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RIVOLUZIONI PASSIVE
IN AMERICA LATINA
Massimo Modonesi
Nel primo lustro del 2000 si è prodotta in America La- rendaria per la rielezione di Evo Morales in Bolivia e il
tina un’ondata di sconfitte elettorali per i partiti delle rafforzamento delle destre in Ecuador e si presenta at-
diverse destre neoliberiste e la corrispondente apertura tualmente in forma esplosiva nella crisi venezuelana.
di uno tra i più grandi processi di ricambio relativo dei In questo articolo cerco di abbozzare, in forma estre-
gruppi dirigenti della storia latinoamericana – proba- mamente sintetica, una linea di interpretazione di que-
bilmente paragonabile solo alla svolta antioligarchica sti governi a partire dal concetto gramsciano di rivolu-
degli anni Trenta-Quaranta. La maggior parte di essi ha zione passiva e da quelli ad esso correlati di cesarismo
già compiuto un ciclo temporale relativamente esteso – progressivo e trasformismo1.
che varia tra i dieci e i quasi venti anni di governo – che Sebbene possa risultare imprudente un esercizio
contiene, oltre a tre processi costituenti, varie rielezioni interpretativo che tenda ad assimilare processi di-
presidenziali e rinnovamenti dei mandati di governato- stinti come quelli dei governi guidati da Lula-Dilma
ri e legislatori, e perfino il ricambio del titolare dell’Ese- in Brasile, Chávez-Maduro in Venezuela, Tabaré Váz-
cutivo nella maggioranza dei paesi. Negli ultimi anni, quez-Pepe Mujica in Uruguay, Evo Morales in Bolivia,
questo processo di media durata che era stato annun- Rafael Correa-Lenin Moreno in Ecuador, Néstor-Cri-
ciato come una nuova epoca è entrato in una fase di esau- stina Kirchner in Argentina, Daniel Ortega in Nica-
rimento, di fine del ciclo, con la sconfitta elettorale in Ar- ragua, Mauricio Funes-Salvador Sánchez Cerén in
gentina, il “golpe bianco” in Brasile, la sconfitta refe- Salvador 2 – che include la maggior parte dei paesi del-
* Questo testo riformula in maniera sintetica e originale alcune guori, P. Voza (a cura di), Dizionario gramsciano 1926-1937, Roma,
tesi contenute nel mio volume Revoluciones pasivas en América La- Carocci, 2009.
tina (Itaca, México, 2017). 2 Non includo l’Honduras e il Paraguay che, sotto i governi di M.
1 Su queste e sulle altre categorie gramsciane che cito in segui- Celaya e F. Lugo, per un breve periodo, prima dei cosiddetti “golpe
to vi è una letteratura sterminata. Mi limito qui a rinviare a G. Li- bianchi”, hanno fatto parte del “ciclo”, né il Perù, poiché il governo di
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l’America del Sud – sostengo la possibilità e la neces- 1. Le trasformazioni avvenute per impulso dei go-
sità di pensarli trasversalmente per riconoscerne gli verni progressisti latinoamericani possono essere de-
elementi comuni e, muovendo da lì, calibrare diffe- nominate rivoluzioni – adottando un accezione ampia
renze e specificità. e strettamente descrittiva del termine – in quanto han-
Senza pretendere di esaurire qui un esercizio che ri- no promosso cambiamenti significativi di modernizza-
chiederebbe uno sviluppo ampio e minuzioso onde evi- zione capitalista in senso anti-neoliberista, post-neoli-
tare il rischio di irrigidire teoricamente realtà storiche berista e neosviluppista che si possono raffigurare in
traboccanti di specificità, ritengo che le categorie gram- uno spettro di oscillazione che va, a seconda dei casi,
sciane che proponiamo come chiave di lettura permet- dalle riforme profonde e sostanziali a un «conservato-
tano, in termini analitici, di andare oltre la formula “go- rismo riformistico temperato»4 – usando un’espressio-
verni progressisti” convenzionalmente adottata e tut- ne di Gramsci. Il Brasile potrebbe rappresentare un
tora utilizzata nell’intenso dibattito in corso sull’epoca punto di riferimento del conservatorismo e il Venezue-
e la congiuntura latinoamericane. la uno del riformismo forte di respiro strutturale. Ep-
Mentre sul versante più politico-ideologico il dibat- pure, quando si tratta di valutare la portata del cam-
tito si è definito lungo alcune posizioni che possiamo de- biamento, soppesare e misurare il rilancio della spesa
finire tipiche: appoggio incondizionato, appoggio criti- pubblica che ha alimentato il consumo e il mercato in-
