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Maria Bonaiti Architettura é Louis I. Kahn, gli scritti ‘+a Architetti e architetture | 5 2 z Ordine é Ordine e* Progetto é dare forma nell’ordine Forma emerge da un sistema di costruzione Crescita @ una costruzione Nell’ordine risiede l’energia che crea Nel progetto risiedono i significati del dove, con cosa, del quando, con quanto La natura dello spazio riflette cid che lo spazio aspira a essere Lauditorium @ uno Stradivarius oppure & un orecchio Lauditorium @ uno strumento per creare in accordo con Bach o Bartok suonato dal direttore d’orchestra altrimenti é una sala per congressi Nella natura dello spazio risiedono lo spirito e il volere che ne decretano Vesistere in una maniera data II progetto deve assoggettarsi a questo volere Perché un cavallo dipinto a strisce non @ una zebra Prima di essere una stazione, una stazione @ un edificio che aspira a essere una strada che é il prodotto di cid di cui la strada ha bisogno prodotto dell’ordine del movimento. Dalla natura — perché Dall’ordine - cosa Dal progetto - come La Forma prende forma dagli elementi strutturali che le appartengono. Non si concepisce una cupola quando ci si domanda come costruirla Nervi sorge dall’arco | grassetto é di Kahn, 65 Fuller sorge dalla cupola La composizioni di Mozart sono progetti Sono esercizi su un ordine intuitivo Progetto suscita altri progetti | progetti traggono la loro fantasia dall'ordine Fantasia é la memoria — la Forma Stile @ un ordine prescelto Il medesimo ordine ha creato I’elefante e I'uomo Sono progetti diversi Frutti di aspirazioni diverse Hanno preso forma a partire da circostanze diverse Ordine non significa bellezza Il medesimo ordine ha creato il nano e Adone Progettare non é produrre Bellezza La bellezza sorge dalla selezione dalle affinita dalle congiunzioni dall’amore Arte @ una forma che produce una vita nell’ordine dell'intelletto Ordine é intangible E uno stadio della coscienza creativa che sempre evolve verso I’alto Pid alto é l’ordine, pit grandi sono le differenze nel progetto Ordine favorisce le congiunzioni Da cid che lo spazio aspira a essere, cid che non é usuale pud essere rivelato all'architetto. Dall'ordine egli trarra l'energia per creare e la forza per criticarsi per dare forma a questa cosa inusuale. Bellezza verra. Order is, in «Perspecta, 3, 1955, p. 59 66 razioni a proposito dell’architettura Prima di tutto, voglio iniziare dicendo che l'architettura non esiste. Esiste l'opera d’architettura, opera @ un’offerta all’architettura, fata nella speranza che possa divenire parte del tesoro dell’architettura. Non tutto cid che @ costruito @ architettura. Uno dei presupposti del mio lavoro é rappresentato dalla consapevolezza che ogni edificio appartiene a un’istituzione dell'uomo. Osservo con la pit: profonda veneraziane le ispirazioni dalle quali @ scaturito il formarsi delle istituzioni e la bellezza delle interpretazioni che ne ha dato V'architettura, Ma @ dall’architettura che é venuta la soluzione. Pensate a una magnifica espressione che fu ispirata da Adriano, Adriano voleva realizzare un luogo dove ognuno potesse praticare, con uguali diritti, i suo culto. Il risultato fu il Pantheon, Giha lasciato una meravigliosa interpretazione: un edificio circolare Incompatibite con qualsiasi formalizzazione del rituale. Fu geniale tracciare un‘unica apertura verso il cielo [...]. Le aspirazioni dell’uomo, cid che le ispira, sono l'inizio del lavoro det? architetto. La mente é l’anima, lo spirito e il cervello, il cervella @ semplicemente fisico. Ecco perché una machina non sar mai in grado di comporre la musica di Bach La mente @ dawero il centro dell’incammensurabile; il cervello @ il centro del misurabile. Vanima @ ta stessa, sempre, ma ogni mente é diversa Ognuno e un‘individu: 128 Le ispirazioni vengono dai sentieri che attraversano la vitae il farsi dell'uomo [...]- Lispirazione ad apprendere é alla base di tutte le ist 'educazione. Lispirazione che ci induce a interrogarci @ probabilmente al centro di qualunque espressione filosofica e religiosa La piu potente di tutte, l'ispirazione che fonda l'esprimere, @ all’origine di qualunque forma di espressione artistica. E Farte é i} inguaggio di Dio. La struttura @ creatrice di luce. Un edificio quadrato va costruito come un quadrato e la sua luce deve mostrare i} quadrato. Un rettangolo deve essere costruito come un rettangolo. Lo stesso vale per la figura circolare e per le costruzioni pit mosse, che devono comungque trarre la propria giustificazione da cid che le costituisce internamente, ovvero dalla geometria [...] Una volta all’universita, per spiegare che la struttura é creatrice di luce, mi siferii alla bellezza che le colonne greche traggono dai loro rapporti reciproci e sostenni che la colonna non é luce: lo spazio é luce. Ma la colonna esprime la sua forza non all’interno ma all’esterno. E poiché sempre pid vuole manifestare la sua forza all'esterno, consente al vuoto di occupare il suo interno, prendendone coscienza. Per spiegare questo pensiero, si deve immaginare una colonna che diviene sempre pit grande, mentre la pelle diventa pit sottile, sin quando all’interno non si forma una corte. Questa @ stata la premessa del progetto per il Campidoglio di Dacca’. uzioni che riguardano Sher-e-Bangla Nagar, Dacca, Bangladesh, 1962-83, Estratto da Louis I. Kahn: Statement on Architecture (discorso tenuto al Politecnico di Milano, gennaio 1967), ora in «Zodiacs, vol. 17, 1967, pp. 55-57. 