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La carità nell’arte del Trecento: le miniature del Liber Regulae e il loro contesto

iconografico
Philine Helas

Il Liber Regulae costituisce un unicum nel suo genere non conoscenza di un’epidemia di peste nera che in quel periodo
da ultimo in virtù del suo apparato iconografico, dell’illustra- interessasse Roma8. Consultando i capitoli non miniati, nel
zione dei precetti e delle attività dell’Ordine di santo Spirito capitolo LI si trovano indicazioni sul trattamento delle con-
nei momenti quotidiani e in quelli cerimoniali. Solo dodici sorelle e dei confratelli malati di lebbra i quali, pur potendo
delle cinquantadue iniziali istoriate1 sono dedicate ai compiti rimanere nell’ospedale, dovevano vivere in un edificio sepa-
dell’ospedale nel senso più stretto e si possono dividere in tre rato. Poiché proprio la lebbra godette di una ricca tradizione
categorie: la cura fisica di malati, partorienti e neonati; la cura iconografica nell’arte medievale, la mancanza di una sua raffi-
spirituale di sofferenti, meretrici e moribondi; l’alloggiamen- gurazione nel Liber Regulae risulta particolarmente vistosa, ed
to di poveri, frati, pellegrini e viaggiatori illustri che potevano è forse dovuta al fatto che al momento della stesura del codice
anche depositare il proprio denaro presso l’ospedale. Su queste non era più una malattia molto diffusa. Il capitolo LXVII
tre categorie di immagini si concentrerà il presente contributo infine prescrive che ci debba essere una casa per i confratel-
esaminandole sia nel contesto dell’autorappresentazione delle li malati e che un confratello, detto infirmarius, provveda ai
istituzioni assistenziali sia nell’ambito della raffigurazione delle loro bisogni.
opere di misericordia2. Nell’ambito delle arti figurative italiane del Trecento non
Per quel che riguarda il panorama istituzionale a Roma si registra solo un aumento dell’interesse ma anche un diver-
intorno al 1320, sulla base del numero di fratres e servitores so approccio al tema della povertà e della carità. In questo
indicati nel cosiddetto Catalogo di Torino, possiamo dedur- periodo infatti si moltiplica la fondazione di confraternite
re che l’ospedale di Santo Spirito in Sassia fosse il maggio- laiche che, in modi differenti, si occupavano dell’assistenza
re dei circa venticinque ospedali lì menzionati3. Nel 1350 ai bisognosi, divenendo contemporaneamente committenti
si aggiunsero altri due ospedali che divennero importanti di edifici e della loro decorazione9. Sebbene la fondazione
in breve tempo: San Giacomo in Augusta e Sant’Angelo dell’ospedale di Santo Spirito in Sassia per volere di Inno-
al Laterano4. È probabile che molte di queste istituzioni, cenzo III risalga a un’epoca anteriore, l’ospedale, in quanto
riallacciandosi alla funzione degli xenodochi, offrissero so- istituzione pontificia in una città senza papa, nel XIV secolo
prattutto la possibilità di pernottamento. Anche l’ospedale si trovava in una condizione particolare, che, secondo chi
di Santo Spirito assolveva questa funzione: nella regola si scrive, ha contribuito in modo decisivo alla realizzazione del
accenna all’accoglienza dei poveri, dei frati di ordini mendi- Liber Regulae.
canti e di viaggiatori nobili (capp. LXIII-LXV)5.
L’ospedale di Santo Spirito, conformemente alla bolla La rappresentazione visiva dell’Ordine di Santo Spirito come
di Innocenzo III del 19 giugno 1204, era destinato all’accoglien- istituzione
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za di poveri e infermi . Insolite sono invece l’accoglienza delle Il Liber Regulae non si apre né con una raffigurazione del
meretrici durante le festività pasquali (cap. XLVI), il ricovero patrocinio dello Spirito Santo, né con la rappresentazione di
delle donne partorienti (cap. XLI) e la cura dei neonati un atto di carità cristiana. Piuttosto, il testo della regola vero e
(cap. LIX), documentati dalla regola. Il Liber Regulae tace proprio inizia al f. 15v con una pagina dedicata all’istituziona-
però sulle attività mediche dell’ospedale e nessuna delle mi- lizzazione dell’ordine (tav. 1) sulla quale non mi soffermo10. È
niature raffigura pratiche mediche o terapeutiche7. In questo l’iniziale istoriata posta a illustrazione del cap. III, De receptione
modo sappiamo poco sulla prassi dell’ospedale, nè siamo a novitiorum, che riprende il tema del patrocinio e dell’attività
dell’Ordine. L’artista crea nella P iniziale del f. 25v (tav. 15,
fig. 1) uno spazio figurativo bipartito, nella cui parte supe-
riore un novizio è inginocchiato davanti al precettore seduto.
Quest’ultimo indica con la mano destra la metà inferiore della
miniatura, in cui due infermi giacciono nei loro letti, e con la
mano sinistra un punto in alto, dove si intravede un’immagine
fortemente danneggiata da intendersi non come una rappre-
sentazione votiva reale, fisicamente presente nello spazio, quan-
to piuttosto come una trasposizione delle parole in immagine.
Essa raffigura un Trono di Grazia, iconografia della Trinità che
ritrae il Padre con il Figlio crocifisso e la colomba dello Spirito
Santo. La Trinità viene invocata all’inizio, nell’incipit, non però
nella formula di ammissione all’ordine pronunciata dal pre-
cettore e contenuta nel cap. III, in cui il novizio presta il suo
giuramento «A Dio, alla beata Vergine, allo Spirito Santo e agli
infermi, nostri signori».
Nell’arte medievale lo Spirito Santo non viene quasi mai
rappresentato come figura singola, bensì unitamente all’An-
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nunciazione o alle raffigurazioni della Trinità. A tale riguardo,


