Per risparmiare risorse cognitive, gli individui ricorrono alla categorizzazione e a euristiche
(scorciatoie di pensiero) → la categorizzazione serve a semplificare l'ambiente ma produce
un'eccessiva assimilazione intracategoriale e differenziazione intercategoriale.
Le categorie si associano poi a schemi, ovvero insiemi di credenze e valutazioni costruiti sulle
precedenti esperienze → Categorizzazione non è semplicemente classificazione, perché si
fonda su valori e rappresentazioni sociali, ed è un atto fondamentale per la sopravvivenza.
Dualità della struttura: la cultura comporta una costrizione sugli agenti, ma può essere anche
veicolo di creazione → prassi culturale è allo stesso tempo oggettiva e soggettiva, vincolo e
libertà.
Cultura funziona attraverso l'interazione di 3 livelli:
1) Le informazioni a disposizione degli agenti (distribuite diversamente nella
popolazione);
2) Gli schemi e le strutture mentali che orientano la percezione (habitus);
3) I simboli esterni alla persona (universo simbolico che ci circonda).
Gli schemi cognitivi, le pratiche, le classificazioni sono collegati alla struttura sociale → ne
consegue che i sistemi simbolici non sono solo strumenti di conoscenza e organizzazione, ma
strumenti di dominio → doxa: ciò che non può essere messo in discussione, che è percepito
come un dato di fatto dagli individui poiché essi agiscono secondo le convenzioni sociali → ci
si rifà al concetto gerarchico di cultura (es. gerarchizzazione della lingua → uso del registro a
seconda dei contesti).
Violenza simbolica → i rapporti di forza e la struttura della società contribuiscono a costruire i
principi di visione del mondo → il dominato può pensarsi e pensare il dominante solo
attraverso gli strumenti di conoscenza condivisi con quest'ultimo, ovvero con le classificazioni
sociali naturalizzate.
Questo si lega non solo alla naturalizzazione, ma anche a operazioni di legittimazione attiva →
si possono distinguere diversi livelli di legittimazione:
– Naturalizzazione
– Proverbi, storie, massime che trasmettono un intero ordine di significati e relazioni
– Riti e atti di istituzione (riti di passaggio)
– Universi simbolici (religioni, filosofie, teorie politiche) → spiegano l'ordine.
Lo Stato è quindi il massimo detentore della violenza simbolica legittima, a cui seguono le
religioni organizzate. Ma dal momento che le questioni simboliche sono delle poste in gioco,
gli agenti sociali non ne restano del tutto esclusi, ma possono contribuirvi secondo un
continuum di possibilità → titolarità di agire sui segni è contendibile e negoziabile.
Crescere significa fare esperienza del muoversi in uno spazio → la conoscenza dello spazio
avviene in maniera pratica attraverso la costruzione di una “mente locale”: apprendimento e
conoscenza di uno spazio = habitus spaziale
Processo di incorporazione → l'esperienza dei luoghi è un'esperienza corporea → gli agenti
coinvolti costituiscono una realtà spaziale, la cui presenza ha luogo in relazione con lo spazio
→ gli spazi contengono informazioni sulle identità coinvolte e il loro rapporto.
I luoghi non sono oggettivi, ma inscrivono intorno a noi la portata variabile delle nostre
intenzioni e dei nostri gesti (corpo come misura di tutte le cose, mutamento del confine tra
spazio peripersonale e extrapersonale).
Processo di tipizzazione → gli habitus vengono strutturati all'interno degli spazi, dando
origine a schemi di comportamento sociospaziali → cambiamenti repentini mettono in crisi gli
schemi spaziali e il comportamento da adottare in determinati spazi.
Zone spaziali → luoghi dove si manifestano le pratiche di reciprocità → schemi di tipizzazione
trasformano luoghi fisici anonimi in luoghi di costruzione della realtà sociale attraverso le
esperienze.
Mappa mentale → proiezione degli stili di vita sugli spazi della città → 5 dimensioni di Lynch:
– Percorsi → canali attraverso cui gli agenti si muovono;
– Margini → limiti e ostacoli concreti incontrati nell'agire;
– Zone → suddivisioni (informali o istituzionali) dell'area in cui si agisce, riconosciute da
chi si trova all'interno e anche da chi è all'esterno. Spazi vuoti: cancellati dalle pratiche
e quindi anche dalle mappe mentali dei soggetti;
– Nodi → luoghi in cui convergono determinate pratiche (es. incroci, piazze, mercati);
– Riferimenti → punti di orientamento nella propria attività spaziale.