133 Architettura: silenzio e luce Torniamo al tempo della costruzione delle piramidi. Ascoltiamo il frastuo- no del cantiere, avvolto in una nube di polvere: ne denuncia il sorgere. Oggigiorno, le piramidi ci appaiono nella loro pienezza. Al loro cospetto, si é indotti al silenzio; dal silenzio si percepisce come gli uomini aspirino a esprimersi, un‘aspirazione che era gia li, ancor prima della posa della pri- ma pietra Quando lo si costruisce e un edificio & ancora libero dal servire, il suo spi- rito @ elevato e neppure uno stelo d’erba pu crescere sul suolo che occu- pa. Quando fedificio é fi completo e in funzione, sembra voglia parlare dell'avventura del suo farsi. Ma tutto cid che narra del servire rende que- sta storia di scarso interesse. Quando I’uso si esaurisce e la costruzione diventa una rovina, ritorna a essere percepibile la meraviglia del suo ini- zio. $i sente bene awvolta dalle foglie, spiritualmente piena perché non deve pid servire, _ Ritengo che la luce sia la fonte di ogni presenza e la materia sia luce con- sunta. Cid che la luce crea, proietta un‘ombra e |’ombra appartiene alla luce. Percepisco la presenza di una soglia, che separa la luce dal silenzio, che porta dal silenzio alla luce, immersa in un’atmosfera ispirata, dove il desiderio di essere e di esprimere incontra il possibile. La roccia, il corso d’acqua, il vento sono fonti di ispirazione. Prima con stupore e poi consa- pevolmente, osserviamo cid che di bello vi nella materia. La consapevo- lezza, a sua volta, si trasforma in una manifestazione di bellezza, che sca- turisce dal desiderio di esprimere, Nel santuario dell’arte, la luce incontra il silenzio e il silenzio la luce. II tesoro de! santuario non ha favoriti né uno stile; verita e comunione, l'assolutezza della legge sono le offerte che custodisce. Uarchitettura non ha presenza ma esiste come creazione delle spirito. Un‘opera di architettura @ un‘offerta, che riflette a natura di quello spiri- to. Si potrebbe anche dire che i regni della pittura, della scultura e della letteratura esistono nello spirito, ¢ che cid che li costituisce é rivelato da ‘opere poco familiari. Uso le parole “poco familiari”, per indicare I'unicita delle doti e del talento di ogni individuo. Ma le manifestazioni in cui si realizza ogni singolo spirito sono soltanto nuove immagini di quel mede- simo spirito. Cosi @ in natura, le cui diverse forme evolyono dall’ordine universate. Forma é cid che rende riconoscibile un intero costituito di parti insepara- bili. Questo vale sia per la natura che per I’arte. Ma in natura, cid si mani- festa in maniera inconsapevole. Ogni granello di sabia sulla spiaggia ha 134 un colore e una forma naturali, ha un peso naturale e occupa una posizio- ne naturale; partecipa a un continuo gioco di equilibri, governato sola- mente dalle teggi della natura. Cid che l'uomo crea deve rispondere alle leggi della natura ed & determinato da regole e scelte. Le une sono misu- rabiti, le altre sono assolutamente incommensurabili. La natura crea senze ('uoma, ma cid che t'uomo crea, la natura non pud produrlo senza l’'uomo. La natura non pud costruire una casa, né concepire uno spazio. Quando s é in una stanza con altri, non & meraviglioso sentire che le montagne, gl alberi e la pioggia abbandonano Ia nostra mente, mentre Jo spazio dove ci si trova diventa un mando in sé? Basta solo la presenza di un‘altra per- sona per sentirsi creatori, Vincontro diventa un evento. L'attore si sottrae al ruolo assegnato. Quanto rimane dei suoi pensieri e delle sue esperienze incontra I’altro sullo stesso piano. Anche ora, sebbene io sia consapevole di parlarne in un modo diverso rispetto a come I’ho fatto in passato, que- ste idee le ho gia pensate e non sono essenziaimente feconde. Ma la stan- za @ una cosa meravigliosa \l fondamento dell’'architettura coincide con il farsi degli spazi at servizio delle istituzioni degli uomini. Nell’aura del silenzio e della luce, l'aspira- zione a essere, fare ed esprimere, riconosce le leggi che dischiudono il pos- sibile, Allora, diviene forte il desiderio di sapere, che annuncia le istituzio- ni dell'apprendimento, dedicate a scoprire come noi fummo creat. Nel- luomo é la memoria dell'uomo. Grazie alla coscienza, I'uomo percepisce questa memoria, che sisveglia la sua sete di conoscere i doni che ha ricevu- to dalla natura e Je scelte che Jui invece ha compiuto per proteggere sé stesso e i suoi desideri nel!'odissea della sua venuta. Credo che una coscienza sia in tutto cid che vive, nella rosa, nel microbo, netia fogtia, anche se per noi incomprensibile. Se fossimo in grado di sve- fare i loro segreti, potremmo capire pil a fondo e una pil approfondita percezione del coappartenersi delle cose troverebbe espressione nelle manifestazioni artistiche, mentre gli artisti potrebbero arricchire le offer- te che presentano al prevalere detl’ardine e dellessere in camunione. ll conflitto e fuori, aii’aperto. Non penso che le sue radici affondino solo nel bisogno. La tensione scaturisce dat desiderig, dall'attesa per cid che non é stato ancora creato e non é stato ancora espresso. 