l’immagine del Trono di Grazia consente di rappresentare lo
Spirito Santo e, allo stesso tempo, l’incontro tra charitas di-
vina e terrena. Attraverso la sua raffigurazione in forma di
colomba, a destra sopra il capo di Cristo, si fa dunque rife-
rimento alla protezione data all’ospedale dallo Spirito Santo
che, nel Liber Regulae, non sarebbe altrimenti rappresentato
in nessun punto11. Il ricorso alla colomba dello Spirito Santo
come simbolo dell’ospedale si ritrova per la prima volta sul si-
gillo del precettore fra Jacopo, in carica tra il 1328 e il 134812. Fig. 1 - Liber Regulae, accoglienza del novizio; in alto a destra si intravede
L’immagine della Trinità, e nello specifico del Trono di il Trono di Grazia, dettaglio, ASR, Ospedale di S. Spirito, vol. 3193, f. 25v.
Grazia, si annovera tra le più antiche figurazioni delle inizia-
li miniate e successivamente ricorre in differenti contesti, nei Considerando che non ci sono statuti così riccamente miniati
manoscritti di diritto canonico come negli statuti. Un esem- di epoca anteriore, che la realizzazione di questi due singolari
pio analogo, sia per datazione che per destinazione, è costituito lavori è prossima, sia dal punto di vista spaziale che temporale,
dagli statuti dell’Ordine di Santo Spirito del diritto desiderio, e che i nomi si corrispondono, si può presupporre con ogni
detta anche Ordine del Nodo d’Amore, istituita a Napoli nel probabilità una correlazione tra le due opere. Una rete di rela-
1352 da Luigi da Taranto, re di Napoli in quanto secondo ma- zioni tra la corte napoletana, la curia avignonese e la città Roma
rito della regina Giovanna I d’Angiò13. Il codice fu realizzato si può postulare del resto senza difficoltà14.
nel 1354 da Cristoforo Orimina e presenta come frontespizio
un Trono di Grazia, al di sotto del quale è inginocchiata la cop- L’ospedale come edificio e la sua organizzazione
pia reale. Occorre chiedersi se questi statuti così mirabilmen- In quasi tutte le iniziali istoriate del Liber Regulae la rap-
te miniati non siano da considerarsi una ricezione del Liber presentazione dell’architettura, interna ed esterna, riveste
Regulae. Sebbene lo stile delle miniature sia indubbiamente una considerevole importanza e vi compaiono anche degli
diverso, così come anche la composizione delle pagine, i due elementi che si potrebbero definire romani o laziali, come
codici sono assimilabili nella misura in cui illustrano la regola i lavori cosmateschi che ricorrono più volte, ad esempio
di una comunità, con elementi simili. Nel codice napoletano nel f. 131v (tav. 19), o come la transenna sopra la porta
sono rappresentate elemosine per i poveri, cura degli invalidi nel f. 132r (tav. 21). La raffigurazione del complesso ospe-
di guerra, banchetto e commemorazione dei defunti. Peculiare daliero nel f. 50v (tav. 29), con due edifici di altezza diversa
è in questo caso la descrizione differenziata dei bisognosi, qui e la torre campanaria romanica che si profila alle loro spalle,
56 distinti tra destinatari di elemosina e veterani di guerra (fig. 2). corrisponde pienamente alle raffigurazioni quattrocentesche
La carità nell’arte del Trecento

Fig. 2 - Cristoforo Orimina, Statuti dell’Ordine di Santo Spirito del diritto desiderio, 1354, Parigi, Bibliothèque nationale de
France, ms. fr. 4274, fol. 7r.
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Fig. 3 - Alessandro Strozzi, Pianta di Roma, dettaglio, 1474, Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, cod. Redi 77, ff. VIIv-VIIIr.

dell’ospedale, come si osserva nella Pianta di Roma di Taddeo (tav. 18). Nello spazio ovale della P si vede una pluralità di
di Bartolo nel Palazzo pubblico a Siena e in quella in for- edifici, in cui si muovono più persone: sullo sfondo, nella
mato più piccolo disegnata da Alessandro Strozzi15 (fig. 3). parte superiore, si staglia una struttura architettonica a tre
Più spesso invece si tratta dell’inserimento di componen- navate con alte finestre che potrebbe rappresentare la chie-
ti architettoniche ed elementi decorativi per incorniciare sa ospedaliera, al di sotto della quale si vede un chiostro o
o mettere in risalto i protagonisti, ripartire spazi figurativi un edificio di collegamento che porta ad un’altra costru-
oppure per visualizzare gerarchie. Tuttavia le raffigurazioni zione a una navata estesa in altezza, interpretabile come
sono indicative nella misura in cui trasmettono l’immagine corsia, con la porta aperta per accogliere i malati raccolti
che l’ospedale voleva tramandare di sé: complesse architet- in città. Gli altri edifici possono essere interpretati come
ture con volte, arcate, bovindi, balconi, logge, decorazioni cucina, farmacia, deposito, stalle, etc. Queste differenti
cosmatesche, ornamenti scultorei e immagini, colonne e ca- parti del complesso si uniscono formando un insieme in
pitelli, pavimenti rivestiti di piastrelle o di tappeti, mobilia cui le figure sono posizionate in base alla gerarchia. Il frate
con elementi a intaglio e lavori a intarsio. In breve non solo incorniciato dalla porta superiore – fuori scala rispetto al
un ambiente progettato in base al principio della funziona- resto dell’ambiente – è il precettore, il cui status è espresso
lità, bensì edifici differenziati, decorati e con spazi interni dalla statura e dalle vesti. Le tre persone nel campo sotto-
riccamente arredati. stante sono a loro volta caratterizzate in modo differente:
Il cap. XL, De pauperibus requirendis, descrive il compi- stando al suo gesto, l’uomo dietro il carro sembra essere
to dell’ordine di cercare e raccogliere, una volta a settima- responsabile del soccorso spirituale, evidenziato anche dal
na, i poveri della città. L’iniziale che raffigura il trasporto fatto che si trova in corrispondenza dell’asse mediano, sot-
di un infermo su un carro va ben al di là della descrizione to il portale della chiesa. Parallelamente un uomo e una
di una prassi, e di fatto può essere letta come una rappre- donna svolgono il lavoro fisico di sollevare il malato dal
sentazione dell’ospedale nel suo insieme, quale struttura carro e trasportarlo nell’edificio. La donna si trova davanti
organica di persone, con i loro incarichi, e architetture all’ingresso della corsia, che è il luogo in cui opera, mentre
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la collocazione dell’omologo maschile è in strada tra gli
edifici. l’emblema della doppia croce, apposto sul carro-
ambulanza, viene portato per le strade, dando testimo-
nianza del raggio d’azione dell’ospedale. Il cap. XL è uno
dei pochi che non tratta esclusivamente le attività interne
all’Ordine, dal momento che questo, raccogliendo i pove-
ri, va a interagire con la città e i suoi abitanti.
A fare da pendant vi è a f. 175r l’iniziale istoriata del cap.
LXV, De camerariis domus, che riguarda il funzionamento
dell’ospedale in quanto sistema economico (tav. 38). All’in-
terno di una stanza un uomo, seduto dinnanzi a un tavolo,
annota qualcosa su un grosso libro. Lo spazio rimanente è oc-
cupato da tre cassoni di diversa misura, di cui due sono chiusi
con lucchetti. Nel testo si legge che il camerlengo dell’Ordine
controllava le entrate e le spese, provvedendo affinché i con-
fratelli, le consorelle e i poveri fossero provvisti dell’essenzia-
le. Mensilmente doveva dare conto della propria attività al
precettore della casa e al Capitolo e, in caso di irregolarità,

