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Raccolta di tutte le DOMANDE E RISPOSTE dell'esame di LINGUA E LETTERATURA

LATINA (Paniere domande) + Test + ESERCITAZIONI

OBBLIGATORIE e facoltative + Domande d’Esame. Università telematica e-Campus

ESERCITAZIONI OBBLIGATORIE

LEZIONE 1

Lezione 5 - Esercitazione obbligatoria

Laboratorio sui testi: Cesare

Postero die Vercingetorix concilio convocato id bellum se suscepisse non suarum necessitatium, sed
communis libertatis causa demonstrat, et quoniam sit fortunae cedendum, ad utramque rem se illis
offerre, seu morte sua Romanis satisfacere seu vivum tradere velint. Mittuntur de his rebus ad
Caesarem legati. Iubet arma tradi,

principes produci. Ipse in munitione pro castris consedit: eo duces producuntur; Vercingetorix
deditur, arma proiciuntur. Reservatis Aeduis atque Arvernis, si per eos civitates reciperare posset,
ex reliquis captivis toto exercitui capita singula praedae nomine distribuit.

Traduzione

Il giorno dopo Vercingetorige, convocata l’assemblea, dichiara che egli aveva intrapreso quella
guerra non per suoi interessi, ma per la libertà comune, e che, poiché bisognava cedere alla Fortuna,
egli si offriva loro per una qualsiasi delle due soluzioni: sia che volessero soddisfare i Romani con
la sua morte, sia che volessero consegnarlo vivo. Sono inviati ambasciatori per queste cose a
Cesare. Comanda che si consegnino le armi, che si conducano i capi. Egli sta seduto nella
fortificazione davanti agli accampamenti; là vengono condotti i comandanti. Vercingetorige si
arrende, si gettano le armi. Messi da parte gli Edui e gli Arverni, nel caso che per mezzo di loro
potesse recuperare le nazioni, distribuisce a tutto l’esercito una persona a testa degli altri prigionieri
a titolo di bottino.

____________________________________________________________________

1. Nel testo ricorre un suffisso, affine alle parole re (ital), rex (lat.), roix (francese), raja (sscr). Qual
è? –RIX (Vercingetorix)

2. Nel brano è presente 6 volte un costrutto subordinato tipico: sai individuarlo? Proposizione
infinitiva.

3. I due ablativo assoluti presenti nel brano hanno un significato logico differente: sai dire qual è?
concilio convocato con valore temporale, Reservatis Haeduis atque Arvernis con valore causale

4. Illustra gli esempi di paratassi tipici dello stile di Cesare:

• sed communis libertatis causa demonstrat

• et quoniam sit fortunae cedendum


5. Il valore semantico di fortuna è: C

A. Buona fortuna; B. Sorte avversa;

C. Entrambi.

6. In quale lessico il termine «praeda» ricorre anche con valore metaforico? B

6.A.filosofico;

6.B.B. amoroso;

6.C.C. scientifico

Lezione 12: Esercitazione obbligatoria

Lezione 24 - Esercitazione di autovalutazione

1. Quali aspetti del personaggio di Enea dimostrano che è un uomo pio?

Enea dimostra di essere un uomo pio, dimostrando Pietas, che è un valore fondante per la società
romana, perché nel momento in cui si rende conto della disfatta di Troia ed è invitato da Venere,
sua madre, a fuggire per andare nel Lazio a fondare una nuova città, si reca dai suoi cari per trarli in
salvo, in particolare suo padre Anchise, ritenuto la persona più cara secondo la gerarchia familiare.
Nonostante il rifiuto iniziale di Anchise - che non vuole fuggire e morire da esiliato - Enea lo porta
in salvo portandolo sulle spalle. Inoltre, nonostante il fatto che Enea abbandoni la patria senza
combattere - imperdonabile stando al codice militare romano - la sua pietas è dimostrata dal fatto di
ubbidire al volere degli dei, sia in questo caso, sia quando Giove gli ordinerà di lasciare Cartagine
per seguire il suo destino. Dunque dimostra Pietas verso la famiglia e verso gli dei, ma anche verso
la patria - quella futura - visto che non seguirà i suoi interessi, ma metterà al primo posto questa
missione: fondare una nuova città, come voluto dagli dei. La pietas degli antichi era infatti la
devozione religiosa, il sentimento d'amore patriottico e di rispetto verso la famiglia, oltre al valore
intrinseco e gerarchico che essa rappresentava nel mondo ellenico. Enea veniva soprannominato il
pio non perché fosse buono e misericordioso, ma perché era non solo particolarmente devoto agli
dèi, come si vede dalla cieca fiducia che ripose nei loro presagi, ma anche perché incarnava
perfettamente i valori di rispetto dell'unità familiare. Enea obbedisce sempre agli dèi e al fato,
mettendo in secondo piano le vicende personali come l'amore per Didone.
2. Quale fu il ruolo di Mecenate nel governo di Augusto?

Gaio Cilnio Mecenate, nato da un'antica famiglia etrusca, è stato un influente consigliere, alleato ed
amico dell'imperatore Augusto. Formò un circolo di intellettuali e poeti che protesse, incoraggiò e
sostenne nella loro produzione artistica (perché le loro opere favorivano ilPrincipato). Con questo
suo atteggiamento egli diede un efficace sostegno al regime che Augusto stava imponendo: molte
delle opere prodotte con il sostegno di Mecenate contribuirono ad illustrare l'immagine di Roma ed
anche a sostenere alcune azioni della politica dell'imperatore. Fu per molti anni il migliore amico di
Augusto oltre che il suo più stretto collaboratore: per molti aspetti sta alla base della struttura data
da Ottaviano allo Stato Romano, con le istituzioni tradizionali (Senato e magistrature in primis)
svuotate di significato e creazione di un apparato amministrativo fondato sul coinvolgimento degli
equites.