1! bisogno deriva da cid che gia si conosce, mentre il desiderio suscita nuovi bisogni Soddisfare solo la domanda di cié che non abbiamo non reca gioia duratu- ra, Il mondo aveva bisogno della Quinta sinfonia prima che Beethoven la scrivesse? E Beethoven ne sentiva il bisogno? Beethoven la desiderava e 136 ora il mondo ne ha bisogno. II desiderio suscita un nuovo bisogno. Osservo la luce che illumina il fianco di una montagna; é una luce che genera significati: svela ogni minimo particolare e ci insegna come e con quali materiali costruire un edificio. Ma @ forse minore il piacere che si prova osservando un muro in mattoni che dichiara gli sforzi compiuti per conquistare la regolarita e mostra le accattivanti imperfezioni che la luce naturale sottolinea? Un muro viene costruito nella speranza che, in un particolare momento, la luce gli doni un attimo quasi irripetibile. Com’é possibile immaginare spazi privi della luce naturale? Si continuano a costruire scuole scarsamente dotate o addirittura prive di luce naturale, presumibilmente per contenere i costi e per far si che tutti gli allievi pre- stino attenzione agli insegnanti. Negli interni, cid che € meraviglioso @ V'atmosfera che la luce conferisce allo spazio. La lampadina combatte il sole. Pensateci. Mi viene in mente Tolstoj: ateo, divenne un fedele intran- sigente, che deplorava i miracoli poiché riteneva che Cristo non ne ha biso- gno per risplendere. Pensava i miracoli simili a candele sollevate verso il sole per illuminarlo. La struttura crea la luce. Una colonna accanto a una colonna porta la luce nell'intervallo: ombra e luce, ombra e luce, ombra e luce, ombra e luce. La colonna rivela una bellezza semplice e ritmica, che viene dal muro primiti- vo e dalle sue aperture. All'inizio, le murature erano spesse. Proteggevano gli uomini. Ma 'uomo voleva la liberta e quanto il mondo esterno promet- teva. Cosi, nella muratura, pratico un'apertura grossolana e poi spiegd al muro infelice che, una volta accolta quell’apertura, doveva adattarsi a un ordine superiore, scandito da archi e pilastri, che ne accrescevano il valore. Questo @ cid che realizza l’architettura della luce e della struttura. Decide- re per una stanza quadrata significa sceglierne la luce: ogni forma ha una luce. Anche una stanza pensata per essere buia ha bisogno di almeno una fessura di luce per comunicare la sua oscurita. Ma oggi, gli architetti, nel progettare gli spazi, hanno dimenticato la loro fede nella luce naturale; abituati dalla facilita con cui un dito tocca un interruttore, si accontenta- no della luce immobile e dimenticano le infinite doti della luce naturale, che modifica lo spazio in ogni attimo del giorno. Ho parlato dell'idealita della forma come realizzazione di una natura. Una forma esprime la propria idealita. L’idealita della forma segue il desiderio di realizzare un sogno o una fede e parla di cose inseparabili. Il progetto & la lotta per sviluppare queste cose in forme tra loro compatibili, per pro- durre un tutto e dare a esso un nome. L'idealita della forma appartiene, 137 diversa, allo spirito di ciascuno. La realizzazione di una natura, l'idealita della forma, e la forma non sono parti del processo di manipolazione rap- presentato dal progetto. Nel progetto vi sono passaggi meravigliosi: entrano in gioco gli ordini della struttura, della costruzione, del tempo, l'ordine degli spazi Quando osservo una partitura, capisco che il musicista la vede come qual- cosa da ascoltare. Per un architetto, una planimetria @ un foglio su cui appare l’ordine della struttura degli spazi nella loro luce. Le istituzioni dell’apprendimento consegnano all’architetto un program- ma, che elenca requisiti, derivati da piani prestabiliti, elaborati per dare risposta a bisogni contingenti. Questi bisogni hanno poco a che spartire con lo spirito originario della scuola. Larchitetto deve considerare il pro- gramma solo come un‘indicazione. Lo spirito che anima I'idea della scuo- la, il senso di comunione che esprime, dovrebbe essere colto come se fosse sul punto di prendere forma per la prima volta. Recentemente, i miei studenti hanno deciso di riflettere sulla domanda: cos’é una universita? Non avevamo un programma. Pensammo alla natura dell’universita. Le nostre menti erano vuote di concetti e assetate di avven- ture. Uno studente ha sottolineato |'importanza della biblioteca come luo- go consacrato allo spirito. £ stato poi suggerito che le diverse biblioteche specializzate dovessero essere connesse alla biblioteca centrale da una “architettura di connessione”, dato che il servizio pi immediato che I'uni- versita offre alla comunita @ di formare dei diplomati. Pero eravamo preoccupati perché capivamo che I’universita sta gradualmente cedendo al prevalere della logica del mercato: le scuole competono le une con le altre per assicurarsi il denaro e