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Erasmus and
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Law Faculty of the University of Lisbon
Organização de Carla Amado Gomes e Tiago Antunes
Com o patrocínio da Fundação Luso-Americana para o Desenvolvimento
O CONSTITUCIONALISMO DO SÉC. XXI
NA SUA DIMENSÃO ESTADUAL ,
SUPRANACIONAL E GLOBAL
Coordenadores:
Vasco Pereira da Silva
Francisco Balaguer Callejón
Autores:
Peter Häberle ,
Jorge Miranda, Alexandre Viala,
José Maria Porras Ramirez, Augusto Aguilar,
Ingo Wolfgang Sarlet, Fausto Vecchio, Stéphane Pinon,
Francisco Balaguer Callejón, Vasco Pereira da Silva, Diego Valadès,
Antonio d’ Atena, Markus Kotzur, Gregoro Camara Villar, Maria Lúcia Amaral
P u b l i ca d o p o r / P u b l i s h e r :
www.icjp.pt | icjp@fd.ulisboa.pt
ISBN: 978-989-8722-06-5
Alameda da Universidade
1649-014 Lisboa
Fotos / Pictures:
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mail@oh-multimedia.com
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 3
4 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 5
6 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
Intervenientes: Prof. Doutor Francisco Balaguer Callejón, Prof. Doutor Jörg Luther,
Prof. Doutor Alexandre Viala, Prof. Doutor Lothar Michael, e Prof. Doutor Vasco
Pereira da Silva
Organização:
ÍNDICE
Introdução
-I-
- II -
- III -
- IV -
-V-
Sessão de Encerramento
ADENDA
Abertura
«Palavras de Abertura»
Palavras de abertura
*
Professor Catedrático da Faculdade de Direito da Universidade de Lisboa e Professor
Catedrático Convidado da Faculdade de Direito da Universidade Católica Portuguesa.
1
PETER H¨SABERLE, «Cartas Pedagogicas a un Joven Constitucionalista», European Research
Center for Comparative Law / Forschungszentrum in der Rechtsvergleichung, Bissendorf, página 24.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 17
«Introdução»
Introdução
1
Disponível em: http://biblio.juridicas.unam.mx/libros/4/1854/4.pdf.
2
Disponível em: http://www.ugr.es/~redce/REDCE13/articulos/12Entrevista.htm.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 21
I
A Dimensão Estadual do Constitucionalismo.
Direitos, Democracia, Divisão de Poderes,
Jurisdição Constitucional
«“Jedermannsrechte“,“Bürgerrechte”
ed Immigrazione – Note Minimi»
Antonio D’Atena
SOMMARIO:
1. I diritti fondamentali alle radici del costituzionalismo. – 2. La tensione tra
l’ispirazione universalistica dei diritti fondamentali e la costituzionalizzazione della
relativa tutela. – 3. Segue: cittadini e stranieri nelle discipline costituzionali. – 4.
L’internazionalizzazione della tutela. – 5. Tra limiti del pluralismo culturale e profili di
tutela collettiva.
1
Sull’accezione tradizionale, per tutti: CRISAFULLI, Lezioni di diritto costituzionale. I Introduzione
al diritto costituzionale italiano, II ed., Padova 1970, 87. Sul Verfassungsstaat, nell’accezione introdotta
da Peter Häberle nel suo Diskussionsbeitrag alla Staatsrechtslehrertagung tenutasi a Basilea nel 1977, v.
ad es., dello stesso HÄBERLE: Wahrheitsprobleme im Verfassungsstaat, 1995; Costituzione come cultura,
in D’ATENA, LANZILLOTTA (a cura di), Da Omero alla Costituzione europea. Costituzionalismo antico e
moderno, Tivoli 2003, 252 ss.; L´Etat Constitutionnel, Paris 2004; El Estado constitucional, Buenos Aires
2007; Das Menschenbild im Verfassungsstaat, IV ed., Berlin 2008; Estado Constitucional Cooperativo,
São Paulo 2007; Pädagogische Briefe an einen jungen Verfassungsjuristen, Tübingen 2010, 156 s.;
Nationalhymnen als kulturelles Identitätselement des Verfassungsstaates, II ed., Berlin 2013;
Erinnerungskultur im Verfassungsstaat, Berlin 2011; Der kooperative Verfassungsstaat – aus Kultur und
als Kultur. Vorstudien zu einer universalen Verfassungslehre, Berlin 2013.
24 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
2
TOCQUEVILLE, L'ancien régime et la Révolution (1856), vol. 4 delle Oeuvres complètes, VII ed.,
Paris, 1866, cap. XI, nel quale l’autore si intrattiene su l'espèce de liberté qui se rencontrait sous l'ancien
régime.
3
Sulla questione: D’ATENA, Costituzionalismo moderno e tutela dei dritti fondamentali, in
D’ATENA, LANZILLOTTA (a cura di), Da Omero alla Costituzione europea. Costituzionalismo antico e
moderno, cit., 209 ss; ID., Die Verflechtung von Konstitutionalismus und Grundrechten, in Staat und Recht
in europäischer Perspektive. Festschrift Heinz Schäffer, Wien-München 2006; ID., Lezioni di diritto
costituzionale, III ed., Torino 2012, 2 ss.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 25
Per la ragione che la Costituzione crea, costituisce, e, come crea, così può distruggere.
Il diritto attribuito dalla Costituzione può essere, infatti, revocato con una modifica
della Costituzione stessa.
Di qui, l’idea che i diritti debbano formare oggetto di una ricognizione: e quindi
trovare spazio in una “dichiarazione”, non già in una “costituzione”. Tra l’altro, ancora
oggi la Costituzione francese vigente rinvia alla Dichiarazione del 1789, che richiama
nel suo preambolo, testimoniando la persistenza dell’originaria ispirazione
giusnaturalistica4.
Per gli Stati Uniti d’America il discorso è diverso e si lega alla struttura federale
dello Stato. Compiute discipline dei diritti si trovavano, infatti, nelle Costituzioni degli
Stati membri, alcune delle quali erano, se non esclusivamente, almeno
fondamentalmente Carte dei diritti. Carte, che, per l’ambito territoriale di rispettiva
pertinenza, andavano ad integrare la disciplina dettata dalla Costituzione federale. La
quale si configurava come una Costituzione parziale: Teilverfassung (come avrebbe
successivamente chiarito la dottrina tedesca)5.
È, peraltro, noto che oggi la situazione è profondamente cambiata (e questo, si
badi, anche negli Stati federali6). Attualmente la disciplina costituzionale dei diritti è
praticamente una costante: non solo è normalmente presente nei documenti
costituzionali, ma ne impronta la stessa sistematica, formando, di regola, oggetto di
una delle partizioni (parte, titolo, sezione, etc…) in cui essi si articolano.
Una delle conseguenze del rapporto costitutivo tra la Costituzione e i diritti va
ravvisata nel carattere nazionale, se non addirittura sub-statale – è il caso
dell’originaria esperienza statunitense – delle relative discipline. Le quali sono, quindi,
reciprocamente differenziate. È, infatti, vero che le premesse filosofiche del
4
“Le peuple français proclame solennellement son attachement aux Droits de l'homme et aux
principes de la souveraineté nationale tels qu'ils ont été définis par la Déclaration de 1789, confirmée et
complétée par le préambule de la Constitution de 1946. En vertu de ces principes et de celui de la libre
détermination des peuples, la République offre aux territoires d'Outre-Mer qui manifestent la volonté
d'y adhérer des institutions nouvelles fondées sur l'idéal commun de liberté, d'égalité et de fraternité et
conçues en vue de leur évolution démocratique”.
5
Cfr. spec.: NAWIASKY, Der Bundesstaat als Rechtsbegriff, Tübingen 1920, 144, che usa
l’espressione con riferimento alle più antiche Costituzioni federali; HÄBERLE, Verfassungsgebung in
Europa heute sowie in naher Zukunft, in HÄBERLE, Europäische Verfassungslehre, III ed. aggiornata ed
ampliata, Baden-Baden 2005, 221 ss., che la impiega relativamente alle Costituzioni degli Stati membri
dell’Unione europea (nei loro rapporti con la Costituzione europea).
6
Sul punto, sia consentito il rinvio a D’ATENA, L’autonomia costituzionale e statutaria delle
entità sub-statali, in D’ATENA, L’Italia verso il “federalismo”. Taccuini di viaggio, Milano 2001, 23 ss.
26 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
7
Tra i tanti luoghi: HÄBERLE, Europäische Verfassungslehre, cit.; ID., Pädagogische Briefe, cit., 156
s.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 27
8
Questo il tenore letterale della disposizione: “La condizione giuridica dello straniero è regolata
dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali”.
9
Sulla distinzione, nella letteratura italiana, spec.: ESPOSITO, La libertà di manifestazione del
pensiero nell’ordinamento italiano (1957), ora in Diritto costituzionale vivente, con presentazione di
Damiano Nocilla, Milano 1992; GROSSI, I diritti di libertà ad uso di lezioni, II ed., Torino 1992; PACE,
Problematica delle libertà costituzionali. Parte generale, III ed., Padova 2003; ID., Costituzionalismo e
metodi interpretativi dei diritti fondamentali, in ROLLA (a cura di), Tecniche di garanzia dei diritti
fondamentali, Torino 2001
10
La produzione normativa internazionale in materia è ormai ricchissima. Tra gli atti più
rilevanti, possono ricordarsi: la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle
libertà fondamentali del 1950 (CEDU), la Carta sociale europea (Torino 1961), il Patto internazionale sui
diritti civili e politici (aperto alla sottoscrizione a New York nel dicembre del 1966 ed entrato in vigore
dieci anni dopo), il Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali (anch’esso aperto
alla sottoscrizione a New York nel dicembre del 1966 ed entrato in vigore nel 1976), la Convenzione
28 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
catena è costituito dalla Carta dei diritti dell’Unione europea, che il Trattato di Lisbona
ha munito dello “stesso valore giuridico dei Trattati”11.
Tutto questo dà luogo a problemi di estrema complessità, che non è possibile
affrontare in questa sede: mi riferisco alle questioni poste sul tappeto dalla tutela
multilivello dei diritti12.
Considererò, però, un altro aspetto, che è strettamente legato all’oggetto delle
presenti riflessioni: l’impatto di queste discipline internazionali sul diritto
costituzionale.
L’avvento della tutela internazionale, infatti, non si sostanzia nella mera
giustapposizione meccanica di un nuovo circuito regolativo al circuito regolativo
preesistente. Il nuovo circuito reagisce sulle Costituzioni, il che avviene con modalità
diverse: o attraverso la recezione costituzionale del diritto convenzionale (un esempio
della quale è rappresentato dall’Austria13, che ha anticipato una soluzione, che, sia
pure in termini diversi, sarebbe stata successivamente accolta dal Brasile14), o
mediante l’introduzione, in Costituzione, di clausole interpretative in forza delle quali
le norme costituzionali sui diritti vanno lette alla stregua della Carta dell’ONU od a
quella dei trattati internazionali in materia (è quanto, rispettivamente, prevedono la
Costituzione Portoghese del 197615 e la Costituzione spagnola del 197816).
americana sui diritti umani (San José, 22 novembre 1969), la Carta di Banjul dei diritti dell’uomo e dei
popoli (Nairobi, 20 giugno 1981).
11
Art. 6 Trattato di Lisbona. Per una panoramica generale: A. DEL VECCHIO, La protezione dei
diritti umani nelle diverse aree geografiche mondiali, in PANELLA, SPATAFORA (a cura di), Studi in onore di
Claudio Zanghì. Diritti umani. II, Torino 2011.
12
La riflessione italiana sul tema si è venuta progressivamente ampliando ed approfondendo.
Tra le opere pionieristiche: BILANCIA, DE MARCO (a cura di), La tutela multilivello dei diritti. Punti di crisi,
problemi aperti momenti di stabilizzazione. Milano, 2004; PANUNZIO (a cura di), I diritti fondamentali e le
Corti in Europa, Napoli 2005.
13
La CEDU, ratificata dall’Austria il 3 settembre 1958, è stata costituzionalizzata con legge di
revisione costituzionale del 4 marzo 1964.
14
Art, 5, § 3, Cost. Fed.: : “Os tratados e convenções internacionais sobre direitos humanos que
forem aprovados, em cada Casa do Congresso Nacional, em dois turnos, por três quintos dos votos dos
respectivos membros, serão equivalentes às emendas constitucionais”.
15
Art. 16, comma 2: “Os preceitos constitucionais e legais relativos aos direitos fundamentais
devem ser interpretados e integrados de harmonia com a Declaração Universal dos Direitos do
Homem”.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 29
16
Art. 10, comma 2: “Las normas relativas a los derechos fundamentales y a las libertades que
la Constitución reconoce se interpretarán de conformidad con la Declaration Universal de Derechos
Humanos y los Tratados y acuerdos internacionales sobre las mismas materias ratificados por España”.
17
Su queste tendenze interpretative, con riferimento, rispettivamente, alla Germania ed
all’Italia: STARCK, in MANGOLDT, KLEIN, STARCK, Das Bonner Grundgesetz, I Präambel, Artikel 1 bis 19,
München 1989, sub Art. 1 Abs, 3, 127 ss.; RUOTOLO, La «funzione ermeneutica» delle convenzioni sui
diritti umani nei confronti delle disposizioni costituzionali, in Dir. e soc., 2000.
18
Particolarmente significative, al riguardo: Corte cost. sent. 120/1967, nella quale si chiarisce
che l’art. 3 va letto in connessione con “l'art. 2 e con l'art. 10, secondo comma, della Costituzione, il
primo dei quali riconosce a tutti, cittadini e stranieri, i diritti inviolabili dell'uomo, mentre l'altro dispone
che la condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati
internazionali”; Corte cost. sent. 46/1977: “la giurisprudenza della Corte ha ripetutamente ammesso
l'applicabilità allo straniero del principio di eguaglianza, riconoscendone la validità a favore delle
situazioni soggettive nel campo della titolarità dei diritti di libertà”.
30 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
questi temi è costituita dall’art. 2. Tale norma, prevedendo che la Repubblica riconosca
(davanti a se stessa) e garantisca (erga omnes)19 i diritti inviolabili dell’uomo e
chiarendo che la garanzia da essa apprestata debba valere anche nelle formazioni
sociali di cui il singolo sia parte e nelle quali si svolge la sua personalità, lascia
trasparentemente intendere che lo Stato deve assicurare che tali diritti vengano goduti
anche all’interno di gruppi sociali portatori di culture ispirate a visioni del mondo che
potrebbero portarne alla negazione. L’imperativo non è derogabile. Non va, infatti,
dimenticato che, secondo la lettura più accreditata, l’art. 2 pone un limite alla stessa
revisione costituzionale20.
Il secondo – ed ultimo – punto è costituito dagli strumenti di garanzia collettiva
dei diritti degli immigrati. Infatti, accanto all’esigenza di tutelare i singoli migranti che
entrano nel territorio dello Stato, si pone – ed è un’esigenza più matura – quella che i
gruppi cui essi appartengono, in qualche modo, interloquiscano con lo Stato. Al
riguardo, un modello regolativo particolarmente efficace è quello accolto, in materia
religiosa, dall’art. 8 Cost. it. Il quale, da un lato, riconosce l’autonomia organizzativa
delle confessioni diverse dalla cattolica, dall’altro, prevede discipline concordate per
quanto riguarda la tematica dei rapporti21. Ecco, questa è una strada che potrebbe
essere generalizzata22, costituzionalizzando prassi che, in Italia, trovano già significative
manifestazioni in materia di immigrazione23.
19
Chiarisce questa doppia valenza della formula: PACE, La libertà di riunione nella Costituzione
italiana, Milano 1965, 111 s.
20
Per la dimostrazione della tesi: GROSSI, Introduzione a uno studio sui diritti inviolabili nella
Costituzione italiana, Padova 1972; ID., Inviolabilità dei diritti, in Encicl. Dir., XXII, Milano 1972, 721 s.
21
Questo il tenore letterale dell’articolo: “[1] Tutte le confessioni religiose sono egualmente
libere davanti alla legge. [2] Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi
secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano. [3] I loro
rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze”.
22
Così già un intervento dello scrivente nel convegno per il sessantesimo compleanno di Peter
Häberle (FLEINER-GERSTER [a cura di], Die multikulturelle und multi-ethnische Gesellschaft. Eine neue
Herausforderung an die europäische Verfassung. Wissenschaftliches Kolloquium zu Ehren des 60.
Geburtstages von Peter Häberle in Disentis, Fribourg 1995, 181).
23
Su tali prassi: SARTI, Diritto e religione. A proposito dell’effettivo esercizio dei diritti civili e delle
libertà di culto, in AMATO MANGIAMELI (a cura di), Diritto e religione. Tra immigrazione e integrazione,
Roma 2013, 73 ss.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 31
I.
Wenn das heutige Lissabonner Geburtstagskolloquium mit Peter Häberle einen
Klassiker der „universalen Verfassungslehre“1 ehrt und den nach Europa respektive in
die Weltebene ausgreifenden Konstitutionalismus2 von seinen verfassungsstaatlichen
Wurzeln her denkt, darf die Verhältnisbestimmung von Demokratie und
Menschenrechten nicht fehlen. Ohne sie wäre weder die konstitutionelle Architektur
des demokratischen Verfassungsstaates vollständig beschreibbar noch – und noch viel
weniger – so etwas wie „global/cosmopolitan democracy“ denkbar.3 Vor einigen
Jahren konstatierte das Bundesverfassungsgericht in seinem umstrittenen Lissabon-
Urteil4 eher en passant die Menschenwürderadizierung der Demokratie und reduzierte
*
Universität Hamburg, Fakultät für Rechtswissenschaft, Institut für Internationale
Angelegenheiten.
1
P. Häberle, Der kooperative Verfassungsstaat – aus Kultur und als Kultur. Vorstudien zu einer
universalen Verfassungslehre, 2013.
2
Jüngst etwa D. Lehnert (Hrsg.), Konstitutionalismus in Europa. Entwicklung und Interpretation,
2014 (der Jubilar Peter Häberle hat darin zu einem seiner wissenschaftlichen Lebensthemen publiziert:
„Verfassungskultur“ als Kategorie und Forschungsfeld der Verfassungswissenschaften, S. 167 ff.); siehe
auch O. Angeli, Der globale Konstitutionalismus, in: Forschungsinstitut für Philosophie Hannover, Journal
Nr. 24 (Oktober 2014), S. 24 f.
3
D. Archibugi/D. Held (Hrsg.), Cosmopolitan Democracy. An Agenda for a New World Order,
1995.
4
BVerfGE 123, 267 ff. Dazu etwa P. Häberle, Das retrospektive Lissabon-Urteil als versteinernde
Maastricht II-Entscheidung, JöR 58 (2010), S. 317 ff.; A. Weber, Die Europäische Union unter
Richtervorbehalt?, JZ 2010, S. 157 ff.; C. D. Classen, Legitime Stärkung des Bundestages oder
verfassungsrechtliches Prokrustesbett?, JZ 2099, S. 881 ff.; K. F. Gärditz/Ch. Hillgruber,
Volkssouveränität und Demokratie ernst genommen – Zum Lissabon-Urteil des BVerfG, JZ 2009, S. 872
ff.; D. Grimm, Das Grundgesetz als Riegel vor einer Verstaatlichung der Europäischen Union, Der Staat
48 (2009), S. 475 ff.; M. Jestaedt, Warum in die Ferne schweifen, wenn der Maßstab liegt so nah?, Der
Staat 48 (2009), S. 497 ff.; Ph. Terhechte, Souveränität, Dynamik, Integration – making up the rules as we
go along, EuZW 2009, S. 724 ff.; D. Thym, Europäische Integration im Schatten staatlicher Souveränität,
Der Staat 48 (2009), S. 559 ff.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 33
II.
Dieser Anspruch lässt sich demokratietheoretisch konkreter ausbuchstabieren.
Demokratie ist die Herrschaftsform der freien und gleichen Individuen, die großen
klassischen Grundprinzipien der Amerikanischen respektive Französischen Revolution
5
In: J. Isensee/P. Kirchhof (Hrsg.), Handbuch des Staatsrechts, Bd. II, 4. Aufl. 2004, § 22.
6
I. Kant, Grundlegung zur Metaphysik der Sitten, 1785, Erster Abschnitt, AA IV 428.
7
P. Häberle (Fn. 4), Rn. 68.
34 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
8
Siehe etwa C. Möllers, Demokratie – Zumutungen und Versprechen, 2008, S. 13; A. Hatje,
Demokratie als Wettbewerbsordnung, VVDStRL 69 (2010), S. 135 ff., 139 f.; schon klassisch zur Freiheit
als Grund und Grundlage der Demokratie: H Kelsen, Vom Wesen und Wert der Demokratie, 1. Aufl.
1920; ders., Foundations of Democracy, 1955.
9
P. Kirchhof, Der allgemeine Gleichheitssatz, in: J. Isensee/P. Kirchhof (Hrsg.), Handbuch des
Staatsrechts, Bd. III, 3. Aufl. 2005, § 181, Rn. 164 ff. mit zahlreichen weiteren Nachweisen;
entwicklungsgeschichtlich vorgehend O. Jouanjan, Zur Geschichte und Aktualität des Gleichheitssatzes
in Frankreich, EuGRZ 2002, S. 314 ff.; schließlich M. Kriele, Das demokratische Prinzip im Grundgesetz,
VVDStRL 29 (1971), S. 46 ff., 61.
10
I. Pernice, Die Europäische Verfassung, in: H.-J. Cremer u.a. (Hrsg.), FS H. Steinberger, 2002,
S. 1323 ff.
11
Zu konstitutionellem Denken im Völkerrecht schon A. Verdross, Die Verfassung der
Völkerrechtsgemeinschaft, 1926.
12
R. Geiger, in: ders./D.-E. Khan/M. Kotzur, EUV/AEUV, 5. Aufl. 2010, Art. 2 EUV, Rn. 2 ff.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 35
13
Grundlegend P. Häberle, Die offene Gesellschaft der Verfassungsinterpreten
(1975/78), in: ders., Verfassung als öffentlicher Prozess, 3. Aufl. 1998, S. 155 ff., 160 f.
14
Seinerseits inspiriert von John Stuart Mills Klassiker „On Liberty“ (1859); für eine
kritische Analyse J. Gordon, John Stuart Mill and the „Marketplace of Ideas“, in: Social Theory & Practice
23 (1997), S. 235 ff.
15
Abrams v. United States, 250 U.S. 616 (1919), 630 (Holmes, J., dissenting): „(W)hen
men have realized that time has upset many fighting faiths, they may come to believe even more than
they believe the very foundations of their own conduct that the ultimate good desired is better reached
by free trade in ideas – that the best test of truth is the power of thought to get itself accepted in the
competition of the market, and that truth is the only ground upon which their wishes safely can be
carried out.”
16
Siehe auch M. Morlok, Demokratie und Wahlen, in: Peter Badura/Horst Dreier (Hg.), FS 50
Jahre BVerfG, Bd. I, 2001, S. 559 ff., 589 ff.
17
O. Angeli, Der globale Konstitutionalismus, in: Forschungsinstitut für Philosophie Hannover,
Journal Nr. 24 (Oktober 2014), S. 24 f., 25; M. Kotzur, Thematik des Verfassungsgesetzes, in: J.
Isensee/P. Kirchhof (Hrsg.), Handbuch des Staatsrechts, Bd. XII, 2014, § 260, Rn. 7.
18
H. Dreier, Der freiheitliche Verfassungsstaat als riskante Ordnung, in: Rechtswissenschaft
2010, S. 11 ff., 17.
36 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
19
Ch. Möllers, Verfassunggebende Gewalt – Verfassung – Konstitutionalisierung, in: A. v.
Bogdandy/J. Bast, Europäisches Verfassungsrecht, 2. Aufl. 2009, S. 227 ff., 231, unter Verweis auf E.-W.
Böckenförde, Die Verfassunggebende Gewalt des Volkes – Ein Grenzbegriff des Verfassungsrechts, in:
ders., Staat, Verfassung, Demokratie, 1991, S. 90 ff., 100.
20
S. Benhabib, Die philosophischen Grundlagen kosmospolitischer Normen, in: dies.,
Kosmopolitismus und Demokratie. Eine Debatte mit J. Waldron/B. Honig/W. Kymlicka (hrsgg. von R.
Post), 2008, S. 19 ff., 39.
21
Die „schlechthin konstituierende Funktion“ der Meinungsfreiheit für die Demokratie betont
das BVerfG seit E 7, 198 (208) – Lüth; dazu H. Schulze-Fielitz, Das Lüth-Urteil – nach 50 Jahren, Jura 2008,
S. 52 ff.
22
B. Franklin, Completed Autobiography, zusammengestellt und hrsgg. M. Skousen, 2006, S.
413 ff.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 37
III.
Die so umrissene doppelte Suche ist die Suche immer auch des Bürgers, nicht
nur des privaten „Bourgeois“. Beim „Citoyen“ beginnt der demokratische
Gestaltungswettbewerb. Er macht von seinen menschwürdegestützten
demokratischen Teilhaberechten Gebrauch und erbringt so die für das demokratische
Gemeinwesen entscheidende Legitimationsleistung. „Demos“ meint deshalb auch
nicht ein homogenes Volk, sondern die Bürger in ihrer Vielfalt (womit neuerlich die
Brücke zur offenen Gesellschaft geschlagen wäre). Die vermeintlich homogene Volks-
wandelt sich zur unvermeidlich heterogenen „Bürgersouveränität“. Um wiederum den
Jubilar zu Wort kommen zu lassen: „Man vergesse nicht: Volk ist vor allem ein
Zusammenschluss von Bürgern. Demokratie ist "Herrschaft der Bürger", nicht des
Volkes im Rousseauschen Sinne“23.
Auf unionaler Ebene fehlt es zwar an einem strukturanalogen Pendant, aber
spätestens mit der Direktwahl der Europaabgeordneten sind nicht mehr allein die
Staaten und Völker, sondern auch die Bürger Europas als seine Legitimationssubjekte
verstanden (vgl. Art. 14 Abs. 3 EUV).24 Die Unionsbürgerschaft ist die konsequente
Weiterentwicklung dieses Legitimationsmodells (Art. 20 ff. AEUV). Damit setzt sowohl
das nationale als auch das europäische Verfassungsrecht weitreichende demokratische
Kompetenzen der Bürger voraus. Das aber bleibt hier wie dort ein kontrafaktisches
Grundaxiom der Demokratie. Der Wahlbürger entscheidet nicht nur rational25,
verantwortungsbewusst, politisch informiert und gemeinwohlorientiert, sondern auch
ganz emotional wenn nicht irrational „aus dem Bauch heraus“. 26 Er handelt nicht nur
reflektiert, sondern folgt unhinterfragten Routinen und gehorcht ideologischen
Bindungen.27 Der „quivis ex populo“ ist populistisch verführbar. Die Bürgerinnen und
23
P. Häberle, Europäische Verfassungslehre, 7. Aufl. 2011, S. 355 (Hervorhebung im Original).
Sieh auch M. Kotzur, Die Demokratiedebatte in der deutschen Verfassungslehre, in: H. Bauer/P. M.
Huber/K.-P. Sommermann (Hrsg.), Demokratie in Europa, 2005, S. 351 ff., 360 ff.
24
P. M. Huber, Die Rolle des Demokratieprinzips im europäischen Integrationsprozess, in:
Jahrbuch zur Staats- und Verwaltungswissenschaft 6 (1992/93), S. 179 ff.
25
J. Habermas, Faktizität und Geltung, 1992, S. 404.
26
G. Gigerenzer, Bauchentscheidungen. Die Intelligenz des Unbewussten und die Macht der
Intuition, 2007.
27
M. Elff, Politische Ideologien, soziale Konflikte und Wahlverhalten. Die Bedeutung politischer
Angebote der Parteien für den Zusammenhang zwischen sozialen Merkmalen und Parteipräferenzen in
zehn westeuropäischen Demokratien, 2006; generell K. J. Arrow, Social Choice and Individual Values, 2.
Aufl. 1963.
38 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
Bürger mögen heute citoyen und morgen bourgeois sein28, Partizipation ist ihm
grundrechtlich verbürgte und menschenwürderadizierte Möglichkeit,
Partizipationsverweigerung ist ihnen grundrechtlich gesicherte und ebenso
menschenwürderadizierte Freiheit.
Wenn die Demokratie einen Anspruch auf freie und gleiche Teilhabe an der
öffentlichen Gewalt in der Menschenwürde verankert sieht, fragt sie nicht, wie
gebildet, aufgeklärt, informiert, verantwortungsfähig- und verantwortungsbereit ihr
jeweiliges Legitimationssubjekt ist.29 Die prozedural abgesicherte Möglichkeit zu freier
Meinungsbildung30 auf Grundlage hinreichender Information muss genügen.31 Es muss
ausreichen, dass Defizite durch Lernen immer wieder überwunden werden können.
Wichtige Stichworte gibt wiederum der Jubilar: „Verfassungspädagogik“,
„Erziehungsziele“32. Ein weiterer wichtiger Aspekt tritt hinzu: die Korrigierbarkeit von
Entscheidungen, nicht zuletzt ermöglicht durch Periodizität der Wahl.33 Die Minderheit
von heute muss zur Mehrheit von morgen werden können. Nur so wird möglich, was
Abraham Lincoln in seiner berühmten „Gettysburg Address“34 mit ihrer Scheidung von
Input- and Output-Legitimation gefordert hat: ein „government of the people, by the
people, and for the people” in der Generationenperspektive.
28
R. Smend, Bürger und Bourgeois im deutschen Staatsrecht, in: ders., Staatsrechtliche
Abhandlungen, 2. Aufl. 1968, S. 309 ff., differenziert zwischen dem „sittlich an den Staat gebundenen
Bürger“ (citoyen) und dem „rechenhaften Egoisten der kapitalistischen Zeit“ (bourgeois); siehe auch W.
Schmitt Glaeser, Die grundrechtliche Freiheit des Bürgers zur Mitwirkung an der Willensbildung, HStR,
Bd. III, 3. Aufl. 2005, § 38, Rn. 3.
29
F. W. Scharpf, Demokratietheorie zwischen Utopie und Anpassung, 2. Aufl. 1975, S. 61
und öfter; P. Saladin, Verantwortung als Staatsprinzip, 1984; J. Schubert, Das „Prinzip Verantwortung“
als verfassungsstaatliches Rechtsprinzip, 1998.
30
J. Abr. Frowein, Meinungsfreiheit und Demokratie, in: W. Berka/W. Karl (Hrsg.),
Medienfreiheit, Medienmacht und Persönlichkeitsschutz, Schriften des Österreichischen Instituts für
Menschenrechte, 2008, S. 17 ff.
31
Informationsrechte garantieren z. B. Art. 32 Verf. Belgien; Art. 44 Verf. Estland; Art. 12 Verf.
Finnland; Art. 10 Verf. Griechenland; Art. 100 Verf. Lettland; Art. 25 Verf. Litauen; Art. 41 Verf. Malta;
Art. 110 Verf. Niederlande; Art. 20 Verf. Österreich; Art. 61 Verf. Polen; Art. 268 Verf. Portugal; Kap. 1 §
3 Verf. Schweden; Art. 26 Verf. Slowakei; Art. 39 Verf. Slowenien; Art. 105 Verf. Spanien; Art. 61 Verf.
Ungarn; Art. 19 Verf. Zypern.
32
P. Häberle, Erziehungsziele und Orientierungswerte im Verfassungsstaat, 1981.
33
K. Stern, Das Staatsrecht der Bundesrepublik Deutschland, Bd. I, 2. Aufl. 1984, S. 609; Ch.
Starck, Grundrechtliche und demokratische Freiheitsidee, in: HStR Bd. III, 3. Aufl. 2005, § 33 Rn. 9, 32.
34
Abgedruckt in A. Lincoln, Speeches and Writings 1859-1865: Speeches, Letters, and
Miscellaneous Writings, Presidential Messages and Proclamations, 1989, S. 536 ff.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 39
IV.
Zusammenfassend: Die Frage nach der guten Ordnung kann die Verfassung
nicht letztverbindlich, sondern nur in ihren Ordnungsorientierungen von der
Menschenwürde bis hin zur demokratischen Herrschaftsorganisation beantworten.
Auch in dieser Orientierungsfunktion finden Menschenwürde und Demokratie
zusammen. Die theoriebildend am Prozess der Verfassungsinterpretation beteiligte
Wissenschaft trifft diesbezüglich eine spezifische „professionelle“ Verantwortung.
Peter Häberle hat sich ihr auf seine Weise und mit großer Vorbildwirkung für viele
andere gestellt. Sein Menschenwürdebeitrag im Handbuch des Staatsrechts gab
diesem Podiumsbeitrag Thema und Impuls. Sein Regensburger
Staatsrechtslehrerreferat hat ihn zum Vordenker der „Legitimation durch Verfahren“ in
den Verfassungsrechtswissenschaften gemacht. Ohne dieses moderne prozedurale
Legitimationsmodell wären viele Entwicklungsschritte der modernen
Demokratietheorie gar nicht denkbar. Ausgehend vom nationalen Verfassungsstaat35
hat sich der Jubilar – unser Tagungskonzept folgt diesen Schritten – über die
europäische Integration36 die universale Verfassungslehre37 erschlossen und nicht
zuletzt auch den Verfahrensgedanken und die Menschenwürdephilosophie dafür
nutzbar gemacht. Er hat den Konstitutionalismus auf die Menschheit hin bezogen38
und seine „universale Verfassungslehre“ aus einem „Ensemble non nationalen
Teilverfassungen und Teilverfassungen des Völkerrechts“ geformt.39 Das ist auch in
Sachen Demokratietheorie zukunftsweisend. Und die Menschenwürde von der
Menschheit her zu denken40, versteht sich ohnehin von selbst.
35
Etwa P. Häberle, Verfassung als öffentlicher Prozess, 3. Aufl. 1998.
36
P. Häberle, Europäische Verfassungslehre, 7. Aufl. 2011.
37
P. Häberle, Der kooperative Verfassungsstaat – aus Kultur und als Kultur. Vorstufen zu einer
universalen verfassungslehre, 2013.
38
P. Häberle, Nationales Verfassungsrecht, regionale „Staatenverbünde“ und das Völkerrecht
als universales Menschheitsrecht: Konvergenzen und Divergenzen, in: ders., Verfassungsvergleichung in
europa- und weltbürgerlicher Absicht. Späte Schriften (hrsgg. von M. Kotzur/L. Michael), 2009, S. 231 ff.
39
P. Häberle, Der kooperative Verfassungsstaat – aus Kultur und als Kultur. Vorstufen zu einer
universalen verfassungslehre, 2013, Vorwort (S. 6).
40
P. Häberle, Nationales Verfassungsrecht, regionale „Staatenverbünde“ und das Völkerrecht
als universales Menschheitsrecht: Konvergenzen und Divergenzen, in: Festschrift für M. Zuleeg, 2005, S.
80 ff.
40 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
Introducción
Permítanme que mis primeras palabras en este Congreso sean de felicitación y
agradecimiento al Profesor Peter Häberle. Felicitación por haber llegado a su ochenta
cumpleaños con el bagaje de una vida plena y rica de experiencias; por haber generado
una brillante, coherente y realista concepción del derecho constitucional como cultura,
dotada de una metodología y un eficiente instrumental de conceptos hoy
universalmente incorporados al Derecho constitucional y al Derecho europeo; y por su
impagable magisterio y ejemplo personal. Y agradecimiento, también, por haber
compartido tan generosamente con todos nosotros, y por tanto tiempo, experiencias
de incalculable valor.
Mi intervención, en su homenaje, va a tratar sobre la propuesta de reforma
federal del Estado autonómico español. Tomo pie para ello en el hecho de que el
Profesor Häberle se ha referido al federalismo y al regionalismo como una “parte
esencial del Estado constitucional...un elemento de la <<Constitución del
pluralismo>>,... un aspecto de la libertad de la cultura y de la <<cultura de la libertad>>
, al tiempo que ha destacado la evidente existencia histórica de una escala móvil en el
Estado constitucional de nuestros días respecto a la adopción de una estructura
regional o federal. “Los concretos Estados constitucionales – ha dicho- cambian con el
paso del tiempo pasando de gozar de estructuras regionales débiles a fuertes, o
también en sentido contrario de estructuras federales fuertes a formas más bien
unitarias como sucedió en la Alemania de Weimar...Lo importante es que el Estado
*
Texto de la intervención en el Congresso “O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão
estadual, supranacional e global”, em honra de Peter Häberle por ocasião do seu 80º aniversário.
Organizado por: Cátedra Jean Monnet ad personam de Derecho Constitucional Europeo y Globalización
y Centre of Excellence on European Integration and Globalization (Ei&G) de la UGR; Fundación Peter
Häberle; Instituto de Cièncias Jurídico-Políticas de la Faculdade de Direito da Universidade de Lisboa; y
Gabinete Erasmus e das Relações Internacionais da Faculdade de Direito da Universidade de Lisboa.
Faculdade de Direito da Universidade de Lisboa, 13 de maio de 2014.
**
Catedrático de Derecho Constitucional, Universidad de Granada.
42 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
constitucional de hoy en día adopte una estructura regional o federal. Cual sea la
<<mejor forma>> de Estado para una concreta nación es algo que no es posible decir
con carácter general” (“Problemas fundamentales de una teoría constitucional del
regionalismo en perspectiva comparada”. En Estudios de Derecho Público. Homenaje a
Juan José Ruiz-Rico. Vol. II. Madrid, Tecnos, 1997, pp. 1162 y 1179) .
Esta idea de continuum evolutivo, con sus posibilidades de transición entre
estas formas, es plenamente aplicable al caso español. Desde la
“desconstitucionalización” de la forma de Estado del momento constituyente -por
utilizar la famosa expresión de Pedro Cruz Villalón- hasta la actualidad, la evolución del
Estado autonómico sugiere, como subrayara I. De Otto (Derecho Constitucional.
Sistema de fuentes. Barcelona, Ariel, 1987, p. 427) que la distancia entre autonomía y
federalismo empezó muy pronto a minimizarse y que el Estado autonómico se ha
situado desde su surgimiento, primero, en una zona intermedia entre el Estado
regional del periodo de entreguerras y el Estado federal, pero tras su evolución -
funcionalmente hablando- está sin ninguna duda “federalizado” en niveles
perfectamente comparables a los de los Estados federales europeos. Todo el territorio
del Estado está ocupado por Comunidades Autónomas que están dotadas de órganos y
competencias sustancialmente iguales, lo que supone característicamente, como
subrayara P. Cruz, “una estructura federal si prescindimos de toda connotación
federalista, es decir, de Estado resultado de un proceso de unificación política”. El
poder político se halla, pues, distribuido irreversiblemente entre una instancia central
y una serie de instancias periféricas, todas ellas subordinadas a la Constitución. El
Estado español, no es nominalmente federal, pero ha tendido a funcionar
progresivamente “como si de un Estado federal se tratara”, pudiéndose decir que
“constituye un supuesto de prefederalismo” (así lo ha caracterizado también el prof.
Häberle) que se mantiene “en la órbita o campo de atracción del Estado federal” (Las
citas de P. Cruz son de su obra La curiosidad del jurista persa, y otros estudios sobre la
Constitución. Madrid, Centro de Estudios Políticos y Constitucionales, 1981 y 1999, p.
442-443). De hecho, los politólogos estudiosos del federalismo, y a estas alturas
también la mayoría de los juristas, ya no dudan y convienen en incluir al Estado
español entre los Estados federales de nuestros días.
Sin embargo, el Estado autonómico está hoy en crisis y cabe preguntarse si en
buena medida no es así, además de por causa de elementos coyunturales bien
conocidos, por no haberse construido también en origen como un Estado federal
propiamente tal. Si la respuesta a la pregunta es positiva, tiene mucho sentido el
planteamiento de una reforma federal racionalizadora como desembocadura natural
del Estado autonómico. Son varias las fuerzas políticas que en España abogan por
emprender esta reforma, si bien con importantes diferencias en sus planteamientos.
Por referirnos a las más significativas, este sería el caso de UPyD, IU y el PSOE. Este
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 43
Autónomas.
c. Debería incorporarse a la Constitución el principio de subsidiariedad, en
virtud del cual estará en primer lugar la administración más cercana al
ciudadano.
d. El municipio no debe ser considerado como mero prestador de servicios
públicos sino como espacio básico para el desarrollo de la participación
ciudadana.
e. Respecto a la financiación, la Constitución podría recoger los tributos
propios mínimos, sin perjuicio de que puedan ser reconocidos otros por
la legislación estatal y autonómica y precisar algo tan importante como
que los recursos derivados de la participación en los ingresos del Estado
y en los de la CA correspondiente han de ser incondicionados y, por
tanto, de libre disposición para los municipios.
