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Cenni storici
L’energia eolica (del vento) è stata sfruttata dall’uomo sin dall’antichità, un esempio sono i
rudimentali mulini a vento (644 D.C. nell’antica Persia). Questi erano costituiti da un’asse, e grazie
alla forza esercitata dal vento, questa veniva attivata. In Europa i primi mulini a vento si hanno intorno
al 1100, i primi mulini ad asse orizzontale erano montati sopra un robusto asse verticale in grado di
consentirne la rotazione. In seguito si giunse ai mulini a vento, nel quale l’intera struttura si manteneva
fissa e solo la parte superiore ruotava.
Si stima che dal 1850 negli USA siano stati installati oltre 6 milioni di mulini a vento. Alla fine del
19esimo secolo, si ebbe lo sviluppo dei primi mulini a vento per l’azionamento dei generatori elettrici.
In seguito i combustibili fossili hanno rallentato tale crescita. Con il tempo si è giunti a turbine più
grandi (10 volte) e più potenti (100 volte), fino a raggiungere la potenza di 5MW (Megawattora=106).
Al livello globale la potenza eolica installata è di 432,4 GW (2015), mentre in Europa 141 GW
(Gigawattora=109). Il paese leader mondiale è la Germania, seguita dalla Spagna. In Italia si è passati
da 55 impianti a 1054 (2000-2012). La produzione italiana di impianti eolici è circa 15 TWh
(Terawattora=1012), corrispondente al 4,5% della produzione elettrica nazionale. La Puglia è la prima
regione in termini di impianti, seguita dalla Sicilia e dalla Campania.
La risorsa
L’energia eolica deriva dall’energia solare, in quanto i moti convettivi dell’atmosfera sono indotti dai
gradienti di temperatura provocati dal riscaldamento non uniforme del globo terrestre.
L’energia inviata dal Sole è stimabile, la costante solare esprime la potenza che il sole invia su una
superficie unitaria disposta fuori dall’atmosfera terrestre e orientata normalmente ai raggi solari.
𝑊
𝐶𝑠 = 1365 2
𝑚
Essendo il raggio terrestre circa 6370 km, la potenza solare intercettata dalla terra è:
𝑃𝑠𝑜𝑙𝑒 = 𝐶𝑠 ∗ ∗ 𝑅 2 = 174,2 ∗ 1015 𝑊
ovvero una quantità di energia annua pari a:
𝐽
𝐸𝑠𝑜𝑙𝑒 = 𝑃𝑠𝑜𝑙𝑒 ∗ 365 ∗ 24 ∗ 3600 = 5,5 ∗ 1024
𝑎𝑛𝑛𝑜
Considerando la rotazione terrestre intorno al proprio asse, la potenza solare media per unità di
superficie è pari al 25% della costante solare, ovvero 342 W/m2.
La terra cede all’atmosfera il calore ricevuto dal sole, dove si cede meno calore la pressione dei gas
aumenta e viceversa, si formano così aree di alta e bassa pressione. Il vento viene generato da una
forza gradiente: le masse d’aria si spostano da zona di alta pressione a zona di bassa pressione.
Esiste anche la forza di Coriolis – legata alla rotazione terrestre – in grado di deviare le masse d’aria
verso destra (emisfero boreale) o verso sinistra (emisfero australe) rispetto al moto, essa è
perpendicolare allo spostamento. Le masse d’aria subiscono anche l’effetto della forza centrifuga
(diretta radialmente verso l’esterno).
Vento geostrofico: quando una massa d’aria che inizia a muoversi sotto la spinta della forza di
gradiente da una zona di alta pressione verso una zona di bassa pressione, viene deviata verso destra.
Il vento geostrofico è, quindi, un vento teorico, diretto parallelamente alle isobare, risultante dal
perfetto equilibrio tra la "forza di Coriolis" e la forza dovuta al gradiente di pressione.
Nell’atmosfera reale, bisogna però considerare la forza centrifuga, essendo inoltre le isobare delle
curve, l’aria tende a curvare, si parla dunque di vento di gradiente.
Il vento corrisponde a spostamenti di masse d’aria in direzione orizzontale. Nelle zone equatoriale il
vento sarà caldo (irraggiamento solare), per effetto della riduzione della densità, questa tende a salire
verso l’alto richiamando aria fredda dalle zone circostanti e raffreddandosi per contatto.
Tale aria, ormai fredda, si muove in direzione orizzontale e scende verso il globo in zone situate a
30° di latitudine nord e sud. Così facendo l’aria forma due celle di circolazione che spostano l’aria
dalle zone subtropicali a quelle equatoriali.
