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“ ASSISTENZA E CURA
IN CHIRURGIA GENERALE :
SCHEDA DI
ANNOTAZIONI ESSENZIALI “
Giancarlo Ambrogi
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ALLA DIMISSIONE DALLA CAMERA OPERATORIA
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Relativi alla valutazione della dinamica respiratoria:
- saturazione periferica dell’ ossigeno;
- eventuale fatica respiratoria con uso della muscolatura
respiratoria accessoria;
- frequenza respiratoria;
- riscontro di una corretta posizione mediana della trachea o sue
deviazioni;
- simmetria del torace negli atti respiratori ed espansione della
cassa toracica;
- eventuale presenza di dispnea e/o di dolore toracico.
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I FONDAMENTALI PARAMETRI DA RILEVARE
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REGIME DI MONITORAGGIO
I pazienti che necessitano un frequente monitoraggio di
molteplici parametri devono essere inquadrati nell’ambito di un
livello di assistenza ed attenzione di grado elevato, anche sotto il
profilo logistico nell’organizzazione dell’attività di reparto.
L’andamento dei dati fisiologici - più che il loro valore assoluto -
è l’elemento cui porre attenzione, per poter rilevare un eventuale
peggioramento delle condizioni cliniche dei pazienti - prima di
una loro severa compromissione.
Il regime di monitoraggio deve essere determinato giornalmente,
in relazione alla raccolta dei dati precedentemente effettuata,
anche in ordine ad eventuali decisioni cliniche operative.
L’eventuale necessità di un cambiamento del regime di
monitoraggio deve suggerire una rivalutazione del livello
generale di assistenza e cura.
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In pazienti normalmente idratati l’umidificazione delle vie non è
necessaria.
L’impossibilità a mantenere una SatO2 stabilmente superiore a
90% è un’indicazione alla ventilazione assistita.
I pazienti che sviluppano una importante insufficienza
respiratoria devono essere indirizzati ad un reparto di
rianimazione, per una ventilazione assistita; questa procedura
deve essere tempestiva in relazione al fatto che ipossia o
ipercapnia potrebbero portare anche rapidamente all’arresto
cardiorespiratorio.
La diagnosi di infezione respiratoria va posta nel caso di
presenza di due dei seguenti elementi per due o più giorni:
- iperpiressia ( maggiore di 38°C)
- coltura positiva dell’espettorato
- reperti auscultatori patologici significativi
- radiografia del torace che dimostra atelettasia o
presenza di addensamenti.
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- con elevata pressione arteriosa già pre-
operatoriamente
- con cute pallida e fredda
- con ritorno capillare superiore ai 2 secondi
- con frequenza cardiaca maggiore di 100 o
inferiore a 50 battiti per minuto
- con oliguria (diuresi oraria inferiore a 0,5 ml. /
kg / h)
- con segni di sanguinamento: drenaggi
ferita chirurgica
ematomi
La pressione arteriosa nella fase post-operatoria deve essere
sempre controllata con riferimento alle rilevazioni dei periodi
pre- ed intra-operatori.
Ulteriori valutazioni sono necessarie per quei pazienti che
presentano una:
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di gravi aritmie e riconsiderare il livello di attenzione e cura.
Occorre ricercare le cause delle aritmie sopraventricolari, quali:
- ipossia
- ipovolemia
- squilibri elettrolitici
- sepsi
- eventuale tossicità dei farmaci.
Se viene diagnosticato o sospettato un infarto miocardico,
occorre un immediato consulto specialistico cardiologico.
E’ importante il mantenimento della normotermia nel periodo
post-operatorio.
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Il loro uso va ripreso appena possibile, in particolare in relazione
alla patologia che ha determinato la necessità di tali farmaci,
la tipologia dell’intervento chirurgico eseguito, la presenza di
patologie associate e il peso corporeo, valutando l’andamento del
decorso post-operatorio, la guarigione delle ferite chirurgica, il
timing nella rimozione dei drenaggi, la necessità eventuale di
ulteriori provvedimenti invasivi.
Sono naturalmente di estrema importanza:
. la mobilizzazione precoce,
. la fisiokinesiterapia motoria,
. l’eventuale utilizzo, se indicato, di fasce
o calze compressive agli arti inferiori.
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Calcolo del bilancio idroelettrolitico tiene conto di:
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- quantità di liquidi perduti e infusi durante
l’intervento;
- tipo di anestesia utilizzata;
- stato della coscienza;
- pressione arteriosa;
- pressione venosa centrale;
- andamento della diuresi;
- temperatura dell’ambiente;
- frequenza respiratoria;
- perdite da: drenaggi, sondino naso gastrico,
fistole, vomito, diarrea;
- richieste caloriche;
- modalità dell’infusione (catetere venoso
centrale o vena periferica);
- possibilità di eventuale ripresa precoce
dell’idratazione per os;
- previsione della durata della necessità di
idratazione endovenosa;
- linee guida locali.
