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FACOLTA’ DI INGENERIA
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PRIMA EDIZIONE
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F.Paolacci, L.Sguerri - Progetto di Strutture 2
1. INTRODUZIONE
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La tipologia dei solai in acciaio (Fig.1.2), che seguì quella in legno, oltre a
mantenere la facilità di esecuzione aveva la possibilità di superare luci assai
maggiori e con minore deformabilità; miglioravano inoltre le caratteristiche
termiche ed acustiche. Come quelli in legno, i solai in acciaio erano vulnerabili
al fuoco e spesso nascevano problemi di finitura come ad esempio la difficoltà
di intonacare uniformemente l’intradosso per la presenza di materiali differenti
(acciaio e laterizio). Grazie alle nuove tecnologie le prestazioni di solai in
acciaio sono estremamente migliorate ed essi sono oggi spesso utilizzati in
edifici interamente in acciaio o in opere di ristrutturazione di vecchi edifici in
muratura.
Con l’avvento del cemento armato si ebbe la possibilità di realizzare solai in
grado di rispettare le principali esigenze richieste a questo tipo di struttura. Si
trattava di studiare la soluzione tecnologica più adatta alle esigenze. I solai a
soletta piena furono i primi ad essere proposti ma avevano l’inconveniente
principale di essere estremamente pesanti. Venne così l’idea di alleggerire la
struttura realizzando graticci di travi in cemento armato collegate da una sottile
soletta sovrastante anch’essa in c.a., la cosiddetta soletta nervata (Fig.1.3).
Questo tipo di struttura ricalca fedelmente l’orditura classica dei solai in legno
con un’orditura principale, una secondaria e un elemento piano di
collegamento.
Il primo e forse unico grande vantaggio della soletta nervata è senza dubbio la
monoliticità. Di contro gli svantaggi sono molteplici: gli elevati oneri per la sua
realizzazione (carpenteria e mano d’opera), la superficie dell’intradosso non
piana e le scarse proprietà di isolamento acustico hanno fatto si che si
ricercassero soluzioni alternative più economiche e di più rapida esecuzione.
Gran parte di questi problemi vennero risolti inserendo, tra i travetti, un
materiale leggero quale laterizio o polistirolo, i quali isolano e permettono di
avere un intradosso piano e facilmente rifinibile. Nacquero così i primi solai
latero-cementizi gettati in opera (Fig.1.4).
Fig.1.8 – Solaio con travetti prefabbricati a Fig.1.9 – Solaio con travetti prefabbricati
traliccio precompressi
I travetti a traliccio sono quelli più in uso e sono composti da una piccola
struttura reticolare spaziale con discrete capacità autoportanti (Fig.1.10). A
seconda dell’utilizzazione vengono realizzati tralicci di diverse altezze e
armature. Oltre a un’armatura di base, già inserita nell’elemento, possono
essere annegati nella suola ulteriori ferri la cui sezione complessiva dipenderà
dalle condizioni statiche del solaio finale. L’armatura destinata ad assorbire i
momenti flettenti negativi, invece, deve essere posizionata in opera poco prima
F.Paolacci, L.Sguerri - Progetto di Strutture 6
del getto finale. Con i travetti a traliccio gli elementi rompitratta devono essere
posti a una distanza compresa tra 1 e 1,5 metri (Fig.1.11).
Fig.1.14 – Solaio con lastra prefabbricata Fig.1.16 – Posa in opera di un solaio con
lastre prefabbricate
Ogni progetto che si rispetti ha come punto di partenza la scelta dei materiali
assieme ad una idea alquanto realistica delle dimensioni iniziali del solaio, idea
legata in genere all’esperienza professionale. Segue poi la delicata fase
dell’analisi dei carichi e della ricerca delle combinazioni più gravose secondo
quanto dettato dalla normativa. Noti i carichi, il passo successivo è la decisiva
scelta del modello strutturale che dipenderà dal livello di accuratezza ritenuto
necessario. Nota allora la domanda di prestazione che i carichi richiedono alla
struttura, si passa alla successiva fase del progetto delle armature e al calcolo
della capacità di prestazione. Effettuate le dovute verifiche di sicurezza il
progettista curerà i dettagli costruttivi che poi tradotti in disegni costruttivi
verranno utilizzati in cantiere per la fase esecutiva del progetto.
