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PDE, Via Tevere 54, I-50019 Sesto Fiorentino [Firenze]
ISBN: 978-884673782-3
Servio e i poeti romani arcaici
di Giampiero Scafoglio
1
Lo scopo di insegnamento linguistico è ovviamente prioritario per un grammaticus che indi-
rizza il proprio lavoro agli allievi; non è però l’unico, come conferma il quadro sinottico ad hoc.
Sull’impianto didattico del commento di Servio e sul ruolo giocato al suo interno dagli auctores
cf. KASTER 1978, 181-209.
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diti confluiti nel Seruius auctus non leggono direttamente molti di questi
autori, su cui attingono informazioni da fonti intermedie: le testimonian-
ze non sempre sono attendibili; le citazioni testuali raramente sono chia-
re e precise. A errori e fraintendimenti degli eruditi si aggiungono i gua-
sti testuali, non infrequenti nello stato penoso in cui si trova il commento
curato da Thilo e non molto migliorato dagli studiosi harvardiani guidati
da Rand2.
L’unico studio sistematico sull’argomento, a quanto pare, è l’articolo
di ampio respiro di Robert Lloyd, che risale al 1961 (più di mezzo se-
colo fa)3 e abbraccia in un quadro d’insieme il materiale documentario
(molto eterogeneo) riguardante gli autori di tutto il periodo repubblicano
(dai poeti epici, tragici e comici più antichi agli storici e ai grammatici
del I secolo a.C.)4. L’argomento è affrontato, in modo molto diverso, nel
noto libro di Michael Wigodsky sui rapporti di Virgilio con i poeti latini
arcaici5. Qui l’approccio metodologico con Servio e col Seruius auctus è
più rigoroso; il focus però è spostato su Virgilio e sul suo debito nei con-
fronti dei modelli: il commento dei due eruditi svolge un ruolo ‘strumen-
tale’ (subordinato al suo contenuto informativo) e non è oggetto di un
discorso critico specifico. Per il resto, alcune osservazioni (non molte, a
dire il vero) sono sparse qua e là nella bibliografia virgiliana6.
Tuttavia manca ancora una visione d’insieme su questa problematica
2
Cf. THILO - HAGEN 1881-1887 (di qui le mie citazioni); RAND - SMITH - SAVAGE 1946 (Aen.
1-2); STOCKER - TRAVIS 1965 (Aen. 3-5). Un notevole progresso si è registrato con RAMIRES
1996 e 2003. Una nuova edizione è attualmente in preparazione per la CUF, di cui è uscito il pri-
mo volume a cura di JEUNET-MANCY 2012 (Aen. 6).
3
Cf. LLOYD 1961. Lo studioso conduce un esame comparativo tra Servio e il Seruius auctus,
applicando 4 parametri di giudizio: il numero degli autori nominati, l’esplicitazione della fonte, la
lunghezza e la precisione delle citazioni.
4
Queste le conclusioni: Servio menziona un minor numero di autori, in modo più sintetico ed
evasivo; il Seruius auctus ne cita un maggior numero, in modo più ampio e preciso. Secondo
Lloyd, i due eruditi dipendono da una fonte comune, che sembra essere il commento di Donato, di
cui l’uno e l’altro fanno un uso diverso: Servio lo abbrevia, ne riduce i dati al minimo, com’è nello
stile di un commento scolastico; il Seruius auctus ne perde anch’egli lo spessore originario, ma ne
salva una maggiore quantità di informazioni, come si addice a un commento specialistico.
5
Cf. WIGODSKY 1972: un lavoro notoriamente serio ed equilibrato (pur con qualche eccesso
di scetticismo), che risulta ancora utile, anche se alcune delle sue conclusioni si considerano at-
tualmente superate.
6
Cf. per esempio il famoso libro di NORDEN 1915, 18ss. e passim, e qualche articolo di argo-
mento più circoscritto come TRAINA 1998, 11-17. È un dato di fatto che nella bibliografia sulla
tragedia romana arcaica curata da MANUWALD 2001, 11-237, nelle sezioni relative alla fortuna e
alla ricezione, non vi è un paragrafo dedicato a Servio.
Servio e i poeti romani arcaici 147
Nota: i numeri dei libri e dei versi virgiliani indicano ovviamente i rispettivi scoli. In parentesi,
accanto al nome dell’erudito, è riportato il numero complessivo degli scoli che fanno esplicita-
mente riferimento al singolo poeta (frammenti e/o testimonianze, senza distinzione). Se uno scolio
contiene due frammenti, l’indicazione si trova in parentesi, accanto al numero del verso virgiliano
corrispondente.