Nel complesso si individuano:
zone di bassa pressione a 60° di latitudine nord e sud (equatore)
zone di alta pressione a 30° di latitudine nord e sud (tropici) e ai poli.
Alle medie latitudini, la circolazione dell’aria avviene in direzione dei poli.
L’anemometro è uno strumento che serve per misurare la velocità e la direzione del vento. Questo è
costituito da coppe rotanti (3 o 4) vincolate a un perno. La velocità del vento viene determinata dal
numero di giri che le coppe compiono in un determinato intervallo di tempo. Eseguono
campionamenti con frequenza dell’ordine di 1Hz. Al fine di contenere errori entro valori del 3-5%
devono avere tolleranze di misura inferiore all’1-2%. Gli anemometri (utilizzati dalle classiche
stazioni metereologiche sono solitamente posizionati a 10m dal suolo, mentre quelli in siti eolici a
circa 20-30m. Risulta importante conoscere la velocità all’altezza del mozzo (dove sono ancorate le
pale) e quindi l’esponente a, per fare ciò sono necessarie misure a due diverse quote (solitamente 15
e 30m).
𝑢
ln (𝑢2 )
1
𝑎= 𝑧2
ln (𝑧 )
1
È possibile effettuare una stima delle potenzialità anemometriche di siti fra loro vicini ma
caratterizzati da diversa orografia. Si può ipotizzare che la velocità del vento geostrofico si mantenga
sostanzialmente costante in due siti vicini. Fissata un’altezza zgeo (300-500m), in corrispondenza del
quale la velocità del vento ha raggiunto un valore sostanzialmente costante:
u1A: velocità del vento misurata alla quota z1 di un sito A con parametro aA, sarà correlata alla velocità
del vento u1B misurata alla quota z1 di un sto B caratterizzato da un parametro aB mediante la
relazione:
𝑧𝑔𝑒𝑜 (𝑎𝐴 ) 𝑧𝑔𝑒𝑜 𝑎𝐵
𝑢𝑔𝑒𝑜 = 𝑢1𝐴 ∗ ( ) = 𝑢1𝐵 ∗ ( )
𝑧1 𝑧1
Per valutare l’energia disponibile e producibile dalla turbina eolica, bisogna ricordare come il vento
sia soggetto ad una certa aleatorietà, in quanto dipende fortemente dal tempo (variazioni stagionali)
e dal luogo, ma anche dal suolo (orografia).
La velocità istantanea del vento u’(t) può essere scomposta:
u: componente responsabile del trasporto di massa
u*: legata ai moti turbolenti (sono per loro natura casuali, il loro valore medio tende ad
annullarsi considerando un intervallo temporale sufficientemente elevato).
𝑢′ (𝑡) = 𝑢 + 𝑢∗
Le rilevazioni giornaliere evidenza una maggiore intensità del vento durante il giorno rispetto alla
notte, perché la differenza di temperatura tra la superficie del mare e della terra sono maggiori di
giorno a causa degli spostamenti di grandi masse d’aria.
Si parla di classi di velocità (bins) per raggruppare le rilevazioni della velocità del vento, su un
intervallo di tempo di 10 minuti (standard comunemente utilizzato). Ogni classe è definita da un
valore medio delle velocità del vento appartenenti alla classe stessa.
Si può calcolare la velocità media annua del vento um che rappresenta un primo parametro per la
valutazione delle potenzialità eoliche di un sito.
N 𝑛𝑖 ∗ 𝑢𝑖 N
𝑢𝑀 = 𝑖=1 ( ) = 𝑖=1 𝑓𝑖 ∗ 𝑢𝑖
𝑛𝑡𝑜𝑡
Tale distribuzione rappresenta in ordinate la probabilità che il vento abbia una certa velocità, infatti,
l’area sottesa alla curva è sempre uguale a 1. Non è simmetrica: i venti forti sono più rari dei venti
moderati. Per ricavare c e k si possono usare variabili ausiliari:
𝑥 = ln(𝑢)
𝑦 = y0 + m ∗ x
L’atlante deve fornire indicazioni di massima, dal punto di vista anemologico, sulle aree di interesse
per lo sfruttamento energetico.
La mappa delle velocità medie del vento a diverse altezze sopra il livello del suolo è stata costruita
mediante una procedura che combina le analisi statistiche dei dati del vento, con i dati del modello
numerico di flusso eolico su terreno ad orografia complessa (effettuato con il codice WINDS - Wind
- Field - Interpolation by Non - Divergent Schemes).
