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GLOSSARIO

dei termini ambientali


DA SITO INTERNET DI ECOSISTEMI SRL
A
ABBATTIMENTO CATALITICO
Processo in cui l’abbattimento degli inquinanti avviene con l’impiego di catalizzatori, sostanze in
grado di aumentare la velocità di una reazione chimica, rimanendo invariate alla fine di essa.

ABITANTI EQUIVALENTI
Parametro di equivalenza del carico inquinante prodotto per abitante, pari convenzionalmente ad
un BOD di 60 gr. di ossigeno al giorno. E' un concetto utile per esprimere il carico di una
particolare utenza civile o industriale dell’impianto di depurazione, in termini omogenei e
confrontabili con le utenze civili. L’equivalenza si può riferire o al carico idraulico, o al carico in
solidi sospesi, o, infine, (ed è questo il caso più frequente), al carico organico espresso come
BOD5. Si assume il valore di 54 g/giorno come quantità di ossigeno necessaria per degradare la
materia organica contenuta nello scarico giornaliero prodotto da un abitante civile.

ACB
Analisi Costi Benefici. Tecnica intesa a calcolare e a ponderare tutti i costi e i benefici relativi ad
un determinato piano, programma o progetto. Si tratta, tra l'altro, dei valori di tali costi e
benefici, alcuni dei quali, essendo di tipo ambientale, non sono stati o non saranno riflessi in
effettive entrate o uscite.

ACCORDI AMBIENTALI
Forme di tutela concordate e negoziate tra tutti gli attori dello scenario ambientale, in particolare
le industrie ed i soggetti pubblici auspicate dal V Programma di Azione per l’Ambiente (varato
dalla Comunità Europea nel 1993) in cui si sono riconosciuti i limiti della strategia detta del
"command and control", che sottopone ad autorizzazioni e controlli pubblici tutte le attività
potenzialmente pericolose per l’ambiente. Recentemente la Commissione Europea ha elaborato
un documento di base in cui si individua una "lista dettagliata" contenente i requisiti minimi di
validità degli accordi ambientali, in vista di una prossima direttiva che dovrebbe disciplinare la
materia.

ACIDIFICAZIONE DELLE ACQUE SUPERFICIALI


Processo chimico causato dall’inquinamento idrico e atmosferico, che determina una
diminuzione del pH delle acque superficiali.

ACQUA
Sostanza inorganica composta di idrogeno e ossigeno, formula H2O, peso molecolare 18.016,
punto di fusione 0 °C, punto di ebollizione 100 °C. La molecola dell’acqua è asimmetrica e
costituisce quindi un dipolo elettrico (ossia possiede un polo positivo ed uno negativo, a
somiglianza di una piccola elettrocalamita). Da questo fatto derivano la maggior parte delle
singolari proprietà dell’acqua e, in particolare, il suo eccezionale potere solvente verso gran parte
delle sostanze nonché la sua elevatissima capacità termica, che consente alle grandi masse di
acqua (mare, laghi) di condizionare il clima delle regioni costiere. Elemento essenziale per la
vita, costituisce il principale componente del protoplasma cellulare e i due terzi del peso
corporeo dell'uomo. E' una risorsa limitata e "strategica" che può condizionare lo sviluppo
socioeconomico di un territorio. E’ l’insieme delle acque sotterranee e delle acque superficiali
(dolci, salmastre e marine), considerate come componenti, come ambienti e come risorse. Al fine
di una razionale valutazione e gestione dell’acqua si fa riferimento ai corpi idrici, cioè a quelle
masse d’acqua che presentano proprie caratteristiche idrologiche, fisiche, chimiche e biologiche.
I corpi idrici soggetti alla normativa italiana sono stati così definiti: laghi e serbatoi artificiali;
corsi d’acqua naturali e artificiali; acque di transizione (estuari, lagune); acque costiere marine;
falde acquifere sotterranee. Tra le diverse forme che assume l’acqua, si realizza un complesso
sistema dinamico (il ciclo idrologico), caratterizzato da continui scambi.

ACQUA DI FALDA
Acqua sotterranea, presente in strati di roccia porosa o fessurata, generalmente sovrastante a
strati di roccia impermeabile. Essa costituisce una importantissima risorsa naturale messa in
pericolo sia dall’inquinamento proveniente da infiltrazione di sostanze tossiche nel sottosuolo,
sia dal suo depauperamento, causato ad esempio dalla riduzione del tasso di infiltrazione per
aumento dell’estensione di superfici impermeabili. In altri casi, invece, variazioni dell’entità
degli emungimenti e maggiore apporto di precipitazioni idriche determinano innalzamenti del
livello delle acque nel sottosuolo e conseguenti danni alla parte sotterranea delle costruzioni.