Partiamo da Livio Andronico. Servio lo cita una sola volta (ad Aen.
10.636), in relazione alla parola nubes, distinta dalla forma arcaica nubs.
Nel menzionare il nome del poeta, l’erudito sente il bisogno di precisare:
qui primus edidit fabulam apud nos. La fonte di una citazione così pun-
tuale e stringata, circoscritta a un’unica parola, deve essere un’opera di
compilazione linguistica, forse una rassegna di forme arcaiche7. Servio
non si aspetta che Livio Andronico sia familiare ai suoi lettori, se sente il
bisogno di aggiungere tale precisazione sulla sua identità.
Il Seruius auctus cita Livio Andronico due volte. Nello scolio ad
Aen. 4.37, gli attribuisce una notizia storica assai peculiare, la cui auten-
ticità è messa in discussione dalla critica: i Cartaginesi avrebbero ‘trion-
fato’ spesso sui Romani (con riferimento al costume del triumphus) e
avrebbero adornato i propri portici con i relativi trofei. La fonte della no-
tizia, non nominata esplicitamente, non può essere che l’inno a Giunone
Regina composto da Livio Andronico su commissione del senato duran-
te la seconda guerra punica. A chi obietta che, in tale sede, il poeta non
potesse annoverare e tanto meno enfatizzare i successi dei nemici, si può
rispondere che non è noto il contenuto di quel componimento e che non
si può escludere che, invocando l’aiuto di Giunone, egli lamentasse le
sconfitte subite dal popolo romano, lo scandalo dei «trionfi» e dei trofei,
a riprova della gravità della situazione. A ben guardare, il problema è
nominale più che sostanziale: l’attribuzione di un rito tipicamente roma-
no come il triumphus ai Cartaginesi non sorprende, se si considera la no-
ta propensione di Livio Andronico per la ‘romanizzazione’ di usi e co-
stumi di altri popoli, al fine di renderli comprensibili e perfino familiari
al suo pubblico. La fonte della notizia sarà un’opera di compilazione
culturale miscellanea non dissimile dalle Noctes Atticae di Gellio, op-
pure un’opera di ‘antichità romane’ non necessariamente tarda.
Non meno interessante è lo scolio ad Aen. 1.92, che individua il mo-
dello di un passo virgiliano, focalizzando in particolare l’uso metaforico
7
Quando parlo di ‘fonte’ mi riferisco al testo (o meglio, al tipo di testo, in generale) che può
aver funzionato da ‘filtro’ tra il poeta arcaico e Servio, estrapolando un lemma o un passo dal con-
testo originario; ovviamente non si può escludere (è anzi realisticamente da ipotizzare) una media-
zione più ‘stratificata’, cioè uno o più testi intermedi tra tale ‘fonte’ e il commento di Servio: cf.
STOK 2012, 464-84. Tuttavia la stratificazione esegetica non deve far perdere di vista il punto di
partenza, che è forse il momento più importante e delicato di tutto il processo: può essere opportu-
no infatti chiedersi quando presumibilmente, e a quale scopo, sia avvenuto il ‘prelievo’ di un seg-
mento testuale dal suo asse sintagmatico.
150 Giampiero Scafoglio
8
Ecco il testo: FRIGORE timore […] Liuius in Odyssia ‘igitur demum Vlixi cor frixit prae pa-
uore’ . reprehenditur sane hoc loco Vergilius, quod improprie hos uersus Homeri transtulerit etc.
9
Cf. WIGODSKY 1972, 16-17 (specialmente le note 67 e 68) e passim. Le citazioni dei Satur-
nalia sono tratte da KASTER 2011.
10
Deinde Ennianos colligit uersus et in primis illos de Africano scriptos: ‘cui nemo ciuis ne-
que hostis / quibit pro factis reddere opis pretium’. Ex eo se ait intellegere <opem> apud anti-
Servio e i poeti romani arcaici 151
quos non tantum auxilium significasse sed operam. Ait [opera] enim Ennius neminem potuisse
Scipioni neque ciuem neque hostem reddere operae pretium. Felicem deinde se putat quod inue-
nerit unde uisum sit Vergilio dicere ‘quem super ingens / porta tonat caeli’. Ennium hoc ait Ho-
mero [se] subripuisse, Ennio Vergilium; esse enim apud Ciceronem in his ipsis de re publica hoc
epigramma Enni: ‘si fas endo plagas caelestum ascendere cuiquam est, / mi soli caeli maxima
porta patet’.