3. Quale importanza ha nell’Eneide l’ambientazione dei fatti? L'Eneide è ambientata in luoghi


molto diversi tra loro infatti si svolge in parte in Oriente e in parte in Occidente; si avvicendano
dettagliati paesaggi naturali a città, fino a le regge di Priamo e di Cartagine.

Il poema fu composto nel momento in cui a Roma si stavano verificando grandi cambiamenti
politici e sociali, in quanto dopo la caduta della Repubblica, la guerra civile aveva scosso
fortemente la società e il ritorno alla pace e allo sviluppo, dopo tanti anni di guerre, stava
cambiando il modo di confrontarsi con le varie categorie sociali e usanze culturali. Per affrontare
questa situazione, l'imperatore Augusto cercava di riportare Roma verso i valori morali tradizionali;
l'Eneide raccontava nei suoi contenuti queste intenzioni, infatti Enea è raffigurato come un uomo
dedito allo sviluppo del suo paese, anziché interessato ai propri problemi, ciò ha reso possibile
arrivare alla fondazione e alla gloria di Roma. Attraverso l'Eneide si cerca di confermare l'autorità
di Giulio Cesare e del figlio adottivo Augusto e dei suoi discendenti, infatti il figlio di Enea,
Ascanio, detto anche Ilo, da Ilio, altro nome di Troia, viene rinominato Iulo da Virgilio e viene
definito un antenato della gens Iulia, la famiglia di Giulio Cesare. Durante il viaggio nel mondo
sotterraneo dei morti a Enea viene predetta la futura grandezza degli imperiali discendenti di Roma.
Successivamente riceve da Vulcano un'armatura e delle armi e uno scudo decorato con immagini
del futuro di Roma dove vengono rappresentanti gli imperatori, tra i quali Augusto.

Nell' Eneide l'onore e la dignità dei Romani si salvano attraverso la descrizione del rapporto tra
Troiani e Greci. I Troiani erano considerati gli antenati dei Romani, mentre i Greci, che avevano
assediato e distrutto Troia, erano i loro nemici; ciò nonostante all'epoca in cui l'Eneide fu scritta, i
Greci erano un popolo che faceva parte dell'Impero Romano, allo stesso tempo era assoggettato ma
anche rispettato e considerato per la sua cultura e civiltà. Si sosteneva infatti che i Greci avevano
battuto i Troiani soltanto grazie al trucco del cavallo di legno e non con una battaglia sul campo.

Lezione 55 – Confronto tra Plauto e Terenzio

Plauto Terenzio Epoca Plauto nasce intorno al 255

aC a Sàrsina e muore nel 184 aC

Terenzio nasce a Cartagine nel 185 aC e muore nel 159 aC

Provenienza Proviene da Sàrsina (Forlì) da famiglia libera e prima di divenire autore di palliatae
era un attore di atellane.

Proviene da Cartagine, giunge a Roma come schiavo di un senatore.


Status sociale Proveniente da una famiglia libera, molto presto Plauto si trasferì a Roma, dove inziò
la sua attività teatrale. Secondo Aulo Gellio, avrebbe esercitato inizialmente il mestiere di attore,
ricavando enormi ricchezze, poi sperperate. Fiorino infatti numerosi aneddoti sulla vita povera del
poeta. Si dedicò così alla scrittura di palliate, ottenendo una popolarità sempre più crescente, fino ad
attribuirgli 130 commedie.

Terenzio giunto a Roma come schiavo di un senatore, ricevette una buona educazione e, dopo
essere stato liberato, si dedicò alla carriera teatrale, segnalandosi per le doti del suo ingegno e
ottenendo il sostegno di personalità nobili e politicamente influenti.

Opere pervenute

Le sue opere le possiamo dividere in gruppi: Il primo gruppo di componimenti è quello che ha come
tema fondamentale la beffa: in queste commedie il tema centrale è l'organizzazione di una beffa e
spesso la figura che s'impegna a tale fine è proprio quella del servo. Un esempio di questo tipo di
componimenti è la Mostellaria, ove un servo spaventa il proprio padrone per allontanarlo dalla casa,
teatro in quel momento di un banchetto del figlio dello stesso padrone, dicendo che l'immobile era
infestato da

Terenzio si trova a capo del rinnovamento della commedia latina, affrontando temi molto diversi da
quelli di Plauto, molto più seriosi e con anche caratteri meditativi. Tra il 166aC e il 160aC Terenzio
scrive sei palliatae (Andria, il punitore di se stesso, l'unuco, Formione, I due fratelli, Hècyra) che
proprio per le differenze sopra citate con quelle di Plauto, non ebbero un successo immediato. Viste
le trame delle opere di Terenzio, possiamo affermare che i suoi componimenti seguono il modello
della Fabula Stataria.

