’intero sistema. Se poi si considera anche la prospettiva dinamica,
innescata dal fatto che le relazioni seguono una sequenza temporale, il
diagramma rende anche il concetto di conduzione sistematica delle
attività.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 304


Sezione 3
Lo SCATOL8®, il Crusc8 e gli archivi permettono di rilevare l’intensità
puntuale delle variabili e di memorizzare i dati.

Il capitolo successivo riporta tutti i documenti, i nomi degli archivi ed i


collegamenti tra un documento e l’altro. Può essere necessario ricorrere
a diverse rappresentazioni. Poi si riporta il listato degli archivi, delle
maschere di input e di output, mettendo in evidenza come intervenire
per personalizzare e dove non intervenire per non far saltare i
collegamenti.

Figura IV.30

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 305


Sezione 3
Il sistema documentale completo é costituito dai documenti elencati di
seguito, ed é reperibile in http://www.sgap.it
I documenti devono essere elaborati per rendere il SGAP in grado di
dialogare con lo Scatol8®, per passare cioè da una visione statica ad una
dinamica in grado di registrare e reagire ai fatti gestionali. Occorrerà,
quindi procedere all’informatizzazione dei documenti, creando archivi e
maschere per il caricamento dei dati.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 306


Documentazione del sistema di gestione ambiental-paesaggistico DGAP04.04-3
Revisione 0
LOGO ELENCO DELLA DOCUMENTAZIONE
Pagina 1 di 5

Riccardo Beltramo
Redazione RSGAP Verifica ed approvazione del Comune

……………………… …………………..

Data: ……………………… …………………..


Riferimento:
§ 4.4.4 e 4.4.5 del Manuale del Sistema di gestione Ambiental-Paesaggistico
§ 4.5.4 del Manuale del Sistema di gestione Ambiental-Paesaggistico
PGAP04.04 – Procedura “Documentazione e registrazioni”

N Collocazione
Documento Data Sigla Riferimento
Revisione Raccoglitore
MANUALE E DOCUMENTI DERIVANTI DAL MANUALE
Sezione 3

Figura IV.31
Manuale del Sistema di Gestione Ambiental-Paesaggistico Rev 0 MGAP Racc. A

Politica Ambiental-Paesaggistica § 4.2 del Manuale Racc. A

Obiettivi, traguardi e programmi ambiental-paesaggistici Rev 0 PIGAP03.03 § 4.3.3 del Manuale Racc. A

SCATOL8®: A path to sustainability


Pagina 307
Sezione 4

Simulata di-gestione

Riccardo Beltramo
15 gennaio 2013

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 308


Sezione 4

Il paradigma System
Thinking

Il paradigma Systems Thinking


Costruire un modello permette di descrivere, in modo semplificato, il
comportamento di un sistema reale. Per farlo, si considerano le variabili
più significative, si esplicitano le relazioni che le legano, in termini di
tipologia, verso ed intensità. Il programma STELLA®, prodotto dalla isee
systems inc. (precedentemente denominata High Performance Systems
Inc.), è concepito per sviluppare ed aiutare a condividere la capacità di
comprensione del funzionamento di un sistema, a partire dalla
costruzione di modelli, attraverso l’impiego di strumenti di
visualizzazione “amichevoli”. Le sue caratteristiche lo rendono adatto
ad essere applicato a sistemi costituiti da elementi legati da relazioni
interdipendenti. La creazione del modello avviene utilizzando il

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 309


Sezione 4
paradigma Systems Thinking, la cui utilità deriva, in particolare, dai
seguenti fattori:
★ Posizione dell'osservatore rispetto al sistema che si desidera
esaminare. Egli può mantenere una prospettiva bifocale, ovvero
mantenere uno sguardo sul sistema in generale, cioè sull'effetto del
complesso delle azioni, e contemporaneamente scendere nei
dettagli, intervenendo nelle azioni dei singoli attori.
★ Ipotesi adottate per la costruzione del paradigma e precisamente:
➡ Pensare in termini di sistema piuttosto che di cause. Sono le
relazioni all'interno di un sistema o di un processo che ne
determinano la dinamica. Questo comporta che nella
costruzione di un modello i confini vengano tracciati in modo
tale che la dinamica del sistema sia generata da tutte le
relazioni che giacciono all'interno dei confini stessi.
➡ Pensare in modo operativo, ovvero guardare le attività, i
processi o il sistema nei termini in cui essi si realizzano o si
comportano realmente; affermazione che, in questo contesto,
significa lavorare attraverso stock, flussi e anelli di retroazione
che legano tra loro i diversi componenti del sistema.
➡ Pensare ad anelli chiusi. E' un atteggiamento che si
contrappone a quello più diffuso che consiste nel pensare in
termini di “fattori”, giungendo a modelli mentali basati su liste
di fattori ponderati lineari, quindi statiche. Con questo
approccio la causalità procede in un solo senso di marcia,
ovvero dai fattori alle attività che ne sono influenzate, e le
intensità relative dei fattori tendono ad essere fisse piuttosto
che variabili nel tempo. Nella realtà, la causalità è spesso
circolare e l'importanza relativa di una particolare relazione
tende a modificarsi nel tempo. Systems Thinking riflette questa
caratteristica particolare propria di molti sistemi reali. Esso
vede le relazioni causali come reciproche, quindi, non viene
mantenuta alcuna distinzione assoluta tra causa ed effetti: ogni
“fattore” è allo stesso tempo causa ed effetto. I “fattori” cessano
allora di essere unità rilevanti di causalità e sono soppiantati
dalle “relazioni”. In aggiunta, non vengono assegnati dei “pesi”

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 310


Sezione 4
immodificabili alle varie relazioni, ma queste possono cambiare
di intensità nel corso del tempo, proprio come nei sistemi reali.

Gli strumenti per la costruzione del modello


L’impiego di un software di modellizzazione comporta delle esigenze in
termini di comunicabilità dei risultati e di condivisione della
conoscenza. Peraltro la comunicazione del modello può avvenire verso
diversi interlocutori, ciascuno dei quali può essere interessato a leggere
il modello sotto diversi punti di vista (dei risultati, degli elementi che lo
compongono, matematico…). Il software STELLA® è strutturato in modo
che il modello assuma “forme” rispondenti a questa esigenza.
In una schermata standard del file STELLA® (versione 9.0) è possibile
accedere a 4 livelli, come si può notare osservando il lato sinistro della
schermata riportato nella figura seguente.
Fonte: STELLA® Software

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 311


Sezione 4

Map model & Top model


I quattro livelli sono preposti a diverse funzioni. In particolare, quelli
nei quali è possibile intervenire direttamente sono i livelli “Map”,
“Model” e “Interface”. Nel dettaglio:
★ Livelli “Map” e “Model”: sono le schermate nelle quali si
costruisce il modello vero e proprio, utilizzando gli operatori messi
a disposizione del software e che verranno illustrati di seguito più
in dettaglio. E’ possibile infatti selezionare gli operatori sul lato
superiore sinistro della schermata, collocandoli nella schermata
vuota. La differenza tra i due livelli consiste sostanzialmente nel
fatto che il livello “Map” consente una definizione degli operatori
più descrittiva, mentre è al livello “Model” che avviene
l’attribuzione dei valori e delle formule matematiche
caratterizzanti le componenti del modello. La figura evidenzia le
diverse finestre che si aprono effettuando la selezione del medesimo
componente (con un doppio click) nelle due schermate. Esse sono
però collegate, cioè l’inserimento di un elemento in una delle due
schermate comporta l’automatico inserimento anche nell’altra.

Figura IV.32: Differenze di funzionamento tra le schermate “Map” e “Model”

Schermata “Map” Schermata “Model”

Fonte: STELLA® Software


★ Livello “Interface”: è il livello che maggiormente si presta ad una
comprensione da parte di un generico utente, in quanto, oltre a
prevedere la possibilità di inserire strumenti quali grafici e tabelle,

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 312


Sezione 4
definibili con i valori delle variabili del modello in oggetto, permette
di inserire caselle di testo o altre caselle definibili con immagini o
filmati. Ancora, prevede funzioni per “navigare” all’interno del
modello o per intervenire sulle variabili del modello al fine di
modificare le ipotesi di simulazione e rilevare i cambiamenti
all’interno del modello al mutare di uno o più dei suoi componenti.
★ Livello “Equation”: è la rappresentazione matematica del modello,
ovvero l’elenco delle equazioni che discendono dalla sua
costruzione grafica, realizzata al livello “Model”. Come si vedrà in
seguito infatti, all’inserimento e al collegamento dei diversi
elementi del linguaggio corrisponde la creazione automatica di una
serie di equazioni attraverso le quali si sviluppa la simulazione.
Analizzando il livello “Equation”, è possibile visionare la
descrizione matematica di tutti gli elementi che compongono il
modello.

Il livello “Model” e gli elementi del linguaggio


Come si è detto, la costruzione del modello può avvenire inserendo gli
elementi nei livelli “Model” o “Map”, ma si prenderà in considerazione
in particolare il livello “Model”, dal quale è possibile definire il
contenuto matematico degli elementi inseriti.
I principali elementi che caratterizzano il linguaggio sono quattro: gli
Stock, i Flussi (flows), i Convertitori (converters) ed i Connettori
(connectors).
Gli Stock del linguaggio STELLA® corrispondono ai nomi della nostra
grammatica. L'intensità di uno stock, in un certo momento, esprime lo
“stato dell'arte” di un elemento all'interno del sistema in quel preciso
istante. Dal punto di vista operativo, gli stock sono degli accumulatori (i
rifiuti prodotti sono un esempio di accumulo). Come tali essi permettono
ai flussi in entrata ed in uscita di essere non in equilibrio. Inoltre, sono
utili in quanto “risorse” e da questo punto di vista possono dividersi in
due classi: risorse rinnovabili (che sono consumate attraverso flussi in
uscita) e risorse produttive (che generano flussi, ma non sono
consumate all'interno del processo; si tratta, ad esempio, di

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 313


Sezione 4
catalizzatori). Il programma mette a disposizione 4 tipi di stock, che
assolvono diverse funzioni, come desumibile dalla seguente tabella.
Aspetto grafico e Funzione
denominazione
RISERVA - E’ paragonabile, ai fini della comprensione, ad una vasca
da bagno. E’ predisposto ad accogliere flussi in entrata che si
accumuleranno al suo interno per un periodo di tempo (dt) e ne
usciranno in quantità corrispondenti al valore del flusso in uscita.
TRASPORTATORE - Raccoglie flussi che permangono all’interno
dello stock per un certo periodo di tempo (tempo di stazionamento). I
materiali conferiti in momenti diversi non si mischiano tra loro. Il
tempo di stazionamento è definito in unità di dt.
CODA – Ha la funzione di accodare il materiale in attesa di entrare
all’interno di un processo o di un’attività. Funziona secondo il
principio del FIFO (First In First Out).
FORNO – Accumula materiale che viene mischiato e rilasciato dopo
un determinato periodo di tempo. Ammette materiale per un
determinato periodo di tempo e/o fino ad una certa capacità.

Tabella IV.11: Elementi fondamentali del linguaggio STELLA® Software - Stocks


Fonte: STELLA® Software

Per tutti gli stock deve essere definito un valore iniziale. A seconda del
tipo di stock può essere poi richiesta la definizione di ulteriori elementi
(il tempo di stazionamento per lo stock trasportatore, ad esempio).
I Flussi, invece, sono i verbi del linguaggio STELLA®. Gli stock stanno ai
flussi come la conoscenza sta all'apprendimento. In termini generali, se
nel sistema si registra accumulazione di un qualche elemento, questa è
possibile per lo svolgimento di una qualche attività dalla quale risulti un
flusso di quel determinato elemento. I flussi sono illustrati da un tubo
con un rubinetto, regolatore di flusso, e da una o più frecce, per
descrivere il verso del “fluido” che scorre al loro interno. I flussi sono
utilizzati per descrivere delle attività. I flussi sono distinguibili secondo
i seguenti criteri:
★ Unidirezionali o bidirezionali: la differenza è rappresentata dal
fatto che il flusso unidirezionale può acquisire esclusivamente
valori non-negativi, mentre il bi-direzionale può assumere qualsiasi
valore. Prendendo come riferimento l’immagine seguente, ad
esempio, qualora il flusso bidirezionale assuma valore non-negativo,
la quantità in questione verrà trasferita dallo Stock 2 allo Stock 1,
cosa che non potrebbe accadere con il flusso unidirezionale.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 314


Sezione 4

Figura IV.33: Flussi, Convertitori e Connettori


Fonte: STELLA® Software

★ Trasformati in altra unità di misura o meno: definendo la “Unit


conversion” è possibile trasformare il flusso nell’unità di misura più
consona allo stock di destinazione.

I flussi possono essere definiti oltre che con un valore numerico


costante, anche in funzione di un altro elemento: questa è una proprietà
importante, poiché contribuisce a descrivere in modo dinamico gli
elementi del sistema e le relazioni tra essi esistenti.

I Convertitori funzionano come gli avverbi: modificano le attività (o


verbi) all’interno del sistema. Sono caratterizzati da un’ampia
polivalenza: convertono input in output, possono avere un contenuto
immateriale o materiale e, infine, sono utilizzati per scomporre in
dettagli la logica che altrimenti sarebbe ermeticamente chiusa nel
regolatore di flusso. A differenza degli stock, non esprimono momenti di
accumulo cioè non possiedono memoria. Anch’essi sono definibili come
funzioni di altre variabili.

Ultimo elemento del linguaggio sono i Connettori, utilizzati per


collegare gli stock ai convertitori, gli stock ai regolatori di flusso, i
regolatori di flusso ai regolatori di flusso, i convertitori ai regolatori di
flusso ed i convertitori ad altri convertitori. Nella figura precedente
compaiono le due tipologie di connettori possibili, gli “Action
Connector”, rappresentati da una linea unita, e gli “Info Connector”,
rappresentati da una linea tratteggiata. La differenza sostanziale è data

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 315


Sezione 4
dal fatto che gli “Info Connector” danno un’informazione istantanea sul
valore assunto da un flusso, uno stock o un convertitore e la
trasmettono all’elemento di destinazione, rendendo possibile l’impiego
del valore ad esempio ai fini di una scelta. Gli “Action Connector” invece
trasmettono il valore assunto dal modello di origine come registrato
all’inizio del delta temporale di riferimento.

Gli elementi della grammatica vengono impiegati per costruire frasi,


cioè per descrivere il modo in cui avvengono le attività all’interno di un
sistema. Ciascuno degli elementi del sistema deve essere definito
mediante l’inserimento di un valore o in funzione di un’altra variabile.
Perché un elemento sia definito in funzione di altre variabili, è
necessario che esse vengano, nel modello, messe in relazione attraverso
l’impiego dei connettori. D’altra parte, il programma segnala con un
punto interrogativo il caso in cui la definizione di un elemento non
includa tutti gli altri elementi cui esso è stato collegato. Al livello
“Model”, quindi, il modello verrà costruito secondo gli operatori fin qui
descritti.

Qualora il modello si componga di tanti elementi diversi e qualora vi


possa essere interesse ad analizzare il funzionamento del modello per
queste singole parti, è possibile costituire dei settori. I settori
raggruppano una serie di elementi del modello includendoli, anche
visivamente, al loro interno. La rilevanza del settore si rileva
soprattutto al momento della simulazione; costituendo dei settori è
infatti possibile decidere se “attivarli” o meno, ovvero se farli
concorrere alla simulazione o escluderli da essa. Questa funzione può
essere utile in particolare per effettuare dei paragoni di situazioni
includenti diversi elementi oggetto di studio.

Il livello “Equation” e il significato matematico degli


elementi
Gli strumenti grafici sopra illustrati rappresentano il mezzo più
amichevole per costruire un modello il cui funzionamento in realtà

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 316


Sezione 4
dipende da relazioni di tipo matematico. Il programma riconosce in
automatico queste relazioni e le descrive al livello “Equation”.

Si prenda come esempio il modellino seguente.

Figura IV.34: Il livello “Equation”


Fonte: STELLA® Software

Il flusso, determinato da un prodotto con un coefficiente, alimenta uno


stock, che rilascia una quantità pari alla sua entità, moltiplicata per un
tasso di deflusso.

Figura IV.35: Il livello “Equation”: un esempio


Fonte: STELLA® Software
I flussi rappresentano quindi variazioni apportate agli stock. Vedendo
quindi lo stock come una quantità X che varia al variare di t (dove t è il
tempo), è chiaro come i flussi rappresentano gli incrementi e i
decrementi della variabile X (stock) rispetto al tempo, ovvero,
matematicamente parlando, le derivate. Questo è chiaramente
desumibile osservando il listato presente al livello “Equation” a
descrizione del modello, riportato nella figura precedente. In generale,
infatti, la relazione tra flussi e stock è retta dall’equazione differenziale:

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 317


Sezione 4
Stock(t) = Stock(t - dt) + (Flusso - Deflusso) * dt

nella quale la differenza tra flusso e deflusso non è altro che la


variazione dello stock al variare del tempo di riferimento, ovvero ∆X/∆t.
A loro volta, i singoli componenti del modello possono essere definiti
come costanti o come funzioni di altre variabili (del tempo, ad esempio,
o di altre variabili del modello). Il programma mette già a disposizione
una serie di funzioni riconducibili a 10 categorie:
★ Test di Input;
★ Matematiche;
★ Trigonometriche;
★ Logiche;
★ Statistiche;
★ Finanziarie;
★ Discrete;
★ Relative a cicli temporali;
★ Relative ad insiemi (presuppone l’esistenza di variabili definite con
più elementi);
★ Propositi specifici.
E’ inoltre possibile impostare le relazione tra due variabili utilizzando le
“graphical function”.

Possibilità di fissare il minimo


ed il massimo della variabile.

Consente di rappresentare
la curva come continua o
discontinua.

Figura IV.36: Graphical function


Fonte: STELLA® Software

Tale opzione permette di avere a disposizione un grafico come quello


che compare in figura, che è definibile:

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 318


Sezione 4
★ per punti, definendo le coordinate x e y nelle colonne di destra;
★ intervenendo direttamente nello spazio di rappresentazione della
funzione e modificando la linea cliccando sullo schermo.
Qualora un elemento sia definito come “graphical function”, lo si
riconoscerà al livello “Model” poiché contraddistinto dal segno “~”.
Quindi, le varie componenti che definiscono i modelli possono essere
definite nei più svariati modi, a seconda delle esigenze richieste dal
modello che si intende costruire.
Riprendendo l’esempio della figura, ad esempio, si vede come “Deflusso”
è definito come prodotto di elementi, “Coefficiente” è definito come una
variabile in funzione del tempo e “tasso di deflusso” come una costante.
Le operazioni che caratterizzano gli elementi del modello vengono
ripetute nel corso della simulazione. Questa non è altro infatti che il
ripetersi n volte delle medesime operazioni; stanti dei valori iniziali
attribuiti agli elementi del modello, essi si modificano lungo la durata
del tempo della simulazione. Il programma mette a disposizione
dell’utente diversi algoritmi di simulazione, ovvero diverse procedure
con le quali i valori vengono inseriti nelle formule e utilizzati per il
calcolo. Si rimanda a una trattazione più dettagliata nei paragrafi
successivi per questi aspetti.

La costruzione del livello “Interface”


Le funzioni che possono esser svolte dal livello “Interface” sono
riassumibili nelle seguenti:
★ rendere comprensibile ai potenziali utenti il modello ed i risultati
che discendono dalla simulazione;
★ intervenire nella simulazione, modificando i valori attribuiti agli
elementi del modello, per effettuare confronti sui risultati
discendenti dalle diverse formulazioni di ipotesi.
A questo scopo, il livello “Interface” è dotato di una serie di strumenti,
che, selezionati dall’apposita barra, possono essere inseriti
nell’interfaccia per assolvere le funzioni riassunte sinteticamente nella
tabella che segue.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 319


Sezione 4

Strumento Funzione
Button: è un pulsante la cui selezione consente di
eseguire la funzione ad esso associato. Le principali
sono rappresentate da:
- informazione: è possibile definire il bottone in
modo che, cliccando su di esso, compaiano una
casella di testo, un’immagine o un filmato;
- navigazione: consente di esplorare il modello
spostandosi in esso e consentendo la
visualizzazione più appropriata;
- menu: è possibile associare al pulsante alcuni
comandi che si trovano nei menu, in modo da
velocizzare il ricorso ad alcune funzioni utili alla
simulazione del modello (ad esempio, cancellare i
g raf ici, ripristinare i valori iniziali delle
variabili, modif icare le impostazioni di
simulazione…).
Switch: questo pulsante è assegnato a uno o più
convertitori all’interno del modello, a un settore o
per effettuare l’analisi di sensitività. Consente di
assegnare un valore di 0 o 1, ovvero di “spegnere” o
“accendere” l’elemento attribuito. La luce verde
indica che l’elemento in questione è attivato, ed
assume quindi valore 1.
Knob: questo strumento equivale ad una manopola e ad
esso può essere assegnato uno stock od un convertitore
definito come costante. La funzione di questo
strumento è quella di modificare le impostazioni della
simulazione, cambiando il valore iniziale dello stock
assegnato o della costante, facendo girare la manopola.
E’ possibile definire i valori minimi e massimi entro i
quali far variare l’elemento, così come il delta di
variazione consentito (ad esempio il decimo, l’unità, la
decina…). Il programma consente delle opzioni a
seconda dell’ordine di grandezza delle misure, ovvero
tanto più è elevato il range di variazione, tanto minore
sarà l’approssimazione del valore prescelto consentito
dalla manopola. Non è possibile intervenite sulla
manopola in corso di simulazione. Il valore iniziale
attribuito all’elemento nel modello può essere
ripristinato selezionando il tasto che compare nel
lato sinistro della manopola stessa.
Slider Input Device: ha la stessa funzione della
manopola, ma non è possibile definire lo strumento con
una variabile stock. Sono consentiti, al contrario, i
flussi e i convertitori. Qualora un convertitore o un
flusso siano definiti come funzione grafica, è possibile
sostituire temporaneamente l’attribuzione della
funzione per definire l’elemento con un valore
numerico costante, attraverso l’impiego dello Slider
Input Device. Per ripristinare la funzione è sufficiente
selezionare il simbolo   ; la presenza della dicitura
“eqn on” evidenzia che il valore che sarà utilizzato nella
simulazione è quello corrispondente alla funzione
definita al livello “Model”.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 320


Sezione 4
Numeric Display: il display numerico consente di
visualizzare il valore della variabile assegnata in modo
istantaneo nel corso della simulazione. Permette di
monitorare in modo continuo la sua dinamica.
Graphical Input Device: è possibile assegnare a questo
strumento una variabile che sia definita come
“graphical function”. Cliccando su questo strumento è
poi possibile intervenire direttamente sulla definizione
della curva dal livello Interfaccia, poiché permette di
accedere direttamente alla schermata di cui alla Figura
7.4, senza passare dal livello “Model”. E’ possibile
ripristinare l’impostazione iniziale cliccando sul tasto
che compare sul lato inferiore sinistro.
Normalità Status Indicator: questo strumento è utilizzato in
particolare per dare informazioni su output chiave
della simulazione. E’ possibile suddividere il range
esistente tra il valore minimo assunto da un elemento
Attenzione ed il suo valore massimo in tre zone, corrispondenti a
tre diverse situazioni (normalità, attenzione, panico),
alle quali corrispondono tre diversi colori
Panico (rispettivamente verde, giallo e rosso). A seconda del
valore assunto dall’elemento assegnato durante la
simulazione, si avrà un output visivo corrispondente a
uno dei tre colori.
List Input Device: trattasi di un altro strumento che
consente di intervenire sulle variabili che
compongono il modello per elaborare diverse
simulazioni. Inserendo le variabili prescelte,
saranno evidenziati i valori originari, inseriti nel
modello al livello “Model”, o il fatto che la variabile è
definita come funzione ( ). E’ tuttavia possibile
intervenire sulla tabella, sostituendo i valori
originari, con altri a piacimento, nei limiti dei range
definiti per le singole variabili.
Tabella IV.12: Gli strumenti del livello “Interface”
Fonte: STELLA® Software

Gli algoritmi di simulazione


Come si è detto la simulazione non è altro che il ripetersi di operazioni
matematiche nel corso di un periodo di tempo, definibile come t.
Il computer non è in grado di produrre soluzioni continue, e può
produrre esclusivamente una serie di soluzioni discrete. Nello specifico,
il programma esegue un algoritmo dividendo l’asse del tempo in piccole
parti ed effettuando i calcoli riferendosi a queste parti, che
rappresentano variazioni di tempo (dt) entro le quali avviene un
“cambiamento” nel valore degli elementi del modello. Ma come lavora il
modello?
L’azione del modello di STELLA® si sviluppa in due fasi principali:
1. fase di inizializzazione:

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 321


Sezione 4
1. viene creato un elenco di equazioni corrispondenti agli
elementi grafici inseriti nel modello, ordinate secondo un
ordine di valutazione;
2. viene calcolato il valore iniziale per tutti i flussi, gli stock ed i
convertitori.
2. fase di iterazione:
1. viene stimata la variazione degli stock che intercorre lungo il
dt definito;
2. vengono utilizzati i nuovi valori degli stock per calcolare i
nuovi valori di flussi e convertitori;
3. viene aggiornata la simulazione attraverso un incremento del
dt. L’iterazione si ripete per n volte, fino a quando il tempo
della simulazione corrisponde al tempo massimo predefinito
per la simulazione.
Il punto critico è rappresentato dalla stima della variazione degli stock.
Il programma prevede tre algoritmi per fare questa operazione:
★ Euler
★ Runge-Kutta 2
★ Runge-Kutta 4
L’Euler sostanzialmente è il metodo più semplice, in quanto valuta la
variazione dello stock nel dt come corrispondente al flusso ad esso
collegato e stima lo stock sommando la variazione al valore iniziale,
ovvero:
∆Stock = dt * flusso
tale che:
Stockt = Stockt-dt + ∆Stock

I flussi e i convertitori sono ricalcolati a partire dal nuovo stock. Tali


valori rappresenteranno i valori iniziali per il ciclo successivo.
Gli altri due metodi (Runge-Kutta 2 e Runge-Kutta 4) procedono ad una
stima più sofisticata delle variazioni degli stock. Il problema che si tenta
di risolvere con questi due strumenti è legato all’incapacità del
computer di eseguire operazioni in continuo e di lavorare sempre con
operazioni discrete. Questo comporta il verificarsi di un errore di
integrazione, ovvero uno scostamento tra la rappresentazione reale e

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 322


Sezione 4
quella fornita dal modello, che discende proprio dal fatto che il modello
elabora soluzioni sulla base di stime formulate in un lasso di tempo
discreto e non continuo. Tenuto conto delle caratteristiche del modello,
ci sono due modi essenziali per intervenire e ridurre questo errore:
1. diminuire il dt di riferimento del modello per lo svolgimento delle
operazioni;
2. utilizzare gli algoritmi di simulazione Runge-Kutta.
Runge-Kutta 2 calcola la variazione dello stock come media di due
valori, corrispondenti a due stime di flusso, ossia:
F1 = dt * f(t,x)
F2 = dt * f(t+dt, x+F1)
nelle quali “x” corrisponde ad un generico stock e f(t,x) la funzione che
indica il valore che assume il flusso al tempo “t” e stante lo stock “x”.
Questo significa che il valore del flusso uno (F1) è quello corrispondente
alla stima effettuata con il metodo Euler, mentre il secondo (F2) è il
flusso che si ottiene stante il valore dello stock x+F1, ovvero il valore
dello stock che discende dall’impiego dell’algoritmo Euler .
Sulla base di queste due stime viene quindi effettuata una media:
∆Stock = ½ * (F1+F2)
e quindi:
Stockt = Stockt-dt + ∆Stock
Di conseguenza la stima del flusso è una media del flusso attuale e della
previsione del flusso nel dt successivo secondo il metodo Euler. Tale
algoritmo comporta una riduzione dell’errore di integrazione.
Il Runge-Kutta 4 usa lo stesso procedimento, ma aumenta il numero di
flussi intermedi calcolati, che sono quattro e corrispondenti a:
F1 = dt * f(t,x)
F2 = dt * f(t+dt/2, x+1/2 * F1)
F3 = dt * f(t+dt/2, x+1/2 * F2)
F4 = dt * f(t+dt, x+F3)
La variazione dello stock si calcola come media ponderata dei suddetti
flussi secondo la formula:
∆Stock =1/6 * (F1+2F2+2F3+F4)

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 323


Sezione 4
I suddetti algoritmi causano quindi la produzione di output leggermente
differenti tra loro. E’ chiaro, quindi, che l’algoritmo di simulazione deve
essere definito in modo appropriato in relazione al tipo di modello.