152 Giampiero Scafoglio
11
Il debito di Virgilio verso il Bellum Poenicum, se da un lato è al centro di un dibattito che
non trova un esito univoco, dall’altro lato non può essere negato tout court. Tra gli altri, cf. BUCH-
HEIT 1963, 23-57; WIGODSKY 1972, 22-39; LUCK 1983, 267-275; HORSFALL 1973/1974, 1-13.
12
Anche su questo punto il dibattito rimane aperto; la maggior parte degli studiosi però con-
corda sulle peregrinazioni per mare e su una tappa cartaginese di Enea, con o senza l’episodio
amoroso. Cf. VON ALBRECHT 1999, 47-51.
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13
La mia impressione, in base alle citazioni della poesia romana arcaica, è che le aggiunte
‘danieline’ abbiano radici più profonde, cioè fonti più antiche, rispetto al commento di Servio. È
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possibile nondimeno che Servio attingesse il proprio bagaglio erudito da un sostrato comune col
Seruius auctus, selezionandolo però in modo diverso. Nessuna di queste due ipotesi è inconciliabi-
le con la posizione attualmente maggioritaria nella critica, che tende a identificare in parte o anche
in larga misura (ma non integralmente!) il Seruius auctus col perduto commento di Donato, di cui
si sono serviti Servio e Macrobio: cf. RAND 1916, 158-64; GOOLD 1970, 103-05; STOK 2012, 466-
74. Non bisogna dimenticare infatti che il ‘compilatore’ del Seruius auctus, se da un lato «fre-
quently complements and extends the same exegeses selected and shortened by Servius» (come si
vedrà infra, nota 14), dall’altro lato «could have used not the original Commentary, but a re-
working, in which the Donatian exegesis was perhaps mixed with other material from other sour-
ces», come precisa il medesimo STOK 2012, 468: di qui la famosa metafora del «buco nero» pro-
posta da DAINTREE 1990, 65-79.
14
A dire il vero, il nome di Probo non compare nello scolio di Servio, che è questo: FLAVOS
LAVINIA CRINES antiqua lectio ‘floros’ habuit, id est florulentos, pulchros: et est sermo Ennia-
nus. È il Seruius auctus ad aggiungere: Probus sic adnotauit: ‘neotericum erat flauos, ergo bene
floros: nam sequitur et roseas laniata genas: Accius in Bacchis ‘nam flori crines, uideo, ei pro-
pessi iacent’, in iisdem ‘et lanugo flora nunc demum inrigat’, Pacuuius Antiopa ‘ceruicum floros
dispergite crines’. La stretta complementarità tra le due note depone per una fonte commune (pas-
sata eventualmente per la mediazione di una più articolata tradizione), il cui autore sarebbe appun-
to Probo. Resta il fatto che Servio si limita a richiamare Ennio (peraltro in modo generico), il Ser-
uius auctus aggiunge esempi testuali da Pacuvio e Accio: in questo caso è evidente che, partendo
dal medesimo sostrato, il primo seleziona e riduce al minimo il materiale disponibile, di cui il se-
condo fa un uso più ampio. Si potrebbe perfino sospettare che Servio definisca evasivamente ser-
mo Ennianus quel lemma per indicarne il carattere arcaico (i.e. «del tempo di Ennio»), che egli de-
duce dai riscontri concreti degli altri poeti citati nel testo di riferimento, scegliendo però di non
menzionarli.
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15
Qualche esempio: non nouum usurpauit uerbum (6.4.5); ferit aures nostras hoc nouum
uerbum discludere ut nouum (6.4.11); sed hac licentia largius usi sunt ueteres, parcius Maro (6.4.
22). Cf. JOCELYN 1964, 286-289.
156 Giampiero Scafoglio
16
Non posso dedicarmi a questo problema, che ho affrontato in un mio recente intervento
all’École Normale Supérieure di Parigi (18 maggio 2013), nell’ambito dell’«atelier Servius» orga-
nizzato da Mathilde Simon-Mahé e Sylvia Estienne: il testo (SCAFOGLIO 2013) sarà pubblicato
prossimamente nella Revue de Philologie.
Servio e i poeti romani arcaici 157
17
Non mi sembra sussistano motivi per metterlo in dubbio: Cum Antonio Iuliano rhetore, uiro
hercle bono et facundiae florentis, complures adulescentuli familiares eius Puteolis aestiuarum
feriarum ludum et iocum in litteris amoenioribus et in uoluptatibus pudicis honestisque agitaba-
mus. Atque ibi tunc Iuliano nuntiatur anagnosten quendam, non indoctum hominem, uoce admo-
dum scita et canora Ennii annales legere ad populum in theatro etc.
158 Giampiero Scafoglio
18
Cf. FREUDENBURG 2001, 88-92; BRINK 2011, 95-97.