co, opposizione di destra, opposizione di sinistra3, in terno non è lo stesso che riconoscere la scarsa dinami-
campo analitico il problema teorico principale pare es- cizzazione del settore produttivo o la ri-primatizzazio-
sere quello di sintetizzare le contraddizioni e le ambi- ne nel settore delle esportazioni. Tutto sommato, assu-
guità che contraddistinguono tali esperienze politiche. mendo a questo proposito la posizione più equanime
In questo senso, i concetti gramsciani aprono una linea possibile, bisogna riconoscere una svolta – sebbene re-
di interpretazione originale e feconda. lativa – rispetto al neoliberismo, per quanto concerne
l’enfasi nazionalista e sociale che si riflette in un insie-
me di misure sovraniste e redistributive, mentre ri-
Rivoluzione come neosviluppismo guardo al rilancio della produzione industriale l’inseri-
e statalismo mento nel mercato mondiale e la persistenza e perfino
il rafforzamento di un profilo primario-esportatore –
La questione della portata trasformativa o rivoluzio- con conseguenti costi ambientali – non si sono osserva-
naria ha occupato gran parte del dibattito sulla defini- ti cambiamenti sostanziali o degni di apprezzamento e
zione dei governi progressisti tra coloro che ne esalta- c’è anche chi sostiene, dati e argomenti alla mano, l’i-
vano la rilevanza post-neoliberale e coloro che ne pone- potesi di una sostanziale continuità e persino di una re-
vano in discussione i limiti neosviluppisti. Senza pre- gressione in termini di disuguaglianze.
tendere di apportare una lettura originale in questo am- Se questo neosviluppismo sia coerente o antitetico
bito, vari elementi avvalorano l’ipotesi della rivoluzio- rispetto agli orizzonti post-neoliberisti, anticapitalisti e
ne passiva. socialisti, e se quest’ultima alternativa sia praticabile
Ollanta Humala non ha avuto un momento progressista sufficiente- ambientalista convergono e si differenziano e le opposizioni di destra
mente chiaro e duraturo. Non si può annoverare neanche il Cile, per possono essere più liberali o più conservatrici su tematiche differen-
il profilo neoliberale dei governi della Concertación precedenti a quel- ti come quelle economiche o sociali e culturali. Allo stesso modo esi-
lo più recente della Nueva Mayoría guidata da Bachelet che, al di là stono variazioni significative – particolarmente interessanti e poco
della sua caratterizzazione, risulta cronologicamente sfasato rispetto analizzate e studiate – del sostegno critico all’interno delle coalizio-
alla temporalità del processo e all’emergere congiunturale del ciclo. ni sociali e partitarie che appoggiano tali governi.
3 Ciascuna di esse con le proprie sfumature interne e differenze. 4 A. Gramsci, Quaderni del carcere, edizione critica a cura di V.
Per esempio, le critiche di taglio autonomista, marxista-leninista o Gerratana, Torino, Einaudi, 1975, p. 1221 (Q. 10 § 6).
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nel breve periodo, sono temi che esulano dall’esercizio verni espressi direttamente o completamente dalle
analitico che voglio sviluppare. Persino nello spettro di classi dominanti, sono governi la cui relativa autono-
oscillazione tra riforme strutturali e «conservatorismo mia non si è tradotta in una contrapposizione frontale
riformistico temperato», i processi in corso continuano e sistematica agli interessi delle classi dominanti loca-
a indicare una svolta significativa che conduce oltre il li – salvo nel caso del Venezuela –, e che hanno invece
neoliberismo così come si è implementato in America cercato di forgiare un’egemonia inter o transclassista,
Latina a partire dagli anni Ottanta e che, adottando la che rompesse l’unità delle classi dominanti stesse per
formula gramsciana, possiamo definire rivoluzione nel promuovere la separazione di un settore progressista o
suddetto significato circoscritto e limitato, cioè con tut- nazionalista delle stesse in direzione di un progetto
ta la sua controparte conservatrice, come rivoluzione riformista conservatore da realizzare in forma di rivo-
neosviluppista, ovvero una variante progressista della luzione passiva. Una volta compiuta questa alleanza o
modernizzazione capitalista che in America Latina si fusione, si è modificata sensibilmente la composizione
era già diffusa a metà del secolo scorso, in un’altra sta- politica del campo progressista in senso conservatore.