ACQUE, impianto di depurazione delle


Impianto che, attraverso uno o più processi di carattere meccanico, fisico, chimico e biologico,
consente l’eliminazione di sostanze nocive dai liquidi. I trattamenti meccanici hanno la funzione
di separare gran parte dei materiali in sospensione, mentre i trattamenti biologici operano la
degradazione delle sostanze organiche ad opera di particolari microrganismi. Infine i trattamenti
chimico-fisici consistono essenzialmente nell’insolubilizzazione e nella successiva separazione
di sostanze disciolte.

ACQUE, normative antinquinamento


Le attuali norme relative alla tutela delle acque dall'inquinamento traggono origine dal D.Lgs
152/99 n. 152 e successive modificazioni ed integrazioni (disposizioni sulla tutela delle acque
dall'inquinamento e recepimento della Direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle
acque reflue urbane e della Direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque
dall'inquinamento provocato da nitrati provenienti da fonti agricole), che definisce la disciplina
generale per la tutela delle acque superficiali, marine e sotterranee, perseguendo i seguenti
obiettivi: prevenire e ridurre l'inquinamento e attuare il risanamento dei corpi idrici inquinati;
conseguire il miglioramento dello stato delle acque ed adeguate protezioni di quelle destinate a
particolari usi (potabile, allevamenti ittici ed di molluschi); perseguire usi sostenibili e durevoli
delle risorse idriche, con priorità per quelle potabili; mantenere la capacità naturale di
autodepurazione dei corpi idrici, nonché la capacità di sostenere comunità animali e vegetali
ampie e ben diversificate.

ACQUE BIANCHE
Acque reflue meteoriche e acque provenienti da falde idriche sotterranee. "Acque assimilabili
alle bianche" sono le acque provenienti da scambi termici indiretti o comune conformi, a monte
di qualsiasi trattamento, ai limiti della tabella A della legge 10 maggio 1976, n° 319.

ACQUE NERE
Le acque usate per le varie attività dell’uomo provenienti da insediamenti civili (bagni, W.C.,
cucine, lavanderie, ecc.) e da insediamenti produttivi, quando non conformi ai limiti della tabella
A della legge 10 maggio 1976, n° 319.

ACQUE REFLUE URBANE


Acque reflue domestiche o miscuglio di acque reflue domestiche (acque nere), acque reflue
industriali (assimilabili alle acque urbane reflue urbane) e/o acque meteoriche di dilavamento
(acque bianche).
AEA
Agenzia Europea per l'Ambiente. Nel giugno 1990, il Consiglio dei ministri adotta il
regolamento che costituisce la base giuridica dell'Agenzia (regolamento (CEE) n. 1210/90).
Nell'ottobre 1993, infine, si decide che l'AEA avrà sede nella capitale danese, Copenaghen. Ha il
compito di sviluppare e coordinare la rete europea di informazione e di osservazione in materia
ambientale (EIOnet), con l'obiettivo di raccogliere, elaborare e divulgare i dati ambientali di
interesse europeo. Tutto ciò al fine di aiutare la Comunità a migliorare l'ambiente e ad avviarsi
verso lo sviluppo sostenibile, nonchè per assisterla nello sforzo d'integrare la dimensione
ambientale nelle politiche economiche.

AGENDA 21
Letteralmente "Programma di azioni per il XXI° secolo", documento nel quale viene esposto il
programma di attuazione della Dichiarazione di Rio (UNCED) e che affronta temi che vanno
dalla demografia al commercio, dal trasferimento delle tecnologie alle istituzioni internazionali,
dallo sviluppo rurale agli oceani, ecc., indicando per ciascuno di essi linee d’azione che, sebbene
non vincolanti sul piano legale, riflettono il consenso sostanziale dei partecipanti al Summit di
Rio. Tale consenso va verso un modello di "sviluppo sostenibile" più attento alla qualità della
vita e capace di mantenere un equilibrio stabile fra l’uomo e l’ecosistema, il cui patrimonio di
risorse naturali e biologiche deve essere preservato per il bene delle future generazioni.

AGENDA 21 LOCALE
Un Agenda Locale può essere descritta come uno sforzo comune, all’interno di un territorio, per
raggiungere il massimo del consenso tra tutti gli attori sociali riguardo la definizione e
l’attuazione di un piano di azione ambientale che guardi al XXI° secolo. Il concetto di Agenda
21 Locale si riferisce dunque sia al processo di definizione degli obiettivi ambientali che al
processo di costruzione delle condizioni per metterli in pratica: consenso, interesse, sinergie,
risorse umane e finanziarie. Un’Agenda 21 Locale deve quindi definire la propria filosofia di
fondo, le strategie, gli obiettivi, gli strumenti, le azioni, i criteri e i metodi di valutazione dei
risultati. Nello stesso tempo l’Agenda 21 Locale deve essere un processo partecipativo e
democratico che coinvolga tutti i settori nella sua definizione e attuazione.

