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1 Elementi di elettrologia

Università di Napoli Federico II, CdL Ing. Meccanica, A.A. 2017-2018, Elettrotecnica. Lezione 1 Pagina 1
Obiettivi formativi del corso di Elettrotecnica

 Introdurre le leggi e i modelli che descrivono il funzionamento di un

circuito elettrico;

 Presentare le metodologie classiche di analisi di circuiti lineari

tempo-invarianti in regime stazionario, in regime sinusoidale e in

evoluzione dinamica;

 Valutare i parametri energetici di un circuito

 Illustrare le principali applicazioni tecniche dell’elettromagnetismo

quali il trasformatore e gli impianti elettrici.

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Il circuito elettrico

Il circuito elettrico è il mezzo più diffuso tramite il quale si è riusciti

a veicolare l’elettricità, ossia l’insieme dei fenomeni che coinvolgono le

cariche elettriche e le loro interazioni.

Quotidianamente siamo in presenza di circuiti elettrici: il circuito per

l’illuminazione dei nostri appartamenti, i circuiti presenti nei dispositivi

elettronici di uso comune (telefoni cellulari, computer, ..), i circuiti

elettrici di auto e moto, la rete di trasmissione e distribuzione

dell’energia elettrica, ecc.

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Un circuito elettrico è sostanzialmente l’interconnessione di

componenti elettrici o elettronici.

La sua struttura elementare si presenta come in figura, in cui i

componenti sono rappresentati tramite scatole fornite di morsetti di

connessione. I morsetti possono essere due o più. Tramite i morsetti

un componente può “interagire” con tutti gli altri.

Generatore Utilizzatore

Linea di collegamento

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In un circuito possiamo distinguere tre processi fondamentali:

Generazione, trasporto, utilizzazione della energia elettrica

 La generazione avviene in opportuni componenti (i generatori) dove

si ha la trasformazione di energia (disponibile sotto forma

meccanica, termica, chimica, ecc.) in forma elettrica;

 il trasporto si realizza per mezzo di conduttori elettrici;

 l’utilizzazione avviene in un grande e diversificato insieme di

apparati in cui l’energia elettrica disponibile viene trasformata in

forma termica, meccanica, luminosa,

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Unità di misura

Il sistema di misura oggi in uso è il Sistema Internazionale (SI) ed è

fondato su sette grandezze di base e relative unità:

 angolo solido: steradiante, [sterad];

 angolo piano: radiante, [rad];

 lunghezza: metro, [m];

 massa: chilogrammo, [kg];

 tempo: secondo, [s];

 intensità di corrente elettrica: ampère, [A];

 intensità luminosa: candela, [cd]

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Unità derivate

 L’unità di forza nel sistema SI, definita come prodotto di

[massa×accelerazione], ha le dimensioni di [kg×m/s2] ed è indicata

come newton [N];

 L’unità di energia, definita come prodotto di (forza×distanza),

sinonimo anche di lavoro, è denominata Joule [J];

 L’unità di potenza (energia sviluppata nell’unità di tempo) è il watt

[W].

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Proprietà della materia:

La carica elettrica è l’elemento chiave delle interazioni elettriche e

magnetiche tra i corpi. Essa è una caratteristica intrinseca delle

particelle fondamentali che costituiscono la materia.

La carica elettrica si presenta sotto due specie che esercitano azioni

opposte sulla materia: convenzionalmente si distinguono la carica

positiva (+) e la carica negativa (-).

Nel sistema SI l’unità di misura della carica è il Coulomb [C]

La carica dell’elettrone è: q = -1,6022 ×10-19C

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Per la carica elettrica vale la seguente legge di conservazione:

“In un sistema chiuso, in cui non possono né entrare né uscire cariche,

la somma delle cariche elettriche è costante nel tempo”.

Consideriamo il sistema chiuso delimitato 

dalla superficie . Indichiamo con 1 la


1
regione di spazio in esso contenuta e S1
2
delimitata dalla superficie S1.