Le mappe sociospaziali dipendono dal tipo di traiettorie → vi saranno tante mappe differenti
quanti sono gli habitus.
Spazio ≠ Luogo → I luoghi sono spazi umani, il centro dell'esperienza e delle intenzioni, delle
memorie e dei desideri (Silverstone).
Intreccio fra luoghi e memoria → emozioni legate allo spazio, spazi fisici carichi di significati e
simboli evocativi → la memoria è tenuta viva attraverso le pratiche umane e le narrazioni.
Costruzione di confini
L'atto culturale per eccellenza consiste nel tracciare la linea, che produce uno spazio separato
e delimitato (Bordieu).
Il limite non è un fatto spaziale con effetti sociologici, ma è un fatto sociologico che si forma
spazialmente (Simmel) → i confini sono definiti e continuamente ridisegnati da rapporti di
potere (fra Stati, persone, ruoli, classi sociali).
Il confine serve innanzitutto a selezionare la complessità del reale: il luogo viene reso
familiare, selezionandolo dallo spazio indistinto → mette ordine nel caos → mettere un confine
significa creare regole che spiegano lo spazio nel momento in cui lo creano → stabiliscono una
distinzione tra “retto” e “storto” e una norma da seguire per rimanere dentro i limiti.
3 funzioni dei confini:
– Funzione classificatoria → in base a ciò che raggruppano e distinguono (arbitrarietà del
confine) es. divisione amministrativa vigne;
– Funzione distributiva → distribuiscono le conseguenze della classificazione
trasformandole in disuguaglianze. Es. qualità del vino in base a divisione;
– Funzione relazionale → permettono relazioni tra le identità che fondano tramite la
distinzione. Es. associazione contadini per decidere politiche commerciali.
Arbitrarietà dei confini → i confini selezionano a priori che cosa accadrà in un determinato
contesto, tanto ai singoli agenti quanto ai gruppi.
Attraverso i confini, il corpo e le funzioni corporee vengono regolati → separazione sfera
pubblica/privata e all'interno di questa di altri spazi più o meno intimi → diversa penetrabilità
dei confini riflette differenti concezioni culturali del pubblico, del privato e dell'intimo.
Spazializzazione = mette in relazione gli elementi del mondo sociale → l'uomo deve
interpretare gli spazi intorno a sé → da un lato produce spazi, dall'altro viene condizionato dal
contesto → dimensioni inscindibili: la collocazione degli individui avviene attraverso la
partizione dello spazio, ma allo stesso tempo si concretizza nell'uso che se ne fa (es. parco
giochi) → reciprocità
Regionalizzazione = divisione del tempo-spazio in base alle pratiche sociali routinizzate
(Giddens). Essa può avvenire in più modi:
– In base alla forma → come vengono costruiti i confini. Possono essere anche solo i corpi
a definire la suddivisione spaziale (es. posizione persone a una festa; pareti di una casa,
ecc);
– In base all'estensione → avviene su vasta scala, come divisione funzionale di quartieri
urbani (es. distinzione centro/periferia);
– In base alla durata → i confini sono temporanei (es. area per un concerto);
– In base al 'carattere' → cioè ai modi in cui l'organizzazione degli spazi è fatta all'interno
di un sistema sociale (es. spazi preindustriali/modi di produzione capitalista).
Regionalizzazione e distinzione tra pubblico e privato → cambia in base al contesto storico e
sociale ed è influenzata dal legame tra spazio e potere.
Globalizzazione e mobilità
Processi di globalizzazione “deterritorializzano” → simultaneità despazializzata: i vincoli
imposti dallo spazio fisico sono superabili, scavalcabili soprattutto grazie ai mezzi di
comunicazione → stesso evento può essere vissuto in luoghi diversi (es. olimpiadi).
Rispazializzazione → ristrutturazione dei modi in cui è organizzato lo spazio. Secondo tre
elementi:
– Globalità → il mondo intero è un'arena in cui si svolge l'azione umana → ridefinisce i
confini e fa cadere la dicotomia dentro/fuori;
– Aspazialità → indifferenza rispetto ai luoghi in diverse sfere (privata, lavorativa,
politica...) → vengono sfidati confini (privato/pubblico, stanzialità/nomadicità).
– Reticolarità → esistenza di nodi e flussi che riconfigurano l'idea di vicino e lontano (ciò
che è vicino nella comunicazione può essere lontano geograficamente) → connessa alla
mobilità (non solo fisica ma anche di idee, simboli, malattie...)