gione di rivoluzioni passive. 3. Dall’altro lato, sempre in relazione alla dinamica
2. Al tempo stesso, indotta inizialmente dall’attiva- e al procedimento politico, i cambiamenti e le riforme
zione antagonista di mobilitazioni popolari, ma in se- sono state promosse rigorosamente dall’alto, attraver-
guito contrapposta a esse per via delle loro limitazioni, so l’apparato dello Stato, il governo e, in particolare, il
la guida e realizzazione del processo è stata sostenuta potere presidenziale, facendo uso dell’istituzionalità e
dall’alto. Benché alcune istanze formulate dal basso legalità liberal-democratiche esistenti come risorsa e
dalle classi subalterne siano state incorporate, le forze strumento fondamentale e praticamente esclusivo del-
politiche progressiste, dall’alto dell’iniziativa di gover- l’iniziativa politica. Vi è consenso nel riconoscere che le
no, hanno realizzato alleanze e perfino incorporato nel- trasformazioni avvenute passano attraverso un’inizia-
le loro file settori delle classi dominanti, e così pure han- tiva che muove dall’alto e pone al centro, come motore
no favorito l’emergere di nuovi gruppi tanto in termini delle pratiche riformiste e conservatrici, l’apparato e l’a-
di accumulazione del capitale quanto di rafforzamento zione statale. Che piaccia o meno, è indiscutibile che,
di nuovi ceti burocratici. con differente intensità, i governi progressisti latinoa-
In questo senso i limiti conservatori delle rivoluzio- mericani, in contrapposizione ai precetti neoliberisti,
ni passive latinoamericane si riscontrano nella compo- hanno ricollocato lo Stato – e le politiche pubbliche che
sizione e ricomposizione di classe delle forze che le ali- da esso emanano – come strumento centrale di inter-
mentano. Non è possibile affermare categoricamente vento sociale ed economico.
che i governi progressisti qui considerati siano espres- Al di là del dibattito sui vizi e/o le virtù di una scom-
sione delle classi dominanti e della borghesia latinoa- messa o illusione neosviluppista, lo statalismo o stato-
mericana, così come non potremmo sostenere il contra- latria attualmente in voga in America latina corri-
rio, ovvero che sorgano esclusivamente dalle classi su- sponde al modello della rivoluzione passiva nella misu-
balterne e dai lavoratori. Ciononostante, tra le media- ra in cui combina efficacemente la capacità di innova-
zioni e le contraddizioni interclassiste che, con diverse zione dall’alto con il controllo verso il basso. Ciò non im-
sfumature e intensità, appaiono in tutti questi casi, si plica una condanna ideologica di principio del ruolo del-
percepiscono chiaramente un ancoraggio organico nel- lo Stato, ma il semplice e pieno riconoscimento del ruo-
le classi subalterne e una dimensione progressista, ma lo che esso sta svolgendo nel contesto delle esperienze
anche dei limiti conservatori nell’orizzonte di trasfor- dei governi progressisti latinoamericani. Una delle pro-
mazione e nel colore ideologico del progetto e, in questi blematiche più note e documentate riguarda l’uso del-
ultimi, si intravede un evidente carattere di classe che le politiche sociali assistenziali – che rispondono in par-
è condizionante e tende a essere determinante. Detto te a istanze formulate dal basso – a cui hanno fatto ri-
altrimenti, pur non arrivando a dire che si tratti di go- corso abbondantemente tutti questi governi e che, da
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una parte, attuano una redistribuzione della ricchezza litiche pubbliche orientate alla redistribuzione e di ta-
– di cui bisogna dare atto –, mentre, d’altra parte, non glio assistenzialista, quanto i corrispondenti processi di
solo non garantiscono ai poveri dei mezzi propri e du- smobilitazione e controllo sociale o, eventualmente, di
raturi che ne assicurino il benessere, ma operano come mobilitazione controllata.