I diuretici teoricamente non dovrebbero essere somministrati per
trattare l’oliguria: dovrebbero essere utilizzati solo in caso di
sovraccarico nell’infusione di liquidi.
L’iponatremia è comunemente dovuta ad un eccesso di infusione
di liquidi (piuttosto che ad una deficienza di sodio) occorre per
tanto rivalutare spesso lo stato della volemia.
L’ipernatremia comunemente indica un difetto nell’infusione dei
liquidi e rappresenta una indicazione ad un rapido ripristino
volemico.
L’ipokaliemia può rappresentare un’emergenza da correggere
tempestivamente.
Anche una integrazione di magnesio può essere necessaria.
Con l’emogasanalisi possono rapidamente essere rilevati gli
indicatori dello stato dell’equilibrio acido-base, per procedere ad
una eventuale correzione.
La presenza frequente di acidosi metabolica è solitamente dovuta
a scarsa perfusione tissutale, ma può anche essere causata
dall’eccessiva somministrazione di soluzione salina.
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SEPSI
L’identificazione precoce e il trattamento appropriato della sepsi
migliorano il buon esito.
Ogni volta che ci sia ragione di sospettare una sepsi sistemica
devono essere effettuate:
- urinocolture
- emocolture, da sangue venoso di vena
periferica e di catetere venoso centrale
- colture dai liquidi dei drenaggi
(separatamente),
- colture delle secrezioni della ferita chirurgica,
- bilicolture (se presente Kehr o P.T.B.D.),
- colture della estremità del catetere venoso
centrale
- eventualmente colture da tamponi nasali,
faringei, anali, cutanei.
Se la causa della sepsi è sconosciuta, bisogna incominciare un
trattamento con antibiotici ad ampio spettro, secondo le linee
guida locali.
I prelievi colturali devono essere ripetuti regolarmente e, se
necessario in relazione ai referti degli esami colturali, può essere
necessario cambiare lo schema di terapia antibiotica, sulla guida
degli antibiogrammi.
Il trattamento antibiotico deve essere generalmente limitato se
possibile a 5-7 giorni; naturalmente anche funghi e
microrganismi atipici possono contribuire alla condizione settica,
quindi sono necessarie colture specifiche e terapia mirata.
La sindrome da risposta infiammatoria sistemica ( S.I.R.S.) è
definita dalla presenza di due o più dei seguenti fattori:
- temperatura corporea maggiore di 38° C o
inferiore a 36°C
- frequenza cardiaca superiore a 90 battiti per
minuto
- frequenza respiratoria superiore a 20 atti
respiratori al minuto
- conteggio dei globuli bianchi:
. superiore a 12.000 / mm.3
. inferiore a 4000/ mm.3
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. con presenza di forme immature.
STATO NUTRIZIONALE
L’assunzione di alimenti per os dopo un intervento chirurgico
deve iniziare non appena possibile.
L’apporto nutrizionale deve essere commisurato alle necessità
del singolo paziente.
La nutrizione enterale è il metodo da preferire nell’apporto
nutrizionale post-operatorio e deve essere utilizzata ogni volta
che sia possibile, con l’utilizzo precoce di eventuale
digiunostomia.
Lo stato metabolico e nutrizionale deve essere verificato con
regolarità e l’apporto nutrizionale di conseguenza modificato se
necessario.
Nel caso di pazienti diabetici, in concomitanza alla graduale
ripresa della alimentazione post-operatoria, deve essere
reintrodotta la terapia anti-diabetica (orale e/o insulinica)
eventualmente sospesa - in accordo con lo specialista
diabetologo.
Quando ciò non sia possibile, in determinati casi può essere
necessaria l’introduzione della somministrazione di insulina
secondo schema logaritmico di infusione endovenosa.
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Il primo è determinato da un arresto della peristalsi intestinale,
mentre il secondo è dovuto ad una vera e propria condizione di
occlusione intestinale di tipo meccanico:
- per la comparsa di aderenze a breve distanza
dall’intervento,
- per la mancata risoluzione della patologia che
ha determinato l’intervento laparotomico.
Quest’ultimo ha spesso necessità di terapia chirurgica per la sua
risoluzione.
Il trattamento del primo, a seconda dei casi, può giovarsi soltanto
del digiuno o aspirazione gastro-intestinale, uso di farmaci anti-
emetici o pro-peristaltici, clisteri evacuativi o di lassativi.
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Bibliografia
- P. Thorek,
Assistenza pre- e post-operatoria,
a cura di P. Capra,
Il Pensiero Scientifico Editore, 1977.
- S.I. Scwhartz,
Principi di Chirurgia,
UTET, 1986.
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