Impostare le opzioni di simulazione


Secondo quanto si è accennato nei paragrafi precedenti, il programma
mette a disposizione dell’utente delle opzioni che permettono di definire
la modalità con la quale la simulazione si sviluppa e, di conseguenza,
genera dei risultati. Le principali scelte da operare con riferimento alla
simulazione riguardano sostanzialmente:
★ l’algoritmo di simulazione;
★ il tempo durante il quale la simulazione si sviluppa;
★ gli intervalli di tempo entro i quali le operazioni di simulazione si
ripetono (dt);
★ se vi sono dei settori, quelli che partecipano alla simulazione.

A titolo esemplificativo si riporta la schermata nella quale si impostano


queste opzioni. Ad essa si accede da uno qualsiasi dei livelli,
selezionando dal menu “Run” la voce “Run Specs…”.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 324


Sezione 4

Inizio e fine della Funzione che si attiva


simulazione con riferimento automaticamente se sono
all’unità di tempo inserite nel modello
selezionata (in questo particolari funzioni legate a
Parte di tempo entro la quale
si riproduce l’algoritmo
prescelto. Porre dt uguale a 1
significa che l’algoritmo si
conclude nell’unità di tempo
corrispondente a quella
prescelta nella colonna “Unit
of time”. E’ possibile definire il

Possibilità di inserire una

Algoritmo di

E’ un opzione che, se
Stabilisce l’equivalenza tra posizionata su “Flight Sim”,
l’unità di misura temporale consente, in corso di
del modello e la durata reale simulazione, di intervenire
della simulazione. sulle opzioni del modello
intervenendo su alcuni degli

Figura IV.37
Fonte: STELLA® Software

Come si vede dalla figura, tale schermata permette di definire le opzioni


con riferimento ai primi tre punti (algoritmo, durata, dt). Per quanto
riguarda la scelta dei settori, invece, se non viene fatta nessuna scelta,
essi sono automaticamente inclusi della simulazione; è altrimenti
possibile fare una selezione dal menu “Run” selezionando la voce
“Sector Specs…”

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 325


Sezione 4
Figura IV.38: Selezione dei settori per la simulazione
Fonte: STELLA® Software

Come si desume dalla figura, è possibile selezionare i settori d’interesse.


Qualora elementi di un settore disattivo rappresentino input di un
settore attivo, nella simulazione verranno considerati pari a zero.
Per concludere si ricorda, con riferimento all’importanza del dt, che
tanto più esso tende a zero, tanto maggiore sarà la rispondenza della
simulazione a una dinamica reale. Nel presentare il modello, saranno
illustrate le scelte effettuate e le principali problematiche riscontrate a
questo proposito.

Top model
Siti internet di varie università e centri di ricerca presentano
modelli di simulazione, sviluppati con Stella. Le applicazioni riguardano
vari campi, tra cui l’ambiente. Nel testo “Lezioni di Tecnologia dei Cicli
produttivi” (vedi pag. 82) si richiamano vari esempi disponibili on line.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 326


Sezione 5

Rapporto di
sostenibilità

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 327


Sezione 5
L’esperienza del GRI - Global Reporting Initiative si è tradotta in un
Centro operativo dell’Organizzazione delle nazioni Unite che si occupa
di Programmi ambientali, l’UNEP.
Il Centro operativo, chiamato GRI – Global Reporting Initiative, uno
schema di indicatori che presentiamo in maniera elaborata al fine di
facilitarne l’applicazione in azienda ed a promuovere una valutazione
comparativa tra diversi periodi gestionali.

Si tratta di un riferimento utilizzato a livello internazionale da


organizzazioni di primaria importanza e che rappresenta quindi un
riferimento autorevole.

Il sito del Centro operativo, http://www.globalreporting.org, oltre a


rappresentare una vetrina delle attività offerte, contiene esempi di
Rapporti di sostenbilità di vari enti e strumenti operativi scaricabili.

Gli indicatori proposti sono contrassegnati in colore rosso se


considerati indicatori-chiave (c=core) che dovrebbero essere
considerati dall’organizzazione; in colore azzurro sono rappresentati gli
indicatori complementari (a=added), che forniscono notizie aggiuntive
rispetto a quelli chiave.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 328


Sezione 5
SCATOL8® +
ASPETTO u.m. SCATOL8®
altra Anni
informazione
2010 2011 2012 2013
INDICATORI DI PERFORMANCE
AMBIENTALE
ASPETTO: MATERIE PRIME
EN1 – c
Materie prime utilizzate per
t, m3 ★
peso o volume.
EN2 – c
Percentuale dei materiali
utilizzati che deriva da ★
materiale riciclato.
ASPETTO: ENERGIA
EN3 – c
Consumo diretto di energia
suddiviso per fonte kWh ★
energetica primaria.
EN4 – c
Consumo indiretto di energia
suddiviso per fonte kWh
energetica primaria.
EN5 – a
Risparmio energetico dovuto
alla conservazione e ai
kWh ★
miglioramenti in termini di
efficienza.
EN6 – a
Iniziative per fornire prodotti
e servizi a efficienza
energetica o basati su
energia rinnovabile e testo
conseguenti riduzioni del
fabbisogno energetico come
risultato di queste iniziative.
EN7 – a
Iniziative volte alla riduzione
del consumo dell’energia testo
indiretta e riduzioni ottenute.

ASPETTO: ACQUA
EN8 – c
Prelievo totale di acqua per
m3 ★
fonte.
EN9 – a
Fonti idriche
significativamente interessate n ★
dal prelievo di acqua.
EN10 – a
Percentuale e volume totale
dell’acqua riciclata e n ★
riutilizzata.
ASPETTO: BIODIVERSITÀ
EN11 – c

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 329


Sezione 5
SCATOL8® +
ASPETTO u.m. SCATOL8®
altra Anni
informazione
2010 2011 2012 2013
Localizzazione e dimensione
dei terreni posseduti, affittati,
o gestiti in aree (o adiacenti testo
ad aree) protette o in aree ad
elevata biodiversità esterne
alle aree protette.
EN12 – c
Descrizione dei maggiori
impatti di attività, prodotti e
servizi sulla biodiversità di
testo
aree protette o aree ad
elevata biodiversità esterne
alle aree protette.
EN13 – a
Habitat protetti o ripristinati. testo
EN14 - a
Strategie, azioni attuate,
piani futuri per gestire gli testo
impatti sulla biodiversità.
EN15 – a
Numero delle specie elencate
nella lista rossa IUCN e nelle
liste nazionali delle specie
protette che trovano il proprio
habitat nelle aree di n
operatività
dell’organizzazione, suddivise
per livello di rischio di
estinzione.

ASPETTO: EMISSIONI, SCARICHI,


RIFIUTI
EN16 – c
Emissioni totali dirette e
indirette di gas ad effetto t ★
serra per peso.
EN17 - c
Altre emissioni indirette di
gas ad effetto serra t ★
significative per peso.
EN18 – a
Iniziative per ridurre
l’emissione di gas ad effetto testo
serra e risultati raggiunti.
EN19 – c
Emissioni di sostanze nocive
t ★
per l’ozono per peso.
EN20 – c
NO, SO, e altre emissioni
significative nell’aria per t ★
tipologia e peso.
EN21 – c

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 330


Sezione 5
SCATOL8® +
ASPETTO u.m. SCATOL8®
altra Anni
informazione
2010 2011 2012 2013
Acqua totale scaricata per
m3 ★
qualità e destinazione.
EN22 – c
Peso totale dei rifiuti per
tipologia e per metodi di t ★
smaltimento.
EN23 – c
Numero totale e volume di
testo ★
sversamenti significativi.
EN24 – a
Peso dei rifiuti classificati
come pericolosi in base alla
Convenzione di Basilea
(allegati I,II,II, VIII) che
t ★
sono trasportati, importati,
esportati o trattati e loro
percentuale trasportata
all’estero.
EN25 – a
Identità, dimensione, stato di
salvaguardia e valore della
biodiversità della fauna e
della flora acquatica e i
relativi habitat colpiti in testo
maniera significativa dagli
scarichi di acqua e dalle
dispersioni provocate
dall’organizzazione.

ASPETTO: PRODOTTI E
SERVIZI
EN26 – c
Iniziative per mitigare gli
impatti ambientali dei
testo
prodotti e servizi e grado di
mitigazione dell’impatto.
EN27 – c
Percentuale dei prodotti
venduti e relativo materiale di
n
imballaggio riciclato o
riutilizzato per categoria.
ASPETTO: CONFORMITÀ
(COMPLIANCE)
EN28 – c
Valore monetario delle multe
significative e numero delle
sanzioni non monetarie per

mancato rispetto di
regolamenti e leggi in materia
ambientale.

ASPETTO: TRASPORTI
EN29 – a

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 331


Sezione 5
SCATOL8® +
ASPETTO u.m. SCATOL8®
altra Anni
informazione
2010 2011 2012 2013
Impatti ambientali
significativi del trasporto di
prodotti e beni/materiali
testo
utilizzati per l’attività
dell’organizzazione e per gli
spostamenti del personale.

ASPETTO: GENERALE
EN30 – a
Spese e investimenti per la
protezione dell’ambiente, €
suddivise per tipologia.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 332


Sezione 6

Scatol8®’s news.
In questa edizione:
È trascorso un anno da quando abbiamo presentato a Torino, presso la
(allora) Facoltà di Economia, Scatol8® e le linee evolutive nel campo
della ricerca, della progettazione e della formazione.
Il concept di Scatol8® si é affinato nel corso del 2012, grazie ad alcuni
progetti di ricerca ed iniziative di sensibilizzazione alla sostenibilità.
I progressi compiuti possono esser rapidamente colti attraverso questa
mappa concettuale e leggendo la breve presentazione, qui di seguito,
che sintetizza le tappe principali.

Scatol8 in rifugio

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 333


Sezione 6
L’idea di Scatol8® ha avuto un impulso grazie al Progetto Interreg
(2007-2013) “V.E.T.T.A., Valorizzazione delle Esperienze e dei prodotti
Turistici Transfrontalieri delle medie e Alte quote” all’interno del quale
sono stati progettate e realizzate tre reti di telerilevamento (WSN) in
altrettanti rifugi alpini del Verbano Cusio Ossola. Nell’estate 2011 e
2012 le reti sono state prima testate e poi installate permanentemente,
interessando i rifugi Andolla (Alpe Andolla), rifugio Città di Novara
(Alpe Cheggio), Capanna Castiglioni (Alpe Devero) , Rifugio Pietro
Crosta (Alpe Solcio).
Le tabelle riportano la configurazione delle reti e le corrispettive
variabili monitorate nell’estate 2012.
WSN_Rif.Castiglioni
VARIABILE monitorata U.M. COLLOCAZIONE
Stanza privata gestore
coordinatore / /
(primo piano fuori terra)
Temperatura °C
Cucina
1 Rifiuti secchi prodotti Kg
(piano terra)
Umidità dell’aria %
Temperatura °C
Umidità dell’aria %
Bagno ospiti
2 Consumo idrico ad apparecchio (lavatrice) L (primo piano fuori terra)
Consumo elettrico ad apparecchio
W
(lavatrice)
Qualità delle acque della fossa biologica
PH
(PH) Capanno attrezzi
3
Qualità delle acque della fossa biologica (piano terra)
ORP
(ORP)
Ingresso/salone
4 Contatore presenze n
(piano terra)
Capanno attrezzi
webcam Riprese fotografiche \ video /
(piano terra)

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 334


Sezione 6

WSN_Rif.Crosta
VARIABILE monitorata U.M. COLLOCAZIONE
Stanza privata gestore (secondo
coordinatore / /
piano fuori terra)
Temperatura °C Stanza privata gestore
1
Umidità dell’aria % (sottotetto)
Temperatura °C Sala ristorazione
Umidità dell’aria % (primo piano fuori terra)
2 Consumo idrico ad apparecchio (lavatrice) L
Bagno ospiti
Consumo elettrico ad apparecchio (secondo piano fuori terra)
W
(lavatrice)
Ingresso bussola
3 Contatore presenze n
(piano terra)
Esterno facciata Est
webcam Riprese fotografiche \ video /
(secondo piano fuori terra)

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 335


Sezione 6

WSN_Rif.Andolla
VARIABILE monitorata U.M. COLLOCAZIONE
Locale PC
coordinatore / /
(primo piano fuori terra)
Temperatura °C Bar piano terreno
1
Umidità dell’aria % (piano terra)
Ingresso
2 Contatore presenze n
(piano terra)
Consumo elettrico ad apparecchio
W
(congelatori 2 e 3)
Dispensa
3 Temperatura °C (piano terra)
Umidità dell’aria %
Esterno facciata Nord-Ovest (primo
webcam Riprese fotografiche \ video /
piano fuori terra)

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 336


Sezione 6
Scatol8® Open air

Il sistema, grazie alle sue caratteristiche ed architettura, permette


applicazioni all’aria aperta, per il monitoraggio di variabili ambientali.
È in corso di svolgimento la ricerca proGEO in collaborazione con il
Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino, in cui si
sta sviluppando uno Scatol8® per monitorare le variabili ambientali di
alcuni siti minerari da convertire in attività turistiche. Il sistema verrà
configurato per illustrare ai visitatori le peculiarità del territorio,
misurando variabili rilevate da sensori propri e di soggetti terzi. Il
progetto punta alla creazione di prodotti turistici imperniati su siti di
interesse geologico, tra i quali cave e miniere. Lo Scatol8® fornisce dati
sulla qualità ambientale a un Sistema di Gestione Integrato (Qualità,
Ambiente, Sicurezza, Responsabilità sociale), sviluppato dal
Dipartimento di Scienze merceologiche. Inoltre, la visualizzazione di
una selezione di dati permetterà ai visitatori di quantificare l’intensità
di variabili che percepiscono sensorialmente, arricchendo la lettura del
territorio.

Scatol8® in Cantina
Il Dipartimento di Scienze merceologiche é impegnato con l’Università
di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e con il Politecnico di Torino nelle
fasi conclusive del progetto POLIEDRO.
Il progetto ha portato alla definizione di un indice di sostenibilità delle
produzioni agroindustriali piemontesi.
Il Dipartimento è stato direttamente coinvolto nella progettazione
dell’indice e, in particolare, nella conduzione di Life Cyle Assessment
(LCA) di alcuni prodotti alimentari. L’esigenza di superare i dati di
bibliografia, spesso carenti o riferiti a realtà produttive lontane dalle
piccole e medie imprese ha suggerito di collocare lo Scatol8® a bordo

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 337


Sezione 6
macchina per rilevare i consumi
energetici delle principali
lavorazioni. Il sistema di
monitoraggio è stato impiegato per
l’acquisizione di dati ambientali e
gestionali, per fornire un database
a cui attingere per la
predisposizione dell’indice di
qualità delle produzioni alimentari
basato su aspetti di sostenibilità
ambientali, sociali ed economici.
In quest’ottica Scatol8® è stato
installato presso la Cantina
Produttori Nebbiolo Di Carema
(s.r.l.) durante la vendemmia del
Nebbiolo nell’ottobre 2012.

Per la caratterizzazione ambientale di un prodotto é necessario


associare ad esso i consumi energetici determinati dalle trasformazioni
che avvengono lungo il ciclo produttivo. A Carema sono stati installati
cinque nodi per il rilevamento dei consumi elettrici di ogni singolo
macchinario che costituisce la linea di produzione.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 338


Sezione 6

Generalizzando, grazie alla rete di telerilevamento é possibile disporre


di dati puntuali e precisi, riferiti ad una realtà specifica, superando
l’imprecisione determinata dall’uso di banche dati generiche.
Correlando i dati relativi agli aspetti ambientali con quelli sensoriali e
sociali si attribuisce un significato via via più preciso, sulla base di
logiche quantitative, alla concezione di “Buono, Pulito e Giusto“,
obiettivo generale del progetto POLIEDRO.

Scatol8® Smart Garden.


Scatol8® Smart Garden è una realizzazione legata alle conoscenze
acquisite durante il compimento della ricerca da cui é scaturito SGAP,
Sistema di Gestione Ambiental-Paesaggistica. SGAP é un‘evoluzione
dello standard EMAS, che viene integrato con i principi della
Convenzione Europea del Paesaggio (CEP); amplifica i vantaggi
dell’EMAS e ne rende percepibile la coniugazione dei principi su scala
territoriale, promuovendo il valore del Paesaggio, della sua
conservazione e valorizzazione.

Un sistema di così ampia portata verrà sperimentato


nell’organizzazione di un evento internazionale, il Congresso 2016
dell’IFLA, che si svolgerà a Torino. Il nostro Dipartimento ha lavorato,
con il Centro Interdipartimentale Natrisk e con l’AIAPP alla costruzione
del dossier di candidatura, in particolare nel capitolo dedicato alla

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 339


Sezione 6
sostenibilità dell’evento e ciò ha contribuito alla scelta di Torino quale
sede di IFLA 2016. L’AIAPP è l’ente che aderisce all’International
Federation of Landscape Architects (IFLA) e che é incaricato a livello
nazionale dell’organizzazione dell’evento. Lo Scatol8® verrà impiegato
per rilevare alcune variabili che sono alla base della valutazione della
sostenibilità degli eventi e per rendere fruibile il profilo ambientale e
paesaggistico dell’evento.

Il confronto con l’AIAPP sui temi del paesaggio e dei giardini ha fornito
lo spunto per lavorare su Scatol8® Smart Garden, presentato in questa
terza edizione. Un omaggio all’AIAPP, in vista di una configurazione di
Scatol8® che progetteremo per IFLA 2016! E per favorire un incontro
tra professionalità complementari, nella Sezione 7 gettiamo le basi per
un Contest per architetti, paesaggisti, informatici ed elettronici...

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 340


Sezione 6

Scatol8® e i progetti nel


campo della formazione ed
educazione ambientale
Il tema della Sostenibilità viene collegato alla disponibilità di risorse per
le generazioni future, un requisito influenzato dai concetti di equità
intra ed intergenerazionale. Le generazioni future si preparano alla
sostenibilità partendo dal presente.
Proprio attraverso la Scuola, con gli insegnanti e per mezzo di proposte
didattiche accattivanti, occorre indirizzare il messaggio, infondendo nei
ragazzi e ragazze le nozioni che costituiscono la base del concetto di
Sostenibilità, quella ambientale, per formare individui che, in un
domani, incorporino tale valore nei propri modelli decisionali.
La dimensione ludica della formazione può far molto per avvicinare i
giovani a concetti che possono apparire astratti o eccessivamente
complicati.
Una prima esperienza positiva il nostro Dipartimento l’ha vissuta con la
partecipazione alla 6° e alla 7°Edizione de “La Notte dei Ricercatori”.
Presso il nostro stand, allestito a Torino, in Piazza Castello, si sono
succedute varie classi della Scuola primaria che hanno partecipato con
entusiasmo al percorso didattico che lo Scatol8® ha reso possibile: i
diversi giochi collegati al monitoraggio di alcune variabili ambientali
hanno creato una competizione virtuosa, che ha stimolato la capacità
logica, la creatività e lo spirito di squadra dei ragazzi, permettendo di
riflettere insieme sui consumi e sul concetto di Sostenibilità ambientale.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 341


Sezione 6

Una proposta didattica nuova, orientata alle capacità degli studenti di


oggi, beneficia delle potenzialità offerte dalle nuove tecnologie. Le nuove
tecnologie permettono di realizzare gadget che, oltre ad avere un ciclo
di vita brevissimo, rischiano di esser confinati nell’ambiente, molto
circoscritto, degli sperimentatori. Ma le nuove tecnologie possono
anche accompagnare un percorso di apprendimento multidimensionale
e personalizzato. La proposta parte quindi dall’idea che le nuove
tecnologie sono in grado di imprimere un impulso formidabile alla
formazione, facilitando il processo di comprensione in modo divertente
di concetti importanti e se questo processo avviene su grandi numeri. A
partire dalla nostra esperienza che riguarda, in particolare, gli studenti
universitari della Facoltà di Economia, le valenze dello Scatol8® ci
hanno portato a dialogare con altre istituzioni scolastiche per
arricchire e declinare il concept iniziale, in base ai desideri espressi
dalle nuove categorie di utenti alle quali ci siamo rapportati.

Università degli Studi di Torino – Facoltà di


Economia
Il progetto è stato presentato tramite incontri seminariali con gli
studenti del corso i studi di “Tecnologia dell’energia e dell’ambiente” e di
Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 342
Sezione 6
“Ecologia Industriale e Certificazione integrata” nell’aprile 2012.
Durante questi incontri sono stati approfonditi i temi presentati
durante il seminario “Gestione Ambientale e paesaggistica sostenibile:
progetti con lo Scatol8®” tenutosi il 23 novembre 2011 presso la Facoltà
di Economia dell’Università degli Studi di Torino.

Politecnico di Torino - Facoltà di Architettura


Nell’A.A. 2011-2012, lo Scatol8® é stato presentato agli studenti del
Corso di Comunicazione e Percezione visiva (Arch. Simona Gallina) ed é
stato il tema centrale per gruppi di lavoro che hanno sviluppato
proposte concrete di giochi, video, siti internet per un’offerta didattica
per la Scuola primaria. Inoltre il sistema é stato presentato al corso di
Disegno industriale (Prof. Claudio Germak) e si prevede di svolgere
attività laboratoriali durante l’A.A. 2012/2013. Nella Sezione 8 si trova
una selezione delle proposte formulate dagli studenti, espressione di
creatività e capacità professionale.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 343


Sezione 6
Scuole secondarie di secondo grado
Istituto Ettore Majorana - Grugliasco (TO) - Collaborazione con
insegnanti ed allievi dell’Istituto per l’organizzazione di tirocini presso
il nostro dipartimento, negli anni scolastici 2010-2011 e 2011-2012.
L’Istituto ha collaborato alla realizzazione di componenti del sistema ed
alcuni allievi hanno partecipato all’installazione di Scatol8® presso
quattro rifugi alpini coinvolti nel Progetto V.E.T.T.A.