Spazio e potere
La gestione degli spazi è centrale sia nella pianificazione del controllo sociale, sia nei rapporti
di dominazione.
La possibilità di controllo dei propri spazi varia in base al punto che si occupa nelle relazioni
di potere, fra gruppi e fra singoli.
Rappresentazione dello spazio → fatta sia in senso di “misurazioni” ufficiali, sia di
rappresentazioni sociali → mappe mentali soggettive dipendono dall'esperienza del singolo,
ma anche dalle rappresentazioni dominanti (es. Quarto Oggiaro).
Possibilità di uso e appropriazione di spazi personali (Hall e Goffman) → ad ogni attore sociale
sono legate delle “estensioni” del sé, egli occupa uno spazio la cui invasione costituisce una
violazione della sfera personale → gli spazi sono una proprietà su cui si esercitano diritti. La
posizione sociale dell'attore determinerà anche la maggiore o minore ampiezza di quest'area.
Spazio urbano contemporaneo → forma urbana è un oggetto sempre più vago e indefinito, con
confini fisici sempre meno netti → la città riflette la molteplicità e le contraddizioni del mondo.
La trasformazione della città è espressione del mondo contemporaneo → essa è un luogo
aperto e intercollegato, sottoposto a un gran numero di stimoli. Vi si riscontra un'eterogeneità
degli stili di vita e dei flussi che la attraversano.
Due processi urbani:
1) Tentativi di chiusura escludente (garden cities, enclosures);
2) Abbraccio al cosmopolitismo connesso ai flussi globali, ma senza conflitti sociali (es.
gentrification).
3. LA COSTRUZIONE CULTURALE DEL TEMPO
Temporalità: è nelle pratiche, nelle esperienze vissute. Il tempo non permette pratiche sociali
e culturali, ma è costituito da esse e ciò contribuisce a ordinare culturalmente l'esperienza
temporale → La pratica non è nel tempo, ma fa il tempo.
Il tempo e lo spazio non sono contenitori ma rapporti convenzionali ordinatori e strutture di
sintesi di cose e avvenimenti.
Il tempo è una relazione, il simbolo di un rapporto che un gruppo crea tra due o più
avvenimenti → è un'opera collettiva della società che lo costruisce e lo supporta
descrivendone la gerarchia dei valori → tale opera dà la definizione del cambiamento, della
durata, della continuità, della rottura, ecc.
3 tipi di durata (Giddens):
1) Reversibile e ciclica → routine quotidiana con ripetizioni → si può fare più di una volta;
2) Irreversibile → biologica o per le scelte (non si può fare due volte una cosa per la prima
volta);
3) Longue durée → quella dei tempi istituzionali, più lunga ma reversibile (cicli econ.).
Società pre-industriale → l'attività e il trascorrere del tempo sono legati in modo inscindibile
→ sottomissione al trascorrere del tempo, non si cerca di controllarlo o di risparmiarlo (non è
nemmeno possibile farlo). Concezione ciclica del tempo.
Società capitalista → il tempo è concepito in modo lineare, è quantitativamente misurabile
(tempo come moneta). L'elemento temporale diventa un aspetto cruciale del lavoro, si passa
da “orientamento al compito” a “orientamento al lavoro”.
Calendari e generazioni
Sia organizzazione della vita sociale in un calendario sia la suddivisione delle fasce d'età
forniscono quadri di riferimento collettivi che regolano i comportamenti → entrambi sono
legati a dei riti che servono a costruire e rinforzare l'appartenenza ad un gruppo (es. feste
nazionali; riti di passaggio).
Calendario: scandisce il tempo qualitativamente, indicando gli eventi straordinari e
distinguendoli dal tempo ordinario. Le date di festa indicano i valori che dovrebbero essere
condivisi nella collettività → evidente quando nelle società coabitano individui socializzati a
calendari diversi.
Accanto al calendario ufficiale che include valori civili e religiosi ve ne sono anche di “non
ufficiali” che si sovrappongono → si crea una gerarchizzazione tra i calendari.
Tempo e potere
Nella temporalità si costruiscono i rapporti di potere e subordinazione tra gruppi sociali.
In passato la misurazione del tempo era un simbolo di potere sociale e vi sono state lotte per
la democratizzazione della misurazione del tempo (es. portare orologio in fabbrica) → questa
severa gerarchia è venuta meno ma ancora oggi, in caso di diatribe sul tempo, prevale quello di
chi è superiore nella gerarchia (es. dirigente/impiegato, genitori/figli) e spesso ci si appella ad
un orologio connesso a funzioni pubbliche (TG, stazione, ecc).
