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PROPOSTA

DI SOLUZIONE PER LA SECONDA PROVA DI MATURITÀ 2019

Tema di: Matematica e Fisica

PROBLEMA 1
1) Per la risoluzione del primo punto calcolo la derivata della funzione 𝑞:
𝑞′ = 𝑎𝑒 '( (1 + 𝑏𝑡)
che si annulla solo per 𝑎 = 0 o per 1 + 𝑏𝑡 = 0.
𝑎 = 0 dà la funzione costante 0, quindi la escludiamo.
Per ogni 𝑎 diverso da 0 la funzione ha quindi massimo o minimo nei punti di
ascissa
0
𝑡 = , per ogni 𝑏 diverso da 0.
'

4
Se vogliamo che questo massimo sia nel punto indicato 𝐵 2, , consideriamo
5
0 0
𝑏 = dal punto precedente, quindi 𝑏 = , e sostituisco le coordinate del punto, e il
( 6

valore di 𝑏 appena calcolato, all’interno dell’equazione della funzione


8
= 2𝑎𝑒
𝑒
da cui si ha
4
𝑎=
2𝑒
2) Fissati i parametri come indicato dal problema trovo una funzione definita su tutto
𝑅 e positiva per 𝑡 > 0.
Il limite per 𝑡 che tende a +∞ è 0 (quindi 𝑦 = 0 è asintoto orizzontale), mentre il
limite per 𝑡 che va a −∞ è −∞.
La derivata è
( 𝑡
𝑞> = 4𝑒 ?6 1 −
2
Quindi la funzione 𝑞 cresce per 𝑡 > 2, ha un massimo per 𝑡 = 2 e poi decresce. La

Soluzione a cura di
Roberta Coletti, Romana Francesca Dimaggio,
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derivata seconda risulta
( 𝑡
𝑞>> = 2𝑒 ?6 −2
2
che è positiva per 𝑡 > 4, quindi presenta effettivamente un flesso in 𝑡 = 4.
La retta tangente al grafico nel punto di flesso è banalmente la retta orizzontale
0@
𝑦= .
5A

Di seguito il grafico della funzione:

C
0
3) Consideriamo 𝑞 𝑡 = 𝑎𝑡 ∙ 𝑒 '( = 4𝑡 ∙ 𝑒 ?A , quindi con 𝑎 = 4 e 𝑏 = − .
6

La carica elettrica ha dimensione 𝐶 , mentre il tempo ha dimensione 𝑠 .


L’esponente deve essere adimensionale, quindi
𝑏 = 𝑠 ?0
Affinché risultino Coulomb finali anche al secondo membro dell’equazione, si deve avere
𝑎 = 𝐶 𝑠 ?0
L’intensità di corrente elettrica è la derivata fatta rispetto al tempo della carica elettrica,
quindi
𝑑𝑞 𝑡 𝑡
𝑖 𝑡 = = 4𝑒−2 1 −
𝑑𝑡 2
Per trovare massimi e minimi di questa funzione del tempo, considero la derivata prima
della corrente, che corrisponde alla derivata seconda della carica, e la pongo uguale a 0

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> −
𝑡 𝑡
𝑖 𝑡 = 2𝑒 2 − 2 = 0
2
Questa si annulla per 𝑡 = 4, quindi è il valore minimo che la corrente può assumere.
Al passare del tempo 𝑡 → ∞ la corrente si annulla, infatti
𝑡 𝑡
lim 4𝑒−2 1 − = 0
(→L 2
(O (O C
?
4) 𝑄 𝑡N = N
𝑞(𝑡)𝑑𝑡 =4 N
𝑡𝑒 A 𝑑𝑡

L’integrale è svolto per parti


( (O (O (
?
𝑄 𝑡N = −8𝑡𝑒 6 +8 𝑒 ?6 𝑑𝑡
N N
(
Si applica ora la sostituzione 𝑢 = −
6
C C
? O ? O R
Ottenendo 𝑄 𝑡N = −8𝑡N 𝑒 A − 16 N
A 𝑒 𝑑𝑢