Associazione Nazionale degli Insegnanti di Scienze


Naturali - ANISN
La pronunciata caratterizzazione ambientale dello Scatol8® ha reso
possibile l’incontro con l’ANISN . Lo Scatol8® é stato presentato
all’Assemblea nazionale il 13 maggio scorso ed è stato deciso di
perlustrare insieme possibilità di diffusione del sistema, ideando
iniziative a supporto della didattica.

Scatol8® a scuola per l’energia

Sono in fase di sperimentazione alcuni progetti che coinvolgono allievi


di scuole primarie e secondarie superiori, guidati verso una
competizione positiva con lo Scatol8®.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 344


Sezione 6
Tutti in gara per la sostenibilità con lo Scatol8®
Lo Scatol8® permette di monitorare variabili relative all’uso ed alla
trasformazione delle risorse determinate dalle quotidiane attività che si
svolgono in un edificio scolastico e variabili che esprimono la qualità
dell’ambiente esterno.

Le rilevazioni, trattate con opportuni algoritmi, determinano indicatori


che si applicano a popolazioni scolastiche diverse e che si pongono come
elemento iniziale di un percorso che si perfeziona nell’interazione tra
docenti e studenti. L’analisi dei dati grezzi e la formulazione degli
indicatori sono elementi per un percorso di crescita culturale, per lo
stimolo alla riflessione ed alla discussione al fine di apprendere
dall’esperienza quotidiana la complessità insita nel concetto di sviluppo
sostenibile.

La proposta progettuale consiste nell’adozione del sistema Scatol8® da


parte di più classi o interi poli scolastici, dando così vita ad una
competizione positiva per avviare il percorso di sensibilizzazione verso
la Sostenibilità. Per poter sviluppare questi percorsi basati
sull’osservazione dell’impatto ambientale delle azioni del vivere
quotidiano, sono necessari dati acquisiti costantemente, registrati e
visualizzabili. Lo Scatol8® permette, tramite una rete di sensori e di
nodi riceventi e trasmittenti di registrare alcune variabili semplici, ma
fondamentali, che, combinate in indicatori esprimono la pressione
ambientale esercitata dalle attività antropiche.
Le variabili registrate possono essere visualizzate in contemporanea in
locale e in remoto, su una pagina internet appositamente creata,
predisponendo l’effettiva messa in rete del sistema installato nei poli
scolastici partecipanti al progetto come riferimento concreto sul quale
basare approfondimenti di parti del programma scolastico e incontri
periodici per esaminare i comportamenti registrati.

Il sistema Scatol8® è presente all’interno del progetto “Il risparmio


energetico incomincia dalla scuola” promosso dalla Regione Piemonte,
Assessorato all’Istruzione, formazione professionale e lavoro - Settore

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 345


Sezione 6
programmazione del sistema educativo regionale, al secondo anno di
attività nelle scuole primarie e secondarie di primo grado del Piemonte.
Scatol8® si colloca all’interno delle azioni progettuali con il percorso
denominato “Tutti in gara per l’Energia con lo Scatol8®”: quattro reti di
telerilevamento sono state installate in altrettanti classi, appartenenti
all’Istituto Vivaldi-Murialdo di Torino e all’Istituto Comprensivo
Ferraris di Vercelli, per dare il via ad una competizione virtuosa basata
sul monitoraggi di variabili ambientali e gestionali associati alle azioni
svolte all’interno delle classi partecipanti.

Il sistema Scatol8® verrà introdotto nell’Istituto scolastico Sant’Anna di


Chieri (TO) nell’anno scolastico 2012/2013, monitorando i consumi e le
variabili ambientali di alcuni locali comuni della scuola, come la sala
refettorio e il salone. Il progetto vedrà un impegno attivo con
l’associazione culturale di divulgazione scientifica per i bambini
Ar:kid:lab , coordinata dall’Arch. Simona Gallina.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 346


Sezione 6

Gadget intelligenti
Oggi sono 15 le variabili rilevabili dallo Scatol8®, a cui corrispondono
altrettanti sensori. Per giungere ad una configurazione completa del
sistema si possono prevedere alcuni moduli, chiamati kit, che partendo
da una configurazione base aggiungono di volta in volta nuove
funzionalità. Abbiamo lavorato per proporre alcune simpatiche
soluzioni per la configurazione base, che proponiamo come gadget
intelligenti nella Sezione 9.

La configurazione iniziale dei gadget intelligenti - il kit base- prevede un


unità centrale, tre sensori e tre led.

Temperatura dell’aria, umidità relativa dell’aria e illuminamento sono


le tre variabili per monitorare un ambiente interno ed esterno ed
incominciare comprendere le evoluzioni e i cambiamenti nel tempo
dell’ambiente che ci circonda. La variazione delle variabili, oltre alla
visualizzazione su PC e in internet può avvenire tramite la presenza
fisica dell’attuatore.

Il kit base di Scatol8® si basa sulle seguenti caratteristiche:

✴Plug and Play: tutta l’elettronica ed il software vengono forniti


montati e funzionanti. Il sistema si autoconfigura in funzione dei
sensori utilizzati.

✴Wired: il collegamento tra l’unità e i sensori avviene con cavi per dare
l’idea di un sistema nervoso, di estensione del nostro corpo.

✴Il software contiene una traccia per illustrare gli esperimenti da


compiere e il rapporto tra e grandezze e la Sostenibilità.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 347


Sezione 6
Nello specifico il gadget intelligente, essendo stato ideato e progettato
come modello dimostrativo del sistema completo Scatol8®, raggruppa le
funzioni basilari del sistema di telerilevamento.
Esso monitora 3 variabili ambientali:
• temperatura dell’aria (valore quantitativo)
• umidità relativa dell’aria (valore quantitativo);
• illuminamento dell’ambiente (valore qualitativo)
Le tre variabili sono acquisite da tre sensori, connessi al nodo tramite
tre cavi.

Oltre ai sensori sono presenti un attuatore luminoso (composto da tre


led colorati) che, a seconda di soglie prestabilite, si illumina al
raggiungimento del valore impostato. Anche l’attuatore è connesso al
nodo tramite un cavo.
Il nodo trasmette via cavo USB i dati al PC a cui è connesso, e tramite il
software appositamente progettato, permette all’utente di visualizzare i
dati registrati con una frequenza impostabile dall’utilizzatore. A seguito
di una registrazione dell’utente su internet è possibile inviare la serie
storica dei dati online per poterli leggere anche in remoto.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 348


Sezione 6
Il Cub8

Il Cub8 è un modello dimostratore del sistema Scatol8®.


Esso rappresenta una versione ridotta del sistema di telerilevamento
ideato dal Dipartimento di Scienze merceologiche dell’Università degli
Studi di Torino, con lo scopo di presentare un oggetto finito che
permette facilmente di venire a contatto con alcune delle funzionalità di
Scatol8®.
La funzione del modello dimostratore è quella di rappresentare la rete
di telerilevamento: esso rileva alcuni parametri ambientali, trasmette i
dati ad un PC, dove vengono archiviati e visualizzati in locale e in
remoto, grazie alla possibilità del loro salvataggio su un server Internet.

Per il primo kit base di Scatol8®, il Cub8, si è scelto di realizzare il


contenitore dei componenti elettronici che compongono il nodo e quelli
dei sensori e dell’attuatore tramite box e mattoncini del brand LEGO®,
nello specifico uno Small LEGO® Storage Brick contenente il nodo al
quale sono connessi quattro mattoncini LEGO® DUPLO di diversi
dimensioni, contenenti i sensori e gli attuatori.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 349


Sezione 6
Dal nostro osservatorio ci proponiamo di collaborare con aziende che
adottano politiche energetiche/ambientali e che innovano nel segno
dell’ambiente. La nostra attenzione é orientata verso prodotti di largo
consumo, molto diffusi ed alla portata di tutti. Prodotti che ci aiutano a
vestire lo Scatol8® con abiti sì di recupero (i contenitori a fine vita), ma
di “tessuto pregiato” (i materiali di cui sono costituiti i contenitori). Le
nostre scelte si accompagnano ad una lettura delle qualità ambientali
degli imballaggi e delle risorse che rappresentano.

SCATOL8® nutella®

I rifiuti più comuni sono gli imballaggi, soprattutto di tipo alimentare: il


loro riutilizzo significa allungare il ciclo di vita di un prodotto o parte di
esso e determina la prevenzione di un rifiuto. Dopo aver raccolto
imballaggi usati di vari materiali e forme, sono state realizzate molte
versioni per il vestito di Scatol8®. Utilizzare la “pelle” di cioccolato della
Nutella per vestire il nodo centrale dei sistema e i sensori ad esso
connessi è una soluzione che coniuga il riutilizzo del packaging ad una
facilità di realizzazione e di un impatto diretto e immediato. La
durability é il concetto su cui focalizziamo l’attenzione con questa
proposta.

Il Barattolone Nutella e le
confezioni da 5 kg e 30 gr di
Nutella Ferrero, assolvono
pienamente al compito di
contenitori per il secondo
kit di scatol8®, lo Scatol8®
Nutella®, materializzando il
concetto di modularità,
tramite la successione a
matrioska di confezioni, e il
riutilizzo di imballaggi come
contenitori delle

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 350


Sezione 6
componenti elettroniche.
Il Barattolone Nutella contiene al suo interno uno o più barattoli da 5
kg: il nodo del kit, dentro al quale sono contenuti 4 barattoli da 30 gr in
cui sono collocati i sensori e gli attuatori…

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 351


Sezione 6
Scatol8® message in\is the bottle
Abbiamo incontrato i biopolimeri alcuni anni fa, quando nel 1998
sperimentammo, presso il Rifugio Regina Margherita, una serie di
stoviglie in MaterBi (piatti, posate, bicchieri). L’esperienza piacque agli
ospiti del Rifugio e la riproponemmo, nel 2004, durante una cena al
Campo base del K2: Risotto al radicchio trevigiano, servito in piatti di
cartoncino Tecta Oven della Cartonspecialist srl.

I biopolimeri si basano sul concetto della biodegradabilità e


comunemente ci si riferisce ad essi chiamandoli “plastiche
biodegradabili”. Sono costituiti da risorse rinnovabili (a base di amido di
cereali, di zuccheri di barbabietola, ecc...) e rivestono particolare
interesse per imballaggi di prodotti a breve durata di vita.

L’Acqua minerale naturale


Sant’Anna ha lanciato il progetto
BioBottle, realizzando una
bottiglia con biopolimeri. La
bottiglia unisce due requisiti
interessanti per lo Scatol8®: la
trasparenza (sinonimo di
accessibilità all’informazione) e la
biodegradabilità (aspetto di
qualità ambientale).

Abbiamo impiegato la bottiglia


BioBottle come contenitore di un
kit di Scatol8®. Dopo aver montato
il kit, é possibile conferire la
bottiglia nella frazione organica
della raccolta differenziata di
rifiuti: per la caratteristica della
biodegradabilità é in grado di
esser metabolizzata in tempi

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 352


Sezione 6
molto ridotti rispetto alle comuni bottiglie di PET.
Da questo esperimento deriva il nostro slogan “Message is the bottle”: la
bottiglia comunica il messaggio della scelta aziendale a favore della
ecocompatibilità. Per la realizzazione di altri esperimenti abbiamo
invece utilizzato le bottiglie in PET della stessa azienda, questa volta
preoccupandoci di introdurre riflessioni sull’estensione del ciclo di vita
dell’imballaggio.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 353


Sezione 7

Scatol8 & l’Ecosistema

0 - Introduzione

Un ecosistema è composto dalla comunità biologica presente in un certo


ambiente e dai fattori fisici e chimici che costituiscono l’ambiente
abiotico o non vivente. Uno stagno, una foresta, un estuario, un prato
sono alcuni dei molti esempi di ecosistemi che ci circondano. Non vi
sono modalità oggettive per stabilire i confini di un ecosistema, anche se
a volte i confini sembrano ovvii, ad esempio la riva di un piccolo stagno.
Di solito accade che i confini di un ecosistema siano scelti per ragioni
pratiche, legate agli obiettivi dello studio che si sta conducendo.
La relativa incertezza nell’identificazione dei confini, demandata non ad
una linea immaginaria, ma ad una zona di transizione non riduce
l’interesse e la validità delle conclusioni che si possono trarre
dall’osservazione dei meccanismi che regolano il funzionamento di un
ecosistema. Anzi, nelle zone di transizione, la compresenza di caratteri
appartenenti a zone attigue é un ulteriore conferma della capacità di
trovare un equilibrio ed uno stimolo allo studio.

Obiettivi di questa sezione sono:


- costruire un modello di ecosistema;

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 354


Sezione 7
- monitorarne alcune grandezze del modello di ecosistema,
attraverso lo Scatol8®.
- lavorare sul concetto di modularità di Scatol8®.
Modalità
La sezione si articola nelle seguenti parti:
- Prima parte, volta a richiamare i concetti di base dello studio di un

ecosistema, al fine di mettere in evidenza variabili che lo Scatol8® é


in grado di monitorare.
- Seconda parte, volta ad illustrare, attraverso il testo ed un video, la
costruzione del modello di ecosistema, dal modulo di base
all’installazione completa.
- Terza parte, dedicata alla progettazione hardware e software degli
Scatol8® necessari alle varie configurazioni di ecosistema che
verranno presentate.

1 - Come si studia un ecosistema? Un ripasso e tanti


link
Lo studio di un ecosistema consiste principalmente nello studio di
determinati processi che legano i componenti viventi, o biotici, ai
componenti non viventi o abiotici. Le trasformazioni energetiche ed i
cicli biogeochimici sono i principali processi studiati dall’ecologia degli
ecosistemi.
Abbiamo già definito l’ecologia come la scienza che studia l’interazione
di organismi tra di loro e con l’ambiente in cui sono presenti. L’ecologia
può essere studiata al livello di individuo, di popolazione, di comunità e
di ecosistema.

Gli studi sugli individui sono principalmente orientati alla fisiologia, alla
riproduzione, allo sviluppo e al comportamento, e gli studi sulle
popolazioni normalmente si occupano dell’habitat e delle risorse di cui
necessitano singole specie, il loro comportamento di gruppo, la crescita
delle popolazioni e ciò che limita la loro abbondanza o ne determina
l’estinzione. Gli studi sulle comunità esaminano come le popolazioni di

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 355


Sezione 7
molte specie interagiscono tra di loro, ad esempio prede e predatori, o
concorrenti che condividono necessità o risorse comuni.

Nell’ecologia degli ecosistemi, tutti questi approcci sono unificati e così


facendo, si compie il tentativo di comprendere come i sistemi operino
nel loro complesso, come un tutt’uno. Ciò significa che piuttosto di
preoccuparsi principalmente di una specie in particolare, ci si
concentra sui principali aspetti funzionali di un ecosistema. Gli aspetti
funzionali riguardano argomenti quali l’ammontare di energia e
materia che fluiscono nei vari passaggi che compongono la catena
alimentare, o su ciò che controlla il tasso di decomposizione dei
materiali o il tasso al quale i nutrienti vengono riciclati nel sistema.

I comportamenti di un ecosistema
Nel testo “R. Beltramo, Lezioni di tecnologia dei cicli produttivi.
Indirizzo ambientale, Università di Torino, Torino 2011”, si trovano
alcuni fondamentali utili per comprendere le parti di un ecosistema.
Lungo l’intero percorso scolastico abbiamo avuto modo di acquisire
varie nozioni sul clima, sul suolo, sulla diversità delle piante e degli
animali e su come piante ed animali e microbi ricavano acqua,
nutrimento e cibo. Se siamo interessati alle parti che compongono un
ecosistema, possiamo classificarle in abiotiche e biotiche e suddividerle
nelle seguenti categorie:

Componenti abiotici Componenti biotici


Luce solare Produttori primari
Temperatura Erbivori
Precipitazioni Carnivori
Umidità Onnivori
Chimica dell’acqua o del Detritivori
suolo (P, NH4+)
Ecc... Ecc...

A grandi linee, questo set di fattori ambientali é importante in tutti gli


ecosistemi. Soprattutto é importante che tutti i fattori siano presenti,
anche se in proporzioni diverse a seconda degli ecosistemi e variabili
nel tempo.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 356


Sezione 7
Di solito, le comunità biologiche comprendono i “raggruppamenti
funzionali” sopra elencati. Un raggruppamento funzionale è una
categoria biologica costituita da organismi che svolgono principalmente
lo stesso genere di funzioni in un sistema; per esempio, tutte le piante
fotosintetiche o produttori primari formano un raggruppamento
funzionale. L’appartenenza ad un raggruppamento funzionale non
dipende tanto da chi siano gli effettivi attori (specie), quanto dalla
funzione che svolgono nell’ecosistema.

L’ecosistema è in grado di funzionare grazie all’apporto di energia


solare che determina la produzione di biomassa, per il processo della
fotosintesi clorofilliana e per il passaggio della biomassa lungo la catena
alimentare.

Lo studio dell’ecosistema é al centro dell’Ecologia. Discipline recenti,


come l’Ecologia industriale, basano le proprie teorie su un concetto di
ecosistema focalizzato sul rapporto tra imprese e tra imprese ed
ambiente, all’interno di uno spazio definito, l’Ecosistema industriale.

Esistono numerosissimi riferimenti bibliografici e sitografici, con


altrettanti gradi di approfondimento, in relazione ai vari fruitori di
informazione.

http://www.ise.cnr.it/index.php?lang=en
http://www.epa.gov/research/ecoscience/
http://www.epa.gov/gateway/science/ecosystems.html
http://www.caryinstitute.org/
http://www.ecosystems.ws/
http://www.nhptv.org/natureworks/nwepecosystems.htm
http://www.globalchange.umich.edu/globalchange1/current/lectures/kling/
ecosystem/ecosystem.htmlù
http://www.ecosystemvaluation.org/

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 357


Sezione 7
2 - La costruzione di un ecosistema
E’ possibile costruire un ecosistema?
Realizzare in laboratorio la complessità di un ecosistema è un obiettivo
ambizioso, visto il tempo necessario per raggiungere un equilibrio tra le
componenti biotiche ed abiotiche di un ecosistema e la delicatezza degli
equilibri stessi. Tuttavia, l’importanza dell’argomento per la
comprensione dei meccanismi fondanti l’Ecologia fa sì che vi siano
molte proposte per costruire a scuola o a casa dei modelli di ecosistema.
Abbiamo selezionato esperienze piuttosto interessanti, orientate a
diversi livelli scolastici, e di facile realizzazione:

http://www.natureworkseverywhere.org/
http://gardenheights.com/blog/?p=827
http://cranberrycorner.blogspot.it/2010/07/summer-fun-ecosystem-edition.html
http://jeffhurtblog.com/2009/11/19/meetings-and-events-as-systems-thinking-the-
community-ecosystem/
http://www.ehow.com/info_7972313_ecosystem-activities-middle-school.html
http://www.angelfire.com/sk/monkeypuzzle/ecopackage.html
http://tiee.esa.org/
http://www.edutech.com/k12/learning-ecosystem.htm
http://teams.lacoe.edu/documentation/classrooms/judi/ecosystems/teacher/
lessonplans.html

La costruzione di un modello di ecosistema si basa sull’assemblaggio di


vari componenti. Nella realizzazione più semplice si prevede un
contenitore adatto ad ospitare piante (produttori primari) e terreno.
Alcune esperienze utilizzano strumenti di misura per valutare
l’evoluzione di un ecosistema. Tutte prevedono un’attenta osservazione
di ciò che accade all’interno della costruzione che si é realizzata:
l’osservazione di un fenomeno é il primo passaggio del metodo
scientifico!

Proponiamo un esperimento cioè la realizzazione di un modello di


ecosistema, monitorato dallo Scatol8®.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 358


Sezione 7
Tra i componenti abiotici riportati in tabella, attraverso lo Scatol8®
siamo in grado di monitorare, con adeguati sensori, la luce solare, la
temperatura, le precipitazioni, l’umidità dell’aria e del suolo.
Per ognuna delle variabili, sono state sviluppate le relative unità:

- temperatura
- umidità
- illuminamento

In questa sezione realizzeremo uno Scatol8®, assemblando diversi


sketch ovvero quello relativi a luminosità e temperatura.
Sperimenteremo un nuovo sensore per il rilevamento dell’umidità del
suolo e svilupperemo il relativo sketch, integrandolo con i precedenti;
aggiungeremo la telecamera, per osservare l’ecosistema.

Correlare l’andamento delle variabili a fenomeni che si possono


percepire visivamente (il cambiamento del colore delle foglie, del
terreno, la crescita delle piante, ecc...) e legare le immagini per
comporre un video sono possibilità che amplificano la capacità di
analizzare i dati e di collocare i cambiamenti in un una prospettiva
temporale, che va sempre considerata quando ci si pone l’obiettivo di
studiare l’evoluzione di un fenomeno.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 359


Sezione 7
2.1 Come procedere?

La ricetta del nostro modello di Ecosistema

Materiale (Ingredienti):
vecchio pagliericcio
28 bottiglie dell’acqua minerale in PET, di varie fogge e colori
listelli di legno di varie metrature
vernici di vari colori, con marchio Ecolabel

Macchine utensili ed attrezzi:


Troncatrice
Trapano e punte
Pinze, tenaglie, forbici, taglierino
Pennelli piatti, di varie dimensioni.

Modalità di realizzazione
La descrizione delle modalità di realizzazione beneficia della chiarezza
offerta da un video che riproduce le fasi salienti del nostro esperimento.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 360


Sezione 7

Abbiamo voluto realizzare un ecosistema semplice, composto da piante


e terreno, assortiti secondo una logica che illustreremo tra breve. Nella
scelta della nostra proposta di modello di Ecosistema, monitorato da
Scatol8®, abbiamo desiderato richiamare gli elementi fondamentali di
Scatol8 ® : l’impiego di materiali di recupero, la modularità e
l’economicità.

In questo caso, il materiale di recupero consiste in bottiglie usate di


acqua minerale, in un vecchio pagliericcio, ed in vari listelli di legno,
accumulati in laboratorio in attesa di impiego.

Ogni bottiglia é stata tagliata in due parti,


in senso trasversale e funge da contenitore.
Abbiamo scelto questa rappresentazione
per richiamare un concetto fondamentale:
l’ecosistema é un sistema chiuso,
all’interno ed all’esterno del quale può
fluire solo energia.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 361


Sezione 7
Come simbolo dei produttori primari, abbiamo scelto piante succulente
di varie specie:

Famiglia Crassulaceae

Genere: Jovibarba

Genere: Aeonium
haworthii

Genere: Sempervivum
arachnoideum

Genere: Sedum
rubrotinctum

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 362


Sezione 7
Le specie sono state scelte in funzione della loro attitudine ad esser
collocate all’esterno, anche in condizioni di temperatura rigide, ed al
prezzo particolarmente favorevole accordatoci dai Vivai Ronco.

Ad ogni metà bottiglia (se preferite,semibottiglia) sono stati praticati


dei fori, in numero variabile, per determinare condizioni diverse di
drenaggio dell’acqua e, dunque, di umidità del terreno. Ogni metà
bottiglia é stata riempita con ghiaia e terra ....., in proporzioni diverse,
per differenziare i terreni. Avendo a disposizione bottiglie di tre colori
(rosse, blu e trasparenti), ad ogni colore é stato associato un diverso
terreno. Le piante sono state messe a dimora nelle metà bottiglie in
modo casuale, ma preoccupandoci che ogni specie fosse distribuita nei
tre tipi di terreno.

Abbiamo lasciato libero sfogo alla creatività e per raggiungere un effetto


scenico abbiamo deciso di recuperare un vecchio pagliericcio che é stato
spogliato della tela e della lana (impiegate come combustibili).

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 363


Sezione 7
Ogni metà bottiglia é stata collocata in una molla del pagliericcio. Per
effetto del vento le molle oscillano e permettono alle bottiglie di sfiorarsi
o di toccarsi, favorendo passaggi tra gli ecosistemi. La distanza
variabile richiama il concetto di confine sfumato, proprio degli
ecosistemi reali.

Con i listelli di legno sono state realizzate due falde, una con un numero
maggiore di listelli per rappresentare un cielo nuvoloso, l’altra con un
numero inferiore per rappresentare un cielo sereno. Le due falde
possono esser coperte con schermi per far variare le condizioni di
luminosità, di temperatura e di umidità. In inverno, sono di supporto ad
un telo che ripara le piante.

Le varie parti in legno sono state decorate con vernici, etichettate


Ecolabel.
Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 364
Sezione 7

Il modello é stato costruito e mantenuto all’aperto, con orientamento


Sud-est, esposto agli agenti atmosferici. Per agevolare un’evoluzione
naturale, non si sono apportate annaffiature

A lavoro ultimato, si dispone di un’installazione completa di 56 modelli


di ecosistema.

Con questo abbiamo voluto richiamare il tema della modularità, un altro


pilastro su cui si fonda lo Scatol8®.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 365


Sezione 7
3 – Il monitoraggio di un ecosistema

Considerata la complessità delle relazioni e dei fenomeni che avvengono


all’interno di un ecosistema, allo stato attuale un monitoraggio
completo ed approfondito, interamente basato sullo Scatol8® non é
possibile. È possibile però realizzare un modello espandibile a piacere
che rilevi l’andamento di alcune variabili principali che sono in
rapporto con l’evoluzione delle componenti biotiche e abiotiche. A
queste rilevazioni si può aggiungere un monitoraggio visivo, ovvero
affidarsi all’osservazione.