Introduction
In the first session of today’s conference, we honor Peter Häberle with the
discussion of what I may call “classical themes”, or “classical issues” of the
constitutional doctrine. In fact, we are now talking about rights, democracy, division of
powers and constitutional justice as phenomena that are experienced at the state
level. In our time, this can be considered as a “classical issue”, if we take the term
“classic” in its proper meaning (of something that remounts to generally recognized
standards of beauty, value or certainty). Since constitutionalism is trying to make its
appearance at other levels than the state, – in such a way that the main question we
face is to know whether rights, democracy, division of powers and constitutional
justice can find an healthy habitat beyond the conceptual boundaries of the state –
revisiting all these issues at the state level is revisiting constitutional doctrine in its first
(I would say natural) habitat. The subject of the first session of the conference
dedicated to Peter Häberle is, therefore, a “classic” one.
My first assumption is that the treatment of these classic topics allows us to
remount to basic questions. This is an assumption of method: since we are facing
general recognized standards of certainty, we are allowed to ask what made them so
certain. Why, or for what reason, became these classical topics of constitutional
doctrine so “classic”?
I will address this question, specifically, to the institution of the constitutional
justice.
*
This paper corresponds to the text of the conference that was held orally in Lisbon, (Faculdade
th
de Direito da Universidade de Lisboa), the 13 May 2014. No changes were introduced into the original
text.
56 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
being the Supremo Tribunal Federal of Brazil its host. The third will take place in Seul,
South Corea, by invitation of the South Corean Constitutional Court, next September.
88 participants are expected.
These are the facts that can prove how true is to assert that the idea of
constitutional justice was the most successful during the second half of the twentieth
century.
«Correvano gli anni dodici e tredici. Stavamo agli ultimi momenti della vechia
storia. E mentre nelle lezione mattutine alla Sapienza si parlava con perfetta tranquilità
dello Stato e dell’ordine allora vigente, nell’ombra si tramava al fine di quel mondo».
We have learned with the experience.
II
A Dimensão Supranacional do Constitucionalismo.
A Experiência Europeia
Sumário
1. Existe o Direito Constitucional Europeu enquanto disciplina científica?
1.1. O Direito Constitucional Europeu enquanto disciplina científica.
1.2. Direito Constitucional Europeu em sentido amplo e em sentido
estrito.
1.3. O grau de desenvolvimento do Direito Constitucional da União
Europeia.
2. O Direito Constitucional da União Europeia.
2.1. O precedente do Direito constitucional comum Europeu.
2.2. O objeto material do Direito Constitucional da União Europeia.
3. O Direito Constitucional dos Estados membros enquanto parte integrante
do Direito Constitucional Europeu.
4. A interação entre os diversos espaços constitucionais na Europa.
5. Perfis metodológicos do Direito Constitucional Europeu.
------
*
Traduzido do castelhano por Hugo César Araújo de Gusmão
**
Catedrático de Direito Constitucional da Universidade de Granada e Catedrático Jean Monnet
ad personam de Direito Constitucional Europeu e Globalização
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 63
multinacionais, que haviam atuado com uma margem mais ampla de manobra em
cada um dos mercados nacionais dos Estados membros e que, afortunadamente,
viram freado seu poder em muitas ocasiões da mão das instituições europeias.
Desta perspectiva, se pode afirmar que a integração europeia serviu como
instrumento de controle do poder de agentes que atuam no plano global, do mesmo
modo que o fez também em relação aos próprios processos políticos nacionais. Em
relação a estes processos, a União Europeia representa hoje uma garantia frente a
possíveis retrocessos políticos, embora nem sempre, lamentavelmente, frente a
atitudes antidemocráticas e contrárias aos princípios que inspiram a integração
europeia, conforme estamos testemunhando especialmente em razão da última crise
econômica.
Também se pode observar, por outro lado, devido às técnicas utilizadas para a
integração, aspectos disfuncionais do ponto de vista do Direito Constitucional e,
portanto, da democracia, do controle do poder e da garantia dos Direitos da
coletividade. O motivo fundamental pelo qual integração e Direito Constitucional
seguiram caminhos parcialmente divergentes –ao menos até a entrada em vigor do
Tratado de Lisboa e, com este, da Carta dos Direitos Fundamentais da União Europeia
e do conteúdo substancial do Projeto de Tratado Constitucional- foi a funcionalidade
que um processo de integração revelou para os Estados Europeus permitindo-lhes
decidir conjuntamente na Europa sem sujeitar-se aos controles constitucionais
estabelecidos pela Constituição interna1.
Com efeito, as decisões políticas adotadas na Europa não podiam sujeitar-se ao
controle político interno quanto ao resultado, por se tratar de competências
europeias. Porém, tampouco existia –nem existe ainda- um espaço público europeu
desenvolvido que torne possível um controle equivalente, no âmbito europeu, ao
realizado no plano nacional. O resultado foi a desativação de uma das funções
históricas do Direito Constitucional no nível europeu: o controle, por meio de
instrumentos constitucionais, do poder político.
Também desativou-se a segunda função histórica do Direito Constitucional: a
articulação do conflico social2. Na verdade, o conflito social sofre uma transformação
1
Cfr. meu trabalho “Le Corti Costituzionali e il processo di integrazione Europeia” versão
italiana de Angelo Schillaci, em AAVV, Annuario 2006 - La circolazione dei modOli e dOle tecniche
dogiudizio di costituzionalità in Europa, Jovene, Napoli 2010, pp. 257-308.
2
Isto significa, como indica Carlos de Cabo, a destruiçãon de “un elemento definitorio de la
Constituição: la dialéctica de la Constituição, es decir, su capacidad para albergar el conflicto”. Uma
autêntica constitucionalização da Europa, pleo contrário, além de gerar uma “reconstitucionalizaçãode
los Estados”, significaria que “se trasladaría al ámbito Europeu lo que ha sido característica de la
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 65
Constituição y dosistema constitucional: comprender la totalidad social, lo que supone la capacidad para
integrar en la Constituição Europeia lo que se ha venido llamando «dialéctica de la Constituição»: la
capacidad de la Constituição para albergar O conflicto y, en su caso, admitir la posibilidad de nuevas
formas de «Pacto», de reformulación de un nuevo Contrato social, que la crisis actual parece demandar,
que fue en su momento, como se dijo al princípio, básico para sentar las bases de la construcción
Europeia que debe incluirse en las «tradiciones constitucionais » de Europa y que se mantiene en las
todavía vigentes constituciones doEstado social.”, C. De Cabo Martín, “Constitucionalismo del Estado
social y União Europeia en el contexto globalizador” Revista de Direito Constitucional Europeu, n. 11,
Enero-Junio de 2009, pp.31 y 47. Disponível também na Internet em: http://www.ugr.es/~redce/.
3
Cfr. meu trabalho “Diritto e giustizia nOl’ordinamento costituzionale Europeu”, versão italiana
de Angelo Schillaci, em Giustizia e diritto nOla scienza giuridica contemporanea, aos cuidados de Antonio
Cantaro, G. GiappichOli Editore, Torino, 2011, pp. 31-49.
66 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
4
Cfr. Dieter Grimm, <<Braucht Europa eine Verfassung?>>, 1994, versão italiana <<Una
costituzione per l´Europa?>> em Il futuro dOla costituzione, aos cuidados de Gustavo Zagrebelsky, Pier
Paolo Portinaro, Jörg Luther, Einaudi, Torino, 1996, pp. 339-367.
5
Cfr. meus trabalhos <<LivOli istituzionali e tecniche di riconoscimento dei diritti in Europa. Uma
prospettiva costituzionale>>, cit. (existe versão espanhola: <<Niveles y técnicas internacionale e
internas de realización de los Derechos en Europa. Una perspectiva constitucional>>, en Revista de Direito
Constitucional Europeu, nº 1, Enero-Junio de 2004, pp. 25-46. URL: http://www.ugr.es/~redce/) e <<Le Corti
Costituzionali e il processo di integrazione Europeia>>, citado.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 67
6
Cfr. meu trabalho <<A configuração normativa dos direitos fundamentais pOa justiça
constitucional em um contexto de integração supranacional>> en George Salomão Leite e Ingo
Wolfgang Sarlet (Coord.) Jurisdição Constitucional, Democracia e Direitos Fundamentais. Estudos em
homenagem ao Ministro Gilmar Ferreira Mendes, Editora JusPODIVM, Salvador Bahia, 2012, pp. 125-
142.
7
Cfr. meu trabalho <<La incidencia doTratado de Lisboa en el sistema de fuentes de la Unión
Europea y su influencia en los ordenamentos estatais>>, en F.J. Matía Portilla (Dir.): Estudios sobre O
Tratado de Lisboa, Instituto de Estudios Universitarios/Editorial Comares, Granada, 2009, pp. 65-94.
68 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
8
Como indicara P. Häberle en relação com a renúncia ao término “Constituição” no Tratado de
reforma de Lisboa: <<las comunidades nacionais y Europeia de científicos no se dejarán arrebatar O
objeto de la teoría constitucional Europeia. ¡Ningún redactor de Tratados tiene capacidad de disposición
en rOación con O saber científico! Desde un punto de vista material los dos nuevos Tratados son, en
gran parte, uma Constituição o, por decirlo con mayor precisión, uma Constituição parcial y, desde ese
punto de vista sustancial, la comunidad constitucional de la União Europeia vive y experimenta su
realidad también después de 2007 (y 2009) como uma realidad constitucional>>. P. Häberle, <<O
Tratado de reforma de Lisboa de 2007>>, versión española de Francisco Balaguer Callejón, ReDCE, nº 9,
Enero-Junio de 2008, p. 13.
72 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
9
Cfr. al em relação meu trabalho <<El final de una época dorada. Una reflexión sobre la crisis
económica y el declive del Derecho constitucional nacional>>, em Estudos em Homenagem ao Professor
J. J. Gomes Canotilho, Coimbra, Portugal, no prelo.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 73
10
Cfr. meu trabalho <<La contribución de Peter Häberle a la construcción del Derecho
Constitucional Europeo>>. Revista de Direito Constitucional Europeu, nº 13, Enero-Junio de 2010. URL:
http://www.ugr.es/~redce/
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 75
11
P. Häberle, <<La Constitución de la Unión Europea de junio de 2004 en El foro de la Doctrina
del Derecho constitucional Europeo>>, Versão espanhola de Miguel Azpitarte Sánchez, ReDCE, nº 2,
julio-diciembre de 2004, p. 12.
76 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
embora seja Direito Europeu, o Direito material da União que carece de natureza
constitucional.
Não tem sentido algum que se continue analisando todos os âmbitos do Direito
Europeu com a mesma metodologia, trate-se do último detalhe da política agrária ou
ambiental da União Europeia, trate-se da definição do regime jurídico geral dos atos
jurídicos (fontes do Direito) ou da natureza e do status jurídico dos Direitos
Fundamentais. É pouco rigoroso continuar aplicando as mesmas técnicas a matérias
tão diferentes.
Corresponde ao Direito Constitucional Europeu, em sentido estrito (Direito
Constitucional da UE) a reflexão e análise sobre os procedimentos de participação,
controle e exigência de responsabilidade política na União Europeia assim como todas
as demais temáticas de alcance constitucional: distribuição de competências entre
União Europeia e Estados membros, determinação das relações entre o ordenamento
europeu e os ordenamentos estatais, análise da Carta dos Direitos Fundamentais da
União Europeia, funções da jurisdição constitucional europeia, ordenação das fontes
do Direito da União Europeia, entre outras.
12
P. Häberle, <<Textstufen als Entwicklungswege des Verfassungsstates>>, 1989, agora na
compilação do mesmo autor Rechtsvergleichung im KraftfOd des Verfassungsstaates. Methoden und
Inhalte, Kleinstaaten und Entwicklungsländer, cit. Cfr. Igualmente, P. Häberle, <<TheorieOemente eines
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 79
dá conta da importância que deram a esta questão (os demais incluem também algo
em torno de trinta referências deste tipo)15.
Além da conformação europeísta específica dos novos Estatutos de Autonomia,
pode-se constatar também a inserção de preceitos que procedem diretamente da
Carta dos Direitos Fundamentais da União Europeia. Não só no que se refere ao
reconhecimento de Direitos que estavam previamente na Carta e não na Constituição
mas também pela incorporação de preceitos específicos relativos às limitações
competenciais do reconhecimento de Direitos (art. 51.2 da Carta) e à existência de um
nível mínimo de proteção constitucional (art. 53 da Carta, já mencionado).
A interação entre os diversos espaços constitucionais deve contribuir também a
favorecer a convergência constitucional básica entre os Estados membros.
Convergência que deve se produzir sempre dentro do respeito à pluralidade
constitucional dos Estados membros. No artigo 6.3 TUE anterior ao Tratado de Lisboa
se refletia este respeito à pluralidade no seguinte princípio: «A União respeitará a
identidade nacional de seus Estados membros».
O TUE reformado pelo Tratado de Lisboa incorpora a versão mais desenvolvida
deste princípio incluído no artigo 5 do Tratado Constitucional. O artigo 4.2 TUE
estabelece que « União respeita a igualdade dos Estados-Membros perante os
Tratados, bem como a respectiva identidade nacional, refletida nas estruturas políticas
e constitucionais fundamentais de cada um deles, incluindo no que se refere à
autonomia local e regional. A União respeita as funções essenciais do Estado,
nomeadamente as que se destinam a garantir a integridade territorial, a manter a
ordem pública e a salvaguardar a segurança nacional. Em especial, a segurança
nacional continua a ser da exclusiva responsabilidade de cada Estado-Membro.» (este
15
Cfr. meus trabalhos <<Lo Stato autonomico spagnolo: la stagione delle riforme>>, em I
cantieri dofederalismo in Europa, aos cuidados de Antonio D’Atena, Giuffrè, Milano, 2008, pp. 333-393 e
<<La riforma delllo Statuto di autonomia del’Andalusia nel contesto della pluralità di spazi costituzionali
di ambito Europeo>>, em Regionalismi e Statuti. Le riforme in Spagna e Italia, aos cuidados de Silvio
Gambino, Guiffrè Editore, Milano, 2008, pp. 137-170. Temos que levas em consideração, para valorar la
importância deste desenvolvimento textual, que os primeiros Estatutos de Autonomia não continham
qualquer referência a Europa. Naturalmente, no momento histórico em que foram aprovados, não
podia haver nestes textos referências à União Europeia, pois esta ainda não exista como tal, porém,
tampouco havia qualquer alusão de futuro às Comunidades Europeias, nas quais a Espanha se integrou
mn 1986, ou simplesmente a Europa. No entanto, a ausência da Europa nos Estatutos já não fazia
qualquer sentido, especialmente se levamos em consideração que a própria União Europeia apela agora
às entidades territoriais com a previsão de mecanismos de participação no controle do princípio de
subsidiariedade que requerem pronunciamentos específicos de seus parlamentos.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 81
Porém também para definir os processos de convergência e seus limites com intuito de
favorecer o processo de integração mediante a europeização do Direito constitucional
interno em seus diversos níveis. O estudo das cláusulas europeias das constituições
nacionais e das normas fundamentais dos Länder, das Comunidades Autônomas e dos
entes regionais, compõe também o Direito Constitucional Europeu e não deve ser
ignorado por esta disciplina.
Em definitivo, o Direito Constitucional Europeu define-se como disciplina, em
grande medida, através da delimitação de seu objeto e da abordagem científica que se
deve conferir a este objeto. Todo Direito Europeu de natureza constitucional que
interage no espaço europeu é objeto desta disciplina. Não o é, por exemplo, o Direito
material da União que careça de natureza constitucional, embora seja Direito Europeu.
Por outro lado, a análise do Direito Constitucional Europeu tem que considerar
também a dimensão pós-nacional de seu objeto e a dinâmica específica gerada pela
interação entre espaços constitucionais. Daí que determinadas técnicas mostrem-se
especialmente relevantes para o Direito Constitucional Europeu. Deve se destacar a
necessária orientação no sentido do Direito Comparado (o quinto método de
interpretação jurídica, de acordo com as teses de Peter Häberle16) própria do Direito
Constitucional Europeu. Conteúdos do Direito Constitucional Europeu tais como os
princípios constitucionais comuns aos Estados membros só podem ser extraídos
mediante o recurso ao Direito Comparado. Também é preciso considerar o paradigma
da gradativa evolução dos textos constitucionais, antes ressaltado (igualmente de
Peter Häberle). A realidade deste princípio está sendo constatada periodicamente
através das reformas produzidas nos diversos espaços constitucionais europeus.
Através do uso intensivo destas técnicas poder-se-á corrigir as fortes
assimetrias às quais se encontra sujeito hoje o espaço constitucional europeu, em
sentido amplo, naquilo em que estas assimetrias devam ser reduzidas para facilitar o
processo europeu de convergência constitucional. Esta é uma missão específica do
Direito Constitucional Europeu. Tanto do Direito Constitucional da União Europeia
quanto do Direito Constitucional dos Estados membros, que os obriga a assumir uma
inclinação especificamente europeísta no desenvolvimento de seu Direito
Constitucional interno.
Por outro lado, o Direito Constitucional Europeu não ser utilizado para analisar
as instituições e as técnicas supraestatais com uma metodologia baseada na aplicação
16
Cfr. Peter Häberle, <<GrundrechtsgOtung und Grundrechtsinterpretation im Verfassungsstaat
- Zugleich zur Rechtsvergleichung als "fünfter" Auslegungsmethode>>, 1989, na compilação do mesmo
autor Rechtsvergleichung im KraftfOd des Verfassungsstaates. Methoden und Inhalte, Kleinstaaten und
Entwicklungsländer, Duncker & Humblot, Berlim, 1992, pp. 27-44.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 83
Começo por dizer, que é motivo de grande honra e prazer a minha participação
neste Congresso de homenagem a Peter Häberle, por ocasião do seu 80º aniversário. E
quero aproveitar esta oportunidade, enquanto simultaneamente constitucionalista e
administrativa, para trilhar algumas das sendas abertas pelo nosso homenageado, em
busca de um Direito Constitucional e de um Direito Administrativo Europeu.
O presente trabalho vai assim ser dividido em três partes, a saber:
1. Do constitucionalismo global à Constituição europeia
2. Do Direito Constitucional Europeu
3. Do Direito Administrativo Europeu
*
Professor Catedrático da Faculdade de Direito da Universidade de Lisboa e Professor
Catedrático Convidado da Faculdade de Direito da Universidade Católica Portuguesa.
1
Ponto de partida similar é adotado por LUCA MEZZETTI / FRANCESCA POLACICHINI, «Primacy
of Supranational Law and Supremacy of the Constitution in the Italian Legal System», in LUCCA
MEZZETTI (ccorden.), «International Constitutional Law», Giappichelli Editore, Torino, 20114, p. 141 e
segs.
86 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
2
SABINO CASSESE, «Oltre lo Stato», Editori Laterza, Roma, 2006.
3
VASCO PEREIRA DA SILVA, «A Cultura a que Tenho Direito – Direitos Fundamentais e Cultura»,
Almedina, Coimbra, 2007, p. 42.
4
VASCO PEREIRA DA SILVA, «A Cultura a que T. D. – D. F. e C.», cit., p. 42 e 43.
5
Conforme escreve VIEIRA DE ANDRADE, «à medida que as fronteiras se foram abrindo, a
esfera de relevância internacional foi-se alargando e consagrou-se a ideia de que o gozo efectivo, pelos
cidadãos de todos os Estados, de certos direitos fundamentais é uma questão de direito internacional».
Verificou-se, assim, um fenómeno de «aceleração histórica do processo de internacionalização dos
direitos fundamentais», «não havendo hoje dúvidas que o indivíduo é, enquanto titular de direitos
humanos, sujeito de direito internacional comum» (VIEIRA DE ANDRADE, «Os Direitos Fundamentais na
Constituição Portuguesa», 3.ª edição, Almedina, Coimbra, páginas 31 e 32). Tendo sido decisivo «para
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 87
esse consenso (…) [,] justamente o reconhecimento pelos Estados do acesso directo a instâncias
internacionais por parte de nacionais seus que se considerem afectados no gozo de direitos
fundamentais em convenções internacionais de que aqueles são signatários» (VIEIRA DE ANDRADE, «Os
Direitos F. na C. P.», cit., p. 33).
6
P. Khanna, «How To Run the World: Charting a Course to the Next Renaissance», New York,
Random House, 2011.
7
Sobre os regimes regulatórios internacionais, vide S.D. Krasner (ed.), «International Regimes»,
Ithaca NY and Cambridge MA, Cornell University Press, 1983; M. Noortman, «Enforcing International
Law. From Self-Help to Self-contained Regimes», Aldershot, Ashgate, 2005.
8
SABINO CASSESE, «The Global Polity – Global Dimensions of Democracy and the Rule of Law»,
Global Law Press – Editorial Derecho Global, Sevilla 2012, p.16
88 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
jurídica internacional, a resposta a dar ao problema não permite ainda falar de uma
Constituição Internacional. Pois, apesar dos progressos assinaláveis (e indiscutíveis) na
protecção dos direitos humanos à escala universal e das tendências doutrinárias “da
moda”, é forçoso reconhecer que:
1) não se verifica (pelo menos, por enquanto) um consenso quanto aos
princípios e regras fundamentais da organização ou da “divisão” de
poderes, assim como da protecção dos direitos humanos à escala
internacional, que permita falar na vigência de uma verdadeira constituição
material global;
2) não são ainda suficientes, nem totalmente eficazes, os mecanismos judiciais
e processuais adequados para a protecção universal dos direitos humanos;
3) continua a verificar-se um défice de execução das normas internacionais.
Mas, se é prematura a adopção integral das teses do constitucionalismo global,
julgo ser, desde já, adequada a consideração de alguns dos seus postulados,
nomeadamente, a ideia de que é preciso assegurar a protecção dos direitos dos
indivíduos para além das fronteiras estaduais, superando as clássicas e rígidas
distinções entre direitos humanos e direitos fundamentais.»9. Do mesmo modo como
entendo adequado considerar mecanismos organizatórios e procedimentais de
natureza constitucional global, de modo a regular a atuação dos múltiplos atores
globais, estabelecendo novos mecanismos de “divisão de poderes”, tanto de uns em
relação aos outros como de todos e de cada um deles relativamente aos sujeitos
estaduais.
Mas se tal é o estado das coisas à escala global, já à escala europeia faz todo o
sentido falar em Constituição europeia. Isto porque «da comunidade internacional
para a União europeia a “questão constitucional” assume uma diferente dimensão, em
virtude do surgimento e da consolidação de um “espaço jurídico europeu” autónomo.
Isto, porque a integração europeia introduziu uma mudança qualitativa em relação aos
tradicionais fenómenos de cooperação internacionais, que foi a criação de uma
«ordem jurídica própria, conjugando fontes comunitárias – cujas regulações, sendo
“recebidas” pelos ordenamentos jurídicos internos, gozam de efeito directo e de
primazia sobre as dos países membros (...) – com fontes nacionais»10, assim como veio
obrigar à necessidade de conciliação de formas de actuação jurídica de órgãos públicos
comunitários com estaduais, ou à compatibilização da jurisprudência europeia com as
9
VASCO PEREIRA DA SILVA, «A Cultura a que T. D. – D. F. e C.», cit., p. 43 e 44.
10
VASCO PEREIRA DA SILVA, «O Contencioso Administrativo no Divã da Psicanálise - Ensaio.
sobre as Ações no Novo Processo Administrativo», 2ª edição, Almedina, Coimbra, 2009 p. 99.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 89
nacionais. Ora, a existência de uma ordem jurídica própria que, por um lado, se
sobrepõe e impõe aos ordenamentos dos Estados-membros, por outro lado, se
entrelaça e depende daqueles, permite equacionar o problema da “hierarquia” tanto
entre distintas fontes europeias, como entre estas e as nacionais, assim como
considerar que algumas dessas fontes europeias adquirem uma natureza
“fundamental”, em razão das matérias de que se ocupam (os “eternos” temas
constitucionais do poder e da liberdade, da organização e divisão dos poderes e da
garantia dos direitos fundamentais).
Desta forma, o próprio poder constituinte que, nos primórdios do liberalismo,
tinha estado indissociavelmente ligado ao Estado, passa a assumir «também uma
dimensão internacional, como sucede no âmbito da União Europeia, em que a
existência de regras e de princípios fundamentais acerca da “repartição de poderes”
(tanto entre as próprias instituições comunitárias, umas relativamente às outras, como
entre aquelas e as instituições dos Estados-membros), assim como relativos à garantia
dos direitos fundamentais (vide “A Carta Europeia dos Direitos Fundamentais”),
configura uma verdadeira “Constituição Europeia” (pelo menos, em sentido material),
sem que se possa (ou deva) falar de um “Estado Europeu”»11. Daí a necessidade de
alargamento do conceito de Constituição, nos nossos dias, de modo a permitir
abranger e conciliar os distintos “patamares” – estadual e europeu12 – de regulação
11
VASCO PEREIRA DA SILVA, «O Contencioso A. no D. da P. - E. sobre as A. no N. P. A.», cit., p.
100, nota 295. Em sentido próximo, vide FRANCISCO LUCAS PIRES, «Introdução ao Direito Constitucional
Europeu», Almedina, Coimbra, 1997; FAUSTO DE QUADROS, «Direito da União Europeia», Almedina,
Coimbra, 2004; ANA MARIA MARTINS, «Introdução ao Direito Constitucional da União Europeia»,
Almedina, Coimbra, 2004; PAULO FERREIRA DA CUNHA, «Novo Constitucionalismo Europeu», Almedina,
2005; MIGUEL POIARES MADURO, «A Constituição Plural – Constitucionalismo e União Europeia»,
Principia, 2006; PETER FISCHER / H. B. KOECK / M. M. KAROLLUS, «Europarecht – Recht der EU/EG, des
Europarates und der wichtigsten anderen europäischen Organisationen», 4.ª edição, Linde Verlag, Wien,
2002, páginas 314 e seguintes; THOMAS OPPERMANN, «Europarecht», 3.ª edição, Beck, München,
2005; RUDOLF STREINZ, «Europarecht», 7.ª edição, C. F. Müller, Heidelberg, 2005; KOEN LENAERTS /
PIET VAN NUFFEL, «Constitutional Law of the European Union», 2.ª edição, Sweet and Maxwell, London,
2005).
12
Os “patamares” ou “níveis” do “poder constituinte (material) europeu”, em geral, são os dois
referidos (o europeu e o nacional), mas pode haver que considerar ainda os níveis da federação e dos
estados federados, quando os Estados-membros sejam compostos (v.g. a Alemanha), ou
eventualmente, também o patamar internacional, mesmo se, pelo menos por enquanto, a questão
ainda só possa ser colocada de forma limitada, nomeadamente a propósito da protecção de direitos
fundamentais, conforme se fez antes referência.
90 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
13
VASCO PEREIRA DA SILVA, «A Cultura a que T. D. – D. F. e C.», cit., p. 45, 46 e 47.
14
FRANCISCO BALAGUER CALLEJÓN, «El Tratado de Lisboa en el Diván. Una Refléxion sobre
Estatalidad, Constitucionalidad e Unión Europea», in «Revista Espanola de Derecho Constitucional», n.º
83, Mayo-Agosto (2008), páginas 57 e seguintes.
15
F. BALAGUER CALLEJÓN, «El Tratado de L. en el D. - Una R. sobre E., C. e U. E.», cit, in
«Revista Espanola de D. C.», cit., n.º 83, Mayo-Agosto (2008), p. 58.
16
F. BALAGUER CALLEJÓN, «El Tratado de L. en el D. - Una R. sobre E., C. e U. E.», cit, in
«Revista Espanola de D. C.», cit., n.º 83, Mayo-Agosto (2008), p. 58.
17
F. BALAGUER CALLEJÓN, «El Tratado de L. en el D. - Una R. sobre E., C. e U. E.», cit, in
«Revista Espanola de D. C.», cit., n.º 83, Mayo-Agosto (2008), p. 58.
18
Trata-se do meu livro VASCO PEREIRA DA SILVA, «O Contencioso Administrativo no Divã da
Psicanálise - Ensaio. sobre as Ações no Novo Processo Administrativo», 2ª edição, Almedina, Coimbra,
2009.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 91
romanceada dos fatos traumáticos vividos, em que o paciente acredita e que conta a
terceiros, mas que não corresponde inteiramente à realidade. Ora, também no
Tratado de Lisboa se verifica essa divergência entre a realidade e a sua descrição, esse
desfasamento entre o inconsciente e o super-ego, que fazem dele inconscientemente
uma verdadeira Constituição, a qual não é capaz, contudo, de se assumir como tal.
Atente-se na contraposição entre constituição em sentido material e em
sentido formal. O Tratado de Lisboa é uma constituição material europeia, que
estabelece os princípios e as regras fundamentais da União Europeia, embora não seja
formalmente uma constituição19. Ele resulta do exercício de um poder constituinte
material difuso, que compreende a intervenção (direta ou indireta) dos órgãos da
União Europeia20 com a submissão a ratificação parlamentar, ou a referendo, por
parte dos Estados membros. O Tratado decorre, assim, da conjugação de poderes
constituintes materiais europeus com poderes constituintes materiais nacionais,
incluindo-se nestes últimos não só os parlamentos nacionais como também até
mesmo os tribunais constitucionais (v.g a “sentença Lisboa” do Tribunal Constitucional
Alemão21, a que se seguiram sentenças de numerosos outros tribunais constitucionais
nacionais22, correspondem ao reclamar de uma parcela desse poder constituinte
material difuso) e o povo, quando haja referendo.
Está-se assim perante uma lógica mista, de exercício complexo do poder
constituinte material tanto à escala europeia como nacional, com a intervenção de
uma multiplicidade de poderes e de órgãos (dos legislativos até mesmo aos
19
Em sentido próximo, Habermas considera a União Europeia como um verdadeiro “projeto
constitucional”, vide JÜRGEN HABERMAS «A Crise da União Europeia à Luz de uma Constitucionalização
do Direito Internacional – Um Ensaio sobre a Constituição da Europa», in JÜRGEN HABERMAS «Um
Ensaio sobre a Constituição da Europa», Edições 70, Lisboa, Portugal, 2012, p. 61 e segs.
20
Embora o Tratado de Lisboa, formalmente, decorra de um mandato dos Governos dos
Estados Membros à Conferência Intergovernamental,, existiu uma efetiva participação (direta ou
indireta) de todos os órgãos da União Europeia nos diferentes momentos de elaboração, primeiro, da
Constituição europeia e, depois, dos atuais Tratados.
21
Sobre a” sentença Lisboa” (“das Lissabon Urteil”), vide DIETER GRIMM, «Das Grundgesetz als
Riegel von einer Verstaatlichung der Europäischer Union – Zum Lissabon–Urteil des
Bundesverfassungsgerichts» in «Der Staat», vol. 48, nº 4, 2009, pp. 475 e ss.; RAINER WAHL «Die
schwebelage im Verhältnis von Europäischer Union und Mitgliedstaaten – Zum Lissabon –Urteil des
Bundesverfassungsgerichis» in «Der Staat», vol. 48, nº 4, 2009.
22
Sobre a jurisprudência dos tribunais constitucionais europeus vide a tese de doutoramento,
em regime de co-tutela (Granada/Lisboa, BALAGUER CALLEJÓN / VASCO PEREIRA DA SILVA), elaborada
por FAUSTO VECCHIO, «Primazia do Direito Europeu e Salvaguarda das Identidades Constitucionais»
(em publicação)..
92 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
23
PETER HÄBERLE, »El Constitucionalismo Universal desde las Constituciones Parciales
Nacionales e Internacionales. Siete Tesis», in «Direito Público» (revista do Instituto de Direito Público de
Brasília), nº. 54, Nov.-Dez. 2013, pp. 9 e ss..
24
Vide BALAGUER CALLEJÓN, «La Méthodologie du Droit Constitutionnel Européen», (texto de
conferência proferida em Montpelier, Dezembro de 2013, em publicação).
25
PETER HÄBERLE, «Gemeineuropäisches Verfassungsrecht», EuGRZ, 1991.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 93
26
PETER HÄBERLE, »Cartas Pedagogicas a un Joven Constitucionalista», European Research
Center of Comparative Law, Bissendorf, 2013, p. 41. Nestas e noutras páginas, o autor considera o
Direito comparado como o “quinto método” da interpretação jurídica.
27
BALAGUER CALLEJÓN, «La Méthodologie du Droit Constitutionnel Européen», (texto de
conferência proferida em Montpelier, Dezembro de 2013, em publicação), p. 18.
28
MIGUEL POIARES MADURO, «A Constituição P. – C. e U. E.», cit.
29
Conforme escreve HÄBERLE, “do meu ponto de vista, o direito constitucional europeu
aproxima-se de uma “constituição parcial”, que se encontra numa troca viva entre as constituições
parciais nacionais. Prefiro evitar o conceito, tantas vezes utilizado de constitucionalismo de múltiplos
níveis (“Mehrebenen Kosntitutionalismus”), por quer ele pode facilmente associar falsas hierarquias”
(PETER HÄBERLE, «Exposé Terminal», Conferência de Montpelier, Dezembro de 2013, em publicação, p.
3).
94 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
30
VLAD CONSTANTINESCU, «Le Traité de Lisbonne», in «Revista de Estudos Europeus», ano II,
nº 4, Julho-Dezembro de 2008, p. 23.
31
VLAD CONSTANTINESCU, «Le Traité de L.», cit., in «Revista de Estudos Europeus», cit., ano II,,
nº 4, p. 23.
32
LUCCA MEZZETTI, «Le Istituzioni e la forma di governo del’ Unione” in PASQUALE COSTANZO
/ LUCA MEZZETTI / ANTONIO RUGGERI, «Lineamenti di Diritto Costituzionale dell’ Unione Europea», 4ª
edição, Giappichelli Editore, Torino, 2014, p.265.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 95
33
F. BALAGUER CALLEJÓN, «El Tratado de L. en el D. - Una R. sobre E., C. e U. E.», cit, in
«Revista Espanola de D. C.», cit., n.º 83, Mayo-Agosto (2008), p. 85.
96 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
34
VLAD CONSTANTINESCU, «Le Traité de L.», cit., in «Revista de Estudos Europeus», cit., ano II,,
nº 4, p. 23.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 97
tanto a nível interno como externo35. Do ponto de vista interno, se nos primórdios se
verificava a «unidade do poder executivo (governo e administração, centro e periferia,
organismos e regulação unitários)», com a transição para o Estado Social e, depois,
para o Pós-social, passa a existir uma situação «na qual o governo se diferencia da
Administração, o poder local se destaca do central, os entes públicos e as autoridades
independentes se tornam autónomos em relação ao Estado e mesmo auto-regulados»
(CASSESE), as autoridades públicas organizam-se e actuam tanto em termos de direito
público como de privado. Sendo em virtude desta proliferação de administrações
públicas que desaparece a «referência da Administração pública ao Estado»
(CASSESE)36.
Mas, também do ponto de vista externo, não apenas se multiplicaram os
fenómenos jurídico-administrativos ao nível das organizações internacionais37, como
também – e mais importante do que isso –, ao nível da União europeia, o Direito
Administrativo adquiriu uma outra dimensão, enquanto componente essencial de uma
ordem jurídica própria38, que se imbrinca nos ordenamentos dos Estados membros, da
mesma maneira como a administração comunitária se interpenetra com as
administrações nacionais, originando a «integração normativa e, sucessivamente,
integração administrativa do ordenamento nacional no europeu» (CASSESE). Pois,
está-se agora perante uma União Europeia, que constitui uma ordem jurídica própria,
35
Segeu-se aqui, de perto, aquilo que antes se escreveu em «O Contencioso Administrativo no
Divã da Psicanálise – Ensaio sobre as Acções no Novo Processo Administrativo», Almedina, Coimbra,
2009, pp. 106 e ss.
36
SABINO CASSESE, «Le Basi Costituzionali», in SABINO CASSESE, «Trattato di Diritto
Amministrativo» - «Diritto Amministrativo Generale», tomo I, Giuffrè, Milano, 2000, página 165.
37
Conforme escreve CHITI, assiste-se em nossos dias à «plena afirmação do Direito
Administrativo em todas as jurisdições nacionais, nas organizações internacionais e nas supra-nacionais»
(MARIO P. CHITI, «Monismo o Dualismo in Dirittto Amministrativo: Vero o Falso Dilemma», in «Rivista
Trimestrale di Diritto Pubblico», n.º 2, 2000, página 302)
38
De acordo com MARIO CHITI, «a difusão do Direito Administrativo nas organizações
internacionais representa um fenómeno original relativamente ao binómio Direito Administrativo /
Estado, mas não surge em contradição com as tradicionais ligações do Direito Administrativo com o
ordenamento estadual em razão da natureza destas organizações como instrumentais dos Estados, que
continuam a ser os “Senhores dos tratados” («i “Signori dei trattati”») (MARIO CHITI). Mas, o fenómeno
já é diferente no caso das «organizações supra-nacionais, cujo exemplo mais evidente é a União
europeia. As organizações supra-nacionais são, com efeito, uma experiência original em relação à qual é
difícil sustentar que os Estados mantenham ainda uma posição de supremacia, a denominada
Kompetenz- kompetenz» (MARIO CHITI, «Monismo o D. in D. A.: V. o F. D.», cit., in «Rivista T. di D. P.»,
cit., p. 302). Para um maior desenvolvimento do tema vide também MARIO CHITI, «Diritto
Amministrativo Europeo», Giuffrè, Milano, 1999, páginas 3 e seguintes.
98 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
39
Conforme escreve CASSESE, «a ideia dos fundadores da Comunidade europeia era a de
instituir um ordenamento jurídico supranacional que se sobrepusesse ao dos Estados, mas que não
interferisse com as administrações dos mesmos, das quais se deveria antes servir» (SABINO CASSESE,
«Le Basi C.», in SABINO CASSESE, «Trattato di D. A.» - «Diritto A. G.», t. I, , cit., p. 172). Mas esta
“indiferença” inicial pela “organização administrativa” cedo vai ser alterada, em razão do alargamento
das tarefas (administrativas) comunitárias e da necessidade da sua maior eficácia, conduzindo à actual
«integração das administrações nacionais com a administração comunitária», que é realizada «através
de três princípios fundamentais: o que decorre da integração normativa, a proibição de discriminação, o
princípio da cooperação» (SABINO CASSESE, «Le Basi C.», in SABINO CASSESE, «Trattato di D. A.» -
«Diritto A. G.», t. I, , cit., pp. 174 e 175).
Assim, em primeiro lugar, «as administrações nacionais, com base na concepção monística da
integração normativa, aplicam quer o direito administrativo nacional quer o direito administrativo
comunitário». Em segundo lugar, a proibição de discriminação (entre sujeitos “nacionais” e de outros
Estados-membros), aplicável às administrações nacionais, constitui «um dos principais factores de
integração», «sem o qual não existiria liberdade de circulação de pessoas, de mercadorias, de serviços e
de capitais». Em terceiro lugar, «o Tribunal de Justiça ampliou o princípio da cooperação [artigo 10º do
Tratado], incluindo nele, entre outros, o dever das administrações nacionais consultarem a Comissão, o
dever de fornecer informações, o dever de cooperar com a Administração de outros Estados» (SABINO
CASSESE, «Le Basi C.», in SABINO CASSESE, «Trattato di D. A.» - «Diritto A. G.», t. I, , cit., p. 175). Sem
esquecer também a relevância administrativa do princípio da subsidiaridade, que «é um princípio não
apenas de distribuição de poderes, mas também de regulação do exercício desses poderes. Nestes
termos, ele configura-se, simultaneamente, como limite da aplicação comunitária directa do Direito
Administrativo Comunitário e como incentivo para a cooperação e a co-administração» (SABINO
CASSESE, «Le Basi C.», in SABINO CASSESE, «Trattato di D. A.» - «Diritto A. G.», t. I, , cit., p. 178).
40
Sobre a discussão acerca da Constituição europeia, entre nós, vide FRANCISCO LUCAS PIRES,
«Introdução ao Direito Constitucional Europeu», Almedina, Coimbra, 1997; MIGUEL POIARES MADURO,
«A Constituição Plural – Constitucionalismo e União Europeia», Principia, Cascais, 2006; JOAQUIM
GOMES CANOTILHO, «Precisará a Teoria da Constituição Europeia de uma Teoria do Estado?», in
«Colóquio Ibérico: Constituição Europeia. Homenagem ao Doutor Francisco Lucas Pires», Boletim da
Faculdade de Direito da Universidade de Coimbra, Coimbra Editora, Coimbra, 2005, pp. 665 e ss.;
FAUSTO DE QUADROS, «Direito da União Europeia», Almedina, Coimbra, 2004; ALEXANDRA ARAGÃO,
«A Governância na Constituição Europeia», in «Colóquio Ibérico: Constituição Europeia. Homenagem ao
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 99
Doutor Francisco Lucas Pires», Boletim da Faculdade de Direito da Universidade de Coimbra, Coimbra
Editora, Coimbra, 2005, páginas 105 e seguintes; JOSÉ JOAQUIM GOMES CANOTILHO, «Precisará a
Teoria da Constituição Europeia de uma Teoria do Estado?», in «Colóquio I.: C. E.. H. ao D. F. L. P.»,
Boletim da F. de D. da U. de C., cit., pp. 665 e ss; PAULO F. DA CUNHA, «A Revolução Constitucional
Europeia – Reflexões sobre a Génese, Sentido Histórico e Contexto Jurídico de um Novo Paradigma
Juspolítico», in «Colóquio I.: C. E.. H. ao D. F. L. P.», Boletim da F. de D. da U. de C., cit., pp. 279 e ss.;
ANA MARIA MARTINS, «Alguns Tópicos de Reflexão sobre a Constituição Europeia», in «Política
Internacional», Primavera/ Verão, 2002, páginas 240 e seguintes; «O Projecto de Constituição Europeia.