Nell'ambito lavorativo la relazione tempo-potere è evidente → più i confini temporali di
un'attività sono flessibili (stabiliti dal lavoratore), più è probabile che sia associata a uno
status elevato, mentre vale anche il contrario (rigidità-status inferiore).
Accessibilità temporale (Zerubavel) → è governata da un rapporto inverso: più prestigiosa è
la posizione occupata, meno tempo si avrà a disposizione. Tuttavia si ha anche più potere di
rendersi inaccessibili e irreperibili.
Attesa → possibilità che istituzioni, organizzazioni e singoli agenti hanno di rimandare e
differire da una previsione o aspettativa temporale → l'attesa implica una sottomissione
perché influisce sulle condotte di chi attende finché non arrivi la decisione → complicità di chi
attende in base al valore di ciò che si attende.
Il genere è un principio di classificazione che si basa sulle strutture fisiche e sui processi di
riproduzione umana, ma questi non costituiscono una base biologica, piuttosto costituiscono
un'arena → la differenziazione produce scontri su ciò che significa “maschio” e ciò che significa
“femmina → è stata fatta una costruzione materiale e simbolica mirata a esprimere, poi
valorizzare e infine separare i sessi → la costruzione ricalca un rapporto sociale materiale:
quello della divisione sociosessuale del lavoro e della distribuzione sociale del potere → fa
sembrare uomini e donne differenti “per essenza” e ciò implica un costante intervento delle
istituzioni sociali durante tutta la vita.
Oggi il genere è definito come “quel processo culturale che produce nel corpo la possibilità di
realizzarsi in due sessi distinti” → il genere dunque non è la rappresentazione simbolica di un
dato biologico → il genere precede il sesso → va considerato come un set di pratiche, una
tecnica del corpo appresa attraverso la mimesi e l'azione pedagogica → pensando a cosa sia
“maschile” e cosa “femminile” vengono in mente una serie di cose che esprimono un qualcosa
che si fa e non che si è (giochi, vestiti, toni di voce, modo di camminare...) → essere “uomo” o
“donna” è questione di esperienza personale, di come cresciamo e come ci presentiamo → a
partire dall'infanzia, l'apprendimento consiste all'acquisizione di una competenza di genere
→ si parla a tal proposito di maschilità/femminilità egemone a sottolineare che vi sono una
pluralità di femminilità e maschilità, ma che esiste una gerarchizzazione tra i modelli.
Corpo come compito → il significato del corpo cambia, inscrivendosi sempre più nel processo
di individualizzazione → il corpo passa dall'essere un corpo socialmente costruito per
determinati scopi (produzione, riproduzione) per diventare il terminale ultimo di tutte le
esperienze (Jedlowski) → passaggio dalla salute al fitness, inteso come ideale soggettivo
irraggiungibile perché sempre in cambiamento (Bauman) → la custodia del corpo passa
dall'essere istituzionale a privatizzata.
Corpo e potere
Il controllo razionale sulla nostra corporeità è decisamente più limitato di ciò che si pensi (es.
emozioni incontrollabili: rossore, impaccio, tremore) → sottomissione
Nel corpo si incarnano e si manifestano rapporti di subordinazione fra gruppi, come quelli
relativi al genere, alla classe sociale, ecc.
Il nostro corpo non esprime solo la nostra soggettività, ma l'intera nostra traiettoria sociale e
persino quella precedente.
Biopotere (Foucault) → docilizzazione dei corpi da parte delle istituzioni → i governanti
hanno sviluppato un attenzione al corpo e la salute e ci sono istituzioni che attuano un
disciplinamento della corporeità (carceri, ospedali, scuole, caserme, fabbriche).
Oggi il biopotere è davvero un “potere di vita e di morte”, nel senso che le istituzioni hanno la
possibilità di intervenire sulla definizione di queste categorie (aborto/eutanasia).
La maggiore o minore possibilità di avere piena disponibilità del nostro corpo dipende da vari
fattori: età (bambini), genere (donne), rapporti di lavoro (dress code), istituzioni (alcune sono
momentaneamente “padrone” del nostro corpo, es. ospedale).
Non tutte le parti del corpo sono una nostra “proprietà privata” (es. in Italia si possono
vendere i capelli ma non il sangue, negli Usa sì; non possiamo venderci un rene).