La carità nell’arte del Trecento


quest’ultimo poteva comminare sanzioni progressive. Il ca-
pitolo seguente ci informa che le entrate della casa dovevano
essere custodite in un unico scrigno con tre serrature e che
le tre chiavi erano conservate rispettivamente dal precettore,
dal Capitolo e dallo stesso camerlengo. Nella V iniziale è raf-
figurato un forziere decorato con lavori a intarsio, chiuso da
tre serrature, ed è l’unico caso nel Liber Regulae in cui un’i-
niziale contenga solo un singolo oggetto e non una persona
o una scena (tav. 39). Il forziere sotto chiave rappresenta il
patrimonio dell’ospedale, la sua sussistenza economica, men-
tre il camerlengo utilizza sistemi di amministrazione e com-
pilazione basati su cognizioni mercantili, come nel famoso
Codice del biadaiolo di Firenze (1344-1347), praticamente
Fig. 4 - Tavola di biccherna, rappresentazione del camerlengo,
coevo16. La rappresentazione dell’interno dello studio del ca- 1348, Ginevra, collezione privata.
merlengo è significativa anche da un punto di vista formale.
L’artista potrebbe aver tratto ispirazione da miniature, poste
normalmente all’inizio di un codice, raffiguranti l’autore allo scriba è posto accanto al camerlengo, rappresentazione del
scrittoio, ma in questo periodo tale rappresentazione è anco- sistema di registrazione e controllo17 (fig. 4).
ra raramente inserita in un contesto spaziale concreto. Qui Inoltre nel Liber Regulae la miniatura del camerlen-
invece siamo di fronte ad una delle prime raffigurazioni di go si può mettere in correlazione con l’iniziale istoriata
uno studiolo. L’artista inserisce il camerlengo all’interno di del f. 134r (tav. 24), in cui un frate accoglie i forestieri
uno spazio d’azione specifico che consente d’interpretare la raffigurati nell’atto di depositare il proprio denaro presso
sua scrittura come una documentazione di entrate e di spese. l’ospedale, testimoniando l’affidabilità e la competenza di
Tuttavia, la matrice del ritratto dell’autore rimane percetti- quest’ultimo in questioni finanziare ed economiche.
bile, conferendo al camerlengo una dignità che palesa la sua Il Liber Regulae dunque presenta l’ospedale di Santo Spi-
posizione all’interno dell’ospedale, tanto più che, a eccezione rito sia come una comunità e un insieme di architetture al
del precettore, solamente poche altre figure o cariche ven- servizio della città, sia come un sistema economico ammini-
gono messe in risalto. Il tema trova una certa analogia con strato in maniera esemplare. Queste immagini rappresenta-
la rappresentazione del camerlengo sulle biccherne di Siena: no quindi una novità iconografica, in grado di combinare le
qui, proprio negli stessi anni, lo spazio inizia a concretiz- strutture narrative di un contesto concreto con una rappre-
zarsi come stanza attrezzata in cui appare un forziere, e uno sentazione simbolica del complesso organismo ospedaliero.
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La rappresentazione delle attività caritative Vangelo (Mt. 25, 34-46). A queste sei opere di misericordia, si
Il Liber Regulae non offre raffigurazioni specifiche sulla pras- aggiunse a cominciare dal XIII secolo, la sepoltura dei defunti.
si medica dell’ospedale bensì sulle sue differenti attività. Alla già Nel Medioevo e nel Rinascimento raffigurazioni delle sette
citata rappresentazione della cura degli infermi (tav. 15) fanno opere di misericordia ricorrono con grande frequenza nel con-
seguito – secondo il seguente ordine – la confessione e la comu- testo di istituzioni o attività caritative18. La composizione ico-
nione dei malati (tav. 16), la ricerca dei bisognosi in città (tav. nografica scelta con maggiore frequenza ritrae un benefattore
18), l’assistenza di trovatelli e donne gravide (tav. 25), il lavag- e un bisognoso con gli attributi indispensabili. La decorazio-
gio di piedi e capelli per gli infermi (tav. 17), il ricovero offerto ne in rilievo del portale di Santa Maria della Salute a Viterbo,
a poveri (tav. 19) e confratelli in viaggio (tav. 21), l’accoglienza completata tra il 1322 e il 1334, si offre come paragone, in
di meretrici durante il periodo pasquale (tav. 22), la sepoltura quanto vicina al Liber Regulae da un punto di vista sia spaziale
di fratelli e pellegrini deceduti in ospedale (tav. 27), e la prescri- che temporale. Il committente Fardo di Ugolino già dal 1313
zione sulle culle per i neonati delle pellegrine (tav. 26). Infine aveva promosso attività caritative a favore di prostitute redente
il cap. XXXIX, De indumentis pauperum, prevede che i poveri ed ebrei convertiti, oltre che di pellegrini, malati e donne indi-
vengano vestiti con indumenti di lana nel periodo compreso genti19. Il portale è decorato sulla sinistra con raffigurazioni
tra la festa di Ognissanti e Natale mentre durante l’estate, dalla di opere di misericordia corporale e sulla destra con quelle
Pentecoste a San Giovanni, con gli indumenti lisi dei frati e dei di misericordia spirituale. A coincidere con il Liber Regulae
malati (tav. 20). è anche l’inserimento del simbolo dell’istituzione, con scopo
L’ospedale svolgeva dunque funzioni decisamente diversifica- rappresentativo, all’interno dell’immagine: qui la doppia cro-
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te che includevano parzialmente le sette opere di misericordia. Il ce inserita in uno stemma triangolare decora il sarcofago in
canone di queste opere – dar da mangiare agli affamati, dar da cui è sepolto il defunto, ricordando il simbolo che compare
bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini e infi- sulla veste del committente nella sua tomba (fig. 5), men-
ne visitare gli infermi e i carcerati – si era definito sulla base del tre nel Liber Regulae la doppia croce dell’ospedale adorna il