inventano diplomi per attrarre studenti. Si insegna architettura separata dalla progettazione urbana e dall’urbanisti- ca, per esempio, inibendo cosi studenti dotati di talento naturale per I’ar- chitettura ma che rifiutano queste distinzioni imposte dalla professione. Il mercato riduce le professioni al servizio degli affari e mortifica il talento individuale. L'architetto pud prendere coscienza dello spirito della sua arte e degli ordini che I’architettura implica, solo affrontando i problemi che gli si pongono come parti di un tutto. Vittima della specializzazione, diventera un membro di una squadra: progettera delle parti e offrira al mondo null‘altro che risposte a bisogni contingenti. Non sara mai abba- stanza libero o sufficientemente esperto per far si che i desideri comuni divengano aspirazioni che generano ispirazione. Anche se ritengo che un talento non pud essere cancellato, frenandolo lo si inibisce. II talento deve 138 Pr menerny iby ie mL onsnrrueny OW Ce we Ue ayepiasa he tone venir riconosciuto precocemente per dare buoni frutti. iflettendo sull’architettura di connessione, owero sulle biblioteche colle- gate alla biblioteca, i miei studenti svilupparono alcune idee circa i luogh significativi che si dovrebbero trovare in un‘universita. II giardino divenne per noi inseparabile dalla stanza, dal cortile, dall'ingresso, dal prato o dal- la grande corte destinata ad accogliere ogni tipo di avvenimento. Chi dis- a, ci costrinse a pensare a luoghi o a strutture non ancora definite da nomi per gli insegnanti, gli studenti e i direttori, Come la stoa, questa costruzione non doveva essere suddivisa e, nel campus, avrebbe dovuto occupare un vasto prato, non attraversato da alcun sentiero. Le partizioni interne sarebbero state decise in seguito, mentre il prato sarebbe stato modificato in funzione dell’uso. Pensammo che un‘universita ha molto da guadagnare dalla citta, che a sua volta pud considerare l’universita come una delle sue istituzioni pid impor- tanti. Ma la pratica professionale si realizza nel mercato, mentre I'univer- sita, rispettando la sua funzione educativa, dovrebbe essere libera dalle regole del mercato. Questo ci indusse a riconsiderare il ruolo dell’urbani- sta, le cui previsioni si confrontano con I’economia politica della citta. Capimmo che ci dovrebbe essere un luogo libero sia dall’universita che dal mercato dove entrambi si dovrebbero incontrare. Questo luogo libero dovrebbe essere riconosciuto come una nuova istituzione, analoga alle istituzioni del governo, dell’educazione e della salute. 140 nima dat Yaccuing 1969 ca, La citta @ misurata dalle sue istituzioni ¢ la sua crescita si rispecchia nel lavoro di chi I'amministra, dimostrandosi capace o meno di percepire le attese delle persone e di operare affinché questi desideri si esprimano. Gli studi che portano al costituirsi di nuove istituziani, diventano il punto di partenza per pensare la citta. | piani degli insediamenti e gli schemi dis luppo sono progetti di natura meramente correttiva. Le istituzioni conso| date vanno rivitalizzate e consapevolmente rivalutate, come suggerisce la decadenza di cui é vittima i! Municipio, che ha preso forma dai primi luo- ghi di incontro, situati negli spazi aperti comuni, al centro dei villaggi Oggi, probabilmente, é il meno rispettato degli edifici della citta: un luo- go che si associa a tributi, tase, tribunali, carceri, dove nessuno si incon- ‘tra, mentre in passato era essenzialmente questa la sua funzione. Da allo ra gli interessi delle persone si sono fortemente sviluppati e diversificati, ma, al giorno d’oggi, non vi é un luogo deputato dove queste attese pos- sano manifestarsi. Un luogo ove si trovino auditori, sale per incontri € seminari farebbe rivivere lo spirito della rappresentanza e sarebbe per cia- scuno la casa della citta. Le nostre ispirazioni ci soccorrono quando ci liberiamo di soluzioni e meto- di conosciuti. Comprendere che vi sono nature, essenze, non ancora pen- sate, dotate di una propria tensione alla forma, pud stimolare punti di vista completamente nuovi in qualsiasi campo. Oggi parliamo della tecni ca, come se le nostre menti dovessero arrendersi alle macchine. \n realta, 141 la macchina é solo un vaso di Pandora, che, fortunati, abbiamo ricevuto dalla natura. Ma una mente capace di pensare, pud ispirare una nuova tec- nica, in grado di dominare quella di cui disponiamo. Insegnare é un lavoro. Gli inizi sono cari all‘insegnante, che comprende da dove viene I'uomo, poiché sa quello che reca e accoglie. | saperi degli inse- gnanti, spesso, sono estranei a quelli dei loro interlocutori. Poiché deside- rano parlare secondo quanto le loto intelligenze suggeriscono, cercano le parole pid adatte a esprimere if foro sapere, senza metterne in gioco la feconditd. Prima ho usato I’espressione “essere in comunione" invece di “spirito” per questa ragione. ll secondo lo si considera immediatamente assimilabile; “essere in comunione”, invece, fa pensare. Arte é il farsi di una vita. Quando ascoftiamo fe note di un capolavoro musicale che ci é familiare, @ come se un familiare entrasse nella stanza Ma cosi come si deve rivedere questa persona per credere alla sua presen- za, alla stessa maniera la musica deve venire nuovamente eseguita per destare if ricordo deii’impressione che ha suscitato. In Messico, ho incontrato l'architetto Barragan. I! suo lavora mi ha colpito perché con la natura intrattiene un rapporto di intimita. II suo giardino & chiuso da un alto muro, e la terra e la vegetazione rimangono li intoccati, come {ui {i ha trovati. Una fontana lascia sgorgare l’acqua che, goccia a goccia, scivola delicatamente su frammenti di roccia, per poi raccogliersi in una grande vasca di pietra, tra il grigio-rinoceronte e il nero, che si 142 50 Diagramma dal taccuino. 