Ognuna delle precedenti fasi progettuali verrà ampiamente descritta nei
prossimi paragrafi.
F.Paolacci, L.Sguerri - Progetto di Strutture 9
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facilmente intuibile che, in questo caso, il carico viene ripartito in parti uguali tra
i vincoli sui quattro lati.
Se, al contrario, il materiale non fosse perfettamente isotropo o la piastra fosse
caratterizzata da sezioni diverse al variare della direzione (ex. quantitativi
diversi di armatura, geometria diversa ecc.), il carico si diffonderebbe
privilegiando la direzione di maggiore rigidezza.
Il solaio cade in questa seconda categoria avendo una composizione
eterogenea (cemento armato e laterizio) ed una geometria tale da rendere la
rigidezza in direzione X, parallela alla tessitura dei travetti, di gran lunga
superiore a quella riscontrabile in direzione Y a loro perpendicolare (Fig. 2.2).
Questa notevole differenza consente di trascurare, nel calcolo, le sollecitazioni
che si sviluppano secondo l’asse Y e approssimare il comportamento del solaio
con quello di una trave, quindi con una struttura monoassiale.
Grazie a quest’assunzione, un solaio su una o più campate può essere
modellato, in linea generale, come una trave continua su appoggi fissi (Fig.2.3).
Tuttavia, è necessario fare alcune precisazioni sulla scelta dei vincoli e su ciò
che questa scelta comporta:
• Gli appoggi del solaio, nella realtà, sono costituiti dalle travi in cemento
armato che lo portano e che, sotto il suo carico e quello dei carichi accidentali,
s’inflettono abbassandosi. Più che ad un appoggio fisso, quindi, il “vincolo trave”
assomiglierebbe ad una molla estensionale. Tuttavia, l’approssimazione del
risultato è tale da rendere accettabile questa semplificazione del modello
strutturale.
Trave di colle
Alleggerimento in
A B C D
1.50 m 4.00 m 5.00 m 6.00 m
Travetto
M
-
- -
A + B + C D
+
T
Trave portante
+
+ +
- A - B C - D
-
MT
A B C D
2 2
pl /12 pl /12
A B
A B
2
pl /24
2
pl /8
A B
A B
a) b)
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Uno dei primi passi che un professionista si accinge ad effettuare nel progetto
di un opera in cemento armato è quello del “progetto” dei materiali ossia la
scelta delle caratteristiche meccaniche dei materiali componenti la struttura.
Parti differenti di essa possono avere ad esempio resistenze meccaniche
diverse perché diversa è la loro funzione. Occorre tenere ben presente che la
scelta che verrà effettuata influenzerà contemporaneamente aspetti differenti
quali la deformabilità e la resistenza degli elementi strutturali così come la loro
duttilità. Dunque non è, come a prima vista potrebbe sembrare, una scelta
dettata dalla sola resistenza o dalla sola componente economica (calcestruzzi
meno resistenti costano meno di calcestruzzi più resistenti), ma soprattutto dal
livello di sicurezza e dalla durabilità che si vogliono raggiungere.
Ad esempio nel caso di un solaio è usuale trovare condizioni di sezioni
debolmente armate perché la loro altezza è in genere assai limitata ed essendo
l’asse neutro sempre piuttosto alto ne risulta un armatura spesso snervata (il
livello massimo di deformazione dell’acciaio per sezioni debolmente armate è
l’1%). Se poi aggiungiamo che in condizioni ambientali aggressive l’acciaio
soggetto a corrosione degrada molto più rapidamente di un acciaio non
snervato, sarebbe opportuno aumentare la sezione dell’acciaio oltre quella
necessaria per la sola sicurezza in termini di resistenza. In definitiva, sarebbe
opportuno scegliere acciai con una soglia di snervamento più elevata in modo
da mantenere i diametri delle armature a valori minimi ragionevoli e aumentare
la durabilità del manufatto.