(O
𝑄 𝑡N = 16 − 8 𝑡N + 2 𝑒 ? 6
Applichiamo ora il limite per 𝑡 → +∞
(O
𝑄L = lim 𝑄 𝑡N = lim 16 − 8 𝑡N + 2 𝑒 ? 6 = 16
(O → SL (O → SL

Per calcolare la potenza P dissipata basta utilizzare la formula 𝑃(𝑡) = 𝑅𝑖 6 (𝑡)


l’energia dissipata fra 0 e t0 non è altro che l’integrale di P(t) fra questi due valori.
(O (O (O
?( 6
𝑃= 𝑃 𝑡 𝑑𝑡 = 𝑅𝑒 4 − 2𝑡 𝑑𝑡 = 3 𝑒 ?( 4 − 2𝑡 6 𝑑𝑡
N N N

PROBLEMA 2
1) Consideriamo la carica 𝑄0 = 4𝑞 posta nell’origine del sistema 𝑂 0; 0 e la carica 𝑄6 = 𝑞 posta nel
punto 𝐴 0; 1 .
Il campo elettrico generato nel generico punto 𝑃 𝑥Z ; 𝑦Z sarà dato dalla somma dei singoli
campi generati dalle singole cariche.
Consideriamo le proiezione del campo sull’asse 𝑥 e su 𝑦
1 𝑄0 𝑐𝑜𝑠𝛼 𝑄6 𝑐𝑜𝑠𝛽 5𝑞
𝐸\ = + = 𝑐𝑜𝑠𝛼 + 𝑐𝑜𝑠𝛽 = 0
4𝜋𝜀N 𝑥Z 6 𝑥Z 6 4𝜋𝜀N 𝑥Z 6

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Significa che lungo 𝑥 si compensano tutte le componenti; perciò basta studiare la
componente 𝑦
1 𝑄0 𝑠𝑒𝑛𝛼 𝑄6 𝑠𝑒𝑛𝛽 1 4𝑞 𝑞 𝑞 4 1
𝐸d = + = − = −
4𝜋𝜀N 𝑦Z 6 1 − 𝑦Z 6 4𝜋𝜀N 𝑦Z 6 1 − 𝑦Z 6 4𝜋𝜀N 𝑦Z 6 1 − 𝑦Z 6

= 0
4 1
6
− 6
= 0
𝑦Z 1 − 𝑦Z
4 1
6
− 6 = 0
𝑦Z 𝑦Z − 2𝑦Z + 1
4 𝑦Z 6 − 2𝑦Z + 1 − 𝑦Z 6
= 0
𝑦Z 6 𝑦Z 6 − 2𝑦Z + 1
4𝑦Z 6 − 8𝑦Z + 4 − 𝑦Z 6
= 0
𝑦Z 6 𝑦Z 6 − 2𝑦Z + 1
3𝑦Z 6 − 8𝑦Z + 4
= 0
𝑦Z 6 𝑦Z 6 − 2𝑦Z + 1
3𝑦Z 6 − 8𝑦Z + 4 = 0
8 ± 64 − 48 8 ± 4 2
𝑦0/6 = = = 𝑜𝑝𝑝𝑢𝑟𝑒 2
6 6 3
L’unica soluzione che possiamo prendere in considerazione per le nostre
6
assunzioni è 𝑃 0; .
j

2) Consideriamo ora la carica 𝑄6 posta nel punto 𝐵 𝑥; 1 .

L’energia potenziale elettrostatica sarà la somma dei singole energie dovute alle due
cariche in gioco
𝑄0 𝑄6
𝑈 𝑥 =
4𝜋𝜀N 𝑅06
Dove 𝑅06 è la distanza tra le due cariche

𝑅06 = 0−𝑥 6 + 0−1 6 = 𝑥 6 + 1.


