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SCUOLA ESTIVA DI FISICA TECNICA


Termofisica dell’involucro edilizio

Benevento 7/11 luglio 2008

Comportamento termico dell’elemento di involucro edilizio opaco in regime termico non stazionario:
parametri caratterizzanti, metodi di modellazione numerica, riferimenti normativi nazionali ed internazionali

Prof. Ing. Aldo Orioli


DREAM - Università degli Studi di Palermo
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LA FUNZIONE DELL’INVOLUCRO EDILIZIO OPACO

L’involucro edilizio è l’elemento di separazione tra l’ambiente interno


e quello esterno

Il suo compito è far sì che, nonostante la variabilità che caratterizza


l’ambiente esterno, le condizioni all’interno siano stabilmente più
confortevoli

Ciò implica il controllo di tutti gli aspetti del benessere ambientale


(illuminotecnico, acustico e termo-igrometrico) ed il corretto uso
dell’energia

Se il compito è quello di rendere minimi gli effetti disturbanti provocati dalle condizioni esterne,
ben si comprende perché sia soprattutto richiesta all’involucro la capacità di “isolare”

Perchè allora non annullare del tutto gli effetti causati dalla contiguità con l’ambiente esterno ?

Basterebbe realizzare le pareti delle abitazioni come si fa per i frigoriferi, ossia impiegando, al
posto delle pietre o dei laterizi, solo pannelli isolanti di grande spessore

Ciò non solo dovrebbe eliminare la fastidiosa presenza dell’ambiente esterno, ma ridurrebbe al
minimo anche i consumi energetici degli impianti di condizionamento

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LA FUNZIONE DELL’INVOLUCRO EDILIZIO OPACO


Un camper o un prefabbricato leggero hanno delle pareti con un ottimo
isolamento termico, eppure la qualità del comfort al loro interno non è
certamente esaltante
Specialmente d’estate, magari in una giornata di scirocco, la capacità di
“isolare” delle pareti serve talmente poco che è indispensabile tenere
costantemente in funzione il condizionatore

Al contrario, nella stessa calda giornata, all’interno di una antica


casa in muratura, priva di ogni sorta di materiale isolante, si può
godere di una piacevole frescura

D’altro canto, è pur necessario che


le pareti del camper pesino poco,
visto che si tratta di una abitazione
mobile, mentre la vecchia casa non
ha ovviamente bisogno di essere
leggera

D’inverno, però, quanto tempo ci vuole per riscaldare una casa con
spesse pareti in muratura e quanto invece essa risulta più confortevole
se le superfici interne sono rivestite in legno !

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LA FUNZIONE DELL’INVOLUCRO EDILIZIO OPACO

Ma allora, questo isolamento termico è in grado o no di


garantire un livello accettabile di benessere?

E la massa delle murature è un vantaggio, oppure no?

Tra i numerosi parametri fisici che influenzano la sensazione


di benessere termo-igrometrico c’è anche la temperatura
media radiante che, in modo forse troppo sintetico, è
indicativa della distribuzione della temperatura delle facce
interne delle pareti

Nell’equazione del bilancio termico del corpo umano, la


temperatura media radiante governa gli scambi termici
radiativi tra la persona e le superfici che la circondano

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LA FUNZIONE DELL’INVOLUCRO EDILIZIO OPACO

La moderna tecnica del condizionamento dell’aria è in grado di tenere


sotto controllo importanti parametri ambientali quali la temperatura
ambiente, l’umidità relativa, la distribuzione, velocità e purezza dell’aria

Ben poco però gli impianti riescono a fare per controllare la temperatura
media radiante e soprattutto la dissimmetria della distribuzione delle
temperature sulle superfici interne delle pareti

Forse è questo il motivo per cui, escludendo le tipologie impiantistiche


che impiegano pavimenti e soffitti riscaldanti o raffreddanti, l’importanza
della temperatura media radiante è spesso sottovalutata

Eppure, dagli esempi precedenti, è facile riconoscere che l’origine delle sensazioni termiche
avvertite dagli occupanti è proprio la temperatura superficiale dell’involucro edilizio

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L’INERZIA TERMICA DELL’INVOLUCRO EDILIZIO


La temperatura sulla faccia interna di una parete è il
risultato dell’equilibrio tra le forme di calore presenti
su di essa, ossia :
ƒla convezione con l’aria interna
ƒl’irraggiamento con le altre superfici interne (pareti,
persone, oggetti, sorgenti, etc.)
ƒla conduzione all’interno della parete stessa

Il flusso per conduzione è legato alla temperatura


sulla faccia esterna della parete

Quest’ultima è il risultato dell’equilibrio tra gli


scambi di calore :
ƒper convezione con l’aria esterna
ƒper irraggiamento con il sole e con le superfici
esterne ( suolo, cielo, edifici, oggetti, etc.)
ƒper conduzione verso l’interno della parete stessa

Per la natura dei materiali impiegati nell’edilizia, la velocità di evoluzione dei fenomeni termici è
nettamente governata dalla conduzione, tanto da potere considerare, rispetto ad essa, quasi
istantanei gli altri scambi per convezione ed irraggiamento

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L’INERZIA TERMICA

Se utilmente impiegato, il ritardo con cui l’onda termica proveniente dall’esterno riemerge dalla
faccia interna della parete può consentire di avere ambienti con involucri ancora freschi quando
all’esterno si ha il massimo dell’irraggiamento solare o della temperatura dell’aria

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L’INERZIA TERMICA

L’inerzia termica legata al fenomeno conduttivo è capace di :


ƒmitigare le oscillazioni di temperatura nell’ambiente
ƒrealizzare migliori condizioni di benessere
ƒlimitare i costi di installazione e di gestione degli impianti

Infatti, il valore massimo della potenza termica richiesta per la


climatizzazione estiva può essere ridotto sfasando in modo
adeguato gli istanti in cui il carico termico per ventilazione e
quello per trasmissione raggiungono i rispettivi picchi giornalieri

E’ possibile così evitare che all’interno accada quanto avviene all’esterno, ossia la presenza, quasi
contemporanea della massima insolazione e del valore più alto della temperatura dell’aria

Con un valore del carico massimo di raffreddamento più basso, sarà necessario dimensionare un
impianto con taglia e costo sicuramente inferiori e che avrà inoltre un migliore rendimento energetico

L’esperienza infatti insegna che costringere le apparecchiature ad erogare una potenza molto più
bassa del loro valore nominale, anche mediante il migliore degli impianti di regolazione, induce delle
perdite tanto più grandi quanto maggiore è la differenza tra la potenza massima erogabile e quella
effettivamente da erogare