Fig. 5 - Seppellire i morti e visitare i carcerati, dettaglio del portale, prima Fig. 6 - Visitare i malati e allogiare i pellegrini, dettaglio del portale, prima
metà sec. XIV, Viterbo, Santa Maria della Salute. metà sec. XIV, Viterbo, Santa Maria della Salute.
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La carità nell’arte del Trecento

Fig. 7 - Madonna della Misericordia, 1342, Firenze, Museo del Bigallo, ASP Firenze Montedomini.
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carro-ambulanza (tav. 18). In entrambi i casi si tratta dunque dell’antico poiché sia la composizione nel suo insieme, sia le
di oggetti reali su cui è apposto tale contrassegno. singole figure ricordano il rilievo ellenistico della Visita di Dio-
Inoltre nel portale viterbese, il “visitare gli infermi” è rap- niso a Icario, più tardi documentato a Roma22 (fig. 8). La scena
presentato mediante la raffigurazione di un malato, che giace si svolge davanti a un’architettura su due livelli, ripartita in due
in un letto, a cui si avvicina un benefattore per imboccarlo. E ambienti, in cui il sileno suonatore corrisponderebbe al nudo
ancora nel portale viterbese la scena dell’ospitalità rappresenta con la tromba sul margine sinistro, mentre la donna gravida
un benefattore che, sulla destra, con un gesto accogliente, in- – formalmente – a Bacco con la sua pancia enorme. Non si
troduce in casa un bisognoso, caratterizzato come pellegrino tratterebbe dunque di una copia, bensì della rivisitazione di un
indigente, che si avvicina da sinistra (fig. 6), così come nella modello antico, circolante a Roma. Lo schema compositivo
miniatura del cap. XLIII del Liber Regulae, due indigenti dalle però lo trasforma in una scena vivace con sembianze realistiche,
vesti rammendate si avvicinano imploranti a un edificio in cui destando l’impressione di una vicinanza dell’artista alla prassi
un frate dell’ordine va loro incontro invitandoli a entrare con dell’ospedale romano, la cui dedizione alle donne partorienti
un gesto cordiale (tav. 19). Similmente nel cap. XIII del Liber era un fatto assai insolito per l’epoca.
Regulae è descritta la cura dei malati (tav. 16). Sebbene qui l’ar- Stupisce relativamente invece la scarsa attenzione riservata
tista tramuti il nutrimento corporale in pasto eucaristico, nelle ai trovatelli che sono nominati solo nel cap. XLI, come or-
due opere la raffigurazione del letto, con la coperta dalle pieghe fani proietti, e nel cap. LXXVI, come fanciulle esposte. Dal
fluenti, la disposizione frontale del malato e di colui che lo im- Quattrocento in poi infatti si diffuse ampiamente, sia in forma
bocca o disseta mostrano una forte coincidenza. scritta che iconografica, la leggenda secondo cui Innocenzo III
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Come a Viterbo, anche altrove furono scelte le opere di avrebbe deciso di fondare l’ospedale proprio come orfanotro-
misericordia per la rappresentazione visiva di un progetto fio, dopo aver appreso dell’infanticidio di massa dai pescatori
caritativo. Intorno al 1342 nei locali della Compagnia del- del Tevere che ripescavano nel fiume i cadaveri dei neonati ivi
la Misericordia fiorentina fu realizzato un affresco in cui gettati da madri snaturate. Tale leggenda sembra dunque essere
le opere, immagine nell’immagine, decorano la veste della posteriore alla metà del Trecento ed è rintracciabile per la prima
personificazione della Misericordia20 (fig. 7). In particolare volta intorno al 1400 in una cronaca universale tedesca23.
risulta interessante che sia l’affresco che il codice dividano
in due scene il cerimoniale della sepoltura dei morti, raffi- Programmi iconografici innovativi sul tema della povertà nel
gurando da un lato il corteo processionale con il defunto e Trecento
dall’altro il momento in cui il cadavere, avvolto in un suda- Proprio nell’ambito della povertà e dell’assistenza ai poveri
rio, viene sotterrato (tav. 27). Nell’iniziale istoriata del Liber si possono osservare nell’arte italiana del XIV secolo un am-
Regulae è resa inoltre la veglia funebre all’interno della na- pliamento e una rivisitazione di temi iconografici preceden-
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vata della chiesa, con una candela posta accanto al capo del ti . A questo proposito occorre menzionare in primo luogo
defunto. Il corteo funebre nel medaglione sinistro doveva il già citato Codice del Biadaiolo che combinava documen-
evidentemente essere composto in modo ancora più son- tazione sullo sviluppo del mercato, storia contemporanea e
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tuoso, poiché al di sotto del letto funebre si possono ricono- riflessioni moralizzanti . Trattando della carestia a Firenze,
scere piccole figure successivamente coperte da altri strati di Domenico Lenzi non si limita a dare voce ai poveri nel testo.
colore. Bambini che assistono alla funzione liturgica ricor- Questi infatti vengono esplicitamente raffigurati in relazione
rono anche sul portale viterbese e in una miniatura, databile alla difficoltà dell’ospedale di Siena – da lui in realtà descrit-
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intorno al 1340, del cosiddetto Salterio anglo-catalano . to come esemplare – nel fronteggiare l’afflusso dei poveri e
Nonostante queste concordanze, si deve constatare che il successivamente allontanati dal territorio cittadino. Firenze
Liber Regulae contiene soluzioni figurative massimamente ori- invece fornisce il vitto agli espulsi, anche se dall’immagine e
ginali per cui non si trovano paralleli in epoca coeva. Tra queste dal testo non risulta chiaro se questi siano accolti o meno in
si annoverano il carro-ambulanza (tav. 18), l’accoglienza delle città (fig. 9 a/b). Il miglior governo si rivela tale in virtù della
prostitute (tav. 22), il lavaggio dei capelli e dei piedi (tav. 17) e charitas nei confronti dei bisognosi, che, a questo proposito,
il bambino custodito in una culla (tav. 26). È da notare che la sono più che figure accessorie in una scena per cui l’artista
raffigurazione naturalistica della donna gravida e della nutrice non aveva a disposizione un modello. La composizione ico-
al f. 127v (tav. 25) non sono modellate su quelle di Maria con nografica si nutre dell’antagonismo tra le due città, il flusso
il bambino Gesù, sulla nascita di Maria o di Giovanni, o an- dei poveri sconfina oltre il bordo della pagina, arrivando dal
cora sull’allegoria della charitas, raffigurata spesso come madre. verso del foglio sinistro sul recto della pagina destra. La distan-
62 Al contrario si può individuare in tale immagine la ricezione za spaziale e morale tra le due città viene evidenziata dunque
La carità nell’arte del Trecento
Fig. 8 - Dioniso e Ikarios, Napoli, Museo Archeologico Nazionale, inv. 6713.