1. Andria 2. Hecyra 3. Heautontimorumenos

uno spettro. Un altro gruppo di palliatae plautine è sicuramente quello che ha al suo interno il tema
del viaggio, con una gamma di personaggi legati ad esso, come per esempio il Mercator, che ha
appunto come protagonista un mercante e una schiava trovata in viaggio. Il terzo e il quarto gruppo
di componimenti sono quelli dell'agnizione e dei sosia: nelle prime si verifica un "riconoscimento"
di un personaggio che stravolge la trama e risolve l'intreccio proprio sul finale, nelle seconde
troviamo due sosia a cui capitano eventi senza che essi sappiano di avere un sosia. Commedie di
questo tipo sono la Cistellaria e l'Amphitruo. Composizioni come il Miles Gloriosus sono opere ove
compare la caricatura di alcuni personaggi che possono rappresentare aspetti della società, altri testi
come l'Aulularia, invece, sono dette "composte" poiché presentano un intreccio di tematiche vario.

1. Anfitrione

2. Asinaria

4. Phormio 5. Adelphoe 6. Eunuchus.

3. Aulularia

4. Bacchidi

5. Captivi

6. Casina 7. Cistellaria 8. Curculio


9. Epidico

10. Menecmi

11. Mercator

12. Miles gloriosus

13. Mostellaria

14. Persa

15. Poenulus

16. Pseudolus 17. Rudens 18. Stichus

19. Trinummus

20. Truculentus

21. Vidularia Successo Varia fu la fortuna di Plauto.

Ai suoi tempi conobbe un enorme successo, attestato dalle opere che circolavano a suo nome.
Lodato dagli autori di età repubblicana, venerato dagli arcaizzanti di età imperiale, non piacque ai
classici, che lo considerarono rozzo e plebeo. Trascurato nel Medioevo, fu amatissimo nel
Rinascimento, epoca in cui cominciò ad ispirare i nuovi commediografi in

Le sue commedie furono rappresentate anche dopo la morta dell’autore e, soprattutto, lette e
studiate. Presso i suoi contemporanei e anche dopo, fino al II sec. D. C., Terenzio non ebbe un posto
tra i primissimi commediografi, tuttavia ebbe sempre il favore dei critici più fini e sensibili (come
Cicerone e Cesare), che ne apprezzarono la purezza della lingua e la raffinatezza del suo stile.

Gli autori cristiani riconobbero

tutta Europa. la moderazione dei sentimenti e i valori etici condivisi, apprezzarono l’equilibrio e la
medietas della lingua: ciò ne favorì l’adozione nella scuola e ne spiega la conservazione dell’opera.

Gli Umanisti e il Rinascimento amarono Terenzio, per la lingua e i valori rappresentati. Molière fu
ammiratore e imitatore.

Prologhi I prologhi sono di carattere espositivo e raccontano

semplicemente gli antefatti della storia.

Terenzio non utilizza i prologhi delle sue opere per esporre la

trama, ma li adopera per rispondere polemicamente alle

accuse, ma soprattutto per parlare del suo modo di far

poesia. Al contrario di Plauto, che


spiegava la trama della storia così che il pubblico potesse seguire gli intrecci, Terenzio

cerca di mantenere l’attenzione del pubblico alla

rappresentazione svelando gradualmente la verità nascosta

dietro agli equivoci e agli errori.

Temi Ci sono alcuni tratti estremamente distintivi della commedia di Plauto, facilmente
riconoscibili e descrivibili. Prima della commedia vi è sempre un argumentum, una sintesi della
vicenda. In alcuni casi esistono addirittura due argumenta,

Le trame delle commedie di Terenzio possono sembrare simili a quelle di Plauto, ma in realtà le
tematiche sono ben diverse. Come detto sopra, i temi erano più seriosi e soprattutto affrontavano i
problemi della società. Quindi, anche se Terenzio prendeva molto spunto da Menandro e da

e uno dei due è addirittura acrostico, in quanto le lettere iniziali dei singoli versi compongono il
titolo della commedia. All’inizio della commedia è sempre presente un prologo, in cui un
personaggio, una divinità oppure un’entità astratta, personificata, presentano l’argomento della
rappresentazione. Un’altra peculiarità della commedia plautina è la facilità nella distinzione nitida,
secondo gli antichi dettami, trai deverbia e i cantica, ovvero tra le parti dialogate, dove gli attori
parlano tra loro e le parti cantate, per lo più monologhi. Plauto, nella sua commedia, ricorre spesso
allo schema classico dell’intrigo amoroso, dove il sogno d’amore incontra sempre delle difficoltà
che poi verranno superate. Il riconoscimento finale, il più conosciuto agnitio, è un ulteriore
elemento strutturale importante nella commedia di Tito Maccio Plauto, grazie al quale anche le
vicende più intricate, più agognate, trovano una fortunosa soluzione.

altri autori greci e con la tecnica della contaminatio riproponeva delle rielaborazioni, queste
rielaborazioni erano sulla misura della società romana e adatte ad essa. I temi innovativi rispetto a
Plauto sono: Nell'Andria, Terenzio difende il diritto dei giovani di compiere scelte affettive
autonome, tematica che andava contro i matrimoni organizzati dalle famiglie. Nell'Adelphoe
affronta il problema del conflitto generazionale, trovando come soluzione un metodo di educazione
dei figli che si basi sulla comprensione tra padri e figli. Nell'Hecyra mette il risalto la figura della
donna e il suo ruolo, molto importante, nella società.