Sostituendo nell’equazione dell’energia potenziale, si ha
4𝑞6
𝑈 𝑥 =
4𝜋𝜀N 𝑥 6 + 1

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0 stA
dove 𝑘 = ≅9∙ 10r A .
mnoO u

3) Procediamo con lo studio di funzione di

4𝑞6
𝑈 𝑥 =𝑘∗
1 + 𝑥6
Notiamo innanzitutto che il dominio della funzione è 𝐷 = 𝑅
La funzione è pari, verifichiamolo con l’identità
𝑈 𝑥 = 𝑈(−𝑥)
4𝑞6 4𝑞6
𝑘∗ =𝑘∗
1 + 𝑥6 1 + (−𝑥)6
4𝑞6 4𝑞6
𝑘∗ =𝑘∗
1 + 𝑥6 1 + 𝑥6
L’identità è verificata.
Studiamo l’intersezione con gli assi
Asse y à 𝑈 0 = 4𝑘𝑞6
Asse x à non vi è intersezione
Non vi sono asintoti verticali
Passiamo allo studio dei limiti
4𝑞6
𝑈SL = lim 𝑘 ∗ = 0
\→SL 1 + 𝑥6
4𝑞6
𝑈?L = lim 𝑘 ∗ = 0
\→?L 1 + 𝑥6
Vi sono dunque due asintoti orizzontali 𝑦 = 0 sia in +∞ che in −∞
La derivata prima della funzione vale
𝑑𝑈 𝑑 ?
0
?
j 1
𝑈> 𝑥 = = 4𝑘𝑞6 1 + 𝑥 6 6 = 4𝑘𝑞6 1 + 𝑥 6 6 (− )(2𝑥)
𝑑𝑥 𝑑𝑥 2
?
j −4𝑘𝑥𝑞6
𝑈 > 𝑥 = −4𝑘𝑥𝑞6 1 + 𝑥 6 6 =
1 + 𝑥6 j

La derivata si annulla in un solo punto x=0 studiamo dunque la derivata seconda

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2𝑥 6 − 1
𝑈 >> 𝑥 = 4𝑘𝑞6
1 + 𝑥6 x

Dall’equazione si ottiene 𝑈 >> 0 = −4𝑘𝑞6 dunque x=0 è un massimo


Studiamo ora i punti di flesso ponendo
𝑈 >> 𝑥 = 0
6
Da cui si ottiene 𝑥 = ±
6

Per ottenere il coefficiente angolare della tangente alla funzione nei punti di flesso
occorre calcolare il valore della derivata prima nei punti di ascissa appena trovati.

2
2 −4𝑘𝑞6 2 −8𝑘𝑞6
𝑈> = 2 = 𝑈> =
2 1 j 2 3 3
1+
2
2
2 −4𝑘𝑞6 (− ) 8𝑘𝑞6
𝑈 >
− = 2 =
2 1 j 3 3
1+
2

4) Il grafico della derivata è

L’integrale darà risultato nullo.

QUESITI
1. Per determinare i due parametri reali è necessario imporre due condizioni. La
prima è quella di continuità (condizione necessaria per la derivabilità) per x che

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tende a 1, uguagliando limite destro e limite sinistro:
lim 𝑓 𝑥 = lim{ 𝑓 𝑥
\→0y \→0

𝑏
limy 3 − 𝑎𝑥 6 = lim{
\→0 \→0 𝑥−3
da cui ottengo
𝑏
3−𝑎 =
2
Per la derivabilità, sappiamo che la funzione è derivabile per 𝑥 < 1 e 𝑥 > 1, per
ogni 𝑎 e 𝑏, quindi affinché sia sicuramente derivabile in tutto lo spazio, basta
imporre che limite destro e sinistro della derivata per 𝑥 che tende ad 1 sia uguale:
lim 𝑓 > 𝑥 = lim{ 𝑓 > 𝑥
\→0y \→0

𝑏
limy −2𝑎𝑥 = lim{ − 6
\→0 \→0 𝑥−3
da cui ottengo
𝑏
2𝑎 =
4
Mettendo le due condizioni a sistema, trovo 𝑎 = 1 e 𝑏 = −8.