potenti dispositivi clientelari e di costruzione di dipen- 3. La modalità di rivoluzione passiva si è nutrita del-
denza politiche. la tradizione caudillista latinoamericana e si è presen-
tata sotto forma di cesarismo progressivo, nella misura
in cui l’equilibrio catastrofico tra neoliberismo e anti-
Smobilitazione, neoliberismo si è risolto attraverso una sintesi pro-
trasformismo e cesarismo gressiva di riforma e modernizzazione capitalista in
senso neosviluppista retta da una figura carismatica,
Oltre alla valutazione della portata trasformativa e del un ago della bilancia collocato nel centro dinamico del
carattere di classe di tali processi, è ugualmente im- processo. I governi progressisti, in effetti, ruotano in-
portante, benché sia stata posta in secondo piano nel torno alla figura di un caudillo popolare che garantisce
dibattito, un’analisi dei limiti sociopolitici delle rivolu- non solo il rapporto di equilibrio tra trasformazione e
zioni passive latinoamericane di inizio secolo. conservazione, ma rende anche possibile e assicura il
In questo senso, possiamo indicare tre aspetti che suo carattere fondamentalmente passivo e delegativo,
pongono in evidenzia la caratteristica predominante nonostante sappia e possa ricorrere sporadicamente a
dell’iniziativa dall’alto, da parte di nuove e vecchie éli- forme di mobilitazione puntuali e contenute.
tes, dello Stato o della società politica, e la corrispon- È un dato di fatto che i governi progressisti latinoa-
dente o parallela costruzione della passività delle clas- mericani siano sorti dopo le ondate di mobilitazione po-
si subalterne. polare che hanno segnato un decennio tra la metà de-
1. Le forze politiche instauratesi in questa fase di go- gli anni Novanta e la metà degli anni Duemila, con dif-
verno hanno sfruttato e promosso una smobilitazione ferenti ritmi, forme e intensità nazionali. Questo ante-
più o meno pronunciata dei movimenti popolari e eser- cedente è rilevante in quanto pone un problema inter-
citato un efficace controllo sociale o, se si vuole, un’ege- pretativo fondamentale – sul quale vogliamo richiama-
monia sulle classi subalterne che ha eroso – in misura re l’attenzione – che corrisponde all’aggettivo che ca-
parziale, ma significativa – la loro fragile e incipiente ratterizza il concetto di rivoluzione passiva: la presen-
autonomia e la loro capacità antagonista, di fatto ge- za e l’azioni dei cosiddetti governi progressisti in Ame-
nerando e non contrastando una ri-subalternizzazione rica latina hanno sfruttato/incoraggiato/promosso una
funzionale alla stabilità del nuovo equilibrio politico. A relativa smobilitazione e spoliticizzazione o, nel miglior
ciò si deve se la connotazione di passività – il riflusso dei casi, una mobilitazione e politicizzazione controlla-
da una politicizzazione antagonista a una spoliticizza- ta e subalterna dei settori popolari e di movimenti e or-
zione subalterna – è divenuta caratteristica preminen- ganizzazioni sociali. Se nei primi anni, in particolare in
te, decisiva e comune alla configurazione delle differenti Venezuela, Ecuador e Bolivia, quando le destre tenta-
versioni di rivoluzione passiva in America latina dall’i- rono la via del conflitto sociale e istituzionale per de-
nizio del secolo. stabilizzare i governi anti-neoliberisti, i livelli di mobi-
2. Parallelamente hanno operato fenomeni di tra- litazione si sono mantenuti relativamente alti, da quan-
sformismo per mezzo dei quali elementi, gruppi o set- do questa offensiva è stata frenata e le opposizioni con-
tori interi dei movimenti popolari sono stati cooptati e servatrici o neoliberisti sono tornate a giocarsi le pro-
assorbiti da forze, alleanze e progetti che combinavano prie carte principalmente a livello elettorale5, la dimi-
aspetti progressisti e conservatori e si sono “trasferiti” nuzione quantitativa della conflittualità sociale è stata
sul terreno dell’istituzionalità e degli apparati statali evidente, come hanno documentato gli analisti, mentre
generalmente per attuare o rendere effettivi tanto le po- negli ultimi anni, dal 2013 in particolare, si è verifica-
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to un ritorno a un nuovo aumento degli episodi di pro- sostengono; quelle portate avanti dalle opposizioni di
testa per impulso sia della riattivazione delle destre sia destra; e quelle che vengono promosse dalla dissidenza
di organizzazioni e movimenti popolari. Allo stesso tem- e dalle opposizioni sociali di sinistra.