Il territorio italiano è stato suddiviso in 24 aree con maglie di 200x200 km2 e risoluzione orizzontale
1 km, per un massimo di 40000 nodi. Questa prima mappa è stata confrontata e mediata con i valori
misurati da 240 anemometri dislocati sul territorio italiano.
I problemi da affrontare:
1) l’estensione del territorio italiano (301.300km2);
2) input meteorologico al suolo: le stazioni affidabili sono circa 240;
3) input meteorologico 3D
Circa la determinazione della velocità media Vp nel punto stazione P secondo la mappa WINDS, vi
sono cause di incertezza dei valori medi:
incertezza sulle coordinate della stazione di misura;
influenza dei dettagli delle caratteristiche reali del terreno
incertezza derivante dall’algoritmo di estrazione del valore di Vp dalla matrice WINDS.
Le simulazioni effettuate in tal modo hanno prodotto una sovrastima della velocità riscontrata per
basse altitudini del terreno; su ogni dominio sono state effettuate 48 simulazioni combinando J=16
settori di ampiezza 22.5° e k=3 valori della velocità del vento (3, 10, 25 m/s).
Queste tre velocità sono state considerate rappresentative dei range:
0 v 5 m/s
5 v 20 m/s
v 20 m/s
Una volta verificata la validità di tali ipotesi la seguente espressione è stata utilizzata per confrontare
i dati del modello con la velocità de vento misurate ad alta quota:
Complessivamente, si è ottenuto un Atlante della velocità media del vento a 5000m. È possibile
calcolare V3 e la distribuzione della potenza teorica moltiplicando tale valore per la corrispondente
frequenza. Una volta conosciuti V e V3 è possibile valutare i parametri K e C della Weibull. La
conoscenza di W(v) è molto importante per valutare la produzione media annuale di energia.
L’energia prodotta annualmente:
𝐸 = 𝑇 ∫ 𝑊(𝑣) ∗ 𝑝(𝑣) 𝑑𝑣
dove T= 8760 h.
I dati del modello così come sono, possono essere utilizzati a scopo indicativo, vanno infatti corretti
con i dati anemologici delle stazioni presenti sul territorio italiano. Note le coordinate delle stazioni,
viene effettuato un confronto tra i dati (anemometrici Vm,i e il valore puntuale fornito dal modello
Vp,i). La differenza tra questi fornisce un’idea sulla discrepanza fra modello e dati. Quello che si vuole
ottenere con la correzione è avere una differenza tra i valori che sia nulla. In tal senso vi è un metodo
correttivo basato sulla ricerca di una funzione f dove:
Per la valutazione di f (x, y) bisogna ricordare:
𝑉𝑚𝑖
𝑓𝑖 =
𝑉𝑝𝑖
La varianza di fi può essere valutata con l’uso della distribuzione di Gauss. Il calcolo del fattore
correttivo viene condotto in maniera reiterativa, fin quando non si ottiene un risultato accettabile.
La teoria di Betz
Le particelle dell’aria del vento posseggono una determinata energia cinetica che può essere ceduta.
Per calcolare la potenza fornita dal vento ad una macchina si può fare riferimento alla teoria di Betz.
Ipotesi:
1) Concetto di tubo di flusso: il tubo di corrente che attraversa il disco attuatore non interagisce
con la restante porzione di fluido che lo circonda.
2) In ogni sezione del tubo di flusso vi è una distribuzione di velocitò permanente, uniforme e
monodimensionale lungo l’asse.
3) Nelle sezioni a monte e a valle si può ritenere una situazione fluidodinamica indisturbata dalla
presenza della macchina.
4) Il flusso eolico non incontra ostacoli oltre la turbina.
5) Il vento è stazionario e di intensità costante con la quota.
6) Non sussistono effetti di rotazione della vena a causa dell’estrazione di quantità di moto.
7) Si trascura la comprimibilità dell’aria (densità costante).
8) La massa d’aria che fluisce nel tubo non si mescola con quella circostante.
La potenza cinetica resa disponibile da una massa che si muove con velocità u, è:
1 1
𝑃𝐷 = 𝑚𝑢2 = 𝜌 ∗ 𝑆 ∗ 𝑢3
2 2
la massa è però legata alla sezione (S), alle densità dell’aria () e alla velocità u. La potenza che
effettivamente si può estrarre da una vena fluida risulta essere inferiore a PD. Si definisce un
coefficiente di potenza (per le turbine eoliche):
𝐶𝑝 = 𝑃𝐸 /𝑃𝐷 < 1
dove PE rappresenta la potenza effettivamente ricavata dal vento.