Personaggi Tra gli aiutanti spicca la figura del servus callidus,

che ordisce intricati inganni

I personaggi sono molto verosimiglianti e la complessità della trama permette all’autore

ed ingegnosi espedienti riesce a prendersi gioco dell’antagonista di turno. In ogni caso i personaggi

sono stereotipati e descritti in modo buffo.

di compiere analisi psicologiche dei personaggi. Pur continuando a mettere in

scena i personaggi tradizionali, Terenzio abbandona il servus

callidus, e mette in primo piano i padri, i figli ed il loro


rapporto.

Finalità Nelle opere di Plauto vi era un momento di intrattenimento generale che riusciva ad avere
successo presso il vasto pubblico quanto nessuna altra forma di intrattenimento letterario. Plauto
punta sull’esuberanza comico- fantastica.

Terenzio usava un genere fondamentalmente popolare per comunicare una sensibilità e interessi
nuovi, maturati durante l’età degli Scipioni, un’elite sociale e culturale. All’autore interessa
l’approfondimento psicologico.

ESERCITAZIONI FACOLTATIVE

Lezione 3 - ESERCITAZIONE FACOLTATIVA

Ricerca: Il giallo della Fibula Prenestina

La fibula prenestina è uno spillone in oro, lunga 10,7 cm, della metà del VII secolo a.C., ritrovata a
Palestrina, recante un'iscrizione in latino arcaico considerata il più antico documento scritto in
lingua latina.

La fibula fu presentata per la prima volta nel 1887, dall'archeologo tedesco Wolfgang Helbig, senza
che fosse fornita alcuna indicazione del luogo del ritrovamento. Egli sostenne di averla acquistata
da un amico nel 1876, ma indicò successivamente come luogo del rinvenimento la tomba
Bernardini, dal cui corredo funebre la spilla sarebbe stata rubata. L'oggetto venne quindi inserito
nell'inventario dei ritrovamenti della tomba Bernardini fino al 1919, data in cui venne ritirato a
causa della mancanza di certezze archeologiche sulla sua esatta provenienza.

Sulla fibula è incisa l'iscrizione, in latino arcaico, con andamento da destra a sinistra. E viene fatta
corrispondere, in latino classico, a MANIVS ME FECIT NVMERIO, cioè “Manio mi fece per
Numerio “.

I primi dubbi sull'autenticità dell'iscrizione furono sollevati già all'inizio del XX secolo, viste le
circostanze non documentate della scoperta. Ciononostante, la fibula è stata a lungo menzionata
nelle pubblicazioni su Roma antica.

Nel 1980, l'epigrafista italiana Margherita Guarducci sostenne pubblicamente che non solo
l'iscrizione, ma la stessa fibula era un falso, frutto della collaborazione tra Wolfgang Helbig e
l'antiquario Francesco Martinetti. Ma questa posizione non ottenne consensi dalla comunità
scientifica, e il dibattito rimase aperto fino al 2011, quando la controversia fu risolta grazie ad
un'indagine condotta da Daniela Ferro dell'Istituto per lo Studio dei Materiali Nanostrutturati (Ismn)
del CNR e da Edilberto Formigli, restauratore e docente presso l'Università "La Sapienza" di Roma
e quella di Firenze.

L'analisi della superficie della fibula, effettuata tramite un microscopio elettronico a scansione e una
microsonda elettronica con spettrometro a raggi X in dispersione di energia, ha permesso di stabilire
la congruenza tra l'età ipotizzata del manufatto (VII secolo a.C.) e le tecniche orafe etrusche
dell'epoca. Si è inoltre scoperto che la fibula era stata riparata anticamente con una lamina a foglia
d'oro per nascondere una piccola frattura che si era formata nella staffa.
LEZIONE 8 - Esercitazione facoltativa All’interno dei seguenti gruppi, i vari termini hanno
significato simile ma non uguale, in quanto ciascuno esprime una sfumatura ben precisa: quale?
Rispondi aiutandoti col dizionario. 1. La moglie:

• Matrona: Signora, dama, donna non sposata ma di alta condizione sociale. • Mulier: moglie, donna
adulta non più vergine. • Uxor: moglie, sposa.

2. I figli: • Liberi: figli, prole, specialmente i figli maschi. • Filii: figlio, giovani discendenti.

3. I parenti • Affines: qualunque parente acquisito. • Cognati: congiunto, parente consanguineo. •


Parentes: genitori.

La celebre frase di Tacito ubi solitudinem faciunt pacem appellant (Ann. 30, 5) si presta ad
un’analisi semantica e sintattica. Quali elementi riesci ad individuare in questo senso? Ubi
solitudinem faciunt: la proposizione relativa è in variatio rispetto ai tre infiniti sostantivati.

Pacem: la funzione predicativa del sostantivo è un po’ anomala, perché manca il complemento
oggetto, che va ricavato dalla relativa.