Contribuição para o Debate sobre o Futuro da União», Almedina, Coimbra, 2004; «Introdução ao Direito
Constitucional da União Europeia», Almedina, Coimbra, 2004; «Os Valores da União na Constituição
Europeia», in «Colóquio I.: C. E.. H. ao D. F. L. P.», Boletim da F. de D. da U. de C., cit., pp. 497 e ss.;
AFONSO DE OLIVEIRA MARTINS, «O Processo Constituinte Europeu e o Tratado que Estabelece uma
Constituição para a Europa», in «Colóquio I.: C. E.. H. ao D. F. L. P.», Boletim da F. de D. da U. de C., cit.,
pp. 485 e ss.; GUILHERME DE OLIVEIRA MARTINS, «O Novo Tratado Constitucional Europeu. Da
Convenção à CIG», Gradiva, Lisboa, 2004; MARGARIDA SALEMA DE OLIVEIRA MARTINS, «A Repartição
de Competências entre a União e os Estados Membros – As Competências Exclusivas e as Competências
Partilhadas», in «Colóquio I.: C. E.. H. ao D. F. L. P.», Boletim da F. de D. da U. de C., cit., pp. 529 e ss.;
JORGE MIRANDA, «A Constituição Europeia e a Ordem Jurídica Portuguesa», in «O Direito», n.º 134/135,
2002/2003, páginas 9 e seguintes; «A “Constituição Europeia” e a Ordem Jurídica Portuguesa», in
«Colóquio I.: C. E.. H. ao D. F. L. P.», Boletim da F. de D. da U. de C., cit., pp. 537 e ss; JOSÉ CASALTA
NABAIS, «Consituição Europeia e Fiscalidade», in «Colóquio I.: C. E.. H. ao D. F. L. P.», Boletim da F. de D.
da U. de C., cit., pp. 569 e ss; PAULO DE PITTA E CUNHA, «A Constituição Europeia. Um Olhar Crítico
sobre o Projecto», 2.ª edição, Almedina, Coimbra, 2004; «Reservas À Constituição Europeia», Almedina,
Coimbra, 2005; MANUEL PORTO, «A Lógica de Intervenção nas Economias: do Tratado de Roma à
Constituição Europeia», in «Colóquio I.: C. E.. H. ao D. F. L. P.», Boletim da F. de D. da U. de C., cit., pp.
635 e ss; FAUSTO DE QUADROS, «Direito da União Europeia», Almedina, Coimbra, 2004; MARTA
REBELO, «Constituição e Legitimidade Social da União Europeia», Almedina, Coimbra, 2005; MANUEL
AFONSO VAZ, «O Sistema de Fontes de Direito no Tratado da Constituição Europeia», in «Colóquio I.: C.
E.. H. ao D. F. L. P.», Boletim da F. de D. da U. de C., cit., pp. 651 e ss.
41
SABINO CASSESE, «Le Basi C.», cit., in SABINO CASSESE, «Trattato di D. A. - D. A. G.», cit., p.
180.
100 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
42
MARIO CHITI, «Monismo o D. in D. A.: V. o F. D.», cit., in «Rivista T. di D. P.», cit., p. 302
43
MARIO CHITI / GUIDO GRECO, «Introduzione», in MARIO CHITI / GUIDO GRECO
(coordenação) «Trattato di Diritto Amministrativo Europeo», Giuffrè, Milano, 1997, páginas XXXI e XXXII.
44
SABINO CASSESE, «Le Basi C.», cit., in SABINO CASSESE, «Trattato di D. A. - D. A. G.», cit., p.
165 e 166.
45
SABINO CASSESE, «Diritto Amministrativo Comunitario e Diritti Amministrativi Nazionali», in
MARIO CHITI / GUIDO GRECO (coord.) «Trattato di D. A. E.», cit., p. 4.
46
JÜRGEN SCHWARZE, «Europäisches Verwaltungsrecht – Entstehen und Entwicklung im
Rahmen der Europäischen Gemeinschaft», 1.º volume, 1.ª edição, Nomos, Baden-Baden , 1988, páginas
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 101
3 e seguintes. Consultaram-se também as duas outras versões da obra, em língua inglesa e francesa,
respectivamente: JÜRGEN SCHWARZE, «European Administrative Law», Sweet and Maxwell, London,
1992, páginas 3 e seguintes; «Droit Administratif Européen», volume I, Office des Publications Officielles
des Communautés Européennes / Bruylant, Bruxelles, 1994, páginas 7 e seguintes.
Em sentido similar, vide também JEAN RIVERO, «Vers un Droit Commun Européen : Nouvelles
Perspectives en Droit Administratif», in M. CAPELETTI (coorden.), «New Perspectives for a Common Law
of Europe», European University Institute, Florence, 1978, volume I, páginas 138 e seguintes ; JÜRGEN
SCHWARZE, «The Convergence of the Administrative Laws of the EU Member States», in FRANCIS
SNYDER (coorden.), «The Europeanisation of Law: The Legal Effects of European Integration», Hart,
Oxford / Portland Oregon, 2000, páginas 163 e seguintes; PETER CRAIG, «EU Administrative Law»,
Oxford University Press, 2006; JEAN-BERNARD AUBY / JACQUELINE DUTHEIL DE LA ROCHÈRE, «Droit
Administratif Européen», Bruylant, 2007.
47
OTTO BACHOF, «Die Dogmatik des Verwaltungsrechts vor den Gegenwartsaufgaben der
Verwaltung», in «Veröffentlichungen der Vereinigung de Deutschen Staatsrechtslehrer», n.º 30, Walter
de Gruyter, Berlin, 1972, página 236.
102 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
48
De acordo com MARIO CHITI, o «pluralismo jurídico» consiste na «presença simultânea, em
todos os ordenamentos, de múltiplas fontes de direito e variedade de direito substancial». Mas esse
«fenómeno é particularmente evidente na União europeia, onde os Estados membros aplicam, ao
mesmo tempo, o Direito Internacional geral, o Direito Internacional “regional”, como seja o decorrente
do Conselho da Europa e de outras organizações internacionais europeias, o Direito da União europeia
(...), e o Direito nacional» (MARIO CHITI, «Monismo o D. in D. A.: V. o F. D.», cit., in «Rivista T. di D. P.»,
cit., p. 305).
49
VASCO PEREIRA DA SILVA, »o Contencioso A. no D. da P. – E. sobre as A. no N. P. A.», cit., p.
114.
50
Conforme escreve CHITI, «é de assinalar como o Direito Administrativo se desenvolveu, e até
agora se continua a expandir, como realização primária da jurisprudência. É uma característica comum
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 103
aos direitos administrativos nacionais, tanto da família continental como da da common law, que longe
de demonstrar uma influência indevida dos juízes significa antes um modo flexível e incrementador do
desenvolvimento do Direito Administrativo» (MARIO P. CHITI, «Diritto A. E.», cit. pp. 110 e 111).
51
Tal como antes se fez referência, não existe, no Direito Europeu, uma distinção muito nítida
entre Direito Constitucional (o que decorre da “Constituição europeia”, pelo menos por enquanto,
corresponder mais à natureza de um poder constituinte material do que formal) e Administrativo, pelo
que «o Tribunal das Comunidades, enquanto simultaneamente tribunal constitucional e tribunal
administrativo, corporiza o entrecruzamento de ambos os complexos institucionais e, assim, os
fortalece» (PETER HÄBBERLE, «Auf dem Weg. Zum Allgemeinen Verwaltungsrecht», in «Bayerischen
Verwaltungsblätter», n.º 24, 15 de Dezembro de 1977, página 751).
52
PETER HÄBBERLE, «Auf dem Weg. Zum Allgemeinen Verwaltungsrecht», in «Bayerischen
Verwaltungsblätter», n.º 24, 15 de Dezembro de 1977, página 751.
53
JÜRGEN SCHWARZE, «Droit A. E.», vol. I, cit., p. 106.
54
PETER HÄBBERLE, «Auf dem Weg. Zum A. V.», cit., in «Bayerischen V.», cit., n.º 24, Dezembro
de 1977, p. 751.
55
JÜRGEN SCHWARZE, «The Convergence of the A. L. of the EU M. S.», cit., in FRANCIS SNYDER
(coorden.), «The Europeanisation of L.: The L. E. of E. I.», cit., p. 163.
104 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
56
FAUSTO DE QUADROS, «A Nova Dimensão do Direito Administrativo – O Direito
Administrativo Português na Perspectiva Comunitária», Almedina, Coimbra, 1999, página 19. Vide
também FABRICE MELLERAY, «L’ argument de Droit Compare en Droit Administratif Français», Bruylant,
Bruxelles, 2007.
57
Sem esquecer também o papel da doutrina, como bem refere WALTER VAN GERVEN,
lembrando o que se passou em momentos passados, nomeadamente na Idade Média, ao escrever que
«não é inédita, na história jurídica da Europa, a criação de um direito comum por obra de juizes e
professores, em vez de legisladores» (W. VAN GERWEN, «Non-contractual Liability of Member States,
Community Institutions and Individuals for Breaches of Community Law with a View to a Common Law
for Europe», in «Maastricht Law Journal», nº 1, 1994, página 40). Isto, muito embora, da minha
perspectiva, e nos dias de hoje, se é de realçar o papel da jurisprudência e da doutrina como fontes
europeias de direito, já não me parece correcta a desvalorização do papel do legislador europeu, que é
feita pelo autor.
58
Segundo CHITI, neste Direito Administrativo Europeu, «até aos anos 80, prevaleciam os
princípios de formação jurisprudencial, posteriormente (...) o amplo pacote de actos normativos
destinados à realização do mercado único estabeleceu uma vasta disciplina tanto da organização como
da actividade da Administração (MARIO P. CHITI, «Diritto A. E.», cit. p. 111).
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 105
59
São eles «os princípios da legalidade; do dever de boa administração; da subsidiaridade; da
participação; da transparência; da certeza do direito; da proporcionalidade; da equidade; do respeito
pelas expectativas legitimamente constituídas; da não discriminação, particularmente em matéria
laboral; da sujeição da discricionaridade administrativa aos limites objectivos trazidos pelos princípios
gerais do Direito Comunitário; do recurso jurisdicional eficaz» (FAUSTO DE QUADROS). Tais «princípios
gerais de Direito Administrativo desempenham um papel importantíssimo na jurisprudência comunitária
e, por via disso, tornaram-se, há muito, uma fonte de Direito Comunitário que alguns autores, louvando-
se nos Acórdãos do Tribunal de Justiça nos casos “Algera”, de 1957, “Nold”, de 1974, e Maizena, de
1987, não hesitam em situar a um nível superior ao dos próprios Tratados, porque vêm neles o núcleo
do corpus iuris europeu ou, se se preferir, o repositório dos valores que constituem o património
jurídico comum da União Europeia» (FAUSTO DE QUADROS, «A Nova Dimensão do D. A. – O Direito A. P.
na P. C.», cit., p. 20). Sobre os princípios gerais do Direito Administrativo Europeu vide JÜRGEN
SCHWARZE, «Europaeisches V. – E. und E. im R. der E. G.», 2.º vol., cit., pp. 661 e ss.; «The Principle of
Proportionality and the Principle of Impartiality in European Administrative Law», in «Rivista Trimestrale
di Diritto Pubblico», n.º 1, 2003, páginas 53 e seguintes.
60
Neste sentido vide JÜRGEN SCHWARZE, «Das Verwaltungsrecht unter europäischen Einfluss –
Zur Konvergenz der mitgliedstaatlichen Verwaltungsrechtsordnung in der Europäischen Union», 1.ª
edição, Nomos, Baden-Baden, 1996; MICHAEL BRENNER, «Allgemeine Prinzipien des
Verwaltungsgerichtlichen Rechtsschutzes in Europa», in «Die Verwaltung», n.º 1, 1998, páginas 1 e
seguintes; DIRK EHLERS, «Die Europäisierung des Verwaltungsprozessrechts», Carl Heymanns, Koeln /
Berlin / Bonn / München, 1999; GABRIELE KNOLL, «Grundzüge eines europäischen Standards für den
einstweiligen Rechtsschutz gegen Verwaltungsakte», Duncker & Humblot, Berlin, 2002; SANTIAGO
GONZÁLEZ-VARAS IBANEZ, «El Derecho Administrativo Europeo», 2.ª edição, Instituto Andaluz de
Administración Pública, Sevilla, 2002; DANIEL SARMIENTO, «Poder Judicial e Integración Europea – La
Construcción de un Modelo Jurisdiccional para la Unión», Thomson / Civitas, Madrid, 2004.
106 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
61
VASCO PEREIRA DA SILVA, »o Contencioso A. no D. da P. – E. sobre as A. no N. P. A.», cit., pp.
118 e ss.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 107
Alexandre Viala
(Université de Montpellier)
108 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
Alexandre VIALA*
*
Professeur à l’Université de Montpellier, Directeur du CERCOP.
1
C.J.C.E., 23 avril 1986, aff. 294/83, Les Verts c/ Parlement européen, Rec. 1350.
2
J-L Quermonne, « L’émergence d’un droit constitutionnel européen », Rev. Internationale de
droit comparé, vol. 58, n° 2, 2006, p. 581.
3
A. Frossard, Dieu existe, je l’ai rencontré, Fayard, 1969.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 109
affirmatif n’était pas l’existence de la chose divine elle-même, mais celle de signes
liturgiques qui, en la représentant, produisaient sur l’illustre auteur une émotion. Sauf
à conférer au langage juridique une vertu exagérément performative, il y a lieu de se
demander si les textes de droit positif tout comme la science du droit ne produisent
pas sur nous, en usant du vocabulaire constitutionnel, le même type d’effet, à savoir le
sentiment que le droit constitutionnel européen existe et non la certitude empirique
de sa validité. Autrement dit, tout l’intérêt de la dimension épistémologique de la
question controversée de l’existence du droit constitutionnel européen réside dans
celle, plus générale, de l’adéquation entre le mot et la chose4. Si les mots du droit
constitutionnel européen ont indéniablement été énoncés dans des textes dont la
valeur – scientifique pour les uns, juridique pour les autres – est incontestable, la
chose à laquelle renvoie cette terminologie n’est peut-être pas suffisamment mûre
pour nous permettre d’arbitrer la querelle, parmi les constitutionnalistes et les
communautaristes, entre ceux qui la regardent comme une réelle branche du droit et
ceux qui ne la tiennent que pour une idéalité.
Les mots « droit constitutionnel européen » bousculent les concepts du droit
constitutionnel classique dans des conditions dont le constitutionnaliste est très
familier. C’est que le droit constitutionnel européen est à l’Etat moderne, tel qu’il est
défini par la science traditionnelle du droit constitutionnel toute pétrie du concept de
souveraineté, ce que la justice constitutionnelle fut à la démocratie, au moment
sensible de sa montée en puissance à la fin du XXème siècle : un défi. Longtemps, en
effet, le débat consistait à savoir si l’irruption du juge constitutionnel au sein des
systèmes juridiques étatiques était compatible avec la démocratie. Tout en s’avérant
affirmative, la réponse était assortie d’une condition dont le principe était de redéfinir
la démocratie en cessant de la réduire au seul critère tiré de la participation directe ou
indirecte du peuple à l’élaboration de la loi pour lui adjoindre celui qu’affectionne la
logique libérale du respect de la Constitution. A la faveur de l’intégration européenne
qui s’accompagne d’un système sophistiqué de protection des droits fondamentaux,
s’invite la question de savoir s’il est permis d’envisager un droit constitutionnel sans
l’Etat, dont la réponse affirmative sera conditionnée, quant à elle, par une redéfinition
de la Constitution aux termes de laquelle doit être définitivement niée la dimension
ontologique du lien entre celle-ci et la notion d’Etat. On le voit, le débat est largement
dominé par l’influence du caractère conventionnel du langage. Qu’entend-on par
Constitution quand on prononce le mot « Constitution » ?
Autour de cette question constitutionnelle européenne, le traitement de la
relation entre le mot et la chose a révélé plusieurs postures, toutes symptomatiques
4
M. Foucault, Les mots et les choses, Gallimard, 1966.
110 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
A – La posture essentialiste :
Cette posture, pour laquelle la chose s’impose au mot, incarne évidemment la
négation de l’existence d’un droit constitutionnel européen au nom d’une prétendue
consubstantialité entre le droit constitutionnel et son assise traditionnelle, l’Etat. Elle
repose sur un syllogisme simple5 :
Toute Constitution implique l’existence d’un Etat
Il n’existe pas d’Etat européen
Il ne peut donc y avoir de Constitution européenne
Dans le droit positif, la posture essentialiste a été alimentée par le relatif recul
que représente le Traité de Lisbonne par rapport à son malheureux devancier, le Traité
5
G. Grand, Le savoir constitutionnel à l’épreuve du phénomène européen, thèse dact.,
Montpellier 2010, p. 307.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 111
constitutionnel européen. Ses auteurs ont refusé d’employer les termes de « loi
européenne » et de « loi-cadre européenne » en raison de leur dénotation étatiste,
pour maintenir les bon vieux termes de « règlement » et de « directive » plus
classiquement conformes à la spécificité communautaire de l’objet qu’ils désignent.
L’essentialisme qui inspire le choix terminologique opéré dans le Traité de
Lisbonne révèle l’intention de ses auteurs de ne pas construire des monstres juridiques
contre ce que leur dicte, à leurs yeux, l’essence des choses. On trouve dans le méta-
langage de la science du droit, parmi bien d’autres exemples, une illustration de cette
farouche résistance au renouvellement des concepts juridiques en droit européen sous
la plume du professeur Christiane Gouaud-Tandeau de Marsac qui écrit : « la notion de
Constitution est conditionnelle ; elle implique tout d’abord l’existence d’un Etat
puisqu’elle en est sa traduction juridique ; d’autre part cette notion doit obéir à un
certain nombre de « canons » afin de s’identifier au modèle classique et actuel de
Constitution »6. Cette posture ne résiste pas à la critique qu’on peut articuler autour
de trois griefs majeurs.
Son discrédit provient d’abord de son travers dogmatique qui réside en ceci
que pour invoquer l’essence d’une chose et rejeter, à l’aune de celle-ci, une certaine
hypothèse en la regardant comme constitutive d’une hérésie juridique, encore faut-il
invoquer une autre essence. Pour prétendre, en effet, que la Constitution est la chose
de l’Etat et qu’elle ne peut pas, par voie de conséquence, être la chose de l’Union
européenne, il faut d’abord admettre, prima facie, que l’Union européenne n’est pas
un Etat, ce qui implique une conception essentialiste de l’Etat qui vient se greffer dans
un raisonnement soutenu par une série de dogmes. Autrement dit, la grave faiblesse
de l’essentialisme réside dans le fait qu’il en entraîne un autre. La posture essentialiste
est une régression à l’infini.
6
C. Gouaud, Le projet de Constitution européenne, RFDC, 1995, n° 22, p. 288 : dans le même
sens, cf. J-B d’Onorio, La pseudo-Constitution européenne : de l’abus de langage à l’abus de droit, Dalloz,
2005, pp. 1307-1312 ; A. Viola, Il n’y aura pas encore de Constitution européenne !, RRJ-Droit prospectif,
2004, n° 5, pp. 2569-2579.
7
D. Hume, Traité sur la nature humaine, 1739, trad. A. Leroy, Paris, 1946, Aubier.
112 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
8
L. Favoreu, Quel(s) modèle(s) constitutionnel(s) ?, in Vers un droit constitutionnel européen.
Quel droit constitutionnel ?, Actes du colloque des 18 et 19 juin 1993, RUDH, 1995, p. 363.
9
P. Amselek, Cheminements philosophiques dans le monde du droit et des règles en général,
Armand Colin, 2012 p. 134.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 113
contingence que l’hypothèse d’un droit constitutionnel a pu être niée. Tel est
maintenant l’autre chemin, bien différent, par lequel les sceptiques ont pu s’opposer à
l’hypothèse d’un droit constitutionnel européen : la voie empiriste.
B – La démarche empiriste:
Chacun sait que selon la tradition empiriste, depuis Condillac (1715-1780) en
France, John Locke (1632-1704) et David Hume (1711-1776) en Angleterre, l’accès à la
connaissance des choses n’est autre que l’expérience. Nos sens, excités par la
perception de la réalité qui nous entoure, nous renseignent sur celle-ci de façon
directe et immédiate de telle sorte que les idées, qui s’installent en nous dans le
prolongement de cette affection physique, sont plus tièdes que les sensations dont
elles ne sont qu’une copie édulcorée. Cette tradition, qui réfute depuis John Locke
l’existence des idées innées10, s’est inscrite en nette opposition avec la philosophie de
René Descartes laquelle, dans le prolongement de l’idéalisme platonicien, tient en
piètre estime l’aptitude de nos sens à nous faire accéder à la vérité. De là vient le fait
que l’empiriste, qui refuse toute induction et prétend que l’accès à la connaissance des
choses ne passe que par les sens, rejette toute catégorisation. A ses yeux, le monde est
une juxtaposition de faits singuliers et contingents que nul ne saurait enfermer dans
des lois qui ne sont que des échafaudages métaphysiques.
Dans la science du droit, la méthode est fort commode pour refuser de qualifier
les processus nouveaux qui heurtent, à l’instar du phénomène européen, les
catégories déjà consacrées par le droit positif en pénétrant progressivement et
irrésistiblement le paysage juridique. Ne se logeant intégralement dans aucune de ces
catégories existantes, la construction européenne attise la tentation du silence
épistémologique cher aux empiristes. Un silence qu’imposent, à leurs yeux, les
difficultés auxquelles se heurte l’opération de qualification de l’Union européenne au
regard des critères de définition du fédéralisme. C’est qu’en dépit des nombreux
transferts de souveraineté consentis par les Etats-membres, ceux-ci restent souverains
et libres de sortir de l’Union en dénonçant les traités auxquels ils ont souscrits. Ce sont
toujours des sujets de droit international et l’Union européenne, qui n’est pas un
super-Etat, est dépourvue de la compétence de déterminer ses propres compétences.
Eu égard à ces limites qu’implique la logique inter-étatique, il serait tentant de
regarder l’Union européenne comme une simple confédération. Mais cette
qualification empruntée au vocabulaire classique du droit international n’est pas non
plus correcte car nous avons affaire à une organisation internationale particulièrement
10
J. Locke, Essai sur l’entendement humain, 1689.
114 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
intégrée qui constitue, à elle seule, une catégorie sui generis ou un objet juridique non
identifié au sein duquel les Etats constitutifs ne sont pas les seuls sujets du droit de
l’Union. Ces derniers partagent cette qualité avec leurs propres ressortissants11 qui
sont en même temps des citoyens de l’Union européenne – il y a d’ailleurs un
Parlement européen élu au suffrage universel direct depuis 1979 – auxquels certaines
décisions du Conseil des ministres européens, les règlements, s’adressent directement
sans la moindre transposition étatique. Cette applicabilité directe d’une partie du droit
de l’Union rapproche l’organisation du concept de fédération même si le terme reste
impropre en raison du maintien de la pleine et entière souveraineté des Etats-
membres, dont il faut néanmoins reconnaître les limites depuis les transferts de
compétences que ces derniers ont consentis dès la fin des années quatre-vingt. Mais
ces transferts de compétences n’ont pas remis en cause la souveraineté des Etats. De
sorte que le constitutionnalisme européen se heurte à la survivance, au sein du
continent européen, du paradigme de l’Etat-nation, caractéristique du
constitutionnalisme classique, avec lequel il doit composer. D’où l’inhibition
intellectuelle de l’empiriste qui, face à pareille ambiguïté, s’abstiendra de convoquer
tant le droit constitutionnel que le droit international pour qualifier le droit de l’Union
européenne et usera de la formule « joker » consistant à évoquer une catégorie sui
generis pour donner le sentiment – et l’illusion – de s’être prononcé sur la question.
Le phénomène européen dont l’empiriste souligne la dimension casuistique est
alors relégué, pour l’heure, dans l’ordre de l’actualité et de la contingence. Devant
l’originalité indépassable de l’Union européenne, le juriste soucieux de rigueur
épistémologique préfère, par excès de prudence, renoncer à ranger l’objet dans une
quelconque qualification en usage parmi l’ensemble des modèles institutionnels en
vigueur. Mais qui ne voit, ce faisant, qu’à la faveur d’une telle posture soulignant
l’individualité irréductible de chaque chose nouvellement surgie dans le champ de ses
connaissances, ce type de juriste se condamne lui-même en trahissant sa dépendance
vis-à-vis des catégories ? Dans son esprit, il s’agit bien de catégorie sui generis. Qui ne
voit qu’en déniant à l’Union européenne la qualité d’ordre constitutionnel ou
d’organisation internationale gouvernementale, l’empiriste trahit par là un excessif
attachement à la rigueur des modèles ? C’est prendre les catégories trop au sérieux
11
Cette accession des individus au titre de sujets du droit de l’Union participe de ce qu’on
appelle l’autonomie de l’ordre juridique communautaire. Ainsi dans un arrêt célèbre, la Cour de justice
de Luxembourg affirme que « la Communauté constitue un nouvel ordre juridique de droit international
au profit duquel les Etats ont limité, bien que dans des domaines restreints, leurs droits souverains et
dont les sujets sont non seulement les Etats-membres, mais également leurs ressortissants » (CJCE, 5
février 1963, Van Gend en Loos, affaire 26/62, rec. 3).
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 115
que de renoncer à loger un objet sous l’une d’entre elles au motif qu’un seul élément
dont il est constitué le rendrait incompatible avec elle.
Tout se passe comme si l’empiriste, en érigeant le particulier au rang
d’universel et en considérant l’Union européenne comme une espèce qui constitue
son propre genre ne voulait pas, sans pour autant se prononcer, laisser la chose sans
étiquette. Devant la difficulté que constitue l’inadéquation d’une chose par rapport à
toutes les catégories existantes, l’empiriste crée une loi… particulière. Comble d’une
attitude dont l’adepte, sous l’effet d’une excessive prudence et d’une trop grande
humilité épistémologique, court le risque d’alimenter, de façon contre-productive, une
forme de déni de pensée et trahit une paresse intellectuelle qui ne brille pas par sa
scientificité. Mais les obstacles et les difficultés épistémologiques ne heurtent pas le
seul chemin de l’euroscepticisme constitutionnel. D’autres failles du raisonnement
trahissent parfois l’argumentaire des constitutionnalistes soucieux de contribuer, au
contraire, à la reconnaissance du droit constitutionnel européen.
1 – La solution nominaliste
La solution nominaliste est la plus ouverte à l’hypothèse de l’existence du droit
constitutionnel européen. En son nom, le processus d’intégration européenne est
aisément regardé comme un processus constituant compte tenu de la grande élasticité
sémantique et conceptuelle de la notion de Constitution. Celle-ci ne serait qu’une
116 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
étiquette nominale et comme tous les mots, elle n’aurait de signification que celle que
son locuteur décide de lui prêter. Rappelons que le nominalisme, issu de la pensée de
Guillaume d’Occam (1285-1347), répute insignifiante la question du degré de
correspondance entre le mot et la chose. Dans la logique de la philosophie
occamienne, le sujet est souverain dans l’attribution d’un nom aux choses, de sorte
que rien ne détermine de façon préétablie l’opération de dénomination. On retrouve,
d’une certaine manière, cette posture volontariste chez les tenants contemporains du
réalisme juridique dans la mesure où ils affirment, en regardant le juge comme le réel
détenteur du pouvoir normatif dans l’exercice de son office d’interprétation des textes
juridiques, la transparence du signe auquel chacun est libre de prêter arbitrairement
une signification. Cet anti-substantialisme serait d’autant plus adapté à l’univers
juridique que les mots du droit sont dépourvus de référents et ne sont rien d’autre,
comme l’a fait remarquer le réaliste Alf Ross dans son célèbre article Tü-Tü, qu’une
technique d’expression permettant par commodité, de faire la liaison entre des faits-
conditions et des conséquences normatives. C’est ainsi qu’Eric Millard, qui a traduit
certains écrits d’Alf Ross, insiste souvent sur la dimension nominaliste du réalisme
scandinave12.
Par rapport au dénégateur empiriste qui refuse, au nom d’une excessive prise
en considération de la rigueur des catégories juridiques existantes, de loger au sein de
l’une d’entre elles l’irréductible et singulière entité que constitue l’Union européenne,
on peut avancer le constat que le généreux nominaliste s’affranchit allègrement de la
portée tant normative qu’épistémologique de ces idéaux-types dépourvus de
référents. Depuis la fameuse querelle scolastique des universaux entre Thomas
d’Acquin (1225-1274) et Guillaume d’Occam (1285-1347), cette liberté est au cœur de
l’attitude nominaliste. Partant d’une analyse rigoureuse de l’usage du langage, en bon
logicien, d’Occam fait la distinction entre les choses et leurs signes. Autant la fonction
du signe est de classer les choses, de les universaliser en les enfermant dans des
catégories abstraites, autant les choses ne peuvent être par définition que « simples »,
isolées, séparées, concrètes et individuelles. De sorte que les choses universelles n’ont
pas d’identité en dehors de notre esprit car c’est ce dernier qui les façonne par les
mots. C’est en ces termes que Michel Villey résume si bien l’enjeu de la querelle des
« universaux » : « La métaphysique d’Occam transporte dans le monde du langage et
de la pensée, dans l’univers conceptuel, ce qui appartenait, pour les thomistes, au
12
E. Millard, Un problème de transposition de concepts : la traduction de la théorie juridique
d’Alf Ross, in Droit et langues étrangères : concepts, problèmes d’application, perspectives, Presses
Universitaires de Perpignan, 2000, p. 63 et s. ; sur l’article Tü-Tü d’A. Ross, Cf A. Ross, in Introduction à
l’empirisme juridique, Trad. E. Millard et E. Matzner, Bruylant-LGDJ, 2004, p. 103 et s.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 117
monde de « l’être »13. Dès lors, si le Sujet est souverain dans sa fonction de
dénomination, aucun obstacle méthodologique ne l’empêche de regarder l’Union
européenne comme un ordre constitutionnel.
La faiblesse de l’attitude nominaliste réside bien évidemment dans son excès
de relativisme. Le juriste qui en revendique l’usage prendra le risque de dissoudre les
concepts juridiques au mépris de la science du droit et cachera peut-être mal, derrière
cette posture excessivement analytique, une attitude prescriptive consistant à tirer sur
les concepts pour militer, en ce qui regarde l’Union européenne, en faveur de
l’hégémonie du droit constitutionnel. Comme l’écrivit récemment Neil Walker, cette
posture « conduit à un traitement superficiel du constitutionnalisme (…) qui a
simplement valeur d’étiquette positive pour désigner tout concept, toute institution
ou toute attitude de gouvernance »14. Si le coût du parti pris nominaliste pour accueillir
le droit communautaire institutionnel dans le champ du droit constitutionnel est de
ravaler le constitutionnalisme au rand de « signifiant flottant »15, il convient alors
d’explorer une autre voie, tout aussi accueillante à l’égard de l’hypothèse d’un droit
constitutionnel européen, mais qui a le mérite de manifester un certain attachement
aux valeurs sûres et traditionnelles que draine le constitutionnalisme. Il s’agit de
l’explication culturaliste.
2 – la lecture culturaliste
Cette approche particulière du phénomène européen porte son attention non
pas sur l’ordre juridique européen proprement dit mais sur l’esprit, la culture
constitutionnelle et les principes communs qui se dégagent de l’ensemble des ordres
juridiques nationaux dont il est constitué. En se fondant sur la distinction proposée par
Francisco Ballaguer Callejon dans le présent volume entre le « droit constitutionnel au
sens strict » et le « droit constitutionnel au sens large » 16, nous dirons que l’approche
culturaliste se donne comme objet le droit constitutionnel au sens large. Celui-ci n’est
pas réductible au seul « droit constitutionnel de l’Union européenne » lequel, en ne
portant que sur les organes de l’Union européenne et sur leurs relations réciproques,
n’est rien d’autre que la dénomination que le nominaliste choisira de substituer à la
13
M. Villey, La formation de la pensée juridique moderne, PUF-Léviathan, 2003, p. 226.
14
Neil Walker, Traité international de droit constitutionnel, Dalloz 2012, t. 1, p. 446.
15
Ibid, p. 447.
16
F. Ballaguer Callejon, La méthodologie du droit constitutionnel européen, in Le droit
constitutionnel européen à l’épreuve de la crise économique et démocratique de l’Europe, F. Ballaguer
Callejon, S. Pinon, A. Viala (sous la dir. de), LGDJ-Lextenso, Ed. de la Fondation Varenne, à paraître, 2015.
118 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
17
Ibid.
18
J. Habermas, La Constitution de l’Europe, Gallimard, 2011.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 119
19
E. Renan, Qu’est-ce qu’une nation ?, Flammarion, 2011.
20
A. de Tocqueville, L’Ancien régime et la révolution, 1856, Gallimard-Folio, 1967.
21
Sur l’identité constitutionnelle comme norme de convergence entre ordres juridiques
nationaux, cf. F-X Millet, L’Union européenne et l’identité constitutionnelle des Etats membres, LGDJ-
Lextenso éditions, 2013.
120 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
même et non une autre, par opposition à la notion d’équivalence qui est le fait, pour
une chose, d’être la même qu’une autre. Mais appliquée à une entité collective, à
l’instar de l’Union européenne, l’identité comme ipséité est une substance, c’est-à-dire
une notion métaphysique aux termes de laquelle le tout survivrait aux éléments
individuels qui le constituent et sa permanence résisteraient aux changements qui
affectent ces derniers. Or, cette permanence est invisible. Elle n’est pas de ce monde.
Prenons l’exemple très simple, d’ordre existentiel, du processus de vieillissement
auquel nul d’entre nous n’échappe. En nous, gît le mystérieux décalage entre le
renouvellement quotidien de nos cellules qui conduit irréversiblement notre condition
physique vers le chemin de l’altération et de la finitude d’un côté, et la permanence de
notre personne, entité réputée insensible à ce renouvellement incessant de l’autre. Un
coup d’œil sur des souvenirs photographiques, témoins d’une époque révolue, suffit à
nous faire réaliser que cette indifférence au changement et cette permanence de
notre personne n’est que fictive. Elle est artificielle. C’est notre personnalité juridique.
Si les transformations qui affectent notre physionomie sont visibles et naturelles, notre
propre identité ne se voit pas. Elle est une chimère. C’est pourquoi, dans la mesure où
ce qui fait l’ipséité d’une entité n’est pas visible, l’identité n’est perceptible qu’à la
condition d’être dénommée comme en atteste la fonction de la carte d’identité, seul
élément dont la permanence, symbolisée par le cliché photographique qui
l’accompagne pour toujours, résiste au défilé des années jalonnant notre existence.
Autrement dit, tout en relevant de la permanence, l’identité est paradoxalement une
construction, c’est-à-dire une institution à l’instar de la « Constitution de 1958 » que
nous appelons toujours ainsi malgré les révisions qui ont marqué son existence jusqu’à
nos jours22. Or, à l’échelle européenne, il n’existe pas, d’un point de vue institutionnel
et formel, de « Constitution de 1957 »… ou de 2009 s’il fallait retenir la date d’entrée
en vigueur du Traité de Lisbonne. De sorte qu’en dernière analyse, la posture
culturaliste de Jürgen Habermas est un essentialisme qui ne dit pas son nom et dont il
convient de se déprendre. Pour éviter le piège du substantialisme, il s’avère dès lors
plus prudent de revenir aux textes de droit positif et d’adopter une démarche
positiviste ou exégétique. Laquelle n’empêche pas, pour autant, d’apercevoir des
arguments en faveur de l’hypothèse d’un droit constitutionnel européen.
22
Je me permets de renvoyer à A. Viala, Le concept d’identité constitutionnelle : approche
théorique, in L’identité constitutionnelle saisie par les juges en Europe (L. Burgorgue-Larsen, sous la dir.
de), Pédone, 2011, p. 7.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 121
3 – La proposition positiviste
Elle consiste tout bonnement à s’en tenir à la Constitution française. A la
lecture de la Constitution de 1958, on aperçoit un Titre XV, « De l’Union européenne »,
qui distribue des pouvoirs et instaure des relations entre des organes nationaux et des
organes européens. Ces derniers exercent leurs compétences sous l’égide de la
Constitution. Ce sont des organes constitutionnels. Par ailleurs, le Conseil
constitutionnel a reconnu la spécificité du droit de l’Union par rapport au droit
international au point de le regarder comme une dimension du droit constitutionnel.
Dans le considérant 11 de la décision du 19 novembre 2004 rendue sur le Traité
établissant une Constitution pour l’Europe, le Conseil considère « qu’aux termes de
l’article 88-1 de la Constitution, la République participe aux Communautés
européennes (…) que le constituant a ainsi consacré l’existence d’un ordre juridique
communautaire intégré à l’ordre juridique interne et distinct de l’ordre juridique
international »23. Or, cette disposition constitutionnelle avait été insérée à l’occasion
de l’adoption de la loi constitutionnelle du 25 juin 1992 à une époque où il n’était pas
question, à la faveur de la ratification du Traité de Maastricht, de Constitution
européenne au sens formel du terme. Aux yeux du Conseil constitutionnel, la
transposition des directives, procédure interne inhérente à l’application du droit de
l’Union, est même une exigence constitutionnelle tirée de l’article 88-1 de la
Constitution24. La Haute instance peut, à cet égard, censurer une loi incompatible avec
la directive qu’elle transpose sans pour autant infirmer la jurisprudence IVG qui lui
interdit d’effectuer un contrôle de conventionalité des lois25. Le Conseil constitutionnel
applique, vis-à-vis du droit européen, une disposition spécifique, l’article 88-1, qui lui
permet de contourner l’écueil dans lequel le conduirait l’application de l’article 55. Il
ne traite donc pas les directives européennes comme n’importe quel engagement
international. Les normes européennes ne sont pas des normes de droit international.
Elles sont des normes de droit constitutionnel et l’intégration de la France dans
l’Europe communautaire est devenue un principe constitutionnel parce que l’Europe
est entrée dans notre Constitution nationale. A défaut de Constitution européenne, il
est d’ailleurs permis d’apercevoir, derrière les lignes du titre XV, un autre renvoi du
Constituant français, plus explicite et plus précis, aux stipulations des traités
européens. Telle est la lecture qu’en a faite le Conseil constitutionnel en s’appuyant
sur l’article 88-3 de la Constitution qui renvoie à une loi organique le soin de
23
C.C. n° 2004-505 DC du 19 novembre 2005, Rec. p. 173.
24
CC n° 2004-496 DC, 10 juin 2004, Loi pour la confiance dans l’économie numérique, Rec., p.
101.
25
CC n° 74-54 DC, 15 janvier 1975, Rec. p. 19.
122 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
déterminer ses conditions d’application. Parce que l’article 88-3 autorise le droit de
vote des étrangers communautaires aux élections municipales « selon les modalités
prévues par le Traité sur l’Union européenne signé le 7 février 1992 », le Conseil
constitutionnel tira, « de la volonté même du constituant », la conclusion qu’il lui
revenait de s’assurer que la loi organique prévue par cet article respectât le traité de
Maastricht26. Là encore, compte tenu d’un renvoi explicite du constituant au traité
européen, le Conseil constitutionnel utilise ce dernier comme norme de référence du
contrôle de constitutionnalité d’une loi alors que traditionnellement, le respect de sa
jurisprudence IVG du 15 janvier 1975 l’empêche d’évaluer les lois par rapport aux
conventions internationales. De très importants acquis communautaires font donc
aujourd’hui partie du bloc français de constitutionnalité parmi lesquels figure, au
terme de la jurisprudence constitutionnelle inaugurée en 2004, l’exigence de
transposition des directives européennes.