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RIFERIMENTI NORMATIVI

L’importanza dell’inerzia termica è evidenziata anche dalla recente normativa nazionale sul
rendimento energetico nell’edilizia (D.Lgs. 192/05 - 311/06), emanata in attuazione della direttiva
2002/91/CE
In particolare il punto 9 dell’Allegato L, riguardante il regime transitorio per la prestazione energetica
degli edifici, impone la
“Verifica, in tutte le zone climatiche, ad esclusione della F, per le località nelle quali il valore medio
mensile dell’irradianza sul piano orizzontale, nel mese di massima insolazione estiva sia maggiore
o uguale a 290 W/m2, che il valore della massa superficiale delle pareti opache sia superiore a 230
kg/m2”

“Gli effetti positivi che si ottengono con il rispetto dei valori di massa superficiale delle pareti
opache - precedentemente indicati - possano essere raggiunti, in alternativa, con l’utilizzo di
tecniche e materiali, anche innovativi, che permettano di contenere le oscillazioni della temperatura
degli ambienti in funzione dell’andamento dell’irraggiamento solare”

“In tal caso deve essere prodotta una adeguata documentazione e certificazione delle tecnologie e
dei materiali che ne attesti l’equivalenza con le predette disposizioni”

La questione riguarda un gran numero di località, come illustrato nella tabella seguente

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RIFERIMENTI NORMATIVI

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RIFERIMENTI NORMATIVI

Una massa di 230 kg/m2 corrisponde a quella di una moderna


parete perimetrale di tipo leggero, ad esempio in blocchi
intonacati di laterizio forato o di calcestruzzo con inerti porosi

L’esperienza diretta ci fa però riconoscere che nelle moderne


abitazioni non si avvertono quasi per nulla quei benefici legati
al ritardo dell’onda termica, e che ognuno di noi ha sperimen-
tato all’interno di ambienti delimitati da murature piene, ovvia-
mente molto più pesanti di 230 kg/m2

Inoltre non basta indicare la massa e la trasmittanza di una


parete per definire univocamente il ritardo con cui l’onda
termica si presenta sulla faccia interna

Nonostante ciò, va almeno riconosciuto al legislatore il merito di avere citato gli effetti positivi del-
l’inerzia termica delle pareti, anche se sarebbe stato più corretto parlare di ritardo e di attenuazione
dell’onda di temperatura

Diverse Amministrazioni Comunali hanno già inserito tra le misure di incentivazione al risparmio
energetico, contenute nei loro regolamenti edilizi, i valori minimi obbligatori dello sfasamento del-
l’onda termica, in genere compresi tra 8 e 10 ore

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RIFERIMENTI NORMATIVI

La norma UNI EN ISO 13786 (maggio 2008)


“Prestazione termica dei componenti per edilizia
Caratteristiche termiche dinamiche Metodi di calcolo”

contiene una procedura per il calcolo del fattore di decremento,


del suo ritardo e delle capacità termiche riferite alle due facce
della parete

La procedura ipotizza che le temperature e i flussi termici


abbiano la forma di sinusoidi che, attraversando la parete,
subiscono una attenuazione ed uno sfasamento

Per calcolare le caratteristiche termiche dinamiche è necessario


procedere al prodotto di matrici di numeri complessi

Il fattore di decremento è definito come il rapporto tra il modulo della trasmittanza termica periodica
e la trasmittanza in condizioni stazionarie della parete
La trasmittanza termica periodica è una quantità complessa definita come il rapporto tra l’ampiezza
complessa della densità di flusso termico entrante nella faccia esterna e l’ampiezza complessa della
temperatura dell’aria interna
Il ritardo del fattore di decremento è calcolato come il rapporto tra l’argomento della trasmittanza
termica periodica e la pulsazione della funzione sinusoidale

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RIFERIMENTI NORMATIVI

La norma evidenzia che il periodo delle funzioni sinusoidali influenza i risultati, però non indica
per esso alcun valore da adottarsi per i calcolo

Vengono solo indicati come periodi di tempo, definiti pratici, quelli di un’ora, un giorno, una settima
e un anno

La determinazione dei parametri di trasmissione termica dei componenti opachi è affrontato con
identico approccio nell’Appendice A della norma

UNI 10375 “Metodo di calcolo della temperatura interna estiva degli ambienti”

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IL REGIME SINUSOIDALE

L’approccio adottato nelle norme UNI si basa su una


schematizzazione troppo semplice

Infatti, se da un lato si può accettare che i parametri


ambientali esterni abbiano un andamento giornaliero
quasi periodico, con durata di 24 ore, ben più difficile
è sostenere che una semplice sinusoide raffiguri il loro
andamento temporale

Come insegna lo sviluppo in serie di Fourier, e possibile


rappresentare in modo adeguato con delle sinusoidi un
fenomeno periodico, a patto però di fare uso di un suffi-
ciente numero di componenti armoniche

Per sapere quale sia il numero adatto di componenti


armoniche da usare è necessario conoscere quale
ruolo svolge la frequenza nel fenomeno della con-
duzione termica

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IL REGIME SINUSOIDALE

Per affrontare lo studio della conduzione in regime dinamico è necessario risolvere la celebre
equazione di Fourier

valida per un mezzo omogeneo ed isotropo, con diffusività termica α , in assenza di generazione
interna di calore

Nell’ipotesi semplificativa di flusso termico monodimensionale, ossia per una parete piana
indefinita di spessore costante, l’equazione di Fourier diviene

per la quale proviamo a ricavare, in modo semplice, una soluzione particolare facendoci guidare
dall’intuito fisico

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IL REGIME SINUSOIDALE
Supponiamo che sulla faccia di entrata della parete,
ossia per x=0, la temperatura vari con la legge

in cui è la pulsazione e P è il periodo

E’ ragionevole pensare che in ogni punto interno alla


parete la temperatura oscilli seguendo il ritmo della
faccia esterna e che l’ampiezza delle oscillazioni vada
decrescendo man mano che si penetri nella parete

In corrispondenza della profondità x , la temperatura assumerà la seguente espressione

in cui l’ampiezza e lo sfasamento dipendono dalla profondità

Sostituendo Tx nell’equazione di Fourier ed imponendo, nella relazione così ricavata, l’annullarsi dei
coefficienti dei termini in seno e coseno, che sono comparsi in seguito alle derivazioni, si perviene
alle seguenti equazioni

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IL REGIME SINUSOIDALE

L’integrale generale della prima equazione ha la forma

in cui le quantità M e N si ricavano ponendo le seguenti condizioni al contorno:

( strato semi-infinito )

da cui si ricava :

Sostituendo poi l’espressione di B(x) nella seconda delle due equazioni, si ottiene