19
Di qui la difficoltà di classificare tali citazioni, che perseguono simultaneamente entrambe
le finalità, la segnalazione dell’imitazione e l’informazione mitografica. La mia schedatura, infir-
mata innegabilmente da una misura inevitabile di approssimazione, si basa sulla prevalenza della
prima, che tuttavia non esclude la seconda.
20
L’erudito fa riferimento a uno scolio precedente, cioè quello ad Aen. 2.506: FORSITAN ET
PRIAMI FVERINT QVAE FATA REQUIRAS […] de morte autem Priami uarie lectum est. alii di-
cunt, quod a Pyrrho in domo quidem sua captus est, sed ad tumulum Achillis tractus occisusque
est iuxta Sigeum promunturium: nam in Rhoeteo Aiax sepultus est: tunc eius caput conto fixum
circumtulit. Cf. SCAFOGLIO 2010, 102-105; SCAFOGLIO 2012, 664-70.
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Più complesso il caso degli scoli giustapposti di Servio e del Seruius au-
ctus ad Aen. 4.469:
21
Il problematico passo virgiliano è finemente analizzato da STOK 2004, 427-34, che ha buon
gioco nel dimostrare che il poeta ha «deliberatamente invertito i tratti canonici dei due miti» di
Penteo e Oreste, in una sorta di «enallage».
22
Non vi è alcun riferimento alla dementia di Penteo (improbabile si debba dedurre dal fatto
che egli spectaturus sacra Liberi patris Cithaerona petit) e tanto meno alla persecuzione delle Eu-
menidi.
160 Giampiero Scafoglio
23
Il Seruius auctus richiama esplicitamente le res diuinae di Varrone e, subito dopo, gli Etru-
sci libri de fulguratura; ma la citazione tragica sembra provenire da ancora un’altra fonte. Cf.
SCAFOGLIO 2009, 91-105.
24
Per una ricostruzione complessiva della tragedia: D’ANTÒ 1980, 68-70, 198-204; DANGEL
1995, 165-67, 320-23.
25
Ecco il passo dello scolio: sed qui legunt ‘pectore’ de Accio translatum adfirmant, qui ait in
Clytemestra de Aiace ‘in pectore fulmen inchoatum flammam ostentabat Iouis’ .
26
Cf. STABRYLA 1970, 96-103 e passim; scettico WIGODSKY 1972, 85.
Servio e i poeti romani arcaici 161
Bibliografia
Fabio Stok
Introduzione 7
Giancarlo Abbamonte
Tra filologia e poetica: riflessi del commento virgiliano di Anneo
Cornuto nell’esegesi posteriore e nei poeti del I sec. d.C.
15
Daniel Vallat
Per transitum tangit: allusions, sens cachés et réception de Virgile
dans le commentaire de Servius 51
Caterina Lazzarini
Servio: lezioni di stile. Citazioni di poeti fra esegesi e formazione
101
Olga Monno
Saggio di scavo nella bibliotheca di un grammatico: Servio, Virgi-
lio e Stazio 125
Giampiero Scafoglio
Servio e i poeti romani arcaici 145
Fabio Stok
Servio e la metempsicosi 165
Jean-Yves Guillaumin
Nursia e i Gracchi (Servio ad Aen. 7, 715) 193
Liliana Pégolo
La exégesis serviana acerca del carácter non enarrabile del escudo
de Eneas 205
452
Carlo Santini
Tracce serviane negli scolii alla Tebaide di Lattanzio Placido 219
Giuseppe Ramires
Il valore delle aggiunte dei mss. a nella costituzione del testo dei
Commentarii virgiliani di Servio 231
Stefano Poletti
La tradizione delle interpolazioni a Servio tipiche del Reg. lat. 1495
257
Monique Bouquet
Le Servius de Cristoforo Landino, d’après le commentaire aux Bu-
coliques de Virgile 293
Carlo M. Lucarini
Per la storia delle Interpretationes Vergilianae di Tiberio Claudio
Donato: dagli esemplari tardo antichi alla fase insulare e carolin-
gia a Luxeuil 315
Luigi Pirovano
Note filologiche al ‘nuovo’ Tiberio Claudio Donato 341
Massimo Gioseffi
Interpretatio e paraphrasis da Seneca a Tiberio Claudio Donato
361
Marisa Squillante
Talem monstrare Aenean debuit, ut dignus Caesari parens praebere-
tur: Augusto in Tiberio Claudio Donato 391
Alice Daghini
La brevitas nelle Interpretationes Vergilianae di Tiberio Claudio
Donato 401
Raffaella Tabacco
Timpanaro, il latino tardo e gli strumenti elettronici 431
Paolo Esposito
Servio, Timpanaro, Ramires e il metodo della filologia per litteras 443
Indice 451
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Edizioni ETS
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Finito di stampare nel mese di novembre 2013
TESTI E STUD.CULT.CLAS. _000_pag.edit. 06/11/13 09.50 Pagina 1
35. Aspetti della Fortuna dell’Antico nella Cultura Europea, II, a cura di
Emanuele Narducci, Sergio Audano, Luca Fezzi, 2005, pp. 110.