1969 ca, riempie sino all’orlo. Ogni goccia € come una perla d’argento che, caden- do, si allarga in anelli argentati sino a raggiungere il bordo, per poi cade- re al suolo. La decisione di far scorrere I'acqua nella vasca scura deriva dat modo in cui un ruscello scende dalla montagna, tra le rocce e nella luce, nella profonda solitudine che rivela U'argento che custodisce. Barragan ha imparato dall’acqua e scelto cid che pit ama. La sua casa non @ una casa ma é la casa. Ciascuno, li, pud sentirsi a casa propria. II materiale che usa & tradizionale e il suo carattere & eterno. Parlammo di tradizioni, come fos- sero cumuli formati dalla polvere dorata della natura dell’ uomo, da cui, goccia a goccia, scendono i dettagli. Camminando attraverso I'esperienza, 'uomo impara dall’'omo. La conoscenza cala come una polvere d'oro; se la si tocca, dona il potere di prevedere. Lartista possiede questo potere: conosce [a vita prima del suo inizio; si esprime con le parole della precisio- ne deli‘intelietto. Uno studente una volta chiese: «Cos’é l'intuizione?». Robert le Ricolais, un matematico, un ingegnere, un uomo sapiente, rispose: «Cosa ha spinto Y'uorno a fare la prima cosa? Sicuramente non é stata la sapienza ma il suo senso della precisione. Bisogna nutrire l'intuizione. Vorrei dire che tutto deve iniziare dalla poesian. Architecture: Silence and Light (conferenza al Guggenheim Museum, New York, 3 dicemibre 1968), ora in A. Toynbee, On the Future of Art, New York 1970, pp. 20-35. 143 Lo spazio, la strada e i! patto tra gli uomini Ho delle idee sullo spirito dell'architettura, Ho scelto di parlarvi dello spazio, owero della stanza, della strada e del patto tra gli uomini: Con Ia spazio inizia l’architettura. E il luogo della mente. Quando ti trovi in uno spazio, con le sue dimensioni, la sua struttura e (a sua luce, tu rispond: al suo carattere, al suo spirito; capisci che tutto cid che I'uomo propone e realizza diventa una vita. La struttura dello spazio deve mostrarsi nella determinatezza dello spazio. La struttura, credo, é dispensatrice di luce. Uno spazio quadrato reclama la sua luce specifica perché si veda il quadrato. Cisi aspetterebbe che la luce provenga o dalt’aito o dai quattro lati, attra- verso finestre o aperture. Lo si percepisce nel Pantheon. Questo spazio non ha direzione: dedicate 2 tutte le religioni, riceve la luce solo dallocuto in alto, di modo che I'ambien- te @ completamente invaso di elevata ritualita, uniformemente. Lunica impurita @ la porta d’accesso. Questa presa di coscienza di uno spazio appro- priato @ stata cosi efficace, che ancora ogi !o spazio sembra chiedere di essere restituito afia sua liberta originaria, Di cid che caratterizza lo spazio, ossia una stanza, la cosa pi meravigliosa & la finestra. Il grande poeta americano Wallace Stevens provocava I'architet- to chiedendo: «li tuo edificio che fetta di sole possiede?». In altre parole: «Che raggio di sole entra nella tua stanza? Qual é !'intensita della luce dal mattino alla sera, da un giorno alf‘altro, da stagione a stagio- ne, negli anni?n, Sono gratificanti e imprevedibili le possibilita che I'architetto lascia all'aper- tura che ha scelto: sulla soglia e lo stipite giocano i raggi del sole, entrando, muovendosi, scomparendo. Stevens sembra volerci dire che il sole non era consapevole della meraviglia che porta in sé fino a quando non ha colpito if fronte di un edificio. Entrate nelia vostra stanza e awertirete come vi appartenga e ne sentirete la vita Se siete in una stanza piccola con una persona, potreste dire cose non anco- ra dette, Se invece vi sono pill persone, allora é diverso. In questa piccola stanza l'individualita di ogni presente diviene percepibile e Je situazioni si intrecciano. L'incontro, invece di essere un evento, diventa una rappresenta- zione: clascuno recita le sue battute, ripetendo cose gia dette tante volte. In un grande spazio pero I’evento appartiene alla comunita. La relazione prende il sopravvento sul pensigro. La stanza in cui adesso ci troviamo & grande; nutia la differenzia; le pareti sono lontane, Eppure so che se dovessi 144 rivolgermi a una certa persona, le pareti si awicinerebbero e la stanza diven- terebbe piccola. Se ora stessi leggendo, il problema sarebbe la dizione. Se questo spazio fosse il Battistero di Firenze, la sua immagine ispirerebbe il pensiero, come una persona ispira un‘altra persona, un architetto un altro architetto, perché a tal punto uno spazio suscita le sensazioni. Il progetto @ una societa