Lezione 9 - Esercitazione facoltativa: l’Appendix Probi

Per ciascuna voce si indichi il fenomeno linguistico occorso.

speculum non speclum

vetulus non veclus

columna non colomna

frigida non fricda

turma non torma

solea non solia

auris non oricla

oculus non oclus

vinea non vinia

A partire dal II secolo d. C., con l'allargarsi dell'impero, si diffonde sempre più, la differenziazione
e la “barbarizzazione” della lingua. Uno tra i fattori decisivi è la crisi del sistema vocalico fondato
sulla quantità. Prende così piede l'abitudine di pronunciare le vocali brevi come aperte, quelle
lunghe come chiuse; abitudine che trova rinforzo nell'influenza esercitata dalle lingue originarie dei
popoli conquistati da Roma (lingue di substrato), le quali ignoravano le distinzioni quantitative. Si
può dire, generalizzando, che tendenze linguistiche “popolareggianti” e periferiche s’impongono
con decisione a danno della norma centralistica del latino urbano a partire dalla creazione dei regni
romano-barbarici, accelerando la frantumazione del sistema-lingua latino e favorendo il processo
che porterà alla nascita delle lingue romanze, cioè di sistemi-lingua autonomi dal latino (volgare).
Un esempio di iscrizioni epigrafiche, scritte e graffiti murali è l’Appendix Probi, una piccola
porzione di una lista di parole, così chiamata perché nel codice che la riporta essa segue l'opera di
un grammatico del III-IV secolo d. C. di nome Probo. La lista è composta di 227 parole, forme,
grafie errate che un maestro censura confrontandole con le forme corrette a scopo didattico.

ANALISI Nei trisillabici proparossitoni (sdruccioli, con l’accento sulla terz’ultima sillaba) come
SPECULUM, VETULUS, FRIGIDA, OCULUS, cade la vocale postonica. Con l’andare del tempo
– si parla di secoli – i nessi di consonante + L (-CL-, -TL-, ecc.) daranno luogo a consonante + IOD:
da OCLUS a occhio, da VETLUS (con velarizzazione della dentale T) a vecchio, da SPECLUS a
specchio.

In VINIA e SOLIA abbiamo la chiusura della prima vocale in iato, che, oltre al raddoppiamento
della nasale N e della laterale L, produrrà poi la palatalizzazione delle due consonanti (vigna,
soglia).

In COLOMNA c’è già stato il passaggio da U breve tonica a o chiusa in sillaba implicata (seguirà
l’assimilazione regressiva di M a n), in FRICDA (in italiano, poi, fredda) la I breve tonica non ha
ancora dato e chiusa in sillaba implicata.

Interessante ORICLA, da un precedente AURICULA(M). Intanto, notiamo che per significare


‘orecchia’, il latino volgare ha abbandonato la forma classica AURIS, sostituendola con il suo
diminutivo. Si tratta di un fenomeno che prolifera, la lingua parlata preferisce le forme più
espressive.

In ORICLA/AURICULA leggiamo già l’italiano orecchia (altro esempio: l’italiano agnello


prosegue il diminutivo AGNELLUS e non il classico AGNUS). Inoltre, ORICLA ha già il
monottongamento di AU (vedi anche CAUSA che darà cosa, AURU(M) che darà oro) e la già
descritta caduta della vocale postonica.

Esercitazione Lezione 10: il latino cristiano

Collega le parole alla definizione opportuna.

Volgarismo Orare

Ebraismo Osanna

Grecismo Petra

Calco Advocata

Neologismo Sera

Lezione 13: Esercitazione facoltativa

1. Il tema è la parte minima della parola. F 2. L’opposizione infectum / perfectum riguarda il


sistema nominale. F 3. La flessione dei pronomi segue la II declinazione. F 4. La vocale tematica è
la vocale presente nella radice. F 5. Il congiuntivo è il modo della paratassi. F

Lezione 15 – Laboratorio sulla lingua poetica


Analisi

1) Tityre tu tegmine: allitterazione per evocare l’accompagnamento musicale di un flato. 2)


Musam: è una metonimia per canto e poesia silvestrem musam:iperbato silvestrem tenui Musam
avena: disposizione a coppia di aggettivo-aggettivo e sostantivo-sostantivo e alternata di accusativo-
ablativo, accusativo-ablativo. avena: sineddoche che indica la parte per il tutto, ovvero indica il
gambo della vena da cui veniva ricavato il flauto. Tenui avena: iperbato meditaris: il verbo
(meditor, -aris, meditatus sum, meditari) il significato è quello di comporre una poesia in musica
con scrupolo ed attenzione stilistica 3-4) nos: anaforapatriae patriam: poliptoto linquimus e
fugimus: climax per lasciare e poi fuggire. C’è una gradazione ascendente per indicare che uno
prima si allontana e poi se ne va per sempre. 4) nos e tu: forte contrasto in antitesi dei pronomi con
valenza avversativa. 5) Amaryllida: accusativo greco da Amarylidis e poi vi è la brachilogia,
ovvero un’abbreviazione nel testo in cui manca una parola, in questo caso nomen.

Lezione 17 - Esercitazione sulla lingua: l’epigrafe di un mimo

Positus est hic Leburna magister mimariorum, qui vixit annos plus minus centum. Aliquoties
mortuus sum, sed sic numquam! Opto vos ad Superos bene valere. (CIL III, 3980)

______________________________________________________________

L’epigrafe proviene da Aquincum, presso Budapest: un maestro di mimi, attraverso le frasi della
sua epigrafe funeraria si rivolge ai passanti, e in qualche modo continua, anche da morto, il suo
divertente dialogo con il pubblico.

Traduzione:

Qui è posto Leburna maestro di mimi, che visse più o meno cento anni. Qualche volta sono morto,
ma così mai! Spero che voi possiate stare bene agli Dei.

1. Il verbo «scegliere, desiderare» (riga 4) ha dato origine in italiano a un verbo dall’identico


significato. Quali altre parole italiane appartengono alla stessa famiglia lessicale?