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IL REGIME SINUSOIDALE

In conclusione si ha

che bene illustra come le oscillazioni rapide vengano attenuate e ritardate di più di quelle lente

Per la linearità dell’equazione di Fourier, se immaginiamo che l’onda


di temperatura in entrata alla parete sia periodica e scomposta in un
numero rappresentativo di componenti armoniche, l’andamento
dell’onda di temperatura in corrispondenza di una data profondità si
potrà ricavare sommando, per le varie armoniche, i termini calcolati
con l’equazione precedente

Poichè, man mano che si penetra nella parete, le oscillazioni più


rapide vanno estinguendosi, una volta raggiunta una certa profondità,
l’onda di temperatura sarà praticamente sinusoidale, cioè ridotta alla
fondamentale di periodo 24 ore

L’osservazione è giusta ma la profondità a cui accade quanto affermato dipende non solo dalla
frequenza ma anche dalla diffusività del mezzo

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IL REGIME SINUSOIDALE
Nella tabella sono riportati, per alcune pareti aventi uno spessore di 30 cm, costruite con comuni
materiali da costruzione e coibentate come previsto dal D.Lgs. 311/06, i calcoli relativi ad onde
sinusoidali di periodo pari a 6, 12 e 24 ore

In particolare è indicato il ritardo e il rapporto percentuale tra l’ampiezza dell’onda di temperatura


sulla faccia interna e l’ampiezza dell’onda di temperatura dell’aria esterna in regime estivo

Sono anche riportati i calcoli ottenuti usando i dati di temperatura aria-sole tipici di una giornata
estiva rappresentata attraverso un’analisi di Fourier a 120 armoniche

U Massa Rapporto d'ampiezza (%) Sfasamento (ore)


Muratura intonacata in
W/mq °C kg/mq 6 ore 12 ore 24 ore 120 arm. 6 ore 12 ore 24 ore 120 arm.
Blocchi Laterizi forati 0,40 252 0,17 0,79 2,20 1,86 19,2 12,6 8,6 6,8
Blocchi forati CLS con arg.
0,40 252 0,09 0,54 1,75 1,48 20,5 13,6 10,0 8,3
esp.
Tavelle tufo 0,41 272 0,34 1,21 2,79 2,43 15,7 11,2 6,6 5,1
Tavelle arenaria calcarea 0,41 472 0,09 0,39 1,29 1,07 19,2 12,4 9,4 7,7

Nonostante l’attenuazione subita, le sinusoidi a 6 e a 12 ore hanno ampiezze ancora confrontabili


con quella della fondamentale e quindi trascurare il loro contributo corrisponde a deformare in mo-
do sostanziale la forma dell’onda di temperatura sulla faccia interna della parete
Inoltre gli sfasamenti variano sensibilmente con il periodo e in modo piuttosto imprevedibile

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L’INTEGRAZIONE DELL’EQUAZIONE DI FOURIER

Per avere dei risultati attendibili sul comportamento dinamico di una parete e sugli effetti della
sua inerzia termica è necessario affrontare in termini più generali l’integrazione dell’equazione
di Fourier
La soluzione dell’equazione di Fourier che, con facilità, abbiamo trovato è esatta dal punto di
vista matematico ma si basa su ipotesi poco realistiche, ossia :
ƒspessore semi-infinito della parete
ƒtemperatura sinusoidale sulla faccia di entrata
Ne abbiamo fatte, in realtà, anche altre, molto più accettabili :
ƒparete piana indefinita
ƒspessore costante
ƒmezzo isotropo e omogeneo
ƒdiffusività del materiale costante
E’ facile trovare sui testi di Trasmissione del calore le soluzioni a casi relativi a condizioni al
contorno molto particolari e a segnali di ingresso descritti da semplici funzioni analitiche

Molto più complesso è invece affrontare il problema nelle ipotesi più realistiche di una parete,
di spessore finito, composta da diversi strati e che abbia scambi radiativi e convettivi per
effetto di variazioni di temperatura descritte da una qualsiasi successione di dati numerici
Come vedremo, è possibile arrivare a definire l’espressione della soluzione matematica esatta ma
il calcolo di essa sarà sempre approssimato, qualunque sia il metodo di integrazione adottato

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METODI PER L’INTEGRAZIONE DELL’EQUAZIONE DI FOURIER


Volendo fare una prima classificazione dei metodi per l’integrazione dell’equazione di Fourier,
possiamo distinguerli in :
ƒmetodi analitici
ƒmetodi numerici

La distinzione è solo nell’approccio iniziale perchè tutti i metodi in realtà fanno uso sia di procedure
analitiche, sia di tecniche numeriche

Le approssimazioni che inevitabilmente affetteranno i risultati sono dovute :


ƒalla necessità di interpolare i dati di ingresso, temporalmente discreti
ƒalla impossibilità pratica di calcolare la soluzione esatta dell’equazione di Fourier

Tralasciando alcuni metodi, abbastanza conosciuti, ma che hanno un campo di applicazione meno
generale, concentreremo la nostra attenzione sulle tecniche note come :
ƒmetodo della trasformata di Laplace
ƒmetodo della Z-trasformata
ƒmetodo armonico o in regime periodico
ƒmetodo agli elementi finiti
ƒmetodo alle differenze finite

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METODI PER L’INTEGRAZIONE DELL’EQUAZIONE DI FOURIER


I primi tre metodi sono di tipo analitico e prevedono i seguenti passi principali :
1) rappresentazione dei dati di ingresso come somma di funzioni elementari
2) risoluzione dell’equazione di Fourier mediante operatori matematici
3) individuazione, in forma matriciale, delle funzioni di trasferimento dello strato termico
elementare
4) determinazione delle proprietà della parete attraverso il prodotto delle matrici contenenti le
proprietà dei singoli strati
5) determinazione delle grandezze d’uscita in corrispondenza dei segnali di ingresso elementari
6) calcolo degli andamenti delle grandezze d’uscita in corrispondenza dei dati di ingresso discreti
sfruttando la linearità del sistema e quindi la sovrapposizione degli effetti

Gli altri due metodi sono considerati numerici e prevedono:


1) la discretizzazione dello spazio interessato al fenomeno propagatorio
2) la definizione di legami spazio-temporali che rendano stabile la soluzione numerica
3) la risoluzione locale dell’equazione di Fourier senza l’uso di operatori matematici
4) la costruzione di un sistema di equazioni il cui numero è correlato al numero di discretizzazioni
spaziali operate
5) la risoluzione del sistema di equazioni attraverso i metodi dell’algebra numerica

Tutti i metodi utilizzano procedure che vanno ripetute più volte e che quindi possono essere
vantaggiosamente implementate su computer

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METODI PER L’INTEGRAZIONE DELL’EQUAZIONE DI FOURIER

I metodi analitici consentono di:


ƒeseguire, una volta per tutte, la parte più laboriosa del metodo, ossia il calcolo dei parametri
legati alla natura fisica della struttura termica
ƒcalcolare poi, in modo rapido, solo l’andamento delle grandezze di uscita i corrispondenza dei
dati di ingresso scelti
ƒvalutare le temperature e i flussi in ogni punto all’interno del sistema modellato

Non è invece possibile :


ƒassumere la variabilità dei coefficienti di scambio termico e delle proprietà termo-fisiche dei
materiali
ƒdescrivere i comportamenti fisici che seguono leggi non lineari
ƒaffrontare i problemi riguardanti la trasmissione del calore in due o tre dimensioni

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METODI PER L’INTEGRAZIONE DELL’EQUAZIONE DI FOURIER

Al contrario, con i metodi numerici è possibile :


ƒdescrivere i comportamenti fisici che seguono leggi non lineari
ƒconsiderare la variabilità dei coefficienti di scambio termico e delle proprietà termo-fisiche dei
mezzi
ƒaffrontare i problemi riguardanti la trasmissione del calore in due o tre dimensioni

Però è necessario:
ƒoperare discretizzazioni spaziali costituite da numeri estremamente elevati di intervalli
ƒrispettare le limitazioni imposte dai criteri di stabilità della soluzione e ciò non sempre consente
di valutare le temperature e i flussi in qualunque punto della struttura termica
ƒeseguire l’intera procedura di calcolo, o gran parte di essa, ogni volta che vengono cambiate le
grandezze di ingresso

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METODO DELLA TRASFORMATA DI LAPLACE

La trasformata di Laplace è un algoritmo di uso comune nella soluzione delle equazioni differenziali

Data una funzione del tempo f(t), definita per 0≤ t <∞ , la sua trasformata di Laplace F(s) vale

Sono molto utili le trasformate di funzioni discontinue che iniziano in un dato istante, essendo state
prima nulle

Le più semplici sono :

Gradino unitario

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METODO DELLA TRASFORMATA DI LAPLACE

Rampa lineare

Accade nella pratica che le funzioni di ingresso siano


formate da una successione di valori numerici noti in
corrispondenza solo in alcuni istanti, magari perche
ottenuti da misurazioni

Queste funzioni sono dette campionate e l’intervallo di


tempo tra un valore e l’altro, si chiama intervallo di cam-
pionamento

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METODO DELLA TRASFORMATA DI LAPLACE

Per potere usare dei segnali di ingresso campionati, la prima cosa da fare consiste nell’interpolare
i dati in modo da “riempire” l’aerea sottesa dal loro diagramma

Se non si facesse tale operazione il sistema termico di cui vogliamo calcolare la risposta, presume-
rebbe che, tra un campionamento ed il successivo, non esiste alcun il segnale e, poichè l’area sottesa
dai soli dati campionati è nulla, anche i flussi di energia ad essi associati sarebbero nulli

Utilizzando un treno di gradini, di ampiezza adeguata,


ritardati dell’intervallo di tempo che passa tra un dato e il
successivo, è possibile ottenere una interpolazione
costituita da una gradinata che va salendo o scendendo
secondo l’andamento dei dati

L’ampiezza di ciascuno dei gradini che formano la gradinata


deve essere pari alla differenza tra il dato attuale e quello
precedente

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METODO DELLA TRASFORMATA DI LAPLACE

La stessa cosa può essere fatta impiegando un treno di


rampe lineari, ciascuna opportunamente ritardata nel tempo,
ed il risultato sarà l’interpolazione lineare dei dati

In questo caso l’ampiezza di ciascuna rampa deve essere pari


alla differenza tra il coefficiente angolare del tratto corrente e
quello del tratto che lo precede

Combinando opportunamente i vari tipi di


segnali elementari, è possibile creare modi
di interpolazione che impiegano impulsi
rettangolari, triangolari, parabolici e così
via

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METODO DELLA TRASFORMATA DI LAPLACE

Per una funzione come la temperatura T(x,t), avente trasformata θ(x,s), valgono le seguenti
proprietà

Usando la trasformata di Laplace, l’equazione di Fourier diviene

avendo supposto la temperatura ovunque nulla all’istante iniziale

L’integrale generale dell’equazione ha la forma

in cui

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METODO DELLA TRASFORMATA DI LAPLACE

Il flusso termico è

Ovvero, usando l’espressione dell’integrale generale, si ha

Ponendo le condizioni

si ricavano le relazioni

i cui coefficienti hanno le seguenti espressioni

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METODO DELLA TRASFORMATA DI LAPLACE


Pertanto, chiamando θe e φe le trasformate delle temperature e dei flussi, sulla faccia con x=0, e
θi e φi le trasformate delle temperature e dei flussi sulla faccia con x=L , si può scrivere

θe θi
|M | è la matrice di trasmissione dello strato ed i flussi φi e
φe sono positivi se orientati in accordo con l’asse x

Per la simmetria dello strato, i parametri della matrice di


ϕe ϕi trasmissione godono della proprietà

grazie alla quale si può anche scrivere


0 L x

che vale mantenendo quanto detto sui segni di φi e φe

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METODO DELLA TRASFORMATA DI LAPLACE

Se la parete è costituita da più strati, e sono trascurabili le resistenze termiche di contatto tra uno
strato e l’altro, è possibile scrivere

in cui il prodotto delle matrici va eseguito partendo


θe θi sempre dallo strato a cui si riferiscono le quantità
θ e φ indicate nel primo membro dell’equazione
(in questo caso: i → e)
1 2 3 n
ϕe ϕi Inoltre, se le temperature Ti e Te sono quelle dei
fluidi che circondano la parete si ha

0 L x

avendo indicato con Ri e Re le resistenze termiche di convezione sulle facce della parete

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METODO DELLA TRASFORMATA DI LAPLACE


Se invece lo strato generico è stato descritto dalle relazioni

si avrà

in cui la matrice di trasmissione |Np| si ottiene invertendo nel prodotto l’ordine degli strati rispetto
a quello seguito per calcolare la |Mp| (in questo caso: e → i)

Poichè in genere la parete non è termicamente simmetrica, la matrice |Mp| non è uguale alla |Np|

E’ facile verificare che i parametri della matrice di trasmissione della parete godono della proprietà

Per trovare le soluzioni nel dominio del tempo e opportuno riscrivere nella forma seguente le
espressioni delle trasformate di Qi e Qe

Le quantità che mettono in relazione le trasformate dei segnali di uscita con quelle dei segnali di
ingresso sono grandezze proprie ed identificative del sistema, dette funzioni di trasferimento