Conseguenze:
u2=0 renderebbe massima l’energia estratta dal flusso d’aria, però renderebbe nulla la portata
e quindi la potenza astratta.
u2>0 comporta una potenza massima ottenibile inferiore a quella disponibile (P<PD)
Bisogna ricordare la forza F che agisce nella direzione del vento, essa è applicata dal fluido sul disco.
𝑃 = 𝐹 ∗ 𝑢 = 𝑚 ∗ (𝑢1 − 𝑢2 ) ∗ 𝑢
Ponendo uguale tra loro le due espressioni circa la potenza estratta dal disco attuatore si avrà:
𝑢12 − 𝑢22
( ) = (𝑢1 − 𝑢2 ) ∗ 𝑢
2
quindi:
𝑢1 + 𝑢2
𝑢=
2
si giunge alla conclusione che la velocità del vento misurata in corrispondenza del disco attuatore
è la media fra quella misurata a monte e a valle della turbina.
1
𝑃 = ∗ 𝜌 ∗ 𝑆 ∗ (𝑢1 + 𝑢2 ) ∗ (𝑢12 − 𝑢22 )
4
Confrontando questa potenza con la potenza cinetica resa disponibile (vista in precedenza):
1 𝑢2 𝑢2 2
𝐶𝑃 = ∗ (1 + ( )) ∗ (1 − ( ) )
2 𝑢1 𝑢1
La potenza realmente estratta dalla vena fluida è a metà di quella realmente disponibile.
Se u2=u1 la potenza ricavata è nulla.
La velocità a valle della turbina deve essere 1/3 di quella a monte.
La velocità del vento in corrispondenza del disco è pari a 2/3 della velocità a monte.
𝐶𝑝,MAX ≅ 0.594
Viene indicata come limite di Betz, e consente di valutare la massima potenza che può essere estratta
da una vena fluida tramite una turbina eolica.
1
Entalpia: funzione di stato definita come la somma dell'energia interna e del prodotto della pressione per
il volume del sistema considerato
2
Adiabatica: una trasformazione irreversibile e nel corso della quale un sistema fisico non scambia calore
con l'ambiente
È molto conveniente sfruttare l’effetto della portanza3 piuttosto che quello indotto dalla resistenza.
1
𝐹 ∗ 𝑙 = 𝐶𝐷 ∗ ∗ 𝜌 ∗ 𝑢𝑅2 ∗ 𝐴𝑃
2
CD: coefficiente di resistenza
AP: superficie
3
Portanza: La portanza è la componente della forza aerodinamica globale calcolata in direzione
perpendicolare alla direzione del vento relativo.
Il valore massimo di CP,D si ha per =1/3.
4
𝐶𝑃,𝐷 = 𝐶𝐷 ∗
27
I valori massimi di CD sono dell’ordine 1.5 - 2.0.
Il massimo coefficiente di potenza è dell’ordine 0.20 – 0.30.
Non può essere confrontato con il limite di Betz in quanto quest’ultimo è un coefficiente di potenza
rotorico (riferito all’intera superficie trasversale del tubo di flusso).
Quando il profilo viene investito dal flusso, la distribuzione di velocità intorno al profilo si presenta
non simmetrica. Assumendo che i tempi di percorrenza siano uguali sui due bordi, la velocità sarà
minore nella parte inferiore del profilo (ventre o intradosso), rispetto a quella con lunghezza maggiore
(dorso o estradosso). Quando la velocità aumenta, la pressione diminuisce e viceversa.
Il coefficiente di potenza del rotore CPR è il rapporto tra la potenza meccanica che il rotore trasferisce
all’esterno e la potenza cinetica messa a disposizione dal vento.
La presenza di una componente tangenziale comporta una riduzione della variazione di energia
cinetica.
Altri elementi che causano la riduzione del coefficiente sono:
l’attrito;
effetti vorticosi presenti sulle pale di un rotore.
Curva di potenza: se il coefficiente di potenza rotorico fosse costante e pari al limite di Betz, la
potenza meccanica prodotta avrebbe un andamento crescente con il cubo della velocità.
In realtà la potenza effettivamente prodotta risulta nulla per valori di velocità del vento inferiori al
valore minimo uSP, al di sotto del quale il coefficiente di potenza rotorico è nullo.