Dans l’élan de ces avancées du pouvoir constituant confortées par la
jurisprudence du Conseil constitutionnel, une partie de la doctrine s’est alors alignée
sur l’idée d’une constitutionnalisation explicite du droit européen. C’est ainsi que dans
le manuel de droit constitutionnel de Michel Troper et Francis Hamon, la deuxième
partie intitulée « Les régimes politiques » contient, de façon révélatrice, les chapitres
suivants : 1 – Les régimes parlementaires, 2 – Le système constitutionnel des Etats-
Unis, 3 – Les Etats de l’Europe centrale et orientale, 4 – L’Union européenne. Pour les
auteurs, qui se fondent sur la lecture du titre XV de la Constitution française, « le droit
de l’Union européenne relève de la science du droit constitutionnel »27. Sur la foi de
ces textes constitutionnels positifs, il y aurait donc tout lieu de cautionner de façon
définitive et objective l’hypothèse d’un droit constitutionnel européen. Forgée sur le
modèle du positivisme étatique de Raymond Carré de Malberg qui n’allait quérir,
comme chacun sait, la matière première de sa « Contribution à la théorie générale de
l’Etat » que dans les données fournies par le droit constitutionnel français28, cette
posture ne résiste malheureusement pas, au regard de l’objet sur lequel porte
aujourd’hui l’enjeu de la polémique, à une objection qu’on ne pouvait pas opposer au
maître de Strasbourg. Ce dernier livrait une réflexion sur l’Etat dont chacun admet
qu’il est le fruit exclusif de la volonté unilatérale et subjective du pouvoir constituant.
Devant l’objet européen, résultat d’une volonté consensuelle émise par divers
souverains, l’approche subjectiviste inspirée de Carré de Malberg n’est plus permise.
26
CC n° 98-400 DC, 20 mai 1998, J.O. 26 mai 1998, p. 8003
27
M. Troper et F. Hamon, Droit constitutionnel, LGDJ-Lextenso éditions, 2013, p. 267.
28
R. Carré de Malberg, Contribution à la théorie générale de l’Etat, spécialement d’après les
données fournies par le Droit constitutionnel français, 1920, Paris, réimpr. CNRS, 1962, 2 tomes.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 123
Elle est entachée d’une dimension solipsiste dans la mesure où elle ne fonde
l’existence du droit constitutionnel européen que sur la manifestation du seul
constituant français qui n’est pas l’exclusive source d’objectivation de l’ordre normatif
européen. Or, la validité d’un ordre juridique ne saurait dépendre de la volonté
subjective d’une personne ou d’un organe. Elle ne peut être qu’objective et valoir pour
tous. Comme le souligna Kelsen, en faisant dépendre le droit international de la
volonté subjective des Etats, on se trouve en présence de la célèbre impasse qui
interdit d’inférer un devoir-être (le droit international) d’un être (le fait brut de la
volonté étatique). Aussi, et comme l’a reconnu le maître viennois lui-même pour qui le
droit ne se conçoit pas autrement qu’en terme objectiviste, le droit international n’est
plus le droit international s’il est dérivé des subjectivités étatiques. Après avoir
longtemps refusé de se prononcer sur l’ordre de primauté entre droit interne et droit
international au motif qu’un tel choix était une option de politique juridique vis-à-vis
de laquelle la science du droit devait rester indifférent, il concèdera très vite, dans son
premier cours de 1926 à La Haye que « sans vouloir décider par là entre deux
philosophies, il importe cependant d’observer qu’une conception subjectiviste doit
aboutir en fin de compte à nier le droit (…) car le droit n’existe que du fait de sa
validité objective. (…) La tendance subjectiviste inhérente à la théorie de la primauté
de l’ordre étatique conduit à la négation du droit international (…) et à l’affirmation
pure et simple de la force brutale »29. Autrement dit, la supériorité du droit
international sur les droits internes est la condition de possibilité pour penser le droit
international, en un mot sa grundnorm. En transposant au droit européen, dans ses
relations avec le droit constitutionnel interne des Etats membres de l’Union, cette
exigence de type transcendantal que Kelsen avait émise au sujet des rapports entre le
droit international et le droit interne, il paraît donc irrecevable d’accueillir la piste
malbergienne qui fonde la validité – et l’existence – du droit constitutionnel européen
sur les données fournies par le droit constitutionnel français à laquelle Michel Troper et
Francis Hamon semblent se rallier. Il existe alors peut-être une voie, de facture
objectiviste, pour contourner cet écueil solipsiste et sous le sceau de laquelle il
demeure possible d’affirmer l’existence d’un droit constitutionnel européen. Elle
consisterait à puiser dans les ressources de l’institutionnalisme.
29
H. Kelsen, Les rapports de système entre le droit interne et le droit international public, RCADI,
vol. 14, 1926-IV, p. 289 et s., spéc., p. 323.
124 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
30
M. Hauriou, Principes du droit public, Dalloz 2010, réimpression de l’édition de 1910, préface
O. Beaud.
31 ème
S. Romano, L’ordre juridique, trad. de la 2 édition, L. François et P. Gothot, Dalloz 1975.
32
H.L.A. Hart, Le concept de droit, 1976, trad. M. Van de Kerchove, Publications des Facultés
universitaires Saint-Louis, 2005.
33
Pour être précis, rappelons que l’Union européenne, fruit d’une succession de traités
destinés à créer les conditions d’un marché commun et d’une zone de libre-échange, a été réorganisée
par le traité de Lisbonne du 13 décembre 2007. Jusqu’à ce dernier traité, elle n’avait pas une
personnalité juridique autonome car selon les termes du traité de Maastricht, elle n’était qu’une entité
« fondée sur les Communautés européennes, complétées par les politiques et formes de coopérations
instaurées par le présent traité ». Elle n’était donc qu’un conglomérat sans personnalité juridique de
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 125
plusieurs Communautés qui possédaient chacune la sienne. Désormais, les Communautés européennes
(CEE, CECA, Euratom) n’existent plus et l’Union européenne a sa propre personnalité juridique fondée
par le Traité d’Union européenne (TUE) et le Traité sur le fonctionnement de l’Union européenne (TFUE)
qui héritent tous deux des diverses révisions qui se sont succédé jusqu’au traité de Lisbonne. Ces deux
traités constituent le « droit primaire » d’une organisation internationale qui regroupe désormais vingt-
huit pays de l’Europe occidentale, centrale et orientale.
34
Rappelons, dans un domaine sensiblement divergent, que c’est à Charles Eisenmann qu’est
imputée la paternité d’une conception – normativiste – de la justice constitutionnelle qui présente
également des signes d’indifférence par rapport au contenu et à la substance du droit constitutionnel :
le juge constitutionnel ne serait légitime que parce qu’en censurant la loi, il ne s’oppose pas au contenu
d’une réforme législative mais ne fait qu’indiquer aux pouvoirs publics qu’eu égard à ce contenu, elle
eût dû être adoptée en la forme constitutionnelle (C. Eisenmann, La justice constitutionnelle et la Haute
Cour constitutionnelle d’Autriche, Paris, 1928, nouv. éd., Economica, 1986, Dalloz 2004). Selon la célèbre
formule de Louis Favoreu s’inspirant des enseignements d’Eisenmann, le juge constitutionnel se
comporte comme un « aiguilleur », c’est-à-dire un simple distributeur de compétences (L. Favoreu, Les
décisions du Conseil constitutionnel dans l’affaire des nationalisations, RDP 1982, p. 419).
126 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
III
A Dimensão Supranacional do Constitucionalismo.
Outras Experiências de Integração Supranacional
Diego Valadés*
*
Investigador del Instituto de Investigaciones Jurídicas de la Universidad Nacional Autónoma de
México, miembro de El Colegio Nacional, de El Colegio de Sinaloa y de la Academia Mexicana de la Lengua
1
Cfr. Mikunda Franco, Emilio, Filosofía y teoría del derecho en Peter Häberle, Madrid, Dykinson,
2009, pp. 283 y ss.
130 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
figuran Augusto Aguilar Calahorro (España), Andrea Buratti (Italia), Arianna Cascelli
(Italia), Gianpiero Coletta (Italia), Valentina Faggiani (España), Greta Massa Gallerano
(Italia), Hugo Cesar Gusmão (Brasil), Maria Pia Iadicicco (Italia), Sarah Löw (Alemania),
Cristina Elías Méndez (España), Cláudia Perotto Biagi (Brasil) Tommaso Poli (Italia),
Mariana Rodrigues Canotilho (Portugal), Marina Salvetti (Italia), Angelo Schillaci (Italia),
Johann Justus Vasel (Alemania) y Fausto Vecchio (Italia). Esta es una buena muestra
del impacto que tiene la obra del eminente jurista y del interés por difundirla.
Sobre el profesor Häberle se han escrito muchos ensayos y monografías. Sólo
en el documentado estudio del profesor Emilio Mikunda Franco, de la Universidad de
Sevilla, son citados treinta y tres, aparecidos Alemania, Argentina, Brasil, Corea,
Croacia, España, Italia, Japón, México, Perú y Portugal.
La lectura del jurista alemán nos pone ante textos de enorme riqueza
conceptual. Su sólida formación filosófica, jurídica, histórica, literaria y musical permite
que sus trabajos alcancen una gran profundidad y confirmen los argumentos centrales
de su teoría cultural de la Constitución. Pero además de los trabajos de su autoría
disponemos de otra rica cantera para abrevar en su pensamiento. En 2006 recopilé en
un volumen las diversas entrevistas especializadas que hasta ese momento había
concedido el profesor Häberle.2 Para tener un panorama de su formación y de sus
ideas, en sus propias palabras, reproduzco a continuación algunos fragmentos de esas
conversaciones, con relación a temas específicos. También incorporo la entrevista que
le hizo Jorge León Vásquez en 2014, la más reciente de todas.
Me atrevo a llamar “autorretrato” a este texto. Si bien la selección es mía, las
páginas que siguen son todas del profesor Häberle. Las agrupé en diversos rubros, para
facilitar su lectura.
Autobiografía intelectual
“Comencé mis estudios jurídicos en Tubinga, continuándolos en Friburgo;
estuve después un semestre en Bonn, otro posterior en Montpellier, volviendo luego a
Friburgo, de cuya Facultad de entonces guardo los mejores recuerdos que puedan
imaginarse. Inicialmente me concentré en el derecho penal y estudié con el muy
conocido, también en España, profesor Jescheck. Pero entonces, era mi quinto
semestre, en el año 1956, asistí por primera vez al nuevo seminario del joven profesor
2
Valadés, Diego (compilador), Conversaciones académicas con Peter Häberle, México, UNAM,
2006. 204 pp.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 131
Konrad Hesse, con el que, desde el principio me entusiasmé, sobre todo por su arte
para conducir un seminario de manera sistemática.”3
“Me he esforzado siempre en desarrollar el derecho constitucional sobre la
base de sus profundas dimensiones filosófico-jurídicas.”4
“He presentado propuestas concretas para los trabajos constituyentes en
Polonia, que se han publicado en el Jahrbuch des öffentlichen Rechts que dirijo y que
se han traducido, además, al polaco y al inglés. Esas propuestas han sido tenidas en
cuenta, especialmente en relación con la garantía del contenido esencial de los
derechos o las fuentes del derecho.”5
“Me considero afortunado de haber vivido, en 1989, en Bayreuth, porque antes
se encontraba en la frontera alemana. Hoy se encuentra en medio del corazón de la
reunificada Alemania. Para mi representa la reunificación, en el aspecto social, la
experiencia más feliz de mi biografía. Y lo más importante no es la reunificación de un
Estado nacional, sino la reunificación de Alemania entendida como nación cultural, y
porque de esta manera nos encontramos en el camino de aquello que exigió Thomas
Mann: una Alemania europea.”6
“Yo fui ingenuo hasta el año 1989, si usted así lo quiere, partidario de la idea
del hombre de John Locke. Pero frente a la confrontación en sus Balcanes, en la ex
Yugoslavia, frente al exterminio de minorías étnicas por los serbios, frente a los
sucesos en Kosovo entre serbios y ortodoxos, para mi incomprensible, contra la
minoría islámica, frente a todo eso, he comenzado a dudar si somos justos insistiendo
en una idea optimista del hombre tanto para con el Estado constitucional como para el
hombre mismo.”7
Fuentes de inspiración
“Es manifiesto que yo le debo más a que a nadie, tanto en el aspecto personal
cuanto en el científico, a Hermann Heller. Él es, para todos nosotros, un modelo
debido a su integridad personal e independencia, su compromiso democrático y
ciertamente, su inclinación a España, donde pudo encontrar asilo en su exilio. En el
3
Conversación con Francisco Balaguer, en op. cit. supra, p. 17
4
Idem, p. 19.
5
Idem, p. 22.
6
Conversación con Zvonko Posavec, en op. cit. supra, p. 151.
7
Idem, p. 156.
132 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
plano científico, debo a Hermann Heller la comprensión profunda de una teoría del
Estado culturalmente integrada, que yo he intentado continuar bajo la idea de una
teoría científico-cultural de la Constitución.”8
“Al profesor Hesse le debo yo la formación en un pensamiento disciplinado y
estrictamente sistemático, así como la disposición para una revisión permanente de
las propias posiciones y la cercanía a la jurisprudencia del Tribunal Constitucional
Federal. Él fue uno de los pocos jueces no vinculado a los partidos, de los considerados
como jueces neutrales; quizá el último (1975-1987). Por lo demás, me ha alentado
desde el principio, desde los tempranos tiempos de estudiante en Friburgo hasta hoy y
me ha honrado con su dedicación amistosa.”9
“Mis maestros Konrad y Horst Ehmke llamaron mi atención sobre la riqueza del
pensamiento de Hermann Heller con relación a temas como: derecho como ciencia de
la realidad, o también: teoría del Estado como ciencia de la cultura. Sin importar que el
punto de partida de las reflexiones de Hermann Heller sea siempre el Estado, cuando
para mí el punto de partida es la Constitución. Esa es una diferencia clara entre
ambos.”10
“Como trasfondo de la idea expresada por mí, por primera vez en 1991, del
“derecho constitucional común europeo”, puede mencionarse la teoría de Josef Esser
que, como privatista, formuló la concepción del carácter “principial” del derecho, con
referencia a Hermann Heller. En mi opinión hoy ha sonado ya la hora del derecho
constitucional común europeo, que no comprende sólo principios escritos sino, ante
todo, principios no escritos. Puedo ponerle ejemplos: derecho constitucional común
europeo se encuentra en la dignidad humana, la división de poderes, el principio de
Estado de derecho, el principio de igualdad como prohibición de arbitrariedad, la
democracia.”11
“Un escritor austriaco (Robert Musil) ha hablado sobre el hombre posible. Yo
distingo entre tres formas del pensamiento: el pensamiento posible, el pensamiento
real y el pensamiento necesario. A través del pensamiento posible gana el intérprete
mayor espacio de juego. El pensamiento necesario, relacionado sobre todo al aspecto
del bienestar común, determina lo que es necesario para alcanzar ciertas metas. El
pensamiento real lo incluyo dentro del canon interpretativo con ayuda de una antigua
8
Conversación con Francisco Balaguer, en op. cit. supra. p. 24.
9
Id. p. 26.
10
Conversación con Zvonko Posavec, en op. cit. supra, p. 150.
11
Conversación con Francisco Balaguer, en op. cit. supra, p. 52.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 133
Crítica doctrinaria
“Unas palabras sobre Kelsen. No necesito decirle que yo me separo del mundo
de Kelsen en el aspecto metodológico; pero debo señalarle igualmente que su gran
contribución sigue viva, por un lado en cuanto a la teoría de la construcción escalonada
del sistema jurídico. Hoy tenemos en muchas constituciones nuevas la indicación
expresa de la primacía de la Constitución norma suprema, como norma de las normas
lo que es claramente también un gran mérito de Kelsen. Finalmente Kelsen es, por otro
lado, uno de los padres de la jurisdicción constitucional en Europa.”16
12
Conversación con Zvonko Posavec, en op. cit. supra, p. 133.
13
Idem, p. 138.
14
Idem, p. 146.
15
Conversación con Héctor López Bonfil, en op. cit. supra, p. 188.
16
Conversación con Francisco Balaguer, en op. cit. supra, p. 25.
134 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
“Un padre del Estado constitucional que siempre debe leerse es J. Locke.”17
“Necesitamos un John Locke para toda Europa y para la teoría constitucional
con el fin que encuentre una conceptualización adecuada para este nuevo constructo,
incluso en caso de ser necesario con la ayuda de categorías de una utopía concreta.
Recordemos que cuando John Locke desarrolló los elementos del Estado constitucional
en la Inglaterra de su tiempo, pasaban sus ideas por meras utopías, no obstante hoy
día sean para muchos de nosotros realidad. En ese sentido exijo a los juristas, como
parte de su tarea, incluir quantos utópicos en su pensamiento con el fin de anticipar la
realidad.”18
“Necesitamos un Montesquieu que revise la teoría original de la división de
poderes en función de la nueva realidad europea.”19
“Mi pregunta a Popper –nosotros hablamos de ello en su extraordinaria
conferencia que ayer sostuvo aquí en Bayreuth– que él no es justo con Platón, como
tampoco con Hegel, cuando habla del pensamiento-oráculo. Popper establece una
línea de conexión entre Platón, Hegel y la totalidad de las formas aparecidas del joven
Estado mundial. Esto es a todas luces injustificado.”20
“La doctrina del enemigo-amigo, que formuló Schmitt en su “teología política”,
se entiende en el contexto del fracaso de Weimar y del advenimiento de los Estados
totalitarios. Esta doctrina ganó tanta fuerza en Europa, y por tanto también en
Alemania, por la manera tan brillante en que fue expuesta. Es sin lugar a dudas falsa, y
por eso mismo peligrosa, y fatal en sus consecuencias históricas. La sociedad política
de las naciones y la comunidad política europea, como actualmente se desarrolla hacia
una comunidad constitucional, no puede vivir dentro del pensamiento de la doctrina
del enemigo-amigo sin desembocar en una guerra civil. En el contexto político, los
enfrentamientos con el opositor exigen, sobre todo en determinados procesos,
honestidad y tolerancia.”21
17
Conversación con César Landa, en op. cit. supra, p. 79.
18
Conversación con Zvonko Posavec, en op. cit. supra, p. 155.
19
Conversación con Héctor López Bonfil, en op. cit. supra, p. 200.
20
Conversación con Zvonko Posavec, en op. cit. supra, p. 139.
21
Idem, p. 148.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 135
Metodología
“El gran Rudolf Smend se ha dedicado más bien a la historia jurídica, no a la
comparación jurídica. Yo, por mi parte, me he centrado más en la comparación en el
espacio y he hecho raramente comparación en el tiempo.”22
“Podemos alegrarnos ante todo por el hecho de que la Constitución alemana
no se haya inclinado a favor de alguna teoría constitucional (correcta), sino que ha
trabajado con las puertas abiertas a nuevos desarrollos teóricos, liberándose con esto
de una mentalidad encajonada.”23
Constitución y cultura
22
Conversación con Francisco Balaguer, en op. cit. supra, p. 41
23
Conversación con H. Kuriki, en op. cit. supra, p. 126.
24
Conversación con Francisco Balaguer, en op. cit. supra, p. 43
25
Conversación con Paolo Ridola, en op. cit. supra, p. 90.
26
Idem, p. 99.
136 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
Derechos fundamentales
“En relación con su pregunta sobre el doble carácter de los derechos
fundamentales. Desarrollé esa tesis del doble carácter de todos los derechos
27
Conversación con Francisco Balaguer, en op. cit. supra, p. 45.
28
Conversación con Zvonko Posavec, en op. cit. supra, p. 136.
29
Conversación con Héctor López Bonfil, en op. cit. supra, p. 189.
30
Concha Hugo A., Héctor Fix-Fierro, Julia Flores y Diego Valadés, Cultura de la Constitución en
México. Una encuesta nacional de actitudes, percepciones y valores, México, UNAM-TEPJF-Cofemer,
2004.
31
Conversación con Héctor Fix-Fierro y Diego Valadés, en op. cit. supra, p. 173.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 137
fundamentales en mi tesis doctoral de 1962. La idea directriz era la siguiente: todos los
derechos fundamentales tienen una doble faceta, una subjetiva-individual y una
objetiva-institucional. Yo estaba entonces fuertemente influido por el gran teórico del
Estado Maurice Hauriou. Tan sólo la faceta institucional, jurídico-objetiva permite
reconocer las necesidades de conformación de todas las libertades, que no nos son
naturalmente dadas.”32
“Sobre la idea del status corporativus, propuesta por mí por primera vez en
1980, se trata de lo siguiente: muchos catálogos de derechos fundamentales de los
primeros tiempos son, por influencia de la Declaración de Derechos de 1789, ahora
como antes, unilateralmente orientados en sentido individualista. Hoy sólo hay
correcciones parciales. Este principio me ha inspirado la idea del status corporativus,
en base al cual puede decirse que el ser humano no vive sólo como individuo aislado
para sí, sino que vive desde el principio en una plenitud de grupos sociales,
comenzando por la familia, culminando acaso en una asociación Mozart o Goethe,
mostrándose en los sindicatos, manifestándose en cierto modo también en las
sociedades religiosas. Casi la totalidad de la vida individual tiene también una
referencia de grupo, incluida la libertad ideológica y de creencias.”33
Tribunales Constitucionales
“Una parte de los jueces debería ser elegida por las entidades que dan las leyes;
otra parte por los presidentes de la república y la tercera parte por un órgano de
jueces y abogados”.34
“El proceso de elección de los jueces, practicado en este momento en Karlsruhe
me parece digno de sospecha, no obstante que los resultados desde hace 50 años
hayan sido tan positivos. La razón es que los partidos se comportan como los señores
de las sillas de los jueces, y, además, como es necesario lograr la mayoría con sus dos
tercios tienen que ponerse de acuerdo los grandes partidos. Por lo mismo,
personalidades de los pequeños partidos, o que no realizan servicio alguno a los
grandes partidos, han perdido toda oportunidad. Así es como falta al partido verde un
vínculo con los jueces de la Corte Constitucional, no obstante que su importancia a
nivel federal es mucho mayor que el FDP (liberales) que dispone de su lugar para
limpiarse los zapatos gracias a sus coaliciones con los grandes partidos (CDU y SPD).
32
Conversación con Francisco Balaguer, en op. cit. supra, p. 30.
33
Idem. supra, p. 36.
34
Conversación con César Landa, en op. cit. supra, p. 8.
138 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
Interpretación
El profesor Häberle sostiene que a los cuatro métodos clásicos de
interpretación (gramatical, lógica, histórica y sistemática) que canonizó F. C. Savigny en
1840, debe agregarse uno más. “Pienso que, desde 1989 la época ya está madura para
un quinto método de interpretación, a saber, el derecho comparado”. Esto, porque “la
comunidad mundial de Estados Constitucionales hoy está en camino hacia una
comunidad de derechos humanos.” Aclara que “Este planteamiento debe entenderse
como una comparación cultural, no como una trasposición esquemática. Esto quiere
decir que los contextos culturales deben corresponderse”37
Ética
“En Inglaterra observamos un puritanismo quizás exagerado. Ciertos políticos
tienen que dimitir rápidamente por faltar al decoro y a la moral en ámbitos muy
personales de su vida privada. Lo mismo vale para USA. En este aspecto no sería yo tan
riguroso, ¡a pesar de que soy protestante!” [….] “Tiene que haber un mínimo de ética
en la vida política. Pero no podemos desconocer que los políticos se dedican a la res
pública, a menudo con grandes sacrificios personales.”38
“El jurista es alguien que se asienta en el bien común, en la democracia como
modo de organización de la colectividad, en el derecho como estructura de
convivencia.”39
35
Conversación con H. Kuriki, en op. cit. supra, p. 120
36
Conversación con Francisco Balaguer, en op. cit. supra, p. 47
37
Idem, p. 11.
38
Idem, supra, p. 65.
39
Conversación con Héctor López Bonfil, en op. cit. supra, p. 194.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 139
Estado constitucional
“El Estado constitucional debe mantenerse preparado para la reforma y apto
para ser reformado.”40
“El Estado constitucional debe eludir el dirigismo, la imposición de criterios
estéticos, debe ser receptivo a la ebullición de tendencias que disputan en la sociedad
y en la que libremente (y en constante alternancia) se discute la calidad y la excelencia
de las distintas aportaciones.”41
Estado social
“La transformación del Estado social necesita un enorme impulso en atención a
las cuestiones relativas al derecho constitucional laboral.”42
“El Estado constitucional crea condiciones marco para el crecimiento de la
riqueza: las libertades económicas de los empresarios, pero también la libertad de
asociación de los trabajadores, cuya fuerza deriva sólo de su organización colectiva en
sindicatos.”43
40
Conversación con Francisco Balaguer, en op. cit. supra, p. 59.
41
Conversación con Héctor López Bonfil, en op. cit. supra, p. 193.
42
Conversación con Francisco Balaguer, en op. cit. supra, p. 60.
43
Conversación con Héctor Fix-Fierro y Diego Valadés, en op. cit. supra, p. 176.
44
Conversación con Francisco Balaguer, en op. cit. supra, p. 33.
140 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
Pluralismo y democracia
“Pluralismo: es la representación de una diversidad de intereses e ideas. La
fundamentación teórica de la Constitución del pluralismo hay que buscarla en Popper.
La idea de la sociedad abierta podemos tomarla de él. Lo que en Popper falta, sin
embargo, es el principio científico-cultural: toda sociedad abierta necesita un consenso
cultural fundamental, que hace posible la apertura y la cohesiona.”48
“El precio de la democracia consiste precisamente en que tengamos libertad de
expresión y de prensa tan amplia como sea posible, aun cuando ocasionalmente los
sacrificios sean altos. No existe, en principio, alternativa.”49
45
Conversación con Paolo Ridola, en op. cit. supra, p. 98.
46
Conversación con Zvonko Posavec, en op. cit. supra, p. 152.
47
Conversación con Zvonko Posavec, en op. cit. supra, p. 153.
48
Conversación con Francisco Balaguer, en op. cit. supra, p. 48.
49
Idem, p. 66.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 141
Teoría constitucional
“La teoría de las formas de gobierno debe ser revisada a la luz de una teoría
constitucional. Debemos persistir en esta pluralidad de formas de gobierno, sobre todo
cuando cada una de ellas tienen algo que aprender de las otras.”52
“He concebido a la Constitución como legítimo orden del Estado y sociedad.” 53
“La Constitución debe organizar la comunidad diferenciando las funciones del
Estado, creando órganos y proceso para cumplir con su finalidad de hacer realidad la
cláusula del Estado social, la protección del medio ambiente o el Estado cultural. Pero
la Constitución tiene, además de eso, una función simbólica, a saber; simboliza la
50
Conversación con Paolo Ridola, en op. cit. supra, p. 107.
51
Conversación con Jorge León Vásquez, en Revista Peruana de Derecho Constitucional, Lima,
Centro de Estudios Constitucionales, No. 7, 2014, p. 161.
52
Conversación con Paolo Ridola, en op. cit. supra, p. 107.
53
Conversación con Zvonko Posavec, en op. cit. supra, p. 139.
142 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
relativa unidad de la comunidad política, incluso en Europa. Esto significa que posee
una función integradora que cumple junto con una función pedagógica, y esta es la
idea más audaz que causa rechazo por muchos de mis colegas. Función pedagógica
que se realiza cuando nosotros, partiendo de la Constitución, extraemos algunas metas
educativas, como he expuesto en otro lugar, para los jóvenes escolares. […] He
olvidado una función más, se trata de la clásica función que limita y controla el
poder.”54
“Mi concepción de Constitución no pretende eliminar la función y conceptos
clásicos de la Constitución, sino que sólo pretende ser un complemento de aquello que
desarrollaron los gigantes de Weimar y otros más.”55
“Constitución entendida como lo público y Constitución entendida como
proceso público, indican que la Constitución se desarrolla a través de la interpretación
viva de todos los ciudadanos y de aquellos profesionales ocupados con la
interpretación constitucional, como juristas.”56
“La calidad de una Constitución en el Estado constitucional se mide por las
funciones que aquélla debe desempeñar y por la posición y el valor reales y vividos que
ha adquirido en una sociedad civil abierta.”57
“La Constitución no es sólo un conjunto de reglas jurídicas, sino también una
guía cultural para el ciudadano.”58
“Constitución que no es sólo un conjunto de reglas jurídicas, sino también
expresión de la herencia cultural de un pueblo, fundamento de sus esperanzas y
espejo de su identidad. La encuesta es consecuencia de la teoría de la sociedad abierta
de los intérpretes de la Constitución (1975), es decir, de la idea de que cualquiera que
viva la norma contribuye en primera y última instancia a su interpretación. La
concepción de la sociedad abierta de los intérpretes de la Constitución vive de dos
preocupaciones: por un lado, de la democratización de la interpretación constitucional
y, por el otro, del impulso teórico que deriva del ejercicio práctico de los derechos
fundamentales para la comprensión jurídica de estos derechos.”59
54
Idem, p. 141.
55
Idem, p. 143.
56
Idem, p. 147.
57
Conversación con Héctor Fix-Fierro y Diego Valadés, en op. cit. supra, p. 165.
58
Idem, p. 166.
59
Idem, p. 174.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 143
“El concepto de derecho eclesiástico del Estado tiene que ser reemplazado por
el de derecho constitucional de la religión, si tomamos en cuenta que en Francia el
Islam es ya la segunda religión en importancia, y entre nosotros la tercera.”60
Colofón
Las páginas que preceden ofrecen una especie de autorretrato del profesor
Häberle. Seleccioné párrafos de sus entrevistas que considero una buena muestra de
sus ideas. Son sólo, como en las representaciones que hacen de sí mismos los grandes
maestros, trazos aislados que no sustituyen la lectura de la gran obra que ha venido
escribiendo a lo largo de su fructífera vida, pero presentan una imagen general de sus
múltiples contribuciones a la ciencia jurídica.
En varias de sus conversaciones declara, con la modestia espontánea que
siempre lo ha caracterizado, que no es más que un enano a quien le fue dado
contemplar el mundo jurídico desde los hombros de gigantes. Tal vez así comenzó, al
asomarse al mundo jurídico en su etapa de estudiante; pero sin duda hoy él mismo es
un gigante que con su inteligencia y erudición ayuda a ver más lejos a quienes
emprenden la grata y enriquecedora tarea de estudiarlo a fondo.
Como en toda selección, dejé otras muchas páginas brillantes fuera de este
texto; tuvo que ser así, por razones naturales, pues de otra manera habría reproducido
íntegras las entrevistas. Aquí, insisto, sólo ofrezco unas pinceladas con el ánimo de
inducir al lector a la lectura completa de sus entrevistas y, por supuesto, de sus obras.
Rindo así un nuevo homenaje a uno de los pensadores más sobresalientes del mundo
jurídico contemporáneo.
60
Idem, supra, p. 170.
144 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
1 – Introdução
As relações entre a Constituição (mas também do direito interno dos Estados
em geral) e a ordem jurídica internacional seguem merecendo lugar de destaque na
pauta política e jurídica, seja no Brasil, seja no exterior. Com efeito, ainda mais no
âmbito de um Mundo globalizado, a existência de um diálogo entre as diversas ordens
jurídicas (nacionais e supranacionais) e o reconhecimento da necessidade de
considerável dose de harmonização entre os ordenamentos dos diversos Estados (por
meio de um efetivo Direito Internacional Público, e, cada vez mais, por meio de um
renovado e constitucionalizado Direito Internacional Privado), constituem demandas
prioritárias. Nesse contexto, assume relevo a noção de que o Estado Constitucional há
de ser necessariamente um Estado aberto, especialmente em matéria de direitos
humanos e fundamentais, mas também um Estado do tipo cooperativo, categorias das
quais tanto e tão bem tem se ocupado o nosso homenageado, Prof. Dr. Peter Häberle 1,
a quem com justiça se dedica a presente coletânea em homenagem ao transcurso de
seus oitenta anos de vida vivida com plenitude espiritual e intelectual.
No caso do Estado Constitucional e Democrático de Direito, tal como
consagrado pela Constituição Federal de 1988 (doravante apenas CF), resulta evidente
que ao menos do ponto de vista textual, tal compromisso com a abertura e a
cooperação. Com efeito, no Título dos Princípios Fundamentais tiveram lugar de
destaque, de modo inédito em relação ao constitucionalismo brasileiro anterior, os
princípios da prevalência dos direitos humanos (art. 4º, II), da igualdade entre os
*
Doutorado e Pós-Doutorado em Direito (Universidade de Munique e Instituto Max-Planck de
Direito Social Estrangeiro e Internacional). Professor Titular da Faculdade de Direito e dos Cursos de
Mestrado e Doutorado do Programa de Pós-Graduação em Direito da PUC/RS. Professor da Escola
Superior da Magistratura (AJURIS). Juiz de Direito (RS).
1
Cf., por tudo já produzido pelo autor nessa seara, HÄBERLE, Peter. Der Kooperative
Verfassungstaat – aus Kultur und als Kultur. Vorstudien zur einer universalen Verfassungslehre, Berlin:
Duncker & Humblot, 2013, especialmente p. 96 e ss.
146 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
Estados (art. 4º, V), da cooperação entre os povos para o progresso da humanidade
(art. 4º, IX), apenas para citar os mais sintonizados com a perspectiva aqui privilegiada.
Para além disso, no parágrafo único do citado artigo 4º, a CF estabelece, na condição
de norma impositiva de fins e tarefas, que “a República Federativa do Brasil buscará a
integração econômica, política, social e cultural dos povos da América Latina, visando a
formação de uma comunidade latino-americana de nações”.
Mas a abertura do Estado Constitucional e o seu caráter cooperativo desafiam
uma miríade de reflexões teóricas e problemas concretos, de tal sorte que, à vista da
abrangência do tema, optou-se aqui por desenvolver (revisitando textos anteriores de
nossa autoria!) apenas um aspecto da problemática, qual seja, o da relação entre a CF,
os direitos fundamentais nela consagrados e os direitos humanos previstos nos
tratados internacionais ratificados pelo Brasil.
Como é notório, tal problemática gerou acirrada controvérsia na comunidade
jurídica brasileira, especialmente a partir da promulgação da CF, com a previsão, no §
2° do artigo 5°, de que os direitos expressos na Constituição também abrangem os
constantes dos tratados internacionais, registrando-se uma nova fase do debate
quando da promulgação da Emenda Constitucional nº 45, de 08 de dezembro de 2004
(doravante denominada EC 45). A EC 45, após longa e tormentosa tramitação no
Congresso Nacional, veiculou a assim chamada Reforma do Poder Judiciário,
implicando a inserção de várias disposições diretamente relativas aos direitos
humanos e fundamentais na CF, como foi o caso, apenas para citar o dispositivo mais
próximo da temática aqui versada, da inclusão do § 3º do artigo 5º, versando sobre a
forma de incorporação, ao direito interno, dos tratados internacionais de direitos
humanos.
O dispositivo inserido por meio da Emenda Constitucional (EC) n° 45/2004 (§ 3º
do art. 5º da CF), estabelecendo que “os tratados e convenções internacionais sobre
direitos humanos que forem aprovados, em cada Casa do Congresso Nacional, em dois
turnos, por três quintos dos votos dos respectivos membros, serão equivalentes às
emendas constitucionais”, veio para complementar o já referido § 2° do mesmo artigo,
que consagrou expressamente a abertura material dos direitos fundamentais no
sistema constitucional nacional, inclusive no que concerne aos tratados internacionais
em matéria de direitos humanos, temática que tem sido amplamente versada na
literatura, além de ter propiciado acirrado debate, especialmente no que diz com o
valor jurídico dos tratados em relação ao ordenamento jurídico interno.
Considerando, portanto, o teor do “novo” dispositivo (no caso, o § 3º do art.
5º), não é de se estranhar que no âmbito da doutrina especializada a discussão tenha
assumido novos contornos, acompanhada de grande variedade de posicionamentos,
que alcançam desde a discussão em torno do regime jurídico dos tratados anteriores,
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 147
2
Neste sentido, registra-se a posição de PIOVESAN, Flávia. Reforma do judiciário e direitos
humanos. In: TAVARES, André Ramos; LENZA, Pedro; ALARCON, Pietro de Jesus Lora (Orgs.). Reforma do
judiciário analisada e comentada. São Paulo: Método, 2005, p. 72.
3
Cf. TAVARES, André Ramos. Reforma do judiciário no Brasil pós-88: (des)estruturando a
justiça. Comentários completos à emenda constitucional n° 45/04. São Paulo: Saraiva, 2005, p. 47-48; e,
também, FRANCISCO, José Carlos. Bloco de constitucionalidade e recepção dos tratados internacionais.
In: TAVARES, André Ramos; LENZA, Pedro; ALARCON, Pietro de Jesus Lora (Orgs.). Reforma do judiciário
analisada e comentada. São Paulo: Método, 2005, p. 103-105.
4
Ver, justamente neste sentido, o enfático pronunciamento de PIOVESAN, Flávia, “Reforma do
judiciário e direitos humanos”, op. cit., p. 72.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 149
5
Nesse sentido, v., por todos e por último, MAZZUOLI, Valerio de Oliveira, Curso de Direito
Internacional Público, 6ª ed., São Paulo: RT, 2012, p. 386.
6
Nesse sentido, precisamente a conclusão de MAZZUOLI, Valério de Oliveira. O novo § 3° do
art. 5° da Constituição e sua eficácia. Revista da Ajuris, v. 32, n. 98, Porto Alegre, jun. 2005, p. 321.
150 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
desde logo assegurada por força do art. 5º, § 2º, da CF7. Tal interpretação, mormente
se compreendida isoladamente, não representa – a despeito de sua correção - um
avanço significativo, além de ser – como oportunamente adverte André Ramos Tavares
– bastante problemática, especialmente se com isso se estiver pretendendo
fundamentar a constitucionalidade dos tratados apenas no § 3º do art. 5º da CF, e não
– como deveria ser – com base no § 2º do mesmo dispositivo, este introduzido pelo
Constituinte de 19888. Pelo menos, consideramos que tais argumentos devem ser
levados a sério.
O fato é que independentemente do problema da hierarquia dos tratados
incorporados pelo sistema praticado até a EC 45 – do qual voltaremos a nos ocupar
mais adiante – restam, notadamente em função da redação § 3º do art. 5º, uma série
de questões a serem solvidas e que aqui serão apenas anunciadas e analisadas em
caráter ilustrativo e essencialmente especulativo, visto que boa parte das questões
segue controversa na doutrina, ao passo que na jurisprudência pouco se decidiu sobre
o tema, salvo no que diz com a hierarquia dos tratados. Apontando um aspecto
positivo, afirma-se que com a adoção do procedimento previsto no art. 5º, § 3°, da CF,
os tratados em matéria de direitos humanos passariam a integrar o bloco de
constitucionalidade, que representa a reunião de diferentes diplomas normativos de
cunho constitucional (sem prejuízo da inclusão de direito constitucional apenas em
sentido material, como é o caso do costume constitucional), que, em seu conjunto,
operam como parâmetro do controle de constitucionalidade, o que configura um
avanço em relação à posição mais restritiva do nosso Supremo Tribunal Federal na
matéria, que, por exemplo, não outorga (pelo menos por ora) força normativa superior
e vinculante ao Preâmbulo da Constituição9.
Por outro lado, argumenta-se que a inovação trazida pela EC 45 é
inconstitucional por violar os limites materiais à reforma constitucional, no sentido de
que se acabou dificultando o processo de incorporação dos tratados internacionais
sobre direitos humanos e chancelando o entendimento de que os tratados não
incorporados pelo rito das emendas constitucionais teriam hierarquia meramente
legal, de tal sorte que restou restringido, desta forma, o próprio regime jurídico-
constitucional dos direitos fundamentais oriundos dos tratados10.
7
Cf. PIOVESAN, Flávia, Reforma do Judiciário e Direitos Humanos, op. cit., p. 72.
8
Cf. TAVARES, André Ramos, Reforma do Judiciário no Brasil Pós-88..., op. cit., p. 42.
9
Neste sentido, novamente, FRANCISCO, José Carlos, op. cit., p. 99-101.
10
Neste sentido, mencionando a existência de um anacronismo e apontando para a “duvidosa
constitucionalidade” da alteração efetuada pela EC nº 45/04, ver a opinião do advogado criminalista e
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 151
professor da Universidade de Brasília, COSTA, Aldo de Campos. Direitos humanos. Disponível em:
http://www.unb.br/fd/colunas_Prof/aldo_campos/aldo_01.htm. Acesso em: 12/02/06. De forma mais
enfática, ver LOPES, Anselmo Henrique Cordeiro. A força normativa dos tratados internacionais de
direitos humanos e a Emenda Constitucional n° 45/2004. Disponível em:
http://www1.jus.com.br/doutrina/texto.asp?id=6157. Acesso em: 12/02/06. Na mesma linha,
SGARBOSSA, Luís Fernando. A emenda constitucional n° 45/04 e o novo regime jurídico dos tratados
internacionais em matéria de direitos humanos. Disponível em:
http://www1.jus.com.br/doutrina/texto.asp?id=6272. Acesso em: 11/02/06 condena o fato de ter
havido frustração da intenção do Constituinte no sentido de assegurar a inclusão automática dos
direitos humanos no catálogo constitucional.
152 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
direitos dos tratados pelo menos uma hierarquia constitucional equivalente às normas
constitucionais do tipo derivado (para usar a terminologia mais habitual) resta
enrobustecida a legitimação democrática desses direitos, o que, por sua vez, concorre
para a sua maior força normativa – em suma, para uma pretensão de eficácia e
efetividade reforçadas – indispensável também para reforçar a posição do nosso país
em face da comunidade internacional.