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METODO DELLA TRASFORMATA DI LAPLACE


Consideriamo il caso generale di un sistema sollecitato da un segnale di ingresso i(t) che produca
un segnale di uscita u(t) e siano I(s) e U(s) le rispettive L-trasformate

in cui la funzione di trasferimento G(s) è posta in forma di rapporto

Per la linearità del sistema, se rappresentiamo le grandezze discrete di ingresso per mezzo di un
treno di gradini, o di rampe, è possibile costruire la risposta del sistema sommando le risposte
relative a ciascuno dei segnali elementari di cui è composto il treno

Sostituendo le trasformate del gradino e della rampa, si ha

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METODO DELLA TRASFORMATA DI LAPLACE


Conoscendo le radici di D(s), le risposte U(s) possono essere poste sotto la forma

in cui pi é il generico polo della funzione di trasferimento, ossia la radice del denominatore D(s),
e ri il corrispondente residuo, mentre C0 e C1 sono i residui dei poli nell’origine, di molteplicità
singola o doppia, introdotti dal segnale di ingresso

Per la natura delle funzioni trascendenti che compaiono nei coefficienti della matrice di trasmissione,
le radici della funzione di trasferimento sono in numero infinito e giacciono tutte sulla parte negativa
dell’asse reale

Di conseguenza, applicando le regole per antitrasformare, si ricava

Le risposte a gradini o a rampe, di ampiezza non unitaria, si ottengo semplicemente moltiplicando


le relazioni precedenti per la rispettiva ampiezza dei segnali

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METODO DELLA TRASFORMATA DI LAPLACE


Le radici del denominatore della funzione di trasferimento possono essere trovate con un metodo
iterativo utilizzando il calcolo automatico

Per fare ciò è necessario porre nei coefficienti della matrice di trasmissione
ottenendo in tal modo che essi diventino funzioni reali della variabile reale δ
I poli pi sono propri della struttura termica studiata e non dipendono dal segnale di ingresso essendo
le radici del denominatore della sola funzione di trasferimento

I residui si calcolano con le seguenti formule

gradino :

rampa :

dove

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METODO DELLA TRASFORMATA DI LAPLACE


Osservando le risposte temporali ai segnali elementari si vede che, dovendo esse essere nulle
all’istante iniziale t=0 , deve valere

mentre, poichè potremo usare solo Ni degli infiniti poli, sarà in generale

e questo comporta, fin dall’stante iniziale, uno scarto costante nella risposta che si propagherà su
tutto il treno di risposte elementari

Lo scarto, che all’inizio mostra di ridursi rapidamente al crescere del numero dei poli, tende poi ad
attenuarsi con estrema lentezza, anche aumentando notevolmente Ni

Ciò rende problematico decidere quanti poli impiegare e in pratica si è costretti ad optare per alcune
centinaia, se non addirittura per le migliaia

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METODO DELLA TRASFORMATA DI LAPLACE


Per annullare lo scarto e dare senso fisico alla risposta che, altrimenti, all’istante iniziale partirebbe
da un valore non nullo, è opportuno calcolare i residui come

rispettivamente, per il gradino e per la rampa

Ai vari istanti di calcolo la risposta della parete avrà la seguente forma

essendo per il gradino

dove i [mΔ] è il valore del segnale discreto di ingresso all’istante mΔ

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METODO DELLA TRASFORMATA DI LAPLACE


Per la rampa si ha

Come mostrato dalle relazioni precedenti, al crescere del tempo, il calcolo dell’uscita diviene sempre
più complesso a causa dell’annidarsi delle sommatorie ognuna delle quali contiene centinaia di
termini

Per questi motivi, il metodo ha avuto scarse applicazioni pratiche ma è servito di base per lo sviluppo
del metodo della Z-trasformata

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METODO DELLA Z-TRASFORMATA


Per i segnali discreti, la Z-trasformata svolge lo stesso ruolo che ha la trasformata di Laplace per i
segnali non discreti

Data una funzione f(t), definita per t ≥0, di cui sono noti i valori f(nΔ) in corrispondenza ad un
campionamento di intervallo temporale Δ , la sua Z-trasformata è

in cui z è una variabile complessa

Utilizzeremo le Z-trasformate delle seguenti funzioni

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METODO DELLA Z-TRASFORMATA

La procedura di seguito illustrata è quella indicata da Mitalas, l’ideatore del Transfer Function
Method proposto dall’ASHRAE per il calcolo dell’heat gain di una parete

Si tratta di una procedura che sarebbe considerata


anomala dai matematici perché non usa il cosiddetto
interpolatore, ossia un generatore di impulsi, di varie
forme (rettangolari, triangolari, parabolici, etc.), il cui
compito è quello di ricostruire la funzione di ingresso
campionata

Nel caso di impulsi triangolari, l’interpolatore sarebbe


formato da tre rampe sfalsate nel tempo e consentirebbe
una interpolazione lineare del segnale di ingresso
Mitalas impiega una sola rampa, e anche se questo non
spiega molto chiaramente il senso fisico dell’operazione,
di fatto riduce di due terzi la complessità della procedura

Il confronto tra i risultati ottenuti con la procedura di


Mitalas e quella matematicamente rigorosa, non giustifica
la maggiore complessità dovuta all’uso dell’interpolatore

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METODO DELLA Z-TRASFORMATA

Nel dominio della L-trasformata, se un sistema con funzione di trasferimento G(s), è sollecitato da
una segnale di ingresso I(s), esso produce una uscita pari a

Nel dominio della Z-trasformata questa relazione si scrive

e pertanto la funzione di trasferimento è pari a

A differenza della G(s), che dipende esclusivamente dalle proprietà del sistema, la H(z) risente
anche del segnale di ingresso

Nel dominio della Z-trasformata lo stesso sistema può avere una diversa funzione di trasferimento
per ognuno dei segnali di ingresso impiegati

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METODO DELLA Z-TRASFORMATA

Abbiamo visto che un sistema sollecitato da una rampa lineare presenta la risposta

che, per mera sostituzione, nel dominio della Z-trasformata si scrive

per cui

ovvero

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METODO DELLA Z-TRASFORMATA

Se scriviamo la funzione di trasferimento in forma di rapporto

si ricava

in cui, ponendo si ha

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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METODO DELLA Z-TRASFORMATA

Poichè si ha

e O(z) può essere determinato usando la risposta temporale O(t) del sistema, già ottenuta mediante
l’antitrasformata di Laplace

Avremo pertanto

essendo

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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METODO DELLA Z-TRASFORMATA