Pertanto, si desidera realizzare un sistema di monitoraggio delle


seguenti variabili:

In questo caso, gli sketch da considerare sono:


- Temperatura dell’aria
- Umidità del terreno
- Illuminamento

a cui si aggiungono le immagini.

Il concept di Scatol8® prevede che i dati siano visibili sul Crusc8, quindi
occorre considerare anche il software per approntare una schermata
adatta al nostro esperimento.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 366


Sezione 7

Anche per quanto concerne il monitoraggio dell’ecosistema, ricorre il


tema della modularità: si inizia col progettare il monitoraggio di un
ecosistema e poi si forniscono le indicazioni per aumentarne il numero,
fino a 56.

La rete di sensori può essere sviluppata in versione wired o wireless.


La versione wired consiste in un’unità centrale a cui sono fisicamente
connessi i sensori.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 367


Sezione 7
La configurazione wired del sistema è illustrata qui di seguito:

La versione wireless prevede una o più unità periferiche a cui sono


fisicamente collegati i tre sensori che invia(no) dati ad un’unità
centrale, collegata con un PC e con un router.

Per impiegare gli sketch pubblicati nel capitolo Prototypes and


sketches , consideriamo l’opzione wired.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 368


Sezione 7
3.1 - Un ecosistema

3.1.1 - Hardware

Il monitoraggio di un ecosistema avviene collegando il microcontrollore


a tre sensori.
La webcam viene direttamente collegata al router.

3.1.2 - Software

Di seguito il codice .ino necessario al funzionamento di un nodo


ecosistemaNodoSingolo.ino

/*
ecosistema.ino

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 369


Sezione 7
20-12-2012 Paolo Cantore

Programma per acquisire i dati di illuminamento, temperatura e umidità


del suolo di un ecosistema
Il funzionamento dei sensori in breve è il seguente:
***tempratura (DS18B20)
sensore digitale che funziona con interfaccia 1-wire, è quindi
possibile collegarne più di uno sullo stesso pin.
Ogni sensore ha un codice univoco (stabilito dal produttore) con in
quale va dichiarato il sinogolo termometro
di un ecosistema, in tal modo è possibile riconoscere il sensore anche
se non ha una porta specifica.
***illuminamento (phidgets1127)
sensore analogico, restutuisce un valore di tensione proporzionale ai
lux.
***acqua presente nel suolo (watermark 200SS)
il sensore va alimentato in corrente alternata e la sua resistenza
varia a seconda della pressione d'acqua nel
suolo. Il valore è restituito in kPa da 0 fino a 250 dove valori bassi
indicano un terreno molto bagnato mentre
valori alti corrispondono ad un terreno secco.

*/

#include "SoftwareSerial.h"
#include "illuminamento1127.h"
#include <OneWire.h>
#include <DallasTemperature.h>
#include "potenzialeAcqua.h"

//***dell'illuminamento
illuminamento1127 luceSuMpx(0);
illuminamento1127 luceDaSolo(1);

//***della temperatura del suolo


#define ONE_WIRE_BUS 7 //pin digitale del canale
#define TEMPERATURE_PRECISION 9 //dipende dal sensore
#define NUM_DS18B20 9
// Setup a oneWire instance to communicate with any OneWire devices (not
just Maxim/Dallas temperature ICs)
OneWire oneWire(ONE_WIRE_BUS);
// Pass our oneWire reference to Dallas Temperature.
DallasTemperature sensors(&oneWire);
//Per ogni sensore scrivo il suo indirizzo fisico
DeviceAddress termometroZero = {
0x28, 0x0A, 0x49, 0x28, 0x04, 0x00, 0x00, 0x39 };

float temperaturaSuolo;
//***dell'umidità del terreno

potenzialeAcqua acquaTerrDaSolo(3,6,5);

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 370


Sezione 7
void setup() {
// initialize the digital pin as an output.

Serial.begin(9600);

sensors.begin(); //inizializza i sensori DS18b20

Serial.print("Sul bus 1 wire sono stati trovati ");


Serial.print(sensors.getDeviceCount(), DEC);
Serial.println(" sensori.");

sensors.setResolution(termometroZero, TEMPERATURE_PRECISION);
//Per individuare eventuali problemi posso stampare gli indirizzi dei
DS18b20
//printAddress(termometroZero);
//Serial.println();

void loop() {

Serial.println("Ecosistema");

//calcolo la temperatura del suolo che userò per il potenziale d'acqua


temperaturaSuolo=sensors.getTempC(termometroZero);

Serial.print("Luminosita'= ");
Serial.print(luceDaSolo.leggiLux());
Serial.println(" lux");

Serial.print("potenziale acqua nel terreno= ");


Serial.print(acquaTerrDaSolo.leggiPotenziale(temperaturaSuolo));
Serial.println(" kPa");

Serial.print("temperatura suolo= ");


Serial.print(temperaturaSuolo);
Serial.println(" C");

Serial.println("");
Serial.println("");
Serial.println("");

//intervallo tra una misura e la successiva


delay(10000);
}

//Funzione per stampare gli indirizzi dei dispositivi 1-wire


void printAddress(DeviceAddress deviceAddress)

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 371


Sezione 7
{
for (uint8_t i = 0; i < 8; i++)
{
//aggiungi zero all'indirizzo se necessario
if (deviceAddress[i] < 16) Serial.print("0");
Serial.print(deviceAddress[i], HEX);
}
}

Illuminamento1127.h
/*
illuminamento1127.h
26-05-2011 Paolo Cantore
Questa libreria funziona con sensore phidgets light sensor 1127, il
sensore è gia' studiato
per fornire i dati ad un ADC a 10 bit su un range 0-5v. il valore che si
ottiene sono esattamente
i lux. Per valori oltre 950 il sensore e' in saturazione
*/

#ifndef illuminamento1127_h
#define illuminamento1127_h

class illuminamento1127
{
private:
int analogInArduino; //pin arduino dove e' connesso il sensore

public:
illuminamento1127(int analogInArduino); //costruttore
~illuminamento1127( ); //distruttore
int leggiLux(); //restituisce i lux
};

#endif

Illuminamento1127.cpp
/*
illuminamento1127.cpp
26-05-2011 Paolo Cantore
Questa libreria funziona con sensore phidgets light sensor 1127, il
sensore è studiato
per fornire i dati ad un ADC a 12! bit su un range 0-5v. Per valori
oltre 950 il sensore e' in saturazione
*/

/
*************************************************************************
*****
* Includes
*************************************************************************
*****/

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 372


Sezione 7
#include "illuminamento1127.h"
#if defined(ARDUINO) && ARDUINO >= 100
#include "Arduino.h"
#else
#include "WProgram.h"
#endif //Arduino includes
/
*************************************************************************
*****
* Definitions
*************************************************************************
*****/

/
*************************************************************************
*****
* Constructors

*************************************************************************
*****/

illuminamento1127::illuminamento1127(int analogInArduino)
{
this->analogInArduino=analogInArduino;
}

illuminamento1127::~illuminamento1127( )
{
}

/
*************************************************************************
*****
* User API

*************************************************************************
*****/

int illuminamento1127::leggiLux()
{
//il coefficiente è stato trovato come (200*4.8828125m), 200 viene
dal datasheet. 4.8 step ADC
return( analogRead(analogInArduino)*0.9765625 );
}
DallasTemperature.h (http://playground.arduino.cc/Learning/OneWire)
#ifndef DallasTemperature_h
#define DallasTemperature_h

#define DALLASTEMPLIBVERSION "3.7.2"


// This library is free software; you can redistribute it and/or
// modify it under the terms of the GNU Lesser General Public
// License as published by the Free Software Foundation; either
// version 2.1 of the License, or (at your option) any later version.
// set to true to include code for new and delete operators
#ifndef REQUIRESNEW
#define REQUIRESNEW false
#endif

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 373


Sezione 7
// set to true to include code implementing alarm search functions
#ifndef REQUIRESALARMS
#define REQUIRESALARMS true
#endif

#include <inttypes.h>
#include <OneWire.h>

// Model IDs
#define DS18S20MODEL 0x10
#define DS18B20MODEL 0x28
#define DS1822MODEL 0x22

// OneWire commands
#define STARTCONVO 0x44 // Tells device to take a temperature
reading and put it on the scratchpad
#define COPYSCRATCH 0x48 // Copy EEPROM
#define READSCRATCH 0xBE // Read EEPROM
#define WRITESCRATCH 0x4E // Write to EEPROM
#define RECALLSCRATCH 0xB8 // Reload from last known
#define READPOWERSUPPLY 0xB4 // Determine if device needs parasite power
#define ALARMSEARCH 0xEC // Query bus for devices with an alarm
condition

// Scratchpad locations
#define TEMP_LSB 0
#define TEMP_MSB 1
#define HIGH_ALARM_TEMP 2
#define LOW_ALARM_TEMP 3
#define CONFIGURATION 4
#define INTERNAL_BYTE 5
#define COUNT_REMAIN 6
#define COUNT_PER_C 7
#define SCRATCHPAD_CRC 8

// Device resolution
#define TEMP_9_BIT 0x1F // 9 bit
#define TEMP_10_BIT 0x3F // 10 bit
#define TEMP_11_BIT 0x5F // 11 bit
#define TEMP_12_BIT 0x7F // 12 bit
// Error Codes
#define DEVICE_DISCONNECTED -127

typedef uint8_t DeviceAddress[8];


class DallasTemperature
{
public:

DallasTemperature(OneWire*);
// initalise bus
void begin(void);

// returns the number of devices found on the bus


uint8_t getDeviceCount(void);

// Is a conversion complete on the wire?


bool isConversionComplete(void);
// returns true if address is valid
bool validAddress(uint8_t*);

// finds an address at a given index on the bus


bool getAddress(uint8_t*, const uint8_t);

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 374


Sezione 7
// attempt to determine if the device at the given address is connected
to the bus
bool isConnected(uint8_t*);

// attempt to determine if the device at the given address is connected


to the bus
// also allows for updating the read scratchpad
bool isConnected(uint8_t*, uint8_t*);

// read device's scratchpad


void readScratchPad(uint8_t*, uint8_t*);
// write device's scratchpad
void writeScratchPad(uint8_t*, const uint8_t*);

// read device's power requirements


bool readPowerSupply(uint8_t*);

// get global resolution


uint8_t getResolution();
// set global resolution to 9, 10, 11, or 12 bits
void setResolution(uint8_t);

// returns the device resolution, 9-12


uint8_t getResolution(uint8_t*);
// set resolution of a device to 9, 10, 11, or 12 bits
bool setResolution(uint8_t*, uint8_t);

// sets/gets the waitForConversion flag


void setWaitForConversion(bool);
bool getWaitForConversion(void);

// sets/gets the checkForConversion flag


void setCheckForConversion(bool);
bool getCheckForConversion(void);

// sends command for all devices on the bus to perform a temperature


conversion
void requestTemperatures(void);
// sends command for one device to perform a temperature conversion by
address
bool requestTemperaturesByAddress(uint8_t*);
// sends command for one device to perform a temperature conversion by
index
bool requestTemperaturesByIndex(uint8_t);

// returns temperature in degrees C


float getTempC(uint8_t*);

// returns temperature in degrees F


float getTempF(uint8_t*);
// Get temperature for device index (slow)
float getTempCByIndex(uint8_t);

// Get temperature for device index (slow)


float getTempFByIndex(uint8_t);
// returns true if the bus requires parasite power
bool isParasitePowerMode(void);

bool isConversionAvailable(uint8_t*);

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 375


Sezione 7
#if REQUIRESALARMS
typedef void AlarmHandler(uint8_t*);

// sets the high alarm temperature for a device


// accepts a char. valid range is -55C - 125C
void setHighAlarmTemp(uint8_t*, const char);

// sets the low alarm temperature for a device


// accepts a char. valid range is -55C - 125C
void setLowAlarmTemp(uint8_t*, const char);
// returns a signed char with the current high alarm temperature for a
device
// in the range -55C - 125C
char getHighAlarmTemp(uint8_t*);
// returns a signed char with the current low alarm temperature for a
device
// in the range -55C - 125C
char getLowAlarmTemp(uint8_t*);
// resets internal variables used for the alarm search
void resetAlarmSearch(void);

// search the wire for devices with active alarms


bool alarmSearch(uint8_t*);

// returns true if ia specific device has an alarm


bool hasAlarm(uint8_t*);
// returns true if any device is reporting an alarm on the bus
bool hasAlarm(void);

// runs the alarm handler for all devices returned by alarmSearch()


void processAlarms(void);
// sets the alarm handler
void setAlarmHandler(AlarmHandler *);

// The default alarm handler


static void defaultAlarmHandler(uint8_t*);

#endif

// convert from celcius to farenheit


static float toFahrenheit(const float);

// convert from farenheit to celsius


static float toCelsius(const float);
#if REQUIRESNEW

// initalize memory area


void* operator new (unsigned int);
// delete memory reference
void operator delete(void*);

#endif
private:
typedef uint8_t ScratchPad[9];

// parasite power on or off


bool parasite;

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 376


Sezione 7
// used to determine the delay amount needed to allow for the
// temperature conversion to take place
uint8_t bitResolution;

// used to requestTemperature with or without delay


bool waitForConversion;
// used to requestTemperature to dynamically check if a conversion is
complete
bool checkForConversion;
// count of devices on the bus
uint8_t devices;

// Take a pointer to one wire instance


OneWire* _wire;
// reads scratchpad and returns the temperature in degrees C
float calculateTemperature(uint8_t*, uint8_t*);

void blockTillConversionComplete(uint8_t*,uint8_t*);
#if REQUIRESALARMS

// required for alarmSearch


uint8_t alarmSearchAddress[8];
char alarmSearchJunction;
uint8_t alarmSearchExhausted;

// the alarm handler function pointer


AlarmHandler *_AlarmHandler;
#endif

};
#endif

DallasTemperature.cpp (http://playground.arduino.cc/Learning/OneWire)
// This library is free software; you can redistribute it and/or
// modify it under the terms of the GNU Lesser General Public
// License as published by the Free Software Foundation; either
// version 2.1 of the License, or (at your option) any later version.

// Version 3.7.2 modified on Dec 6, 2011 to support Arduino 1.0


// See Includes...
// Modified by Jordan Hochenbaum
#include "DallasTemperature.h"

#if ARDUINO >= 100


#include "Arduino.h"
#else
extern "C" {
#include "WConstants.h"
}
#endif
DallasTemperature::DallasTemperature(OneWire* _oneWire)
#if REQUIRESALARMS
: _AlarmHandler(&defaultAlarmHandler)
#endif
{
_wire = _oneWire;
devices = 0;
parasite = false;

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 377


Sezione 7
bitResolution = 9;
waitForConversion = true;
checkForConversion = true;
}

// initialise the bus


void DallasTemperature::begin(void)
{
DeviceAddress deviceAddress;

_wire->reset_search();
devices = 0; // Reset the number of devices when we enumerate wire
devices

while (_wire->search(deviceAddress))
{
if (validAddress(deviceAddress))
{
if (!parasite && readPowerSupply(deviceAddress)) parasite = true;

ScratchPad scratchPad;
readScratchPad(deviceAddress, scratchPad);

bitResolution = max(bitResolution, getResolution(deviceAddress));


devices++;
}
}
}
// returns the number of devices found on the bus
uint8_t DallasTemperature::getDeviceCount(void)
{
return devices;
}
// returns true if address is valid
bool DallasTemperature::validAddress(uint8_t* deviceAddress)
{
return (_wire->crc8(deviceAddress, 7) == deviceAddress[7]);
}

// finds an address at a given index on the bus


// returns true if the device was found
bool DallasTemperature::getAddress(uint8_t* deviceAddress, uint8_t index)
{
uint8_t depth = 0;

_wire->reset_search();
while (depth <= index && _wire->search(deviceAddress))
{
if (depth == index && validAddress(deviceAddress)) return true;
depth++;
}
return false;
}

// attempt to determine if the device at the given address is connected


to the bus
bool DallasTemperature::isConnected(uint8_t* deviceAddress)
{
ScratchPad scratchPad;
return isConnected(deviceAddress, scratchPad);
}

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 378


Sezione 7

// attempt to determine if the device at the given address is connected


to the bus
// also allows for updating the read scratchpad
bool DallasTemperature::isConnected(uint8_t* deviceAddress, uint8_t*
scratchPad)
{
readScratchPad(deviceAddress, scratchPad);
return (_wire->crc8(scratchPad, 8) == scratchPad[SCRATCHPAD_CRC]);
}
// read device's scratch pad
void DallasTemperature::readScratchPad(uint8_t* deviceAddress, uint8_t*
scratchPad)
{
// send the command
_wire->reset();
_wire->select(deviceAddress);
_wire->write(READSCRATCH);

// TODO => collect all comments & use simple loop


// byte 0: temperature LSB
// byte 1: temperature MSB
// byte 2: high alarm temp
// byte 3: low alarm temp
// byte 4: DS18S20: store for crc
// DS18B20 & DS1822: configuration register
// byte 5: internal use & crc
// byte 6: DS18S20: COUNT_REMAIN
// DS18B20 & DS1822: store for crc
// byte 7: DS18S20: COUNT_PER_C
// DS18B20 & DS1822: store for crc
// byte 8: SCRATCHPAD_CRC
//
// for(int i=0; i<9; i++)
// {
// scratchPad[i] = _wire->read();
// }

// read the response


// byte 0: temperature LSB
scratchPad[TEMP_LSB] = _wire->read();

// byte 1: temperature MSB


scratchPad[TEMP_MSB] = _wire->read();

// byte 2: high alarm temp


scratchPad[HIGH_ALARM_TEMP] = _wire->read();
// byte 3: low alarm temp
scratchPad[LOW_ALARM_TEMP] = _wire->read();

// byte 4:
// DS18S20: store for crc
// DS18B20 & DS1822: configuration register
scratchPad[CONFIGURATION] = _wire->read();

// byte 5:
// internal use & crc
scratchPad[INTERNAL_BYTE] = _wire->read();

// byte 6:
// DS18S20: COUNT_REMAIN
// DS18B20 & DS1822: store for crc
scratchPad[COUNT_REMAIN] = _wire->read();

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 379


Sezione 7

// byte 7:
// DS18S20: COUNT_PER_C
// DS18B20 & DS1822: store for crc
scratchPad[COUNT_PER_C] = _wire->read();
// byte 8:
// SCTRACHPAD_CRC
scratchPad[SCRATCHPAD_CRC] = _wire->read();

_wire->reset();
}

// writes device's scratch pad


void DallasTemperature::writeScratchPad(uint8_t* deviceAddress, const
uint8_t* scratchPad)
{
_wire->reset();
_wire->select(deviceAddress);
_wire->write(WRITESCRATCH);
_wire->write(scratchPad[HIGH_ALARM_TEMP]); // high alarm temp
_wire->write(scratchPad[LOW_ALARM_TEMP]); // low alarm temp
// DS18S20 does not use the configuration register
if (deviceAddress[0] != DS18S20MODEL) _wire-
>write(scratchPad[CONFIGURATION]); // configuration
_wire->reset();
// save the newly written values to eeprom
_wire->write(COPYSCRATCH, parasite);
if (parasite) delay(10); // 10ms delay
_wire->reset();
}
// reads the device's power requirements
bool DallasTemperature::readPowerSupply(uint8_t* deviceAddress)
{
bool ret = false;
_wire->reset();
_wire->select(deviceAddress);
_wire->write(READPOWERSUPPLY);
if (_wire->read_bit() == 0) ret = true;
_wire->reset();
return ret;
}

// set resolution of all devices to 9, 10, 11, or 12 bits


// if new resolution is out of range, it is constrained.
void DallasTemperature::setResolution(uint8_t newResolution)
{
bitResolution = constrain(newResolution, 9, 12);
DeviceAddress deviceAddress;
for (int i=0; i<devices; i++)
{
getAddress(deviceAddress, i);
setResolution(deviceAddress, bitResolution);
}
}

// set resolution of a device to 9, 10, 11, or 12 bits


// if new resolution is out of range, 9 bits is used.
bool DallasTemperature::setResolution(uint8_t* deviceAddress, uint8_t
newResolution)
{
ScratchPad scratchPad;
if (isConnected(deviceAddress, scratchPad))
{
// DS18S20 has a fixed 9-bit resolution

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 380


Sezione 7
if (deviceAddress[0] != DS18S20MODEL)
{
switch (newResolution)
{
case 12:
scratchPad[CONFIGURATION] = TEMP_12_BIT;
break;
case 11:
scratchPad[CONFIGURATION] = TEMP_11_BIT;
break;
case 10:
scratchPad[CONFIGURATION] = TEMP_10_BIT;
break;
case 9:
default:
scratchPad[CONFIGURATION] = TEMP_9_BIT;
break;
}
writeScratchPad(deviceAddress, scratchPad);
}
return true; // new value set
}
return false;
}

// returns the global resolution


uint8_t DallasTemperature::getResolution()
{
return bitResolution;
}
// returns the current resolution of the device, 9-12
// returns 0 if device not found
uint8_t DallasTemperature::getResolution(uint8_t* deviceAddress)
{
if (deviceAddress[0] == DS18S20MODEL) return 9; // this model has a
fixed resolution

ScratchPad scratchPad;
if (isConnected(deviceAddress, scratchPad))
{
switch (scratchPad[CONFIGURATION])
{
case TEMP_12_BIT:
return 12;
case TEMP_11_BIT:
return 11;

case TEMP_10_BIT:
return 10;
case TEMP_9_BIT:
return 9;

}
}
return 0;
}

// sets the value of the waitForConversion flag


// TRUE : function requestTemperature() etc returns when conversion is
ready
// FALSE: function requestTemperature() etc returns immediately (USE WITH
CARE!!)
// (1) programmer has to check if the needed delay has passed

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 381


Sezione 7
// (2) but the application can do meaningful things in that time
void DallasTemperature::setWaitForConversion(bool flag)
{
waitForConversion = flag;
}
// gets the value of the waitForConversion flag
bool DallasTemperature::getWaitForConversion()
{
return waitForConversion;
}

// sets the value of the checkForConversion flag


// TRUE : function requestTemperature() etc will 'listen' to an IC to
determine whether a conversion is complete
// FALSE: function requestTemperature() etc will wait a set time (worst
case scenario) for a conversion to complete
void DallasTemperature::setCheckForConversion(bool flag)
{
checkForConversion = flag;
}

// gets the value of the waitForConversion flag


bool DallasTemperature::getCheckForConversion()
{
return checkForConversion;
}

bool DallasTemperature::isConversionAvailable(uint8_t* deviceAddress)


{
// Check if the clock has been raised indicating the conversion is
complete
ScratchPad scratchPad;
readScratchPad(deviceAddress, scratchPad);
return scratchPad[0];
}

// sends command for all devices on the bus to perform a temperature


conversion
void DallasTemperature::requestTemperatures()
{
_wire->reset();
_wire->skip();
_wire->write(STARTCONVO, parasite);
// ASYNC mode?
if (!waitForConversion) return;
blockTillConversionComplete(&bitResolution, 0);
return;
}

// sends command for one device to perform a temperature by address


// returns FALSE if device is disconnected
// returns TRUE otherwise
bool DallasTemperature::requestTemperaturesByAddress(uint8_t*
deviceAddress)
{
_wire->reset();
_wire->select(deviceAddress);
_wire->write(STARTCONVO, parasite);

// check device
ScratchPad scratchPad;

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 382


Sezione 7
if (!isConnected(deviceAddress, scratchPad)) return false;

// ASYNC mode?
if (!waitForConversion) return true;
uint8_t bitResolution = getResolution(deviceAddress);
blockTillConversionComplete(&bitResolution, deviceAddress);

return true;
}

void DallasTemperature::blockTillConversionComplete(uint8_t*
bitResolution, uint8_t* deviceAddress)
{
if(deviceAddress != 0 && checkForConversion && !parasite)
{
// Continue to check if the IC has responded with a
temperature
// NB: Could cause issues with multiple devices (one device
may respond faster)
unsigned long start = millis();
while(!isConversionAvailable(0) && ((millis() - start) <
750));
}
// Wait a fix number of cycles till conversion is complete (based
on IC datasheet)
switch (*bitResolution)
{
case 9:
delay(94);
break;
case 10:
delay(188);
break;
case 11:
delay(375);
break;
case 12:
default:
delay(750);
break;
}

}
// sends command for one device to perform a temp conversion by index
bool DallasTemperature::requestTemperaturesByIndex(uint8_t deviceIndex)
{
DeviceAddress deviceAddress;
getAddress(deviceAddress, deviceIndex);
return requestTemperaturesByAddress(deviceAddress);
}

// Fetch temperature for device index


float DallasTemperature::getTempCByIndex(uint8_t deviceIndex)
{
DeviceAddress deviceAddress;
getAddress(deviceAddress, deviceIndex);
return getTempC((uint8_t*)deviceAddress);
}

// Fetch temperature for device index


float DallasTemperature::getTempFByIndex(uint8_t deviceIndex)
{
return toFahrenheit(getTempCByIndex(deviceIndex));

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 383


Sezione 7
}
// reads scratchpad and returns the temperature in degrees C
float DallasTemperature::calculateTemperature(uint8_t* deviceAddress,
uint8_t* scratchPad)
{
int16_t rawTemperature = (((int16_t)scratchPad[TEMP_MSB]) << 8) |
scratchPad[TEMP_LSB];

switch (deviceAddress[0])
{
case DS18B20MODEL:
case DS1822MODEL:
switch (scratchPad[CONFIGURATION])
{
case TEMP_12_BIT:
return (float)rawTemperature * 0.0625;
break;
case TEMP_11_BIT:
return (float)(rawTemperature >> 1) * 0.125;
break;
case TEMP_10_BIT:
return (float)(rawTemperature >> 2) * 0.25;
break;
case TEMP_9_BIT:
return (float)(rawTemperature >> 3) * 0.5;
break;
}
break;
case DS18S20MODEL:
/*
Resolutions greater than 9 bits can be calculated using the data
from
the temperature, COUNT REMAIN and COUNT PER �C registers in the
scratchpad. Note that the COUNT PER �C register is hard-wired to
16
(10h). After reading the scratchpad, the TEMP_READ value is
obtained
by truncating the 0.5�C bit (bit 0) from the temperature data.
The
extended resolution temperature can then be calculated using the
following equation:

COUNT_PER_C - COUNT_REMAIN
TEMPERATURE = TEMP_READ - 0.25 + --------------------------
COUNT_PER_C
*/

// Good spot. Thanks Nic Johns for your contribution


return (float)(rawTemperature >> 1) - 0.25 +((float)
(scratchPad[COUNT_PER_C] - scratchPad[COUNT_REMAIN]) /
(float)scratchPad[COUNT_PER_C] );
break;
}
}
// returns temperature in degrees C or DEVICE_DISCONNECTED if the
// device's scratch pad cannot be read successfully.
// the numeric value of DEVICE_DISCONNECTED is defined in
// DallasTemperature.h. It is a large negative number outside the
// operating range of the device
float DallasTemperature::getTempC(uint8_t* deviceAddress)
{
// TODO: Multiple devices (up to 64) on the same bus may take
// some time to negotiate a response
// What happens in case of collision?

