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di Giampiero di Plinio
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cosa dirà la Corte, che dovrà valutare alla luce del testo
attuale e non della nuova riforma costituzionale.76
Ma oltre ai piuttosto noti motivi su cui si fondano i
ricorsi, e di cui non mi posso qui occupare, c’è un ulte-
riore profilo, poco o affatto battuto sinora in dottrina e
in giurisprudenza, che attiene agli effetti della politica
(e dell’amministrazione) energetica dei poteri centrali
dello Stato sui nuovi rapporti tra livelli di governo e co-
stituzione finanziaria, federalismo fiscale, equilibrio di
bilancio della pubblica amministrazione e in particolare
delle Regioni.
In sostanza, a fronte dei nuovi obblighi di pareg-
gio di bilancio estesi anche a Regioni e poteri locali,77
emerge il rilievo della crescita economica, che diventa
un valore costituzionale, formalmente riconosciuto in
recenti sentenze della Corte costituzionale,78 anche per
la Regione e gli enti locali, valore di fronte al quale il
potere centrale non può schizofrenicamente imporre il
pareggio del bilancio e contemporaneamente attivare
politiche in grado di abbattere la ricchezza di lungo
periodo dei territori.
Pertanto, la localizzazione delle trivelle, in territori
che hanno ben altra vocazione di sviluppo, dovrebbe
76. Intanto la Corte (con sentenza 11 febbraio 2015, n. 10) un regalino di non
poco conto al mondo dell’oro nero l’ha già fatto, dichiarando incostituzionale per
violazione degli articoli 3 e 53 della Costituzione l’art. 81, commi 16, 17 e 18, del
dl 25 giugno 2008, n. 112, istitutivi della mitica “Robin Tax” (sent. 10/2015). Ma
il taglio del prelievo fiscale sul petrolio (dichiarato non retroattivo proprio, si noti,
per non violare le necessità di equilibrio di bilancio) dovrebbe ora far declinare
l’interesse statale alla petrolizzazione, a fronte del danno all’economia locale (e
nazionale).
77. Su cui l’eccellente indagine di Marcello Salerno, Autonomia finanziaria
regionale e vincoli europei di bilancio, Napoli, Editoriale Scientifica, 2013.
78. Si veda la sent. 8/2013, sulle politiche di premialità per gli enti locali che
assecondano le liberalizzazioni: «è ragionevole ritenere che le politiche economiche
volte ad alleggerire la regolazione, liberandola dagli oneri inutili e sproporzionati,
perseguano lo scopo di sostenere lo sviluppo dell’economia nazionale. Questa
relazione tra liberalizzazione e crescita economica appare ulteriormente rilevante
in quanto, da un lato, la crescita economica è uno dei fattori che può contribuire
all’aumento del gettito tributario, che, a sua volta, concorre alla riduzione del disa-
vanzo della finanza pubblica». Si veda sul punto Marcello Salerno, “Le mitologie
dell’autonomia tra equilibri di bilancio e principio di responsabilità degli enti
territoriali”, Istituzioni del federalismo, n. 1, 2014, pp. 90 ss.
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