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Comportamento termico dell’elemento di involucro edilizio opaco in regime termico non stazionario:
parametri caratterizzanti, metodi di modellazione numerica, riferimenti normativi nazionali ed internazionali
Se il compito è quello di rendere minimi gli effetti disturbanti provocati dalle condizioni esterne,
ben si comprende perché sia soprattutto richiesta all’involucro la capacità di “isolare”
Perchè allora non annullare del tutto gli effetti causati dalla contiguità con l’ambiente esterno ?
Basterebbe realizzare le pareti delle abitazioni come si fa per i frigoriferi, ossia impiegando, al
posto delle pietre o dei laterizi, solo pannelli isolanti di grande spessore
Ciò non solo dovrebbe eliminare la fastidiosa presenza dell’ambiente esterno, ma ridurrebbe al
minimo anche i consumi energetici degli impianti di condizionamento
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D’inverno, però, quanto tempo ci vuole per riscaldare una casa con
spesse pareti in muratura e quanto invece essa risulta più confortevole
se le superfici interne sono rivestite in legno !
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Ben poco però gli impianti riescono a fare per controllare la temperatura
media radiante e soprattutto la dissimmetria della distribuzione delle
temperature sulle superfici interne delle pareti
Eppure, dagli esempi precedenti, è facile riconoscere che l’origine delle sensazioni termiche
avvertite dagli occupanti è proprio la temperatura superficiale dell’involucro edilizio
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Per la natura dei materiali impiegati nell’edilizia, la velocità di evoluzione dei fenomeni termici è
nettamente governata dalla conduzione, tanto da potere considerare, rispetto ad essa, quasi
istantanei gli altri scambi per convezione ed irraggiamento
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L’INERZIA TERMICA
Se utilmente impiegato, il ritardo con cui l’onda termica proveniente dall’esterno riemerge dalla
faccia interna della parete può consentire di avere ambienti con involucri ancora freschi quando
all’esterno si ha il massimo dell’irraggiamento solare o della temperatura dell’aria
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L’INERZIA TERMICA
E’ possibile così evitare che all’interno accada quanto avviene all’esterno, ossia la presenza, quasi
contemporanea della massima insolazione e del valore più alto della temperatura dell’aria
Con un valore del carico massimo di raffreddamento più basso, sarà necessario dimensionare un
impianto con taglia e costo sicuramente inferiori e che avrà inoltre un migliore rendimento energetico
L’esperienza infatti insegna che costringere le apparecchiature ad erogare una potenza molto più
bassa del loro valore nominale, anche mediante il migliore degli impianti di regolazione, induce delle
perdite tanto più grandi quanto maggiore è la differenza tra la potenza massima erogabile e quella
effettivamente da erogare
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RIFERIMENTI NORMATIVI
L’importanza dell’inerzia termica è evidenziata anche dalla recente normativa nazionale sul
rendimento energetico nell’edilizia (D.Lgs. 192/05 - 311/06), emanata in attuazione della direttiva
2002/91/CE
In particolare il punto 9 dell’Allegato L, riguardante il regime transitorio per la prestazione energetica
degli edifici, impone la
“Verifica, in tutte le zone climatiche, ad esclusione della F, per le località nelle quali il valore medio
mensile dell’irradianza sul piano orizzontale, nel mese di massima insolazione estiva sia maggiore
o uguale a 290 W/m2, che il valore della massa superficiale delle pareti opache sia superiore a 230
kg/m2”
“Gli effetti positivi che si ottengono con il rispetto dei valori di massa superficiale delle pareti
opache - precedentemente indicati - possano essere raggiunti, in alternativa, con l’utilizzo di
tecniche e materiali, anche innovativi, che permettano di contenere le oscillazioni della temperatura
degli ambienti in funzione dell’andamento dell’irraggiamento solare”
“In tal caso deve essere prodotta una adeguata documentazione e certificazione delle tecnologie e
dei materiali che ne attesti l’equivalenza con le predette disposizioni”
La questione riguarda un gran numero di località, come illustrato nella tabella seguente
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RIFERIMENTI NORMATIVI
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RIFERIMENTI NORMATIVI
Nonostante ciò, va almeno riconosciuto al legislatore il merito di avere citato gli effetti positivi del-
l’inerzia termica delle pareti, anche se sarebbe stato più corretto parlare di ritardo e di attenuazione