La curva di potenza si interrompe in corrispondenza della velocità massima del vento tollerabile dalla
macchina.
Nella curva di potenza di una turbina:
la velocità di spunto (3-5 m/s);
la velocità nominale: velocità del vento dichiarata dal costruttore in corrispondenza del quale
viene raggiunto il massimo valore (10-15 m/s);
la velocità limite (25-30 m/s)
La velocità di rotazione deve aumentare proporzionalmente alla velocità del vento.
La variazione della velocità di rotazione risulta molto efficace soprattutto nel campo di velocità
comprese tra quella di spunto e quella nominale.
Il problema della regolazione della potenza viene attualmente risolto in diversi modi a seconda della
tipologia e della taglia della macchina.
Nelle turbine più piccole ed economiche si fa riferimento alla regolazione per stallo: consiste
semplicemente nel mantenere fissi sia la posizione, sia la velocità di rotazione delle pale, e
dimensionare la macchina e il generatore elettrico per la massima potenza che risulti.
Così facendo la macchina si regola automaticamente da sola, in quanto per velocità del vento superiori
a quella nominale, la riduzione del CPR determina la diminuzione della potenza prodotta.
Nelle macchine più recenti, la regolazione della potenza viene effettuata attraverso la variazione del
passo palare.
Si ha un angolo di pitch: formato fra la direzione della velocità di avanzamento del profilo e l’asse
del profilo stesso.
È evidente che per una prefissata velocità di rotazione , il coefficiente di potenza rotorico presenterà
un diverso andamento in funzione della velocità del vento a secondo dell’angolo di pitch.
La regolazione del passo palare e della velocità di rotazione vengono utilizzate per ottimizzare le
prestazioni sia dal punto di vista energetico che dal punto di vista delle emissioni acustiche.
Gli aerogeneratori
I generatori eolici o aerogeneratori convertono l’energia cinetica del vento in energia meccanica, che
può essere usata per la generazione di energia elettrica.
La configurazione ad asse orizzontale:
l’albero di trasmissione lento;
moltiplicatore di giri;
l’albero veloce;
generatore elettrico;
dispositivi ausiliari
Rotore ad asse verticale VAWT: gira con asse perpendicolare alla direzione del vento, mentre le pale
si muovono nella stessa direzione.
bassa velocità di rotazione;
momento motore elevato;
modesto rendimento.
uso ormai limitato ad ambienti rurali;
Vantaggio di non doversi orientare secondo la direzione del vento.
Vantaggi: facilità di intervento, non è necessario il meccanismo di Yaw (vedremo in seguito).
Svantaggi: efficienza minore, necessità di utilizzare il generatore come motore, necessità di cavi di
sostegno.
Rotore ad asse orizzontale HAWT: l’asse del rotore è parallelo alla direzione del vento e ruota su un
piano perpendicolare alla direzione,
alta velocità di rotazione;
elevato coefficiente di portanza (potenza)
utilizzati per produrre elettricità;
Svantaggi: difficoltà di realizzazione, errori.
Rotore ibrido: cercano di riunire i vantaggi dei precedenti. Hanno delle pale aerodinamiche che si
muovono su un’asse verticale. Esempi sono: Darreius e Cycloturbina.
Elevate velocità di rotazione;
Assenza di difficoltà costruttive
Non devono essere orientati nel vento;
Coefficienti di potenza vicino al valore teorico.
Yaw Control: serve a mantenere la macchina orientata nella direzione del vento, ma può anche essere
utilizzato per il controllo della potenza.
La forma delle pale è tale da permettere all’aria di azionare il rotore, l’energia cinetica del vento viene
trasmessa ad un generatore di corrente collegato ai sistemi di controllo e trasformazione, che regolano
la produzione di elettricità.
Al di sotto di una certa velocità (4-5 m/s) la macchina è incapace di partire.
Ad elevate velocità (20-25 m/s) l’aerogeneratore viene messo fuori servizio per motivi di sicurezza.
Elementi di aerogeneratore:
Rotore: è costituito da un mozzo su cui sono fissate le pale che possono ruotare ad una velocità
superiore ai 200 km/h. Quelli a due pale sono meno costosi e girano ad una velocità maggiore.
I rotori con una pala sono più veloci di quella bipala, ma hanno rese energetiche leggermente
inferiori.
Sistema frenante: costituito da due sistemi indipendenti di arresto delle pale uno di frenaggio
aerodinamico (utilizzato per controllare la potenza dell’aerogeneratore come freno di
emergenza per arrestare il rotore) e uno meccanico (per completare l’arresto).