Optare e ottativo

2. In cosa consiste l’ironia dell’iscrizione? L'ironia consiste nella sua finzione di aver simulato la
morte a volte nei suoi spettacoli. Ma anche nel fatto che il mimo si serve molto della gestualità,
mentre l'iscrizione è immobile, fissata per sempre nella pietra.

3. In quale verso troviamo una forte contrapposizione temporale?

La contrapposizione temporale sta nel "sono morto molte volte ma mai in questo modo", perché
contrappone il passato (le sue esperienze) e il presente (la morte definitiva).

4. Individua le allitterazioni (2).

Le allitterazioni sono: Opto vos ad Superos e bene valere

Lezione 18 - Esercitazione sulla lingua d’uso Individua quale delle due espressioni è propria della
lingua d’uso
1 Habeo?, quid dixi? Habere me? - terenzio X Dixine me habere?

2 Bene facere huic adulescenti volo Adulescenti huic, bene volo ego illi facere X

3 Attica mea, obsecro te, quid agit? X Quid agit, obsecro te, Attica nostra?

4 Iratam esse illam nunc mihi credo Irata est illa, credo, nunc mihi X

5 Illum ut vivat optant X Ut ille vivat optant

6 Deus, qui me movit ad illam, impulsor mihi fuit Deus impulsor mihi fuit, is me movit ad illam X

Lezione 21 - Esercitazione di traduzione

Brano da Cesare, De bello gallico Riassunto e senso Durante l’assedio della città etrusca Veio
(390 a.C.) i Romani, all’insaputa dei Veienti, scavano un tunnel sotto la rocca della città e riescono
a penetrarvi con i soldati. E’ la fine: dopo caotiche scaramucce, la città deve arrendersi.

NOTA BENE

• Pars è singolare collettivo, quindi può avere il verbo plurale

• aversos va concordato con il successivo hostes

• terrentium ac paventium : attenzione alla posizione, in mezzo tra variis e vocibus

• Momento temporis: “in un attimo”

Versione Cuniculus delectis militibus eo tempore plenus, in aedem Iunonis quae in Veientana arce
erat, armatos repente edidit, et pars aversos in muris invadunt

hostes, pars claustra portarum revellunt, pars cum ex tectis saxa tegulaeque a mulieribus ac servitiis
iacerentur, inferunt ignes. Clamor omnia variis terrentium ac paventium vocibus mixto mulierum ac
puerorum ploratu complet. Momento temporis deiectis ex muro undique armatis patefactisque portis
cum alii agmine inruerent, alii desertos scanderent muros, urbs hostibus impletur; omnibus locis
pugnatur;

deinde, multa iam edita caede, senescit pugna, et dictator praecones edicere iubet ut ab inermi
abstineatur.

Traduzione

Il tunnel sotterraneo pieno di soldati scelti, in quel momento, ha riversato repentinamente i soldati
armati (armatos) nel tempio di Giunone che c'era nella rocca Veienta, e una parte ha assalito i
nemici di spalle (aversos = voltati) nelle mura, una parte ha distrutto i catenacci delle porte, una
parte, essendo stati lanciati sassi e tegole dalle donne e dagli schiavi, ha appiccato il fuoco. Un
frastuono riempie ogni cosa di diverse voci di terrorizzati e spaventati con un pianto misto di donne
e schiavi.In un attimo, essendosi alcuni gettati nella moltitudine, (dal momento che si erano)
lanciatisi i soldati dalla muraglia in ogni dove e spalancate le porte, avendo altri scalato le mura
vuote, la città si riempie di nemici; si combatte in ogni luogo;
Pertanto, (dal momento che si era) consumata già molta carneficina, la battaglia scema, e il
comandante ordina che i banditori annuncino di allontanarsi da chi è disarmato/inerme.

Esercizio sulla versione - 1

Riconoscere il valore dei seguenti ablativi

ABLATIVO valore eo tempore Temporale variis vocibus abl di sostanza mixto ploratu abl di
accompagnamento agmine abl di moto a luogo omnibus locis abl di stato in luogo

Esercizio sulla versione - 2

1. Riportare gli ablativi assoluti presenti nel testo (sono 3): deiectis armatis, patefactis portis e edita
caede.

2. Che cosa sono terrentium e paventium? Terrentium e paventium sono genitivi plurali partitivi e
partipici presenti dei rispettivi verbi (terreo e paveo).

3. Che forme sono pugnatur e abstineatur? Pugnatur e abstineatur sono forme passive impersonali,
3' pers sing presente indicativo.

4. Quanti sono i complementi di luogo presenti nel brano? 6

Lezione 50 1. Cosa sono i fescennini?

I Fescennini versus (versi fescennini) sono opere proto-letterarie, tipicamente popolari, e sono la più
antica forma di arte drammatica presso i Romani. Era una forma teatrale in voga in una vasta zona
posta al confine fra Lazio ed Etruria intorno al II secolo a.C. Di derivazione etrusca, non ebbero mai
una vera e propria evoluzione teatrale, ma contribuirono alla nascita di una drammaturgia latina.
Secondo il grammatico Festo, il termine fescennini avrebbe due diverse interpretazioni: secondo la
prima, deriverebbe dalla città di Fescennium, dove si svolgevano feste agresti per il raccolto dove
era radicato l'uso di festeggiare scambiandosi dei versi, in forma sboccata e licenziosa, che
volevano significare un ringraziamento alla divinità fallica da loro adorata per l'abbondanza del
raccolto. Per la seconda, invece, il nome avrebbe origine da fascinum, che significa al tempo stesso
"malocchio" e "membro virile", in riferimento alle maledizioni che venivano lanciate sui carri degli
altri produttori agricoli durante la vendemmia. Questo genere letterario è il risultato o dell'influenza
Etrusca nella cultura Romana o il tentativo di esorcizzare il timore che i romani avevano per il
malocchio scherzando su di esso.

