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Lezione 8 Maggio 2018

(metodo di Ponchon Savarit)

L’obiettivo è valutare il numero di piatti, che in questo caso, avviene ipotizzando in un primo momento,
idealità tra le fasi di contatto, dopo di che, rimuoveremo tale ipotesi ed entreremo nel dettaglio del progetto
del “rettore”, cioè il piatto, cercando di ottenere un’efficienza quasi unitaria per questo stadio di contatto.
Per le miscele binarie abbiamo visto prima un metodo numerico rigoroso, che consente, risolvendo piatto a
piatto i bilanci, di completare il progetto della colonna; dopo abbiamo studiato il metodo di Mc Cabe grafico,
ma non rigoroso (approssimato), che con delle ipotesi semplificative, ci ha consentito di raggiungere
l’obiettivo (il numero di stadi) sul piano xy.
In questa lezione vedremo un altro metodo grafico e rigoroso: il metodo di Ponchon-Savarit. Eviteremo di
risolvere il sistema di 5 equazioni in 5 incognite piatto per piatto con un’applicazione grafica.
Tale metodo utilizza il piano H-concentrazione.

Le tre correnti in gioco sono pienamente caratterizzate in tutte le c+2 variabili.


Questo sistema può vedere la scrittura di tre equazioni: bilancio di materia totale, bilancio di materia parziale
e bilancio di energia.
È possibile, arrangiando il sistema, ottenere l’ultima equazione, che ci consente di dire che i punti
caratteristici delle tre correnti sono allineati nel piano H-composizione.
Le tre equazioni considerate, sommate alle due di equilibrio termodinamico, definiscono il sistema di 5
equazioni in 5 incognite.
Incominciamo a comprendere che una retta mi consente di avere immediatamente informazioni su un
sistema di tre equazioni in 3 incognite. Si tratta ora di coniugare queste tre equazioni con quelle di equilibrio
termodinamico, proprio come abbiamo visto con McCabe. La curva di equilibrio, che vedremo, ci darà la
soluzione delle due equazioni nelle variabili di equilibrio.
Dunque, se conosco le due correnti in ingresso, cioè la posizione del punto A e del punto B, posso valutare
quella in uscita: con la regola della leva, il peso mi dirà dove è posizionato il punto C, risolvendo
immediatamente il sistema.
Per il momento abbiamo ipotizzato un sistema senza scambio di calore con l’ambiente esterno: sistema
adiabatico. In realtà, nella nostra colonna sono presenti in fondo un ribollitore, che deve garantire la
formazione di vapore, e in testa un condensatore (totale o parziale), per garantire il riflusso.
Adesso la scatola considerata vede un flusso di calore verso l’ambiente esterno. In particolare, possiamo
ricondurre il sistema non adiabatico ad uno dei tre casi (a, b o c), cioè andiamo ad attribuire il flusso di calore
ad una delle tre correnti. Per i bilanci questo passaggio non cambia assolutamente nulla.
Per esempio, fornisco calore alla corrente A, che così diventa la corrente A’ che poi entra in un sistema
adiabatico; stesso discorso se attribuissi il flusso alle altre correnti.
Osserviamo il diagramma:
Calore alla corrente A e voglio valutare la portata di C, note A e B: fisso il punto B e il punto A, a cui do calore
Q, quindi ottengo il punto A’ salendo in verticale di una quantità Q/A (la z non varia). B e A’ devono essere
allineati, quindi trovo C.
Scoperto l’allineamento dei tre punti nel caso adiabatico, continuo a sfruttare tale vantaggio, pertanto
attribuisco il calore ad una delle correnti: il bilancio di materia non ne risente.
Con la carta entalpia-concentrazione riusciremo a risolvere il sistema di cinque equazioni in cinque incognite.
Nel metodo di McCabe, quando abbiamo ipotizzato la costanza dei flussi molari, abbiamo messo da parte il
bilancio di energia, eccetto per il piatto di alimentazione; ciò poiché se introduco una corrente F contenente
liquido molto freddo su di un piatto all’equilibrio termodinamico ad una certa temperatura, non dovrò più
considerare solo un semplice bilancio di materia, ma anche un bilancio di energia, perché probabilmente un
po’ del vapore condenserà. Se il vapore condensa, ovviamente cambierà anche il bilancio di materia.
Un’altra osservazione sul metodo di McCabe è la seguente:
Il vapore che lascia il primo piatto è in equilibrio con il liquido che
scende, quindi avrò uno stadio di equilibrio termodinamico con una
certa temperatura. Tuttavia la portata di liquido Lo è prodotta da
un’apparecchiatura condensatore totale.
Con il condensatore totale la temperatura del sistema rimane più o
meno costante. Diciamo “più o meno” poiché trattandosi di una
miscela una piccola variazione ci sarà sempre, ma siccome in testa il
liquido è quasi puro, la variazione è veramente minima e dunque
facilmente trascurabile. Insomma, in tali condizioni, il ritorno del liquido non crea problema ad un bilancio
energetico.
Se il condensatore iniziasse a non funzionare più bene, facendo passare per esempio molta più acqua,
nonostante la maggior parte del calore è lambda di vaporizzazione, può esserci un 𝑐𝑝 ∆𝑇, cioè il liquido si
sottoraffredda ed esce ad una temperatura inferiore a quella del primo piatto. Ciò implica che una parte del
vapore condensa, pertanto la corrente di liquido che abbandona il piatto non sarà più L, ma 𝐿 + ∆𝐿.
𝐿
Il rapporto di riflusso che avevo bloccato come 𝐷0 in condizioni di funzionamento normali, ora non va più
bene. Se continuassi a ragionare sul metodo di McCabe senza tener conto di ciò, lavorerei con una retta di
lavoro con una certa pendenza, che non corrisponde a quello che accade perché il liquido cambia.
Riassumendo: il metodo di McCabe è molto comodo, ma ci sono delle condizioni di criticità in cui il progettista
deve intervenire. Per scoprire il ∆𝐿 devo fare un bilancio di energia tenendo conto del che parte del vapore
condensa. Se abbiamo certezza che c’è sottoraffreddamento il sistema non risponde alla R del metodo di
McCabe.
In questo nuovo metodo il problema non si pone poiché sono presenti anche i bilanci di energia.
Nella carte entalpia-concentrazione vedo coppie di curve di vapore e di liquido a diverse pressioni.
La zona sopra alle curve di vapore è vapore surriscaldato.
Nella zona tra le curve di vapore e di liquido ad una pressione fissata ho equilibrio L-V.