dell’onda di temperatura
Diverse Amministrazioni Comunali hanno già inserito tra le misure di incentivazione al risparmio
energetico, contenute nei loro regolamenti edilizi, i valori minimi obbligatori dello sfasamento del-
l’onda termica, in genere compresi tra 8 e 10 ore
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RIFERIMENTI NORMATIVI
Il fattore di decremento è definito come il rapporto tra il modulo della trasmittanza termica periodica
e la trasmittanza in condizioni stazionarie della parete
La trasmittanza termica periodica è una quantità complessa definita come il rapporto tra l’ampiezza
complessa della densità di flusso termico entrante nella faccia esterna e l’ampiezza complessa della
temperatura dell’aria interna
Il ritardo del fattore di decremento è calcolato come il rapporto tra l’argomento della trasmittanza
termica periodica e la pulsazione della funzione sinusoidale
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RIFERIMENTI NORMATIVI
La norma evidenzia che il periodo delle funzioni sinusoidali influenza i risultati, però non indica
per esso alcun valore da adottarsi per i calcolo
Vengono solo indicati come periodi di tempo, definiti pratici, quelli di un’ora, un giorno, una settima
e un anno
La determinazione dei parametri di trasmissione termica dei componenti opachi è affrontato con
identico approccio nell’Appendice A della norma
UNI 10375 “Metodo di calcolo della temperatura interna estiva degli ambienti”
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IL REGIME SINUSOIDALE
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IL REGIME SINUSOIDALE
Per affrontare lo studio della conduzione in regime dinamico è necessario risolvere la celebre
equazione di Fourier
valida per un mezzo omogeneo ed isotropo, con diffusività termica α , in assenza di generazione
interna di calore
Nell’ipotesi semplificativa di flusso termico monodimensionale, ossia per una parete piana
indefinita di spessore costante, l’equazione di Fourier diviene
per la quale proviamo a ricavare, in modo semplice, una soluzione particolare facendoci guidare
dall’intuito fisico
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IL REGIME SINUSOIDALE
Supponiamo che sulla faccia di entrata della parete,
ossia per x=0, la temperatura vari con la legge
Sostituendo Tx nell’equazione di Fourier ed imponendo, nella relazione così ricavata, l’annullarsi dei
coefficienti dei termini in seno e coseno, che sono comparsi in seguito alle derivazioni, si perviene
alle seguenti equazioni
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IL REGIME SINUSOIDALE
( strato semi-infinito )
da cui si ricava :
Sostituendo poi l’espressione di B(x) nella seconda delle due equazioni, si ottiene
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IL REGIME SINUSOIDALE
In conclusione si ha
che bene illustra come le oscillazioni rapide vengano attenuate e ritardate di più di quelle lente
L’osservazione è giusta ma la profondità a cui accade quanto affermato dipende non solo dalla
frequenza ma anche dalla diffusività del mezzo
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IL REGIME SINUSOIDALE
Nella tabella sono riportati, per alcune pareti aventi uno spessore di 30 cm, costruite con comuni
materiali da costruzione e coibentate come previsto dal D.Lgs. 311/06, i calcoli relativi ad onde
sinusoidali di periodo pari a 6, 12 e 24 ore
Sono anche riportati i calcoli ottenuti usando i dati di temperatura aria-sole tipici di una giornata
estiva rappresentata attraverso un’analisi di Fourier a 120 armoniche
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Per avere dei risultati attendibili sul comportamento dinamico di una parete e sugli effetti della
sua inerzia termica è necessario affrontare in termini più generali l’integrazione dell’equazione
di Fourier
La soluzione dell’equazione di Fourier che, con facilità, abbiamo trovato è esatta dal punto di
vista matematico ma si basa su ipotesi poco realistiche, ossia :
spessore semi-infinito della parete
temperatura sinusoidale sulla faccia di entrata
Ne abbiamo fatte, in realtà, anche altre, molto più accettabili :
parete piana indefinita
spessore costante
mezzo isotropo e omogeneo
diffusività del materiale costante
E’ facile trovare sui testi di Trasmissione del calore le soluzioni a casi relativi a condizioni al
contorno molto particolari e a segnali di ingresso descritti da semplici funzioni analitiche
Molto più complesso è invece affrontare il problema nelle ipotesi più realistiche di una parete,
di spessore finito, composta da diversi strati e che abbia scambi radiativi e convettivi per
effetto di variazioni di temperatura descritte da una qualsiasi successione di dati numerici