2. L’area di un rettangolo inscritto alla regione 𝑅 si calcola come 𝐴 = 𝑏 ∙ ℎ.

Fissando il generico punto 𝑃 come da figura e sfruttando la simmetria della

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funzione, scrivo l’altezza ℎ(𝑥) = 𝑓(𝑥), mentre la base 𝑏(𝑥) = 2𝑥. Mi restringo
pertanto alle 𝑥 > 0 e scrivo quindi l’area del generico rettangolo come una
funzione di 𝑥:
𝐴(𝑥) = 2𝑥 2𝑒 0?\
Per massimizzare tale area devo trovare la 𝑥 che corrisponde al massimo della
funzione, quindi calcolo la derivata prima, che sarà
~y•
𝐴> 𝑥 = 4𝑒 5 1−𝑥
che si annulla in 𝑥 = 1 (punto di massimo, dato che 𝐴’ > 0 per 𝑥 < 1).
Sostituisco 𝑥 = 1 in ℎ(𝑥) e 𝑏(𝑥) e trovo: ℎ = 𝑏 = 2 (quindi è un quadrato).

3. Sto estraendo 3 palline con reinserimento, quindi sono tre eventi indipendenti, per
cui:

P(estrarre 10 e gli altri due minori di 10)=P(estrarre 10) P(estrarre un numero minore
di 10) P(estrarre un numero minore di 10) = 116916916=814096.

Per quanto riguarda la seconda parte del problema, vogliamo che si verifichi
l’evento “esca 13 estraendo 5 palline e non escano i numeri 14,15 e 16”. Questo si
può vedere come l’intersezione di due eventi A= “esca 13 estraendo 5 palline” e
B=”nell’estrazione delle 5 palline non escano i numeri 14,15 e 16”.
Ricaviamo pertanto la formula dell’intersezione utilizzando la probabilità
condizionata di due eventi A e B:
𝑃(𝐴𝐵) = 𝑃(𝐴) 𝑃(𝐴|𝐵)
P(A)=(numero casi favorevoli)/(numero casi possibili)
numero casi possibili= 16!5! (16-5)!
I casi favorevoli invece sono tutte le cinquine che contengono il 13, ossia tutte le
possibili combinazioni di 5 con un numero fissato, quindi ne posso variare 4 su 15:
numero casi favorevoli= 15!4! (15-4)!
da cui P(A)=5/16.

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Per calcolare P(A|B) uso lo stesso approccio, sapendo però che non usciranno
14,15 e 16, quindi devo escluderli dalle possibili scelte, ottenendo:
13!
𝑐𝑎𝑠𝑖 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑖𝑏𝑖𝑙𝑖 =
5! (13 − 5)!
12!
𝑐𝑎𝑠𝑖 𝑓𝑎𝑣𝑜𝑟𝑒𝑣𝑜𝑙𝑖 =
4! (12 − 4)!
𝑃(𝐴|𝐵) = 5/13
Quindi 𝑃(𝐴 ∩ 𝐵) = 25/208.

4. La funzione razionale avrà come zeri del numeratore i punti di ascissa -1 e 2 e


come zeri del denominatore i punti di ascissa 3 e -1 .
Una prima forma della funzione può essere.
(𝑥 + 1)(𝑥 − 2)(𝑎𝑥 − 𝑏)
𝑦 𝑥 =
(𝑥 + 3)(𝑥 − 1)
Dove a, b sono parametri da determinare.
Affinché la funzione passi per il punto P(7,10) bisogna avere:
𝑦 7 = 10
Da cui si ricava 𝑏 = 7𝑎 − 20/3
‡ \ ˆ Sm\ ‰ ?r\ A S@\S@ S'(?j\ A S6\?Š)
Dapprima calcoliamo la derivata 𝑦 > 𝑥 =
\?0 A (\Sj)^6


Per essere tangente all’asse x nel punto x=2 deve valere
𝑦′ 2 =0
j(6‡?')
Da cui si ottiene = 0à 𝑏 = 2𝑎
x
4 m
Mettendo a sistema si ottiene 𝑏 = 𝑎 =
j j
m(\S0)(\?6)(\?6)
La funzione dunque assume la seguente forma 𝑦 𝑥 = il cui grafico è
j(\Sj)(\?0)

riportato

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5. Considerando le generiche equazioni della sfera