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 384


Sezione 7

ScratchPad scratchPad;
if (isConnected(deviceAddress, scratchPad)) return
calculateTemperature(deviceAddress, scratchPad);
return DEVICE_DISCONNECTED;
}
// returns temperature in degrees F
// TODO: - when getTempC returns DEVICE_DISCONNECTED
// -127 gets converted to -196.6 F
float DallasTemperature::getTempF(uint8_t* deviceAddress)
{
return toFahrenheit(getTempC(deviceAddress));
}

// returns true if the bus requires parasite power


bool DallasTemperature::isParasitePowerMode(void)
{
return parasite;
}
#if REQUIRESALARMS

/*

ALARMS:
TH and TL Register Format

BIT 7 BIT 6 BIT 5 BIT 4 BIT 3 BIT 2 BIT 1 BIT 0


S 2^6 2^5 2^4 2^3 2^2 2^1 2^0
Only bits 11 through 4 of the temperature register are used
in the TH and TL comparison since TH and TL are 8-bit
registers. If the measured temperature is lower than or equal
to TL or higher than or equal to TH, an alarm condition exists
and an alarm flag is set inside the DS18B20. This flag is
updated after every temperature measurement; therefore, if the
alarm condition goes away, the flag will be turned off after
the next temperature conversion.
*/

// sets the high alarm temperature for a device in degrees celsius


// accepts a float, but the alarm resolution will ignore anything
// after a decimal point. valid range is -55C - 125C
void DallasTemperature::setHighAlarmTemp(uint8_t* deviceAddress, char
celsius)
{
// make sure the alarm temperature is within the device's range
if (celsius > 125) celsius = 125;
else if (celsius < -55) celsius = -55;

ScratchPad scratchPad;
if (isConnected(deviceAddress, scratchPad))
{
scratchPad[HIGH_ALARM_TEMP] = (uint8_t)celsius;
writeScratchPad(deviceAddress, scratchPad);
}
}
// sets the low alarm temperature for a device in degreed celsius
// accepts a float, but the alarm resolution will ignore anything
// after a decimal point. valid range is -55C - 125C
void DallasTemperature::setLowAlarmTemp(uint8_t* deviceAddress, char
celsius)
{

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 385


Sezione 7
// make sure the alarm temperature is within the device's range
if (celsius > 125) celsius = 125;
else if (celsius < -55) celsius = -55;

ScratchPad scratchPad;
if (isConnected(deviceAddress, scratchPad))
{
scratchPad[LOW_ALARM_TEMP] = (uint8_t)celsius;
writeScratchPad(deviceAddress, scratchPad);
}
}
// returns a char with the current high alarm temperature or
// DEVICE_DISCONNECTED for an address
char DallasTemperature::getHighAlarmTemp(uint8_t* deviceAddress)
{
ScratchPad scratchPad;
if (isConnected(deviceAddress, scratchPad)) return
(char)scratchPad[HIGH_ALARM_TEMP];
return DEVICE_DISCONNECTED;
}
// returns a char with the current low alarm temperature or
// DEVICE_DISCONNECTED for an address
char DallasTemperature::getLowAlarmTemp(uint8_t* deviceAddress)
{
ScratchPad scratchPad;
if (isConnected(deviceAddress, scratchPad)) return
(char)scratchPad[LOW_ALARM_TEMP];
return DEVICE_DISCONNECTED;
}
// resets internal variables used for the alarm search
void DallasTemperature::resetAlarmSearch()
{
alarmSearchJunction = -1;
alarmSearchExhausted = 0;
for(uint8_t i = 0; i < 7; i++)
alarmSearchAddress[i] = 0;
}
// This is a modified version of the OneWire::search method.
//
// Also added the OneWire search fix documented here:
// http://www.arduino.cc/cgi-bin/yabb2/YaBB.pl?num=1238032295
//
// Perform an alarm search. If this function returns a '1' then it has
// enumerated the next device and you may retrieve the ROM from the
// OneWire::address variable. If there are no devices, no further
// devices, or something horrible happens in the middle of the
// enumeration then a 0 is returned. If a new device is found then
// its address is copied to newAddr. Use
// DallasTemperature::resetAlarmSearch() to start over.
bool DallasTemperature::alarmSearch(uint8_t* newAddr)
{
uint8_t i;
char lastJunction = -1;
uint8_t done = 1;

if (alarmSearchExhausted) return false;


if (!_wire->reset()) return false;
// send the alarm search command
_wire->write(0xEC, 0);

for(i = 0; i < 64; i++)


{

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 386


Sezione 7
uint8_t a = _wire->read_bit( );
uint8_t nota = _wire->read_bit( );
uint8_t ibyte = i / 8;
uint8_t ibit = 1 << (i & 7);

// I don't think this should happen, this means nothing responded,


but maybe if
// something vanishes during the search it will come up.
if (a && nota) return false;

if (!a && !nota)


{
if (i == alarmSearchJunction)
{
// this is our time to decide differently, we went zero last
time, go one.
a = 1;
alarmSearchJunction = lastJunction;
}
else if (i < alarmSearchJunction)
{
// take whatever we took last time, look in address
if (alarmSearchAddress[ibyte] & ibit) a = 1;
else
{
// Only 0s count as pending junctions, we've already exhasuted
the 0 side of 1s
a = 0;
done = 0;
lastJunction = i;
}
}
else
{
// we are blazing new tree, take the 0
a = 0;
alarmSearchJunction = i;
done = 0;
}
// OneWire search fix
// See: http://www.arduino.cc/cgi-bin/yabb2/YaBB.pl?num=1238032295
}

if (a) alarmSearchAddress[ibyte] |= ibit;


else alarmSearchAddress[ibyte] &= ~ibit;
_wire->write_bit(a);
}

if (done) alarmSearchExhausted = 1;
for (i = 0; i < 8; i++) newAddr[i] = alarmSearchAddress[i];
return true;
}

// returns true if device address has an alarm condition


// TODO: can this be done with only TEMP_MSB REGISTER (faster)
// if ((char) scratchPad[TEMP_MSB] <= (char)
scratchPad[LOW_ALARM_TEMP]) return true;
// if ((char) scratchPad[TEMP_MSB] >= (char)
scratchPad[HIGH_ALARM_TEMP]) return true;
bool DallasTemperature::hasAlarm(uint8_t* deviceAddress)
{
ScratchPad scratchPad;
if (isConnected(deviceAddress, scratchPad))
{
float temp = calculateTemperature(deviceAddress, scratchPad);

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 387


Sezione 7
// check low alarm
if ((char)temp <= (char)scratchPad[LOW_ALARM_TEMP]) return true;

// check high alarm


if ((char)temp >= (char)scratchPad[HIGH_ALARM_TEMP]) return true;
}
// no alarm
return false;
}
// returns true if any device is reporting an alarm condition on the bus
bool DallasTemperature::hasAlarm(void)
{
DeviceAddress deviceAddress;
resetAlarmSearch();
return alarmSearch(deviceAddress);
}

// runs the alarm handler for all devices returned by alarmSearch()


void DallasTemperature::processAlarms(void)
{
resetAlarmSearch();
DeviceAddress alarmAddr;

while (alarmSearch(alarmAddr))
{
if (validAddress(alarmAddr))
_AlarmHandler(alarmAddr);
}
}
// sets the alarm handler
void DallasTemperature::setAlarmHandler(AlarmHandler *handler)
{
_AlarmHandler = handler;
}

// The default alarm handler


void DallasTemperature::defaultAlarmHandler(uint8_t* deviceAddress)
{
}

#endif

// Convert float celsius to fahrenheit


float DallasTemperature::toFahrenheit(float celsius)
{
return (celsius * 1.8) + 32;
}
// Convert float fahrenheit to celsius
float DallasTemperature::toCelsius(float fahrenheit)
{
return (fahrenheit - 32) / 1.8;
}
#if REQUIRESNEW

// MnetCS - Allocates memory for DallasTemperature. Allows us to instance


a new object
void* DallasTemperature::operator new(unsigned int size) // Implicit NSS
obj size
{
void * p; // void pointer
p = malloc(size); // Allocate memory
memset((DallasTemperature*)p,0,size); // Initalise memory

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 388


Sezione 7

//!!! CANT EXPLICITLY CALL CONSTRUCTOR - workaround by using an init()


methodR - workaround by using an init() method
return (DallasTemperature*) p; // Cast blank region to NSS pointer
}
// MnetCS 2009 - Unallocates the memory used by this instance
void DallasTemperature::operator delete(void* p)
{
DallasTemperature* pNss = (DallasTemperature*) p; // Cast to NSS
pointer
pNss->~DallasTemperature(); // Destruct the object

free(p); // Free the memory


}
#endif

potenzialeAcqua.h
/*
potenzialeAcqua.h
19-12-2012 Paolo Cantore
*/

#ifndef potenzialeAcqua_h
#define potenzialeAcqua_h

class potenzialeAcqua
{
private:
int analogInArduino; //pin arduino dove e' connesso il
sensore
int digitalVcc1;
int digitalVcc2;
void readVcc();

public:
potenzialeAcqua(int analogInArduino, int digitalVcc1, int
digitalVcc2); //costruttore
~potenzialeAcqua(); //distruttore
void inizializza();
int leggiPotenziale(); //restituisce i kPa
dando per scontato che la temperatura sia di 25 gradi
int leggiPotenziale(float temperatura);
};

#endif

potenzialeAcqua.cpp
/*
potenzialeAcqua.cpp
19-12-2012 Paolo Cantore
Il codice di "leggi potenziale" è stato gentilmente dato da Daniel
K.Fisher
*/

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 389


Sezione 7
/
*************************************************************************
*****
* Includes

*************************************************************************
*****/

#include "potenzialeAcqua.h"
#if defined(ARDUINO) && ARDUINO >= 100
#include "Arduino.h"
#else
#include "WProgram.h"
#endif //Arduino includes

/
*************************************************************************
*****
* Definitions

*************************************************************************
*****/

/
*************************************************************************
*****
* Constructors

*************************************************************************
*****/
potenzialeAcqua::potenzialeAcqua(int analogInArduino, int digitalVcc1,
int digitalVcc2)
{
this->analogInArduino=analogInArduino;
this->digitalVcc1=digitalVcc1;
this->digitalVcc2=digitalVcc2;

potenzialeAcqua::~potenzialeAcqua( )
{
}

/
*************************************************************************
*****
* User API
*************************************************************************
*****/

void potenzialeAcqua::inizializza()
{

pinMode(digitalVcc1, OUTPUT);
pinMode(digitalVcc2, OUTPUT);
analogReference(DEFAULT);
}

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 390


Sezione 7
int potenzialeAcqua::leggiPotenziale()
{
return(leggiPotenziale(24.0));
}

int potenzialeAcqua::leggiPotenziale(float temperatura)


{
int i; // for loop counter
int ADvalp1[7]; // array to A-D converter readings, polarity 1
int ADvalp2[7]; // array to A-D converter readings, polarity 2
int ADval1; // average ADC value for polarity 1
int ADval2; // average ADC value for polarity 2
long R1; // Watermark resistance for polarity 1
long R2; // Watermark resistance for polarity 2
long R2a; // temporary variable for calculations
float Rwm; // final resistance of Watermark
long R = 10000; // fixed resistor value for half bridge
long ADCmax = 1023; // maximum ADC value for 10-bit A-D converter
int kPa; // array to hold 3 Watermark potentials
float kPa1; // temporary variables used to convert Rwm to kPa
float kPa2;

readVcc(); // read supply/Aref voltage


for(i=1; i<=6; i++) // take 6 readings with each polarity
{
digitalWrite(digitalVcc1,HIGH); // set 1st polarity
digitalWrite(digitalVcc2,LOW);
delay(10);
ADvalp1[i] = analogRead(analogInArduino); // read voltage at
divider
delay(10);
digitalWrite(digitalVcc1,LOW); // switch polarity
digitalWrite(digitalVcc2,HIGH);
delay(10);
ADvalp2[i] = analogRead(analogInArduino); // read voltage at
divider
delay(10);
}
digitalWrite(digitalVcc2,LOW); // set low to avoid polarizing
Watermark
ADval1 = 0; // initialize totals
ADval2 = 0;
for(i=2; i<=6; i++) // skip first reading
{
ADval1 = ADval1 + ADvalp1[i]; // totalize last 5 readings for
each polarity
ADval2 = ADval2 + ADvalp2[i];
}
ADval1 /= 5; // calculate average, polarity 1
ADval2 /= 5; // calculate average, polarity 2
R1 = R * ADCmax / long(ADval1) - R; // calculate Rwm under
polarity 1
R2a = ADCmax*1000L / long(ADval2) - 1000L; // calculate Rwm
under polarity 2
R2 = R*1000L / R2a;
Rwm = (R1 + R2) / 2.0; // average to get final Rwm
//Serial.println(Rwm);
if(Rwm > 30800)
Rwm = 30800; // set maximum value so that kPa <= 250
kPa1 = 4.093 + Rwm*3.213 / 1000.0; // apply calibration
equation
kPa2 = 1.0 - 0.009733*Rwm / 1000.0 - 0.01205 * temperatura;
kPa = kPa1 / kPa2; // final value of kPa

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 391


Sezione 7
if(kPa > 250) kPa = 250; // make sure kPa is not out of range

return ( (kPa));
}

void potenzialeAcqua::readVcc()
{ // read 1.1V reference against Vcc
long Vcc; // supply/Aref voltage read with secret voltmeter
ADMUX = _BV(REFS0) | _BV(MUX3) | _BV(MUX2) | _BV(MUX1);
delay(20); // wait for Vref to settle
ADCSRA |= _BV(ADSC); // convert
while (bit_is_set(ADCSRA,ADSC));
Vcc = ADCL;
Vcc |= ADCH<<8;
Vcc = 1126400L / Vcc; // back-calculate to find Vcc in mV
}

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 392


Sezione 7
3.2 - Più ecosistemi
Definite in tre le variabili oggetto di misurazione per un ecosistema, il
n u m e r o d i e c o s i s t e m i ch e s i p o s s o n o m o n i t o r a r e c o n u n
microprocessore dipende dal numero di ingressi analogici del
microprocessore impiegato.

In questa realizzazione abbiamo scelto di adottare Arduino Uno, che ha


6 ingressi analogici attraverso i quali si possono monitorare 2
ecosistemi da tre variabili. Pertanto, quando il numero di ecosistemi é
maggiore di 2, é necessario individuare varie possibilità, tra le quali
scegliere l’alternativa migliore, in funzione di criteri da esplicitare.

Per quanto riguarda la webcam, avendo chiarito che la sua installazione


si basa sul collegamento diretto ad un router, non prevediamo di
espandere il numero.

I criteri di scelta che assumiamo sono i seguenti:


- affidabilità del sistema ovvero capacità di mantenere i dati in

condizioni anomale di funzionamento.


- economicità cioè costo della realizzazione.

Entro certi limiti, il superamento degli ingressi analogici di 1 sensore o


di 100, non cambia l’impostazione concettuale. Pertanto, affrontiamo il
problema immaginando un numero progressivamente crescente di
punti di rilevamento, che sia ragionevole in funzione del monitoraggio
che si desidera realizzare.

Nel caso le porte fisicamente presenti sul microcontrollore non fossero


sufficienti una soluzione valida è quella di utilizzare un componente
chiamato multiplexer. Questo integrato ha la funzione di collegare un
ingresso fra tanti ad un'unica uscita in base ad un valore di selezione. Il
suo funzionamento è simile allo scambio di un binario che permette ad
un pezzo di linea ferroviaria di proseguire in due direzioni diverse ma
scegliendone solo e sempre una per volta.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 393


Sezione 7
3.2.1 Hardware

In questo esempio quattro generici sensori analogici vengono collegati


ad un unico ingresso. Si notino i tre pin digitali utilizzati per pilotare il
multiplexer.

Nella seguente figura è presente lo schema del multiplexer scelto per il


progetto che è un ST HCF4051B

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 394


Sezione 7

Di seguito viene riportato un esempio completo di software dove


vengono pilotati tre led.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 395


Sezione 7
3.2.2 Software

/*
test.pde
22-02-2011 Paolo Cantore
Questa libreria funziona con il mpx 4051BE, accende tre led in serie ad
una resistenza da 220
*/

#include "multiplexer.h"

int vettoreMpx[]= {2,3,4};

multiplexer mioMultiplexer(6,vettoreMpx );

int luceRossaPin=0;
int luceGiallaPin=1;
int luceVerdePin=2;

int segnale=6;

void setup() {
// initialize the digital pin as an output.

Serial.begin(9600);
pinMode(vettoreMpx[0], OUTPUT); // controllo MPX 1
pinMode(vettoreMpx[1], OUTPUT);
pinMode(vettoreMpx[2], OUTPUT);
}

void loop() {
mioMultiplexer.setMpx(luceRossaPin);

digitalWrite(segnale, HIGH); // set the LED on


delay(1000); // wait for a second
digitalWrite(segnale, LOW); // set the LED off
delay(1000); // wait for a second

mioMultiplexer.setMpx(luceGiallaPin);

digitalWrite(segnale, HIGH); // set the LED on


delay(1000); // wait for a second
digitalWrite(segnale, LOW); // set the LED off
delay(1000);

mioMultiplexer.setMpx(luceVerdePin);

digitalWrite(segnale, HIGH); // set the LED on


delay(1000); // wait for a second
digitalWrite(segnale, LOW); // set the LED off
delay(1000);

/*
multiplexer.h
22-02-2011 Paolo Cantore

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 396


Sezione 7
Questa libreria setta un mpx del tipo 4051
*/

#ifndef multiplexer_h
#define multiplexer_h

class multiplexer
{
private:
int pinSegnale; //pin scambio dati arduino mpx
int pinMpx; //su che canale del mpx voglio leggere
int select[3]; //pin digitale su arduino dei tre segnali
select

public:
multiplexer(int pinSegnale, int select[]); //costruttore
void setMpx(int pinMpx);

~multiplexer( ); //distruttore

};

#endif

/*
multiplexer.cpp
22-02-2011 Paolo Cantore
Questa libreria setta un mpx del tipo 4051
*/

/
*************************************************************************
*****
* Includes

*************************************************************************
*****/

#include "multiplexer.h"
#if defined(ARDUINO) && ARDUINO >= 100
#include "Arduino.h"
#else
#include "WProgram.h"
#endif //Arduino includes

/
*************************************************************************
*****

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 397


Sezione 7
* Definitions

*************************************************************************
*****/

/
*************************************************************************
*****
* Constructors

*************************************************************************
*****/

multiplexer::multiplexer(int pinSegnale, int select[])


{
this->pinSegnale=pinSegnale;
this->select[0]=select[0];
this->select[1]=select[1];
this->select[2]=select[2];
}

multiplexer::~multiplexer( )
{

/
*************************************************************************
*****
* User API

*************************************************************************
*****/
void multiplexer::setMpx(int pinMpx)
{
for(int bit = 0; bit < 3; bit++)
{
int pin = select[bit]; // the pin wired to the multiplexer select bit
int isBitSet = bitRead(pinMpx, bit); // isBitSet will be true if
given bit is set in this channel
// es la porta 3 del mpx sarà
011
digitalWrite(pin, isBitSet);
}

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 398


Sezione 7
3.3 - 9 ecosistemi

Definiamo “nodo di rilevamento” l’insieme di tre sensori. Il nodo di


rilevamento é connesso via cavo al nodo coordinatore.

La rete si compone di un nodo coordinatore e nove nodi di rilevamento


uguali, ognuno dei quali é costituito da un sensore di temperatura, un
sensore di umidità ed un sensore di luminosità, per un totale di 27
sensori.

Con riferimento all’installazione, immaginiamo di voler posizionare 9


nodi di rilevamento per realizzare una rete estesa su altrettanti
ecosistemi. Questa opzione può esser interessante anche dal punto di
vista pratico, quando per limiti di budget non si possa realizzare una
rete completa, nel nostro caso con 56 nodi di rilevamento, ma si
collochino le unità di rilevamento in posizioni tali da poter desumere il
comportamento medio dell’area, elaborando i valori misurati dalle 9
unità.
Le soluzioni tecniche tra le quali scegliere si collocano in un campo di
esistenza che ha i seguenti estremi:

- (1) Adottare un numero di microcontrollori variabile in funzione


del numero dei sensori;
- (2) Adottare un Arduino con un numero di multiplexer variabile in
funzione del numero dei sensori;
- (3) Adottare sensori digitali che facendo uso di BUS convidano i pin
per la connessione al microcontrollore

Tra questi estremi sono comprese soluzioni miste, per rispettare i


vincoli che ci siamo posti, come avremo modo di esaminare.

Nel caso (1), considerata la necessità di 27 sensori, occorre prevedere


l’impiego di 5 microcontrollori aventi 6 ingressi analogici ciascuno, uno
dei quali utilizzerà solo 3 ingressi analogici.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 399


Sezione 7
Lo schema (dove il nodo ottagonale di colore viola è un nodo che si
occupa della raccolta dei dati dagli altri 6) é il seguente:

Nel caso (2), se si considera che l’obiettivo consiste nel rilevare 9 valori
di temperatura, 9 valori di umidità e 9 valori di luminosità, cioè 27
valori, corrispondenti ad altrettanti sensori, il problema si potrebbe
risolvere con l’impiego di 27:8=3,... (arrotondato per eccesso a 4)
multiplexer direttamente collegati ad Arduino. Questa modalità
permette di leggere fino a 32 analog inputs attraverso solo 4 analog-in-
pin di Arduino.

Generalizzando questo esempio, quando il numero di sensori analogici é


superiore a 6, occorre prevedere un numero adeguato di multiplexer i
quali dovranno essere connessi col microcontrollore, secondo lo schema
mostrato nel capitolo precedente.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 400


Sezione 7
3.3.1 - Hardware
Nella realizzazione pratica del progetto con 9 ecosistemi si è scelto di
impiegare una soluzione che facesse, sia uso di sensori analogici
interfacciati a multiplexer, sia di sensori su bus. In particolare per ciò
che riguarda la temperatura del suolo si è utilizzato il sensore dalla
DS18B20 che funziona con interfaccia 1-wire.

Figura 7.1 DS18B20 waterproof


Per il sensore di illuminamento si è impiegato il sensore analogico
Phidgets precision light sensor 1127 la cui resistenza varia in modo
proporzionale ai lux.

Infine il sensore per il calcolo della quantità di acqua presente nel


terreno è il watermark soil mosture sensor 200SS-5.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 401


Sezione 7

Figura 7.2watermark 200SS

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 402


Sezione 7
Lo schema per il collegamento dei multiplexer è quello in figura 7.3
mentre i singoli sensori vanno connessi come nello schema del
paragrafo un ecosistema, collegando per 8 sensori analogici su 9 il pin
del segnale ad una delle otto porte del multiplexer. Il nono sensore va
connesso come nel caso c’è ne fosse uno solo cioè direttamente all’ADC
del microcontrollore. I sensori DS18b20 vanno invece collegati unendo
tutti i pin VCC fra di loro, tutti i GND insieme e lo stesso per quelli di
segnale. Una volta che sono tutti in parallelo si interfacciano al
microcontrollore come nel caso di un singolo sensore.