Come vedremo, è possibile arrivare a definire l’espressione della soluzione matematica esatta ma
il calcolo di essa sarà sempre approssimato, qualunque sia il metodo di integrazione adottato
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La distinzione è solo nell’approccio iniziale perchè tutti i metodi in realtà fanno uso sia di procedure
analitiche, sia di tecniche numeriche
Tralasciando alcuni metodi, abbastanza conosciuti, ma che hanno un campo di applicazione meno
generale, concentreremo la nostra attenzione sulle tecniche note come :
metodo della trasformata di Laplace
metodo della Z-trasformata
metodo armonico o in regime periodico
metodo agli elementi finiti
metodo alle differenze finite
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Tutti i metodi utilizzano procedure che vanno ripetute più volte e che quindi possono essere
vantaggiosamente implementate su computer
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Però è necessario:
operare discretizzazioni spaziali costituite da numeri estremamente elevati di intervalli
rispettare le limitazioni imposte dai criteri di stabilità della soluzione e ciò non sempre consente
di valutare le temperature e i flussi in qualunque punto della struttura termica
eseguire l’intera procedura di calcolo, o gran parte di essa, ogni volta che vengono cambiate le
grandezze di ingresso
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La trasformata di Laplace è un algoritmo di uso comune nella soluzione delle equazioni differenziali
Data una funzione del tempo f(t), definita per 0≤ t <∞ , la sua trasformata di Laplace F(s) vale
Sono molto utili le trasformate di funzioni discontinue che iniziano in un dato istante, essendo state
prima nulle
Gradino unitario
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Rampa lineare
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Per potere usare dei segnali di ingresso campionati, la prima cosa da fare consiste nell’interpolare
i dati in modo da “riempire” l’aerea sottesa dal loro diagramma
Se non si facesse tale operazione il sistema termico di cui vogliamo calcolare la risposta, presume-
rebbe che, tra un campionamento ed il successivo, non esiste alcun il segnale e, poichè l’area sottesa
dai soli dati campionati è nulla, anche i flussi di energia ad essi associati sarebbero nulli
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Per una funzione come la temperatura T(x,t), avente trasformata θ(x,s), valgono le seguenti
proprietà
in cui
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Il flusso termico è
Ponendo le condizioni
si ricavano le relazioni
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θe θi
|M | è la matrice di trasmissione dello strato ed i flussi φi e
φe sono positivi se orientati in accordo con l’asse x
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Se la parete è costituita da più strati, e sono trascurabili le resistenze termiche di contatto tra uno
strato e l’altro, è possibile scrivere
0 L x
avendo indicato con Ri e Re le resistenze termiche di convezione sulle facce della parete
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si avrà
in cui la matrice di trasmissione |Np| si ottiene invertendo nel prodotto l’ordine degli strati rispetto
a quello seguito per calcolare la |Mp| (in questo caso: e → i)
Poichè in genere la parete non è termicamente simmetrica, la matrice |Mp| non è uguale alla |Np|
E’ facile verificare che i parametri della matrice di trasmissione della parete godono della proprietà
Per trovare le soluzioni nel dominio del tempo e opportuno riscrivere nella forma seguente le
espressioni delle trasformate di Qi e Qe
Le quantità che mettono in relazione le trasformate dei segnali di uscita con quelle dei segnali di
ingresso sono grandezze proprie ed identificative del sistema, dette funzioni di trasferimento
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Per la linearità del sistema, se rappresentiamo le grandezze discrete di ingresso per mezzo di un
treno di gradini, o di rampe, è possibile costruire la risposta del sistema sommando le risposte
relative a ciascuno dei segnali elementari di cui è composto il treno
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in cui pi é il generico polo della funzione di trasferimento, ossia la radice del denominatore D(s),
e ri il corrispondente residuo, mentre C0 e C1 sono i residui dei poli nell’origine, di molteplicità
singola o doppia, introdotti dal segnale di ingresso
Per la natura delle funzioni trascendenti che compaiono nei coefficienti della matrice di trasmissione,
le radici della funzione di trasferimento sono in numero infinito e giacciono tutte sulla parte negativa
dell’asse reale