A importância de uma reforçada legitimidade democrática assume ainda maior
relevo em se considerando que, uma vez incorporados por via de emenda
constitucional, os direitos (agora também formalmente) agregados ao catálogo
constitucional não apenas reformam a própria Constituição, mas também assumem a
condição – pelo menos é isso que se advoga11 – de limites materiais à própria reforma,
sendo, após, insuscetíveis de supressão e esvaziamento, ainda que por nova emenda
constitucional. Com isso – é bom que se frise –, não se está evidentemente a dizer que
os direitos previstos nos tratados já incorporados antes da EC 45 não estejam
protegidos na perspectiva dos direitos fundamentais, visto que, embora não possam
ser objeto de abolição direta por uma emenda (de vez que materialmente
constitucionais e pelo fato de as emendas serem instrumentos de mudança formal da
Constituição, exigindo, portanto, sempre alguma alteração no plano textual),
reclamam proteção contra limitações e retrocessos de toda ordem, por conta de seu
núcleo essencial e da incidência dos demais limites às limitações de direitos
fundamentais, temática que aqui, todavia, não poderá ser mais desenvolvida. Importa
destacar, todavia, que na linha da argumentação aqui desenvolvida, há quem
questione a possibilidade de tratados internacionais, ainda que aprovados pelo rito do
artigo 5º, § 3º, CF, possam assumir a condição de “cláusulas pétreas”, visto que, no
sistema internacional, cabível a denúncia dos tratados, o que somente poderia ser
contornado se, quando da aprovação, tal possibilidade fosse excluída pelo Congresso
Nacional12.
Analisando a questão de modo crítico, Valério de Oliveira Mazzuoli observa,
todavia, que por meio da incorporação por mecanismo considerado como equivalente
às emendas da constituição, a reforma constitucional daí resultante poderia até
mesmo piorar a proteção de direitos fundamentais, notadamente quando a nossa
11
Cf., por exemplo, PIOVESAN, Flávia, Direitos Humanos e o Direito Constitucional
Internacional, 7ª ed., São Paulo: Saraiva, 2006, p. 77 (a autora mantém substancialmente sua posição
na última edição da obra, a 13º, publicada em 2012 pela mesma Editora).
12
RAMOS, André de Carvalho, “O Supremo Tribunal Federal e o Direito Internacional dos
Direitos Humanos”, in: SARMENTO, Daniel; SARLET, Ingo Wolfgang (Coord), Direitos Fundamentais no
Supremo Tribunal Federal: balanço e crítica, Rio de Janeiro: Lumen Juris, 2011, p. 15.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 153
Constituição for mais benéfica, sendo preferível que se admitisse pura e simplesmente
a condição de norma constitucional (sem previsão do rito) de modo a sufragar a
posição de acordo com a qual deverá ser dada prevalência à norma mais favorável à
pessoa humana13.
Tal argumentação, conquanto bem articulada, há de ser tomada com certa
reserva. Com efeito, se o tratado resultar necessariamente (portanto, não sendo viável
uma interpretação conforme a Constituição) em uma situação pior para a pessoa
humana do que a decorrente do nosso sistema constitucional positivo, não haverá de
se incorporar o tratado neste particular, já que violador de “cláusula pétrea” de nossa
Constituição, não sendo – no nosso sentir – juridicamente relevante o argumento de
que tal análise demandaria demasiado trabalho (resultante de uma investigação de
todos os projetos tramitando no Congresso), notadamente pelo fato de que o juízo
definitivo de constitucionalidade (ou inconstitucionalidade) deverá ocorrer no âmbito
do controle jurisdicional repressivo (ou, em caráter excepcional, preventivo), sempre à
luz de um determinado instrumento legislativo e tendo por base a parametricidade da
nossa Constituição. O que poderá resultar problemático é a hipótese em que a
proteção internacional é mais favorável à pessoa, podendo, em tese, os órgãos
jurisdicionais nacionais preferir o ordenamento constitucional, louvando-se no
argumento das “cláusulas pétreas”, situação que, embora deva ser rara, não é de se
excluir. Aqui o problema, novamente, conecta-se com uma adequada exegese do
sentido e alcance da inovação – sem dúvida problemática, como se percebe – trazida
pela EC 45. Como se cuida de tópico relativo especialmente à hierarquia dos tratados,
voltaremos a nos manifestar sobre este aspecto logo adiante.
Uma possível vantagem da incorporação pelo rito previsto no § 3º do art. 5° da
CF poderia residir no daí decorrente reforço do argumento – já sustentado com base
no art. 5º, § 2º, da CF – de que impossível (mesmo por emenda constitucional, como
leciona Valério de Oliveira Mazzuoli) a denúncia do tratado por parte do Brasil,
enrobustecendo não apenas a posição dos direitos humanos e agora também
fundamentais no âmbito interno (desde que, é claro, se adote uma exegese que
privilegie a força normativa desses direitos), mas também avança no concernente ao
plano externo, das relações internacionais, enfatizando as vinculações assumidas pelo
Brasil nesta seara14. Lembre-se, neste contexto, a pendência, no Supremo Tribunal
13
Cf. MAZZUOLI, Valerio, O novo § 3º do artigo 5º da Constituição e sua Eficácia, op. cit., p. 323.
14
Ver, dentre outras, a argumentação bem sustentada por MAZZUOLI, Valerio, op. cit., p. 325 e
segs., destacando, com perspicácia, que, uma vez incorporada pelo rito introduzido pela EC 45, a
denúncia passaria a acarretar (ao contrário do que poderia ocorrer no sistema do art. 5º, § 2º) a
responsabilização do denunciante. No mesmo sentido, já discorrendo sobre a EC 45, consultar TAVARES,
André Ramos, op. cit., p. 44, bem como as igualmente pertinentes ponderações de GALINDO, George
154 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
Rodrigo Bandeira, op. cit., p. 15-16. Para além dos autores já referidos, importa destacar, dentre a
doutrina que já vinha, mesmo antes da EC 45, sustentando a impossibilidade de denúncia dos tratados
em matéria de direitos humanos e sua condição de “cláusulas pétreas”, v. também PAGLIARINI,
Alexandre, Constituição e Direito Internacional, Cedências Possíveis, Rio de Janeiro: Forense, 2003, p.
211 e ss.
15
V. ADI 1625, relator Min. Maurício Corrêa (substituído pelo Ministro Eros Grau), onde se
discute a inconstitucionalidade da denúncia unilateral da Convenção nº 158 da OIT.
16
Cf., entre nós e por todos, RAMOS, André de Carvalho, Teoria Geral dos Direitos Humanos na
Ordem Internacional, Rio de Janeiro: Renovar, 2005, p. 243. No âmbito da doutrina estrangeira, v.
especialmente ABRAMOVICH, Victor; COURTIS, Christian. Los derechos sociales como derechos exigibles,
Madrid: Trotta, 2002, p. 92 e ss., embora priorizando, no contexto da obra, os direitos sociais. Sobre a
proibição de retrocesso no direito constitucional, enfatizando uma perspectiva compatível com a ordem
jurídica nacional, v. também o nosso já referido A Eficácia dos Direitos Fundamentais, p. 434 e ss.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 155
17
Cf. MAZZUOLI, Valério, op. cit., p. 316 e segs.
18
Ibid., p. 319.
19
Cf. TAVARES, André Ramos, op. cit., p. 45.
156 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
20
No mesmo sentido v. agora também RAMOS, André de Carvalho Ramos, “O Supremo
Tribunal Federal e o Direito Internacional dos Direitos Humanos”, Op. Cit., p. 13, sugerindo que o
Congresso Nacional poderá adotar o rito mesmo “ex officio”, posição que já sustentamos desde a nossa
primeira manifestação sobre o tema, já se vão alguns anos.
21
Cf. observações enviadas ao autor do presente ensaio pelo articulista referido mediante
correspondência eletrônica.
22
Cf. REZEK, José Francisco, Direito Internacional Público. Curso Elementar, 13ª ed., São Paulo:
Saraiva, 2011, p. 132-33.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 157
23
Sobre o ponto, ver o nosso A eficácia dos direitos fundamentais, p. 428 e segs.
158 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
24
Cf. também a lembrança de GALINDO, George, op. cit., p. 11 e ss.
25
Cf., por todos, MIRANDA, Jorge, Manual de Direito Constitucional, vol. IV, Coimbra: Coimbra
Editora, 2ª ed., 1993, p. 09, bem lembrando que em favor das normas formalmente constitucionais (o
que se aplica também às normas de direitos fundamentais) vigora, por assim dizer, uma presunção de
materialidade constitucional, entendimento que, embora não uníssono, corresponde – ainda que com
variações no que diz com a formulação e fundamentação – à posição dominante, notadamente no que
se rechaça a possibilidade de declaração da inconstitucionalidade de normas constitucionais originárias.
De qualquer sorte, em que pese a sua relevância, cuida-se de discussão que não temos como adentrar
nesta ocasião.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 159
26
Nesse sentido, dentre tantos e limitados aqui ao universo da doutrina especializada (direito
internacional), v. as já clássicas lições de TRINDADE, Antonio Augusto Cançado, Tratado de Direito
Internacional dos Direitos Humanos, vol. I (notadamente p. 409 e ss., destacando a mudança de
paradigma ocorrida com a posição central da pessoa humana também no contexto das relações
internacionais) e PIOVESAN, Flávia, Direitos Humanos e o Direito Constitucional Internacional, 7ª ed., São
Paulo: Saraiva, 2006, o. 91 e ss., assim como os qualificados aportes de GALINDO, George Rodrigo
Bandeira, Tratados Internacionais de Direitos Humanos e Constituição Brasileira, Belo Horizonte: Del
Rey, p. 314 e ss., e MAZZUOLI, Valério de Oliveira, Direito internacional: tratados e direitos humanos
fundamentais na ordem jurídica brasileira, Rio de Janeiro: América Jurídica, 2001, (que retoma e atualiza
o tema no seu recente e alentado Curso de Direito Internacional Público, op. cit., p. 386 e ss.)..
160 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
27
Cf. nota n° 31, supra.
28
Cf., por todos, o nosso A Eficácia dos Direitos Fundamentais, Op. Cit., p. 88 e ss., bem como p.
145 e ss.
29
Cf., por todos, MAZZUOLI, Valerio, Curso de Direito Internacional Público, op.cit., p. 386.
30
Cf. passagem do seu voto no RE 466.343-1, São Paulo, p. 06.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 161
31
Neste sentido, a posição sustentada, entre outros, especialmente por PIOVESAN, op. cit., p.
72-73.
32
Que o acerto da premissa (também por nós adotada, cf. nosso A Eficácia dos Direitos
Fundamentais, op. cit., p. 148), não leva necessariamente - e por si só - à substancial
inconstitucionalidade da prisão civil do depositário infiel em todo e qualquer caso, deve ser no mínimo
objeto de maior digressão. Com efeito, em que pese o inequívoco acerto do Supremo Tribunal Federal
(na já citada decisão proferida no RE 466.343-1) em reconhecer – finalmente – a inconstitucionalidade
da prisão do depositário infiel por força de contratos de alienação fiduciária, acima de tudo se a partir
dessa decisão ficar consagrada a noção de paridade entre a Constituição e os tratados de direitos
humanos, há argumentos para que, em caráter excepcional, se possa justificar uma prisão civil do
depositário infiel. No mínimo, já que existentes uma série de situações diversificadas, a decisão em prol
da possibilidade (ou não) da prisão há que considerar as circunstâncias do caso concreto e a natureza do
conflito entre direitos e princípios constitucionais. Assim, por exemplo, a própria ilegitimidade da prisão
do depositário em casos de alienação fiduciária, como bem demonstra o voto exarado pelo Ministro
Cezar Peluso (Relator), pode ser sustentada mesmo sem recurso ao direito internacional, apenas
desqualificando a figura do depósito nos casos de arrendamento mercantil ou alienação fiduciária, já
que quem não é depositário não poderia estar sujeito à sanção da prisão civil. O erudito e minucioso
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 163
voto do Ministro Gilmar Ferreira Mendes, por sua vez, investiu, com acerto, na aplicação do princípio da
proporcionalidade, avaliando a questão do conflito entre direitos fundamentais e, com isso, apontado
para uma solução mais genérica e apta a dar conta de todas as possíveis situações que envolvem a
prisão do depositário e até mesmo eventuais problemas relacionados à prisão do devedor de alimentos.
Certo é que se formos observar o que ocorre na hipótese específica do depositário judicial (por força de
uma penhora, por exemplo), o conflito a ser considerado envolve, por um lado, tanto eventual direito
fundamental do autor da ação (não necessariamente um direito meramente patrimonial) quanto a
garantia fundamental do acesso à justiça efetiva (não meramente individual), ambas contrastando com
o direito de liberdade do depositário infiel. O próprio argumento da dignidade da pessoa humana
poderá, a depender das circunstâncias, socorrer até mesmo mais ao autor da ação. Por outro lado, nem
sempre uma restrição (ainda mais temporária e em condições adequadas) da liberdade corresponde a
uma violação da dignidade, pois se assim fosse nem mesmo a prisão penal, por mais dignas que fossem
as condições de execução da pena, teria amparo constitucional. É evidente, de outra parte, como bem
frisou o voto do Ministro Gilmar Mendes, que a prisão civil já será inconstitucional se puder ser
considerada (como de fato haverá de ser na generalidade das situações) desproporcional, o que pode
ocorrer mesmo que não se verifique concretamente uma violação da dignidade da pessoa. De qualquer
sorte, se a linha argumentativa ora aberta (que, reitere-se, parte da premissa da dignidade
constitucional dos tratados de direitos humanos) aponta para uma eventual possibilidade da prisão civil
do depositário infiel, também é certo que tal possibilidade será sempre excepcional e condicionada
tanto ao devido processo legal quanto à demonstração cabal da proporcionalidade da medida, naquilo
em que uma restrição temporária da liberdade na esfera cível, de fato se revela como uma medida
indispensável à salvaguarda de bem fundamental. Acima de tudo, porém, resulta evidente a
necessidade de se investir mais na discussão do problema, considerando as peculiaridades de cada
constelação fática e jurídica, seja qual for a tese vencedora.
164 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
sempre aberta, ainda mais se for para aprimorar e, portanto, reforçar a proteção dos
direitos fundamentais oriundos dos tratados internacionais de direitos humanos,
justamente nos parece servir de estímulo para um esforço hermenêutico construtivo
também nesta seara.
4 – Considerações finais
Muito embora os avanços registrados no caso Brasileiro, inclusive a submissão,
por meio de emenda constitucional, à Jurisdição de Tribunal Penal Internacional (artigo
5ª, § 4º, CF), a problemática que envolve a aplicação, na seara nacional, dos tratados
internacionais de direitos humanos, ainda remanesce insatisfatória. Isso se verifica não
apenas mediante a circunstância de que o STF, em termos gerais, refuta a paridade
entre tratados e a ordem constitucional, quanto pelo fato de que a própria cultura
jurídica nacional ainda não assimilou de modo desejável a necessidade de observância
das diretrizes do sistema internacional, universal e regional, tanto no âmbito
legislativo, mas talvez especialmente na seara do Poder Executivo e mesmo do sistema
judiciário. De fato, a promessa constitucional de um Estado Constitucional aberto e
cooperativo, que se norteia por um diálogo responsável e marcado por efetiva
reciprocidade entre o direito e as instituições nacionais e o sistema internacional de
proteção dos direitos humanos, ainda carece de maior realização prática, déficit de
concretização que também se aplica ao objetivo da efetiva construção de uma sólida
comunidade latino-americana de nações. Para que isso se torne uma realidade não
muito distante, é preciso não apenas investir em fortes e democráticos esquemas de
participação na organização e procedimento, no sentido de uma cidadania processual
ativa à feição da noção cunhada por Peter Häberle (status activus procesualis)33, mas
também assimilar e incorporar ao plano do diálogo entre a ordem internacional e
interna, especialmente no tocante às relações entre a Jurisdição internacional e a
Jurisdição nacional, a ideia – também cunhada e difundida pelo nosso homenageado -
de uma sociedade aberta dos intérpretes da constituição e do direito constitucional
internacional34, único caminho para que tal diálogo seja de fato harmônico e pautado
pela cooperação e pela reciprocidade.
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33
Cf. o conceito cunhado por Peter Häberle, “Grundrechte im Leistungstaat”, in: VVDSrL 30,
1972.
34
Cf. Peter Häberle, Hermenêutica Constitucional. A Sociedade Aberta dos Intérpretes da
Constituição: Contribuição para a interpretação pluralista e “procedimental” da Constituição, tradução
do original alemão por Gilmar Ferreira Mendes, Porto Alegre: Sergio Antonio Fabris Editor, 1997.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 165
Fausto Vecchio*
SOMMARIO:
1. Premessa. Dialogo tra le corti e funzione guida della Corte europea dei diritti
dell’uomo 2. La libertà di espressione nel dialogo tra Corte europea e Corte inter-
americana dei diritti dell’uomo 3. Privacy e protezione dei dati personali nella
giurisprudenza della Corte europea e della Corte inter-americana dei diritti dell’uomo 4.
Conclusione. I margini per un’adozione ragionata degli argomenti utilizzati dalla
giurisprudenza europea in materia di protezione dei dati personali
*
Professore associato di Diritto costituzionale, Università Kore di Enna
1
Di costituzionalismo autarchico si parla in A. CANTARO, Europa sovrana, Bari, Dedalo, 2003, 19.
2
In questo senso, P. HABERLE, Dallo Stato nazionale all'Unione europea: evoluzioni dello Stato
costituzionale, in Dir. pubbl. comp. eur., 2002, 2, 455 462 elabora l’idea di “costituzioni parziali”.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 167
giudici di ogni ordine e grado dialogano tra loro e nelle loro decisioni non hanno
remora di richiamare provvedimenti normativi e giudiziari (ma anche atti di soft law)
estranei. Così, per un verso, sul piano delle giurisdizioni nazionali, il fenomeno della
circolazione degli argomenti giuridici ha determinato una situazione per cui, anche
istituzioni giudiziarie tradizionalmente conservatrici e di ispirazione autarchica 3, hanno
fatto ricorso all’utilizzo di materiale giuridico proveniente da altri stati, dagli
ordinamenti sovranazionali o dall’ordinamento internazionale4. Per un altro, sul piano
delle giurisdizioni sovranazionali e internazionali, si assiste ad un’evidente tendenza
all’utilizzo di materiale giuridico proveniente dalle esperienze statali e a forme di
dialogo tra i vari interpreti sovranazionali e internazionali5.
In particolare, con specifico riferimento a questo secondo piano del dialogo, un
ruolo assai importante è giocato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. Infatti,
sebbene in più di un caso i giudici della Convenzione europea dei diritti dell’uomo si
siano trovati a utilizzare materiali giuridici provenienti da altri sistemi giuridici6, più di
un fattore ha finito con il favorire la penetrazione della giurisprudenza di Strasburgo
all’interno degli ordinamenti nazionali e la sua diffusione al di là dei confini europei 7. A
questo proposito, un ruolo può certamente essere attribuito all’autorevolezza delle
3
Per una ricca rassegna degli ordinamenti nazionali che hanno iniziato a fare ricorso a materiale
giuridico proveniente da altri sistemi si rinvia A. SPERTI, Il dialogo tra le Corti costituzionali ed il ricorso
alla comparazione giuridica nella esperienza più recente, in Riv. dir. cost., 2006, 125 – 165.
4
In questo senso P. HABERLE, La giurisdizione costituzionale nell’attuale fase di sviluppo dello
stato costituzionale, in www.cortecostituzionale.it ha parlato della comparazione come quinto metodo
di interpretazione.
5
Ad esempio, sulla recezione esterna del materiale giuridico proveniente dalla Convenzione
inter-americana dei diritti dell’uomo si veda G. L. NEUMAN, The external reception of Inter-American
Human Rights Law, in Quebec Journ. of Int. Law, 2011, edizione speciale, 99 – 125.
6
E. A. BERTONI, The Inter-American Court of Human Rights and the European Court of Human
Rights: a dialogue on freedom of expression standards, in Eur. Hum. Rights Law Rev., 2009, 3, 332 – 352
riporta che nel caso Stoll vs. Switzerland del 2007 la Corte europea ha richiamato il caso Claude Reyes et
al. vs Chile deciso il 6 settembre 2006 dalla Corte inter-americana dei diritti dell’uomo.
7
Per quanto riguarda l’influenza esercitata sulla giurisprudenza della Corte europea dei diritti
dell’uomo si veda E. A. BERTONI, op. cit.. Per quanto riguarda invece l’influenza esercitata dalla Corte
europea dei diritti dell’uomo sul sistema onusiano di tutela dei diritti dell’uomo si veda A. BUYSE, Tacing
citing. The Scarcity of Judicial Dialogue between the Global and the Regional Human Rights Mechanisms
in Freedom of Expression Cases, in T. MCGONAGLE – Y. DONDERS, The United Nations and Freedom of
Expression and Information, Critical Perspectives, 2013.
168 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
pronunce della Corte. Tuttavia, è certo che l’accesso diretto al giudice europeo8,
avendo fatto crescere in maniera esponenziale il numero dei casi decisi a Strasburgo 9,
ha determinato le condizioni per la creazione di una giurisprudenza che, almeno sotto
il profilo quantitativo, appare straordinariamente più ricca delle altre giurisprudenze
sovranazionali e quindi sembra legittimo affermare che il meccanismo processuale in
questione offre una valida spiegazione del perché altri interpreti spesso abbiano fatto
proprie le argomentazioni e le soluzioni adottate dalla Corte10.
Per cercare di inquadrare meglio il tema dell’efficacia dei provvedimenti del
sistema europeo di protezione e per cercare di offrire un contributo alle ricchissime
riflessioni sugli effetti e sulle dinamiche della circolazione degli argomenti giuridici, di
seguito si riprenderanno alcuni casi in materia di tutela della libertà di espressione per
mostrare come la Corte inter-americana dei diritti dell’uomo ha inteso regolare il suo
livello di apertura nei confronti della giurisprudenza di Strasburgo e per sottolineare
l’influenza che quest’ultima istituzione giudiziaria ha esercitato sul suo omologo
americano. Una volta eseguita questa operazione, si prenderanno in considerazione le
decisioni della Corte di San José in materia di tutela della privacy e, dopo aver messo in
evidenza le analogie e le differenze con il case law europeo, si cercherà di sostenere
che esistono i margini affinché anche in questo ambito i giudici americani prendano
spunto dai loro colleghi del vecchio continente e, al fine di garantire un livello di
protezione conforme agli standard internazionali, facciano propri alcuni spunti
ricostruttivi offerti dai provvedimenti giudiziari europei.
8
Sulle ultime novità in materia di accesso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, sia consentito
il rinvio a F. VECCHIO, Le prospettive di riforma della Convenzione europea dei diritti umani tra limiti
tecnici e ‘cortocircuiti’ ideologici, in www.associazionedeicostituzionalisti.it.
9
Sui problemi determinati dal meccanismo processuale dell’accesso individuale alla Corte
europea dei diritti dell’uomo si rinvia a J. P. COSTA, The European Court of Human Rights and Its Recent
Case Law, in Tex. Int. Law Journ., 2003, 38, 455 – 468.
10
È quanto giustamente sottolinea A. BUYSEE, op. cit..
11
Opinione consultiva, OC-05/85 del 15 novembre 1985.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 169
12
In proposito, nella decisione, si può leggere «l’articolo 13 indica che la libertà di pensiero e di
espressione “include la libertà di cercare, ricevere e impartire ogni genere di informazioni e di idee”.
Attraverso questa formulazione si è inteso stabilire che i titolari dei diritti protetti dalla Convenzione non
solo godono del diritto di esprimere i propri pensieri, ma anche del diritto e della libertà di cercare,
ricevere e impartire ogni genere di informazioni e di idee. Quindi, quando si realizza un’indebita
restrizione della libertà di espressione di un individuo, non è solo il diritto dell’interessato ad essere
violato, ma anche i diritti di tutti gli altri consociati a ricevere idee e informazioni. Il diritto protetto
dall’articolo 13 ha dunque uno scopo ed un carattere speciali che sono evidenziati dall’aspetto duale
della libertà di espressione. Esso richiede, per un verso, che nessuno sia arbitrariamente limitato o
impedito nell’esprimere il suo pensiero. In questo senso, la libertà di espressione è un diritto che
appartiene a ciascun individuo. Il suo secondo aspetto, per un altro, implica un diritto collettivo a
ricevere qualunque informazione e ad avere accesso ai pensieri espressi dagli altri».
13
A questo proposito l’opinione statuisce che «La libertà di espressione è la pietra angolare su
cui poggia l’esistenza di una società democratica. Essa è indispensabile per la formazione dell’opinione
pubblica. Essa è anche una conditio sine qua non per lo sviluppo dei partiti politici, dei sindacati, delle
associazioni scientifiche e culturali e in generale per lo sviluppo di quelle istituzioni sociali che esercitano
un’influenza pubblica. Essa rappresenta, in breve, il mezzo che consente alla collettività di essere
sufficientemente informata nell'esercizio della sua libertà. Conseguentemente, si può affermare che una
società non bene informata, non sia una società libera».
14
Si veda la decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo Sunday Times vs. England, del 26
aprile 1979.
15
Nell’opinione si legge testualmente: «è importante osservare che la Corte europea dei diritti
dell’uomo, nell’interpretare l’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, conclude che,
pur non essendo sinonimo di “indispensabile”, “necessario” implica “l’esistenza di un bisogno sociale
pressante” e che per provare la necessarietà di una decisione non è sufficiente mostrare che essa è
“utile”, “ragionevole” o “desiderabile” (Corte europea dei diritti dell’uomo, The Sunday Times Case,
decisione del 26 aprile 1979, Serie A no. 30, para. 59, pp. 35-36.) Questa conclusione, che può essere
applicata anche alla Convenzione americana, suggerisce che la “necessità” e, quindi, la legittimità di una
restrizione imposta sulla base dell’articolo 13.2 impone di mostrare che la restrizione è imposta da un
impellente interesse di governo. Quindi, se ci sono varie opzioni per raggiungere l’obiettivo prefissato,
bisogna scegliere quella che meno restringe il diritto protetto. Non è ad esempio sufficiente dimostrare
170 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
fatto che, sebbene la Corte di San José si premuri di sottolineare che le minori
restrizioni previste rendono il sistema americano “più generoso” in materia di tutela
della libertà di espressione16, già in questo primo caso essa si preoccupa di sottolineare
l’utilità della comparazione con gli altri trattati di tutela dei diritti dell’uomo e di
precisare che le decisioni della Corte europea possono essere utilizzate per individuare
standard minimi di protezione17: giustamente si ritiene che se il dettato normativo
della Convenzione americana è più garantista di quello europeo, le garanzie adottate in
quell’ambito debbono necessariamente fungere da riferimento minimo.
In piena coerenza con lo spirito che anima questa storica decisione, lo stesso
livello di apertura e la stessa attenzione per la democrazie sono riscontrabili anche
nella giurisprudenza successiva. Già con il caso Olmedo Bustos vs. Chile del 2001
(meglio noto come Last Temptation of Christ)18, posta di fronte ad una situazione in cui
il potere giudiziario cileno ha preventivamente censurato un film, la Corte ritorna sul
legame tra democrazia e libertà di espressione e, per affermare l’illegittimità degli
interventi di censura non finalizzati a tutelare i minori e per condannare l’operato delle
autorità cilene, ricorda che secondo i giudici di Strasburgo le società democratiche si
contraddistinguono per la protezione che offrono alle informazioni che scioccano, che
offendono e che disgustano19.
che una legge persegue un obiettivo utile o desiderabile; per essere compatibile con la Convenzione, la
restrizione deve essere giustificata da riferimenti a obiettivi di governo che, in ragione della loro
importanza, chiaramente prevalgono sull’interesse sociale al pieno godimento del diritto garantito
dall’articolo 13. Implicita in questo criterio, inoltre, è la nozione per cui la restrizione, anche se
giustificata da un’impellente esigenza del governo, non deve andare oltre quanto strettamente
necessario. Detto in altre parole, la restrizione deve essere proporzionata e strettamente commisurata
al compimento dell’obiettivo prefissato. (The Sunday Times Case, supra, para. 62, p. 38. Si veda anche
Corte europea dei diritti dell’uomo, Barthold, sentenza del 25 Marzo 1985, Series A no. 90, para. 59, p.
26.)».
16
A questo proposito nell’opinione si legge che «le garanzie contenute in materia di libertà di
espressione nella Convenzione americana sono state disegnate per essere più generose e per ridurre al
minimo le restrizioni che limitano la libera circolazione delle idee».
17
Si veda l’opinione concorrente del giudice Pedro Nikken.
18
Decisione della Corte inter-americana dei diritti dell’uomo, Olmedo Bustos vs. Chile del 5
febbraio 2001.
19
Nella decisione si legge «Libertà di espressione costituisce una delle condizioni basiali per il
progresso della società e lo sviluppo dell’uomo. L’articolo 10.2 della Convenzione europea dei diritti
dell’uomo tutela non solo le idee e le informazioni che sono favorevolmente ricevute o sono considerate
inoffensive o indifferenti, ma anche per quelle che schioccano, disturbano o offendono lo stato o
qualunque settore della società. Così richiede quel pluralismo, quella tolleranza e quello spirito di
apertura senza cui può esistere nessuna società democratica. Questo significa che, qualunque formalità,
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 171
Con il caso Ricardo Canese vs. Paraguay25, invece, i giudici di San José intervengono in
favore di un candidato presidenziale condannato al carcere per alcune durissime
affermazioni elettorali e, al fine di sottolineare l’importanza della garanzia della
massima diffusione delle opinioni nel periodo delle elezioni, citano alcune decisioni
europee26.
Infine, per completare il quadro dei riferimenti alla giurisprudenza europea,
occorre riferire che vengono ripresi anche alcuni passaggi in cui si afferma la natura
non assoluta della libertà di espressione. Così, con la decisione Eduardo Kimel vs.
Argentina27, la Corte, pur ritenendo che sia illegittimo condannare la diffamazione con
una sanzione penale, richiama la giurisprudenza europea in cui si afferma che la libertà
di espressione deve essere bilanciata con la necessità di proteggere il diritto all’onore
dei cittadini28.
Naturalmente un’analisi più approfondita dovrebbe mettere in luce anche altri
casi in cui la diversità del dettato normativo e le differenze storiche e culturali hanno
indotto i giudici americani a distaccarsi dagli orientamenti europei29: ad esempio, in
materia di censura preventiva e in materia di accesso alle informazioni, sarebbe
possibile citare alcuni casi in cui i giudici americani hanno adottato orientamenti più
liberali o, addirittura, hanno anticipato decisioni dei loro colleghi del vecchio
più ampi con riferimento alla vita pubblica dei politici e più ristretti con riferimento ai privati cittadini
[…]. Un politico ha certamente diritto al rispetto della sua reputazione anche non agisce nell’ambito
della sua vita privata, ma una simile pretesa deve essere bilanciata con l’interesse ad una discussione
aperta sui temi politici».
25
Decisione della Corte inter-americana dei diritti dell’uomo, Ricardo Canese vs. Paraguay, del
31 agosto 2004.
26
In questo caso i giudici si richiamano ai precedenti della Corte europea per statuire che
«Libere elezioni e libertà di espressione, in particolare la libertà di prendere parte ad un dibattito
politico, assieme formano il fondamento di ogni sistema democratico (si veda il caso Mathieu-Mohin e
Clerfayt vs. Belgium del 2 marzo 1987 a Lingens vs. Austria dell’8 luglio 1986)».
27
Decisione della Corte inter-americana dei diritti dell’uomo, Kimel vs. Argentina del 2 maggio
2008.
28
A questo proposito la Corte statuisce che «il valore eminente della libertà di espressione,
specialmente nei dibattiti di interesse generale, non può precedere in ogni circostanza il bisogno di
proteggere l’onore e la reputazione degli altri, siano essi privati cittadini o pubblici ufficiali. Cfr. Mamère
v. France, no. 12697/03, § 27, ECHR 2006».
29
Per un’analisi più completa sulla giurisprudenza inter-americana in materia di libertà di
espressione si veda L. BURGORGUE-LARSEN – A. UBEDA DE TORRES, The Inter-American Court of Human Rights,
Oxford, OUP, 2011, 529 – 562.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 173
30
Per quanto riguarda riferimenti a casi di decisioni divergenti tra le due istituzioni giudiziarie si
veda E. A. BERTONI, op. cit., 351.
31
Decisione della Corte inter-americana dei diritti dell’uomo, Tristàn Donoso vs. Panama del 27
gennaio del 2009.
32
Decisione della Corte inter-americana dei diritti dell’uomo, Escher vs Brazil, del 6 luglio 2009.
174 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
Paragonati con la più corposa giurisprudenza della Corte europea dei diritti
dell’uomo, questi precedenti presentano significative analogie già sul piano teorico e
metodologico. Ciò che a questo proposito occorre segnalare è che, nei casi presi in
considerazione, i giudici americani, non diversamente da quanto abitualmente fanno i
loro colleghi europei, si preoccupano di verificare la proporzionalità delle misure
denunciate e si confrontano con le questioni della legalità, della legittimità dello scopo
prefissato e della necessità. Al di là del piano strettamente teorico e metodologico,
anche le decisioni concretamente adottate non sembrano differenziarsi da quelle che
in casi simili sono state adottate a Strasburgo. È anzi molto significativo che, anche in
un recente caso che implicava il bilanciamento tra libertà di espressione e tutela della
privacy (Fontevecchia e D’Amico vs. Argentina33), sia stata adottata una decisione che
non pare concretamente discostarsi dai risultati raggiunti dai bilanciamenti effettuati
in casi del genere dal giudice europeo: non diversamente da quanto avrebbe potuto
essere stato deciso a Strasburgo, la Corte di San José ha ritenuto che la pubblicazione
di alcune informazioni personali del Presidente argentino Menem (relative ad un figlio
non riconosciuto) non costituisca una invasione della privacy perché ci si trovava di
fronte a fatti di una certa notorietà, non trattati confidenzialmente dal soggetto
interessato e di un considerevole interesse pubblico.
Nonostante l’importanza di queste analogie e nonostante il garantismo
dell’istituzione giudiziaria americana, però, tra le due corti permane (almeno) una non
trascurabile differenza in materia di protezione dei dati personali. Infatti, mentre il
giudice del vecchio continente (pur partendo da una formulazione normativa che per
ragioni storico-cronologiche appare essere più prudente e meno attenta alle esigenze
della privacy) non ha esitato a conformarsi agli standard internazionali e a dedurre
l’esistenza di un autonomo diritto alla protezione dei dati personali dall’articolo 8 della
Convenzione europea, il suo omologo americano (diversamente da quanto ha invece
fatto la Convenzione inter-americana dei diritti dell’uomo) non si è ancora deciso a
sfruttare fino in fondo le potenzialità offerte dal suo dettato normativo di riferimento e
non ha ancora riconosciuto l’esistenza di un diritto del singolo a conoscere, a
modificare o a rimuovere le informazioni che lo riguardano e che sono detenute da
terzi.
Rinviando alle conclusioni considerazioni di ordine più generale, per il momento
è importante segnalare che questa lacuna, pur senza inficiare in alcun modo
l’importanza delle conclusioni sin qui raggiunte in materia di privacy dal sistema inter-
americano, mostra l’esistenza di un certo grado di asimmetria che caratterizza il
33
Decisione della Corte inter-americana dei diritti dell’uomo, Fontevecchia e D’Amico vs.
Argentina del 29 novembre 2011.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 175
ricorso alla comparazione giuridica e l’utilizzo del dialogo tra le istituzioni giudiziarie
poste a garanzia dei sistemi regionali di protezione dei diritti umani: mentre in materia
di libertà di espressione si è partiti dall’elaborazione di una regola generale e si
assistito ad un confronto pieno e bilaterale tra i due interpreti, in materia di privacy e
di protezione dei dati personali il confronto si è sviluppato in assenza di una ben
definita organizzazione e in maniera parziale e occasionale.
34
In proposito si veda A. J. CERDA SILVA, Protección de Datos Personales y Prestación de Servicios
en Línea en América Latina, in E. A. BERTONI, Hacia una Internet Libre de Censura: Propuestas para
América Latina, Buenos Aires, Universidad de Palermo, 2012, 165 – 180.
176 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
piuttosto difficile da spiegare anche sul piano logico. Esattamente come avvenuto in
materia di libertà di espressione, la Corte avrebbe potuto (o forse sarebbe meglio dire
dovuto) valorizzare la maggior apertura della disposizione di riferimento della
Convenzione americana e avrebbe dovuto riconoscere il valore di standard minimo alle
prerogative individuali che la giurisprudenza europea desume dal ben più prudente
articolo 8. Non si capisce insomma perché, a parità di condizioni normative, ciò che
vale con riguardo al tema della libertà di espressione non debba valere anche con
riferimento alla privacy.
Pertanto, alla luce di tutte queste considerazioni, sembra possibile concludere
che, per riuscire ad evitare che la riferita asimmetria finisca con l’incidere
negativamente sui diritti in questione, è ragionevole auspicare un pronto cambio di
orientamento con cui la giurisprudenza inter-americana superi queste contraddizioni e,
sfruttando fino in fondo le potenzialità della comparazione giuridica e del dialogo tra le
corti, si apra anche in questo settore all’utilizzo di argomenti giuridici provenienti da
sistemi giuridici estra
IV
A Dimensão Global do Constitucionalismo
*
Maître de conférences de droit public - Université de La Rochelle, Membre du CERCOP de
Montpellier.
1
L’expression est de M. Stolleis. Voir la « préface » (p. 7) de Constance Grewe à l’ouvrage de
Peter Häberle dont elle a supervisé en 2004 la traduction : L’Etat constitutionnel, Economica, coll. Droit
public positif.
2
M. Kumm, « The Cosmopolitan Turn in Constitutionalism : An Integrative Conception of Public
Law », 20 Indiana Journal of Global Studies, 623 (2013) ; « The Cosmopolitan Turn in Constitutionalism :
On the Relationship between Constitutionalism in and beyond the State », in J. L. Dunoff, J. P.
Trachtman, Ruling the World ? Constitutionalism, International Law and Global Governance, Cambridge
University Press, 2009 ; « The Legitimacy of International Law : A Constitutionalist Framework of
Analysis », European Journal of International Law, 2004, vol. 15, p. 913.
180 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
3
R. Domingo, The New Global Law, Cambridge University Press, 2011.
4
M. Delmas-Marty, Les forces imaginantes du droit, chez Seuil en 4 volumes : Le relatif et
l’universel (2004), Le Pluralisme ordonné (2006), La refondation des pouvoirs (2007), Vers une
communauté de valeurs (2011). Elle fut aussi l’auteur de Vers un droit commun de l’humanité, éd.
textuel, coll. Conversations pour demain, 2005.
5
B. Frydman, « Le dialogue international des juges et la perspective idéale d’une justice
universelle », in Le dialogue des juges, Bruylant, coll. Les cahiers de l’Institut d’Etudes sur la Justice,
2007, pp. 147-166. Egalement, J.-Y. Chérot, B. Frydman, La science du droit dans la globalisation,
Bruylant, coll. Penser le droit, 2012.
6
G. Halmai, Perspectives on Global Constitutionalism: The Use of Foreign and International Law,
Eleven International Publishing, mars 2014.
7
M. Neves, Transconstitucionalismo, São Paulo, 2009.
8
N. Walker in Political Studies, vol. 56, 2008, pp. 519-543.
9
D. Grimm in Constellations, vol. 12, 2005, pp. 447-463.
10
Par exemple P. Häberle, « Der kooperative Verfassungsstaat », dans une compilation d’écrits
du même auteur, Die Verfassung des Pluralismus, Athenäum, Königstein/Ts., 1980, p. 306.
11
Titre qu’il donne à un ouvrage publié chez Sirey en 1933 (290 p.). L’auteur d’origine
ukrainienne était convaincu que la constitutionnalisation de la force obligatoire du droit international –
observé dans les constitutions apparues après la Première guerre mondiale – conduirait au maintien de
la paix. Le progrès de la démocratie, qui lui semblait inéluctable, aurait pour autre conséquence une
« unité du droit public », le droit constitutionnel (la « technique de la liberté ») ne pouvant plus se
concevoir de manière fermée, mais dans un rapprochement avec le droit international (la « technique
de la paix »). À ce titre, il ne cachera pas son admiration pour la Constitution républicaine espagnole de
1931 qui, « pour la première fois dans l’histoire constitutionnelle de l’Europe » observe-t-il, « se met en
harmonie complète avec le pacte de la SDN, avec le pacte Briand-Kellog ». Ainsi « la nouvelle
Constitution espagnole, dans ses dispositions internationales, établit ce droit interne de la paix qui doit
contribuer au développement pacifique de la vie internationale des peuples libres » (« Préface » à
l’ouvrage de Carlos A. d’Ascoli, La Constitution espagnole de 1931, éd. P. Bossuet, 1932). Pour plus de
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 181
détails, voir S. Pinon, « Boris Mirkine-Guetzévitch et la diffusion du droit constitutionnel », Revue Droits,
2007, n°46, pp. 196-200.