Figura 7.3 Schema collegamento dei due multiplexer nel caso di 18 sensori analogici

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 403


Sezione 7
3.2.1.2 - Software
/*
ecosistema.ino
20-12-2012 Paolo Cantore

Programma per acquisire i dati di illuminamento, temperatura e umidità


del suolo di nove ecosistemi
per un totale di 27 variabili misurate.
Il funzionamento dei sensori in breve è il seguente:
***tempratura (DS18B20)
sensore digitale che funziona con interfaccia 1-wire, è quindi
possibile collegarne più di uno sullo stesso pin.
Ogni sensore ha un codice univoco (stabilito dal produttore) con in
quale va dichiarato il sinogolo termometro
di un ecosistema, in tal modo è possibile riconoscere il sensore anche
se non ha una porta specifica.
***illuminamento (phidgets1127)
sensore analogico, restutuisce un valore di tensione proporzionale ai
lux.
***acqua presente nel suolo (watermark 200SS)
il sensore va alimentato in corrente alternata e la sua resistenza
varia a seconda della pressione d'acqua nel
suolo. Il valore è restituito in kPa da 0 fino a 250 dove valori bassi
indicano un terreno molto bagnato mentre
valori alti corrispondono ad un terreno secco.

Poichè il microcontrollore ha meno ingressi di quelli necessari è stato


necessario usare due multiplexer. L'unico
dei tre sensori a non averne bisogno è il DS18B20 poichè si interfaccia
ad un bus.
Il modello scelto è il ST HCF4051BE che ha 8 ingressi, pertanto oltre a
tutti i sensori connessi a tale dispositivo
è stato necessario aggiungere un sensore direttamente connesso al
microcontrollore.

*/

#include "multiplexer.h"
#include "SoftwareSerial.h"
#include "illuminamento1127.h"
#include <OneWire.h>
#include <DallasTemperature.h>
#include "potenzialeAcqua.h"

//del multiplexer
int pinMpxLuce[]= {
2,3,4};
int pinMpx200SS[]= {
8,9,10};

multiplexer mpxLuce(0, pinMpxLuce );


multiplexer mpx200SS(5 ,pinMpx200SS );

//***dell'illuminamento
illuminamento1127 luceSuMpx(0);
illuminamento1127 luceDaSolo(1);

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 404


Sezione 7
//***della temperatura del suolo
#define ONE_WIRE_BUS 7 //pin digitale del canale
#define TEMPERATURE_PRECISION 9 //dipende dal sensore
#define NUM_DS18B20 9
// Setup a oneWire instance to communicate with any OneWire devices (not
just Maxim/Dallas temperature ICs)
OneWire oneWire(ONE_WIRE_BUS);
// Pass our oneWire reference to Dallas Temperature.
DallasTemperature sensors(&oneWire);
//Per ogni sensore scrivo il suo indirizzo fisico
DeviceAddress termometroZero = {
0x28, 0x0A, 0x49, 0x28, 0x04, 0x00, 0x00, 0x39 };
DeviceAddress termometroUno = {
0x28, 0xA3, 0xC2, 0x16, 0x04, 0x00, 0x00, 0x00 };
DeviceAddress termometroDue = {
0x28, 0x0A, 0x49, 0x28, 0x04, 0x00, 0x00, 0x00 };
DeviceAddress termometroTre = {
0x28, 0xA3, 0xC2, 0x16, 0x04, 0x00, 0x00, 0x00 };
DeviceAddress termometroQuattro = {
0x28, 0x0A, 0x49, 0x28, 0x04, 0x00, 0x00, 0x00 };
DeviceAddress termometroCinque = {
0x28, 0xA3, 0xC2, 0x16, 0x04, 0x00, 0x00, 0x00 };
DeviceAddress termometroSei = {
0x28, 0x0A, 0x49, 0x28, 0x04, 0x00, 0x00, 0x00 };
DeviceAddress termometroSette = {
0x28, 0xA3, 0xC2, 0x16, 0x04, 0x00, 0x00, 0x00 };
DeviceAddress termometroOtto = {
0x28, 0xA3, 0xC2, 0x16, 0x04, 0x00, 0x00, 0x15 };

DeviceAddress* termometro[9];
DeviceAddress* termometroN;
float temperaturaSuolo;
//***dell'umidità del terreno
potenzialeAcqua acquaTerrSuMpx(2,6,5);
potenzialeAcqua acquaTerrDaSolo(3,6,5);

void setup() {
// initialize the digital pin as an output.

Serial.begin(9600);
pinMode(pinMpxLuce[0], OUTPUT); // controllo MPX 1
pinMode(pinMpxLuce[1], OUTPUT);
pinMode(pinMpxLuce[2], OUTPUT);
pinMode(pinMpx200SS[0], OUTPUT); // controllo MPX 1
pinMode(pinMpx200SS[1], OUTPUT);
pinMode(pinMpx200SS[2], OUTPUT);
termometro[0]=&termometroZero;
termometro[1]=&termometroUno;
termometro[2]=&termometroDue;
termometro[3]=&termometroTre;
termometro[4]=&termometroQuattro;
termometro[5]=&termometroCinque;
termometro[6]=&termometroSei;
termometro[7]=&termometroSette;
termometro[8]=&termometroOtto;

sensors.begin(); //inizializza i sensori DS18b20

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 405


Sezione 7
Serial.print("Sul bus 1 wire sono stati trovati ");
Serial.print(sensors.getDeviceCount(), DEC);
Serial.println(" sensori.");

for(int i=0; i<NUM_DS18B20; i++)


{
sensors.setResolution(*termometro[i], TEMPERATURE_PRECISION);
//Per individuare eventuali problemi posso stampare gli indirizzi dei
DS18b20
//printAddress(*termometro[i]);
//Serial.println();
}

acquaTerrSuMpx.inizializza();
acquaTerrDaSolo.inizializza();
}

void loop() {

//Siccome i mpx hanno otto uscite si legge prima un gruppo di 8


//sensori e poi l'ultimo a parte
sensors.requestTemperatures(); //aggiorno tutti i DS18b20
for(int i=0; i<8; i++)
{
Serial.print("Ecosistema numero ");
Serial.println(i);

//calcolo la temperatura del suolo che userò per il potenziale


d'acqua
temperaturaSuolo=sensors.getTempC(*termometro[i]);

mpxLuce.setMpx(i);
Serial.print("Luminosita'= ");
Serial.print(luceSuMpx.leggiLux());
Serial.println(" lux");

mpx200SS.setMpx(i);
Serial.print("potenziale acqua nel terreno= ");
Serial.print(acquaTerrSuMpx.leggiPotenziale(temperaturaSuolo));
Serial.println(" kPa");

Serial.print("temperatura suolo= ");


Serial.print(temperaturaSuolo);
Serial.println(" C");
Serial.println("");
}
Serial.println("Ecosistema numero 8");

//calcolo la temperatura del suolo che userò per il potenziale d'acqua


temperaturaSuolo=sensors.getTempC(*termometro[8]);

Serial.print("Luminosita'= ");
Serial.print(luceDaSolo.leggiLux());
Serial.println(" lux");

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 406


Sezione 7
Serial.print("potenziale acqua nel terreno= ");
Serial.print(acquaTerrDaSolo.leggiPotenziale(temperaturaSuolo));
Serial.println(" kPa");

Serial.print("temperatura suolo= ");


Serial.print(temperaturaSuolo);
Serial.println(" C");

Serial.println("");
Serial.println("");
Serial.println("");

//intervallo tra una misura e la successiva


delay(10000);
}

//Funzione per stampare gli indirizzi dei dispositivi 1-wire


void printAddress(DeviceAddress deviceAddress)
{
for (uint8_t i = 0; i < 8; i++)
{
//aggiungi zero all'indirizzo se necessario
if (deviceAddress[i] < 16) Serial.print("0");
Serial.print(deviceAddress[i], HEX);
}
}

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 407


Sezione 7
3.4 - 56 ecosistemi

3.4.1 - Hardware
Se sono 56 gli ecosistemi e se per ogni ecosistema il nodo di rilevamento
misura 3 variabili, il numero degli ingressi analogici che occorre é pari
a 56*3=168. Ogni microcontrollore ha 6 ingressi analogici. La soluzione
più “brutale” sarebbe quella di impiegare 168:6=28 microcontrollori!
Una soluzione tanto banale quanto costosa la quale inoltre porterebbe
ad avere un notevole numero di ingressi (digitali) inutilizzati. Un pregio
di questa soluzione lo si potrebbe individuare nella robustezza, legata al
fatto che, in caso di malfunzionamento di uno o più micorocontrollori, il
guasto sarebbe facilmente individuabile e l’intervento di ripristino
altrettanto facilmente eseguibile, sia sul microcontrollore che sui
sensori.

Anche in questo caso il problema si può risolvere con dei multiplexer,


utilizzando comunque un microcontrollore con più porte analogiche e
digitali.

Questa soluzione é ottimale dal punto di vista economico, ma pone degli


interrogativi sull’affidabilità. Dal punto di vista tecnico, si può porre il
problema di dividere le rilevazioni in tre sezioni corrispondenti a
temperatura, umidità e luminosità facenti capo ai tre multiplexer che
convogliano i dati verso il microcontrollore oppure di prevedere che
ogni multiplexer riceva dati riferiti alle tre variabili per ogni
ecosistema. In altri termini si possono organizzare le rilevazioni per
variabili o per ecosistema. Le implicazioni della scelta sono le seguenti:
- nel caso di rilevazioni per variabili, se cessasse di funzionare uno (o
più ) multiplexer si perderebbero tutti i dati riferiti ad una
variabile;
- nel caso di rilevazioni per ecosistema, se cessasse di funzionare uno

(o più ) multiplexer si perderebbero i dati riferiti ai sensori collegati


al/i multiplexer non funzionante/i.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 408


Sezione 7
Considerate le dimensioni effettive del modello, si ritiene accettabile
l’ipotesi della perdita di rilevazioni su x ecosistemi.

Dopo aver considerato la distribuzione dei sensori tra i multiplexer in


relazione alla vulnerabilità del sistema, ed aver individuato una
soluzione che permetta di ridurre i danni in caso di malfunzionamento
di uno o più multiplexer, occorre considerare la perdita di informazioni
che comporterebbe il mancato funzionamento del microcontrollore, che
resta il centro nevralgico del sistema. La perdita di informazioni
sarebbe totale.

Per ridurre la probabilità di tale evenienza è possibile ricorrere a due o


più microcontrollori. Anche in questo caso, occorre mettere in relazione
la robustezza del sistema con l’economicità dello stesso.

Si tratta di una soluzione che implica un aggravio economico, ritenuto


accettabile in relazione alla conservazione di informazioni che
garantisce.
Questi sono alcuni dei ragionamenti
che potrebbero esser impostati per
progettare e realizzare un sistema
completo. Su questo tema, lanciamo
un’iniziativa, per promuovere lo
scambio di esperienze tra
professionalità complementari ed il
Team Scatol8. Ne parliamo nelle
conclusioni di questa sezione.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 409


Sezione 7
4. Dall’Ecosistema…all’ecomosaico paesistico

L’ecologia del paesaggio si occupa di studiare la struttura, le funzioni e


le trasformazione nello spazio e nel tempo dei paesaggi e cioè le
aggregazioni sistemiche di ecosistemi, o “sistemi di ecosistemi” nelle
sue diverse accezioni. Quest’ultima ha un importante nesso con
l’Ambiente costruito dall’uomo (Sistema insediativo umano).
Il sistema ecologico paesistico, per brevità indicato con l’allocuzione
“Ecosistema paesistico” non deriva da quello di ecosistema, come
scientificamente inteso.

Il nostro modellino si presta a vari esperimenti per aggregare in modo


diverso, a seconda delle finalità degli sperimentatori, i modelli di
ecosistema. Ad esempio, si possono raggruppare le bottiglie per colore,
determinando tre zone omogenee per composizione del terreno. Oppure
si possono preparare ecosistemi con configurazioni diverse: alcuni
contenenti acqua, altri sabbia, ecc... ed osservare i cambiamenti che si
verificano. Si può cambiare la posizione della webcam per disporre di
vedute paesistiche da diverse angolature. Il modello di ecomosaico
paesistico può costituire un supporto all’attività didattica tradizionale.

5 - Scatol8®‘s Smart garden

Il modello che abbiamo realizzato può ispirare applicazioni pratiche,


attigue alla sperimentazione scientifica. Infatti, il modello potrebbe
Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 410
Sezione 7
esser assimilato ad una o più aiuole di un giardino o vari appezzamenti
di terreno adibiti all’agricoltura ed il monitoraggio potrebbe segnalare
necessità di intervento (apporto di ammendanti, annaffiature, ecc...).

5.1 Attuatore
Il Crusc8 riporta i dati in tempo reale e le serie storiche delle variabili
monitorate, per permettere analisi comparative tra serie storiche di
diverse variabili. Questo pannello digitale di strumenti soddisfa la
necessità di conoscenza dei dati.

Se si desidera che il sistema compia delle azioni quando le variabili


assumono determinati valori, occorre istruire lo Scatol8 via software ed
aggiungere dei componenti elettronici/elettromeccanici al sistema, i
cosiddetti “attuatori”.
Gli attuatori più comuni sono dispositivi di vario genere che, in
relazione all’intensità delle variabili, eseguono dei compiti in base alle
istruzioni impartite dal software.

Un’applicazione molto praticata riguarda i sistemi di irrigazione. In


caso di diminuzione dell’umidità al di sotto di una soglia stabilita, si può
attivare un sistema di irrigazione per ripristinare l’adeguato tenore di
acqua nel terreno. Si segnalano alcuni link dove sono disponibili curiosi
progetti che potrebbero esser adattati secondo necessità.

http://arduino.cc/forum/index.php?
PHPSESSID=ae2f43b01933ad7db5063f5c3cfce1cf&topic=8226.msg
65827#msg65827
http://www.pearltrees.com/#/N-f=1_3239981&N-fa=3239981&N-
p=24374314&N-play=0&N-s=1_3239981&N-u=1_298952
http://www.hortodomi.com/
http://gardenbot.org/about/
http://www.instructables.com/id/Garduino-Gardening-Arduino/
http://mad-science.wonderhowto.com/how-to/create-smart-
sprinkler-system-water-your-garden-when-soil-dries-up-0134581/

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 411


Sezione 7
Nel nostro caso, vista la prossimità degli ecosistemi con i giardini, si
opta per un sistema di irrigazione centralizzato. Il sistema di
irrigazione si compone di:
- un serbatoio per la raccolta di acqua piovana,
- una pompa per il sollevamento dell’acqua e
- un irrigatore.

Questi elementi vengono installati secondo la figura seguente:

Consideriamo la nostra finalità dimostrativa soddisfatta da questa


soluzione. Il requisito della modularità del sistema vale anche sul fronte
degli attuatori e rende possibile la realizzazione di una rete di irrigatori
più o meno fitta.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 412


Sezione 7
6 - Conclusioni e Contest

L’esperimento che abbiamo presentato ha condotto ad una versione di


Scatol8® dedicata al monitoraggio di un modello di ecosistema e
successivamente all’aggregazione di più modelli.

Abbiamo avuto modo di assemblare vari sketch per giungere ad uno


Scatol8® che svolge più di una funzione, per monitorare un ecosistema;
abbiamo sperimentato la replicabilità della soluzione, verificando il
requisito della modularità; abbiamo effettuato scelte progettuali per
bilanciare economicità ed affidabilità del sistema di rilevamento,
nell’ambito di un sistema wired.

Quando cambia la scala, quindi si opera in campo aperto o nei giardini la


soluzione proposta necessita di esser verificata, con riferimento alle
distanze tra l’unità centrale ed i nodi di rilevamento ed alla
disponibilità di energia.

Pertanto, le applicazioni nel campo della ricerca che stiamo


conducendo, in ambito manifatturiero e in ambito agrario, prevedono la
realizzazione di un sistema di telerilevamento wireless e
l’approvvigionamento energetico con sistemi autonomi.

Per affrontare questo passaggio lanciamo lo

Scatol8‘s Smart Garden


Design Contest.
E’ una competizione rivolta a Gruppi composti da Architetti,
Elettronici, Informatici e Paesaggisti. I Gruppi lavoreranno per
sviluppare hardware, software e contenitori dell’unità centrale e

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 413


Sezione 7
delle unità periferiche dello Scatol8‘s Smart Garden, secondo
indicazioni che verranno specificate nel bando.

I Gruppi potranno costituirsi anche via web, per promuovere la


collaborazione a lunga distanza tra professionisti che operano in
contesti diversi.

Per segnalare il proprio interesse, é possibile inviare una mail a:


info@scatol8.net.

Siamo a disposizione per favorire la creazione di gruppi, comunicando i


nominativi e la categoria professionale di coloro che manifesteranno
interesse all’iniziativa.

Scadenze e modalità di partecipazione saranno precisate nel bando che


verrà pubblicato su http://scatol8.net

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 414


Sezione 8

Il Crusc8
Durante la fase di test in laboratorio presso il Dipartimento questa era
la schermata del Crusc8 con tutte le variabili registrate dalla rete
appositamente installata.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 415


Sezione 8
Alcuni esempi dei grafici delle serie storiche

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 416


Sezione 8

Ecco una pagina visualizzabile tramite browser del Crusc8 del sistema
di telerilevamento installato presso il rifugio Pietro Crosta dall’agosto
2012.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 417


Sezione 8
Nelle immagini seguenti sono riportate delle schermate di sintesi dei
progetti realizzati da alcuni studenti del corso di Percezione e
Comunicazione visiva della Facoltà di Architettura del Politecnico di
Torino,

nell’anno accademico2011/2012.
All’avvio delle lezioni, tenute dall’Arch. Simona Gallina, è stato
presentato Scatol8® secondo una chiave di lettura che veicolasse la sua
comunicazione verso una fascia di pubblico giovanile.

Vari gruppi si sono cimentati nella realizzazione di grafiche, giochi


educativi e poster per bambini e ragazzi delle scuole primarie e
secondarie inferiori.

in questa pagina le foto sono state realizzate da Ugo Comollo.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 418


Sezione 8
I risultati sono stati:

- la realizzazione del gruppo formato da Luca Campanaro, Mirco


Paganessi, Alessandro Pisano ed Andrea Tucci, che ha tradotto
alcuni concetti-chiave di Scatol8®: materiali di riuso, facilità ed
accesso alle informazioni, in un accattivante Crusc8, animato da
personaggi che introducono le variabili monitorate.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 419


Sezione 8
- Francesca Rosselli, Giulia Frola ed Elisa Poletta hanno
declinato i temi della sostenibilità avvicinandosi ai colori tipici
associati al tema, creando un personaggio a forma di 8 che
accompagna l’utente nella navigazione del Crusc8.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 420


Sezione 8
- Il gruppo formato da Massimo D’Ambrogio, Andrea Domard e
Mattia Pontonio ha proposto un Crusc8 interattivo, in cui ad ogni
variabile è associato un animale che “evolve” con il progredire dei
dati desunti dalle variabili. Il tema centrale è la possibilità di un
confronto, tramite immagini, delle scuole che partecipano al
progetto “Tutti in gara per la Sostenibilità con Scatol8®”.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 421


Sezione 8

- Paola Biondo, Arianna De Fazio, Aurora Montagner ed Alice


Sanca hanno proposto un sito dalla grafica molto lineare e
accattivante, in cui un personaggio – il Masc8- introduce lo
strumento, anche attraverso giochi didattici, fino a visualizzare i
dati delle singole variabili per mezzo di icone simbolo.

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 422


Sezione 9

I wanna be a Scatol8’s fan!


Scatol8® si basa su hardware e software opensource per diffondere la
cultura della sostenibilità. L’organizzazione del lavoro avviene per
progetti che contemplano aspetti ambientali, economici e sociali e
riguardano la ricerca, la didattica e la realizzazione di “oggetti”.

Questo libro, che deriva dall’impegno di tutto il Team, é il prodotto


attraverso il quale si rendono disponibili le conoscenze acquisite e si
incoraggiano la sperimentazione e la condivisione dei risultati.

Dal gennaio 2013 sarà possibile testimoniare l’adesione allo Scatol8® ‘s


concept, partecipando direttamente alle proposte di attività che
annunceremo sul sito http://scatol8.net , per concretizzare progetti,
sviluppare software e declinare, secondo le proprie conoscenze , i
principi-cardine di Scatol8®, diventando partecipi della Scatol8®’s
vision. Inoltre, si potrà accedere ad una bancarella elettronica e
contribuire alla sostenibilità economica delle nostre attività,
acquistando alcuni prodotti che sveliamo qui in anteprima:

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 423


Sezione 9

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 424


Sezione 9

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 425


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Sezione 9

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 427


Sezione 9

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 428


Altre declinazioni
R. Beltramo - Dai Parchi Eco-
industriali alla definizione del
concetto di APEA. Esperienze
internazionali e nazionali, 2009

Riccardo Beltramo SCATOL8®: A path to sustainability Pagina 429


Sezione 10

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattiche UUDD_Presentazione_1
Sezione 10

Presentazione

Le Unità Didattiche costituiscono una proposta operativa integrata al testoScatol8®: a Path


to Sustainability, al Capitolo Eco+Land Management, relativo alla Pianificazione.

Obiettivi:
Le Unità Didattiche hanno i seguenti obiettivi:
- portare lo studente alla comprensione dell’Analisi ambientale iniziale ed all’acquisizione
di tecniche per eseguirla.
- portare lo studente alla comprensione dei fondamenti dell’Analisi del Ciclo di vita
ambientale di un prodotto.

Modalità didattiche: Attraverso 6 unità didattiche si prendono in esame attività svolte


quotidianamente, proposte con un grado crescente di complicazione. In relazione al tempo
che il docente decide di dedicare all’attività di Pianificazione, é possibile eseguire tutte le
Unità Didattiche o solo alcune; in quest’ultimo caso, si consiglia di individuare le Unità
Didattiche in ordine crescente.
Le Unità Didattiche possono essere eseguite individualmente o in piccoli gruppi (2-3
studenti). Ogni Unità Didattica viene eseguita compiendo una sequenza di operazioni, al
termine delle quali è prevista la condivisione e la discussione dei risultati tra gruppi di
lavoro, con la supervisione del docente.
Le attività prevedono la ricerca e la visione di file video (Youtube) e file immagini
(Slideshare); pertanto é necessario disporre di un accesso ad Internet per la completa
esecuzione di quanto previsto dal programma di lavoro.
Le attività possono esser svolte attraverso lezioni frontali oppure on line, condividendo e
lavorando congiuntamente sui documenti, secondo le indicazioni che verranno fornite dal
docente. La discussione finale ha l’obiettivo di analizzare il lavoro compiuto e valutare i
risultati delle attività eseguite, apportando eventuali correzioni, e fornendo indicazioni per
estendere la metodologia acquisita “a monte” ed “a valle” dell’esercitazione compiuta, per
introdurre i concetti fondanti l’Analisi del Ciclo di vita ambientale dei prodotti.

Parole-chiave: Pianificazione, Analisi ambientale iniziale, Processo, Operazione, Aspetto


ambientale, Condizioni operative normali, Condizioni operative anomale, Condizioni
operative d’emergenza, Ciclo di vita ambientale, Bilancio di energia, Bilancio di materia.

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattiche UUDD_Presentazione_2
Sezione 10

Unità didattiche
Le unità didattiche proposte si dividono in due livelli, A e B, a cui sono associati altrettanti
obiettivi.

Il Livello A considera attività svolte frequentemente - bere dell’acqua, preparare


un’insalata, un panino, un caffè - oppure di tanto in tanto, ma sempre nell’ambito
domestico, come preparare del pane o della crema di nocciole.
Obiettivo del livello A é l’acquisizione della metodologia per la rilevazione degli aspetti
ambientali, derivandoli da processi comuni, da scomporre in operazioni elementari.

Il Livello B considera attività produttive molto diffuse a scala industriale.


Obiettivi del Livello B sono:
- progredire nella conoscenza della metodologia appresa col Livello A, applicandola ad
alcuni processi industriali molto diffusi;
- estendere le conoscenze alla caratterizzazione ambientale dei prodotti.
Il Livello B si divide in B.1 ed in B.2, in base alle finalità ed alla disponibilità di supporti
didattici. Quelli relativi al Livello B.1 sono integrati in questo testo e si riferiscono a:
industria meccanica, industria grafica, industria delle vernici, industria degli imballaggi,
industria del legno, attività di panificazione. la finalità del Li
Il Livello B.2 considera prodotti ed altre attività produttive, presentate nei Corsi di
Tecnologia della produzione, con obiettivi e metodologie differenti. Gli studenti interessati
possono attingere al materiale didattico messo a disposizione dei docenti titolari dei
suddetti corsi ed applicare le metodologie apprese ai cicli produttivi di loro interesse,
eventualmente ricercando informazioni integrative che si ritenessero necessarie.