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per mezzo della bordatura e del suo sconfinamento. I poveri realtà sociale . Ciò risulta particolarmente evidente nel caso
si contraddistinguono per i simboli visivi usuali dell’indigen- della rappresentazione della “condotta deplorevole e dell’agire
za – invalidità fisica, vecchiaia, prole numerosa oltre che pe- esemplare”. Nell’illustrazione del testo francese, la Misericordia
nuria di calzature e abiti logori – tipici dell’arte Medioevale, ricorre come personificazione femminile, in piedi su un lupo
sia nei cicli agiografici sia nelle immagini allegoriche. Gli abiti che divora un agnello, la quale con una mano tiene un uccello
rattoppati contraddistinguono anche i communes pauperes che a e la sua prole, mentre con l’altra porge una veste a un uomo
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f. 131v nel Liber Regulae cercano rifugio nell’ospedale (tav. 19), nudo, anch’egli in piedi sopra una pecora . Si tratta dunque di
sebbene in questo caso l’artista abbia rinunciato a mettere in una figurazione allegorica decisamente complessa, in cui solo
correlazione la povertà di questi con la malattia. l’elargizione della veste costituisce un riferimento a un’azione
L’altra opera miniata rilevante in questo contesto è il Vol- reale. Nel manoscritto della Biblioteca Medicea Laurenziana la
garizzamento dell’esposizione del Paternostro, rivisitazione del Misericordia viene resa invece come figura che offre rifugio e
trattato di etica cristiana Somme le Roi, compilato nel 1279 dal che veste gli ignudi, mentre nel codice vaticano assiste un ma-
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domenicano Laurent d’Orléans per il re francese Filippo l’Ardi- lato giacente in un letto . In questo modo l’atto misericordioso
to. Intorno al 1300-1310 il fiorentino Zucchero Bencivenni ne viene tanto concretizzato quanto presentato in un contesto che
fece una traduzione in volgare, tramandata in numerosi codici, all’osservatore rievoca la propria esperienza di vita.
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di cui alcuni miniati . Tra questi vi è un manoscritto eseguito L’esemplare della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze
a Pisa nel 1340 e oggi conservato presso la Biblioteca Nazio- si contraddistingue per il fatto che le miniature sono correda-
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nale Centrale di Firenze mentre un altro esemplare, prodotto te da didascalie. In questo codice al tema della misericordia
probabilmente a Firenze nella prima metà del XIV secolo, è sono dedicate contemporaneamente più immagini: la virtù
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oggi conservato presso la Biblioteca Vaticana . In questi due del buon consiglio per esempio è raffigurata con le fattezze
manoscritti toscani, a differenza delle iconografie allegoriche di un uomo che si occupa di attività economiche, a cui due
di provenienza francese, le scene sono riprese e inserite nella angeli sopraggiunti in volo danno indicazione di elargire l’e-
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Fig. 9 a/b - Domenico Lenzi, Codice del Biadaiolo, rappresentazione della città di Siena che espelle i poveri dal territorio cittadino e di Fi-
renze che accoglie gli esuli, Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, cod. Tempi 3, ff. 57v-58r.

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lemosina ai poveri che si stanno avvicinando . Nelle pagine svolge davanti a edifici con portali aperti dinnanzi ai quali
seguenti vengono poi descritte, mediante testo e immagini, si ergono i benefattori, in abiti civili o religiosi. Anche la
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le altre opere di misericordia: dare rifugio a chi non ne ha , tavola imbandita del manoscritto vaticano, con calici pieni
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vestire gli ignudi , visitare gli infermi , assistere i carcerati di vino, nonché piatti e ciotole ricolmi di pane e pietanze,
ed elargire l’elemosina, sia come offerta in denaro che di abiti può essere messa a confronto con le mense del Liber Regu-
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(fig. 10) . Il manoscritto realizza dunque un ciclo iconogra- lae, poggianti su basamenti di legno, a cui banchettano il
fico che trova il suo modello nelle opere di misericordia e, al precettore e i confratelli38.
contempo, va ad ampliare e a definire ulteriormente l’insieme Sullo sfondo di questa costellazione iconografica il Liber
delle figure e il contesto in cui sono inserite. Regulae si misura in modo innovativo con il tema dell’assi-
La costruzione dell’immagine e la gestualità, in que- stenza ai poveri. Sebbene esso non costituisca l’oggetto princi-
sto caso sono strettamente imparentate con le miniatu- pale del codice e sia trattato invece solo in alcuni capitoli, tut-
re del Liber Regulae, sebbene i temi non corrispondano tavia l’artista proprio qui crea immagini originali. I bisognosi
esattamente. Nel Volgarizzamento gli ospiti, con un gesto non sono raffigurati con le tipiche fattezze di anziani, storpi e
d’accoglienza, sono invitati ad entrare passando attraver- infermi, come appaiono comunemente nell’iconografia coeva,
so l’alto arco rotondo dell’ingresso, così come i commu- quali destinatari degli atti di Cristo e dei suoi santi, bensì come
nes pauperes nel Liber Regulae. I malati giacciono in letti figure individuali a cui è riconosciuta una certa dignità: i com-
simili e, a dare le disposizioni, sono in un caso il medico munes pauperes con le sembianze di giovani uomini che cercano
64 e nell’altro il precettore. L’elargizione di vesti e denaro si ricovero (tav. 19), la donna gravida ben vestita, con mantello
La carità nell’arte del Trecento