Sostituendo nell’espressione del numeratore si ha

che, sviluppando ed ordinando, diviene

La funzione di trasferimento assume la nota forma di rapporto di polinomi

A differenza dei residui della risposta calcolata con la trasformata di Laplace, i coefficienti del
numeratore e del denominatore tendono ad estinguersi molto rapidamente al crescere del loro
ordine tanto che, nella pratica, se ne impiegano meno di una decina

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METODO DELLA Z-TRASFORMATA

In analogia a quanto visto per la L-trasformata, anche in questo caso si può scrivere

in cui le funzioni di trasferimento

si calcolano applicando il procedimento visto alle varie funzioni di trasferimento espresse nel
dominio della variabile di Laplace

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METODO DELLA Z-TRASFORMATA

Sostituendo inoltre

e ponendo

il flusso di calore Qi può essere calcolato con la formula ricorsiva riportata nel manuale ASHRAE

noti che siano le temperature, fino all’istante corrente nΔ, e il flusso sulla faccia interna fino
all’istante (n-1)Δ

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METODO DELLA Z-TRASFORMATA

Col metodo della Z-trasformata è possibile precalcolare i coefficienti delle funzioni di trasferimento
e, in un secondo tempo, costruire il segnale di uscita legato al particolare andamento dei dati in
ingresso

Evidentemente ciò è valido solo se nessuno dei parametri termo-fisici che sono coinvolti nel
problema studiato si modifica nel tempo

A differenza della soluzione trovata con la L-trasformata, con questo metodo l’uscita è una funzione
discreta nota solo in corrispondenza degli istanti di campionamento

L’ampiezza dell’intervallo di campionamento influenza i coefficienti delle funzioni di trasferimento

In particolare aumentando l’ampiezza dell’intervallo di campionamento è possibile ridurre il numero


di coefficienti che è necessario impiegare

Molta cura va comunque posta nella scelta del numero dei coefficienti che in genere deve essere
tanto più alto quanto più grande è l’inerzia termica della la struttura studiata

Un troncamento troppo anticipato dei coefficienti porta a risultati affetti da errori inaccettabili

D’altro canto un numero eccessivamente grande di coefficienti appesantisce la procedura iterativa


per il calcolo della riposta del sistema

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METODO ARMONICO O IN REGIME PERIODICO

Questo metodo richiede la condizione che le grandezze di ingresso siano periodiche

Non si tratta in realtà di una grossa limitazione perchè nella


tecnica progettuale degli impianti di condizionamento è usuale
ricorrere all’uso di un giorno tipo, rappresentativo di un dato
mese, e supporre che esso si ripeta, sempre uguale, per tutto il
mese considerato

Sappiamo che una funzione periodica, di periodo P, può essere


sviluppata in serie di Fourier

Quando la funzione è discreta, ed è conosciuta in N istanti in cui è stato suddiviso il periodo, essa
può essere approssimata mediante la serie finita di Fourier

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METODO ARMONICO O IN REGIME PERIODICO

I coefficienti della serie finita di Fourier si calcolano con le formule

La funzione può essere posta anche sotto la forma

essendo

e pertanto, per la sovrapposizione degli effetti, lo studio del problema può essere ricondotto a
quello del semplice regime sinusoidale

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METODO ARMONICO O IN REGIME PERIODICO

L’equazione di Fourier viene risolta mediante l’operatore e jωt, ovvero impiegando quello che nel-
l’analisi delle reti elettriche è noto come metodo simbolico

Si tratta di supporre che, per ogni generica armonica di pulsazione ω, il segnale di ingresso sia la
parte immaginaria del più generale segnale

che, durante la propagazione, verrà attenuato e sfasato divenendo

Osservando che è

l’equazione di Fourier diviene

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METODO ARMONICO O IN REGIME PERIODICO

L’integrale generale dell’equazione precedente è

con

Il flusso termico è

Ponendo le condizioni

si ricavano le relazioni

in cui il termine ejωt può elidersi, ricordando però che è sempre parte integrante dei segnali

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METODO ARMONICO O IN REGIME PERIODICO

I coefficienti delle relazioni precedenti hanno le espressioni

formalmente simili a quelle trovate con il metodo della trasformata di Laplace

Pertanto, chiamando Te e Qe le temperature ed i flussi, sulla faccia con x=0, e Ti e Qi le temperature


ed i flussi sulla faccia con x=L , si può scrivere

Te Ti
|M | è la matrice di trasmissione dello strato ed i flussi Qi e Qe
sono positivi se orientati in accordo con l’asse x

Qe Qi
Sostituendo

i coefficienti assumono la forma con cui compaiono nella


0 L x norma UNI EN ISO 13786

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METODO ARMONICO O IN REGIME PERIODICO

I parametri della matrice di trasmissione godono della proprietà grazie alla quale
si può anche scrivere

sempre mantenendo quanto detto sui segni di Qi e Qe

Se la parete è costituita da più strati, e sono trascurabili le resistenze termiche di contatto tra uno
strato e l’altro, è possibile scrivere

in cui il prodotto delle matrici va eseguito partendo


Te Ti sempre dallo strato a cui si riferiscono le quantità T e
Q indicate nel primo membro dell’equazione
(in questo caso : i → e)
1 2 3 n
Qe Qi

0 L x

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METODO ARMONICO O IN REGIME PERIODICO

Inoltre, se le temperature Ti e Te sono quelle dei fluidi che circondano la parete si ha

indicando con Ri e Re le resistenze di convezione della parete

Se invece lo strato generico è stato descritto dalle relazioni

si avrà

in cui la matrice di trasmissione |Np| si ottiene invertendo l’ordine degli strati rispetto a quello
seguito per calcolare la |Mp| (in questo caso: e → i)

Poichè in genere la parete non è termicamente simmetrica, la matrice |Mp| non è uguale alla |Np|

I parametri della matrice di trasmissione della parete godono però della proprietà

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METODO ARMONICO O IN REGIME PERIODICO

Per le ipotesi in cui è valida la soluzione trovata, i segnali di ingresso sinusoidali, corrispondenti
alle varie armoniche

devono essere pensati come la parte immaginaria di

nei calcoli, però, il fattore ejωt può essere omesso, trattando θ come un semplice numero complesso

Una volta ottenuto il segnale di uscita cercato γ, anch’esso nella forma di numero complesso

in cui

esso va nuovamente moltiplicato per ejωt

e di questo va presa la sola parte immaginaria che costituisce la soluzione per la generica armonica
di pulsazione ω

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METODO ARMONICO O IN REGIME PERIODICO

Sommando fra loro le risposte ottenute per le varie armoniche, ed aggiungendo il termine relativo
alla componente di pulsazione nulla (condizioni stazionarie), si ottiene la risposta al segnale di
ingresso di cui inizialmente è stata fatta la scomposizione nella serie finita di Fourier