2. Carmina arvalia e carmina saliaria. In origine la poesia si limitava alla sfera del pratico e
dell'occasionale, cantando i sentimenti più sentiti della vita spirituale, religiosa e civile in
componimenti detti carmina (da cano: canto). In ambito letterario il termine viene utilizzato per
designare componimenti poetici di notevole estensione, mentre in questa fase antica, carmen non
indica solo quello che è cantato, e cioè i componimenti in poesia, ma più genericamente tutto ciò
che è di particolare solennità, che sta fuori

dal parlato quotidiano, e quindi anche la prosa. Si trova così applicato a tutte le forme di
comunicazione, dalle preghiere alle filastrocche infantili e alle formule magiche, dalle leggi alle
profezie e agli incantesimi, dalle nenie funebri ai giuramenti. Tra i più antichi canti della poesia
religiosa, risalenti al sec. VI a.C., vi è il Carmen Saliare, legato ai riti magico-religiosi dei Salii, è
uno dei primi testi romani pervenuti, di cui sono rimasti pochi e spesso incomprensibili frammenti.
Ogni anno, in marzo e in ottobre, per celebrare l'apertura e la chiusura della stagione della guerra, i
Salii (da salio: salto), i dodici sacerdoti di Marte, percorrevano in processione, vestiti da antichi
guerrieri, i luoghi più importanti di Roma, intonando preghiere di invocazione agli dei, danzando e
battendo con il piede il suolo con colpi forti e regolari in ritmo ternario, percuotendo con bastoni gli
ancilia, i dodici scudi sacri di bronzo. È invece pervenuta una versione completa e attendibile del
Carmen Arvale, risalente al sec. VI, perché il testo veniva trasmesso di generazione in
generazione. È un canto propiziatorio affinché gli dei invocati diano fertilità ai campi. Il carmen si
trova nei numerosi frammenti di un'epigrafe del 218 d.C. degli Acta fratrum Arvalium, in cui il
collegio sacerdotale registrava la propria attività. Il canto, in versi saturni, ognuno ripetuto tre volte
tranne l'ultimo ripetuto cinque volte, costituiva il momento culminante della processione della festa
Ambarvalia nel mese di maggio. Il carmen, di difficile interpretazione, invoca i Lari, Marte e i
Semoni perché proteggano i campi (arva) dalle pestilenze. Veniva eseguito durante il rito della
purificazione dei campi e in altre cerimonie dai fratres Arvales, il collegio di dodici sacerdoti, tutti
patrizi, dediti al culto della divinità agricola Dia, la terra nutrice, istituito secondo la tradizione da
Romolo. 3. Cosa significa «La letteratura romana in un certo senso nacque morta»,

affermazione dello storico tedesco B.G. Niebhur (1776-1831)

«La letteratura romana in un certo senso nacque morta»: in questi termini il grande storico tedesco
B.G. Niebhur, riassumeva il pregiudizio romantico che condannava la letteratura latina in quanto
“derivata” da quella greca. Una cultura orientata alla ricerca delle origini di ogni nazione,
affascinata da tutto ciò che appare primitivo, e incline a considerare la poesia come l’espressione
spontanea dello spirito autentico di un popolo, non poteva che inchiodare la letteratura di Roma al
suo “peccato originale”: il debito con il mondo greco.

Lezione 51 - Esercitazione facoltativa

1. Quali elementi dell’opera di Livio denunciano il peso della cultura greca nella sua produzione
letteraria?

Quasi tutte le opere di Livio derivavano da modelli greci e avevano precisa argomentazione e
modelli greci: ma nel campo teatrale i Romani furono, sin

2 0 1 Fdall inizio, più liberi nel trasformare i modelli. Del resto questo repertorio

mitologico e leggendario permetteva di allacciare le origini del popolo romano al popolo dei Greci.

2. Cosa significa che Nevio fu l’iniziatore della «contaminatio»? Fu proprio Nevio a dar vita alla
tecnica della contaminatio: "contaminava" i testi, cioè, nel comporre la propria sceneggiatura,
prendeva a modello un'opera greca; ma non si limitava a tradurla, bensì la arricchiva di scene nuove
tratte, anch'esse, da opere drammatiche greche. Lo scrittore che utilizzava la contaminatio non
scriveva un'opera originale come intendiamo oggi. Questa tecnica non deve essere intesa come una
semplice opera di collage di opere greche antecedenti, ma come la creazione di un'opera nuova
tenendo conto, e liberamente ispirandosi, delle opere della Commedia Nuova greca. La
contaminatio risulta essere così una tecnica efficace se usata con altrettanta abilità dal poeta stesso.
Egli è così in grado di creare un nuovo capolavoro prendendo spunto da quel serbatoio della
commedia ellenica, ritenuto inesauribile, dando nuovi apporti personali al tutto.

3. “Libera lingua loquemur ludis liberalibus”. Traduci, contestualizza e commenta.


Traduzione

“Con libertà di parola parleremo durante le feste in onore di Libero”.