Fig. 10 - Volgarizzamento dell’esposizione del Paternostro, elargizione dell’elemosina, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze,
Ms. II.VI.16, f. 53r. 65
e velo nero (tav. 25), i malati che vengono lavati senza ferite o A favore della tesi secondo cui il Liber Regulae sarebbe sta-
segni di infermità evidenti (tav. 17) e infine la prostituta che dà to realizzato da un miniatore che certamente conosceva l’arte
prova della sua personalità per via di una certa indocilità (tav. prodotta tra Avignone e l’Italia centrale ma che potrebbe es-
22). sere stato fatto venire a Roma di proposito, parlano in ogni
Salta all’occhio la rinuncia a raffigurare una malattia caso alcuni elementi. Innanzitutto è difficilmente immagina-
dai sintomi visibili, come ci si sarebbe potuti aspettare nel bile che un artista potesse realizzare le miniature sulla sola
contesto di un ospedale. Si tratta qui dell’effetto di conce- base del testo. Infatti, pur trattandosi in un certo senso di
zioni estetiche del decoro, contrarie a raffigurare le infer- trasposizioni letterali degli statuti in immagini, queste ultime
mità nella loro crudezza. Oppure l’intenzione era quella di presentano una tale quantità di dettagli e di raffigurazioni che
presentare l’attività caritativa quale elemento naturale della trascendono il testo, facendo supporre una conoscenza del
vita dell’Ordine evitando l’ostentazione della miseria, come posto. Inoltre le decorazioni cosmatesche potrebbero essere
invece di solito avviene nel contesto delle vite dei santi, al considerate un tipico elemento di architettura romano-lazia-
fine di sottolinearne in modo più forte l’azione, caricando le, così come la ricezione dell’antico fa pensare alla presenza
quest’ultima di un significato emotivo? dell’artista a Roma.
Il codice fu realizzato durante la cattività avignonese,
Conclusione quando al precettore e ai frati dell’ordine, che dovettero
Il mio intervento non intende entrare in modo dettagliato assicurare la conduzione dell’ospedale in tempi difficili,
nella discussione sull’attribuzione, datazione e identificazione spettò un altro ruolo, diverso da quello di semplici ese-
Philine Helas

del possibile committente del Liber Regulae. Aspetti stilistici cutori in un’istituzione papale. Non è un caso che que-
ma anche elementi iconografici, come la moda, portano a una sta forma di autorappresentazione cada nell’epoca repub-
datazione verso la metà del Trecento39. I precettori da tenere blicana di Roma, quando i cittadini, laici o ecclesiastici
in considerazione in quanto possibili committenti in questo che fossero, erano chiamati a regolare la vita cittadina e a
periodo sono dunque Jacopo, in carica dal 1328 al 1348, e il prendersi cura dei bisognosi. In questo periodo si colloca
successore, Giovanni da Lucca, defunto tra il 1351 e il 1358. anche l’espansione dell’ospedale del SS. Salvatore ad San-
Fra Jacopo era membro di quella delegazione che si recò ad cta Sanctorum, retto dalla Compagnia del Salvatore, e da
Avignone da Clemente VI al fine di pregare il papa, su inca- considerarsi quale istituzione comunale43.
40
rico dei romani, di chiedere un anno giubilare per il 1350 . In Italia la rappresentazione visiva di istituzioni caritative
Dopo di lui, Giovanni da Lucca assunse un ruolo non meno fu strettamente legata alla forma di dominio politico che
41
significativo nella vita pubblica romana sotto Cola di Rienzo . a Roma, nel corso del XV secolo, dopo la fine dell’esilio
Nel 1350, durante il suo mandato, ebbe luogo il giubileo che avignonese, si sviluppò in modo sempre più accentuato in
mise alla prova le sue capacità gestionali, non solo nell’ambito direzione di una supremazia papale. Per l’ospedale di Santo
42
dell’assistenza ai pellegrini . In più punti del codice il commit- Spirito ne conseguì l’insediamento di un precettore, e in se-
tente fece inserire il suo blasone che finora non è stato possibile guito di un commendatore, scelto dal papa e non più eletto
ascrivere con certezza a una persona o a una famiglia. Il grande dalla cerchia dei frati. Successivi interventi architettonici e
stemma inserito a margine della P iniziale sul f. 227v (tav. 48) è una nuova decorazione pittorica trasformarono l’ospedale
posto accanto ad un giovane santo che presenta un libro come in uno strumento di rappresentazione pontificia, come vi-
unico attributo. Per similitudine con una figura del pressoché sibile dal ciclo di affreschi fatto eseguire da Sisto IV nella
coevo Polittico Stefaneschi può essere identificato con San Gio- Corsia Sistina dopo la realizzazione di quest’ultima intorno
vanni Evangelista, e potrebbe quindi indicare un committente al 1478. Ad essere messo in evidenza è ormai il ruolo del
di nome Giovanni. Inoltre nell’iniziale che raffigura l’elezione pontefice in relazione all’ospedale, sia nel caso del fondatore
del precettore uno scriba annota su un rotolo una data che po- Innocenzo III sia soprattutto di Sisto IV, alla cui rappresen-
trebbe essere quella dell’elezione del committente e che, seb- tazione della vita viene dedicato ampio spazio. I frati appa-
bene sia impossibile da leggere completamente, sembrerebbe iono qui come destinatari colmi di gratitudine per i doni
interpretabile come 1348, anno in cui fu eletto fra Giovanni papali, una raffigurazione ben differente da quella del Liber
(tav. 4). Da qui si potrebbe trarre la conclusione che il viaggio Regulae, dove, impegnati a eleggere, banchettare, disputare,
di fra Jacopo ad Avignone e il contatto con la curia pontificia peccare, espiare e non da ultimo a servire i bisognosi, figu-
diedero l’impulso per l’esecuzione di un codice sontuoso, an- ravano come pii membri di una comunità che guardava con
che in vista dei visitatori giubilari, poi realizzato solo sotto il fierezza alle proprie conquiste e dava valore alla rappresenta-
66 successore fra Giovanni. zione del proprio operato.
1
Le iniziali istoriate erano originariamente 54 ma due furono rubate uni-bonn.de/2007/1083/1083.htm (accesso 25.07.18) e P. Helas, Die
dopo il 1954 e ne resta solamente una riproduzione fotografica; cfr. F. Repräsentation von Armut und Armenfürsorge in italienischen Städten des
Manzari, scheda n. 6, nella sezione I documenti, in volume, con biblio- 14. und 15. Jahrhunderts - ein ›republikanisches‹ Thema? in Armut und Ar-
grafia precedente. menfürsorge in der italienischen Stadtkultur zwischen 13. und 16. Jahrhun-
2
Per una versione più estesa di questo testo, cfr. P. Helas, Die Mi- dert: Bilder, Texte und soziale Praktiken, a cura di P. Helas - G. Wolf,
niaturen des Liber Regulae im Kontext karitativer Bildprogramme des 14. Frankfurt a. M., lang, 2006, pp. 191-245.
Jahrhunderts, in Caritas im Schatten von Sankt Peter. Der Liber regulae 10
G. Wolf, Christus im Gehäus und die «vera icon» in päpstlicher
des Hospitals von Santo Spirito in Sassia: Eine Prachthandschrift des 14. Hand. Überlegungen zu fol. 15v des «Liber Regulae», in Caritas im
Jahrhunderts, a cura di G. Drossbach - G. Wolf, Regensburg, Pustet, Schatten... cit., pp. 67-73; P. Helas, Kunst und visuelle Präsenz zweier
2015, pp. 33-59. Per la traduzione ringrazio Manuela Bonura. Hospitäler in Rom: Santo Spirito in Sassia und Santissimo Salvatore ad
3
Biblioteca dell’Università, Torino, cod. E.V. 17, cc. 1r-16v; C. Sancta Sanctorum am Lateran zwischen dem 14. und frühen 16. Jahrhun-
Hülsen, Le chiese di Roma nel Medio Evo. Cataloghi ed appunti, Firenze dert, in «Römisches Jahrbuch der Bibliotheca Hertziana», 41 (2013-
Olschki, 1927, pp. 26-43, P. Helas, Hospitäler in Rom und die medizini- 2014[2017]), pp. 9-109.
schen Möglichkeiten um 1350, in Caritas im Schatten... cit., pp. 131-134. 11
Nel Liber Regulae, in calce al f. 3v, si trova la raffigurazione di una
4
P. Helas, Bilder und Rituale der Caritas in Rom im 14. und 15. colomba che deriva chiaramente da una successiva integrazione. È pos-
Jahrhundert: Orte Institutionen Akteure, in Städtische Kulte im Mittelal- sibile tuttavia che già in precedenza un’immagine simile si trovasse nello
ter, hrsg. von J. Oberste, S. Ehrich, Regensburg, Pustet, 2010, pp. stesso punto, quale indicazione del patrocinio.
271-307, pp. 279-289, e P. Helas, Hoc opus inchoatum… Bautätigkeit 12
P. De Angelis, L’ Ospedale... cit., vol. II, p. 660 e G. C. Bascapè,
und Bildpolitik des Hospitals von Santo Spirito in Sassia und des Hospitals Sigillografia. Il sigillo nella diplomatica, nel diritto, nella storia, nell’arte, 3
am Lateran im Rom des 14. und 15. Jahrhunderts, in Ordnung und Wan- voll., Milano, Giuffrè, 1969-1984, vol. II, p. 280, n. 3, p. 289.
del in der römischen Architektur der Frühen Neuzeit - Kunsthistorische Stu- 13
A. Bräm, Zeremoniell und Ideologie im Neapel der Anjou. Die Sta-