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METODO AGLI ELEMENTI FINITI

Il metodo agli elementi finiti è basato su una tecnica di risoluzione delle equazioni differenziali nota
come metodo dei residui pesati

Una equazione differenziale come quella di Fourier

all’istante t generico, risulta ovviamente verificata, lungo tutto lo strato di spessore L, ponendo per
T(x,t) la sua soluzione esatta T*

Essa presenta in tal caso un residuo R(T*,x) che è nullo

Al contrario, per una soluzione approssimata T≠T* sarà sempre

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METODO AGLI ELEMENTI FINITI

Cerchiamo allora una funzione W(x), correttiva della soluzione approssimata T, che sia capace di
minimizzare il residuo lungo tutto il campo di esistenza della soluzione cercata

la funzione W(x) si chiama peso e l’integrale dovrà annullarsi per qualunque istante t

Scegliamo per la soluzione approssimata la seguente espressione

e suddividiamo lo spessore L in n elementi di estremi xi e xi+1 definiti rispetto ad un sistema di


coordinate fisso
L
Supponendo noti, ad un certo istante t, i valori della temperatura
in corrispondenza degli estremi degli elementi, costruiamo per
interpolazione la soluzione approssimata T(x,t) all’interno del
e1 e2 e3 en-1 en generico elemento ei
x1 x2 x3 xn-1 xn xn+1

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METODO AGLI ELEMENTI FINITI


Sono possibili tutti i tipi di interpolazione, anche se le più semplici sono quelle polinomiali ed in
particolare l’interpolazione lineare
T2
in cui i coefficienti α1 e α2 variano con l’elemento
T1
All’interno del generico elemento, avente ai suoi estremi le tempe-
rature T1 e T2 , l’interpolazione lineare può essere eseguita usando
l’espressione
ei
xi xi+1
x=0 x=di
in cui, se la variabile x è definita localmente, ossia solo all’interno
N1(x) N2(x) dell’elemento di lunghezza di , si ha

ei Ovviamente ogni Ti(x,t) è definita, ed è diversa da zero solo, all’in-


1 di 2 terno del proprio elemento ei
x=0 x=di
Assumiamo pertanto per la soluzione approssimata la forma

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METODO AGLI ELEMENTI FINITI


Per ottenere l’annullamento dell’integrale del residuo pesato

procederemo suddividendo l’integrale nelle parti relative ai vari elementi ei , e quindi imporremo
l’annullarsi di ogni integrale elementare

N1(x) N2(x) Poichè integreremo con riferimento al singolo elemento, è utile


rappresentare la funzione Ti(x,t) usando un sistema di riferimen-
to, chiamato locale naturale, al quale si può passare tramite la
1
relazione
ei
1 di 2
x =0 x =di
con
N1( ) N2( )

ei
=-1 di =1
xi xi+1

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METODO AGLI ELEMENTI FINITI


Procediamo all’integrazione del residuo pesato

L’ultimo integrale può essere risolto per parti

ossia, essendo

si ha

che è chiamata una espressione “debole” del problema perchè contiene solo le derivate prime

Per comodità riscriviamo l’espressione nel modo seguente

avendo indicato con P1 , P2 , P3 le tre parti che compongono il secondo membro

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METODO AGLI ELEMENTI FINITI


Come già detto calcoleremo gli integrali spezzando l’intervallo (0 , L) in corrispondenza agli n
elementi ei ed imporremo l’uguaglianza a zero in tutti i sottointervalli in cui abbiamo suddiviso
l’intervallo (0 , L)

Ovvero, per ogni 1 ≤ i ≤ n dovrà essere

Poiché integriamo solo all’interno di ogni elemento, è possibile sostituire alla

l’espressione

poichè è l’unica diversa da zero all’interno dell’elemento generico ei

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METODO AGLI ELEMENTI FINITI


Per l’arbitrarietà nella scelta della funzione W(x), imponiamo che per ogni elemento sia

Pertanto, per ogni elemento ei , devono verificarsi entrambe le seguenti relazioni

e ciò genera un numero di equazioni pari a 2n che dovranno annullarsi tutte contemporaneamente

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METODO AGLI ELEMENTI FINITI

Sviluppiamo la prima parte Pi1 dell’integrale del residuo pesato, passando al sistema locale naturale

E’ facile verificare che il risultato dell’integrazione è

Ovvero la forma matriciale sintetica

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METODO AGLI ELEMENTI FINITI

Sviluppiamo la seconda parte Pi2 dell’integrale del residuo pesato, passando al sistema locale naturale

E’ facile verificare che il risultato dell’integrazione è

Ovvero la forma matriciale sintetica

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METODO AGLI ELEMENTI FINITI

Per il terzo termine

bisogna distinguere se si tratta di

- elemento intermedio :

- primo elemento :

- ultimo elemento :

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METODO AGLI ELEMENTI FINITI


Per l’elemento intermedio si ha

che, una volta risolta, fornisce

Ovvero la forma matriciale sintetica

Per il primo elemento, supponendo una condizione al contorno con scambio convettivo

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METODO AGLI ELEMENTI FINITI


si ha

che, una volta risolta, fornisce

ovvero la forma matriciale sintetica

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METODO AGLI ELEMENTI FINITI


Per l’ultimo elemento, supponendo una condizione al contorno con scambio convettivo

si ha

che, una volta risolta, fornisce

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METODO AGLI ELEMENTI FINITI


Ovvero la forma matriciale sintetica

Pertanto, ricomponendo le tre parti dell’integrale

si ricavano tre tipi diversi di equazioni

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METODO AGLI ELEMENTI FINITI


Per il primo elemento

Per il generico elemento intermedio i

Per l’ultimo elemento n

ossia un sistema di 2n equazioni

Con esclusione della T1(t) e della Tn+1(t), tutte le altre Ti(t) compaiono sempre in due equazioni
contigue che possono essere tra loro sommate compattando così il sistema in n+1 equazioni, tante
cioè quante sono le Ti(t)

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METODO AGLI ELEMENTI FINITI


Riscritto più sinteticamente, il sistema assume una forma matriciale del tipo

Chiamiamo tW e tW+1 due istanti di tempo successivi tali che

e descriviamo la temperatura all’interno dell’intervallo , con l’espressione

in cui il parametro θ, variabile tra 0 e 1, è usato per controllare l’accuratezza e la stabilità


dell’algoritmo

Poiché si ha , i vettori delle quantità variabili nel tempo possono riscriversi

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METODO AGLI ELEMENTI FINITI

Sostituendo le precedenti relazioni, il sistema di equazioni può riscriversi

ossia, più sinteticamente

in cui le matrici | A | e | B | contengono dati tutti noti all’istante precedente quello di calcolo