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Indichiamo con 2 la restante parte. Se Q1 è la carica totale in 1 e se

Q2 è la carica totale in 2, si ha:

Q1 t   Q2 t   Q  costante

Come conseguenza, se esiste un flusso di carica che dalla regione 1 si

muove verso la regione 2, attraversando la superficie S1, allora se la

carica in 1 diminuisce e la carica in 2 aumenta, in modo da lasciare

invariata la carica totale Q .

Indicata con Q la variazione di carica nell’intervallo di tempo t,

potremo scrivere, analogamente:

Q1 t   Q2 t   0
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Legge di Coulomb

Descrive l’interazione tra cariche ferme nel vuoto, ritenute puntiformi

(l’atomo di idrogeno ha dimensioni di circa 0.5 10-8 cm)

F12 F21
d

q1 r12 q2

1 𝑞1 𝑞2
𝑭𝟐𝟏 = 𝒊̂
4𝜋𝜖0 𝑑 𝟏𝟐
2

𝑭𝟐𝟏 = −𝑭𝟐𝟏

La costante 𝜖0 vale 8.854 10-12 kg-1m-3s2C2 e prende il nome di

costante dielettrica del vuoto.


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La forza gode delle seguenti proprietà:

 il modulo è direttamente proporzionale al prodotto delle cariche e

inversamente proporzionale alla loro distanza e dipende dalla

permettività  del mezzo;

 la direzione è quella della retta congiungente le due cariche;

 il verso della forza agente sulla carica 2 e dovuta alla carica 1, va

dalla carica 1 alla carica 2. La forza è repulsiva per cariche dello

stesso segno, mentre è attrattiva per cariche di segno opposto.

L’esperienza dimostra che, in caso di più cariche, per la forza di

Coulomb vale il principio di sovrapposizione degli effetti.

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Il campo elettrico E

Se la carica q1 esistesse da sola, essa non sarebbe soggetta a nessuna

forza. Se, invece, avviciniamo a q1 una carica di prova q0 (q0<<q1), questa

sente. una forza che dipende dalla sua intensità e dalla posizione

rispetto a q1. Per il campo di forze generato da più cariche vale il

principio di sovrapposizione degli effetti.

Per la descrizione del campo di forze generato da una o più cariche

sorgente, al fine di rendersi indipendenti dal valore della carica di

prova, conviene introdurre un campo vettoriale, detto campo elettrico,

dato dalla forza per unità di carica.

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Operativamente, per la definizione di campo elettrico, si usa una carica

di prova tale che la sua presenza non cambi la situazione preesistente

e si valuta la forza F agente sulla carica di prova q0. Infine si valuta la

forza per unità di carica F/q0

𝑭𝒆
𝑬 = lim
𝑞0 →0 𝑞0

Il campo elettrico generato dalla sola carica sorgente qp vale

𝑭𝒆 1 𝑞1
𝑬 = lim = 𝒊̂
𝑞0 →0 𝑞0 4𝜋𝜖0 𝑑 𝟏𝟎
2

L’unità di misura del campo elettrico è [Volt/m] o anche [N/coulomb].

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Linee di campo

Le linee servono per rappresentare graficamente un campo.

Le linee sono in ogni punto tangenti al campo.

Le linee sono orientate per indicare il verso del campo.

Le linee sono più fitte nelle regioni con campo elevato

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Fenomeni magnetici

I fenomeni più noti sono quelli relativi alle proprietà delle calamite o

magneti, cioè corpi costituiti da leghe di ferro in grado di esercitare

delle forze su oggetti o frammenti di ferro, acciaio, ghisa e, in misura

minore, anche di altri metalli.

La parola magnetismo ha origine dalla Magnesia (Asia Minore) località

ove furono trovati tali minerali.

Le azioni magnetiche esercitate da una calamita sono particolarmente

intense alle estremità, che costituiscono i poli della calamita stessa.

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Una calamita di forma allungata e libera di ruotare si orienta rivolgendo

sempre la stessa estremità verso il nord geografico e l'altra verso il

sud: i due poli vengono pertanto contrassegnati con i nomi di polo Nord

e polo Sud. Poli contrari si attraggono, mentre fra poli dello stesso tipo

le forze sono di tipo repulsivo.