di spazi. Le stanze si pongono in relazione I'una con Vraltra, per confermare la loro natura. L'auditorium vuole essere un violino. Cid che o contiene é la custodia del violino. La societa di stanze ¢ il luogo dove @ bello apprendere, lavorare, vivere. Il progetto dell’architetto @ aperto davanti a noi. Di fianco gli sta un foglio di musica. L'architetto legge di getto la sua composizione, struttura di ele- menti e spazi nella loro luce. |! musicista legge nello stesso modo e coglie linsieme. La sua @ una composizione di elementi e spazi inscindibili nel suo- no. Una grande composizione musicale possiede tale intensita, che quando viene eseguita trasmette la sensazione che cid che ascoltiamo fosse prima condensato in una nuvola sopra di noi. Niente @ andato perduto, ed é come se il suono e il silenzio diventassero tutt’uno. i corridoio non pud avere altro ruolo che quello di passaggio privato. In una scuola, il ragazzo vi cammina come se fosse la sua aula, lui insegnante di se stesso, osservando gli altri, come gli altri osservano lui. Questo spazio recla- ma la medesima importanza della biblioteca. La societa di stanze @ tenuta insieme da elementi di connessione che hanno caratteristiche proprie. La scala @ [a stessa per il bambino, per I’adulto e per il vecchio. E pensata come qualcosa con misure precise, in particolare per il ragazzino, che vuole salire e scendere le rampe tutte d’un fiato. E anche bene considerare il pia- nerottolo come un luogo dove si possa star seduti vicino a una finestra, pos- sibilmente con uno scaffaie con quaiche libro. Li il vecchio, che sale con il ragazzo, pud fermarsi e mostrarsi interessato a un libro, evitando cosi di dare spiegazioni per la sua stanchezza. II pianerottolo vuole essere una stanza Un vano-finestra pud essere un vano privato all‘interno di una stanza. Un ripostiglio con una finestra diventa una stanza, pronta per essere riorganiz- zata. II corridoio senza luce, che non sara mai una stanza, aspira alla stanza che da sul giardino. La biblioteca, gli spazi per il lavoro, quelli per lo studio, la sala per le riunio- ni, vogliono unirsi in una composizione che evoca I’architettura. Le bibliote- che di tutte le universita stanno bene all’entrata di una corte accessibile a tutti gli studenti, un luogo che invita. Le corti di ingresso con le biblioteche e i giardini con i viottoli che li uniscono, formano insieme un‘architettura di connessioni. II libro @ un'offerta della mente. In una scuola d’architettura, la corte @ uno spazio interno circondato da laboratori, a disposizione per esperimenti di costruzione. Le stanze per lo studio e la discussione hanno dimensioni diverse e la loro luce: sono piccole 146 per le conversazioni private e il lavoro individuale, grandi per chi disegna a grande scala e svolge lavori di gruppo Gli spazi devono suggerire qual ¢ la loro funzione, senza bisogno di denomi- nazioni. Per un architetto il progetto di una scuola di architettura dovrebbe essere I'incarico pidl prestigioso. La strada @ uno spazio che esprime un accordo. Tutti i proprietari delle case offrono la strada allla citta in cambio di servizi comuni. Nelle citta di ogi, le strade senza uscita conservano ancora questo carattere di stanza. Le strade di passaggio, invece, dopo ’awento dell'automobile, hanno perso del tutto questa loro qualita. Penso che l’urbanistica dovrebbe prendere le mosse dalla consapevolezza di questa perdita, occupandosi di restituire alla strada - dove la gente vive, apprende, fa acquisti e lavora ~ il suo significato di stanza della comunita. Oggi possiamo iniziare col piantare alberi in tutte le strade residenziali, col ridefinire l'ordine del movimento, il che restituirebbe le strade a un uso pit intimo, cosa che a sua volta stimolerebbe i sentimenti del ben-essere e con- sentirebbe a ogni strada di rendere palese il suo particolare carattere. La strada @ una stanza per la comunita. Uedificio per le assemblee @ uno spazio comune, coperto da un tetto: ‘uno sembra sia dell’altra la conseguenza naturale: Una strada lunga @ una sequenza di spazi distinti, stanza per stanza, a seconda di come incrocia le strade trasversali. La strada che si immette por- ta da lontano la sua natura, che si infiltra in ogni anfra:to che incontra. In un insieme di isolati, un blocco pué risultare preferibile agli altri per la sua vita particolare, Sappiamo quanto sia letale un movimento che passa per le nostre strade in maniera indifferente: cancella tutta la delicatezza del carat- tere della strada e ne annebbia la natura percepibile, che le deriva dal pat- to tra gli uomini. \l patto tra gli uomini é relazione, comunione, quanto si averte allorché tut- te le campane suonano all’unisono: non vi @ bisogno di spiegarlo con un esempio; va percepito come un‘ineludibile richiesta interiore di presenza. E un’ispirazione che contiene una promessa di possibilita. II dissenso non scaturisce dal bisogno, ma dall'esplosione della frustrazio- ne, dall’assenza di speranza quando il patto tra gli uomini appare remoto. II desiderio, non il bisogno, cié che precede un nuovo bisogno, che nasce dal non ancora detto e dal non ancora fatto, é la radice della speranza nel dissenso Come sarebbe carico di promesse il momento in cui il senso del patto tra gli uomini venisse percepito come la forza che produce nuove immagini! Que- ste immagini tiflettono le attese e vengono tradotte in realta dalla tecnolo- gia ispirata. Basare le nostre sfide sui programmi di oggi e sulle tecnologie esistenti pud solo infondere di novita un vecchio lavoro Da semplice insediamento, la citta diventd il luogo dove si raccolsero le isti tuzioni. L’insediamento fu la prima istituzione. | talenti vi vennero accolti. II 147 5 The lice the smal lm a ate oem ove ces nt aya lan ence ca Sa tetannem oct abet dag wesc ia 8 84e TM dan af ete carpentiere diresse Ja costruzione. 