𝑆: 𝑥 6 + 𝑦 6 + 𝑧 6 − 𝑥 + 𝑦 + 𝑧 + 𝛿 = 0
𝜋: 𝑎𝑥 + 𝑏𝑦 + 𝑐𝑥 + 𝑑 = 0
Si determina facilmente centro e raggio usando le formule standard:
𝐶(−𝛼/2, −𝛽/2, −𝛾/2) = (1,0,3)

𝛼 6 𝛽6 𝛾 6
𝑅= + + + 𝛿 = 10
4 4 4

Per dimostrare poi che il piano interseca la sfera basta osservare che la distanza
piano-centro della sfera è minore del raggio della sfera stessa, infatti:
|𝑎𝑥𝑐 + 𝑏𝑦𝑐 + 𝑐𝑧𝑐|
𝑑(𝜋, 𝑆) = = 2 < 𝑅
(𝑎6 + 𝑏 6 + 𝑐 6 )
Dato che il piano interseca la sfera, la loro intersezione sarà una circonferenza. Si
può determinare il raggio utilizzando la relazione:

𝑟 = 𝑅6 − 𝑑(𝜋, 𝑆)6 = 14

6. Non è un moto uniformemente accelerato, lo si vede confrontando la formula


classica del moto uniformemente accelerato

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e facendo un’analisi dimensionale.
Detto questo poiché la velocità equivale alle derivata temporale di 𝑥(𝑡), per
ottenere la velocità media farò:

L’istante per cui si muove a tale velocità sarà quindi dato dalla formula

Da questa equazione di secondo grado ottengo due risultati 𝑡 = 5 e 𝑡 = −9, di


questi due risultati scarto quello di valore negativo.

7. La sfera 1 con massa 𝑚 e velocità iniziale 𝑣 nota urta una sfera 2 con massa 3𝑚 e
velocità iniziale 0
a) Nel caso di urto completamente elastico possono avvenire due cose
1. La sfera più grande non si muove e la sfera più piccola torna indietro
2. Le sfere si muovono entrambe seguendo velocità diverse
In entrambi i casi si ha la conservazione dell’energia cinetica e della quantità
di moto, che imponiamo e mettiamo a sistema
1 1 1
𝑚𝑣 6 + 0 = 𝑚𝑣’6 + 3𝑚𝑉’6
2 2 2
𝑚𝑣 + 0 = 𝑚𝑣’ + 3𝑚𝑉’

Dalla seconda equazione ricaviamo 𝑣’ = 3𝑉’ − 𝑣, che quindi andiamo a


sostituire nella prima
𝑣 6 = 3𝑉’ − 𝑣 + 3𝑉’6
𝑣 6 = 9𝑉’6 + 𝑣 6 + 6𝑣𝑉’ + 3𝑉’6
12𝑉’6 − 6𝑣𝑉’ = 0
𝑉’ 2𝑉’ − 𝑣 = 0
1. 𝑉’ = 0 e 𝑣’ = −𝑣

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” ”
2. 𝑉’ = e 𝑣’ =
6 6

b) Nel caso di urto anelastico le due sfere si muovono insieme come un unico
tjt j
corpo di massa 𝑚• = = 𝑚 e con una sola velocità.
tSjt m

Si ha solo la conservazione della quantità di moto


𝑚𝑣 + 0 = 𝑚 + 3𝑚 𝑉’
𝑚𝑣 = 4𝑚𝑉’
𝑣
𝑉’ =
4
L’energia dissipata nell’urto è
1 1 1 13 3
∆𝐸 = 𝐸— − 𝐸’ = 𝑚𝑣 6 + 0 − 𝑚 + 3𝑚 𝑉’6 = 𝑚• 𝑣 − 0 6
= 𝑚𝑣 6 = 𝑚𝑣 6
2 2 2 24 8

8. Dalla legge di Faraday:

dove il flusso in questo caso vale

Quindi applicando la formula della f.e.m. e derivando:

Per la corrente invece basta fare

Le unità di misura coinvolte sono: il campo magnetico in TESLA, la resistenza in


OHM, la lunghezza in METRI, la pulsazione in HERTZ, la f.e.m. in VOLT, la corrente
in AMPERE, il tempo in SECONDI, il flusso in TESLA per METRO QUADRATO.

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