La soluzione potrebbe ottenersi per inversione della matrice del sistema di equazioni

cosa che però è difficile da eseguire per le matrici di grandi dimensioni

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METODO AGLI ELEMENTI FINITI


Attraverso l’impiego di metodi iterativi molto efficienti, l’algebra numerica non lineare è in grado di
risolvere il sistema senza la necessità dell’inversione della matrice

Si tratta di metodi approssimati che, partendo da un’ipotesi di soluzione, iterano la procedura di


calcolo per ottenere stime successive, sempre più precise, della soluzione inizialmente assunta

La convergenza del metodo è normalmente ottenuta calcolando lo scarto tra le iterazioni successive

E’ molto importante osservare che, rispetto alle altre tecniche, il metodo agli elementi finiti impone
il numero minore di ipotesi limitative

In particolare nessun vincolo è posto sulle dimensioni degli elementi e quindi possono usarsi delle
griglie molto fitte, là dove serve maggior dettaglio di informazione, e invece più diradate nelle zone
ritenute meno interessanti

Inoltre le grandezze termo-fisiche significative per il problema, oltre a potere essere differenti per
ogni elemento, non hanno l’obbligo di rimanere costanti passando da un l’intervallo temporale di
calcolo al successivo

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METODO ALLE DIFFERENZE FINITE

Il metodo alle differenze finite si basa sull’impiego dell’espansione in serie di Taylor

Sommando si può ricavare

in cui ε[(δγ)2] è l’errore dovuto al troncamento della serie al termine relativo alla derivata seconda

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METODO ALLE DIFFERENZE FINITE

Troncando lo sviluppo della prima serie al termine


relativo alla derivata prima si ha

Analogamente dalla seconda si ottiene

essendo ε[(δγ)] l’errore dovuto al troncamento della


serie al termine relativo alla derivata prima

Applichiamo le relazioni trovate all’equazione di Fourier

relativamente ad una regione spaziale δx di indice i

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METODO ALLE DIFFERENZE FINITE

Se usiamo la prima forma della derivata prima, otteniamo

che può riscriversi

nota come formulazione esplicita in quanto la temperatura nella regione spaziale, di indice i,
all’istante t+δt è direttamente calcolabile partendo dalla distribuzione della temperatura (campo
termico) all’istante precedente

Osserviamo il coefficiente che moltiplica la T(i,t), ossia la temperatura nella

regione spaziale corrente, all’stante t

Se esso dovesse essere negativo, quanto più calda è la regione spaziale all’stante corrente t, tanto
più fredda diverrebbe all’istante successivo

Ciò darebbe luogo ad una condizione oscillatoria priva di senso fisico e che renderebbe instabile la
soluzione

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METODO ALLE DIFFERENZE FINITE

E’ quindi necessario porre la condizione di stabilità che impone un preciso limite nella

scelta delle discretizzazioni spaziali e di quelle temporali

Se invece usiamo la seconda forma della derivata prima, otteniamo

avendo spostato il tempo più avanti di un δt

L’espressione precedente può essere riscritta

ed è nota come formulazione implicita e che è incondizionatamente stabile

In questo caso, il calcolo della temperatura nella regione spaziale (nodo) corrente all’istante futuro
t+δt richiede anche la conoscenza del campo termico nello stesso istante e ciò comporta la soluzione
contemporanea delle equazioni relative a tutte le altre regioni spaziali

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METODO ALLE DIFFERENZE FINITE

Benchè quello della serie di Taylor sia l’approccio più classico al metodo delle differenze finite,
nella pratica esso riesce di uso difficile

Si preferisce pertanto riscrivere, in termini finiti, l’equazione di bilancio termico da cui è stata ricavata
l’equazione di Fourier

Per il nodo posto sul confine tra due strati A e B della parete, costituiti da materiali diversi, vale la
relazione

essendo

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METODO ALLE DIFFERENZE FINITE

Per i nodi posti sulle facce della parete valgono le relazioni

Per avere le relazioni in forma implicita si deve sostituire t+δt al posto di t nel secondo membro delle
equazioni precedenti

Ogni equazione scritta in forma esplicita viene quindi sommata alla corrispondente espressa in forma
implicita ottenendo così una nuova formulazione che è la media pesata tra lo schema esplicito e quello
implicito e coincide con quello di Crank-Nicolson

Questa formulazione risulta consistente, convergente, stabile e consente anche di usare passi tem-
porali variabili

In forma matriciale il sistema di equazioni assume l’espressione

in cui gli apici si riferiscono a due successivi istanti calcolo tW e tW+1

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METODO ALLE DIFFERENZE FINITE

Per risolvere il sistema di equazioni nodali si possono usare sia i metodi diretti, sia quelli iterativi

Un metodo diretto trova una soluzione in un numero finito di passi computazionali che possono
essere determinati fin dall’inizio

Quando le equazioni non sono lineari, perchè ad esempio alcune proprietà fisiche sono variabili con
la temperatura, è preferibile usare un metodo iterativo basato su un opportuno criterio di convergenza
della soluzione

In questo caso il numero di passi computazionali è legato alle caratteristiche del criterio di conver-
genza e al livello di accuratezza che si intende ottenere

I metodi iterativi vengono spesso usati con sistemi di equazioni sparsi o di cui è nota la capacità di
convergere rapidamente

Poichè il sistema di equazioni che si costruiscono con l’approccio descritto è invariabilmente sparso,
l’impiego di un metodo iterativo è generalmente il più appropriato

In ogni caso queste problematiche esulano dalla nostra materia in quanto appartengono ad una
disciplina matematica chiamata algebra numerica non lineare

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BIBLIOGRAFIA

H.Carlslaw, J.Jaeger “Conduction of heat in solids” Clarendon Press, Oxford

L.Amerio “Elementi di analisi superiore” Tamburini Editore, Milano

E.Jury “Theory and application of the z-transform method” Wiley & Sons, New York

C.Steinmetz “Theory and calculation of alternating current phenomena” McGraw Hill, New York

J.Clarke “Energy simulation in building design” Butterworth Heinemann, Oxford

D.Pepper, J.Heinrich “The finite element method” Taylor & Francis, New York

K.Atkinson “Elementary numerical analysis” Wiley & Sons, New York

L.Hageman, D.Young “ Applied iterative methods” Academic Press, New York

ASHRAE Handbook – Fundamentals, Atlanta

UNI EN ISO 13786, maggio 2008

D.Lgs. 19.8.05, n.192 e D.Lgs. 29.12.06, n.311

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Grazie per
l’attenzione
Prof.Ing. Aldo Orioli
orioli@dream.unipa.it

DREAM
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Viale delle Scienze, Edificio 9,


90128 Palermo

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