'uomo pit portato al pensiero divenne Vinsegnante, quello pit forte il capo. Se pensiamo agli inizi semplici che hanno ispirato le nostre istituzioni, é evi- dente che bisogna apportare dei cambiamenti drastici, per ispirare la rifon- dazione del significato della citta, come raggruppamento anzitutto di luo- ghi a cui é affidato il compito di fondare iJ senso di un certo modo di vivere. U patto fra gli uomini c’é sempre stato e sempre ci sara. Non appartiene alle cose misurabili ed é eterno. Le opportunita che ce ne presentano la natura sono dettate dalle circostanze e dagli eventi, attraverso cui la natura umana si realizza. Una citta si misura dal carattere delle sue istituzioni. La strada @ una delle sue prime istituzioni. Oggi queste istituzioni sono messe in discussione. Cre- do che cid avwenga perché hanno smarrito quanto ne ha ispirato gli inizi. Le istituzioni dell'apprendimento devono nascere dal)'innegabile desiderio di imparare che é in ognuno di noi. Ho spesso pensato che questo sentimento derivasse dal modo in cui siamo stati fatti, che la natura ha impresso in tutte le cose che crea, nel modo in cui Je ha fatte. Anche nef[‘uomo é impresso questo segno: @ dentro di noi ¢ ci spinge ad andare alla ricerca della nostra storia, che coinvolge le leggi dell’universo, l’origine della materia, i mezzi e la psiche, che @ fonte di ogni forma di espressione, dell’Arte. Il desiderio di apprendere creo la prima aula scolastica, Si trattd di un patto tra gli uomini. Listituzione diventd il modo di fare. II patto ha in sé limme- 148 taccuino di mnatato LOU K ‘71 diatezza della relazione, la forza ispiratrice che porta a riconoscerne sia il suo essere collettivo, sia il fatto che appartiene al modo di vita umano, da tutti condiviso. Listituzione morira quando cid cui tende non sara pit sentito, e operera per pura abitudine. Ma il patto tra gli uomini, quando coincide con una presa di coscienza, @ indistruttibile, per la medesima ragione per la quale un uomo non riesce a operare al disotto del suo livello di comprensione. Per spiegare cos’é l'ispirazione... mi piace pensare che sia il momento in cui si realizza la possibilita che cid che deve essere fatto incontra i mezzi per essere fatto Lurbanistica deve prendere coscienza della forza e del carattere delle nostre attuali istituzioni, essere sensibile al pulsare delle retazioni umane e intuire cosi Je nuove ispirazioni, che portano a nuove e significative istituzioni. | sistemi che riguardano il traffico, le analisi di carattere sociologico, i nuovi materiali, le nuove tecnologie sono al servizio det realizzarsi di questi rap- porti tra gli uomini, il che prelude a rivelazioni, non ancora intuite se non Nei desideri umani pid profondi. Nuovi spazi nasceranno unicamente da una nuova percezione dei patti tra gli uomini, di nuovi patti che confermeranno una promessa di vita, riveleranno Nuovi servizi, e che per imporsi si baseranno sul consenso degli uomini. In India e in Pakistan mi sono reso conto che {a grande maggioranza delle persone non ha ambizioni, perché non ha modo di potersi elevare al di la di una vita di sussistenza, e, quel che @ peggio, i talenti non hanno sbocchi. 149 eds 5 he a Fasncon a sates A riers the Laie a thd Bhahae Mn ets Sits imac ny fe ret as um sonethiy: : “hcl © ace; aeons norm sagen) - Hig emsact from dtr Utd te rages ind may be garded 82 0 munch 2] 022M Esprimersi é una ragione di vita. Le istituzioni dell’apprendimento, del lavo- 10, della salute e dell'intrattenimento dovrebbero essere a disposizione di tutti. Tutti i regni dell’espressione dovrebbero essere aperti. Ogni individua- lita si esprimera a modo suo. Lesistenza di servizi a disposizione di tutti pud essere fonte di una grandiosa liberazione di quei valori delt'incommensura- bile della vita che stanno racchiusi in noi: I'arte di vivere. Una citta si distingue dall’altra proprio per le qualita dell’ispirazione che offre, conseguenza dei modo in cui i patti naturali vengono percepiti come unica vera fonte di nuove rivelazioni. In questo senso, i luoghi dove si apprende, si lavora e si vive bene potrebbero rimanere inespressi se non se ne ridefinisce fa natura. Non basta risolvere il problema; tutt’altra questio- ne @ permeare gli spazi di qualita autonomamente generate, nuovamente fondate. La soluzione sta nel “come” si progetta, mentre la comprensione del “che cosa" viene prima Ora qualche parola sulla tecnologia ispirata. !! muro ci ha racchiusi