AGENZIA PER LA PROTEZIONE DELL’AMBIENTE E PER I SERVIZI TECNICI


(APAT)
L’Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici (APAT) è una
struttura pubblica nata nel 2002 dall’ANPA, a sua volta istituita con la legge del 21 gennaio
1994, n. 61, che è stata emanata in seguito al referendum del 18 aprile 1993, con il quale erano
state sottratte alle USL le competenze in materia di controlli ambientali. Il nuovo ente deve
svolgere attività di monitoraggio, informazione, promozione e proposizione sulle tematiche
ambientali che avvicinano il modello italiano a quello di analoghe strutture già operanti in altri
paesi. Tra i compiti essenziali dell’ANPA rientrano: il sostegno tecnico-scientifico alle autorità
amministrative; la realizzazione di una rete di informazioni sullo stato dell’ambiente;
l’attuazione di controlli ispettivi; la definizione di standard di qualità ambientale; l’impulso alla
ricerca di tecnologie ecocompatibili; le funzioni di segreteria tecnica del comitato competente
per l’attuazione del Regolamento sull’audit ambientale (EMAS) e sull’ecolabel. La legge al
tempo stesso dà mandato alle Regioni e alle Provincie autonome di istituire apposite Agenzie
regionali (ARPA) e provinciali autonome (APPA), alle quali sono affidati compiti di intervento
operativo sul territorio.
AGRICOLTURA INDUSTRIALE O INTENSIVA
E’ l’agricoltura degli ultimi cent'anni, che ha fatto sempre più ricorso ai concimi chimici, alla
meccanizzazione, ai pesticidi. E’ un’agricoltura che può culminare, se spinta all’eccesso, nella
compromissione dell'ambiente e anche delle sorgenti della propria produttività. Questa
agricoltura mira a produrre sempre di più e ad ogni costo, puntando più sulla quantità che sulla
qualità.

ALTERNATIVE AMBIENTALI
Analisi delle Fasi dello studio di un progetto in cui vengono valutate le diverse possibili
alternative a disposizione. L’analisi delle alternative effettuata nell’ambito dello Studio di
impatto ambientale deve enfatizzare non solo i possibili benefici economici (tempi, costi,
efficienza produttiva), ma anche i potenziali benefici ambientali (minori impatti sulle singole
componenti, minor consumo di risorse, ecc.). Generalmente le principali tipologie di alternative
che vengono valutate possono essere suddivise in scelte tecnologiche, scelte inerenti alla
localizzazione, scelte di carattere logistico e scelte di carattere puramente ambientale.

AMBIENTE
Dal latino "ambiens", ciò che sta attorno. Indica l'insieme delle condizioni fisiche (temperatura,
pressione, ecc.), chimiche (concentrazioni di sali, ecc.) e biologiche in cui si svolge la vita.
L’ambiente è un sistema aperto, capace di autoregolarsi e di mantenere un equilibrio dinamico,
all’interno del quale si verificano scambi di energia e di informazioni. Esso include elementi non
viventi (acqua, aria, minerali, energia) o "abiotici" ed elementi viventi o "biotici", tra i quali si
distinguono organismi produttori (vegetali), consumatori (animali) e decompositori (funghi e
batteri). Contesto nel quale l’organizzazione opera, comprendente l’aria, l’acqua, il terreno, le
risorse naturali, la flora, la fauna, gli esseri umani e le loro interrelazioni. Il contesto si estende
dall’interno di una organizzazione al sistema globale (UNI EN ISO 14001:1996). Nel momento
in cui si cerca di darne una definizione si entra in un altro ordine di idee e al posto dell'ambiente
onnicomprensivo si presentano delle fattispecie. Di conseguenza ciò che ci sta intorno è
caratterizzato più dall'aggettivo che dal sostantivo (ambiente ecologico, naturale, sociale,
politico, istituzionale, relazionale, affettivo).