La torre e le fondamenta: sostiene la navicella e il rotore. Ha una struttura tale da resistere
alle oscillazioni e alle vibrazioni.
Moltiplicatore di giri: per aumentare la velocità di rotazione.
Generatore: trasforma energia meccanica in elettrica.
Sistema di controllo:
o Gestisce automaticamente l’aerogeneratore nelle diverse operazioni di lavoro,
aziona il dispositivo di sicurezza che blocca il funzionamento in caso di
malfunzionamento e di sovraccarico dovuto ad eccessiva velocità del vento.
o Il controllo della potenza: che può essere eseguito ruotando le pale intorno al
loro asse principale in modo da aumentare o ridurre la superficie esposta al
vento o anche tramite la scelta di un opportuno profilo delle pale.
o Il controllo dell’orientamento della navicella (controllo dell’imbardata), che
serve a mantenere la macchina orientata nella direzione del vento, ma che può
anche essere utilizzato per il controllo della potenza.
Per valutare l’energia producibile da una wind farm4 occorre anche considerare una configurazione
d’impianto e la relativa area occupata.
Per impianti singoli:
o S: superficie;
o D: diametro;
o n: coefficiente di distanza
𝑆 = 𝐾 ∗ (𝑛 ∗ 𝐷)2
K=1 per area quadrata;
4
Wind farm: insieme di aerogeneratori.
K=0.785 per area circolare;
K=0.866 per area esagonale.
La valutazione della produzione annua di energia mediante aerogeneratore può essere effettuata
conoscendo:
distribuzione di frequenza della velocità del vento (valutata all’altezza media del rotore);
curva di potenza della macchina.
Il prodotto della potenza prodotta dalla turbina per il numero di ore/annue di persistenza di tale
velocità del vento fornisce direttamente la produzione netta di energia.
La produzione energetica annua totale:
𝑁
𝐸𝐸,𝑁 = ∑ 𝑛𝑖 ∗ 𝑃𝑖
𝑖=1
Si ha una produzione annua di 1409.9 MWh/anno che corrispondono a circa 2350 ore annue di
funzionamento (coefficiente di utilizzazione del 26.8%).
Il coefficiente di utilizzazione per centrali termoelettriche è solitamente superiore a 75-80%.
Sia la potenza prodotta che la produzione di energia sono direttamente proporzionali alla densità
dell’aria, per tale motivo è evidente che uno scostamento delle condizioni ambientali da quelle di
riferimento si rifletterà immediatamente sulle prestazioni energetiche ed economiche dell’impianto.
Una diminuzione di pressione dell’ordine di 0.05 bar rispetto alla pressione di riferimento, comporta
una diminuzione della densità dell’ordine del 5%, con una riduzione della produzione energetica.
𝜌 𝑇𝑜
𝜌 = 𝜌𝑜 ∗ ∗
𝜌𝑜 𝑇
Analisi economica
La metodologia di calcolo del costo kilowattora è comunemente5 usata anche da molte società
elettriche.
Si tratta del metodo basato sull’impiego del tasso di interesse reale, dato dalla differenza tra tasso di
mercato e di inflazione e perciò basato sulla stima del valore attualizzato dei costi sostenuti durante
l’intera vita dell’impianto.
La produzione di energia da una fonte variabile ed aleatoria come quella eolica sarà diversa di anno
in anno, e quindi anche il costo di produzione varierà nel tempo.
Il costo dell’energia prodotta:
𝐴+𝐵
𝐶=
𝐸
(A+B): costo totale sostenuto nell’anno dato da onere annuo di impianto e onere annuo d’esercizio e
manutenzione;
E: energia fornita alla rete nello stesso periodo.
𝐴𝑎𝑚𝑚 = 𝑎 ∗ 𝐼
((1 + 𝑖)𝑛 ) ∗ 𝑖
𝑎=
((1 + 𝑖)𝑛 ) − 1
5
IEA: International Energy Agency (metodologia di calcolo).
L’onere medio annuo B di esercizio e manutenzione (al netto di possibili aumenti inflattivi):
𝐵 = 𝐵𝑒𝑠𝑒 + 𝐵𝑚𝑎𝑛 + 𝐵𝑑𝑖𝑟
Bese: l’onere annuo di esercizio (spese di personale);
Bman: l’onere annuo di manutenzione ordinaria e straordinaria (mezzi e parti di ricambio)
Bdir: onere annuo per le imposte dirette e altri costi (canone d’affitto del terreno).