Livello A – I Modelli “domestici”


A.1 - Facile come bere un bicchier d’acqua
A.2 - Un’insalata? Nooo, una Niçoise!
A.3 - Mi faccio un panino
A.4 - Buono come il pane
A.5 - Un caffé? In tazza piccola o in tazza grande? Normale o macchiato? Zucchero,
dolcificante, zucchero normale o zucchero di canna?
A.6 - Scatol8® nutella®. La Nutella® fatta in casa

Livello B - I Modelli di impresa


Livello B.1:
B.1 - Industria della panificazione
B.2 - Industria del legno
B.3 - Industria degli imballaggi plastici
B.4 - Industria delle vernici
B.5 - Industria grafica
B.6 - Industria meccanica
B.7 - Industria del finissaggio tessile

Livello B.2:
B.8 - Latte
B.9 - Formaggi
B.10 - Yogourt
B.11 - Carne fresca
B.12 - Carne trasformata
B.13 - Ortofrutta
B.14 - Zucchero (canna, barbabietola)
®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattiche UUDD_Presentazione_3
Sezione 10

B.15 - Edulcoranti
B.16 - Miele
B.17 - Olio di oliva
B.18 - Olio di semi
B.19 - Margarina
B.20 - Cioccolato
B.21 - Caffè
B.22 - Pane
B.23 - Pasta
B.24 - Riso
B.25 - Combustibili
B.26 - Carta
B.27 - Carta riciclata
B.28 - Tessile - Fibre naturali
B.29 - Tessile - Fibre artificiali
B.30 - Tessile - Fibre sintetiche
B.31 - Acciaio - Ghisa
B.32 - Alluminio

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattiche UUDD_Presentazione_4
Sezione 10

Schema di lavoro

Lo schema di lavoro si applica a tutte le attività

1 - Comporre un diagramma di flusso


1.1 - Presentare l’obiettivo dell’Unità Didattica: identificare e rappresentare input, processi
e output
1.1.1 - Eseguire l’attività proposta oppure osservare un video tra quelli proposti
1.1.2 - Disegnare il diagramma di flusso, identificando input, processi ed output

Materie prime

Prodotti
Processo 1
Apparecchiature
Processo 2

Attrezzature ..............

Processo n
Servizi
Energia

1.2 - Confrontare il diagramma di flusso disegnato con quello delle slide segnalate nei link.

1.3 - Analizzare il risultato: ci sono differenze tra i due diagrammi? Quali sono le ragioni
(differenza nelle “ricette”, nel livello di approfondimento, ecc...) ?

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattiche UUDD_Presentazione_5
Sezione 10

2 - Identificare le Operazioni
2.1 - Lavoro (descrizione): per ogni processo, identificare le operazioni elementari

2.1.1 - Ripetere l’attività proposta oppure osservare il video scelto nella fase precedente,
annotando le operazioni elementari

2.1.2 - Fare un elenco delle operazioni elementari

Titolo Unità Didattica

Processo
numero d’ordine
del processo/
operazione Operazioni

2.2 - Confrontare l’elenco di operazioni con quello visualizzabile nelle slides.


2.3 - Analizzare il risultato

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattiche UUDD_Presentazione_6
Sezione 10

3 - Identificare gli Aspetti ambientali

3.1 - Lavoro (descrizione) per ogni operazione, identificare gli aspetti ambientali

3.1.1 - Leggere l’elenco delle operazioni ed annotare gli aspetti ambientali

3.1.2 - Fare un elenco degli aspetti ambientali

Aspetti ambientali
Aria
Acqua
Suolo
Rifiuti
Energia
Rumore
Inq. eltmag
..........

3.1.3 - Comporre una tabella per associare operazioni -- aspetti ambientali

Titolo Unità Didattica

Processo Aspetti ambientali


n
Operazioni Aria Acqua Suolo Rifiuti Energia ..........

3.2 - Confrontare la propria tabella con quella visualizzabile nelle slides.


3.3 - Analizzare il risultato

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattiche UUDD_Presentazione_7
Sezione 10

4 - Identificare Condizioni operative anomale e di emergenza ed i relativi aspetti


ambientali

4.1 - Lavoro (descrizione) sulle condizioni anomale

4.1.1 - Leggere l’elenco delle operazioni ed identificare condizioni di operatività anomale

4.1.2 - Fare un elenco delle condizioni anomale

Titolo Unità Didattica

numero Processo
d’ordine del
Condizioni anomale
processo/ Operazioni
operazione

4.1.3 - Comporre una tabella per associare condizioni anomale -- aspetti ambientali

Titolo Unità Didattica

Processo Aspetti ambientali


n Condizioni
Operazioni Aria Acqua Suolo Rifiuti Energia .........
anomale

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattiche UUDD_Presentazione_8
Sezione 10

4.2 - Lavoro sulle condizioni di emergenza

4.2.1 - Leggere l’elenco delle operazioni ed identificare condizioni di operatività di


emergenza

4.2.2 - Fare un elenco delle condizioni di emergenza

Titolo Unità Didattica

Processo
n Condizioni d’emergenza
Operazioni

4.2.3 - Comporre una tabella per associare condizioni d’emergenza -- aspetti ambientali

Titolo Unità Didattica

Processo Condizioni Aspetti ambientali


n
Operazioni d’emergenza Aria Acqua Suolo Rifiuti Energia ..........

4.3 - Analizzare il risultato

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattiche UUDD_Presentazione_9
Sezione 10

5 - Estendere il diagramma di flusso

5.1 - Considerare il diagramma di flusso derivante dallo Step 1 ed individuare, a monte ed


a valle del processo produttivo, altri cicli produttivi ad esso connessi.

5.2 - Fare una tabella inserendo nelle colonne “A monte” e “A valle” i cicli produttivi
individuati.

Titolo Unità Didattica

Attività a monte Attività a valle

5.3 - Analizzare l’attività svolta: difficoltà incontrate, modalità di superamento, ecc...

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattiche UUDD_Presentazione_10
Sezione 10

6 - Preparazione documentazione

6.1 - Trasformare il materiale derivanti dalle precedenti fasi in tabelle input, output ed
aspetti ambientali, indicando le unità di misura

Titolo Unità Didattica


INPUT OUTPUT ASPETTI AMBIENTALI

Materie
prime Apparecchiature Attrezzature Energia Prodotti Servizi Aria Acqua Suolo Rifiuti Energia ......

6.2 - Confrontare il risultato con la tabella e il diagramma visualizzabile nelle slides.

7. Scatol8® nel monitoraggio degli Aspetti ambientali

7.1 - Lavoro (descrizione): Evidenziare nelle tabelle gli aspetti ambientali che possono
esser rilevati da Scatol8®

7.1.1 - Considerare il diagramma di flusso elaborato in 3, aggiungere le icone


corrispondenti alle variabili rilevate con lo Scatol8®, in condizioni normali, anomale e di
emergenza

7.1.2 - Inserire nella tabella elaborata nella fase 6 le modalità di rilevazione delle variabili

7.1.3 - Leggere i capitoli del testo Scatol8®: a Path to Sustainability della sezione
Prototypes and Sketches corrispondenti alle variabili identificate.

8. Attività integrative

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattiche UUDD_Presentazione_11
Sezione 10

Livello B.1 - I Modelli di impresa


I modelli d’impresa sono tratti da “R. Beltramo, E. Maritano, E. Vesce, Sistemi di gestione
e marchi ambientali per imprese ecoefficienti - Guida interattiva per valutare e migliorare le
prestazioni della propria impresa, Celid, Torino, 2002”. Si possono visualizzare e scaricare
ai link seguenti:

B.1.1 Industria della


panificazione

B.1.2 Industria degli


imballaggi plastici

B.1.3 Industria grafica

B.1.4 Industria del


finissaggio tessile

B.1.5 Industria del legno

B.1.6 Industria delle


vernici

B.1.7 Industria meccanica

Schema di lavoro

Lo schema di lavoro si applica a tutti i modelli di impresa.

Per ogni modello di impresa, il testo presenta una tabella che contiene una breve
descrizione dei processi e degli aspetti ambientali. Obiettivo del lavoro é trasformare le
tabelle relative ad ogni processo (o sotto-processo) in diagrammi di flusso.

1 - Elaborare e studiare i diagrammi di flusso:


1 - Lavoro: Leggere e comprendere la breve descrizione del processo
1.1 - Se vi sono aspetti non chiari, cercare spiegazioni su internet
1.2 - Quando la comprensione dei processi é completa, passare alla fase successiva

2 - Trasformare i processi in diagrammi di flusso

3 - Per ogni processo comporre le relative tabelle per la quantificazione degli input e degli
output, indicando le unità di misura

4 - Evidenziare nelle tabelle gli aspetti ambientali che possono esser rilevati da Scatol8 ®.

5 - Collegare i modelli del Livello B con i modelli del livello A.

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattiche UUDD_Presentazione_12
Sezione 10

Layout Tavola delle esercitazioni

Livello A

Livello B
Livello B.1

B1.1 Industria della panificazione

B1.2 Industria degli imballaggi plastici

B1.3 Industria grafica

B1.4 Industria del finissaggio tessile

B1.5 Industria del legno

B1.6 Industria delle vernici

B1.7 Industria meccanica

Livello B.2

Latte

Formaggi

Yogourt

Carne fresca
®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattiche UUDD_Presentazione_13
Sezione 10

Carne trasformata

Ortofrutta

Zucchero (canna, barbabietola)

Edulcoranti

Miele

Olio di oliva

Olio di semi

Margarina

Cioccolato

Caffè

Pane

Pasta

Riso

Combustibili

Carta

Carta riciclata

Tessile - Fibre naturali

Tessile - Fibre artificiali

Tessile - Fibre sintetiche

Acciaio - Ghisa

Alluminio

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattiche UUDD_Presentazione_14
Sezione 10

Disporre di acqua adeguata all’alimentazione umana é essenziale per la vita!


Per soddisfare il fabbisogno idrico del nostro organismo vi é un modo molto facile: bere
acqua!
Ma anche un’azione tanto semplice dall’esser tradotta nell’espressione “Facile come bere
un bicchier d’acqua” può esser svolta in modi diversi.

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 1 UD_1_1
Sezione 10

Riflettete un momento, ed elencatene alcuni:

Facile come bere un bicchier d’acqua.... in che modo?

Tra i modi più comuni vi sono:


- bere l’acqua del rubinetto;
- bere l’acqua contenuta in una bottiglia, comunemente chiamata acqua minerale.

Siccome siamo interessati all’azione del bere un bicchier d’acqua, non facciamo distinzioni
sul tipo di acqua cioè sulle sue caratteristiche chimico-fisiche ed organolettiche. Potremo
tornare più tardi su questo argomento.

Ed ora seguiamo questo percorso:

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 1 UD_1_2
Sezione 10

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 1 UD_1_3
Sezione 10

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 1 UD_1_4
Sezione 10

1 - Comporre un diagramma di flusso


1.1 - Lavoro (descrizione) identificare input, processi e output
1.1.1 - Eseguire l’attività proposta
1.1.2 - Disegnare il diagramma di flusso, identificando input, processi ed output

Materie prime

Prodotti
Processo 1
Apparecchiature
Processo 2

Attrezzature ..............

Processo n
Servizi
Energia

1.2 - Confrontare il diagramma di flusso disegnato con quello visualizzabile qui.


1.3 - Analisi del risultato: ci sono differenze tra i due schemi? a che cosa sono dovute
(differenza nelle “ricette”, nel livello di approfondimento,ecc..

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 1 UD_1_5
Sezione 10
2 - Identificare le Operazioni
2.1 - Lavoro (descrizione) per ogni processo, identificare le operazioni elementari
2.1.1 - Ripetere l’attività proposta oppure osservare il video scelto nella fase precedente,
annotando le operazioni elementari
2.1.2 - Fare un elenco delle operazioni elementari

Facile come bere un bicchier d'acqua

numero Processo
d’ordine del
processo/ Operazioni
operazione

2.2 - Confrontare l’elenco di operazioni con quello visualizzabile qui.

Facile come bere un bicchier d'acqua

numero
d’ordine
del Operazioni
processo/
operazione
1 aprire il rubinetto
2 riempire il bicchiere
3 chiudere il rubinetto
4 bere

numero Processo
d’ordine
del
processo/
operazione Operazioni
1 afferrare la bottiglietta
2 svitare il tappo
3 versare l'acqua nel bicchiere
4 …

2.3 - Analisi del risultato

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 1 UD_1_6
Sezione 10
3 - Identificare gli Aspetti ambientali

3.1 - Lavoro (descrizione) per ogni operazione, identificare gli aspetti ambientali

3.1.1 - Leggere l’elenco delle operazioni ed annotare gli aspetti ambientali

3.1.2 - Fare un elenco degli aspetti ambientali

Aspetti ambientali
Aria
Acqua
Suolo
Rifiuti
Energia
Rumore
Inq. eltmag
..........

3.1.3 - Comporre una tabella per associare operazioni -- aspetti ambientali

Facile come bere un bicchier d'acqua

Processo Aspetti ambientali


n
Operazioni Aria Acqua Suolo Rifiuti Energia ..........

3.2 - Confrontare la propria tabella con quella visualizzabile qui.


3.3 - Analizzare il risultato

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 1 UD_1_7
Sezione 10
4 - Identificare Condizioni operative anomale e di emergenza ed i relativi aspetti
ambientali

4.1 - Lavoro (descrizione) sulle condizioni anomale

4.1.1 - Leggere l’elenco delle operazioni ed identificare condizioni di operatività anomale

4.1.2 - Fare un elenco delle condizioni anomale

Facile come bere un bicchier d'acqua

numero Processo
d’ordine del
Condizioni anomale
processo/ Operazioni
operazione

4.1.3 - Comporre una tabella per associare condizioni anomale -- aspetti ambientali

Facile come bere un bicchier d'acqua

Processo Condizioni Aspetti ambientali


n
Operazioni anomale Aria Acqua Suolo Rifiuti Energia ..........

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 1 UD_1_8
Sezione 10
4.2 - Lavoro sulle condizioni di emergenza

4.2.1 - Leggere l’elenco delle operazioni ed identificare condizioni di operatività di


emergenza

4.2.2 - Fare un elenco delle condizioni di emergenza

Facile come bere un bicchier d'acqua

Processo
n Condizioni d’emergenza
Operazioni

4.2.3 - Comporre una tabella per associare condizioni d’emergenza -- aspetti ambientali

Facile come bere un bicchier d'acqua

Processo Condizioni Aspetti ambientali


n
Operazioni d’emergenza Aria Acqua Suolo Rifiuti Energia ..........

4.3 - Analizzare il risultato

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 1 UD_1_9
Sezione 10
5 - Estendere il diagramma di flusso

5.1 - Considerare il diagramma di flusso derivante dallo Step 1 ed individuare, a monte ed


a valle del processo produttivo, altri cicli produttivi ad esso connessi.

5.2 - Fare una tabella inserendo nelle colonne “A monte” e “A valle” i cicli produttivi
individuati.

Facile come bere un bicchier d'acqua

Attività a monte Attività a valle

5.3 - Analizzare l’attività svolta: difficoltà incontrate, modalità di superamento, ecc...

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 1 UD_1_10
Sezione 10
6 - Preparazione documentazione

6.1 - Trasformare il materiale derivanti dalle precedenti fasi in tabelle input, output ed
aspetti ambientali, indicando le unità di misura

Facile come bere un bicchier d'acqua


INPUT OUTPUT ASPETTI AMBIENTALI
Materie
prime Apparecchiature Attrezzature Energia Prodotti Servizi Aria Acqua Suolo Rifiuti Energia ..........

6.2 - Confrontare il risultato con la tabella e il diagramma.

7. Scatol8® nel monitoraggio degli Aspetti ambientali

7.1 - Lavoro (descrizione): Evidenziare nelle tabelle gli aspetti ambientali che possono
esser rilevati da Scatol8®

7.1.1 - Considerare il diagramma di flusso elaborato in 3, aggiungere le icone


corrispondenti alle variabili rilevate con lo Scatol8®, in condizioni normali, anomale e di
emergenza

7.1.2 - Inserire nella tabella elaborata nella fase 6 le modalità di rilevazione delle variabili

7.1.3 - Leggere i capitoli del testo Scatol8®: a Path to Sustainability della sezione
Prototypes and Sketches corrispondenti alle variabili identificate
®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 1 UD_1_11
Sezione 10
8. Attività integrative
8.1 - Collegamento a monte:

8.1.1 - Depurazione acqua per usi potabili, monitoraggio della qualità

8.1.2 - Imbottigliamento acqua minerale naturale

8.1.3 - Collegamento a valle: scelta del Packaging

8.2 - Testimonianza aziendale: …

8.3 - Visita aziendale: …

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 1 UD_1_12
Sezione 10

Quanti conoscono l’insalata Niçoise? E quanti se la sono preparata?


Quali gli ingredienti utilizzati?
Oh, quante varianti. Dobbiamo metter ordine!
Seguiamo questa ricetta ed iniziamo ad elencare gli ingredienti.

• Aceto di vino
• Cipolla
• Filetti d'acciughe sott'olio
• Insalata belga riccia (indivia riccia)
®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 2 UD_2_1
• Olio d'oliva extra-vergine
• Olive nere
• Pane tostato
• Sale
• Senape
• Tonno
• Uova sode

Le calorie per porzione sono 297

1 - Comporre un diagramma di flusso


1.1 - Lavoro (descrizione) identificare input, processi e output

1.1.1 - Eseguire l’attività proposta oppure osservare un video tra quelli proposti

1.1.2 - Disegnare il diagramma di flusso, identificando input, processi ed output

Materie prime
Servizi
Processo 1
Apparecchiature
Processo 2

Attrezzature ..............

Processo n
Prodotti
Energia

1.2 - Confrontare il diagramma di flusso disegnato con quello visualizzabile qui.

1.3 - Analizzare il risultato

®
Riccardo Beltramo - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 2 UD_2_2
Sezione 10

2 - Identificare le Operazioni
2.1 - Lavoro (descrizione) per ogni processo, identificare le operazioni elementari
2.1.1 - Ripetere l’attività proposta oppure osservare il video scelto nella fase precedente,
annotando le operazioni elementari
2.1.2 - Fare un elenco delle operazioni elementari

Un’insalata? Nooo, una Nicoise!

numero Processo
d’ordine del
processo/ Operazioni
operazione

2.2 - Confrontare l’elenco di operazioni con quello visualizzabile qui.

Un’insalata mista? No, una Niçoise!

Processo
n
Operazioni
Preparazione degli ingredienti
prendere le patate lessate
prendere il coltello
tagliare a fettine le patate
prendere i pomodori

2.3 - Analizzare il risultato

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 2 UD_2_3
3 - Identificare gli Aspetti ambientali

3.1 - Lavoro (descrizione) per ogni operazione, identificare gli aspetti ambientali

3.1.1 - Leggere l’elenco delle operazioni ed annotare gli aspetti ambientali

3.1.2 - Fare un elenco degli aspetti ambientali

Aspetti ambientali
Aria
Acqua
Suolo
Rifiuti
Energia
Rumore
Inq. eltmag
..........

3.1.3 - Comporre una tabella per associare operazioni -- aspetti ambientali

Un’insalata mista? No, una Niçoise!

Processo Aspetti ambientali


n
Operazioni Aria Acqua Suolo Rifiuti Energia ..........

3.2 - Confrontare la propria tabella con quella visualizzabile qui.

3.3 - Analizzare il risultato

®
Riccardo Beltramo - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 2 UD_2_4
Sezione 10
4 - Identificare Condizioni operative anomale e di emergenza ed i relativi aspetti
ambientali

4.1 - Lavoro (descrizione) sulle condizioni anomale

4.1.1 - Leggere l’elenco delle operazioni ed identificare condizioni di operatività anomale

4.1.2 - Fare un elenco delle condizioni anomale

Un’insalata mista? No, una Niçoise!

numero Processo
d’ordine del
Condizioni anomale
processo/ Operazioni
operazione

4.1.3 - Comporre una tabella per associare condizioni anomale -- aspetti ambientali

Un’insalata mista? No, una Niçoise!

Processo Aspetti ambientali


n Condizioni
Operazioni Aria Acqua Suolo Rifiuti Energia ..........
anomale

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 2 UD_2_5
4.2 - Lavoro sulle condizioni di emergenza

4.2.1 - Leggere l’elenco delle operazioni ed identificare condizioni di operatività di


emergenza

4.2.2 - Fare un elenco delle condizioni di emergenza

Un’insalata mista? No, una Niçoise!

Processo
n Condizioni d’emergenza
Operazioni

4.2.3 - Comporre una tabella per associare condizioni d’emergenza -- aspetti ambientali

Un’insalata mista? No, una Niçoise!

Processo Aspetti ambientali


n Condizioni
Operazioni Aria Acqua Suolo Rifiuti Energia ..........
d’emergenza

4.3 - Analizzare il risultato

®
Riccardo Beltramo - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 2 UD_2_6
Sezione 10
5 - Estendere il diagramma di flusso

5.1 - Considerare il diagramma di flusso derivante dallo Step 1 ed individuare, a monte ed


a valle del processo produttivo, altri cicli produttivi ad esso connessi.

5.2 - Fare una tabella inserendo nelle colonne “A monte” e “A valle” i cicli produttivi
individuati.

Un’insalata mista? No, una Niçoise!

Attività a monte Attività a valle

5.3 - Analizzare l’attività svolta: difficoltà incontrate, modalità di superamento, ecc...

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 2 UD_2_7
6 - Preparazione documentazione

6.1 - Trasformare il materiale derivanti dalle precedenti fasi in tabelle input, output ed
aspetti ambientali, indicando le unità di misura

Un’insalata mista? No, una Niçoise!


INPUT OUTPUT ASPETTI AMBIENTALI
Materie
prime Apparecchiature Attrezzature Energia Prodotti Servizi Aria Acqua Suolo Rifiuti Energia ..........

6.2 - Confrontare il risultato con la tabella e il diagramma.

7. Scatol8® nel monitoraggio degli Aspetti ambientali

7.1 - Lavoro (descrizione): Evidenziare nelle tabelle gli aspetti ambientali che possono
esser rilevati da Scatol8®

7.1.1 - Considerare il diagramma di flusso elaborato in 3, aggiungere le icone


corrispondenti alle variabili rilevate con lo Scatol8®, in condizioni normali, anomale e di
emergenza

7.1.2 - Inserire nella tabella elaborata nella fase 6 le modalità di rilevazione delle variabili

7.1.3 - Leggere i capitoli del testo Scatol8®: a Path to Sustainability della sezione
Prototypes and Sketches corrispondenti alle variabili identificate.

®
Riccardo Beltramo - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 2 UD_2_8
Sezione 10
8. Attività integrative
8.1 - Collegamento con GDO, la commercializzazione degli ingredienti - Aspetti logistici,
ambientali ed energetici;

8.2 - Testimonianza aziendale: ….

8.3 - Visita aziendale: ….

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 2 UD_2_9
Sezione 10

Introduzione

Qual è il più classico dei panini? Quello che trovereste in ogni bar...
Esatto! Prosciutto e formaggio.
Come si prepara un panino di prosciutto e formaggio? Facile!
Se non ce ne siamo mai preparati uno, certamente ne abbiamo mangiato uno. Ed allora
abbiamo le carte in regola per questa esercitazione.

A proposito, un Panino prosciutto e formaggio vale 370 calorie.

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 3 UD_3_1
Sezione 10

1 - Comporre un diagramma di flusso

1.1 - Lavoro (descrizione) identificare input, processi e output

1.1.1 - Eseguire l’attività proposta oppure osservare un video tra quelli proposti

1.1.2 - Disegnare il diagramma di flusso, identificando input, processi ed output

Materie prime

Prodotti
Processo 1
Apparecchiature
Processo 2

Attrezzature ..............

Processo n
Servizi
Energia

1.2 - Confrontare il diagramma di flusso disegnato con quello visualizzabile qui (I livello)

1.3 - Analizzare il risultato

®
R. Beltramo, C. Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 3 UD_3_2
Sezione 10

2 - Identificare le Operazioni

2.1 - Lavoro (descrizione) per ogni processo, identificare le operazioni elementari

2.1.1 - Ripetere l’attività proposta oppure osservare il video scelto nella fase precedente,
annotando le operazioni elementari

2.1.2 - Fare un elenco delle operazioni elementari

Mi faccio un panino!

numero Processo
d’ordine del
processo/ Operazioni
operazione

2.2 - Confrontare l’elenco di operazioni con quello visualizzabile qui.

Mi faccio un panino!

Processo
n
Operazioni
Preparazione del pane
afferrare il pane con una mano
afferrare il coltello con l'altra mano
tagliare il pane
posare il coltello
aprire il panino
Farcitura del pane
afferrare la confezione di salumi

...
...

2.3 - Analizzare il risultato

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 3 UD_3_3
Sezione 10
3 - Identificare gli Aspetti ambientali

3.1 - Lavoro (descrizione) per ogni operazione, identificare gli aspetti ambientali

3.1.1 - Leggere l’elenco delle operazioni ed annotare gli aspetti ambientali

3.1.2 - Fare un elenco degli aspetti ambientali

Aspetti ambientali
Aria
Acqua
Suolo
Rifiuti
Energia
Rumore
Inq. eltmag
..........

3.1.3 - Comporre una tabella per associare operazioni -- aspetti ambientali

Mi faccio un panino!

Processo Aspetti ambientali


n
Operazioni Aria Acqua Suolo Rifiuti Energia ..........

3.2 - Confrontare la propria tabella con quella visualizzabile qui.