po, il processo di smobilitazione e passivizzazione, al di Le prime due sono andate diminuendo non appena
là dell’aspetto quantitativo, si riflette in un chiaro pas- si sono stipulati accordi e pratiche di governabilità, di
saggio da una politicizzazione antagonista a una su- pax progressista (a eccezione delle congiunture eletto-
balterna. È questa discrepanza qualitativa che per- rali e della routinaria ginnastica di mobilitazione che vi
mette di riconoscere, pur in presenza di forme subal- sono implicite) per riapparire nel momento di crisi di
terne di azione, di resistenza e di protesta, una ten- egemonia e di controffensiva delle destre. Le mobilita-
denza generale alla smobilitazione e passivizzazione. zioni di ultimo tipo, ovvero di antagonistiche e relati-
Per quanto riguarda le cause, tra le valutazioni cri- vamente autonome delle classi subalterne, potrebbe
tiche che circolano con sempre maggior frequenza nei sembrare una confutazione dell’ipotesi della passività,
paesi dove vi sono stati o vi sono ancora governi pro- ma non sono altro che una reazione alle rivoluzioni pas-
gressisti, appaiono spesso le seguenti: il contesto di cri- sive in corso, l’embrione di una antitesi che non riesce
si delle istituzioni politiche e dei partiti; l’instaurazio- a concretizzarsi e occupa un posto marginale nella con-
ne di governi e leader carismatici che hanno dato sfogo tesa politica attuale, almeno fino a prova contraria. A
a tensioni e istanze catalizzate negli anni precedenti da margine della loro valutazione, bisogna riconoscere che
organizzazioni e movimenti sociali; la cooptazione e l’in- non si tratta, salvo eccezioni e congiunture, di fenome-
gresso entusiasta e volontario di dirigenti e militanti di ni di massa, prolungati o, a differenza degli inizi degli
movimenti popolari nelle istituzioni statali in vista di anni Duemila, con effetti significativi in termini di equi-
una traduzione delle rivendicazioni in politiche pubbli- libri politici generali. Né da un punto di vista dell’in-
che; e la pressione e l’uso clientelare degli attori gover- tensità né da quello dell’estensione riescono a invertire
nativi e eventualmente una “repressione selettiva”. la tendenza generale che, piuttosto, conferma l’ipotesi
L’epoca dei cosiddetti governi progressisti, ancora della ri-subalternizzazione, ovvero della riconfigura-
nel loro apogeo egemonico, nel momento più propizio, è zione della subalternità come matrice soggettiva della
stata invece l’epoca della smobilitazione e della depoli- dominazione, come condizione generale di sostenibilità
ticizzazione, della fallita opportunità di tentare la via della rivoluzione passiva.
di una democrazia partecipativa basata sull’organizza- D’altro canto non si può evitare di ricordare i limiti
zione, la mobilitazione e la politicizzazione come vetto- propri dei movimenti popolari, che hanno permesso la
ri di un processo di rafforzamento e di presa di potere realizzazione di esperienze di rivoluzione passiva che
da parte delle classi popolari. Al contrario, le forze po- potremmo riassumere, parafrasando Gramsci, in as-
litiche arroccatesi al governo, non si contrapposero, ma senza di iniziativa popolare unitaria e con un sovversi-
sfruttarono o addirittura promossero la tendenza al ri- vismo sporadico, elementare e inorganico. Elementi a
piegamento corporativo-clientelare di gran parte delle partire dai quali va configurandosi la possibilità della
organizzazioni e dei movimenti che erano stati prota- rivoluzione passiva e, al contempo, condizioni necessa-
gonisti delle fasi precedenti. In questa generalizzazio- rie per la sua continuità e il suo prolungamento. Infine,
ne, che pone in rilievo la tendenza prevalente, non si come punto intermedio nella tendenza alla passivizza-
deve perdere di vista tuttavia che esistono anche diversi zione, si trova il ricorso alla mobilitazione controllata,
tipi di mobilitazione in corso nei paesi che stiamo ana- un’alchimia propria del populismo latinoamericano, ge-
lizzando: le mobilitazioni promosse da questi governi neralmente in chiave difensiva a fronte di offensive di
progressisti e dalle istanze di partito e sindacali che li restaurazione oligarchica, come quella in corso.
5 Quando non hanno aderito pragmaticamente o si sono felice- aspettando che arrivasse il momento di una rivincita o che fosse più
mente articolate in alleanze con le forze progressiste governative redditizia un’altra opzione politica, cosa puntualmente avvenuta.