Un aspetto parallelo a quello già esaminato ma ad esso intimamente legato è il
predimensionamento strutturale. Frutto spesso dell’esperienza professionale,
rappresenta un atto di sintesi che racchiude in sè la maggior parte degli aspetti
salienti di un progetto. Proprio per la sua importanza nel processo progettuale
le normative spesso si sostituiscono al progettista dettando specifiche
indicazioni su come dimensionare gli elementi strutturali.
pavimento
r.e.s. φ8/20 2φ12
massetto
4 4 2
soletta
collaborante
24
20
1,5
12 38 12 2φ12
pignatta
H > 15 cm
Tale scelta è legata al fatto che la semplice regola H > L/25 anche se legata a
tutta una serie di fattori, compresa la pratica professionale, mal si sposa ai
criteri di progetto previsti dalle normative più recenti. Occorrerebbe ad esempio
dimensionare il solaio nel rispetto sia dello stato limite ultimo che nei confronti
dello stato limite di esercizio.
F.Paolacci, L.Sguerri - Progetto di Strutture 15
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Per quanto riguarda le unità di misura con le quali esprimenre l’entità dei carichi
e delle conseguenti sollecitazioni, verrà utilizzato il sistema misura
internazionale SI.
Il D.M. del 16/01/96 fornisce al punto 4 i pesi “caratteristici” dei più comuni
materiali utilizzati nelle costruzioni (tab.1).
Per il calcolo del peso proprio di un solaio occorre determinare il peso del
cemento armato e il peso degli elementi di alleggerimento. Dalla tabella si
evince che il peso del cls armato è pari a 25 kN/m3. Il peso degli elementi di
alleggerimento in laterizio dipende, invece, dalla percentuale di foratura
presente nelle pignatte. In figura 4.1 sono riportate le percentuali massime di
vuoti consentite a seconda delle dimensioni dei blocchi: considerando, ad
esempio, una foratura del 70% ed il peso specifico di una muratura in mattoni
pieni (18 kN/mc), si ottiene all’incirca un peso di 5.5 kN/mc.
Materiale peso
Conglomerato cementizio ordinario 24,0 kN/m3
Conglomerato cementizio ordinario armato (e/o pressocompresso) 25,0 "
Conglomerati "leggeri": da determinarsi (14,020,0) "
Conglomerati "pesanti": da determinarsi (28,050,0) "
Acciaio 78,5 "
Ghisa 72,5 "
Alluminio 27,0 "
Legname:
Abete, Castagno 6,0 "
Quercia, Noce 8,0 "
Pietrame:
Tufo vulcanico 17,0 "
Calcare compatto 26,0 "
Calcare tenero 22,0 "
Granito 27,0 "
Laterizio (pieno) 18,0 "
Malta di calce 18,0 "
Malta di cemento 21,0 "
Tuttavia, in maniera quasi altrettanto semplice e con riferimento alla figura 3.1,
può essere calcolato il peso preciso di un metro quadrato di solaio utilizzando la
seguente procedura:
Peso travetti:
pt (KN/m2) = b0 × (H-s) × 25 × nt
nt = 1/i = n° travetti a metro.
Peso Pignatte:
pp (KN/m2) = bp × (H-s) × γp × np
np = (1-b0×nt)/i = n° pignatte a metro
γp = peso specifico delle pignatte
Peso soletta
ps (KN/m2) = s * 25
In definitiva il peso proprio del solaio per unità di superficie è dato dalla somma
del peso di travetto, pignatte e soletta
A) Malte
Malta bastarda (di calce o cemento) 19,00 kN/m³
Malta di gesso 12,00 »
Intonaco (spessore 1,5 cm) 0,30 kN/m²
B) Manti di copertura
Manto impermeabilizzante di asfalto o simile 0,30 »
Manto impermeabilizzante prefabbricato con strati bituminosi
di feltro, di vetro o simili 0,10 »
Tegole maritate (embrici e coppi) 0,60 »
Sottotegole di tavelloni (spessore 3-4 cm) 0,35 »
Lamiere di acciaio ondulate o nervate 0,12 »
Lamiere di alluminio ondulate o nervate 0,05 »
Lastre traslucide di resina artificiale, ondulate o nervate 0,10 »
C) Muratura
Muratura di mattoni pieni 18,00 kN/m³
Muratura di mattoni semipieni 16,00 »
Muratura di mattoni forati 11,00 »
In figura 4.2 è descritta la sezione tipica di un solaio completo delle finiture, con
indicati alcuni strati di materiale che comunemente costituiscono buona parte
del sovraccarico permanente.