3.3 - Analizzare il risultato

®
R. Beltramo, C. Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 3 UD_3_4
Sezione 10
4 - Identificare Condizioni operative anomale e di emergenza ed i relativi aspetti
ambientali

4.1 - Lavoro (descrizione) sulle condizioni anomale

4.1.1 - Leggere l’elenco delle operazioni ed identificare condizioni di operatività anomale

4.1.2 - Fare un elenco delle condizioni anomale

Mi faccio un panino!

numero Processo
d’ordine del
Condizioni anomale
processo/ Operazioni
operazione

4.1.3 - Comporre una tabella per associare condizioni anomale -- aspetti ambientali

Mi faccio un panino!

Processo Aspetti ambientali


n Condizioni
Operazioni Aria Acqua Suolo Rifiuti Energia ..........
anomale

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 3 UD_3_5
Sezione 10
4.2 - Lavoro sulle condizioni di emergenza

4.2.1 - Leggere l’elenco delle operazioni ed identificare condizioni di operatività di


emergenza

4.2.2 - Fare un elenco delle condizioni di emergenza

Mi faccio un panino!

Processo
n Condizioni d’emergenza
Operazioni

4.2.3 - Comporre una tabella per associare condizioni d’emergenza -- aspetti ambientali

Mi faccio un panino!

Processo Condizioni Aspetti ambientali


n
Operazioni d’emergenza Aria Acqua Suolo Rifiuti Energia ..........

4.3 - Analizzare il risultato

®
R. Beltramo, C. Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 3 UD_3_6
Sezione 10
5 - Estendere il diagramma di flusso

5.1 - Considerare il diagramma di flusso derivante dallo Step 1 ed individuare, a monte ed


a valle del processo produttivo, altri cicli produttivi ad esso connessi.

5.2 - Fare una tabella inserendo nelle colonne “A monte” e “A valle” i cicli produttivi
individuati.

Mi faccio un panino!

Attività a monte Attività a valle

5.3 - Analizzare l’attività svolta: difficoltà incontrate, modalità di superamento, ecc...

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 3 UD_3_7
Sezione 10
6 - Preparazione documentazione

6.1 - Trasformare il materiale derivanti dalle precedenti fasi in tabelle input, output ed
aspetti ambientali, indicando le unità di misura

Mi faccio un panino!

INPUT OUTPUT ASPETTI AMBIENTALI


Materie
prime Apparecchiature Attrezzature Energia Prodotti Servizi Aria Acqua Suolo Rifiuti Energia ..........

6.2 - Confrontare il risultato con la tabella e il diagramma.

7. Scatol8® nel monitoraggio degli Aspetti ambientali

7.1 - Lavoro (descrizione): Evidenziare nelle tabelle gli aspetti ambientali che possono
esser rilevati da Scatol8®

7.1.1 - Considerare il diagramma di flusso elaborato in 3, aggiungere le icone


corrispondenti alle variabili rilevate con lo Scatol8®, in condizioni normali, anomale e di
emergenza

7.1.2 - Inserire nella tabella elaborata nella fase 6 le modalità di rilevazione delle variabili

7.1.3 - Leggere i capitoli del testo Scatol8®: a Path to Sustainability della sezione
Prototypes and Sketches corrispondenti alle variabili identificate.

®
R. Beltramo, C. Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 3 UD_3_8
Sezione 10

8. Attività integrative

8.1 - Collegamenti a monte.

8.1.1 - Modelli di impresa: B.1 - Panificazione

8.1.2 - La produzione dei formaggi.

8.2 - Testimonianze aziendali: …

8.3 - Visita aziendale: …

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 3 UD_3_9
Sezione 10

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 4 UD_4_1
Sezione 10
1 - Comporre un diagramma di flusso

1.1 - Lavoro (descrizione) identificare input, processi e output

1.1.1 - Eseguire l’attività proposta oppure osservare un video.

1.1.2 - Disegnare il diagramma di flusso, identificando input, processi ed output

Materie prime

Prodotti
Processo 1
Apparecchiature
Processo 2

Attrezzature ..............

Processo n
Servizi
Energia

1.2 - Confrontare il diagramma di flusso disegnato con quello visualizzabile qui.

1.3 - Analizzare il risultato

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 4 UD_4_2
Sezione 10
2 - Identificare le Operazioni

2.1 - Lavoro (descrizione) per ogni processo, identificare le operazioni elementari

2.1.1 - Ripetere l’attività proposta oppure osservare il video scelto nella fase precedente,
annotando le operazioni elementari

2.1.2 - Fare un elenco delle operazioni elementari

Buono come il pane

numero Processo
d’ordine del
processo/ Operazioni
operazione

2.2 - Confrontare l’elenco di operazioni con quello visualizzabile qui.

Buono come il pane

Processo
n
Operazioni
Preparazione del lievito
prendere il contenitore graduato
versare 370 ml di acqua
prendere un padellino
versare nel padellino l'acqua

2.3 - Analizzare il risultato

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 4 UD_4_3
Sezione 10
3 - Identificare gli Aspetti ambientali

3.1 - Lavoro (descrizione) per ogni operazione, identificare gli aspetti ambientali

3.1.1 - Leggere l’elenco delle operazioni ed annotare gli aspetti ambientali

3.1.2 - Fare un elenco degli aspetti ambientali

Aspetti ambientali
Aria
Acqua
Suolo
Rifiuti
Energia
Rumore
Inq. eltmag
..........

3.1.3 - Comporre una tabella per associare operazioni -- aspetti ambientali

Buono come il pane

Processo Aspetti ambientali


n
Operazioni Aria Acqua Suolo Rifiuti Energia ..........

3.2 - Confrontare la propria tabella con quella visualizzabile qui.

3.3 - Analizzare il risultato

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 4 UD_4_4
Sezione 10
4 - Identificare Condizioni operative anomale e di emergenza ed i relativi aspetti
ambientali

4.1 - Lavoro (descrizione) sulle condizioni anomale

4.1.1 - Leggere l’elenco delle operazioni ed identificare condizioni di operatività anomale

4.1.2 - Fare un elenco delle condizioni anomale

Buono come il pane

numero Processo
d’ordine del
Condizioni anomale
processo/ Operazioni
operazione

4.1.3 - Comporre una tabella per associare condizioni anomale -- aspetti ambientali

Buono come il pane

Processo Condizioni Aspetti ambientali


n
Operazioni anomale Aria Acqua Suolo Rifiuti Energia ..........

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 4 UD_4_5
Sezione 10
4.2 - Lavoro sulle condizioni di emergenza

4.2.1 - Leggere l’elenco delle operazioni ed identificare condizioni di operatività di


emergenza

4.2.2 - Fare un elenco delle condizioni di emergenza

Buono come il pane

Processo
n Condizioni d’emergenza
Operazioni

4.2.3 - Comporre una tabella per associare condizioni d’emergenza -- aspetti ambientali

Buono come il pane

Processo Aspetti ambientali


n Condizioni
Operazioni Aria Acqua Suolo Rifiuti Energia ..........
d’emergenza

4.3 - Analizzare il risultato

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 4 UD_4_6
Sezione 10
5 - Estendere il diagramma di flusso

5.1 - Considerare il diagramma di flusso derivante dallo Step 1 ed individuare, a monte ed


a valle del processo produttivo, altri cicli produttivi ad esso connessi.

5.2 - Fare una tabella inserendo nelle colonne “A monte” e “A valle” i cicli produttivi
individuati.

Buono come il pane

Attività a monte Attività a valle

5.3 - Analizzare l’attività svolta: difficoltà incontrate, modalità di superamento, ecc...

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 4 UD_4_7
Sezione 10
6 - Preparazione documentazione

6.1 - Trasformare il materiale derivanti dalle precedenti fasi in tabelle input, output ed
aspetti ambientali, indicando le unità di misura

Buono come il pane


INPUT OUTPUT ASPETTI AMBIENTALI
Materie
prime Apparecchiature Attrezzature Energia Prodotti Servizi Aria Acqua Suolo Rifiuti Energia ..........

6.2 - Confrontare il risultato con la tabella e il diagramma.

7. Scatol8® nel monitoraggio degli Aspetti ambientali

7.1 - Lavoro (descrizione): Evidenziare nelle tabelle gli aspetti ambientali che possono
esser rilevati da Scatol8®

7.1.1 - Considerare il diagramma di flusso elaborato in 3, aggiungere le icone


corrispondenti alle variabili rilevate con lo Scatol8®, in condizioni normali, anomale e di
emergenza

7.1.2 - Inserire nella tabella elaborata nella fase 6 le modalità di rilevazione delle variabili

7.1.3 - Leggere i capitoli del testo Scatol8®: a Path to Sustainability della sezione
Prototypes and Sketches corrispondenti alle variabili identificate.

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 4 UD_4_8
Sezione 10
8. Attività integrative

8.1 - Collegamenti a monte:

8.1.1 - Modelli di impresa: B.1 - Panificazione

8.1.2 - La produzione delle farine

8.2 - Testimonianza aziendale:…

8.3 - Visita aziendale: …

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 4 UD_4_9
Sezione 10

®
R. Beltramo, C. Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 5 UD_5_ 1
Sezione 10
1 - Comporre un diagramma di flusso

1.1 - Lavoro (descrizione) identificare input, processi e output

1.1.1 - Eseguire l’attività proposta oppure osservare un video.

1.1.2 - Disegnare il diagramma di flusso, identificando input, processi ed output

Materie prime

Prodotti
Processo 1
Apparecchiature
Processo 2

Attrezzature ..............

Processo n
Servizi
Energia

1.2 - Confrontare il diagramma di flusso disegnato con quello visualizzabile qui.

1.3 - Analizzare il risultato

®
R. Beltramo, C. Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 5 UD_5_ 2
Sezione 10
2 - Identificare le Operazioni

2.1 - Lavoro (descrizione) per ogni processo, identificare le operazioni elementari

2.1.1 - Ripetere l’attività proposta oppure osservare il video scelto nella fase precedente,
annotando le operazioni elementari

2.1.2 - Fare un elenco delle operazioni elementari

Un caffè? In tazza piccola o in tazza grande? Normale o macchiato?


Zucchero, dolcificante, zucchero normale o zucchero di canna?

numero Processo
d’ordine del
processo/op Operazioni
erazione

2.2 - Confrontare l’elenco di operazioni con quello visualizzabile qui.

Un caffè? In tazza piccola o in tazza grande? Normale o


macchiato? Zucchero, dolcificante, zucchero normale o
zucchero di canna?

Processo
n
Operazioni
preparazione della moka
inserimento acqua nella caldaia della moka
inserimento del filtro nella moka
inserimento del caffè nel filtro della moka
avvitamento della moka
Riscaldamento
aprire il gas

2.3 - Analizzare il risultato


®
R. Beltramo, C. Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 5 UD_5_ 3
Sezione 10
3 - Identificare gli Aspetti ambientali

3.1 - Lavoro (descrizione) per ogni operazione, identificare gli aspetti ambientali

3.1.1 - Leggere l’elenco delle operazioni ed annotare gli aspetti ambientali

3.1.2 - Fare un elenco degli aspetti ambientali

Aspetti ambientali
Aria
Acqua
Suolo
Rifiuti
Energia
Rumore
Inq. eltmag
..........

3.1.3 - Comporre una tabella per associare operazioni -- aspetti ambientali

Un caffè? In tazza piccola o in tazza grande? Normale o macchiato? Zucchero, dolcificante,


zucchero normale o zucchero di canna?

Processo Aspetti ambientali


n
Operazioni Aria Acqua Suolo Rifiuti Energia ..........

3.2 - Confrontare la propria tabella con quella visualizzabile qui.

3.3 - Analizzare il risultato

®
R. Beltramo, C. Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 5 UD_5_ 4
Sezione 10
4 - Identificare Condizioni operative anomale e di emergenza ed i relativi aspetti
ambientali

4.1 - Lavoro (descrizione) sulle condizioni anomale

4.1.1 - Leggere l’elenco delle operazioni ed identificare condizioni di operatività anomale

4.1.2 - Fare un elenco delle condizioni anomale

Un caffè? In tazza piccola o in tazza grande? Normale o macchiato? Zucchero, dolcificante,


zucchero normale o zucchero di canna?

numero Processo
d’ordine del
Condizioni anomale
processo/ Operazioni
operazione

4.1.3 - Comporre una tabella per associare condizioni anomale -- aspetti ambientali

Un caffè? In tazza piccola o in tazza grande? Normale o macchiato? Zucchero, dolcificante,


zucchero normale o zucchero di canna?

Processo Condizioni Aspetti ambientali


n
Operazioni anomale Aria Acqua Suolo Rifiuti Energia ..........

®
R. Beltramo, C. Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 5 UD_5_ 5
Sezione 10
4.2 - Lavoro sulle condizioni di emergenza

4.2.1 - Leggere l’elenco delle operazioni ed identificare condizioni di operatività di


emergenza

4.2.2 - Fare un elenco delle condizioni di emergenza

Un caffè? In tazza piccola o in tazza grande? Normale o macchiato? Zucchero, dolcificante,


zucchero normale o zucchero di canna?

Processo
n Condizioni d’emergenza
Operazioni

4.2.3 - Comporre una tabella per associare condizioni d’emergenza -- aspetti ambientali

Un caffè? In tazza piccola o in tazza grande? Normale o macchiato? Zucchero, dolcificante,


zucchero normale o zucchero di canna?

Processo Aspetti ambientali


n Condizioni
Operazioni Aria Acqua Suolo Rifiuti Energia ..........
d’emergenza

4.3 - Analizzare il risultato

®
R. Beltramo, C. Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 5 UD_5_ 6
Sezione 10
5 - Estendere il diagramma di flusso

5.1 - Considerare il diagramma di flusso derivante dallo Step 1 ed individuare, a monte ed


a valle del processo produttivo, altri cicli produttivi ad esso connessi.

5.2 - Fare una tabella inserendo nelle colonne “A monte” e “A valle” i cicli produttivi
individuati.

In questa esercitazione, é il titolo ad offrire molti spunti ...


Ci siamo concentrati sulla preparazione di un caffè, partendo da un caffè macinato. Ma
prima che cosa accade?
Abbiamo scelto di preparare il caffè con la moka. Quali sono le modalità più diffuse? Quali
implicazione ambientali si possono associare ad esse?
Le nostre preferenze possono spaziare ben oltre quanto suggerisce il titolo. Prendiamo in
rassegna le abitudini di consumo più diffuse e ripercorriamo le tappe dell’esercitazione.

Un caffè? In tazza piccola o in tazza grande? Normale o macchiato? Zucchero,


dolcificante, zucchero normale o zucchero di canna?

Attività a monte Attività a valle

5.3 - Analizzare l’attività svolta: difficoltà incontrate, modalità di superamento, ecc...

®
R. Beltramo, C. Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 5 UD_5_ 7
Sezione 10
6 - Preparazione documentazione

6.1 - Trasformare il materiale derivanti dalle precedenti fasi in tabelle input, output ed
aspetti ambientali, indicando le unità di misura

Un caffè? In tazza piccola o in tazza grande? Normale o macchiato? Zucchero, dolcificante,


zucchero normale o zucchero di canna?
INPUT OUTPUT ASPETTI AMBIENTALI
Materie
prime Apparecchiature Attrezzature Energia Prodotti Servizi Aria Acqua Suolo Rifiuti Energia ..........

6.2 - Confrontare il risultato con la tabella e il diagramma.

7. Scatol8® nel monitoraggio degli Aspetti ambientali

7.1 - Lavoro (descrizione): Evidenziare nelle tabelle gli aspetti ambientali che possono
esser rilevati da Scatol8®

7.1.1 - Considerare il diagramma di flusso elaborato in 3, aggiungere le icone


corrispondenti alle variabili rilevate con lo Scatol8®, in condizioni normali, anomale e di
emergenza

7.1.2 - Inserire nella tabella elaborata nella fase 6 le modalità di rilevazione delle variabili

7.1.3 - Leggere i capitoli del testo Scatol8®: a Path to Sustainability della sezione
Prototypes and Sketches corrispondenti alle variabili identificate.

®
R. Beltramo, C. Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 5 UD_5_ 8
Sezione 10

8. Attività integrative

8.1 - Suggerimento sito torrefazione: ciclo produttivo, aspetti ambientali, certificazioni.

8.2 - Testimonianze aziendali: una torrefazione artigiana ed una torrefazione industriale


(analogie e differenze economiche, organizzative e produttive. La rilevanza e la gestione
degli aspetti ambientali).

8.3 - Visita aziendale: …

®
R. Beltramo, C. Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 5 UD_5_ 9
Sezione 10

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 6 UD_6_1
Sezione 10
1 - Comporre un diagramma di flusso

1.1 - Lavoro (descrizione) identificare input, processi e output

1.1.1 - Eseguire l’attività proposta oppure osservare un video.

1.1.2 - Disegnare il diagramma di flusso, identificando input, processi ed output

Materie prime

Prodotti
Processo 1
Apparecchiature
Processo 2

Attrezzature ..............

Processo n
Servizi
Energia

1.2 - Confrontare il diagramma di flusso disegnato con quello visualizzabile qui.

1.3 - Analizzare il risultato

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 6 UD_6_2
Sezione 10
2 - Identificare le Operazioni

2.1 - Lavoro (descrizione) per ogni processo, identificare le operazioni elementari

2.1.1 - Ripetere l’attività proposta oppure osservare il video scelto nella fase precedente,
annotando le operazioni elementari

2.1.2 - Fare un elenco delle operazioni elementari

La Nutella fatta in casa

numero Processo
d’ordine del
processo/ Operazioni
operazione

2.2 - Confrontare l’elenco di operazioni con quello visualizzabile qui.

La Nutella fatta in casa

Processo
n
Operazioni
Preparazione della farina
prendere le nociole, la lecitina si soia e un cucchiaio di
zucchero
versarli nel frullatore
accendere il frullatore alla massima velocità

2.3 - Analizzare il risultato

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 6 UD_6_3
Sezione 10
3 - Identificare gli Aspetti ambientali

3.1 - Lavoro (descrizione) per ogni operazione, identificare gli aspetti ambientali

3.1.1 - Leggere l’elenco delle operazioni ed annotare gli aspetti ambientali

3.1.2 - Fare un elenco degli aspetti ambientali

Aspetti ambientali
Aria
Acqua
Suolo
Rifiuti
Energia
Rumore
Inq. eltmag
..........

3.1.3 - Comporre una tabella per associare operazioni -- aspetti ambientali

La Nutella fatta in casa

Processo Aspetti ambientali


n
Operazioni Aria Acqua Suolo Rifiuti Energia ..........

3.2 - Confrontare la propria tabella con quella visualizzabile qui.

3.3 - Analizzare il risultato

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 6 UD_6_4
Sezione 10
4 - Identificare Condizioni operative anomale e di emergenza ed i relativi aspetti
ambientali

4.1 - Lavoro (descrizione) sulle condizioni anomale

4.1.1 - Leggere l’elenco delle operazioni ed identificare condizioni di operatività anomale

4.1.2 - Fare un elenco delle condizioni anomale

La Nutella fatta in casa

numero Processo
d’ordine del
Condizioni anomale
processo/ Operazioni
operazione

4.1.3 - Comporre una tabella per associare condizioni anomale -- aspetti ambientali

La Nutella fatta in casa

Processo Condizioni Aspetti ambientali


n
Operazioni anomale Aria Acqua Suolo Rifiuti Energia ..........

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 6 UD_6_5
Sezione 10
4.2 - Lavoro sulle condizioni di emergenza

4.2.1 - Leggere l’elenco delle operazioni ed identificare condizioni di operatività di


emergenza

4.2.2 - Fare un elenco delle condizioni di emergenza

La Nutella fatta in casa

Processo
n Condizioni d’emergenza
Operazioni

4.2.3 - Comporre una tabella per associare condizioni d’emergenza -- aspetti ambientali

La Nutella fatta in casa

Processo Condizioni Aspetti ambientali


n
Operazioni d’emergenza Aria Acqua Suolo Rifiuti Energia ..........

4.3 - Analizzare il risultato

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 6 UD_6_6
Sezione 10
5 - Estendere il diagramma di flusso

5.1 - Considerare il diagramma di flusso derivante dallo Step 1 ed individuare, a monte ed


a valle del processo produttivo, altri cicli produttivi ad esso connessi.

5.2 - Fare una tabella inserendo nelle colonne “A monte” e “A valle” i cicli produttivi
individuati.

La Nutella fatta in casa

Attività a monte Attività a valle

5.3 - Analizzare l’attività svolta: difficoltà incontrate, modalità di superamento, ecc...

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 6 UD_6_7
Sezione 10
6 - Preparazione documentazione

6.1 - Trasformare il materiale derivanti dalle precedenti fasi in tabelle input, output ed
aspetti ambientali, indicando le unità di misura

La Nutella fatta in casa


INPUT OUTPUT ASPETTI AMBIENTALI
Materie
prime Apparecchiature Attrezzature Energia Prodotti Servizi Aria Acqua Suolo Rifiuti Energia ..........

6.2 - Confrontare il risultato con la tabella e il diagramma.

7. Scatol8® nel monitoraggio degli Aspetti ambientali

7.1 - Lavoro (descrizione): Evidenziare nelle tabelle gli aspetti ambientali che possono
esser rilevati da Scatol8®

7.1.1 - Considerare il diagramma di flusso elaborato in 3, aggiungere le icone


corrispondenti alle variabili rilevate con lo Scatol8®, in condizioni normali, anomale e di
emergenza

7.1.2 - Inserire nella tabella elaborata nella fase 6 le modalità di rilevazione delle variabili

7.1.3 - Leggere i capitoli del testo Scatol8®: a Path to Sustainability della sezione
Prototypes and Sketches corrispondenti alle variabili identificate.

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 6 UD_6_8
Sezione 10

8. Attività integrative

8.2 - Testimonianza aziendale: …

8.3 - Visita aziendale: …

®
R. Beltramo, C.Botto Poala - Scatol8 : A Path To Sustainability - Unità didattica 6 UD_6_9
Riccardo Beltramo è Professore
ordinario di Sistemi di gestione e
certificazione ambientale presso la
Facoltà di Economia dell’Università
degli Studi di Torino. Presso la stessa
Facoltà insegna Ecologia industriale e
certificazione integrata.
E’ coordinatore della Sezione di
Scienze merceologiche del
Dipartimento di Management e
vicedirettore del Centro
Interdipartimentale NatRisk. Le sue
ricerche riguardano l’uso
ambientalmente compatibile delle
risorse e si svolgono in territori assai
vari, dalle aree marine all’alta
montagna. E’ stato Responsabile
dell’Area Sistemi di gestione e tecnologie ecoefficienti di Ev-K2-CNR, ha
coordinato progetti di ricerca in Himalaya e in Karakorum. Ha preso parte
alla spedizione italiana al K2, nel 2004, dalla quale sono derivate Linee-guida
per Spedizioni Ecocompatibili ed all’iniziativa del Club Alpino Italiano
“K2-2004: dalla conquista alla conoscenza”. Da allora si è dedicato alla
gestione integrata di aspetti ambientali e paesaggistici, contribuendo
all’ideazione ed alla realizzazione del Sistema di Gestione Ambiental-
Paesaggistico - SGAP, e con evoluzioni verso il concetto di Qualità Integrata
Territoriale, frutto di ricerche da cui sono derivate Linee-guida distribuite
opensource. Le attività nel campo dell’Ecologia industriale si sono
concretizzate in pubblicazioni in tema di Aree Produttive Ecologicamente
Attrezzate.
E’ co-Ideatore di Teste fra Nuvole, un’esperienza didattica tra economia e
ambiente, http://www.testefralenuvole.it
L’incontro con Arduino e con altri microcontrollori opensource gli ha
permesso di approfondire il concetto della sostenibilità in un modo nuovo,
ideando lo SCATOL8®, frutto di un itinerario tra Informazione, Simulazione,
Consapevolezza, Comunicazione, Sistemi di gestione, mettendo a punto e
sperimentando soluzioni accessibili a tutti ed illustrate in “SCATOL8®: A path
to sustainability”.
Sergio Margarita, laureato in
Economia e Commercio, é
Professore Associato di
matematica per le applicazioni
economiche e finanziarie presso
la Facoltà di Economia
dell'Università degli Studi di
Torino. Ha scritto numerosi
articoli e libri, sia scientifici che
didattici, su temi di
matematica, informatica,
formazione, e-learning,
intelligenza artificiale e
multimedialità, pubblicati in
Italia e all'estero. Ha ideato e
gestito progetti nel campo
delle mappe concettuali, dell'open source e degli
ambienti integrati di studio e di comunicazione. E' referee di riviste
internazionali di informatica.

Camilla Botto Poala, laureata in Architettura presso il Politecnico di Torino,


ha maturato capacità relative alla
caratterizzazione tipologica degli edifici e alle
tecniche di rappresentazione architettonica,
grazie alle esperienze formative presso il
Dipartimento DINSE del Politecnico di Torino e
nello studio “Cantiere la Venaria Reale”.
Attualmente riveste la posizione di borsista
all’interno del Dipartimento di Scienze
Merceologiche dell’Università di Torino.
Paolo Cantore, ingegnere informatico, laureato
presso il Politecnico di Torino, ha maturato
esperienze in progettazione di base di dati,
programmazione ad oggetti e reti di calcolatori
sia in contesti aziendali che di ricerca, fra i
quali il laboratorio multidisciplinare Gipsa-lab
facente parte del CNRS. Attualmente riveste la
posizione di assegnista di ricerca all’interno
del Dipartimento di Scienze Merceologiche
dell’Università di Torino

www.scatol8.net
info@scatol8.net

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