Il fenomeno dell'influenza o induzione magnetica dimostra che le forze

magnetiche si esercitano sempre ed esclusivamente fra corpi entrambi

magnetizzati. Le forze che si esercitano tra corpi magnetizzati si

trasmettono anche attraverso il vuoto, che diventa quindi sede di un

campo di forze che prende il nome di campo magnetico.

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Fenomeni simili a quelle sperimentabili con i magneti si possono

ottenere anche in circuiti interessati da cariche in movimento, ossia da

correnti elettriche (Oersted 1820). Ad esempio, il campo magnetico

prodotto da una corrente I che interessa una bobina, detta anche

“solenoide”, costituita da N spire, coincide con quello di un magnete a

forma di barretta cilindrica.

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Il campo di induzione magnetica B

Il campo elettrico è definito attraverso la forza che si esercita su una

carica ferma (forza per unità di carica).

𝑭𝒆
𝑬=
𝑞0

Per determinare l'esistenza di un campo magnetico usiamo una carica

di prova q0 che si muove con velocità v in una zona dello spazio in cui il

campo elettrico è nullo. Viene rilevata una forza (magnetica) pari a:

𝑭𝒎 = 𝑞0 𝒗 × 𝑩

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Fm è nulla quando v e B sono paralleli;

Fm è massima quando v e B sono perpendicolari.

L’unità di misura del campo di induzione magnetica è il Tesla[T].

Nella pratica sono diffusi anche multipli e sottomultipli.

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In definitiva possiamo affermare che:

“se una carica positiva q0, in assenza di campo elettrico, passa in un

punto P dello spazio con velocità v e si constata che una forza Fm agisce

su tale carica, nel punto P esiste una induzione magnetica B, dove B è

un vettore che soddisfa l’equazione: 𝑭𝒎 = 𝑞0 𝒗 × 𝑩

Se nella zona dello spazio agisce, oltre al campo magnetico, anche il

campo elettrico, la forza sulla carica di prova diviene (Forza di

Lorentz):

𝑭 = 𝑭𝒆 + 𝑭𝒎 = 𝑞0 𝑬 + 𝑞0 𝒗 × 𝑩

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Le equazioni di Maxwell

La massima sintesi dell’interazione elettromagnetica risiede nelle

equazioni di Maxwell, che nel vuoto si esprimono come

Q
(1)  E  n d  0

(2)  B  n d  0

d
(3)  E  t dl   
dt S
B  n dS

d
(4)  B  t dl   0  J  n dS   0 0 
dt S
E  n dS
 S

dQ
(5)  J  n d   dt

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In cui:

 J è il campo densità di corrente di conduzione, generato da cariche

elettriche in movimento. Esso è dato dal prodotto del campo v di

velocità di migrazione (velocità di deriva) delle cariche per la densità

volumetrica di carica libera. J  v . Il vettore J descrive localmente

il moto ordinato di cariche elettriche (corrente elettrica)

  0 è la costante dielettrica del vuoto,  0  8.85  1012 F / m

 0 è la permeabilità magnetica del vuoto, 0  4  10 7 H / m

 Le costanti sono legate tra loro dalla velocità della luce c0 nel vuoto
1 𝑚
𝑐0 = ≈ 3 ∙ 108 .
√𝜖0 𝜇0 𝑠
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L’equazione (1) esprime la legge di Gauss.

Il flusso del campo elettrico uscente da una qualsiasi superficie chiusa


1
 che contenga la carica 𝑄Σ è proporzionale (secondo il fattore ) al
𝜖0

valore della carica stessa, indipendentemente dalla forma e dall’area

della superficie.

Facendo un’analogia con la fluidodinamica, si capisce che il flusso

attraverso una superficie chiusa può essere diverso da zero solo nel

caso in cui in tale superficie siano contenuti dei pozzi, ove convergono,

o delle sorgenti, da dove nascono, le linee di campo elettrico.

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L’equazione (2) esprime la prima legge della magnetostatica.