La parte rimanente del costo capitale dell’impianto prevede: trasporto, installazione etc.
Tutti i costi sono stimati tra il 25-50% del costo degli aerogeneratori.
I fattori che costituiscono i costi di movimentazione:
costo del personale che effettua interventi;
costo dei mezzi;
costo dei materiali di consumo;
costo delle parti di ricambio.
Gli interventi di manutenzione ordinaria avvengono generalmente ogni 6 mesi (sostituzione di oli,
taratura organi sistemi di controllo).
Sono stimati valori indicativi (costi medi annui di esercizio e manutenzione) che vanno dall’1% al
3% del costo capitale dell’impianto.
Il diagramma a tela di ragno: rappresenta il risultato di un’analisi di sensibilità del costo del
kilowattora.
L’impatto ambientale
Effetti sulla fauna: “se l’uccello sbatte”, studi hanno dimostrato che su 45000 ne muoiono 2.
L’unica eccezione è relativa a zone con animali in via d’estinzione.
Per minimizzare l’impatto sul territorio e sull’ambiente è necessario controllare il progetto di
impianti.
Minimizzare le modifiche dell’habitat;
Osservare pendenze in cui si possono innescare fenomeni di erosione;
Nell’ambito dello stesso territorio la distanza minima dovrà essere non inferiore a 4000m.
La distanza minima tra i singoli aerogeneratori dovrà essere pari ad almeno tre volte la misura del
raggio dei rotori (>150m).
La distanza da case non inferiore a 500m.
Rispetto del limite dell’inquinamento acustico.
Mitigazione dell’impatto visivo.
Garantiti i limiti previsti dall’art. 21 del dlg n.152/99.
6
Isofone: linea tracciata su una carta geografica per segnare il limite di un fenomeno fonetico
Localizzazione sito con potenziale eolico teorico;
Verifica dei vincoli esistenti sul sito;
Accordo con le amministrazioni comunali;
Installazione di una o più torri di misura del vento;
Acquisizione disponibilità dei terreni;
Manutenzione torre e raccolta mensile dei dati;
Richiesta e ottenimento punto di collegamento elettrico da TERNA.
Elaborazione di uno studio e redazione del progetto;
Procedura amministrativa (si conclude con la concessione edilizia);
Ricerca finanziatori e firma contratto di finanziamento;
Costituzione società di sfruttamento;
Costruzione del parco e della linea elettrica;
Messa in servizio e parallelo con la rete;
Manutenzione ed esercizio degli impianti.
Microeolico
Col termine minieolico si indica la classe degli aerogeneratori di potenza nominale pari o inferiore a
100 kW. Queste macchine sono caratterizzate da dimensioni contenute e da una tecnologia semplice
ed altamente affidabile. In realtà non esiste una classificazione universalmente riconosciuta, tuttavia
è utile riferirsi ai limii individuati dalle norme IERC 61400-2:
Il limite sul diametro indica gli elementi oggetto di progetto e verifiche strutturali. Al di sotto di 2 m2
va effettuato il progetto e la verifica strutturale del solo rotore ad esclusione della torre di sostegno,
mentre al di sopra va effettuata anche la verifica di quest’ultima utilizzando regole semplificate.
La semplicità e l’affidabilità della tecnologia del minieolico è richiesta dai campi di applicazione
dello stesso che possono essere stazioni meteo, utenze domestiche, ripetitori radiotelevisivi,
insediamenti isolati, rifugi alpini o fattorie. Queste applicazioni richiedono l’uso continuato per alcuni
anni consecutivi, anche in ambienti estremi.
A seconda del tipo di configurazione si possono distinguere diverse tipologie di impianto.
Impianti isolati (stand alone) 𝑊 < 1𝑘𝑊
In un impianto isolato deve essere previsto un adeguato sistema di accumulatori di carica
Impianti connessi (grid connected) 1 < 𝑊 < 10𝑘𝑊
In un impianto connesso deve essere installato un inverter per la trasformazione dell’elettricità
Sistemi ibridi 𝑊 > 10𝑘𝑊
Ad ogni miniturbina eolica è associata una curva di potenza. Questa curva descrive la potenza
generata dalla turbina al variare della velocità del vento. L’energia è il prodotto della potenza per il
tempo e per calcolare il totale dell’energia prodotta si deve considerare la funzione di frequenza della
velocità del vento t(v), questa può essere ottimamente approssimata da una Weibull, in cui k è il
parametro di forma e c quello di scala.