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Per fare ciò è necessario porre nei coefficienti della matrice di trasmissione
ottenendo in tal modo che essi diventino funzioni reali della variabile reale δ
I poli pi sono propri della struttura termica studiata e non dipendono dal segnale di ingresso essendo
le radici del denominatore della sola funzione di trasferimento
gradino :
rampa :
dove
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mentre, poichè potremo usare solo Ni degli infiniti poli, sarà in generale
e questo comporta, fin dall’stante iniziale, uno scarto costante nella risposta che si propagherà su
tutto il treno di risposte elementari
Lo scarto, che all’inizio mostra di ridursi rapidamente al crescere del numero dei poli, tende poi ad
attenuarsi con estrema lentezza, anche aumentando notevolmente Ni
Ciò rende problematico decidere quanti poli impiegare e in pratica si è costretti ad optare per alcune
centinaia, se non addirittura per le migliaia
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Come mostrato dalle relazioni precedenti, al crescere del tempo, il calcolo dell’uscita diviene sempre
più complesso a causa dell’annidarsi delle sommatorie ognuna delle quali contiene centinaia di
termini
Per questi motivi, il metodo ha avuto scarse applicazioni pratiche ma è servito di base per lo sviluppo
del metodo della Z-trasformata
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Data una funzione f(t), definita per t ≥0, di cui sono noti i valori f(nΔ) in corrispondenza ad un
campionamento di intervallo temporale Δ , la sua Z-trasformata è
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La procedura di seguito illustrata è quella indicata da Mitalas, l’ideatore del Transfer Function
Method proposto dall’ASHRAE per il calcolo dell’heat gain di una parete
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Nel dominio della L-trasformata, se un sistema con funzione di trasferimento G(s), è sollecitato da
una segnale di ingresso I(s), esso produce una uscita pari a
A differenza della G(s), che dipende esclusivamente dalle proprietà del sistema, la H(z) risente
anche del segnale di ingresso
Nel dominio della Z-trasformata lo stesso sistema può avere una diversa funzione di trasferimento
per ognuno dei segnali di ingresso impiegati
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Abbiamo visto che un sistema sollecitato da una rampa lineare presenta la risposta
per cui
ovvero
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si ricava
in cui, ponendo si ha
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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Poichè si ha
e O(z) può essere determinato usando la risposta temporale O(t) del sistema, già ottenuta mediante
l’antitrasformata di Laplace
Avremo pertanto
essendo
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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A differenza dei residui della risposta calcolata con la trasformata di Laplace, i coefficienti del
numeratore e del denominatore tendono ad estinguersi molto rapidamente al crescere del loro
ordine tanto che, nella pratica, se ne impiegano meno di una decina
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In analogia a quanto visto per la L-trasformata, anche in questo caso si può scrivere
si calcolano applicando il procedimento visto alle varie funzioni di trasferimento espresse nel
dominio della variabile di Laplace
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Sostituendo inoltre
e ponendo
il flusso di calore Qi può essere calcolato con la formula ricorsiva riportata nel manuale ASHRAE
noti che siano le temperature, fino all’istante corrente nΔ, e il flusso sulla faccia interna fino
all’istante (n-1)Δ
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Col metodo della Z-trasformata è possibile precalcolare i coefficienti delle funzioni di trasferimento
e, in un secondo tempo, costruire il segnale di uscita legato al particolare andamento dei dati in
ingresso
Evidentemente ciò è valido solo se nessuno dei parametri termo-fisici che sono coinvolti nel
problema studiato si modifica nel tempo
A differenza della soluzione trovata con la L-trasformata, con questo metodo l’uscita è una funzione
discreta nota solo in corrispondenza degli istanti di campionamento
Molta cura va comunque posta nella scelta del numero dei coefficienti che in genere deve essere
tanto più alto quanto più grande è l’inerzia termica della la struttura studiata
Un troncamento troppo anticipato dei coefficienti porta a risultati affetti da errori inaccettabili
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Quando la funzione è discreta, ed è conosciuta in N istanti in cui è stato suddiviso il periodo, essa