36. Tiziana Privitera, Terei puellae: metamorfosi latine, 2007, pp. 104.
37. «Vediamo se sei filologo….». Studi, interessi e curiosità di Giorgio Bru-
gnoli, a cura di Riccardo Scarcia e Fabio Stok, 2007, pp. 158.
38. Una guerra in Colchide. Valerio Flacco, Argonautiche 6,1-426, introdu-
zione, traduzione e commento a cura di Marco Fucecchi, 2006,
pp. 392.
39. Aspetti della Fortuna dell’Antico nella Cultura Europea, III, a cura di
Emanuele Narducci, Sergio Audano, Luca Fezzi, 2007, pp. 172.
40. Quinto Ennio, Le opere minori. Introduzione, edizione critica dei
frammenti e commento a cura di Alessandro Russo, 2007, pp. 300.
41. Aspetti della Fortuna dell’Antico nella Cultura Europea, IV, a cura di
Emanuele Narducci, Sergio Audano, Luca Fezzi, 2008, pp. 192.
42. Esegesi dimenticate di autori classici, a cura di Carlo Santini, Fabio
Stok, 2008, pp. 404.
43. Agostino a scuola: letteratura e didattica, a cura di Fabio Gasti e Mari-
no Neri, 2009, pp. 194.
44. Alessio Umbrico, Terenzio e i suoi nobiles. Invenzione e realtà di un
controverso legame, 2010, pp. 136.
45. Aspetti della Fortuna dell’Antico nella Cultura Europea, V, a cura di
Sergio Audano, 2010, pp. 168.
46. Sub Imagine Somni: Nighttime Phenomena in Greco-Roman Culture,
edited by Emma Scioli and Christine Walde, 2010, pp. 340.
47. Devotionis munus. La cultura e l’opera di Adamo di Brema, a cura di
Riccardo Scarcia e Fabio Stok, 2010, pp. 208.
48. Vates Operose Dierum. Studi sui Fasti di Ovidio, a cura di Giuseppe La
Bua, 2010, pp. 272.
49. Sedula Cura Docendi Studi sull’Anthologia Latina per / con Riccardo
Scarcia, a cura di Tiziana Privitera e Fabio Stok, 2011, pp. 128.
50. Lorenzo Miletti, L’arte dell’autoelogio. Studio sull’orazione 28 K di Elio
Aristide, con testo, traduzione e commento, 2011, pp. 230.
51. Alessandro Perutelli, Studi sul teatro latino, a cura di Guido Paduano e
Alessandro Russo, 2013, pp. 190.
TESTI E STUD.CULT.CLAS. _000_pag.edit. 06/11/13 09.50 Pagina 4
52. Tatiana Korneeva, Alter et ipse: identità e duplicità nel sistema dei per-
sonaggi della Tebaide di Stazio, 2011, pp. 250.
53. Letteratura e Civitas. Transizioni dalla Repubblica all’Impero. In ricordo
di Emanuele Narducci, a cura di Mario Citroni, 2012, pp. 456.
54. Claudio Buongiovanni, Gli epigrammata longa del decimo libro di Mar-
ziale, introduzione, testo, traduzione e commento, 2012, pp. 480.
55. L’addio di Medea. Valerio Flacco, Argonautiche 8,1-287, introduzione e
commento a cura di Caterina Lazzarini, 2012, pp. 282.
56. Giancarlo Abbamonte, Diligentissimi uocabulorum perscrutatores.
Lessicografia ed esegesi dei testi classici nell’Umanesimo romano di XV
secolo, 2012, pp. 250.
57. Edipo. Margini, confini, periferie, a cura di Patrizia Pinotti, Massimo
Stella, 2013, pp. 442.
58. Sebastiano Timpanaro, Giuseppe Ramires, Carteggio su Servio 1993-
2000, a cura di Giuseppe Ramires, prefazione di Fabio Stok, 2013,
pp. 286.
59. Patrizio Domenicucci, Il cielo di Lucano, 2013, pp. 110.
60. Totus scientia plenus. Percorsi dell’esegesi virgiliana antica, a cura di
Fabio Stok, 2013, pp. 454.