Nevio, uno dei più antichi poeti latini, al tempo della seconda guerra punica (III sec. a.C.) associava
inscindibilmente lingua e libertà in uno dei pochi frammenti superstiti delle sue opere.
L'affermazione antica vale oggi ancor di più: imparare ad usare, rispettare, amare le parole significa
acquisire uno strumento fondamentale per conoscere il mondo, per esprimere noi stessi, per essere
liberi come persone e come cittadini. Sta a noi decidere se sfruttarlo.

Lezione 53 - Esercitazione facoltativa: ENNIO

1. Che metro usa Ennio?

2. Quale metro si usava invece in precedenza e che significato ha la scelta dell’autore?

Le fonti usate da Ennio furono con tutta probabilità gli annalisti, tra cui Fabio Pittore, i documenti
ufficiali dello stato, quali gli Annales Maximi e i Commmentarii, il Bellum Poenicum di Nevio.
Ennio si distinse da Nevio per l'ampiezza della trattazione storica e per l'uso dell'esametro
dattilico, il verso dell'epica greca, per dare solennità al suo componimento. Proprio l'uso di questo
metro pose a Ennio una serie di problemi linguistici. Il saturnio dell'Odissea di Livio Andronico e
del Bellum Poenicum di Nevio, o altri metri usati in teatro erano versi piuttosto liberi. Così non è
l'esametro. Ennio dovette perciò predisporre norme ben precise e costanti, che lo costrinsero a studi
grammaticali e ad audaci sperimentalismi. Da ciò la presenza di neologismi e parole di gusto
arcaico, onomatopee, parole troncate e costrutti alla greca.

3. Perché gli Annales di Ennio sono definiti “grande poema nazionale romano”?

Gli Annales erano un poema epico scritto dall'autore latino Quinto Ennio che raccontava, come
suggerisce il titolo, la storia di Roma "anno per anno", dalle origini fino al 171 a.C. Ci sono
pervenuti in forma incompleta (circa 650 versi su 30.000). Questo poema celebrava la storia di
Roma in ordine cronologico, dalle origini leggendarie con l'arrivo di Enea, agli avvenimenti
contemporanei alla vita del poeta. Si propone di celebrare e glorificare i singoli esponenti
dell’aristocrazia romana. Ennio volle esaltare il popolo romano, la cui grandezza era per lui frutto
dell'intervento divino. Tutto il poema è immerso in un'atmosfera eroica, ripresa dai poemi omerici;
infatti l’autore, afferma di essere la reincarnazione di Omero e narra di essere stato trasportato in
sogno sul Parnaso, dove gli appare l'ombra del grande Omero. Questo illumina sulla
consapevolezza che il poeta ebbe della propria grandezza e della funzione della sua opera.

Lezione 54

1. Sai definire il concetto di Contaminatio, in relazione alla letteratura latina arcaica?

La contaminatio fu una tecnica di scrittura utilizzata dagli antichi sceneggiatori romani.

E’ la fusione di due o più tragedie greche al fine di ricavarne un nuovo ed unico testo latino.
Quest'ultimo appariva come il risultato della "contaminazione" di un testo teatrale originario, in cui
erano state inserite scene, trame e situazioni desunte da modelli diversi.

Sappiamo da Terenzio, che Nevio fu il più antico sceneggiatore latino a utilizzare questa tecnica.
Prima di lui, Livio Andronico si era limitato a un'opera di traduzione degli originali greci. Dunque
Nevio "contaminava" i testi, cioè, nel comporre la propria sceneggiatura, prendeva a modello
un'opera greca; ma non si limitava a tradurla, bensì la arricchiva di scene nuove tratte, però,
anch'esse, da opere drammatiche greche. Così lo scrittore che utilizzava la contaminatio non
scriveva un'opera originale nel senso che diamo oggi noi al termine originalità. Questa tecnica non
deve essere intesa come una semplice opera di collage di opere greche antecedenti, ma come la
creazione di un'opera nuova tenendo conto, e liberamente ispirandosi, delle opere della Commedia
Nuova greca.

2. Hai presente e sai dare la definizione di FABULA PRAETEXTA, FABULA COTHURNATA,


FABULA TOGATA e FABULA PALLIATA?

Fabula praetexta o Pretesta: È la tragedia di ambientazione romana, di carattere patriottico e


nazionale, che esalta avvenimenti importanti o eminenti figure politiche. Il termine deriva dal nome
dell'abito (toga praetexta) indossato dai magistrati romani e orlato da una striscia di porpora. La
prima rappresentazione di cui si ha notizia risale all'ultimo decennio del terzo secolo.

Fabula cothurnata o Coturnata: È la tragedia di ambientazione greca, che prende come modelli
Eschilo, Sofocle, ma, soprattutto, Euripide. Il nome deriva dal coturno, l'alto calzare a forma di
stivaletto con spessa suola, tipico degli attori greci.

Fabula togata: Era la commedia di ambientazione romana, così chiamata dalla toga, la veste
romana che indossavano gli attori. Ebbe inizio dopo la scomparsa della palliata. Aveva un carattere
chiaramente più popolare della commedia greca; metteva in scena il mondo degli umili, dei
contadini, degli artigiani, con grande varietà di tematiche, con intrecci meno complicati e con un
minor numero di personaggi. La togata venne anche chiamata tabernaria, quando metteva in scena
il mondo delle osterie e delle botteghe. Restano solo scarsi

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