per lungo tempo, finché I'uomo che ci stava dietro, avvertendo un nuovo bisogno di liberta, ha volute guardar fuori. Ha lavorato sodo per aprirsi un varco. II muro urte: «Ma io ti ho protetto», E !'uomo: «Apprezzo la tua fedelta, ma sento che adesso i tempi sono cambiatin. | muro era triste; I'uomo fece qualcosa di buono. Realizzo ‘apertura nella forma di un bell’arco, attribuendo cosi nuovo valore af muro. {{ muro fu contento del suo arco e con cura si fece stipite. L'apertura divento parte 150 ;gramma dal taccuino his annotato Lou K'71. dell’ordine del muro. II mondo, con quanti lo abitano, ciascuno un'individualita, dove ogni grup- po é portatore di diverse esperienze che rivelano la varieta della natura del- Vuome, ha una notevole possibilita di comprendere I'importanza del patto tra gli uomini, da cui derivera una nuova architettura. Ma non ci si pud aspettare che il mondo, solo grazie all'impiego della tecnologia di cui dispo- niamo, individui i madi di nuove forme di espressione. Ritengo che la tecno- logia debba essere ispirata. Un buon progetto lo richiede. Una parola, ora, su silenzio e luce. Un edificio in costruzione non é ancora soggetto a schiavitu. E cosi ansiose di esistere, che sotto j suoi piedi non fa in tempo a crescere I'erba, tanto @ intensa la sua volonta di essere. Quando & finito e in funzione, l'edificio vuol parlare e dice: «Ascoltate, voglio raccon- tarvi come sono stato fatto». Non to ascolta nessuno, Tutti sono occupati a passare da una stanza all’altra. Ma quando ledificio @ in rovina e libero da servitu, il suo spirito emerge e racconta il miracolo del costruire. Quando pensiamo alle grandi, insuperate costruzioni del passato, citiamo sempre il Partenone. Diciamo che é un edificio generato da un muro in cui sono state create delle aperture, Possiamo dire che nel Partenone la luce é lo spazio fra le colonne ~ c’é un rit mo di luce, buio, luce, buio, che ci racconta la grande storia della luce nel- 'architettura sorta dalle aperture operate nel muro. 151 Stiamo semplicemente facendo cid che @ accaduto tanto tempo fa; possiamo considerare l'inizio la cosa pit meravigliosa: nulla lo precede, ma il suo farsi & qualcosa di ineluttabile, come la vita. La luce é vita della materia. Le montagne, i ruscelli, |'atmosfera sono luce consumata. La materia, non costiente e che tende al desiderio, e il desiderio di esprimersi, cosciente e che tende alla luce, si incontrano a una soglia impalpabile dove la volonta percepisce il possibile. La prima sensazione fu quella della bellezza, il primo percepire quello dell’armonia, dell'uomo inde- finibile, che @ allo stesso tempo materia incommensurabile e misurabile, ori- gine di tutte le cose. Alla soglia in cui si incontrano luce e silenzio sta il santuario dell’arte, "unico linguaggio dell’uomo. E il tesoro delle ombre. Qualunque cosa fatta di luce proietta un‘ombra. La nostra opera é d’ombra, appartiene alla luce. Quando gli astronauti andarono nello spazio, la terra da li si presentava come una bellissima sfera blu e rosa nello spazio, Dal momento in cui ho cominciato a vederla cosi, tutto il sapere mi ha abbandonato, e si @ rivelata irrilevante. In verita il sapere @ un libro incompleto, al di fuori di noi. Tu attingi da questo libro per conoscere qualcosa, ma non puoi trasmettere la tua conoscenza a chi tié vicino. La conoscenza é una questione privata: attri- buisce unicita ai mezzi dell’'auto-espressione. Credo che la pit grande opera dell’ uomo sia cid che non appartiene a lui solo, Se scopre un principio, solo il modo personale in cui lo interpreta appartiene a lui solo. La scoperta dell’ossigeno non appartiene a chi I'ha scoperto. Ho inventato una storiella su Mozart. Nella sua cucina si ruppe un piatto, facendo un baccano terribile. | servitori ebbero un sussulto, e Mozart disse “Ah, dissonanza!». E subito la dissonanza appartenne alla musica, ma il modo in cui Mozart la interpreto componendo appartenne a lu Gli architetti non devono accettare la suddivisione che il mercato impone della loro professione, “disegno urbano”, “urbanistica”, “architettura”, qua- si fossero professioni differenti. V'architetto pud occuparsi della casa pit pi cola come del pit grande complesso, o della citta. La specializzazione atten- ta all’essenza della rivelazione della forma, le cui parti inseparabili vanno comprese solo come unita. Una parola, infing, sulla bellezza. La bellezza @ un senso di armonia che domina su tutto, che da adito alla meraviglia; a da qui, la rivelazione. La poe- sia. Consiste nella bellezza? Nella meraviglia? E una rivelazione? E nell'ini- io, nel primo pensiero, nel primo percepire i mezzi dell’espressione. Un poe- ta pensa alla bellezza e all'esistenza. Eppure il componimento poetico @ solo un‘offerta, anche se per il poeta é meno importante. Un’opera di architettura non é altro che un’offerta allo spirito dell’architet- tura e al suo iniziare nella poesia. The Room, The Street, The Human Agreement (discorso di ringraziamento per la AIA Gold Medal, Detroit, 24 giugno 1971}, ora in «AIA Journaln, vol. 56, settembre 1971, pp. 33-34 155

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