pavimento
r.e.s. φ8/20 2φ12
massetto
4 4 2
soletta
collaborante
24
20
1,5
12 38 12 2φ12
pignatta
Il D.M. 16/01/96, al punto 5.2 e nel prospetto 5.1, fornisce i valori dei
sovraccarichi variabili facendo distinzione tra le destinazioni d’uso dei locali in
progetto. La seconda colonna della tabella, pubblicata sul Decreto, riporta i
valori dei carichi verticali ripartiti (tabella 3), mentre la terza e la quarta colonna
riportano, rispettivamente, i carichi concentrati verticali e orizzontali utili al
F.Paolacci, L.Sguerri - Progetto di Strutture 20
progettista per svolgere solo alcune verifiche locali. I carichi verticali concentrati
vanno applicati su di una superficie 50x50 mm mentre i carichi orizzontali vanno
applicati (a pareti, a parapetti etc..) ad un’altezza di 1.2 m dal piano di calpestio.
In entrambi i casi, i carichi concentrati non devono essere cumulati con quelli
ripartiti.
SOVRACCARICO ACCIDENTALE
LOCALE
(kN/m2)
Rimesse e parcheggi:
− per autovetture di peso a pieno carico fino a 30 kN 2.50
− per transito di automezzi di peso superiore a 30 kN da valutarsi caso per caso
Alla valutazione del carico neve è dedicato l’intero paragrafo 6 del D.M.
16/01/96 e della circolare n.156.
Il calcolo è impostato in modo estremamente semplice: si valuta dapprima il
carico della neve al suolo qsk, il quale, moltiplicato per il fattore di forma della
copertura μi, fornisce il carico neve qs
qs = μi qsk (4)
F.Paolacci, L.Sguerri - Progetto di Strutture 21
I singoli carichi determinati sulla base delle indicazioni dei precedenti paragrafi
vanno combinati opportunamente in funzione dello stato limite considerato per
la struttura (stato limite ultimo o di esercizio o carichi eccezionali). Il punto C.3.2
della Circolare Ministeriali n° 156 recita:
“Indipendentemente dal metodo di verifica adottato, le azioni debbono essere
cumulate secondo condizioni di carico tali da risultare più sfavorevoli ai fini delle
singole verifiche, tenendo conto della ridotta probabilità d’intervento simultaneo
di tutte le azioni con i rispettivi valori più sfavorevoli”.
Nel caso di stati limite ultimi la formula generale che la normativa fornisce è la
seguente:
⎡ n
⎤
F d = γ gGk + γ q ⎢ Qik + ∑ψ i Qik ⎥ (5)
⎣ i =1 ⎦
“uffici” ecc. E’ lecito pensare che non tutto il solaio sia sottoposto agli stessi
carichi accidentali nello stesso momento: spesso può anche capitare che
alcune aree di solaio non siano proprio utilizzate per periodi più o meno lunghi.
γq 1.5 0 γq 1.5 0
D’altra parte, non è detto che la condizione di carico che prevede la presenza di
tutto il carico variabile contemporaneamente sia quella in grado di produrre le
sollecitazioni più elevate in tutte le sezioni. Per rendersene conto, s’immagini di
calcolare il diagramma di momento di una trave continua su due campate uguali
(Fig. 4.4) soggetta a tre diverse combinazioni
di carico: nella prima e nella seconda q 1° cdc
sono caricate alternativamente le due q 2° cdc
campate, mentre nella terza il carico è q 3° cdc
presente ovunque.
Appare evidente che alle condizioni 1 A
l
B
l
C
condizioni di carico.
ql /14.2 ql /14.2
Il momento MAB è positivo se tende le fibre inferiori, sicché il carico deve essere
posto necessariamente su tutta la campata AB. Ci si accorge poi che un carico
uniformemente ripartito su CD provocherebbe lo stesso tipo di deformata:
Momento in B
q
q ⋅ L2
M Ip =
2
MIp L
luce
Fig. 4.5 - Tipico andamento del diagramma inviluppo del travetto di un solaio
dove d=H-d’ è l’altezza utile della sezione pari all’altezza H della sezione
diminuita del copriferro d’, Af è l’armatura a flessione incognita mentre ffd è la
resistenza di calcolo del cls.