può essere approssimata mediante la serie finita di Fourier
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essendo
e pertanto, per la sovrapposizione degli effetti, lo studio del problema può essere ricondotto a
quello del semplice regime sinusoidale
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L’equazione di Fourier viene risolta mediante l’operatore e jωt, ovvero impiegando quello che nel-
l’analisi delle reti elettriche è noto come metodo simbolico
Si tratta di supporre che, per ogni generica armonica di pulsazione ω, il segnale di ingresso sia la
parte immaginaria del più generale segnale
Osservando che è
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con
Il flusso termico è
Ponendo le condizioni
si ricavano le relazioni
in cui il termine ejωt può elidersi, ricordando però che è sempre parte integrante dei segnali
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Te Ti
|M | è la matrice di trasmissione dello strato ed i flussi Qi e Qe
sono positivi se orientati in accordo con l’asse x
Qe Qi
Sostituendo
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I parametri della matrice di trasmissione godono della proprietà grazie alla quale
si può anche scrivere
Se la parete è costituita da più strati, e sono trascurabili le resistenze termiche di contatto tra uno
strato e l’altro, è possibile scrivere
0 L x
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si avrà
in cui la matrice di trasmissione |Np| si ottiene invertendo l’ordine degli strati rispetto a quello
seguito per calcolare la |Mp| (in questo caso: e → i)
Poichè in genere la parete non è termicamente simmetrica, la matrice |Mp| non è uguale alla |Np|
I parametri della matrice di trasmissione della parete godono però della proprietà
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Per le ipotesi in cui è valida la soluzione trovata, i segnali di ingresso sinusoidali, corrispondenti
alle varie armoniche
nei calcoli, però, il fattore ejωt può essere omesso, trattando θ come un semplice numero complesso
Una volta ottenuto il segnale di uscita cercato γ, anch’esso nella forma di numero complesso
in cui
e di questo va presa la sola parte immaginaria che costituisce la soluzione per la generica armonica
di pulsazione ω
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Sommando fra loro le risposte ottenute per le varie armoniche, ed aggiungendo il termine relativo
alla componente di pulsazione nulla (condizioni stazionarie), si ottiene la risposta al segnale di
ingresso di cui inizialmente è stata fatta la scomposizione nella serie finita di Fourier
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Il metodo agli elementi finiti è basato su una tecnica di risoluzione delle equazioni differenziali nota
come metodo dei residui pesati
all’istante t generico, risulta ovviamente verificata, lungo tutto lo strato di spessore L, ponendo per
T(x,t) la sua soluzione esatta T*
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Cerchiamo allora una funzione W(x), correttiva della soluzione approssimata T, che sia capace di
minimizzare il residuo lungo tutto il campo di esistenza della soluzione cercata
la funzione W(x) si chiama peso e l’integrale dovrà annullarsi per qualunque istante t
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procederemo suddividendo l’integrale nelle parti relative ai vari elementi ei , e quindi imporremo
l’annullarsi di ogni integrale elementare
ei
=-1 di =1
xi xi+1
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ossia, essendo
si ha
che è chiamata una espressione “debole” del problema perchè contiene solo le derivate prime
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l’espressione
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e ciò genera un numero di equazioni pari a 2n che dovranno annullarsi tutte contemporaneamente
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Sviluppiamo la prima parte Pi1 dell’integrale del residuo pesato, passando al sistema locale naturale
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Sviluppiamo la seconda parte Pi2 dell’integrale del residuo pesato, passando al sistema locale naturale
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- elemento intermedio :
- primo elemento :
- ultimo elemento :
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Per il primo elemento, supponendo una condizione al contorno con scambio convettivo
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si ha
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Con esclusione della T1(t) e della Tn+1(t), tutte le altre Ti(t) compaiono sempre in due equazioni
contigue che possono essere tra loro sommate compattando così il sistema in n+1 equazioni, tante