12
G. Teubner, Constitutional Fragments: Societal Constitutionalism and Globalization, Oxford
University Press, janvier 2014. Pour une mise en perspective des travaux de G. Teubner dans la
constellation des nouvelles variantes du constitutionnalisme (le « néo », le « nouveau », le « trans », le
« multilevel » etc.), voir J.J. Gomes Canotilho, « Principios y “nuevos constitucionalismos”. El problema
de los nuevos principios », Revista de Derecho Constitucional Europeo (ReDCE), n°14-2010, pp. 321-364.
13
CJCE, 3 septembre 2008, Yassin Abdullah Kadi et Al Barakaat International Foundation c./
Conseil et Commission (aff. C-402/05 P et C-415/05 P). La Cour souligne que le contrôle complet par le
juge communautaire de la validité de tout acte soumis à sa juridiction au regard des droits
fondamentaux est l’expression d’une garantie constitutionnelle découlant du traité CE. Le fait que le
juge communautaire puisse être amené à contrôler la légalité d’un règlement communautaire visant à
mettre en œuvre une résolution du Conseil de sécurité de l’ONU ne permet pas de faire exception à
cette garantie constitutionnelle.
14
Evidemment, cette approche renouvelée du constitutionnalisme suppose de redonner à la
sociologie un rôle majeur. Le constitutionnalisme ainsi conçu aurait selon ses défenseurs le potentiel
pour contrebalancer les tendances expansionnistes des systèmes sociaux hors de la sphère étatique, en
matière économique, technologique ou médiatique, tout particulièrement lorsque ces systèmes
mettent en danger l’autonomie individuelle.
182 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
toujours plus intense, à encadrer la vie politique des Etats. Le rôle de clé de voûte
occupé aujourd’hui par la justice constitutionnelle dans les sociétés démocratiques en
offre une parfaite illustration. Il essaie d’autre part d’imposer, dans une évolution
beaucoup plus récente, la sauvegarde des droits de l’Homme à des pouvoirs
transnationaux, nombreux dans cette globalisation polycentrique. Les nouveaux
centres de décisions, émancipés des frontières étatiques pour s’adosser aux
entreprises multinationales, aux marchés financiers, aux organisations internationales
ou aux différents réseaux d’experts, se retrouveraient donc eux aussi pris dans la
contrainte de la dignité humaine15 à respecter.
Cependant, le constitutionnalisme, dans son volet « global », demeure
embryonnaire, inachevé, amputé de plusieurs de ses branches. Il doit avant tout se
comprendre comme un constitutionnalisme de protection des droits de l’Homme avec
des garanties institutionnelles encore insuffisantes16. Seul le système de la Convention
européenne des droits de l’Homme se rapprocherait d’un modèle abouti. Mais il y a
plus grave qu’un simple problème de croissance. Surgissent aussi des difficultés de
fond, qui affectent l’essence même du constitutionnalisme global. Quelles sont ces
visages cachés du constitutionnalisme global ? À y regarder de près, nous sommes en
mesure d’en identifier au moins deux. D’abord il y a ce phénomène de globalisation
donnant naissance à un nouveau rapport entre les pouvoirs dominé par l’oligarchie des
juges (I). Ensuite, il y a la tentation de voir émerger une nouvelle vision de la société
dominée par la centralité de l’individu (II).
15
La dignité humaine que P. Häberle considère « comme prémisse d’anthropologie culturelle
de l’Etat constitutionnel », la démocratie étant perçue comme une « conséquence institutionnelle »
(L’Etat constitutionnel, op. cit., p. 141).
16
Pour une critique des carences du constitutionnalisme dans son aspect « global », voir L.
Ferrajoli, « Beyond Sovereignty and Citizenship : a Global Constitutionalism », in R. Bellamy (dir.),
Constitutionalism, democracy and sovereignity : American and European perspectives, Avebury,
Aldershot, 1996, pp. 151-160.
17
Voir « A Global Community of Courts », 44, Harvard International Law Journal, 2003.
Egalement son ouvrage intitulé A New World Order, Princeton University Press, 2004.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 183
18
Voir le fameux article 4.2 du Traité sur l’Union européenne : « l’Union respecte l’égalité des
Etats membres devant les traités ainsi que leur identité nationale, inhérente à leurs structures
fondamentales politiques et constitutionnelles… ». On peut se reporter aussi à l’article 55 de la
Constitution française (« Les traités ou accords régulièrement ratifiés ou approuvés ont, dès leur
publication, une autorité supérieure à celle des lois, sous réserve, pour chaque accord ou traité, de son
application par l’autre partie ») ou à l’article 16 de la Constitution portugaise (1. « Les droits
fondamentaux consacrés dans la Constitution n’excluent pas les autres droits résultant des lois et des
règlements applicables du droit international »).
184 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
laïcité etc. Mais le principe n’est pas la règle19. À l’indétermination des sources du
principe s’ajoute une échelle de valeur relevant plus de la morale que de la hiérarchie
formelle des normes. Leur indétermination est telle qu’elle suppose toujours une
pondération, un contrôle de proportionnalité. Or en entrant dans l’âge du balancing, le
raisonnement constitutionnel fait une place toujours plus nette au pouvoir
discrétionnaire des juges. « Une jurisprudence des principes peut et doit toujours être
retravaillée. En tant que mandat d’optimisation, les principes peuvent toujours être
davantage promus et respectés. La perfection demeure hors d’atteinte, de sorte que
de nouvelles actions juridiques paraissent toujours appropriées. Au contraire des
conflits de règles, où l’une des deux règles doit nécessairement être déclarée invalide,
en totalité ou en partie, les principes ne sont jamais “perdants” de manière
définitive »20. Le constitutionnalisme global des droits de l’homme révèle avec force le
mythe d’une logique pure et mécanique dans le processus juridictionnel ; il rend
illusoire l’idée d’une neutralité normative du juge, l’idée qu’il puisse déclarer le droit
sans faire œuvre de création. À l’ère de la globalisation, se révèle toute la pertinence
des théories réalistes de l’interprétation… si longue à prendre racine dans le discours
doctrinal français. Ce qui est vrai pour les principes l’est bien-sûr aussi, dans l’espace
européen, pour les dites « traditions constitutionnelles communes aux Etats
membres ».
La manière d’exercer leur mission. L’oligarchie se nourrit du fameux « dialogue
des juges ». Les acteurs constitutionnels semblent coexister et interagir pacifiquement.
Joseph Weiler évoque même le principe de « tolérance constitutionnelle »21, tandis
que Marcelo Neves parle de l’abandon de tout « narcissisme » des sphères
constitutionnelles22. Les citations croisées entre les juridictions constitutionnelles se
développent ; une sorte de « rationalité partiellement commune et transversale »23
prendrait corps. Mais le tableau est trop beau pour être vrai ! Certes le dialogue des
juges fut source de progrès dans le renforcement de la protection des droits. Mais la
rhétorique du « dialogue » n’est pas une formule neutre, elle sert inévitablement
19
Sur la spécificité des « principes », voir R. Dworkin, Prendre les droits au sérieux, PUF, 1995, p.
73 et s.
20
G. Tusseau, « Un Chaos conceptuel qui fait sens : la rhétorique du constitutionnalisme
global », in J.-Y. Chérot et B. Frydman, La science du droit dans la globalisation, op. cit., p. 207.
21
Voir par exemple J.H.H. Weiler, « Federalism Without Constitutionalism : Europe’s
Sonderweg », in K. Nicolaïdis, R. Howse (dir.), The Feredal Vision : Legitimacy and Levels of Governance
in the United States and the European Union, Oxford University Press, 2001, pp. 54-70.
22
M. Neves, Transconstitucionalismo, op. cit., p. 166.
23
G. Tusseau, op. cit., p. 210.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 185
l’intérêt de ses acteurs24. Recourir par exemple à l’argument de droit comparé pour les
jeunes juridictions constitutionnelles (ce fut notamment le cas en Afrique du Sud ou en
Hongrie25) est une manière de mieux affirmer la légitimité des solutions
jurisprudentielles retenues. Ainsi peut-on plus facilement écarter l’accusation d’une
résolution de conflit relevant d’un pur acte de volonté. En Europe, parler de
« dialogue » offre aux juges nationaux – et peut-être plus souvent encore à la doctrine
– l’illusion d’une indépendance préservée26. On masque de la sorte une réalité qui
ressemble plus, dans un réseau vertical partant de la CEDH, à un dialogue de sourd ou
à un « monologue »… sauf peut-être avec la Cour constitutionnelle de Karlsruhe27.
Enfin, la rhétorique du « dialogue » sert évidemment à valoriser le statut propre des
juges, à mettre en valeur leurs vertus, à justifier leur toute-puissance. La
mondialisation avec les juges ce n’est pas la guerre, c’est le dialogue, le règne des
relations pacifiques, constructives. Les hommes politiques, les peuples, qui n’ont pas
cette sagesse, cet accès à la raison, doivent prendre modèle. Parler de « dialogue des
juges » permet donc de désigner les vrais « acteurs éclairés » de la mondialisation.
Derrière le dialogue se trouve donc la sacralisation de la fonction juridictionnelle
opposée à la turpitude des actions politiques28.
24
Dans le même sens, voir D. Kennedy, « The Mystery of Global Governance », in J.L. Dunoff,
J.P. Trachtman (dir.), Ruling the World. Constitutionalism, International Law, and Global Governance,
Cambridge UP, 2009, pp. 37-68.
25
Au cours des premières années d’activité de la Cour constitutionnelle hongroise, son
président L. Solyom a parlé d’un ensemble jurisprudentiel comme d’une « constitution invisible »,
façonnée en s’inspirant de la jurisprudence de la Cour de Karlsruhe. Voir A. Sajó, « Reading the Invisible
Constitution : Judicial Review in Hungary », 15, Oxford Journal of Legal Studies, 1995, p. 258.
26
Voir en France les fameuses affaires Abdeli et Melki (Cour de cassation 16 avril 2010 puis
CJUE 22 juin 2010). Elles obligeront le nouveau mécanisme de question préjudicielle de
constitutionnalité, inauguré par la révision de l’été 2008, et appelé « question prioritaire de
constitutionnalité » (QPC), à passer sous les fourches caudines du droit de l’Union. Le Conseil
constitutionnel devra revoir son interprétation initiale de la loi organique instituant la QPC (suivi dans sa
nouvelle lecture par le Conseil d’Etat, arrêt Rujovic) pour s’aligner par anticipation sur les exigences de la
Cour de justice. Si la « guerre » des juges fut évitée, le « dialogue » instauré fut bien peu équilibré… Pour
un résumé plus complet, voir S. Pinon, « El sistema constitucional de Francia », ReDCE n°14-2010, pp.
45-47.
27
Voir encore récemment la décision du 24 avril 2013, Base de données antiterrorisme (1BvR
1215/07) dans laquelle la Cour allemande conteste l’interprétation donnée par la CJUE (arrêt Aklagaren
c/ Akerberg du 26 février 2013) du champ d’application des dispositions de la Charte des droits
fondamentaux de l’Union.
28
Pour une déconstruction récente du « mythe du dialogue », voir G. de Vergottini, Au-delà du
dialogue entre les cours. Juges, droit étranger, comparaison (trad. J.-J. Pardini), Dalloz, coll. Rivages du
droit, 2013.
186 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
29
R. Domingo, The new global law, op. cit., p. 125.
30
La condition politique, 2005, p. 541.
31
M. Gauchet, La démocratie contre elle-même, Gallimard, coll. tel, 2002. p. 340. Dans sa thèse
de doctorat (La prééminence du droit dans le droit de la Convention européenne des droits de l’homme,
Paris 1, 2011, publiée chez Bruylant, 2012, préface E. Picard), X. Souvignet souligne bien cette inclination
de la Cour à promouvoir un dépassement de la démocratie par le droit. « Méfiante envers les droits
sociaux, peu généreuse avec les droits spécifiquement politiques, la Convention européenne des droits
de l’homme dresse ainsi le portrait d’un individu seul, rationnel, égoïste et possédant, guettant l’ordre
social et politique d’un œil inquiet et sévère, le suspectant constamment de vouloir rogner sur ses
libertés naturelles et sa propriété ». Il en découle une forme de désétatisation du droit ainsi qu’une
« communauté de droit » tendant à se substituer à la « communauté politique ». Voir aussi C. Colliot-
Thélène, La démocratie sans « démos », Paris, PUF, 2011.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 187
l’OMC par rapport au principe de libre échange ? Une logique de marché et d’efficacité
est-elle compatible avec l’idée de solidarité consubstantielle à celle de droits sociaux ?
Et puis si les partisans de la globalisation se félicitent du mouvement de
« désétatisation » du pouvoir, ils oublient que le visage du pouvoir étatique n’est pas
seulement oppressif, il est aussi un prestataire de services. Affaiblir l’Etat c’est donc
affaiblir aussi l’« Etat providence » et encourager sa privatisation. Or on s’accordera
pour reconnaître que dans la sphère internationale – et même européenne – l’Etat
peine à trouver un successeur efficace en matière de protection des droits sociaux. Si
les progrès dans la garantie du Pacte international relatif aux droits économiques,
sociaux et culturels (PIDESC) ne suffiront pas à imposer une justiciabilité efficace de ces
droits parmi les pays signataires32, la perspective d’un « Etat providence européen »
continue de son côté de s’apparenter à un mirage intégrationniste.
Le second danger réside dans la dévalorisation de la citoyenneté politique. Le
constitutionnalisme global semble maintenir une vision néolibérale de la société en
privilégiant la « forme » juridique au détriment de la « substance » politique. Elle
entretient une approche passive de l’Homme dans la cité. On lui fait la promesse qu’il
sera protégé dans ses droits tout en négligeant de lui rappeler qu’il doit aussi
participer aux affaires. Au-delà, le discours sur le constitutionnalisme global se
développe trop souvent dans le mépris du pouvoir politique étatique. Ce n’est pas
seulement l’appel à une humanisation de la souveraineté étatique par la multiplication
des traités de protection des droits de l’homme qui résonne, mais aussi l’appel à sa
négation. Rafael Domingo considère même la « souveraineté » des Etats comme un
concept dépassé, faisant obstacle à l’édification d’un droit post-national33. Mais cela
revient à négliger le fait qu’en l’absence d’une démocratie mondiale, et même d’une
démocratie européenne, l’Etat demeure le seul lien de rattachement de l’individu à la
communauté politique. Qu’on le déplore ou non, pour la grande majorité des peuples,
l’Etat est encore aujourd’hui la cellule de base de la démocratie, le lieu des élections
majeures, le terrain de légitimation des hommes politiques les plus influents.
Autrement dit, trop dévaloriser l’Etat aujourd’hui revient à dévaloriser l’engagement
32
Ainsi, le Comité des droits économiques, sociaux et culturels (CESCR en activité depuis 1989),
jusqu’alors compétent pour étudier les rapports que les Etats parties lui soumettent tous les cinq ans,
est-il désormais en mesure d’examiner des réclamations individuelles en cas de violation des droits
reconnus par le Pacte (Protocole facultatif adopté par l’Assemblée générale de l’ONU le 10 décembre
2008, ratifié à ce jour par onze Etats et entré en vigueur le 5 mai 2013). Pour plus de détails, C. M.
Herrera, « Le concept de droits sociaux fondamentaux dans la mondialisation », in J.-Y. Chérot, B.
Frydman, La science du droit dans la globalisation, op. cit., p. 179. Egalement du même auteur, « Une
justice internationale pour la protection des droits sociaux ? », Le Monde économie du 5 mars 2013.
33
R. Domingo, The new global law, op. cit., p. 99.
188 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
34
Pour une vision synthétique de l’œuvre du professeur Häberle, voir M. Azpitarte
Sánchez, « Apuntes sobre el pensamiento de Peter Häberle en el contexto de la dogmática alemana »,
Revista de la Facultad de Derecho de la Universidad de Granada, n°6-2003, pp. 345-364.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 189
*
Catedrático de Derecho Constitucional de la Universidad de Granada
1
VON BOGDANDY, A., Founding principles, en VON BOGDANDY, A. & BAST, J. (Eds.), Principles
of European Constitutional Law, Hart/C.H. Beck, New York/Munich, 2010, págs. 11-54; en especial, pág.
51.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 191
2
Cfr., en general, entre otros, ERIKSEN E. O. & FOSSUM, J. E. Democracy in the European Union.
Integration through Deliberation?, Routledge, London, 2000, passim; MICOSSI, S., Democracy in the
European Union, Centre for European Policy Studies, Working Document No. 286, Bruxelles, 2008, pág. 1
y ss.; y RIDOLA, P., Diritto Comparato e Diritto Costituzionale Europeo, G. Giappichelli, Torino, 2010, pág.
307. HABERMAS, J. Zur Verfassung Europas. Ein Essay. (Trad. Esp., La Constitución de Europa, Madrid,
Trotta, 2012, passim).
3
PORRAS RAMÍREZ, J. Mª, Article 10: Representative Democracy, en BLANKE, H. J. &
MANGIAMELI, S. (Eds.), The Treaty on European Union. A Commentary, Springer, Berlin/Heildelberg,
2013, págs. 417-447; en especial, pág. 417.
192 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
4
BLANKE, H. J. Article 1: Establishment and Functioning of the Union, en BLANKE, H. J. &
MANGIAMELI, S. (Eds.), The Treaty on the European Union. A Commentary, Springer, 2013, págs. 45-107;
en especial, pág. 71.
5
Cuesta López, V., “The Lisbon´s Treaty Provisions on Democratic Principles: A Legal Framework
for Participatory Democracy”, en European Public Law, 16 (1), 2010, págs. 123-138; en especial, págs.
126 y ss.
6
BOUZA GARCÍA, L. Democracia participativa, sociedad civil y espacio público en la Unión
Europea, Fundación Alternativas, Madrid, 2010, pág. 16 y, también, GARCÍA MACHO, R., Article 11:
Participatory Democracy, en BLANKE, H. J. BLANKE & MANGIAMELI, S. (Eds.), The Treaty on the
European Union. A Commentary, Springer, Berlin/Heildelberg, 2013, págs. 449-465; en especial, págs.
453.
7
CLOSA MONTERO, C., European Citizenship and New Forms of Democracy, en AMATO, G.,
BRIBOSIA, H., DE WITTE, B., (Eds.), Genèse et destinée de la Constitution européene, Bruyllant, Bruxelles,
2007, págs. 1037-1054; en especial, págs. 1037 y ss.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 193
8
Eriksen, E. O., Governance or Democracy. The White Paper on European Governance, en Jean
Monnet Working Paper, 6, 2001, págs. 22-38; en especial, pág. 34; Bredt, S., Prospects and Limits of
Democratic Governance in the EU, en European Law Journal, 17 (1), 2001, págs. 35-65; en especial, págs.
35 y ss.; DEHOUSSE, R., Misfits: EU Law and the Transformation of European Governance, JOERGES, C &
DEHOUSSE, R. (Eds.), Good Governance in Europe´s Integrated Market, Oxford University Press, Oxford,
2002, págs. 207-248; en especial, págs. 207 y ss; Follesdal A. & Hix, S., Why There is a Democratic Deficit
in the EU? A response to Majone and Moravcsik, en Journal of Common Market Studies, 44 (3), 2006,
págs533-562; en especial, págs. 533 y ss.
9
Menéndez Menéndez, A. J., The European Democratic Challenge. The Forging of a
Supranational Volonté, en European Law Journal, 15 (3) , 2009, págs. 22-308; en especial, pág. 282.
10
Declaración No. 17 sobre el Derecho de Acceso a la Información (O.J. C 191 (1992)), añadida
al Tratado de Maastricht. Acerca de la determinante influencia sueca en la configuración
contemporánea del derecho, vid., Österdahl, I., Openness v. Secrecy: Public Access to Documents in
Sweden and in the European Union, en European Law Review, 23, 1998, págs. 336-358.
194 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
11
Decisión del Consejo 93/731/CE, relativa al acceso público a los documentos del Consejo (DO.
L 340, 31 Diciembre 1993, p. 43); Decisión de la Comisión 94/90/ECSC, EC, Euratom, relativa al acceso
público a los documentos de la Comisión (DO L 46, 18 Febrero 1994, p. 58); y Decisión del Parlamento
Europeo 97/632/CE, ECSC, Euratom, relativa al acceso público a los documentos del Parlamento
Europeo (DO J. 263, 25 Septiembre 1997, p. 27).
12
Vid., Öberg, U., Public Access to Documents After the Entry into Force of Amsterdam Treaty:
Much Ado About Nothing?, en European Integration Online Papers, 8-2, 1998, 1998, http:
//eiop.or.at/eiop/texte/1998-008.htm y RAGNEMALM, H., Démocratie et Transparence: Sur le Droit
General d´Acces des Citoyens de l´Union Européenne aux Documents Détenus par les Institutions
Communautaires, en Scritto in Onore di Giuseppe Federico Mancini, Volume III : Diritto dell´Unione
Europea, Giuffré, Milano, 1998, págs. 809-830.
13
Cfr., GONZÁLEZ ALONSO, L. N., Artículo 42: Derecho de Acceso a los Documentos, en
MANGAS MARTÍN, A. (Dir.) y GONZÁLEZ ALONSO, L. N. (Coord.), Carta de los Derechos Fundamentales
de la Unión Europea. Comentario artículo por artículo, Fundación BBVA, Madrid, 2008, págs. 678-699.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 195
14
EU NETWORK OF INDEPENDENT EXPERTS ON FUNDAMENTAL RIGHTS, Article 42: Right of
Access to Documents, en Commentary of the Charter of Fundamental Rights of the European Union,
Online publication: www.ec. Europa.eu/justice/fundamental-rights/files/networkcommentaryfinal-
en.pdf 2006, págs 336-338; WEGENER, B. W., Article 42 GrCh, en CALLIES, S., & RUFFERT, M. (Eds.),
EUV/EGV Kommentar, C.H. Beck, Munchen, 2011, págs. 366 y ss.
15
Österdahl, I., Openness v. Secrecy…, op. cit., 1998, pág. 336; Harden, I., Citizenship and
Information, en European Public Law, 2 (7), 2001, págs. 163-193; en especial, pág. 167.
196 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
16
DO. L 145/43 (2001).
17
D L 173, 27 Junio 2001, p. 5
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 197
mediante una interpretación “pro libertate”, ha hecho posible una aplicación más
beneficiosa del mismo para los intereses de los ciudadanos que la que cabe deducir, en
ocasiones, de su restrictivo tenor literal. Aún así existe un elevado consenso acerca de
la necesidad de acometer su reforma, a fin de ajustarlo a los relevantes cambios que se
han experimentado desde el momento de su adopción. Tales modificaciones han de
conllevar la restricción del alcance de las relevantes inmunidades que aún poseen las
instituciones, habida cuenta de que las mismas interfieren, de modo no siempre
justificado ni razonable, en el desarrollo de un auténtico derecho de los ciudadanos a
la información18.
Sin embargo, sí ha sido objeto de una positiva modificación del Reglamento,
por iniciativa del Parlamento Europeo, la disposición según la cual “Con arreglo a los
mismos principios, condiciones y límites, las instituciones podrán conceder el acceso a
los documentos a toda persona física o jurídica que no resida ni tenga su domicilio
social en un Estado miembro” (Art. 2.2). Tal norma revela que el ámbito subjetivo del
derecho se extiende más allá de las determinaciones mismas de los Tratados, los
cuales se limitan a reconocer el derecho, en principio, únicamente, a “Todo ciudadano
de la Unión, así como a toda persona física o jurídica que resida o tenga su domicilio
social en un Estado miembro”. Se confirma así una práctica encomiable, seguida por el
Parlamento Europeo, el Consejo y la Comisión, conforme a lo dispuesto en sus propios
reglamentos internos. Aún así, hemos de advertir que, según se deduce del Art. 2.2 del
mencionado Reglamento, estos otros solicitantes no podrán ser considerados, en
sentido estricto, sujetos titulares del derecho, sino meros beneficiarios potenciales de
una facultad, puesta a disposición de los mismos por las instituciones europeas, las
cuales, consiguientemente, podrán, o no, discrecionalmente concederles si de ese
modo lo estiman conveniente u oportuno.
A su vez, cabe constatar la realización simultánea de esfuerzos por adaptar
algunos de los aspectos más indeterminados del Reglamento a las actuales
necesidades. Así ocurre, particularmente, en lo que toca a la fijación del objeto del
derecho. Así, el Reglamento en cuestión establece su propia definición del significado
del término “documento”, que no será considerado únicamente un mero texto escrito,
como lo entendía el Código de Conducta de 1993, sino que hará referencia a “…todo
contenido, sea cuál sea su soporte (escrito en versión papel o almacenado en forma
18
Kranenborg, H. R., Is it Time to Revise the European Regulation on Public Access to
Documents?, en European Public Law, 2 (12), 2006, págs. 251-274; en especial, pág. 258. Vid., al
respecto, muy destacadamente, COM (2007) 185 final, de 18 de Abril de 2008. Libro Verde de la
Comisión Europea, relativo al acceso público a los documentos en poder de las instituciones europeas.
Una revisión.
198 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
19
Reglamento (CE) no. 45/2001, del Parlamento Europeo y del Consejo de Diciembre de 2000,
relativo a la protección del tratamiento y utilización de los datos personales por las instituciones y
organismos de la Comunidad. Cfr., al respecto el relevante caso C-28/08 P. Comisión v. Bavarian Lager
(ECJ 29 Junio 2010). ECR 2010 I-06055.
20
Caso C-353/99 P Council v Heidi Hautala et alii (ECJ 6 Diciembre 2001) ECR 2001 I-09565. En
general, acerca de la jurisprudencia referida a la interpretación y aplicación del Reglamento (CE) No.
1049/2001, relativo al acceso público a los documentos, vid., Heliskoski J. & Leino, P. Darkness at the
Break of Moon. The Case Law on Regulation num. 1049/2001 on Access to Documents, en Common
Market Lawr Review, 43, 2006, págs. 735-781.
21
Casos acumulados T-391/03 and T-70/04, Franchet and Byck v. Comisión, par. 82 (ECJ 2006).
ECR 2006 p. II-2023.
22
AUGUSTYN, M. & MONDA, C., Transparency and Access to Documents in the EU: Ten Years
from the Adoption of Regulation 1049/2001, European Institute of Public Administration. Maastricht,
2011, págs. 17-20; BONDE, P., Transparency and openness. Comment on Transparency, en
www.EUABC.com 2014.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 199
23
GONZÁLEZ ALONSO, L. N., Artículo 42: Derecho de Acceso a los Documentos, op. cit., págs.
667-668.
200 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
24
Flanagan, A., EU Freedom of Information: Determining Where the Interest Lies, en European
Public Law, 4 (13), págs. 595-632.; en especial, pág. 603 y ss.
25
GONZÁLEZ ALONSO, L. N., Artículo 42: Derecho de Acceso a los Documentos, op. cit, pág.
694.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 201
26
ÁLVAREZ GONZÁLEZ, E. M. Artículo 42: Derecho de Acceso a los Documentos, en MONEREO
ATIENZA, C. y MONEREO PÉREZ, J. L. (Eds.), La Europa de los Derechos. Estudio Sistemático de la Carta de
los Derechos Fundamentales, Comares, Granada, 2012, págs. 1143-1170; en especial, pág. 1149.
202 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
27
Art. 3 del Reglamento (EC) No. 1367/2006, del Parlamento Europeo y del Consejo, de 6
Septiembre de 2006, `relativo a la aplicación de las disposiciones del Convenio de Aarhus, relativo al
acceso a la información de las instituciones comunitarias y de sus organismos, la participación pública en
el proceso de toma de decisiones y el acceso a la justicia en asuntos medioambientales.
28
Como sentencias ejemplares, cfr., los Casos acumulados C-39/05 P. y C-52/05 P. Suecia y
Maurizio Turco v. Consejo y Comisión (ECJ 1 Julio 2008) para 36. ECR 2008 I-04723.
29
Caso C-404/10 P. Comisión v Éditions Odile Jakobs SAS (ECJ 28 Junio 2012) para 145. ECR
2012 I-0000.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 203
b. De la Comisión
Asimismo, ha de indicarse que, aunque las reuniones de la Comisión, a
diferencia de las Parlamento, no se llevarán a cabo en público, siendo, además, sus
deliberaciones confidenciales (Art. 9 de su Reglamento interno), lo que no convierte a
esta institución, siquiera “prima facie”, precisamente en un ejemplo de apertura y
transparencia, lo cierto es que la misma ha adoptado un Anexo a su Reglamento que
contiene un “Código de Buena Conducta Administrativa para el personal de la
Comisión Europea en sus relaciones con el público”34, expresivo de su propósito de
acercamiento a los ciudadanos. El mismo dice orientarse a la promoción del buen
gobierno y la garantía de la participación en el mismo de la sociedad civil. Dicho Código
establece, con carácter general: “En los casos en que un ciudadano requiera una
información relativa a un procedimiento administrativo de la Comisión, el personal
velará por que esta información se proporcione en el plazo fijado para el
procedimiento en cuestión”. Así, en relación con la solicitud de documentos, se
establecen normas especiales dignas de ser destacadas. Así, sucede, en particular, con
las “Disposiciones de la Comisión relativas a la aplicación del Reglamento (EC)
30
Adoptado por la Decisión del Parlamento Europeo de 15 Febrero de 1989 y modificado por la
Decisión de 13 Noviembre de 2001.
31
DO C 298, 30.11.2002, p. 1. y DO C 298, 30.11.202, p. 4 (`Aplicación del Acuerdo
Interinstitucional que regula el acceso del Parlamento a los documentos sensibles en la esfera de la
política de seguridad y defensa´).
32
DO C 190, 30.6.2011, p. 2. Reformado por una nueva Decisión de la Mesa del Parlamento
Europeo, de 15 de Abril de 2013.
33
DO L 304, 20.11.2010, p. 47.
34
DO L 55, 5.3.2010, p. 60.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 205
c. Del Consejo
Por su parte, conforme al Art. 10 de su Reglamento, el Consejo dedica el
importante Anexo II del mismo a incorporar unas “disposiciones específicas relativas al
acceso público a los documentos del Consejo”, las cuales se desarrollan “con arreglo a
los principios, condiciones y límites que se definen en el Reglamento (CE) No
35
DO (EC) L 345/95, 29.12.2001 Decisión de la Comisión de 5 de Diciembre de 2001, que
reforma su Reglamento interno (2001/937/EC, ECSC, Euratom).
36
Vid., el Informe de la Comisión acerca de la aplicación en 2012 del Reglamento (CE) No
1049/2001 relativo al acceso público a los documentos del Parlamento Europeo, el Consejo y la
Comisión (COM/2013/0515 final).
206 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
37
DO L 325, 11.12.2009, p. 35 Decisión del Consejo de 1 de Diciembre de 2009, que adopta el
Reglamento del Consejo (2009/937/EU)
38
En el Caso Turco, el Tribunal de Justicia de la Unión Europea hace un llamamiento al Consejo
a fin de que refuerce `el derecho democrático de los ciudadanos europeos a examinar la información
que ha formado la base de un acto legislativo´. Vid., los Casos acumulados C-39/05 P. y C-52/05 P. Suecia
y Maurizio Turco v. Consejo y Comisión (ECJ 1 Julio 2008) para 36. ECR 2008 I-04723.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 207
39
DO L 315 2.12.2009, p. 51. Decisión del Consejo Europeo de 1 de Diciembre de 2009, por el
que adopta su Reglamento interno (2009/882/EU).
40
EDJAHARIAN, V., Article 15: The European Council, en BLANKE, H. J. & MANGIAMELI, S. (Eds.),
The Treaty on the European Union. A Commentary, op. cit., págs. 615-643; en especial, pág. 629.
41
PORRAS RAMÍREZ, J. Mª, Article 10: Representative Democracy, en BLANKE, H. J. &
MANGIAMELI, S. (Eds.), The Treaty on the European Union. A Commentary, op. cit., pág. 424.
208 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
con los más importantes actos protagonizados por esas instituciones. Sin embargo, en
virtud de la potestad de autoorganización que se les reconoce, se faculta a las mismas
para que adopten las disposiciones que permitan un mayor acceso de los ciudadanos a
sus documentos, siquiera en relación al ejercicio de sus funciones administrativas.
42
ARNULL, A., Article 19: The Court of Justice of the European Union, en BLANKE, H. J. &
MANGIAMELI, S. (Eds.), The Treaty on the European Union. A Commentary, op. cit., págs. 759-783; en
especial, pág. 761.
43
DO C 38/2, de 11.12.2012 (2013/C 38/02).
44
ALEMANNO, A. and STEFAN, O, Openness at the Court of Justice of the European Union:
toppling a taboo, en Common Market Law Review, 51 (1), 2014, pp. 97-140; en especial, págs. 108 y ss.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 209
45
CHEVALLIERS-GOVERS, C., Article 13: The Institutions, en BLANKE, H. J. & MANGIAMELI, S.
(Eds.), The Treaty on the European Union. A Commentary, op. cit., págs. 529-586; en especial, pág. 564.
46
DO L 80/42 18.3.2004. Decisión ECB/2004/2, de 19 de Febrero de 2004, por el que se
aprueba el Reglamento del Banco Central Europeo. Y vid., DO L 158/37 16.6.2011 Decisión del Banco
210 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
Decisión es “establecer las condiciones y los límites con los que el Banco Central
Europeo dará acceso al público a sus documentos y promover buenas prácticas
administrativas para dicho acceso” (Art. 1). De acuerdo con dicha normativa se
entenderá por “documento del BCE”, “todo contenido, sea cual fuere su soporte,…que
el BCE expida o tenga en su poder y que se refiera a sus políticas, actividades o
decisiones, así como los documentos procedentes del Instituto Monetario Europeo
(IME) y del Comité de Gobernadores de los bancos centrales de los Estados miembros
de la Unión Europea”.
A este respecto, resulta muy importante subrayar el desmesurado alcance de
las excepciones que se contemplan en la Decisión. Las mismas permiten al Banco
Central Europeo rechazar el acceso a los documentos cuya divulgación pueda socavar
la protección del interés público, entendiendo por tal la confidencialidad de las
deliberaciones de los órganos rectores del BCE; la política financiera, monetaria o
económica de la Comunidad o de un Estado Miembro, las finanzas internas del BCE o
de los BCN, la protección de la integridad de los billetes en euros, la seguridad pública,
las relaciones financieras, monetarias o económicas internacionales; además de la
intimidad y la integridad de la persona, en especial referida a la protección de datos
personales; la confidencialidad de la información protegida como tal por el Derecho de
la Unión y la estabilidad del sistema financiero de la Unión o de un Estado miembro
(Art. 4.1). El Banco Central Europeo podrá rechazar, también, el acceso a los
documentos a fin de proteger los intereses comerciales de personas físicas o jurídicas,
las actuaciones judiciales y el asesoramiento jurídico, el objetivo de las inspecciones,
investigaciones y auditorías, salvo que su divulgación revista un interés jurídico
superior (Art. 4.2). Además, “se denegará el acceso a documentos que contengan
opiniones para uso interno en el marco de deliberaciones y consultas previas en el
seno del BCE o con los BCN, incluso después de adoptada la decisión, salvo que su
divulgación revista un interés público superior” (Art. 4.3). En cuanto a los documentos
de terceros, el BCE consultará a éstos para determinar si es aplicable alguna de las
excepciones del presente artículo. A su vez, a las solicitudes de acceso a los
documentos de la Junta Europea de Riesgo Sistémico, se aplicará la Decisión
JERS/2011/5 47 (Art. 4.4). En todo caso, conforme a la jurisprudencia del Tribunal de
Justicia, cuando una excepción sea aplicable sólo a una parte de un documento
Central Europeo de 9 de Mayo de 2011, que modifica la Decisión ECB/2004/3 `sobre el acceso público a
los documentos del Banco Central Europeo (ECB/2011/6) (2011/342/EU).
47
Elaborado conforme a los nuevos y específicos objetivos conferidos al BCE en relación con el
funcionamiento de la Junta Europeo de Riesgo Sistémico. Vid., DO C 176, 16.6.2011, p. 3, en conexión
con DO L 331, 15.12.2010, p. 162.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 211
solicitado, el resto del documento se divulgará (Art. 4.5). Con carácter general, todas
las excepciones señaladas se aplicarán mientras el contenido de los documentos
justifique su protección. Así, a menos que el Consejo de Gobierno del BCE disponga
otra cosa, las excepciones se aplicarán por un período máximo de treinta años; pero
aquéllas que se basen en la intimidad o los intereses comerciales podrán mantenerse
una vez superado ese plazo (Art. 4.6).
En suma, de acuerdo con las excepciones indicadas, el Banco Central Europeo
se muestra como una institución escasamente transparente, especialmente en lo que
se refiere a las posibilidades de control de su estrategia, el examen de los
procedimientos que sigue y la fiscalización de las decisiones que adopta. Su papel
crucial en el marco de la arquitectura institucional de la Unión monetaria no hace sino
subrayar sus carencias democráticas, de las que su resistencia a divulgar la información
que obra en su poder, garantizando a los ciudadanos el acceso a la misma, no es sino
un testimonio más de su peculiar naturaleza48.
48
AMTENBRINK, F. & VAN DUIN, K., The European Central Bank Before the European
Parliament: Theory and Practice After Ten Years of Monetary Dialogue, en European Law Review, 34-4,
2009, págs. 561-583.
49
DO C 292/10 27.11.2002. Decisión del Banco Europeo de Inversiones `Disposiciones acerca
del acceso público a los documentos´. (2002/C 292/08).
50
DO C 243, 9.8.1997
51
DO C 17, 19.1.2001
52
DO C 332/45 30.12.2006.
212 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
53
Cfr., http:www.eib.org/attachments/strategies/transparency_policy_pdf
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 213
54
En general, cfr., Best, E., Legislative Procedures Alter Lisbon; Fewer, Simpler, Clearer?, en
Maastricht Journal of European and Comparative Law, 15 (1), págs. 85-96. DE WITTE, B. ET ALII,
Legislating Alter Lisbon. New Opportunities for the European Parliament, European University Institute.
Robert Shuman Centre for Advanced Studies, Florence, 2010, passim. CORBETT, R., The Evolving Roles of
the European Parliament and of National Parliaments, en BIONDI, R, EECKHOUT, P & RIPLEY, S. (eds.), EU
Law After Lisbon, Oxford University Press, Oxford, 20102, págs. 249-262.
55
Cfr., el mencionado Anexo X (`Declaración Conjunta del Parlamento Europeo, el Consejo y la
Comisión, de 13 de Junio de2007 sobre disposiciones acerca del procedimiento de codecisión´, DO C
145, 30.6.2007, p.5) y el Anexo XI (`Código de Conducta para las negociaciones en el contexto del
214 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
Por su parte, el Reglamento del Consejo dedica, también, una especial atención
a la publicación de los documentos legislativos, a fin de garantizar el acceso público a
los mismos. Así, inicialmente, el Art. 7 determina que “los documentos presentados al
Consejo que figuren en un punto de su orden del día incluido en la parte
`Deliberaciones legislativas´ se harán públicos, así como los elementos del acta del
Consejo que se refieran a esta parte del orden del día”. Adicionalmente, el Art. 10 del
mencionado Reglamento se remite a las normas especiales sobre acceso del público a
los documentos del Consejo que figuran en el Anexo II del Reglamento. Estas
“Disposiciones específicas relativas al acceso del público a los documentos del Consejo”
representan un considerable avance en relación a las previsiones que establecía el
antiguo Art. 207.3 TCE, que se limitaba a instar al Consejo a que facilitara un mayor
acceso a los documentos en los casos en que dicha institución actuara en ejercicio de
su capacidad legislativa, mas “sin menoscabo de la eficacia de su proceso de toma de
decisiones”.
Entre las Disposiciones específicas hoy vigentes ha de destacarse la que se
establece en su Art. 10, precepto éste que habilita a la Secretaría General de la
institución para que se encargue de dar acceso público al registro de documentos del
Consejo. Su contenido se publicará en Internet, sin perjuicio de lo dispuesto en materia
de tratamiento de datos personales56. A su vez, el Art. 11 se refiere expresamente a los
documentos que se consideran directamente accesibles al público. Así, los de carácter
legislativo hacen referencia a “todo documento establecido o comunicado en el curso
de procedimientos de adopción de actos legislativos”. Una interpretación extensiva
permite hacer accesibles al público, también, “las notas de transmisión y las copias de
cartas que se refieran a actos legislativos”, “los documentos presentados al Consejo
que aparezcan en los puntos del orden del día incluidos en la parte `Deliberaciones
legislativas´”, “las notas presentadas al COREPER y/o al Consejo para su
aprobación…relativas a proyectos de actos legislativos…, así como los proyectos de
actos legislativos…” y “los actos adoptados por el Consejo en el curso de un
procedimiento legislativo ordinario o especial y los proyectos comunes aprobados por
el Comité de Conciliación en el marco del procedimiento legislativo ordinario”.