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zazione, al clientelismo, alla cooptazione e alla re- Dal momento che la rivoluzione passiva è una for-
pressione selettiva) che hanno caratterizzato gli sce- mula che cerca e ottiene uno sbocco egemonico da una
nari politici dominati dalla presenza di governi pro- situazione di equilibrio di forze, o di “equilibrio cata-
gressisti. Sono affiorate le “perversioni” di progetti di strofico”, possiamo problematizzare e approfondire l’i-
trasformazione che, a margine delle dichiarazioni di potesi di fine del ciclo, ponendo in evidenza, oltre alle
intenti, hanno disprezzato, negato o limitato l’emer- sconfitte elettorali o parlamentari avvenute in Argen-
gere e il fiorire della soggettività politica delle classi tina, Venezuela e Brasile, un tratto centrale e determi-
subalterne, concentrandosi in iniziative e dinamiche nante della congiuntura: la relativa perdita di egemo-
dall’alto che lungi dal promuovere processi democra- nia, ovvero la crescente incapacità di costruzione e so-
tici emancipatori, hanno riprodotto la subalternità stentamento dell’ampio consenso interclassista e di for-
come condizione di esistenza della dominazione. te radicamento popolare che ha caratterizzato la fase di
A fianco alle valutazioni dei risultati e della portata consolidazione di tali governi.
socio-economica delle politiche pubbliche promosse dai Da qualche anno è infatti definitivamente termina-
governi progressisti, sono emerse le miserie di forme ta la fase di consolidamento egemonico che si era
storiche di statalismo e partitismo che lungi dall’ope- espressa in reiterati risultati elettorali plebiscitari ma
rare come dispositivi di democratizzazione reale e di so- che si cristallizzò fondamentalmente nell’esercizio effi-
cializzazione della politica si convertono in ostacoli e in cace di una serie di intermediazioni statali e partitiche,
strumenti della rivoluzione passiva. Sfruttando, con- rimuovendo le destre dai gangli istituzionali strategici
trollando, limitando e, in fondo, ostacolando qualsiasi e dagli apparati ideologici dello Stato e instaurando una
apertura alla partecipazione, alla conquista di spazi di serie di idee, forze, slogan e valori politici di taglio “na-
esercizio dell’autodeterminazione, alla conformazione zionale-popolare” come quelli di sovranità, nazionali-
del potere popolare o di contropoteri dal basso – o qua- smo, progresso, sviluppo, giustizia sociale, redistribu-
lunque altra definizione si preferisca – non si è solo ne- zione, dignità plebea, ecc. In alcuni paesi questa tran-
gato un elemento fondamentale di qualsiasi ipotesi pie- sizione è stata accompagnata da un confronto diretto
namente emancipatrice, ma si è anche indebolita la pos- con tentativi restauratori di carattere golpista o extra
sibile continuità di iniziative di riforma – per non par- istituzionali – come nel caso di Bolivia, Ecuador e Ve-
lare di una radicalizzazione in chiave rivoluzionaria – nezuela ma anche in Argentina con il caso del conflitto
nella misura in cui si è eclissata o è semplicemente agrario del 2008 –, i cui risultati hanno lasciato le de-
scomparsa dalla scena una risorsa politica fondamen- stre di questi paesi molto debilitate e, di conseguenza,
tale per la storia delle classi subalterne: l’iniziativa dal hanno aperto la strada a un insediamento egemonico
basso, la capacità di organizzazione, di mobilitazione e delle forze progressiste che ha comportato la riformu-
di lotta. lazione delle strutture costituzionali generando lo sce-
nario del “cambio di epoca”.
Questa fase si è conclusa. Sul piano economico, si è
La fine del ciclo visto come il cambiamento di clima nel mercato capi-
talista mondiale abbia portato al crollo del cosiddetto
A causa degli effetti della crisi economica, del logora- consenso de los commodities, limitando gli introiti pub-
mento politico di più di un decennio di governo e delle blici e, dunque, l’iniziativa produttiva e la capacità re-
contraddizioni proprie dei fenomeni di rivoluzione pas- distributiva di tali governi, che si sostenevano sul prin-
siva, l’esperienza dei cosiddetti governi progressisti in cipio della crescita di dimensione della torta e della por-
America latina è entrata in una fase critica che alcuni zione di ciascuno dei commensali. La congiuntura at-
autori hanno denominato fine del ciclo, aprendo un di- tuale è segnata dall’affermazione ineluttabile della lo-
battito sul carattere della congiuntura con forti impli- gica di cicli e crisi capitaliste, possibilità che probabil-
cazioni strategiche rispetto all’immediato avvenire. mente non era stata presa in considerazione per mio-
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pia pianificativa o perché si riteneva che non rientras- ta politico-culturale, la questione egemonica di fondo,
se nei margini di intervento e azione dei governi di tur- nella quale le sedimentazioni ideologiche di periodo me-
no. Tuttavia, nonostante si potesse giustificare in tale dio-lungo non hanno cessato di avere una chiara acce-
maniera, la stessa considerazione non venne resa zione neoliberista e, a un livello ancora più profondo, di
esplicita al momento di progettare e difendere la pro- conservatorismo storico.