cioè quante sono le Ti(t)
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in cui le matrici | A | e | B | contengono dati tutti noti all’istante precedente quello di calcolo
La soluzione potrebbe ottenersi per inversione della matrice del sistema di equazioni
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La convergenza del metodo è normalmente ottenuta calcolando lo scarto tra le iterazioni successive
E’ molto importante osservare che, rispetto alle altre tecniche, il metodo agli elementi finiti impone
il numero minore di ipotesi limitative
In particolare nessun vincolo è posto sulle dimensioni degli elementi e quindi possono usarsi delle
griglie molto fitte, là dove serve maggior dettaglio di informazione, e invece più diradate nelle zone
ritenute meno interessanti
Inoltre le grandezze termo-fisiche significative per il problema, oltre a potere essere differenti per
ogni elemento, non hanno l’obbligo di rimanere costanti passando da un l’intervallo temporale di
calcolo al successivo
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in cui ε[(δγ)2] è l’errore dovuto al troncamento della serie al termine relativo alla derivata seconda
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nota come formulazione esplicita in quanto la temperatura nella regione spaziale, di indice i,
all’istante t+δt è direttamente calcolabile partendo dalla distribuzione della temperatura (campo
termico) all’istante precedente
Se esso dovesse essere negativo, quanto più calda è la regione spaziale all’stante corrente t, tanto
più fredda diverrebbe all’istante successivo
Ciò darebbe luogo ad una condizione oscillatoria priva di senso fisico e che renderebbe instabile la
soluzione
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E’ quindi necessario porre la condizione di stabilità che impone un preciso limite nella
In questo caso, il calcolo della temperatura nella regione spaziale (nodo) corrente all’istante futuro
t+δt richiede anche la conoscenza del campo termico nello stesso istante e ciò comporta la soluzione
contemporanea delle equazioni relative a tutte le altre regioni spaziali
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Benchè quello della serie di Taylor sia l’approccio più classico al metodo delle differenze finite,
nella pratica esso riesce di uso difficile
Si preferisce pertanto riscrivere, in termini finiti, l’equazione di bilancio termico da cui è stata ricavata
l’equazione di Fourier
Per il nodo posto sul confine tra due strati A e B della parete, costituiti da materiali diversi, vale la
relazione
essendo
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Per avere le relazioni in forma implicita si deve sostituire t+δt al posto di t nel secondo membro delle
equazioni precedenti
Ogni equazione scritta in forma esplicita viene quindi sommata alla corrispondente espressa in forma
implicita ottenendo così una nuova formulazione che è la media pesata tra lo schema esplicito e quello
implicito e coincide con quello di Crank-Nicolson
Questa formulazione risulta consistente, convergente, stabile e consente anche di usare passi tem-
porali variabili
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Per risolvere il sistema di equazioni nodali si possono usare sia i metodi diretti, sia quelli iterativi
Un metodo diretto trova una soluzione in un numero finito di passi computazionali che possono
essere determinati fin dall’inizio
Quando le equazioni non sono lineari, perchè ad esempio alcune proprietà fisiche sono variabili con
la temperatura, è preferibile usare un metodo iterativo basato su un opportuno criterio di convergenza
della soluzione
In questo caso il numero di passi computazionali è legato alle caratteristiche del criterio di conver-
genza e al livello di accuratezza che si intende ottenere
I metodi iterativi vengono spesso usati con sistemi di equazioni sparsi o di cui è nota la capacità di
convergere rapidamente
Poichè il sistema di equazioni che si costruiscono con l’approccio descritto è invariabilmente sparso,
l’impiego di un metodo iterativo è generalmente il più appropriato
In ogni caso queste problematiche esulano dalla nostra materia in quanto appartengono ad una
disciplina matematica chiamata algebra numerica non lineare
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BIBLIOGRAFIA
E.Jury “Theory and application of the z-transform method” Wiley & Sons, New York
C.Steinmetz “Theory and calculation of alternating current phenomena” McGraw Hill, New York
D.Pepper, J.Heinrich “The finite element method” Taylor & Francis, New York
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Grazie per
l’attenzione
Prof.Ing. Aldo Orioli
orioli@dream.unipa.it
DREAM
Università degli Studi di Palermo