Una vez que se haya producido la adopción de uno de los actos reseñados, la
Secretaría General hará accesibles al público todos los documentos relacionados con
dicho acto que se hayan elaborado con carácter previo y a los que no sean aplicables
las excepciones indicadas en el Art. 4 del Reglamento 1049/2001, esto es, las notas
informativas, informes, informes de situación e informes sobre la marcha de las
deliberaciones en el Consejo o en alguno de sus órganos preparatorios (“resultados de
los trabajos”), con excepción de los dictámenes y contribuciones del Servicio Jurídico.
Sin embargo, cuando así lo solicite un Estado miembro, no se harán accesibles al
público los documentos indicados que recojan la posición particular de la Delegación
de ese Estado Miembro en el Consejo. Esta determinación se muestra como un
destacado signo de la incompleta y limitada proyección del principio democrático en la
arquitectura institucional de la Unión Europea. Y es que no siempre se alegan
restricciones justificables para limitar el derecho de los ciudadanos a acceder a la
información que maneja el Consejo, lo que explica por qué esta institución, a pesar de
los indudables avances experimentados57, sigue siendo acusada de falta de apertura y
transparencia en su funcionamiento.
III. Conclusión
En resumen, ha de destacarse que, en orden a promover una buena
gobernanza, asegurando la participación de la sociedad civil en el proceso de toma de
decisiones de las instituciones europeas, aun manifestándose progresos apreciables,
queda, aún, un largo camino por recorrer. Lograr una mayor apertura y transparencia
de las instituciones europeas constituye así una tarea pendiente y un desafío
permanente que requiere un compromiso decidido por parte de todos los actores
implicados. Por eso, es absolutamente necesario continuar avanzado en el curso del
proceso político orientado a la definición del modelo europeo de democracia
supraestatal, el cual, lejos de verse completado, ofrece muestras evidentes de sus
carencias más significativas.
_____
57
EDJAHARIAN, V., Article 16: The Council, en BLANKE, H. J. & MANGIAMELI, S. (eds.), The
Treaty on the European Union. A Commentary, op. cit, págs. 645-680.
216 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
RESUMEN: Todo sistema institucional legítimo requiere, hoy en día, desde una
perspectiva democrática, como garantía de buen gobierno, en primer lugar, un
compromiso de apertura y transparencia de sus órganos, que disponga a los mismos
para hacer accesible al público el ejercicio de sus funciones; y, en segundo lugar, el
reconocimiento de los medios necesarios que permitan el desarrollo de las iniciativas
ciudadanas destinadas a la obtención de la información que estimen oportuno solicitar
a aquéllos. Así, además de la creación de un espacio efectivo de libertad, que se
expresa en la dimensión subjetiva del derecho, no es menos importante la vertiente
objetiva que el mismo lleva aparejada, ya que, mediante su realización, se pretende
alcanzar la efectiva limitación y control del ejercicio del poder público por parte de las
instituciones. Por todo ello, el Art. 15.3 TFEU, de forma conjunta con el Art. 42 de la
Carta de los Derechos Fundamentales de las UE reconoce el derecho de los ciudadanos
a acceder a los documentos en poder de las instituciones, órganos y organismos de la
Unión. En este trabajo se analiza la restringida significación alcanzada por tan
trascendental derecho, que pone a prueba la sinceridad de los objetivos apuntados.
Augusto Aguilar
(Universidad de Granada),
218 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
Resumen:
Propongo reflexionar sobre la idea del sujeto del Derecho, elemento desde el que se
erige todo el pensamiento jurídico-político moderno, para tratar de analizar algunos
ejemplos que nos acerquen a observar quién es actualmente el verdadero sujeto del
Derecho. Para ello, el contexto global actual y el desarrollo del proceso de integración
europeo nos servirán como marco de estudio y contestación al paradigma de la
modernidad, pues representan respuestas jurídicas a los problemas actuales en los que
el ciudadano se ha conformado más como consumidor que como sujeto del Derecho.
*
Profesor de Derecho Constitucional de la Universidad de Granada
1
M. FOUCAULT, El sujeto y el poder, Edición electrónica de
http://www.philosophia.cl/biblioteca/Foucault/El%20sujeto%20y%20el%20poder.pdf , Escuela de
Filosofía Universidad Arcis, Trad. Santiago Carassale y Angélica Vitale. Última consulta, 16.06.14.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 219
del conflicto, la “dialéctica” que entraña, como señala magistralmente Carlos de Cabo,
representa una parte fundamental de la evolución del Derecho, y especialmente del
Derecho del Estado Constitucional2. Si observamos la evolución del constitucionalismo
llegamos a la conclusión de que los conceptos utilizados tradicionalmente en la teoría
constitucional surgieron en periodos históricos determinados, con la finalidad de
identificar e institucionalizar conflictos concretos de carácter político, económico y
social3. Especialmente se ha reconocido la utilidad de la teoría constitucional para
identificar los intereses de las clases sociales emergentes frente a aquellas que
ostentaban monolíticamente el poder: primero a la burguesía frente a un sistema
estamental inamovible (impulsando la aparición de conceptos como la división de
poderes, la soberanía nacional, o el propio concepto de ley como voluntad general y de
igualdad formal de los ciudadanos), después al proletariado frente a la burguesía en el
desarrollo de la dialéctica capital-trabajo (con las primeras conquistas en el ámbito del
sufragio universal y el desarrollo del Estado social, el concepto de supremacía
constitucional y la positivización de derechos de contenido social), más tarde a
minorías territoriales o lingüísticas, reconociendo el pluralismo político frente al
centralismo del Estado moderno (con el principio de competencia o el de
subsidiariedad, y la dialéctica autonomía-unidad).
La teoría del Derecho constitucional se ha construido sobre la identificación del
conflicto entre las clases sociales emergentes y aquellas que ostentaban el poder
tradicional del Estado, distinguiendo espacios de libertad, separando y limitando el
poder del Estado ― expresado mediante el Derecho ― frente a la sociedad, para más
tarde articular sus relaciones a través de la Constitución normativa y el Estado social4.
2
C. DE CABO MARTÍN, Dialéctica del sujeto, dialéctica de la Constitución, cit., espec. pp. 35 y ss.
3
Me remito al ensayo de G. ZAGREBELSKY, Historia y Constitución, Trotta, Madrid, 2005, espec.
pp. 29 y ss., que resume esta cuestión de manera brillante planteando una pregunta: «El presupuesto
necesario para cualquier comprensión de Derecho constitucional es por tanto la respuesta a preguntas
del tipo: “¿para qué sirve, aquí y ahora, una constitución?”, “¿para qué un derecho constitucional?”».
4
Todo este bagaje conceptual originado en el siglo XIX, se puede observar en la evolución de las
fuentes del Derecho. F. BALAGUER CALLEJÓN, Fuentes del Derecho, Tecnos, 1991; I. DE OTTO, Derecho
Constitucional. Sistema de Fuentes, Ariel, 10ª ed., 2007. Aunque el Derecho Constitucional como área
científica autónoma no se consolidará hasta finales del mismo siglo con el desarrollo de la doctrina
alemana del Derecho público. BALAGUER CALLEJÓN, F., (Coord.), Manual de Derecho Constitucional,
Tecnos, 2009, pp. 29 y ss. J. A. SANTAMARÍA PASTOR, Principios de Derecho Administrativo General,
Iustel, Madrid, 2006, pp. 193 y ss. También N. MATTEUCCI, Organización del poder y libertad. Historia
del constitucionalismo moderno, Trotta, Madrid, 1998. Por todos me remito a C. DE CABO MARTÍN,
Teoría Histórica del Estado y el Derecho constitucional I, PPU, Barcelona, 1988. Para un análisis de las
etapas del constitucionalismo hasta llegar a la constitución normativa en J. F. BARRILAO SÁNCHEZ,
220 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
8
C. DE CABO MARTÍN, “El sujeto y sus derechos”, Teoría y Realidad constitucional, n.7, 2001, pp.
117 y ss.
9
L. FERRAJOLI, Derechos y garantías. La ley del más débil, Trotta, Madrid, 6ª Ed., 2009, pp. 45 y
ss.
10
C. DE CABO MARTÍN, Dialéctica del Sujeto… cit., pp. 36 y ss. “El sujeto implica la relativización
a él del objeto (objeto del sujeto), pero, sin embargo, se produce en el origen moderno, con la
normativización del Estado y el Derecho privado y público, una primera transformación que relativiza el
derecho subjetivo al objetivo: a) la que define al sujeto como interés jurídicamente protegido; b) la que
lo considera como la facultad o la capacidad de la voluntad reconocida por el ordenamiento jurídico”.
222 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
autodeterminación, sus preferencias, las obligaciones contraídas por cada uno) en una
norma objetiva que regula las relaciones de todos los sujetos conforme al principio de
la igualdad. Justifica de manera racional la existencia y pertenencia del sujeto al Estado
y su vinculación al ordenamiento jurídico estatal. Desarrollaré esta idea en el siguiente
punto.
Junto a la idea del sujeto y la objetivación del Estado, el Derecho moderno
consagra un tercer elemento fundamental, la idea de la soberanía del Estado: el Estado
moderno es soberano hacia el exterior, en sus relaciones con los demás Estados en
condiciones de igualdad, y hacia el interior, enarbolando la supremacía del Derecho
estatal en su propio territorio11. El elemento de la soberanía se vincula a la aparición
del sujeto jurídico. Por ejemplo, la personificación del Estado en Alemania, a la que
acabamos de referirnos, responde a su vez a los debates en una sociedad monárquica
sobre la idea de a quién debe pertenecer la soberanía12 en el Estado moderno, debates
surgidos como reacción a la idea de la soberanía popular de la revolución burguesa 13.
El concepto de soberanía, y sus fundamentos, quedan en la modernidad
profundamente marcados por la idea del sujeto libre y su voluntad individual, que
sirven de cimento racional al desarrollo de la noción moderna de Estado.
Por tanto, sujeto, Estado y Soberanía, son elementos cuya diversa conjugación
permiten la construcción de la Teoría del Derecho moderno, de su funcionamiento y
justificación.
Repetimos. La realidad del “sujeto jurídico” permite reconstruir la idea del
11
Me remito por todos a A. PIZZORUSSO, Justicia, Constitución y Pluralismo, Palestra, Perú,
2007, pp. 57 y ss.
12
Como señala García de Enterría este el comienzo, también, del Derecho Administrativo. La
Personificación jurídica del Estado y su comportamiento ante el Derecho se corresponde con el fruto de
los debates alemanes del siglo XIX sobre la idea de a quién pertenece la soberanía. La conclusión, más
pragmática que racional, es que ésta pertenece al Estado, ni al pueblo ni al rey, sino al Estado. El Estado
es, así, la objetivación del monarca. La Administración, en cambio, es una organización instrumental de
la sociedad, del pueblo. No es voluntad del Estado. Y de ahí a la aparición de la “Teoría del Fisco”, la
separación de los bienes propios del rey de los bienes de la corona (con la consecuente prohibición de
enajenar los bienes del reino). Junto al rey se inserta esta persona ficticia a la que se reconoce
personalidad jurídica privada lo que permite imputarle relaciones de tipo patrimonial e incluso
someterlo a los tribunales ordinarios. Permite el enjuiciamiento de las actividades patrimoniales del
príncipe absoluto. El Estado, no tiene patrimonio, sino poder político, y el Fisco, que no tiene poder
soberano sino sólo patrimonio. E. GARCÍA DE ENTERRÍA, T. R. FERNÁNDEZ, Curso de Derecho
Administrativo, 13ª Ed., Civitas, Navarra, 2006, pp. 30 y ss.
13
Sobre las diferencias históricas entre Soberanía Nacional y Soberanía popular como el
desarrollo del conflicto entre facciones burguesas me remito a A. TORRES DEL MORAL, Estado de
Derecho y Democracia de Partidos, Madrid, Editorial Universitas, 4ª Ed., 2012, pp. 381 y ss.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 223
propio Estado, y a través de la dialéctica entre uno y otro se construyen las bases del
Derecho como “razón objetiva” propia del modernismo. Es en la evolución del
constitucionalismo y la Dogmática del Derecho donde se sustancia la contraposición
entre el Estado y el sujeto, entre lo objetivo y lo subjetivo14. Por ello el
constitucionalismo no es sino la conjunción de la contraposición entre las nociones de
sujeto individual y soberanía del Estado, definiéndose como: la evolución de los
mecanismos para ordenar y limitar el poder soberano en garantía del ejercicio de los
derechos de los ciudadanos –sujetos individuales-.
14
C. DE CABO MARTÍN, Dialéctica del sujeto…, cit.
224 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
15
I. GUTIÉRREZ GUTIÉRREZ, Dignidad de la persona y derechos fundamentales, Marcial Pons,
Madrid, 2005. p. 125. Especialmente me remito a la introducción del mismo autor en E. DENNINGER, y
D. GRIMM, Derecho constitucional para la sociedad multicultural, Trotta, Madrid, 2007, pp. 20-25.
16
Como recuerda L. FERRAJOLI, Garantismo. Una discusión sobre derecho y democracia, Trotta,
Madrid, 2006: «no tengo dificultad para admitir que en mi opinión, […] democracia y constitución
tienden a confundirse: a condición, sin embargo, de que constitucionalismo y democracia […] sean
entendidos uno en el sentido de “democracia constitucional” y el otro en el sentido de
“constitucionalismo democrático”.
17
«La democracia representativa implica la distinción entre representantes y representados,
entre gobernantes y gobernados. En estas circunstancias la necesidad de hacer valer, conforme al
principio democrático, la superior autoridad del pueblo frente a la autoridad del gobernante, no ofrece
otra posibilidad ni otra alternativa que la de establecer, por el propio pueblo, una ley suprema…en
contraposición a los poderes constituidos, ordenados y limitados en la Constitución aparece de ese
modo, como poder previo, ilimitado y total el poder constituyente», P. DE VEGA GARCÍA, La reforma
constitucional y la problemática del poder constituyente, Tecnos, Madrid, 1985, p. 25.
18
F. BALAGUER CALLEJÓN, Fuentes del Derecho, cit., p.33., describiendo las diferencias o
paralelismos entre los conceptos de democracia y democracia constitucional que a continuación
veremos.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 225
19
P. DE VEGA, cit.
20
Ver nota 20.
21
Citado por C. DE CABO, Dialéctica del sujeto…, cit.
22
B. ACKERMAN, “Constitutional law/ constitutional politics”, Harvard Law Review, n. 99, 1989,
pp. 453 y ss.
23
“Preguntarse a quién, a qué autoridad pertenece el poder de hacer una Constitución, es
preguntarse a quién corresponde hacer el espíritu de un pueblo”. G. HEGEL, Principios de la Filosofía del
Derecho o Derecho Natural y Ciencia Política, Edhasa, Barcelona, 1988, p. 1 y ss.
226 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
24
Como analizó Weber, las instituciones evolucionaron en occidente de un modo
progresivamente racional (sistemas de autoridad racional-legal) partiendo de la importancia dada a las
elecciones que hacen los actores entre medios y fines, elección realizada conforme a reglas,
regulaciones y leyes universalmente determinables (derivadas de grandes estructuras como la religión,
la burocracia y la economía). Me remito a la obra G. RITZER, Teoría sociológica moderna, Mc Graw Hill,
México, 5ª Ed., 2002, pp. 32 y ss.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 227
25
Obviamente me refiero a la tradición continental, consciente de que no expongo las
diferencias de pensamiento en Gran Bretaña o Estados Unidos. Para ello me remito a M. FIORAVANTI,
Los derechos fundamentales: apuntes de historia de las constituciones, 6ª Ed. Madrid, Trotta, 2009.
26
M. FOUCAULT, El sujeto y el poder, cit.
27
N. BOBBIO, El tiempo de los derechos, Editorial Sistema, Madrid, 1991, Trad. Rafael de Asís
Roig, pp. 37 y ss.
228 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
28
Cfr. C. DE CABO, El sujeto y sus derechos, cit…
29
Cfr. C. DE CABO. Dialéctica del sujeto… cit. pp. 68 y ss.
30
Cfr. C DE CABO, Dialéctica del sujeto… cit. pp. 68 y ss.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 229
31
H. HELLER, Escritos políticos, Madrid, Alianza, 1985, p 322. En E. CARMONA CUENCA, “El
principio de igualdad material en la jurisprudencia del Tribunal Constitucional”, Revista de Estudios
Políticos, n. 84, 1994, pp. 265 y ss.
32
P. RIDOLA, P., “La parlamentarización de las estructuras institucionales de la Unión Europea
entre democracia representativa y democracia participativa”, Revista de Derecho Constitucional
Europeo, n.3, 2005.
33
Cfr. SADURSKI, W., “Law’s legitimacy and democracy plus”, Oxford journal of legal studies,
vol. 26, n.2, 2006, pp.337-409.
230 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
34
F. BALAGUER CALLEJÓN, Fuentes del Derecho, cit.
35
Será mérito de Santi ROMANO el desarrollo de la “teoría institucionalista” que reconocerá
una pluralidad de ordenamientos actuantes bajo el Estado, sobre el Estado, junto al Estado o contra el
Estado. S. ROMANO, S., L'Ordinamento Giuridico, Sansoni Editore. Florencia, 1945. En español, trad. S.
Martín-Retortillo Baquer, El ordenamiento jurídico, Instituto de Estudios Políticos, Madrid, 1963 pp. 146
y ss. Ver N. BOBBIO, Teoría dell'Ordinamento giuridico, Giappichelli, Torino, 1960, pp. 185 y ss. Dirá
Modugno que, siendo el positivismo jurídico la metodología que determina en la voluntad soberana la
fuente suprema del derecho del Estado, existen voluntades que regulan ámbitos de la actividad humana
que son ordenameintos jurídicos (plurales) en cuanto constan de reglas de conducta efectiva y eficaces
reconducibles a una voluntad que la impone y la hace valer, es decir que “el pluralismo ordinamental no
es más que la consecuencia rigurosa del positivismo”, p. 287. Estos ordenamientos plurales deben
reconocerse para entrar en relación y este mismo autor considerará que las relaciones entre
ordenamientos deben ser siempre de coordinación”, F. MODUGNO, Legge-ordinamento giuridico.
Pluralitá degli ordenamenti, Giuffré, Milán, 1985, p. 145. Los principios de estructuración constitucional
de las fuentes pueden ser observados siempre como diferentes formas de resolver el conflicto y la lucha
entre poderes territoriales. Poderes en competencia. Así por ejemplo, ya Alexander HAMILTON, al
exponer los resultados de la supremacía constitucional de los Estados federados de América había
señalado que la relación jerárquica de una fuente sobre otra depende de la fuerza política de la que es
expresión ( la Constitución prevalece sobre la ley puesto que aquella es expresión directa del pueblo,
mientras que la ley es expresión de los representantes del pueblo), ver A. HAMILTON, The federalist or,
the new Constitution, Nueva York, 1787-1788, nº LXX-VIII. Vergottini advierte que la titularidad del
poder es, además, una de las claves de la comparación: “la titularidad del poder soberano puede
corresponder a sujetos individuales o colectivos y el poder es ejercido en la práctica por órganos
siguiendo el principio de la concentración o el de la distribución del poder. Las modalidades del ejercicio
del poder aluden a la formación de la decisión política y a su ejecución, siendo necesario observar que la
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 231
38
R. GUASTINI, “Bobbio, sobre la norma fundamental y la regla de reconocimiento”, Analisi e
Diritto, 2005, pp. 204 y ss
39
P. HÄBERLE, Pluralismo y Constitución. Estudios de Teoría Constitucional de la sociedad
abierta, Tecnos, Madrid, 2002, p. 108.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 233
40
C. DE CABO MARTÍN, “Constitucionalismo del Estado social y Unión europea en el contexto
globalizador”, Revista de Derecho Constitucional Europeo, n. 11, 2009. Igualmente Dialéctica del Sujeto y
dialéctica de la Constitución, cit.
41
Me remito, para un resumen de la evolución de estas ideas en el ámbito de la dogmática
alemana del siglo XX a I. GUTIÉRREZ GUTIÉRREZ, “Gestación, recepción y vigencia: la teoría de la
constitución y el Derecho Constitucional de Konrad Hesse”, Revista Española de Derecho Constitucional,
n. 100, 2014, pp. 403-423.
42
Ver a estos efectos M. AZPITARTE SÁNCHEZ, “Apuntes sobre el pensamiento de Peter Häberle
en el contexto de la dogmática alemana”, Revista de la Facultad de Derecho de la Universidad de
Granada. Monográfico sobre Fuentes del Derecho y Argumentación Jurídica, n. 6, 2003, pp. 345 y ss.
43
L. MARTÍNEZ ROLDÁN y J.A. FERNÁNDEZ SUÁREZ, Curso de teoría del Derecho y metodología
jurídica, Ariel , Madrid, 1994, pp. 5 y ss.
234 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
44
Pedro Cruz Villalón, en un excurso sobre la capacidad de los Tribunales constitucionales para
impregnar o no de legitimidad democrática la acción política considera: «¿Qué factores han contribuido
a este cambio en la posición de los tribunales? Creo que aquí puedo expresarme en términos muy
elementales. El primero de los motivos es el cambio en el canon o parámetro de la constitucionalidad
desde 1945, así como con ocasión de los constitutional moments que tuvieron lugar sucesivamente en
Europa, en particular el de 1989. Estos cambios se han producido ciertamente ya como cambios en la
gramática de la Constitución, baste evocar la noción “dignidad de la persona” Pero aun sin necesidad de
cambios gramaticales, hemos asistidos a cambios en la “reinterpretación” de nociones no sólo
preexistentes sino incluso coetáneas a la propia Constitución: así, la noción de que la ley “es igual para
todos”. V. P. CRUZ VILLALÓN, “Legitimidad «activa» y legitimidad «pasiva» en el espacio constitucional
europeo”, Teoría y Realidad Constitucional, n. 33, 2014, p. 146.
45
P. HÄBERLE, El Estado Constitucional, (Trad. H. Fix-Fierro), Instituto de investigaciones
jurídicas, Serie Doctrina Jurídica, N. 47, UNAM, México D.F., 2003, p. 170.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 235
46
Cfr. L. DUGUIT, Las transformaciones generales del Derecho privado desde el Código de
Napoleón, trad. de C.G. POSADA, Analecta, Madrid, 1921 p. 21. Para un análisis de las teorías de Duguit
y sus seguidores me remito a J. AGUDO GONZÁLEZ, “Evolución y negación del derecho subjetivo”,
Revista digital de Derecho Administrativo, n.5, 2011, pp. 9-42.
47
Para un análisis de las teorías de Duguit y sus seguidores me remito a J. AGUDO GONZÁLEZ,
“Evolución y negación del derecho subjetivo”, Revista digital de Derecho Administrativo, n.5, 2011, pp.
9-42.
48
Ver P. GROSSI, La primera lección de Derecho, Marcial Pons, Barcelona, 2006, pp. 24 y ss
49
Por todos ver F. GALGANO, La Globalizzazione nello spechio del Diritto , Il Mulino, Bolonia,
2005.
236 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
sociedad, y del sujeto de Derecho con la dignidad humana, en tanto que identidad
forjada en la Sociedad.
El fenómeno de la globalización, por tanto, vuelve a transformar el tridente del
Estado moderno. Si de la dialéctica Sujeto-Estado-Soberanía, la Constitución normativa
y la democracia constitucional alteraron el elemento Estado convirtiéndose en Sujeto-
Constitución-Derecho, ahora, debido al fenómeno de la globalización la idea de
Soberanía estatal parece también caer de este axioma, y el Estado contemporáneo
parece sustituir la propia idea de sujeto por la de Sociedad. De suerte que los
fundamentos del Estado constitucional actual se sustenta sobre la dialéctica: Sociedad-
Constitución-Derecho.
Pero si el sujeto es observado ahora desde la perspectiva de la “dignidad
humana” y el Derecho se fundamenta en la Sociedad y la identificación de los sujetos
con la sociedad, entonces, es ahora el momento de señalar que, precisamente por el
desarrollo de la globalización, los procesos de integración y cooperación internacional
han hecho que el Estado constitucional contemporáneo se encuentre en crisis. Parece
que se han disuelto, no sólo los elementos de la construcción del Derecho moderno,
sino que, junto a la paulatina desaparición del concepto de Estado, y de su vinculación
al Derecho, está desapareciendo la propia idea de sujeto, y se ve avocada a una nueva
comprensión totalizadora o uniforme provocada por la globalización, especialmente la
globalización económica.
50
J. H. H. WEILER, “Does Europe need a constitution? Demos, telos and the German Maastricht
decision” , European Law journal, 1995, p. 219 y ss. J. HABERMAS, “So, Why Europe need a
Constitution?”, www.iue.it/RSC/EUReform02.pdf , última consulta 24.04.2008. Este reconocimiento no
renuncia a la paradigmática búsqueda de la unidad que durante siglos ha sido premisa esencial del
Derecho
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 237
51
Ver F. MASTROMARTINO, “La soggettività degli individui nel diritto internazionale”, Diritto e
questioni pubbliche, n. 10, 2010, pp. 415-437.
52
M. DÍEZ DE VELASCO, Instituciones de Derecho Internacional Público, Tecnos, Madrid, 1973, p.
55
53
Sentencias del Tribunal de Justicia (SSTJ) de 5 de febrero de 1963, asunto Van Gend en Loos,
C-26/62; y de 15 de julio de 1964, asunto Costa contra ENEL, C-6/64. En relación con la tutela judicial
efectiva las posibilidades de invocación por los particulares de pretensiones subjetivas ante el juez
fundadas en derecho europeo me remito a la STJ UPA. C-50/00, de 25 de julio de 2002 y sentencia de 13
de marzo de 2007, Unibet, C-432/05. Igualmente a la STJ de 2 de abril de 1998, asunto Greenpeace, C-
321/95 y STPI de 3 de mayo de 2002, asunto Jegó-Quéré, T-177/01.
54
Ver Dictamen del Tribunal de Justicia 1/09, de 8 de marzo de 201, párrafos 65 y ss.: “De una
jurisprudencia reiterada del Tribunal de Justicia resulta que, a diferencia de los tratados internacionales
ordinarios, los tratados constitutivos de la Unión han creado un nuevo ordenamiento jurídico, dotado de
instituciones propias, en favor del cual los Estados han limitado, en ámbitos cada vez más amplios, sus
derechos de soberanía y cuyos sujetos no son únicamente los Estados miembros, sino también sus
nacionales (véase, en especial, las sentencias de 5 de febrero de 1963, Van Gend en Loos, 26/62, Rec.
238 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
p. 1 y ss., especialmente p. 3, y de 15 de julio de 1964, Costa, 6/64, Rec. p. 1141 y ss., especialmente
p. 1149). Los rasgos esenciales del ordenamiento jurídico comunitario así creado son, en particular, su
primacía sobre los Derechos de los Estados miembros, así como el efecto directo de toda una serie de
disposiciones aplicables a sus nacionales y a ellos mismos (véase el dictamen 1/91, de 14 de diciembre
de 1991, Rec. p. I-6079, apartado 21). Como resulta del artículo 19 TUE, apartado 1, el Tribunal de
Justicia y los órganos jurisdiccionales de los Estados miembros garantizan el respeto de ese
ordenamiento jurídico y del sistema jurisdiccional de la Unión. Además, incumbe al Tribunal de Justicia
garantizar la autonomía del sistema jurídico de la Unión, así creado por los Tratados (véase el dictamen
1/91, antes citado, apartado 35).”
55
Me remito a la paradigmática Sentencia Maastricht del Tribunal Constitucional Federal
Alemán de 12 de octubre de 1993 traducida al español en la Revista de Instituciones Europeas, vol. 20, 3,
1993 (Ver, J. BAQUERO CRUZ, “The Legacy of the Maastricht-Urteil and the pluralist movement”, EUI
Working Papers, Robert Schuman Centre for advanced Studies, 2007/13, p. 13). Igualmente la Sentencia
del TCFA de 30 de junio de 2009 sobre el Tratado de Lisboa (2 BvE 2/08, 2 BvE 5/08, 2 BvR 1010/08, 2
BvR 1022/08, 2 BvR 1259/08,2 BvR 182/09). Se mantienen las dudas en las recientes sentencias del
Tribunal Constitucional Federal Alemán, y a la cuestión prejudicial planteada por éste órgano al Tribunal
de Justicia de la Unión Europea Tribunal Constitucional Federal, 2 BvR 1390/12 de 18 de marzo de 2014
y BVerfG, 2 BvR 2728/13 de 14 de enero de 2014.
56
Así se observa por ejemplo en sus valores expresados en el artículo 2 TUE: «La Unión se
fundamenta en los valores de respeto de la dignidad humana, libertad, democracia, igualdad, Estado de
Derecho y respeto de los derechos humanos, incluidos los derechos de las personas pertenecientes a
minorías. Estos valores son comunes a los Estados miembros en una sociedad caracterizada por el
pluralismo, la no discriminación, la tolerancia, la justicia, la solidaridad y la igualdad entre mujeres y
hombres».
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 239
57
Ver F. BALAGUER CALLEJÓN, “La Constitución y las fuentes del derecho”, en ALVAREZ CONDE,
E., (coord.) Administraciones públicas y Constitución, INAP, Madrid, 1998.
58
Por todas me remito a la STJ Simmenthal, C- 106/77, de 9 de marzo de 1978. Las diferencias
entre los conceptos de unidad y uniformidad se desarrollarían desde la diferencia entre principios de
producción del Derecho (unidad) y principios de aplicación del Derecho (uniformidad). Esta
diferenciación puede advertirse en J. F, SÁNCHEZ BARRILAO, “Relación entre el Derecho de la Unión
Europea y el Derecho de los Estados miembros”, Revista de Derecho Constitucional Europeo, n. 2, 2004;
Igualmente, en cuanto a las diferencias entre los conceptos de pluraslimo y pluralidad de
ordenamientos, diferencia basada en la distinción anterior, ver E. CANNIZZARO, “Il pluralismo
240 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
dell’ordinamento giuridico europeo e la questione della sovranità”, Quaderni Fiorentini, n. 31, 2002, pp.
245 y ss.
59
Queda en manos del Consejo a través de un procedimiento legislativo especial en el que el PE
tendría el papel de asentir o disentir a los planteamientos de aquel. Por otro lado, la elaboración del
inmenso significado que ha acogido el principio de no discriminación se debe a la jurisprudencia del
TJUE, por lo que, podría decirse, que su desarrollo y sus efectos se han hecho depender, en defensa de
las minorías, de la casuística y del planteamiento de cuestiones concretas. Es decir, el principio de no
discriminación, permite su invocación directa frente a los poderes públicos, pero correctamente
invocado ante los jueces nacionales surtiría efectos intersubjetivos, caso por caso, en relaciones jurídicas
concretas: no supone ningún tipo de garantía de participación democrática de las minorías en la toma
de decisiones de la Unión Europea, que es lo que aquí nos interesa.
60
Entre la amplísima jurisprudencia, a modo de ejemplo, me remito a las Sentencias del TJUE
Angonese, de 6 de junio de 2000, C-281/98; Sotgiu, C- 152/73, de 12 de febrero de 1974 o Allúe, C-
33/88, de 30 de mayo de 1989.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 241
61
Sobre la teoría de los contralímites me remito a F. VECCHIO, Primazia del diritto europeo e
salvaguardia delle identitá costituzionali. Effetti asimmetrici dell’europeizsazione dei controlimiti,
Giapiccheli Editore, Turín, 2012.
62
La sentencia del Tribunal Constitucional Federal Alemán puede encontrarse traducida al
español en la Revista de Instituciones Europeas, vol. 20, 3, 1993.
63
Sentencia del TCFA de 30 de junio de 2009 sobre el Tratado de Lisboa (2 BvE 2/08, 2 BvE
5/08, 2 BvR 1010/08, 2 BvR 1022/08, 2 BvR 1259/08,2 BvR 182/09)
64
Tribunal Constitucional Federal, 2 BvR 1390/12 de 18 de marzo de 2014. E ID. BVerfG, 2 BvR
2728/13 de 14 de enero de 2014
65
Permítase la cita a A. AGUILAR CALAHORRO, “La decision Pringle en el proceso de
constitucionalización de la Unión Europea”, Revista Española de Derecho Constitucional, n. 101, 2014, en
prensa.
66
Sobre la idea de uniformidad o de utilización de una errónea “Teoría colectiva de la
democracia” en las últimas decisiones de Tribunales constitucionales como el Alemán en decisiones
como la 2 BvR 1390/12 de 18 de marzo de 2014 me remito a P. ELEFTHERIADES, “Democracy in the
Eurozone”, en W. G. Ringe y P. Huber, (eds.), Legal Cahallenges arising out of the Global Financial Crisis:
Bail-outs, The Euro, and Regulation; Hart Publishing, Oxford, 2013.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 243
67
C. DE CABO MARTÍN, Dialéctica del sujeto…, cit., p. 106 y ss.
68
El art. 2 TCEE establece que «La Comunidad tendrá por misión promover, mediante el
establecimiento de un mercado común y la aproximación progresiva de las políticas de los Estados
miembros, un desarrollo armonioso de las actividades económicas en el conjunto de la Comunidad, un
desarrollo continuo y equilibrado, una mayor estabilidad, una creciente elevación del nivel de vida y un
estrechamiento de las relaciones entre los Estados miembros».
69
Este modelo se instaura sobre la misión de promover un Mercado Común, una Unión
aduanera, y el desarrollo de políticas comunes promovidas mediante la armonización de las
legislaciones estatales desde el Consejo por un procedimiento basado en la unanimidad. Algunas
políticas están previstas formalmente por el Tratado, como la política agrícola común (artículo 38 a 47),
la política comercial común (artículos 110 a 116) y la política común de transportes (artículo 74 a 84).
Otras pueden lanzarse en función de las necesidades, como precisa el artículo 235 que estipula que: «
Cuando una acción de la Comunidad resulte necesaria para lograr, en el funcionamiento del mercado
común, uno de los objetivos de la Comunidad, sin que el presente Tratado haya previsto los poderes de
acción necesarios al respecto, el Consejo, por unanimidad, a propuesta de la Comisión y previa consulta
al Parlamento Europeo, adoptará las disposiciones pertinentes».
70
D. CHALMERS, European Union Law, Cambridge University Press, Cambridge, 2007, pp. 510 y
ss.
244 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
71
C. DE CABO MARTÍN, Dialéctica del sujeto…, cit., p. 106 y ss
72
Ibídem.
73
Ibídem.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 245
74
Me remito a mi trabajo A. AGUILAR CALAHORRO, “La reciente jurisprudencia supranacional
en materia de vivienda (la eficacia de la directiva 93/13/CE y la tutela de los derechos de los ciudadanos
por el TJ”, en I. SÁNCHEZ RUIZ DE VALDIVIA y M. OLMEDO CARDENETE (Dirs.), Desahucios y ejecuciones
hipotecarias. Un drama social y un problema legal, Tirant Lo Blanch, Valencia, 2014, pp. 509 y ss.
75
De nuevo A. AGUILAR CALAHORRO, “La decision Pringle en el proceso de
constitucionalización de la Unión Europea”, Revista Española de Derecho Constitucional, n. 101, 2014,
pp. 337 y ss..
246 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
76
Me remito a E. GUILLÉN LÓPEZ, “Derecho constitucional y posmodernidad (sobre el
fundamento del derecho según Derrida)”, en F. BALAGUER CALLEJÓN (Coord), Derecho Constitucional y
Cultura. Estudios en Homenaje a Peter Häberle, Tecnos, Madrid, 2004, pp. 301 y ss.
77
M. FEATHERSTONE, Consumer Culture and Postmodemism. Sage, Londres, 1991, pp. 83 y ss.
78
J. F. LYOTARD, La condición posmoderna, Cátedra, Madrid, 1998. p. 37 y ss.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 247
79
C. DE CABO MARTÍN, Dialéctica del sujeto…, cit.,
80
L. ROBBINS, Ensayo sobre la naturaleza y significación, The London School of Economics,
mayo 1935 disponible en http://www.eumed.net/cursecon/textos/robbins/c3.htm).
81
A. DIRLIK, “The Global in the Local”, en R. WILSON y W. DISSANAYAKE (Eds.), Global/Local.
Cultural Production and the Transnational Iminary. Londres, Duke University Press, 1998, pp. 30 y ss.
82
L. HUBER, Consumo, cultura e identidad en un mundo globalizado. Un estudio de caso en los
Andes, Instituto de Estudios Peruanos, Lima, Perú, 2002, pp. 57 y ss.
248 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
83
Desde mediados de la década de 1970 según J. R. CAPELLA, Fruta Prohibida. Una
aproximación histórico-teorética al estudio del derecho y del estado, Madrid, Trotta, 1997, p. 238, este
fenómeno advierte una interrelación total entre elementos y factores a escala global: la sociedad, la
economía, la cultura, la política, la naturaleza... etc. Todo interfiere en todo y todo depende de todo con
un sentido ideológico, añade M. I. GARRIDO GÓMEZ, Las transformaciones del Derecho en la sociedad
global, Aranzadi, Madrid, 2010. Este aumento de la complejidad relacional, articulada y sustanciada a
escala planetaria influye en todos los ámbitos, de manera que algunos autores han hablado de que no
existe un fenómeno de globalización, sino “muchas globalizaciones”, en muy diversos ámbitos y con
velocidades diversas. S. PÉREZ GONZALEZ, El Derecho en la Sociedad Global del Riesgo, REDUR, n.6,
2008, p. 96. M. CARBONEL, “Globalización y Derecho”, consultado en:
www.bibliojuridica.org/libros/3/1086/3.pdf Así, por globalización comprendemos una “intensificación
de las relaciones sociales en todo el mundo, por las que se enlazan lugares lejanos de tal manera que los
acontecimientos locales están configurados por acontecimientos que ocurren a muchos kilómetros de
distancia”. Así, la globalización explicaría conceptualmente que la quema de un Corán por un
telepredicador ultracatólico en Florida en apenas 12 días desemboque en el asesinato de 12 personas en
Afganistán.
84
Al ser un fenómeno del hombre la globalización se encuentra vinculada a todas las esferas del
ser humano, encontrando como paradigma el ámbito económico y jurídico, que curiosamente
interrelacionan y se confunden en exceso. Así la globalización explicaría, por ejemplo, que la escasa
calidad de algunos productos vendidos por una empresa americana no sólo pueda tener repercusiones
negativas para esa empresa (pongamos su quiebra) sino que desencadene rápidamente una crisis
económica mundial, y suponga inmediatamente el endeudamiento de sujetos, e incluso de Estados
enteros, muy alejados, aun cuando nunca hayan comprado directamente tales productos. Si el producto
es un producto financiero, llamado hipoteca subprimes y una de las empresas que lo comercializaban se
llama Lehman Brothers Holdings Inc rápidamente comprendemos que en este ejemplo, a priori
exagerado, ha dejado de señalarse que la calidad de aquel producto ha desembocado en el rescate
financiero de estos Estados (Grecia, Portugal, Irlanda, España. Chipre), rescate en el que se implican
muchos otros Estados (y las Instituciones Europeas), y que ello trasciende el ámbito puramente
económico y ha provocado, además, el cambio de las políticas de esos Estados hacia el recorte
generalizado de los derechos sociales, y en algún que otro lugar, desemboque en una revuelta
ciudadana, en la dimisión en bloque del gobierno de turno y en la reforma de la propia constitución
nacional (Islandia o España). A. GIDDENS, Consecuencias de la modernidad, Alianza, Madrid, 1993, pp.
67-68.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 249
85
C. DE CABO MARTÍN, Dialéctica del sujeto…, cit.,p 136. Igualmente, M. HARDT Y A. NEGRI,
Multitud, Debate, Barcelona, 2004.
86
L. HUBER, Consumo, cultura …, cit. p. 14 y ss.
250 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
87
J. BAUDRILLARD, La sociedad de consumo. Sus mitos, sus estructuras, Ed. Siglo XXI, Madrid,
2009
88
A. GIDDENS, Consecuencias de la modernidad,1ª Ed., Madrid, Alianza, 1993.
89
L. HUBER, Consumo, cultura e identidad en el mundo globalizado. Estudios de caso en los
Andes, Instituto de Estudios Peruanos, Lima, 2002, p. 14.
90
"Merced al rápido perfeccionamiento de los instrumentos de producción y al constante
progreso de los medios de comunicación, la burguesía arrastra a la corriente de la civilización a todas las
naciones, hasta a las más bárbaras. Los bajos precios de sus mercancías constituyen la artillería pesada
que derrumba todas las murallas de China y hace capitular a los bárbaros más fanáticamente hostiles a
los extranjeros. Obliga a todas las naciones, si no quieren sucumbir, a adoptar el modo burgués de
producción, las constriñe a introducir la llamada civilización, es decir, a hacerse burgueses. En una
palabra: se forja un mundo a su imagen y semejanza" C. Marx y F. Engels, Manifiesto del Partido
Comunista.