spettiva neosviluppista che essi assunsero e che, come Almeno dal 2013 si è cominciato a percepire un pun-
il suo antecedente storico degli anni Quaranta e Cin- to di inflessione, con alcune variazioni temporali e for-
quanta, ha finito per scontrarsi con la persistenza del- mali da paese a paese, a partire da una virata da un
la dipendenza. profilo progressivo a uno tendenzialmente più regres-
D’altra parte, in campo politico, coerentemente con sivo delle rivoluzioni passive latinoamericane. Una
quanto descritto in precedenza, i risultati recenti di- svolta che risulta particolarmente percepibile tanto nel-
mostrano che si è sopravvalutata la capacità di gover- le risposte finanziarie alla crisi economica che colpisce
no e di costruzione di maggioranze elettorali – non la regione, che privilegiano il capitale rispetto al lavo-
esenti dall’essere gonfiate artificialmente attraverso ro e all’ambiente, quanto nell’attitudine verso le orga-
pratiche assistenziali e clientelari –, si è ignorata la nizzazioni e i movimenti sociali situati alla loro sinistra,
possibilità di puntare sulla mobilitazione, l’attivazio- che tende a indurirsi sia discorsivamente che mate-
ne e l’organizzazione autonoma delle classi subalterne rialmente, come nel caso delle misure repressive adot-
e si è sottovalutata la capacità di reazione delle destre tate con sempre maggior frequenza e durezza.
nella regione. Gramsci sosteneva che si poteva/doveva distingue-
E giustamente, in assenza di contrappesi da sini- re tra cesarismi progressivi e cesarismi regressivi. Que-
stra, di vasti e combattivi movimenti popolari, le destre sta antinomia delinea una chiave di lettura che si può
latinoamericane, che in vari paesi (Argentina, Brasile, applicare anche all’analisi delle diverse forme e delle di-
Bolivia, Ecuador e Venezuela in particolare) erano sta- stinte fasi delle rivoluzioni passive poiché permette di
te apertamente sconfitte nella seconda metà della pri- riconoscere diverse combinazioni di tratti progressivi e
ma decade degli anni 2000, hanno finito per riprender- regressivi e la predominanza di uno di essi in momen-
si. Ciò è avvenuto tanto per l’inevitabile logoramento ti successivi del processo storico.
proprio dell’esercizio di governo delle forze progressiste, Fin dal loro emergere hanno convissuto all’interno
quanto per il fatto che i discorsi e le pratiche naziona- dei blocchi e alleanze sociali e politiche che hanno trai-
li-popolari non sono riuscite a penetrare sufficiente- nato i governi progressisti latinoamericani tendenze di
mente a fondo in termini sociali e i valori e le credenze segno opposto. Se nella fase iniziale ha dominato l’a-
non sono state sostanzialmente modificate. Il conser- spetto progressista, facendo in modo che fossero chia-
vatorismo sociale seminato e raccolto nel ciclo di istau- mati così, si può identificare una virata successiva ten-
razione del neoliberalismo tra gli anni Ottanta e No- denzialmente conservatrice che opera in senso regres-
vanta si è mantenuto grazie alla sua solidità intrinse- sivo rispetto al carattere progressivo della fase egemo-
ca e perché alcuni dei suoi principi non sono stati mes- nica di esercizio del potere. Questa svolta si manifesta
si in discussione frontalmente bensì, più di una volta, organicamente in seno ai blocchi e alleanze che sosten-
utilizzati strumentalmente, come per esempio nel caso gono i governi e si esprime nelle variazioni di orienta-
del consumismo, che ha costituito una delle chiavi del mento delle politiche pubbliche, giustificandosi, in
successo politico-elettorale centrato sulla crescita dei un’ottica di difesa delle posizioni di potere, secondo la
ceti medi del progetto neosviluppista per più di un de- necessità di compensare la perdita di egemonia tra-
cennio. E così dietro processi che parevano aver suc- sversale mediante un movimento verso il centro.