𝑘 𝑣 𝑘−1 −(𝑣)𝑘
𝑡(𝑣) = ∙ ( ) ∙𝑒 𝑐
𝑐 𝑐
Nei mini-aerogeneratori ad asse verticale, il controllo della potenza ai venti più elevati avviene con:
condizioni progressive di stallo aerodinamico indotte dal profilo delle pale all’aumentare del
vento
inserimento di resistenze elettriche a monte del sistema di condizionamento della potenza
elettrica prodotta per dissipare l’energia elettrica in eccesso
variazione del passo delle pale, ma caduta in disuso
In alcuni modelli di turbine a portanza, l’avviamento del rotore da fermo non avviene
spontaneamente, neanche con vento utile a creare una coppia motrice, ma deve essere effettuato
utilizzando una fonte di energia elettrica esterna, con il generatore che dunque funziona da motore.
Le turbine ad asse verticale a seconda delle superficie delle pale si adattano a zone particolarmente
ventose o anche ventosità più basse. Il controllo della potenza erogata avviene per mezzo
dell’inverter. Il dimensionamento di una macchina da 30 kW è tale da non consentire un’erogazione
di potenza superiore ai 29,95 kW. Vi è, inoltre, un freno elettrico che permette il controllo della
velocità limite della turbina, coadiuvato o sostituito da un sistema di ritenuta meccanica del rotore.
Il costo del kWh è inversamente proporzionale alla quantità totale dell’energia prodotta dalla turbina
durante tutto il suo ciclo di vita. Nei siti caratterizzati a ventilazione sostenuta il costo dell’energia è
minore. Nel valutare i costi degli impianti, per ogni turbina sono stati considerati l’altezza della torre
e le configurazioni di impianto come disponibili nei kit completi di installazione.
Impianti Offshore
Attualmente non esistono impianti eolici offshore in Italia, ma in futuro la saturazione delle aree
onshore potrebbe orientare a investire in tale comparto. La realizzazione di centrali offshore andrebbe
ad aumentare le aliquote di penetrazione eolica nel sistema elettrico siciliano con la conseguenza di
rendere ancora più oneroso il network management. In Europa, l’esperienza eolica offshore è stata
intrapresa maggiormente dai Paesi che si affacciano sul Mare del Nord, per via delle caratteristiche
dei fondali marini. Il Paese leader risulta essere il Regno Unito, seguito da Danimarca e Olanda.
La tecnologia eolica offshore è identica a quella onshore per quanto riguarda il sistema di conversione
dell’energia. La condizione di operatività in ambiente marino richiede, però, una progettazione
strutturale adeguata delle fondazioni e della torre tubolare in acciaio, per sopportare i carichi indotti
dalle onde e dal vento, nonché accorgimenti per resistere ai fenomeni di corrosione chimica ed
erosione fisica. Altre problematiche sono legate al traposto, installazione e posa dei cavidotti,
all’allacciamento elettrico e alla manutenzione. Un elemento a favore degli impianti offshore è
sicuramente la maggiore disponibilità eolica in mare aperto, nonché maggiore costanza,
determinando una minore turbolenza e, dunque, una vita più lunga delle macchine a fronte di una
minor fatica.
(1 + 𝑖)𝑛 ∙ 𝑖
𝐴 + 𝐵 𝑎 ∙ 𝐼0 + 2% ∙ 𝐼0 (1 + 𝑖)𝑛 − 1 ∙ 𝐼0 + 2% ∙ 𝐼0
𝐶= = =
𝐸𝑒𝑓𝑓 𝐸𝑒𝑓𝑓 𝐸𝑒𝑓𝑓
Lo studio mostra che la producibilità specifica del sito, la taglia della turbina e la vita utile
dell’impianto sono i parametri che influenzano maggiormente il costo del kWh offshore. Si è inoltre
osservato che al crescere della taglia dell’impianto si risconta una diminuzione del costo, mentre a
parità di potenza installata, l’utilizzo di turbine con potenza unitaria maggiore comporta costi di
produzione inferiori. Per quanto riguarda l’individuazione dei siti idonei allo sfruttamento risultano
escluse le aree della Sicilia orientale e nord occidentale. I siti con il rapporto B/C più alto sono allocati
nell’area del trapanese, in cui però è da valutare con attenzione l’impatto sulla flora e fauna marina.
In ogni caso il costo unitario dell’energia degli impianti offshore lungo il litorale siciliano appare
leggermente superiore rispetto agli impianti off-shore del Nord Europa, soprattutto a causa del costo
delle fondazioni.