Documente Academic
Documente Profesional
Documente Cultură
26 ottobre 2016
1 L’automazione industriale
Negli anni i sistemi industriali si sono evoluti basandosi sempre più sui si-
stemi automatici, raggiungendo elevatissimi livelli di automazione nei vari
ambiti produttivi e nei diversi settori, come ad esempio quello automobili-
stico, chimico, farmaceutico, alimentare, etc. Stiamo parlando di sistemi a
larga scala, che in genere sono scomposti in moduli interagenti e fortemente
integrati.
1
dardizzati, gestendo opportunamente i flussi di informazione e coordinando
tutti i fattori di produzione.
Per dare una definizione più rigorosa, è possibile definire l’automazione
industriale come il processo per il quale, sulla base di misure effettuate sulle
grandezze fisiche presenti sul campo, si definisce l’azione di comando più
efficace per ottenere il comportamento desiderato del processo.
2
Oltre alle complicazioni legate alla complessità dei suddetti sistemi, na-
scono tutta una serie di vantaggi, tra i quali è possibile elencare:
Negli ultimi anni il concetto di automazione è stato esteso non solo dalla
produzione industriale vera e propria ai sistemi di supporto per la progetta-
zione, organizzazione e gestione della produzione, nonché all’intero processo
aziendale. Per cui l’automazione industriale prevede l’integrazione tra pro-
duzione automatizzata e sistemi informativi gestionali.
3
2 Il modello CIM
Dalla necessità di standardizzare un tale processo, nel 1973 è nato il CIM
(Computer Integrated Manufacturing), che è un modello di riferimento fun-
zionale per la realizzazione dell’automazione industriale e del controllo di
processo. Tale modello copre tutte le funzioni dell’azienda, tra quali anche
il marketing e la distribuzione del prodotto, e fa uso delle reti informatiche
per unificare i dati, sia di progetto che di processo, nonchè di business e
per la gestione economica. È basato su 6 livelli gerarchici, attraverso i quali
vi sono diversi flussi informativi. Ognuno di questi deve acquisire, manipo-
lare e trasferire tutte le informazioni necessarie ai livelli adiacenti, nonchè
elaborare ed attuare strategie per raggiungere gli obiettivi aziendali.
4
livello si hanno i gruppi di componenti atti a fornire una determinata fun-
zionalità, organizzati in sistemi di controllo. Questi vengono a sua volta
raggruppati per formare le celle o isole di produzione, lavorando quindi in
maniera coordinata per realizzare un determinato processo produttivo. Ai
livelli superiori le celle che fanno parte di un impianto industriale vengono
gestite e coordinate sia da un punto di vista fisico che manageriale, fino
a raggiungere il livello aziendale, dove avvengono i processi gestionali che
fanno supporto a tutti i livelli inferiori per raggiungere lo scopo aziendale
complessivo. A questo livello si parla non di sistema di controllo, ma di
sistema decisionale.
Ovviamente i flussi di informazioni hanno varie caratteristiche a seconda
del livello. In particolare, percorrendo la piramide verso l’alto le informa-
zioni scambiate sono sempre minori, più strutturate e di più alto livello, di
maggior qualità e la frequenza di aggiornamento diminuisce notevolmente.
Inoltre, l’interazione con l’uomo è minima ai livelli inferiori, e massima in
quelli superiori, nei quali l’interfaccia uomo-macchina è molto sofisticata.
5
vendite, la finanza e la logistica, e i sistemi per la produzione la manutenzione
e la qualità.
6
rete e riduce la complessità implementativa di un sistema di comunicazio-
ne per il networking. Questo modello descrive quindi soltanto i servizi che
vengono scambiati tra i vari livelli, ma non in che modo questi vengono
implementati.
7
figura o altro. L’ultimo livello, quello di applicazione, fornisce interfacce e
servizi ai programmi per il loro corretto utilizzo.
Di per se, l’unico livello in cui vi è un effettivo collegamento fisico tra
i nodi è il primo, mentre tra gli altri vi è soltanto una connessione di tipo
virtuale (software).
8
generale, esistono una serie di problemi da risolvere nella trasmissione dei
pacchetti all’interno della rete, tra cui l’arbitraggio della risorsa, la gestio-
ne dei conflitti, la ridondanza dei messaggi, la velocità di trasmissione, le
eventuali priorità, etc. A tale scopo esistono varie tecniche, tra cui:
9
quando più trasmissioni iniziano contemporaneamente il conflitto vie-
ne risolto trasmettendo inizialmente un segnale basato su un identifica-
tivo unico (ad esempio, l’indirizzo del nodo). Durante la trasmissione,
se un nodo legge un segnale dominante rispetto a lui, uscirà dalla tra-
smissione e resterà in attesa di ritrasmettere il messaggio. Quindi si
risolve il problema delle priorità, grazie ad un assegnamento opportu-
no di indirizzi ai vari nodi. Tale protocollo è robusto per la sofisticata
gestione degli errori, perchè non è necessario un ordine di trasmissione,
inoltre non è distruttivo per i messaggi, per cui permette di utilizzare
lo stesso mezzo per trasmettere dati a priorità completamente diversa
(es. allarmi).
3.1.3 Topologia
Per quanto riguarda le topologie, le più utilizzate sono le seguenti:
10
• anello: i messaggi viaggiano da nodo a nodo, e questi devono essere
in grado di identificare chi è il destinatario;
• stella: è una topologia di tipo centralizzato, in cui tutti i nodi sono
collegati direttamente ad un nodo primario, attraverso il quale devono
passare tutti i messaggi.
Ovviamente possono nascere delle topologie dette ibride dalla loro com-
binazione.
Per evitare questi problemi sono state introdotte le reti di campo, dette
anche bus di campo, le quali sono a tutti gli effetti delle reti informatiche
che collegano i vari controllori a tutti i dispositivi presenti sul campo. In
queste reti, solo i livelli 1, 2 e 7 della pila ISO/OSI sono definiti, e permet-
tono di semplificare notevolmente l’architettura di controllo, di trasmettere
informazioni più complesse e in maniera bidirezionale (es. autodiagnostica
dei dispositivi), gestire meglio i tempi di risposta che per certe applicazioni
sono critici, condividere le risorse, etc.
Dalle varie esigenze sono nati tre classi di reti di campo, in particolare:
11
• le reti di sensori o sensor bus;
12
È necessario però chiarire che il concetto di bus non riguarda soltanto
il supporto fisico che collega i vari moduli e dispositivi e attraverso il quale
vengono trasmessi i dati, bensı̀ in esso si tiene conto anche del protocollo
di comunicazione adottato, e definisce anche le caratteristiche elettriche e
meccaniche dei connettori. In generale, esso è costituito da un insieme di
linee elettriche, sulle quali viaggiano informazioni di tipo diverso, tutte ne-
cessarie ai fini della trasmissione. In particolare, è possibile distinguere le
linee indirizzo, le linee dati, quelle di controllo (clock, interrupt, etc.) e di
alimentazione, e le linee utente. Tramite queste, tutti i dispositivi vengo-
no connessi in parallelo tra di loro, e sia i bus che la comunicazione sono
standardizzati.
13