Dalla precedente imponendo che il momento di calcolo sia pari al momento
ultimo della sezione si ricava l’area Af strettamente necessaria all’equilibrio della
sezione:
Md
Af =
0.89 d f yd
Tuttavia, poiché il cls teso è considerato non reagente, nell’ipotesi che l’asse
neutro cada nella soletta la sezione può essere considerata ancora
rettangolare.
a.n
Soletta
Se poi l’asse neutro dovesse cadere di poco al di sotto della soletta può essere
considerato ancora valido il coefficiente 0.89 e l’armatura può essere ancora
predimensionata con la formula precedente.
Una volta nota l’area Af strettamente necessaria si può ricavare il diametro dei
tondini, prescelto il loro numero totale nf:
4Af
D=
π nf
dove l’altezza totale travetto H deve essere espressa in cm, La dizione “al
metro” si riferisce alla direzione trasversale (nel piano della sezione)
armatura
superiore
soletta collaborante s
H
pignatta h
armatura travetto
inferiore
bo bp bo
i
Af,min ≥ 0.15% Ab
Ab
F.Paolacci, L.Sguerri - Progetto di Strutture 30
Af = Tmax/fyd
Lunghezza di
Ancoraggio
armature di calcolo
ancoraggio
1φ
1φ ...
Lunghezze
differenti
ancoragg
1φ ...
1φ ...
Lunghezze
uguali
Fig. 7.1 - Possibili disposizioni delle armature inferiori nei travetti di un solaio
F.Paolacci, L.Sguerri - Progetto di Strutture 31
Nei solai in c.a. misti queste armature vanno posizionate nelle sole zone a
momento negativo.
zone a momento
negativo
Anche per l’armatura superiore vanno rispettati gli stessi limiti dell’armatura
inferiore
d irezio n e te ssitu ra d e l so la io
a rm a tu ra
so la io
Zona
p ie n a
tra ve
1Φ L
Disp.1
1Φ L (lunghezze
1Φ L
Disp.2
1Φ L (lunghezze uguali)
Anche in tal caso, come per le armature inferiori, il quantitativo di armatura per
le due disposizioni è lo stesso.
7.3 SBALZI
Sbalzo in continuità
solaio
trave
Sbalzo con
ribassamento
Ancoraggio L = 40 Φ
Tmax
Tu
Tmax
Tu
zona resistente al taglio
Zona Piena
Zona Sempiena
ZONA
PIENA
La normativa impone che le barre tese siano prolungate oltre la sezione dove
non sono più utili in modo da realizzare l’ancoraggio delle stesse al cls e
dunque l’eguaglianza delle deformazioni dell’acciaio e del cls. La normativa
permette di considerare le tensioni di contatto acciaio-cls costanti su tutta la
lunghezza di ancoraggio
Indicata con fbd la tensione tangenziale allo stato limite ultimo del calcestruzzo
la lunghezza di ancoraggio si calcola come segue. Per l’equilibrio alla
traslazione lungo l’asse della barra deve risultare che la forza applicata sia pari
alla risultante delle tensioni tangenziali che agiscono sulla superficie laterale
della barra stessa.
πD ⋅ La ⋅ fbd = T
fctk D T
fbd = 2,25
γc
La
fctk = 0,7 ⋅ 0.27 ⋅ 3 R 2ck (N/mm2)
(D.M. 09/01/96 punto 2.1.2)
Se immaginiamo l’armatura snervata, si ha che:
D2
T = A f ⋅ f yd = π f yd
4
Dunque la lunghezza di ancoraggio La assume la forma:
f yd
La = ⋅D
4 f bd
F.Paolacci, L.Sguerri - Progetto di Strutture 36
ESEMPIO
Quindi:
f ctk 0,7 ⋅ 0,27 ⋅ 3 30 2
f bd = 2,25 = 2,25 = 2,55 N / mm 2
γc 1,6
375
f yd = = 326 N / mm 2
1,15
quindi:
La ≅ 32 D
La soletta deve essere armata con una rete elettrosaldata in grado di ripartire i
carichi trasversali e assorbire gli effetti del ritiro del calcestruzzo. Il quantitativo
minimo previsto dalla normativa èdi 3φ6/m o il 20% dell’armatura longitudinale
di intradosso. Una rete di uso frequente è composta da una maglia quadrata
composta da φ 6 con passo 20 cm. Le prescrizioni sulla rete devono essere
indicate sui disegni di carpenteria.
F.Paolacci, L.Sguerri - Progetto di Strutture 37