La carità nell’arte del Trecento


dien zu Ehren von Christof Thoenes, a cura di H. Schlimme - L. Sickel, tuten vom Orden des Heiligen Geistes des Ludwig von Tarent, Paris, Bi-
München, Hirmer, 2011, pp. 153-183. bliothèque nationale de France, Ms. fr. 4274, in «Römisches Jahrbuch der
5
Per la trascrizione dei capitoli della regola, cfr. A. Restaino, Ap- Bibliotheca Hertziana», 36 (2005[2006]), pp. 45-92.
pendice documentaria, in volume. 14
Al servizio della coppia reale, in qualità di gran siniscalco, era Nicco-
6
«recipiantur et reficiantur pauperes et infirmi et exhibeantur alia lò Acciaiuoli il quale viaggiava tra l’Italia meridionale e la Provenza dove,
opera pietatis», in Die Register Innocenz’ III. Band, 7. Pontifikatsjahr, tra il 1348 e il 1352, soggiornarono Giovanna I d’Angiò e Luigi di Ta-
1204/1205, a cura di O. Hageneder - A. Sommerlechner - H. Weigl, ranto. È probabile che Niccolò Acciaiuoli avesse un ruolo propulsivo re-
Wien, Österreichischen Akademie der Wissenschaft, 1997, p. 152. Dal lativamente alla committenza del codice, poiché è ben riconoscibile nelle
testo della bolla non si può dedurre se Innocenzo III prevedesse già miniature, cfr. A. Bräm, Zeremoniell und Ideologie... cit., pp. 81 sgg.
l’assistenza ai trovatelli, come raccontato poi nella successiva leggenda
15
Biblioteca Laurenziana, Firenze, Redi 77, ff. VII-VIII, riprodotte
di fondazione, per la quale cfr. I. Walter, Die Sage der Gründung von ora in P. Helas, Kunst und visuelle Repräsentation... cit., ill. 5, 6.
Santo Spirito in Rom und das Problem des Kindesmordes, in «Mélanges de
16
Biblioteca Laurenziana, Firenze, Tempi 3, f. 2r; S. Partsch,
l’École française de Rome. Moyen Age - Temps Modernes», 97 (1985), Profane Buchmalerei der bürgerlichen Gesellschaft im spätmittelalterli-
2, pp. 819-879. La regola, promulgata probabilmente prima del 1239 chen Florenz. Der Specchio Umano des Getreidehändlers Domenico Lenzi,
da Gregorio IX, di cui la versione più antica attualmente nota risale al Worms, Werner, 1981, tav. I, e Le biccherne di Siena. Arte e finanza
XIII secolo, contiene tuttavia già il cap. XXXVIII, De orphanis nutrien- all’alba dell’economia moderna, catalogo della mostra Roma, 2002, a cura
dis et feminis pregnantis, cfr. G. Drossbach, Christliche caritas als Recht- di A. Tomei, Azzano San Paolo, Bolis, 2002, pp. 254-256.
sinstitut. Hospital und Orden von Santo Spirito in Sassia (1198-1378),
17
Le biccherne di Siena... cit., pp. 152-153 (1348), pp. 156-157
Paderborn, schöningh, 2005, pp. 148 sgg., 389. È certo che nel 1363 (1353), pp.168-169 (1388).
l’ospedale si occupò di orfani, come risulta dal testamento di Giacomo
18
Per l’iconografia delle opere di misericordia, cfr. A. Dietl, Vom
Orsini, cfr. P. De Angelis, L’ospedale di Santo Spirito in Saxia, 2 voll., Wort zum Bild der Werke der Barmherzigkeit. Eine Skizze zur Vor- und
Roma, Detti, 1960-1962, vol. II, pp. 46 sgg. Frühgeschichte eines neuen Bildthemas, in Die Schwelle zum Paradies. Die
7
Al contrario gli statuti dell’ospedale di Altopascio, situato lungo Galluspforte des Basler Münsters, a cura di H.-R. Meier - D. Schwinn
la via Francigena, contengono in dieci dei novantasei capitoli (XXXIX- Schürmann, Basel, Schwabe, 2002, pp. 74-93; F. Botana, The works
XLVIII) prescrizioni relative alla cura degli infermi, cfr. P. Helas, Ho- of mercy in Italian medieval art (c. 1050 - c. 1400), Turnhout, Brepols,
spitäler in Rom... cit., p. 130. 2011.
8
L. Del Panta, Le epidemie nella storia demografica italiana (secoli
19
F. Gandolfo, Il portale di Santa Maria della Salute, in Dal Ca-
XIV-XIX), Torino, Loescher, 1980, p. 112, non porta dati per Roma; strum Viterbii alla Civitas pontificum. Arte e architettura a Viterbo dall’XI
nella raccolta di documenti in Die Pest 1348 in Italien. Fünfzig zeitgenös- al XIII secolo, a cura di L.P. Bonelli - M.G. Bonelli, Viterbo, Agnesotti,
sische Quellen, a cura di K. Bergdolt - G. Keil, Heidelberg, Manu- 2005, pp. 143-164.
tius, 1989, non si trova nessuna fonte e neanche l’Anonimo Romano,
20
Nell’affresco la sepoltura dei morti è raffigurata in due scene, poi-