Il flusso ΦΣ del campo magnetico uscente da una qualsiasi superficie

chiusa  è sempre nullo, indipendentemente dalla forma e dall’area della

superficie. Il campo magnetico è solenoidale.

Le linee di forza del campo magnetostatico non hanno né origine né fine.

Esse sono chiuse oppure possono richiudersi all’infinito oppure possono

avere forme particolari, quale quella ergodica, per cui si avvolgono a

spirale intorno a una superficie.

La (2) esprime la proprietà per la quale, date due generiche superfici

𝑆1 e 𝑆2 non chiuse, con medesimo orlo 𝛾, si ha Φ𝑆1 = Φ𝑆2 = Φ𝛾

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L’equazione (3) esprime la legge di Faraday - Neumann

La circuitazione del campo elettrico lungo una generica linea chiusa 𝛾,

orientata coerentemente con la superficie 𝑆, è pari alla derivata nel

tempo del flusso magnetico concatenato con la linea stessa.

E’ questa la legge dell’induzione elettromagnetica per la quale, se in una

regione dello spazio esiste un campo magnetico variabile nel tempo,

nasce un campo elettrico indotto con circuitazione non nulla.

Il segno ”–“ indica che l’eventuale corrente elettrica generata dal

campo elettrico indotto produce un campo che tende ad opporsi alla

causa (variazione di flusso) che l’ha generata (legge di Lenz).

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L’equazione (4) esprime la legge di Ampere generalizzata

La circuitazione del campo magnetico lungo una generica linea chiusa 𝛾

è proporzionale (secondo il fattore 𝜇0 ) alla somma del flusso del


𝑑𝑬
vettore 𝑱 e del flusso del vettore (𝜖0 ) attraverso una qualsiasi
𝑑𝑡

superficie 𝑆 orlata da 𝛾 e orientata coerentemente con 𝛾.

E’ questa la legge dell’induzione magnetoelettrica per la quale, se nello

spazio risulta 𝑱 = 0 (non vi sono conduttori percorsi da corrente

elettrica), ma esiste un campo elettrico variabile nel tempo, allora in

tale regione nasce un campo magnetico con circuitazione non nulla.

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L’equazione (5) esprime il principio di conservazione della carica.

Il trasporto di carica avviene sempre rispettando il principio di

conservazione della carica: il flusso di J attraverso una qualsiasi

superfice chiusa Σ è uguale alla derivata temporale della carica

contenuta all’interno di tale superficie.

Il segno “-“ indica che nel caso di cariche positive uscenti da Σ, nel
𝑑𝑄Σ
volume si riscontra una diminuzione della carica ( < 0).
𝑑𝑡

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Se il dominio di integrazione non varia nel tempo, allora negli integrali

è possibile prima effettuare l’operazione di derivazione nel tempo e poi

l’operazione di integrazione nello spazio, per cui si potrà scrivere;

Q
(1)  E  n d  0

( 2)  B  n d  0

B
(3)  E  t dl     n dS
 S t
 E 
(4)  B  t dl  0   J   0   n dS
 S  t 
dQ
(5)  J  n d   dt

in cui è denotata la derivata parziale rispetto al tempo perché, in

generale, i campi possono dipendere anche dallo spazio.


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In presenza di mezzi materiali, le eq. di Maxwell assumono la forma

(1)  D  n dS  Q

( 2)  B  n dS  0

B
(3)  E  t dl    t
 n dS
 S

 D 
(4)  H  t dl    J    n dS
 S  t 
dQ
(5)  J  n dS   dt

In cui sono introdotti i campi ausiliari D, spostamento elettrico, e H,

intensità di campo magnetico, legati, rispettivamente, alle sole cariche

e correnti libere, cioè non vincolate alla materia.

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Nei mezzi materiali lineari, omogenei e isotropi , i campi sono legati al

campo elettrico e al campo di induzione magnetica dalle relazioni:

D  E
B  H

J  E

 è la costante dielettrica del mezzo materiale

 è la permeabilità magnetica del mezzo materiale

 è la conducibilità elettrica del mezzo materiale

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