91
Z. BAUMMAN, Trabajo, consumismo y nuevos pobres. Barcelona. Gedisa. 2000. “El mismo
papel central que jugaban el trabajo, el empleo, la ocupación, la profesión, en la sociedad moderna,
ahora en la sociedad contemporánea lo asume la elección del consumidor”. ID. Libertad. Madrid.
Alianza. 1992.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 251
92
L. HUBER, Consumo, cultura e identidad… cit.
93
N. GARCÍA CANCLINI, “Consumidores y ciudadanos”, Diálogos de la Comunicación, n. 30,
1991, http://www.dialogosfelafacs.net/
252 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
Aunque esta idea, desde una perspectiva constitucional sobre el sujeto del
Derecho, puede parecer un disparate (y quizás lo sea), lo cierto es que globalización y
capitalismo han coadyuvando al desarrollo de un nuevo tipo de sistema social
innegable: el sistema de consumo de la sociedad moderna. La sociedad de consumo es
definida por Bauman como “una cultura de hombres y mujeres integrados a la
sociedad más que nada como consumidores. Aspectos de la cultura del consumidor,
explicables solamente en términos de la lógica del mercado, se imponen sobre todos
los otros aspectos de la vida contemporánea -si es que queda algún otro aspecto no
afectado por los mecanismos del mercado. Por lo tanto, cada componente de la
cultura se convierte en una mercancía y queda subordinado a la lógica del mercado,
fuese a través de mecanismos directos y económicos o indirectos y psicológicos. Todas
las percepciones y expectativas... están moldeados dentro de una nueva institución
"fundacional" -el mercado94”.
Así que debemos lidiar con que vincular hoy día al sujeto histórico al concepto
de consumidor sería relegar el espacio público al ámbito del mercado. Pero, ¿por qué
no asumirlo por un momento en esta pequeña reflexión si es de facto asumido en el
ámbito político y jurídico? Véase la reforma del artículo 135 CE que dispone sin
tapujos que el Estado y todos los sujetos deben someterse políticamente a la lógica
acreedor-deudor (la regla de oro del equilibrio presupuestario y el compromiso
constitucional de preeminencia del pago de la deuda soberana sobre cualquier otra)95.
94
Z. BAUMAN, Legisladores e intérpretes: sobre la modernidad, la posmodernidad y los
intelectuales, Ediciones de la Universidad nacional de Quilmes, Buenos Aires, 1997, pp. 116 y ss.
95
Por todos me remito a J. F. SÁNCHEZ BARRILAO, “La crisis de deuda soberana y la reforma de
artículo 135 de la Constitución española”, Boletín Mexicano de Derecho Comparado, n. 137, 2013, pp.
679-712
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 253
96
A. DIRLIK, “Chinese History and the Question of Orientalism”, History and Theory, n. 4, 1996,
pp. 96 y ss.
97
R. ROBERTSON, Glocalización: tiempo-espacio y heterogeneidad-homogeneidad, Zona
Abierta, 2000, pp. 92-93.
98
B. DE SOUSA SANTOS, La Globalizaicón del Derecho. Los nuevos caminos de la regulación y la
emancipación, Facultad de Derecho, Ciencias Políticas y Sociales de la Universidad Nacional de
Colombia-Instituto Latinoamericano de Servicios Legales Alternativos, Bogotá, 2002, pp. 56 y ss. Ver una
exposición más amplia de las diversas definiciones de Globalizaicón en M. I. GARRIDO GÓMEZ, Las
transformaciones del Derecho en la sociedad global, cit., pp. 17-23.
254 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
Como señala Bauman: “... el conflicto entre ricos y pobres significaba estar
amarrados por toda la vida en una dependencia mutua [capital/trabajo], y esta
dependencia significaba la necesidad de conversar y buscar compromisos y acuerdos.
Eso se da cada vez menos. No queda muy claro acerca de qué los nuevos ricos
"globalizados" y los nuevos pobres "globalizados" podrían conversar, por qué deberían
sentir la necesidad de llegar a compromisos y qué tipo de modus coexistendi
mutuamente acordado podrían buscar99”. En este caso, sin embargo, los nuevos ricos y
pobres tienen aún una dependencia fundamental si se observa en términos de
consumo. Los productores necesitan de consumidores y, especialmente, prestarán
atención a las preferencias de los consumidores. La lógica del mercado de consumo
supone que cuantas más personas tengan acceso al consumo mayores beneficios
obtendrán los productores, mayor demanda, mayor valor de los productos…
Y el problema del posible acceso inmediato al consumo o a aquellos bienes de
valor superior también ha planteado en la sociología la investigación sobre las
“Instituciones de facilitación del consumo”: instituciones de crédito que favorecen la
masificación del consumo en clases medias y bajas. Tomás Moulián ha investigado este
tipo de acceso al crédito como una posible “Democratización del crédito”100. Las
instituciones de financiación y facilitación del consumo pueden observarse, como hace
este autor, como una forma de facilitación de la participación de la ciudadanía
mediante el consumo. Ciertamente, como señala Tomás Moulian, estas instituciones
permiten, por un lado, aminorar la rigidez de los ingresos y permiten igualmente
aminorar la carencia de políticas sociales por parte del Estado; y por otro lado
repercuten positivamente directamente en el ámbito político: en el Estado de
bienestar.
Frente a esta idea podría argumentarse, con razón, que el acceso al crédito ha
supuesto precisamente el origen del desastre económico y financiero en el que se
encuentra ahora Europa. Pero, ciertamente este desastre del abuso de las entidades
de crédito no ha sido provocado por los consumidores o deudores, sino por las propias
entidades de crédito. Como señala Moulian, la vigilancia de las condiciones sociales,
laborales, económicas que dan lugar al crédito, realmente son auto-vigiladas por los
consumidores, pues, “consumado el deseo hedonista el consumidor crediticio debe
transformarse en un cliente austero, que cumple para permanecer en la cadena del
placer adquisitivo”101. Moulian no es un ingenuo, pues comprende que el crédito y el
99
Cfr. Z. BAUMAN, Globalization: The Human Consequences, Nueva York, Columbia University
Press, 1998, p. 44.
100
T. MOULIAN, El Consumo me consume, LOM Ediciones, Santiago de Chile, 1998, pp. 38 y ss.
101
Ibídem, p. 41
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 255
102
N. GARCÍA CANCLINI, “Consumidores y ciudadanos”, Diálogos de la Comunicación, n. 30,
1991, http://www.dialogosfelafacs.net/
103
Ver D. GRIMM, “Does Europe need a Constitution”, en GOWAN, P., y ANDERSON, P., (eds),
The question of Europe, Maxwell, Londres-Nueva York, 1997, pp. 254 y 255. En el mismo sentido,
centrado en las posibilidades de integración de Europa a través de una constitución ver también, D.
GRIMM, “Integración por medio de la constitución. Propósitos y perspectivas en el proceso europeo de
constitucionalización”, Teoría y Realidad Constitucional, n.15, 2004, pp. 53-69. Para un análisis sobre las
256 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
diversas posturas ver R. BUSTOS GISBERT, La Constitución red: un estudio sobre supraestatalidad y
constitución, IVAP, Bilbao, 2005. pp. 80-87.Esencialmente ver J. HABERMAS, Facticidad y Validez (sobre
el derecho y el estado democrático de derecho en términos de teoría del discurso), quinta edición, Trotta,
Madrid, 2008, especialmente el capítulo dedicado a “Política deliberativa: un concepto procedimental
de democracia”, pp. 363-406. O también, J. HABERMAS, J., “Reply to Grimm”, en GOWAN, P., y
ANDERSON, P., (eds) The question of Europe, cit., p. 264.
104
N. GARCÍA CANCLINI, “Consumidores y ciudadanos”, cit.
105
A lo citado anteriormente añado P. HÄBERLE, “La Constitución como cultura”, Anuario
Iberoamericano de Justicia Constitucional, n. 6, 2002
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 257
106
En este sentido ver J. PEY IVARS, “Alienación y consumo”, Revista Internacional de Filosofía,
n. 51, 2010, pp. 59-75
258 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
Léanse estas leyes desde la perspectiva del consumo como lenguaje social y
construcción de la identidad, pero también piénsese ahora en el papel que podría
jugar la Constitución como marco de regulación de las elecciones de los consumidores
y los productores.
La anomia se produce cuando se incumplen las siguientes leyes: a) Los fines
culturales como deseos y esperanzas de los miembros de la sociedad. b) Unas normas
que determinen los medios que permitan a las gentes acceder a esos fines. c) El
reparto de estos medios. Estas “leyes” sociológicas merecen su reflexión desde la
perspectiva constitucional y desde el marco de la Constitución económica, pero para
ello debe identificarse claramente al sujeto de estas normas constitucionales: un
sujeto legítimamente consumidor.
7. CONCLUSIONES
Por supuesto, no niego que ni siquiera yo estoy convencido de la bondad de
esta idea. No faltan críticas. Como señala Fernando Panesso “El consumo no es la
medida del progreso ni de la felicidad, ni es el medio de democratizar la vida. Es el
medio por el cual se preserva la discriminación y el poder. Es la expresión de la esencia
de la sociedad de clases. Se quiere eliminar en nuestros días el lastre que pesa sobre el
objeto ocioso, sobre la concupiscencia, sobre la carga de significaciones con los cuales
la mente humana lo ha revestido, quiere desinvestirlo de ese ropaje de signo de poder,
de jerarquía, de status, de distinción, de ese toque aristocrático, pero no, no puede
[…]. Detrás de la producción capitalista; detrás del consumo y detrás de la teoría del
valor, se esconde una subjetividad del ser humano”107.
Quizás sea cierto que “sólo una sociedad autónoma, de individuos autónomos,
lúcida, que pueda darse para si sus propias leyes, su propia autoinstitución, su propia
autogestión, su propio autogobierno puede llevar a cabo el proyecto humano en esta
mansión planetaria”. Pero sólo he pretendido forzar un poco lo políticamente correcto
en el pensamiento constitucional y por un momento observar las razones del
posmodernismo, pues creo que ciertamente, cuando los constitucionalistas tratamos
de determinar el contenido esencial de un derecho, de analizar procedimientos de
decisión, de teorizar sobre el Estado y su legitimidad, sobre la Democracia, la
aplicación y producción del Derecho… Cuando tratamos de objetivar lo subjetivo y
debatimos sobre el sistema político, nos olvidamos de dos ideas esenciales: qué es lo
que hace feliz al hombre en su día a día, que es lo que realmente quiere cada persona,
107
F. PANESSO, “El consumo de la ideología consumista”, Tendencias, n. 1, 2009, pp. 63 y ss.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 259
dónde está el sujeto individual en la abstracción del Derecho público, dónde quedan
las esperanzas personales de cada sujeto… tan distinto…
El profesor Juan Carlos Rodríguez lo expresa de manera lúcida y penetrante
respecto de los pensadores marxistas, pero creo que estas palabras que a continuación
utilizo bien se podrían aplicar a los teóricos del Derecho:
“el capitalismo ha conseguido lo que nosotros jamás hemos planteado, ha dado
en la clave de todo, es el problema de la subjetividad, la gente quiere ser feliz (…), pero
nosotros nos hemos olvidado del yo, de la explotación del yo, qué tipo de subjetividad
nos ha creado el capitalismo pues ¡nacemos capitalistas! (…): la gente quiere ser feliz y
nosotros no hemos dado ni un solo horizonte de felicidad, de subjetividad, ni uno solo.
Nos hemos preocupado de miles de cuestiones públicas, para entendernos, pero ni de
una sola cuestión privada. El marxismo no ha dado ni una sola alternativa, las tiene
todas para poderlo hacer, pero no hemos hecho nada, solo hablar de un «humanismo»
barato, pequeño burgués, no desde la felicidad del sexo a la felicidad del cuerpo, no
hemos hablado de las mujeres ni del miedo a la muerte, los sueños, las angustias
personales, todas esas cosas que son la vida de cada persona y no tenemos más que la
vida. Lo hemos excusado todo como con urgencia… Tenemos que hacer los planes
quinquenales, tenemos que luchar en las guerrillas, tenemos que vencer en tal sitio; de
acuerdo, todo eso ha sido muy importante, pero al llegar a tu casa luego te encuentras
solo y la soledad duele”108”.
108
J. C. RODRÍGUEZ, De qué hablamos cuando hablamos de Marxismo, Akal, Madrid, 2013, p.
156.
260 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
V
Sessão de Encerramento
Jorge Miranda
(Universidade de Lisboa)
262 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
Jorge Miranda
1
Der Kooperative Verfassungsstaat, na tradução para português, publicada no Brasil, Estado
Constitucional Cooperativo, por Marcos Augusto Maliska e Elisete Antoniuk (Rio de Janeiro, 2007), págs.
4 e 10 e segs.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 263
3. Agora, Portugal.
Depois de muitos anos de incompreensão e de isolamento perante as grandes
transformações do mundo e de hostilidade contra as Nações Unidas – os anos do
regime autoritário findo em 1974, há quarenta anos – Portugal reabriu-se à
comunidade internacional e retomou a tradição ecuménica de fraternidade entre os
povos que haviam marcado os momentos mais altos da sua história.
Conforme consta do texto constitucional de 1976 (após sucessivas revisões):
– Portugal rege-se nas relações internacionais pelos princípios da
independência nacional, do respeito dos direitos do homem, dos direitos dos povos, da
igualdade entre os Estados, da solução pacífica dos conflitos internacionais, da não
ingerência nos assuntos internos dos outros Estados e da cooperação com todos os
outros povos para a emancipação e o progresso da humanidade (art. 7º, nº 1) 2;
– Portugal preconiza o estabelecimento de um sistema de segurança coletiva,
com vista à criação de uma ordem internacional capaz de assegurar a paz e a justiça
nas relações entre os povos (art. 7º, nº 2);
– Portugal reconhece o direito dos povos à autodeterminação e independência
e ao desenvolvimento (art. 7º, nº 3);
2
Sobre o art. 7º da Constituição, cfr., por todos, J. J. GOMES CANOTILHO e VITAL MOREIRA,
Constituição da República Portuguesa Anotada, I, 4ª ed., Coimbra, 2010, págs. 239 e segs.; JORGE
MIRANDA e RUI MEDEIROS, Constituição Portuguesa Anotada, I, 2ª ed., Coimbra, 2010, págs. 148 e segs.
264 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
3
Cfr. Curso de Direito Internacional Público, 5ª ed., Parede, 2012, págs. 334 e segs., e Manual de
Direito Constitucional, II, 7ª ed., Coimbra, 2013, págs. 49-50.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 265
4
Cfr. JORGE MIRANDA, Curso …, cit., págs. 170 e segs., e Autores citados.
266 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
5
V. Diário, n°s 13, 30, 31, 32 e 35, respetivamente págs. 272, 786, 811, 849 e 942 e 945. Cfr.
ainda a comemoração do 30º aniversário da Declaração Universal pela Assembleia da República em 13
de dezembro de 1978 (Diário, 1ª legislatura, 3ª sessão legislativa, nº 18, págs. 619 e segs.).
6
Assim, Curso..., cit., págs. 297 e segs. e autores citados.
7
V. A Declaração Universal e os Pactos Internacionais de Direitos do Homem, Lisboa, 1977, pág.
XII, e Manual..., IV, 5ª ed., Coimbra, 2012, págs. 183 e segs.
8
Como repositório de princípios gerais de Direito internacional, a Declaração Universal não
precisava ser publicada. Foi-o, no entanto (Diário da República, de 9 de março de 1978), para que
houvesse um texto oficial português.
9
Cfr. as várias perspetivas de AFONSO QUEIRÓ, Lições de direito administrativo, Coimbra, 1976,
págs. 325-326; VIEIRA DE ANDRADE, Declaração Universal dos Direitos do Homem, in Polis, II, 1984, págs. 11
e segs.; PAULO OTEERO, Declaração Universal dos Direitos do Homem: a inconstitucionalidade de normas
constitucionais, in O Direito, 1990, págs. 603 e segs.; JORGE BACELAR GOUVEIA, A Declaração Universal dos
Direitos do Homem e a Constituição portuguesa, in Ab vno ad omnes, obra coletiva, Coimbra, 1998,
págs. 925 e segs.; JOSÉ DE MELO ALEXANDRINO, A estruturação do sistema de direitos, liberdades e garantias
na constituição portuguesa, II, Coimbra, 2006, págs. 328 e segs.; CARLOS BLANCO DE MORAIS, Justiça
constitucional, I, 2ª ed., Coimbra, 2006, pág. 70; J. J. GOMES CANOTILHO e VITAL MOREIRA, op. cit., I, 4ª ed.,
pág. 367.
268 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
10
Considerando a Declaração Universal elemento relevante para a formulação de juízo de
inconstitucionalidade, por exemplo, o acórdão nº 222/90 do Tribunal Constitucional, de 20 de junho, in
Diário da República, 2ª série, nº 215, de 17 de setembro de 1990. Diferentemente, acórdão nº 99/88, de
28 de abril, ibidem, 2ª série, nº 193, de 22 de agosto de 1988.
Cfr. outrossim referências à Declaração Universal em, por exemplo, parecer nº 2/81 da
Comissão Constitucional, de 13 de fevereiro, in Pareceres, XIV, pág. 265; acórdão nº 63/85 do Tribunal
Constitucional, de 16 de abril, in Diário da República, 2ª série, nº 133, de 12 de junho de 1985; acórdão
nº 287/90, de 30 de outubro, ibidem, 2ª série, nº 42, de 20 de fevereiro de 1991; acórdão nº 507/94, de
14 de julho, ibidem, 2ª série, nº 285, de 12 de dezembro de 1994.
11
Cfr. (já há quase 40 anos) HENC VAN MARSEVEN e GER VAN DER TANG, Written Constitutions –
Computerized Comparative Study, Nova Iorque e Alphen aan der Rijn, 1978, págs. 189 e segs.
12
JORGE CAMPINOS, Direito Internacional dos Direitos do Homem, Coimbra, 1984, pág. 12.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 269
II
13
O texto inicialmente aprovado pelo Plenário da Assembleia Constituinte apenas se referia aos
direitos, liberdades e garantias (v. Diário, nº 35, reunião de 21 de agosto de 1975, págs. 941 e segs.). Foi
a Comissão de Redação que o alargou a todos os direitos fundamentais.
14
No acórdão nº 121/2010, de 8 de abril (Diário da República, 2ª série, de 28 de abril de 2010),
o Tribunal Constitucional não considerou, apesar disso, inconstitucional o casamento homossexual, por
entender que o art. 16º, nº 2 da Constituição não funcionava quando conduzisse a uma solução menos
favorável do que a resultante de interpretação endógena da Constituição, e isso em nome da
preferência de normas de protecção mais elevada. Mas, salvo o devido respeito, sem razão.
270 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
Em primeiro lugar, faltaria saber, in casu, qual o nível de protecção mais elevado e quem deve
tê-lo. Tal nível não se alcança não diferenciando aquilo que é, em si mesmo, diferente e não dando mais
protecção àqueles que, potencial ou efectivamente, assumem a responsabilidade de criar, educar e
manter filhos.
Em terceiro lugar, na lógica do acórdão, o art. 29º da Declaração Universal, sobre deveres, e o
art. 30º, sobre adstrições ao respeito da liberdade de outros ou não teriam sentido ou não estariam
abrangidos pela receção operada pelo art. 18º, nº 2 da Constituição.
15
Ou do desenvolvimento económico (art. 45º da Constituição da Guiné-Bissau).
16
O art. 22º atenua (ou atenuava, principalmente, antes de 1982) as implicações da
Constituição económica no domínio destes direitos.
17
Antes de 1982, deveriam ainda ter-se em conta os arts. 14º (direito de asilo), 15º, nº 2, 1ª
parte (garantia da cidadania), 16º, nº 3 (família), e 27º, nº 1 (fruição cultural). E, antes de 1997, o art. 7º,
2ª parte (direito a proteção igual contra qualquer discriminação).
18
Cfr., ainda quanto ao art. 12º da Declaração, em face do art. 26º, nº 1 da Constituição, o
acórdão nº 442/2007, de 14 de agosto, in Diário da República, 1ª série, nº 175, de 11 de setembro de
2007.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 271
normas constitucionais mas também os que aditem novos direitos ou novas faculdades
de direitos com base na cláusula aberta do art. 16º, nº 1.
19
Na revisão constitucional de 1982 foi proposta, sem êxito, uma referência expressa à
Convenção. V. Diário da Assembleia da República, II legislatura, 1ª sessão legislativa, 2ª série, 3º
suplemento ao nº 108, págs. 3332(103) e segs.
20
Cfr., entre outros, acórdão nº 547/98, de 23 de setembro, in Diário da República, 2ª série, de
15 de março de 1999; acórdão nº 75/99, de 3 de fevereiro, ibidem, 2ª série, de 6 de abril de 1999; ou
acórdão nº 412/2000, de 4 de outubro, ibidem, de 21 de novembro de 2000.
21
V., por exemplo, acórdão nº 121/97, de 19 de fevereiro, ibidem, 2ª série, nº 100, de 30 de
abril de 1997. Para uma visão mais ampla, com elementos comparativos e prospetivos, v. M. DAVID
SZYMEZAK, La Convention Européenne des Droits de l’Homme et le juce constitutionnel national, Bruxelas,
2007, ou MARCELO NEVES, Transconstitucionalismo, São Paulo, 2009, págs. 116 e segs.
22
V. a demonstração da sua não vigência atual, in Manual..., II, cit., págs. 44 e 45.
23
Curso …, cit., págs. 152-153; Manual …, II, págs. 145 e 146.
272 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
24
Sobre normas constitucionais inconstitucionais, v. Manual..., VI, 4ª ed., Coimbra, 2013, págs.
14 e segs., e autores citados.
25
Nesta linha, LEONOR BELEZA e MIGUEL TEIXEIRA DE SOUSA, Direito de associação e associações, in
Estudos sobre a Constituição, obra coletiva, III, Lisboa, 1979, pág. 175. Cfr. JOSÉ DE OLIVEIRA ASCENSÃO,
Direito de autor e direitos fundamentais, in Perspectivas constitucionais, obra coletiva, II, 1997, pág. 189.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 273
vai muito além tanto da Declaração Universal quanto dos Pactos Internacionais de
1966. Com efeito, tirando princípios de civilização tão incontestáveis que seria
escusado à Constituição proclamá-los (como os dos arts. 4º e 6º da Declaração) e um
princípio específico de Direito internacional (como o do art. 15º, nº 1), poucas são as
proposições que tenham um conteúdo mais preciso que o das normas constitucionais
ou que nelas não tenham correspondência. São apenas os arts. 15º, nº 2, 2ª parte
(direito de mudar de cidadania), 17º, nº 2 (na medida em que a proibição de privações
arbitrárias da propriedade deve abarcar quer a propriedade privada, quer a
propriedade comunitária e quaisquer outras que venham a existir), 24º (direito de
todas as pessoas, e não só dos trabalhadores, ao repouso e aos lazeres) e os arts. 29º e
30º (deveres e limites dos direitos).
O ponto só ganharia acuidade se, por hipótese, em eventual revisão
constitucional, se diminuísse o seu elenco de direitos, o que se não afigura
conjeturável.
III
12. Não tem a Constituição de 1976 nenhuma cláusula geral sobre o exercício
dos direitos – quer de todos e quaisquer direitos, quer de alguma categoria de direitos
em particular. Uma razão histórica bem conhecida determinou sobretudo que assim
fosse: o receio – comprovado pela experiência do § lº do art. 8º da Constituição de
1933 e revivido intensamente em 1975 – de que tal cláusula pudesse frustrar a
atribuição dos direitos, liberdades e garantias, abrindo caminho a que os detentores
do poder viessem, na prática, a derrogar os preceitos constitucionais e a transformar o
regime em autoritário ou totalitário26.
Mas encontra-se uma cláusula geral no art. 29º da Declaração Universal dos
Direitos do Homem, onde não só se afirma que o indivíduo tem deveres para com a
comunidade, “fora da qual não é possível o livre e pleno desenvolvimento da sua
personalidade”, como se prescreve que no gozo dos direitos e das liberdades
“ninguém está sujeito senão às limitações estabelecidas pela lei com vista
exclusivamente a promover o reconhecimento e o respeito dos direitos e liberdades
dos outros e a fim de satisfazer as justas exigências da moral, da ordem pública e do
26
Assim, a intervenção do Deputado Oliveira e Silva, presidente da 2ª Comissão da Assembleia
Constituinte, in Diário, nº 30, de 13 de agosto de 1975, pág. 784.
274 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
27
Sobre o art. 29º, nº 2, da Declaração Universal, v., por exemplo, RENE MARCIC, Devoirs et
limitations apportées aux droits, in Revue de la Commission Internationale des Juristes, IX, nº 1, 1968,
págs. 73 e segs.; ALDO CORASANITI, Note in tema di diritti fondamentali, in Diritto e società, 1990, págs.
203 e segs.; The Universal Declaration on Humman Rights – A Commentary, obra coletiva, Oslo, 1992,
págs. 449 e segs.
28
Cfr. MARIA LEONOR BELEZA e MIGUEL TEIXEIRA DE SOUSA, op. cit., loc. cit., pág. 175; JÓNATAS
MACHADO, O regime concordatário entre as “Libertas Ecclesiae” e a liberdade religiosa, Coimbra, 1993,
pág. 95, nota; EDUARDO CORREIA BAPTISTA, Direito internacional público – conceito e fontes, I, Lisboa, 1998,
págs. 431-432, nota; J. J. GOMES CANOTILHO e VITAL MOREIRA, op. cit., I, págs. 368 e 369; JORGE REIS NOVAIS,
As restrições aos direitos fundamentais não expressamente autorizadas pela Constituição, 2ª ed.,
Coimbra, 2010, págs. 520 e segs.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 275
verdade, deixar de ser o mesmo que preside à consagração dos direitos fundamentais
e é no contexto da Declaração das Nações Unidas que deverá ser entendido.
Em terceiro lugar, não se afigura que do art. 18º, nº 2, da Constituição se retire
ou deixe de se retirar argumento decisivo quanto à aplicação do art. 29º, nº 2, da
Declaração. E isso porque são de espécies diferentes as restrições a que alude aquele
preceito e os limites contemplados neste29. O art. 18º, nº 2, diz respeito a certos
direitos e afeta o seu conteúdo; o art. 29º, nº 2, contempla condições gerais que
incidem sobre todos os direitos e que têm que ver com o seu exercício. O art. 29º, nº
2, não é, pois, nova fonte de restrições de direitos, liberdades e garantias; situa-se,
sim, ao nível da regulamentação (e dai a referência que nele se encontra a lei)30.
29
Sobre a diferença entre restrições e limites ao exercício de direitos, Manual..., IV, cit., pág.
346.
30
No sentido da admissibilidade ou da relevância do art. 29º, nº 2, BERNARDO XAVIER, Direito da
greve, Lisboa, 1984, pág. 93; NUNO E SOUSA, A liberdade de imprensa, Coimbra, 1984, pág. 264; RUI
MEDEIROS, Ensaio sobre a responsabilidade civil do Estado por actos legislativos, Coimbra, 1992, pág. 342;
LUÍS PEREIRA COUTINHO, Sobre a justificação das restrições a direitos fundamentais, in Estudos em
homenagem ao Prof. Doutor Sérvulo Correia, obra coletiva, I, Coimbra, 2010, págs. 564 e 565. E
acórdãos nºs 166 e 173 da Comissão Constitucional, de 24 de julho e 18 de dezembro de 1979, in
apêndice ao Diário da República, de 3 de julho de 1980; ou acórdão nº 6/84 do Tribunal Constitucional,
de 18 de janeiro, in Diário da República, 2ª série, de 2 de maio de 1984.
31
Cfr. Manual..., IV, cit., págs. 302 e segs. e autores citados.
276 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
limites à publicidade das audiências dos tribunais)32 33; não se identifica com certa
moral religiosa, embora, precisamente por se tratar de uma moral social, não possa
desprender-se (ou desprender-se por completo) das influências religiosas e culturais
presentes na sociedade34. É nesta perspetiva que cabem limites ao exercício dos
direitos por causa do respeito pela integridade moral das pessoas (cfr. art. 25, nº 1, da
Constituição) ou da boa-fé nas relações jurídicas públicas e privadas35.
d) Não raro, na experiência histórica, a invocação da “ordem pública” tem sido
feita como conceito ou preceito beligerante contra a liberdade. Mas a ordem pública –
conjunto de condições externas necessárias ao regular funcionamento das instituições
e ao pleno exercício dos direitos – tem carácter instrumental, não se justifica de per si,
só vale na medida em que propicia a realização da ordem contemplada no art. 28º, nº
2, da Declaração ou da ordem constitucional democrática mencionada no art. 19º, nº
2, da Constituição36 37 38.
32
Neste sentido, acerca do art. 1093º, nº 1, alínea c), do Código Civil, o acórdão nº 128/92 do
Tribunal Constitucional, de 1 de abril, in Diário da República, 2ª série, de 24 de julho de 1992.
33
Cfr. ROBERTO CORTESE, Moralità pubblica e buon costume, in Enciclopedia del Diritto, XXVI,
1977, pág. 59: a remissão não recetícia operada pelo Direito à Moral cria um nexo entre um dado
estático e um elemento dinâmico, através da referência a um parâmetro (a moralidade pública), que
está sujeito a uma mutação contínua.
34
Cfr., sobre o problema à face do art. 4º da Constituição de 1933, JOSÉ H. SARAIVA, Lições de
introdução ao direito, Lisboa, 1962-1963, págs. 410 e segs.; MÁRIO J. MARQUES MENDES, A moral
constitucional, in O Direito, 1970, págs. 247 e segs.; MIGUEL GALVÃO TELES, Direito constitucional português
vigente, Lisboa, 1971, págs. 8-9; JORGE MIRANDA, Ciência política e Direito constitucional, II, Lisboa, 1972-
1973, págs. 116 e segs. E à face da Constituição atual, JOSÉ LAMEGO, “Sociedade aberta” e liberdade de
consciência, Lisboa, 1985, pág. 61 e JORGE REIS NOVAIS, As restrições..., cit., págs. 483 e 484.
35
Cfr. ANTÓNIO MENEZES CORDEIRO, Da boa-fé no Direito civil, II, Lisboa, 1984, págs. 1160 e segs.
36
Ou, como escrevemos noutro lugar (Ordem pública, in Verbo, XIV, pág. 735), só vale enquanto
permite a realização do bem comum aferido pelo equilíbrio entre liberdade e autoridade que é fonte de
paz.
Cfr. LIVIO PALADIN, Ordine pubblico, in Novissimo Digesto Italiano, XII, 1957, págs. 130 e segs.;
YVES MADIOT, Droit de l’homme et libertés publiques, Paris, 1976, págs. 128 e segs.; GUIDO CORSO, Ordine
pubblico, in Enciclopedia del Diritto, XXX, 1980, págs. 1057 e segs.; GREGORIO PECES-BARBA, Etica, poder y
Derecho – Reflexiones ante el fin del siglo, Madrid, 1995, págs. 115 e segs.; BELOUBET-FRIER et alii, La
dénaturation des libertés publiques, in Revue du droit public, 1993, págs. 242 e segs.; MARIE CAROLINE
VINCENT-LEGOUX, L’ordre public. Étude de droit comparé interne, Paris, 2001; JORGE REIS NOVAIS, As
restrições..., cit., págs. 475 e segs.
37
Cfr. os tipos de crimes contra a ordem e a tranquilidade pública dos arts. 295º e segs. do
Código Penal.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 277
38
A segurança interna, que com a defesa da legalidade democrática e dos direitos dos cidadãos,
é uma das finalidades da polícia (art. 272º, nº 1, da Constituição), reconduz-se, parcialmente, à ordem
pública.
278 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
Adicional39.
Esses preceitos referem-se também, contudo, a “saúde pública” e a “segurança
nacional” e, o art. 10º, nº 2, da Convenção, a “integridade territorial”; e terão de se
conciliar com a Declaração Universal, porquanto não a podem contrariar, sob pena de
inconstitucionalidade, em virtude do art. 16º, nº 2, da Constituição.
16. O conceito de abuso do direito do art. 334º do Código Civil, conexo com
“limites impostos pela boa-fé, pelos bons costumes ou pelo fim económico e social dos
direitos”, deve, outrossim, ser reinterpretado à luz do art. 29º, nº 2, da Declaração
Universal40.
39
Sobre a ordem pública na Convenção Europeia, cfr. S. MARCUS HELMONS, Les exigences du
maintien de l’ordre et leurs limites, in Liceité en droit positif et références légales aux valeurs, págs. 495 e
segs.; e sobre sociedade democrática, FRANÇOISE ELENS, La notion de démocratie dans le cadre des
limitations aux droits de I’homme, in Documentação e Direito comparado, 1998, nº 9, págs. 165 e segs.
40
Sobre abuso de direito, v., por todos, CASTANHEIRA NEVES, Questão de facto – questão de direito
ou o problema metodológico da juridicidade, Coimbra, 1967, págs. 513 e segs.; ou ANTÓNIO MENEZES
CORDEIRO, Tratado de Direito Civil Português, I – Parte Geral, tomo IV, Coimbra, 2005, págs. 239 e segs.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 279
Peter Häberle
Einleitung:
auch als Ausstellung präsentierten Prachtband1 wurde aus Anlass des 50-jährigen
Bestehens der Corte die Verfassung von 1947 von Seiten und mit den Mitteln der
Kultur, Kunst und Wissenschaft gefeiert. Die einzelnen Artikel der Verfassung von 1947
und die zugehörigen großen Judikate der Corte wurden zugleich im Kontext von
Erläuterungen berühmter Verfassungsrichter illustriert. Große Dokumente, Gemälde
und Zeichnungen aus der Kulturgeschichte Italiens bis hin zu Beispielen moderner
Malerei, etwa im Blick auf das Arbeitermilieu und historische Schlachtengemälde
sowie Allegorien über die Gerechtigkeit, wurden dokumentiert. Hier einige Beispiele
aus diesem kulturwissenschaftlich-verfassungsjuristisch einzigartigen bibliophilen
Werk, das eine Ausstellung dokumentiert hat:
- zu Art. 4 (insbes. Recht auf Arbeit): Gemälde einer alten Seidenspinnerei,
streikender Arbeiter, auf Reisfeldern tätiger Frauen, eines pflügenden Bauern, einer
Baustelle: die Arbeit wird hier zwar traditionell, aber in ihrer ganzen Vielfalt
dokumentiert, konsequent angesichts des Art. 1 Satz 1: „auf die Arbeit gegründete
Republik“
- zu Art. 9, 33 und 34 (insbes. Umwelt, Kultur, Landschaft, Schule):
Michelangelos Entwurf des Grabmals für Leo X. und Clemens VII., ein Frauenportrait
aus der Renaissance, das Autograph N. Machiavellis zur Einleitung seiner „Discorsi“
(vor 1531), ein Portrait eines Humanisten, mehrerer Astronomen (beide 16. Jh.), das
Autograph eines Manuskripts von G. Galilei (1616), eine Ansicht von Venedig (F.
Guardi, 18. Jh.), Gemälde des Colloseums (18. Jh.), Olivengärten eines quasi-
impressionistischen Malers, „Mein Syrakus“, ein Gemälde im eher modernen Stil, „Die
Erzieherin“ (fast kubistisch)
- zu Art. 29, 30 und 31 (insbes. Familie unter dem Gesamttitel ethisch-soziale
Beziehungen): „Madonna mit Kind“ (ca. 1580), Familienbild im Stil der Renaissance,
bürgerliches Familienbild, Familienbilder aus dem 20. Jahrhundert, mithin wird auch
der Wandel des Familienbildes über die Zeit offenbar
- zu Art. 2 und 3 (insbes. Gleichheit, Vereinigungsfreiheit unter dem
Gesamttitel Grundprinzipien, auch Religionsfreiheit): Renaissancegemälde einer
Messe, antikisierende Darstellung der Predigt eines Apostels (18. Jh.), das Innere einer
Synagoge (18. Jh.), Versammlung von Quäkern (18. Jh.), mithin also auch Darstellungen
anderer Religionen als der eigenen, Gemälde verschiedener Versammlungen aus
unterschiedlichen Zeitperioden (etwa Komödianten auf Märkten), Menschen in einer
Straßenbahn (1923)
1
1956-2006 – 50 anni di Corte Costituzionale: le immagini, le idee, Rom 2006, a cura di
P. Boragina und G. Marcenaro.
282 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
2
Der Vortrag ist veröffentlicht in EuGRZ 2006, S. 533 ff.: Neue Horizonte und
Herausforderungen des Konstitutionalismus.
3
Abbildung von Lissabon in: Portugal, DuMont, 1987, S. 84.
284 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
4
Abgebildet in Portugal, DuMont, 1987, S. 40.
5
Sein Denkmal: abgebildet in: Portugal, Walter-Reiseführer 1986, S. 39; ebenfalls
abgebildet in: G. Faber/O. Kasper, Portugal, 1983, 1. Umschlagseite.
6
Abbildung zit. nach B. J. Barker, Weltatlas der Flaggen, 2005, S. 51. Allgemein zur
Symbolfunktion von Nationalflaggen: P. Häberle, Nationalflaggen: kulturelle Identitätselemente und
internationale Erkennungssymbole, 2008.
7
Abbildung der Verbrennung von Inquisitionsopfern, in: Portugal, DuMont, 1987, S. 46.
O constitucionalismo do séc. XXI na sua dimensão estadual, supranacional e global 285
8
Abbildungen in: G. Faber/O. Kasper, Portugal, 1983, S. 84 ff.
9
Abgebildet in: Portugal, DuMont, 1987, S. 63. Die weiteren Beispiele auf S. 67 ff.
10
Abbildung in G. Faber/O. Kasper, Portugal, 1983, S. 75.
11
Abbildung in G. Faber/O. Kasper, Portugal, 1983, S. 48.
12
Dokumentiert in: G. Faber/O. Kasper, Portugal, 1983, S. 142 ff.
13
Abbildungen in UNESCO-Weltkulturerbe, 2003, S. 214-223.
14
Abgebildet in: Portugal, DuMont, aaO., S. 96.
286 Congresso em Honra de Peter Häberle (por ocasião do seu 80º aniversario)
Dritter Teil: Stichworte zur Lage Europas heute: zum Europa der Bürger,
Kommunen, Regionen und Nationen
- Wie können die Ukraine und Russland nach dem Sündenfall der Annexion der
Krim (2014) in Europa eingebunden werden?
Jedenfalls ist erst recht die Zeit, wissenschaftlich an der „Europäischen
Verfassungslehre“ weiter zu bauen. Wir müssen uns auch fragen, was dabei die
vergleichende Verfassungslehre als Kulturwissenschaft beitragen kann.
VI. Danksagung
Meine Danksagung beginnt für die frühen guten Jahre im akademischen
ärztlichen Elternhaus in Württemberg. Die Bildung und Ausbildung im humanistischen
Gymnasium in Göppingen sowie die juristische Ausbildung an den Universitäten in
Tübingen, Freiburg, Bonn und Montpellier waren vortrefflich. Ein spezieller Dank
gebührt meinen Mentoren: K. Hesse, G. Dürig, J. Esser und H. Ehmke. Ihnen verdanke
ich das Wesentliche, mehr als die bloße Grundausbildung. Mein besonderer Dank gilt
dem Freundeskreis in Europa und Übersee. Er hat mich in den letzten dreißig Jahren
beflügelt. Nicht zuletzt stehe eine Huldigung an die Musik als Brücke zur Transzendenz,
um an Pythagoras und Goethe zu erinnern, aber auch an ein schönes Zitat von Giscard
d’ Estaing. D. Barenboim bezeichnete kürzlich die Musik als „höchste Instanz“, als
„klangliche Version des Monotheismus“. Übrigens gibt es geheime Verbindungen
zwischen der Juristenkunst und der Musik, jedenfalls bei der Gestaltung des Satzbaues,
der Rhythmen und der Sprache im Ganzen. Dieses kleine Werkstattgeheimnis sei heute
nicht verraten.
Letzter Satz: Wenn diese Abschiedsvorlesung eine Antrittsvorlesung wäre, ließe
sich vielleicht ein Teil der Fragen beantworten. Da dem jedoch nicht so ist, hier nur
mein erneuter Dank an diesen einzigartigen Kreis von Wissenschaftlern bzw. Freunden
in Lissabon.
Antonio d’ Atena
Markus Kotzur
Gregoro Camara Villar
Maria Lúcia Amaral
Francisco Balaguer Callejón
Vasco Pereira da Silva
Alexandre Viala
Diego Valadès
Ingo Wolfgang Sarlet
Fausto Vecchio
Stéphane Pinon
José Maria Porras Ramirez
Augusto Aguilar
Jorge Miranda
Peter Häberle