Le curve in celeste sono le isoterme. Attraverso la linea coniugata (l’obliqua), noto il liquido, determiniamo il
corrispondente vapore all’equilibrio alla T fissata dall’isoterma.
Il diagramma di equilibrio utilizzato nel metodo di McCabe non presentava alcuna linea coniugata, ma vedeva
un punto che dava x, y e T (legge di Rault); al punto in McCabe corrisponde una linea a Ponchon-Savarit.
𝑷𝒐𝒏𝒄𝒉𝒐𝒏 − 𝑺𝒂𝒗𝒂𝒓𝒊𝒕 ∶ 𝒍𝒊𝒏𝒆𝒂
𝑴𝒄𝑪𝒂𝒃𝒆 ∶ 𝒑𝒖𝒏𝒕𝒐
La curva rosa, cioè la distanza tra la curva di vapore e quella di liquido, alle diverse composizioni rappresenta
il lambda di vaporizzazione.
I diagrammi H-concentrazione possono presentare due diverse metodologie per determinare la linea
coniugata:
1. Sono disegnate una serie di rette oblique e parallele rappresentative delle isoterme a certe T;
2. Sono presenti delle curve ausiliarie alle varie pressioni, che consentono tirando delle verticali o delle
orizzontali fino ad intersecare le curve di L o V, di ottenere le composizioni all’equilibrio (grafico in
esame).

Supponiamo di avere liquido con composizione 0.5; conosco anche la T e la pressione operative. A partire dal
punto sulla curva di liquido di interesse, salgo verticalmente fino ad intersecare la curva ausiliaria (gialla)
corrispondente alla mia P, dopo di che mi sposto orizzontalmente, fino ad intersecare la curva di ebollizzione:
così determino il vapore che fa equilibrio al mio liquido e posso tracciare la linea coniugata.
Al momento non mi interessa se il condensatore è totale o parziale, perché comunque esce un distillato, che
è liquido di composizione xD se ho condensatore totale, mentre è un vapore se ho un condensatore parziale.
Ricordiamo che se il condensatore è totale la composizione di V1, L0 e D è la stessa; se invece è parziale, la
composizione di D è quella d’equilibrio al liquido che viene reflussato in colonna. Dal punto di vista del volume
di controllo non ci interessa del tipo di condensatore! Ci interessano del flusso di calore che prendo in
considerazione e la materia che esce.
Allora tagliando la colonna al piatto n, scrivo i bilanci in tale sezione. Attenzione, nel caso del bilancio parzale
il pedice, per esempio n+1, si riferisce sia alla composizione che alla portata poiché non ho più portate
costanti come invece accadeva nel metodo di McCabe. Le portate cambiano piatto a piatto.
Scriviamo anche il bilancio di energia (quarta equazione) attribuendo il termine di calore alla portata D,
poiché è l’unica costante (discorso iniziale del sistema non adiabatico).
Dai tre bilanci ottengo tre punti, in particolare il punto P è detto POLO, è un punto fisso sia se ho un
condensatore totale che parziale. Ogni piatto di quasta sezione vedrà una linea di lavoro passante per P.
Parallelismo: 𝑷𝒐𝒏𝒄𝒉𝒐𝒏 − 𝑺𝒂𝒗𝒂𝒓𝒊𝒕 ∶ 𝒇𝒂𝒔𝒄𝒊𝒐 𝒅𝒊 𝒓𝒆𝒕𝒕𝒆 𝒑𝒂𝒔𝒔𝒂𝒏𝒕𝒊 𝒑𝒆𝒓 𝒖𝒏 𝒑𝒐𝒍𝒐
𝑴𝒄𝑪𝒂𝒃𝒆 ∶ 𝒓𝒆𝒕𝒕𝒂 𝒅𝒊 𝒍𝒂𝒗𝒐𝒓𝒐
Analogo discorso per la parte bassa della
colonna.
Il calore è da fornire al sistema, quindi è un
termine di ingresso, portandolo a destra del
bilancio diventa negativo.
La portata B è costante quindi influenza il
secondo polo P’.
Avrò un fascio di rette passanti per il polo P’
per la parte bassa della colonna.
Bilancio globale, attribuendo Qc al distillato e
Qb a B.
I punti F, P e P’ sono allineati e consentono il
collegamento tra la retta rappresentativa della
parte alta e quella della parte bassa.
La nostra alimentazione in un problema di
progetto è nota in tutte le variabili, pertanto
posso posizionarla nel piano H-z. Nel caso in
figura F è una miscela liquido-vapore.
Se fosse stata sulla curva del liquido, sarebbe
stato liquido in ebollizione.
Nel metodo di McCabe introduciamo una
variabile q che tiene conto dell’entalpia
dell’alimentazione, in questo metodo invece
non ce n’è bisogno perché è il piano stesso che
ci consente di conoscere la termicità
dell’alimentazione.

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