cronista del periodo, menziona un’epidemia a Roma, cfr. Anonimo Ro- ché quest’ultima costituiva l’attività principale della Compagnia della
mano, Cronica, a cura di G. Porta, Milano, Adelphi, 1979. Misericordia, il cui patrono era Tobia; cfr. W.R. Levin, The Allegory
9
Per i programmi iconografici nel contesto di tale istituzioni, cfr. of Mercy at the Misericordia in Florence. Historiography, Context, Icono-
U. Ritzerfeld, Pietas-Caritas-Societas: Bildprogramme karitativer Ein- graphy, and the Documentation of Confraternal Charity in the Trecento,
richtungen des Spätmittelalters in Italien, Diss. Bonn 2007, http://hss.ulb. Lanham, University Press, 2004.
67
21
Bibliothèque Nationale de France, Parigi, ms. lat. 8846, f. 30
London, British Museum, ms. Add. 54180, f. 136v.; V. Moleta,
156v; Psalterium glosatum: salterio anglo-catalán, 2 voll, Barcelona, Mo- The Somme le roi... cit., fig. 10, P. Helas, Die Miniaturen... cit., fig. 15.
leiro, 2004-2006, vol. I (facsimile), f. 156v. 31
Biblioteca Laurenziana, Firenze, ms. Red. 102, f. 91r in ibid.,
22
P.P. Bober - R. Rubinstein, Renaissance Artists and antique sculpture. fig. 11. e BAV, Barb. lat. 3984, p. 81v, in P. Helas, Die Miniaturen...
A Handbook of Sources, London, Miller, 1986, pp. 122-124, cat. 90. cit., fig. 16.
23
P. Helas, Kunst und visuelle Präsenz... cit., pp. 35 sgg; cfr. anche F. 32
Biblioteca Nazionale Centrale, Firenze, ms. II. VI. 16; L. Ri-
Curti, scheda n. 2, nella sezione I documenti, in volume. goli, Volgarizzamento... cit., pp. 56 sgg.
24
P. Helas, Repräsentation... cit., pp. 192-203. 33
Ibid., p. 61.
25
G. Pinto, Il libro del Biadaiolo. Carestie e annona a Firenze dalla 34
Ibid., p. 67.
metà del ’200 al 1348, Firenze, Olschki, 1978. 35
In questo caso il commento sottolinea due volte che non si tratta
26
V. Moleta, The Somme le roi from the French court to Italian solamente di far visita al malato e chiedergli come si senta, bensì di ac-
city-state, in Patronage and Public in the Trecento, a cura di V. Moleta, certarsi se questi sia povero e se gli manchi qualcosa, così da procurargli
Firenze, Olschki, 1986, pp. 125-158; A. Spagnesi, Appunti sui codici il necessario; ibid., p. 68.
miniati che riportano la versione toscana della Somme le Roi di Zucchero 36
Ibid., p. 70. P. Helas, Die Miniaturen... cit., fig. 17.
Bencivenni, in Il codice miniato. Rapporti tra codice, testo e figurazione, 37
Ibid., p. 74; P. Helas, Die Repräsentation... cit., pp. 200-202, con
atti del III congresso di Storia della Miniatura, Cortona 1988, a cura di fig. col. XI.
M. Ceccanti - M.C. Castelli, Firenze, Olschki, 1992, pp. 337-362. 38
BAV, Barb. lat. 3984, p. 77r, in P. Helas, Die Miniaturen... cit.,
27
Biblioteca Nazionale Centrale, Firenze, ms. II. VI. 16; L. Ri- fig. 19.
goli, Volgarizzamento dell’esposizione del Paternoster fatto da Zucchero 39
P. Helas, Die Miniaturen... cit., pp. 52-55.
Bencivenni, Firenze, Piazzini, 1828; M. Ciardi Dupré dal Pogetto, 40
P. De Angelis, L’Ospedale... cit., II, pp. 517-519 e Id. Il giubileo
Codici pisani trecenteschi a Firenze, in La miniatura italiana in età ro- dell’anno 1350 e l’ospedale di Santo Spirito in Saxia, Roma, s. e., 1949,
Philine Helas

manica e gotica, atti del I congresso di Storia della Miniatura Italiana, pp. 11, 17-20.
Cortona 1978, a cura di G. Vailati Schoenburg Waldenburg, Firenze, 41
P. De Angelis, L’Ospedale... cit., II, pp. 519 sgg.; Id. Il giubileo...
Olschki, 1979, pp. 501-528: 507-512; A. Spagnesi, Appunti sui codici... cit., pp. 26-28, app. 3.
citato. 42
Per la funzione di mantenimento dell’ordine pubblico si veda la
28
Biblioteca Apostolica Vaticana, Barb. lat. 3984. La datazione è storia del tumulto causato dal cammello e calmato da fra Giovanni da
controversa poiché Spagnesi lo data alla prima metà del Trecento mentre Lucca; cfr. P. De Angelis, L’Ospedale... cit., II, pp. 38-39; Anonimo
Moleta intorno al 1380; cfr. A. Spagnesi, Appunti sui codici... cit., pp. Romano, Cronica... cit., p. 214 (cap. XXIII, 68).
351 sgg; V. Moleta, The Somme le roi... cit., pp. 125-127. 43
P. Helas, Hoc opus... cit. e Id., Kunst und visuelle Präsenz... citato.
29
Per un confronto con le miniature francesi ibidem.

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