cesso in termini di costruzione dell’egemonia nel breve Questo accentramento, detto per inciso, sembrereb-
periodo, sotto forma di voti, alleanze e consenso inter- be contrastare con la logica delle polarizzazioni sini-
classista, è emersa fatalmente, nel terreno della dispu- stra-destra e popolo-oligarchia che ha caratterizzato la
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stessa nascita di questi governi, sospinti dall’irruzione delle rivoluzioni passive. Tuttavia, per mancanza di du-
di forti movimenti anti-neoliberisti e dal successivo con- rata nel tempo, di consistenza organizzativa e di arti-
fronto con i conati restauratori delle destre che hanno colazione politica, non sembra delinearsi all’orizzonte
aperto la porta alla consolidazione egemonica. Al tem- uno scenario di radicalizzazione a sinistra della politi-
po stesso, un ritorno dei dispositivi populisti, un movi- ca latinoamericana. In effetti, nonostante un lento re-
mento reale, organico e politico verso il centro non esclu- cupero di autonomia e di capacità di lotta, non si osser-
de l’uso di una retorica dello scontro, tipica del formato vano rilevanti e significativi processi di accumulazione
populista, sebbene tendenzialmente dovrebbe mode- di forza politica in questi ultimi anni di perdita di ege-
rarsi, e probabilmente si modererà, per perseguire una monia del progressismo.
maggiore coerenza tra forma e contenuto. Questa difficoltà si deve in parte all’effetto di riflus-
In ogni caso, assistiamo a una svolta fondamentale, so, dopo l’ondata ascendente delle lotte anti-neoliberi-
storica e strutturale nella composizione politica di tali ste, dei settori popolari in direzione di clientelismo e cor-
governi e pertanto a un passaggio significativo nella porativismo, originati da una cultura politica subalter-
storia politica del presente latinoamericano. na, ma, d’altro lato e in buona misura, conseguenza di
Lo slittamento verso un profilo regressivo è stato più iniziative, o di mancanza di iniziative, di governi pro-
marcato in alcuni paesi (Argentina, Brasile, Ecuador) gressisti più interessati a costruire sostegno elettorale
che in altri (Venezuela, Bolivia e Uruguay) dato che in e garantire una governabilità senza conflitti sociali che
questi ultimi si sono mantenuti relativamente compat- a promuovere, o semplicemente rispettare, le dinami-
ti i blocchi sociali e politici di potere progressisti, non si che di organizzazione antagoniste e autonome e la co-
sono aperte forti spaccature a sinistra e le destre sono struzione di canali e forme di partecipazione e autode-
relativamente più deboli (salvo che nell’incerto scena- terminazione al fine di trasformare profondamente le
rio venezuelano, in cui questa valutazione è discutibi- condizioni di vita, e non solo la capacità di consumo, del-
le). Il fenomeno di fondo sono stati gli spostamenti mo- le classi subalterne.
lecolari a livello di alleanze sociali e politiche, di in- Questo indebolimento in termini di soggettivazione
fluenza di classi, frazioni di classi e gruppi sociali e po- politica è ciò che impedisce, al momento, di far fronte a
litici, e la loro controparte in termini di riorientamento una doppia deriva a destra: per il relativo rafforza-
delle politiche pubbliche; i loro riflessi più visibili si sono mento delle destre politiche e per la svolta conservatri-
percepiti nella sfera politica partitaria e del ricambio ce e regressiva che modifica gli equilibri e l’orienta-
delle dirigenze. mento politico dei blocchi di potere che sostengono i go-
Nelle differenze nazionali si riflette la maggiore o verni progressisti latinoamericani.
minore influenza della riattivazione di una opposizione Parte della tragedia in corso consiste nel fatto che,
sociale e/o politica di sinistra. Bisogna infatti registra- contraddittoriamente, le rivoluzioni passive latinoa-
re il fatto che nella maggioranza di questi paesi, oltre mericane che abbiamo definito progressiste per quel
al relativo recupero di forze delle destre, si assiste da che riguarda i loro aspetti riformisti, hanno dimostra-
qualche anno a una ripresa della protesta da parte di to di non esserlo in termini storici, se stanno cedendo il
attori, organizzazioni e movimenti popolari, in cui tor- passo a progetti restauratori alla loro destra invece che
na a evidenziarsi un profilo antagonistico e autonomo all’emergere di forze e orizzonti emancipatori alla loro
in contrapposizione alla subalternizzazione propria sinistra.