AMBIENTE tutela dell'


Insieme di misure di diritto penale e amministrativo tendenti a proteggere l’ambiente naturale
(aria, terra, acque, bellezze naturali e lo stesso spazio interplanetario) da ogni inquinamento o
supersfruttamento. A partire dalla seconda metà degli anni Sessanta si sono espressi crescenti
timori per il futuro dell’ambiente, minacciato da attività umane sempre più invadenti e
distruttive, a livello sia locale che globale. Le preoccupazioni per la salvaguardia dell’ambiente
locale (urbano e rurale) hanno condotto all’elaborazione di apposite leggi: agricoltura, industria,
produzione di energia, trasporti, costruzione di nuovi insediamenti sono attività soggette a
valutazione e a normative di contenimento dell’impatto ambientale. Per tenere sotto controllo le
alterazioni prodotte sull’ambiente globale (fino a modificare la composizione dell’atmosfera o la
temperatura media sulla Terra) sono stati raggiunti accordi internazionali. Nel corso di una serie
di conferenze svoltesi sotto l’egida delle Nazioni Unite, iniziate nel 1972 a Stoccolma e
culminate nel Vertice mondiale su Ambiente e sviluppo tenutosi a Rio de Janeiro nel 1992
(UNCED e Agenda 21), sono state adottate convenzioni internazionali per salvaguardare il clima
e la diversità biologica.

AMIANTO
Materiale naturale con struttura fibrosa caratterizzato da flessibilità dei filamenti e resistenza al
fuoco, utilizzato in passato per le proprietà isolanti sia nelle coibentazioni, sia in materiali
compositi (Eternit per le coperture dei tetti). Le fibre e la polvere di amianto sono però
cancerogene. Tale materiale viene pertanto oggi rimosso e smaltito con particolari precauzioni.

ANALISI AMBIENTALE PRELIMINARE


E’ il primo passo per la valutazione, il controllo e il miglioramento delle performance ambientali
di una organizzazione, ed è uno strumento di analisi che consente sia di identificare i fattori di
impatto associati alle attività produttive e/o di servizio, che di orientare la conseguente scelta di
strumenti di valutazione più approfonditi.

ANALISI MULTICRITERIA
L’analisi multicriteriale è un metodo di valutazione non monetaria generalmente utilizzato per
esaminare la convenienza di un progetto di investimento sul territorio, caratterizzato da un
rilevante impatto di tipo sociale ed economico nel contesto in cui viene realizzato. Questo
metodo di analisi, unitamente all’analisi costi benefici, trova applicazione nell’ambito
dell’attività di pianificazione territoriale, processo complesso che fa riferimento ad una pluralità
di sottosistemi caratterizzati da un rapporto di reciprocità o d’interazione. La particolarità
dell’analisi multicriteriale consiste nella formulazione del giudizio di convenienza in funzione di
più criteri di riferimento, esaminati in maniera autonoma o interattiva. Si può applicare in
alternativa all’ACB, che esprime il giudizio di convenienza in funzione di un solo criterio.

ANIDRIDE CARBONICA
Composto chimico allo stato gassoso la cui molecola è formata da un atomo di carbonio legato a
due atomi di ossigeno. È presente in atmosfera per lo 0,03% in volume. Costituisce il reagente
fondamentale per la fotosintesi clorofilliana.

ANPA (ora vedi APAT)


Agenzia Nazionale di Protezione dell’Ambiente.

ANTROPIZZAZIONE
Colonizzazione da parte dell’uomo degli ambienti naturali, con conseguente modifica e
alterazione degli stessi.

ARCHITETTURA ECOLOGICA
Progetta in stretta relazione con l'ambiente ed è attenta anche ai rischi interni costituiti dalle varie
emissioni inquinanti (sostanza chimiche, radon, onde magnetiche). Tutto ciò richiede un modo
neotecnico di progettare gli edifici, anche mediante l'utilizzo della "domotronica" (applicazione
dell'elettronica alla gestione della casa).

AREA ECOLOGICA ATTREZZATA


Area comprendente un ecosistema naturale, nella quale sono presenti infrastrutture che ne
consentono la visita, l’osservazione e lo studio.

AREA UMIDA
Paludi, torbiere, acquitrini e comunque specchi d'acqua naturali ed artificiali, perenni o no, con
acqua dolce o salata, ferma o corrente, incluse le coste marine la cui profondità non superi i 6
metri con la bassa marea.

AREE PROTETTE
Aree dotate di particolari caratteri ambientali, di cui lo Stato o gli altri organi che hanno poteri di
gestione del territorio garantiscono la salvaguardia grazie a specifici vincoli legislativi. Tali sono
i parchi nazionali e regionali, le foreste demaniali, le riserve integrali, le oasi faunistiche.
ARIA, livello di qualità dell’
Per livelli di qualità dell’aria, si intende la concentrazione di uno o più inquinanti rilevata
nell’aria ambiente. Tali valori, confrontati con opportuni standard fissati dalla normativa,
permettono di stabilire il grado di inquinamento atmosferico presente.

AROMATICI
Idrocarburi dall’odore tipico e gradevole, da cui il nome, generalmente caratterizzati dalla
presenza nelle loro molecole di almeno un anello benzenico. Sono presenti nel greggio e si
formano in alcuni processi di raffinazione finalizzati alla produzione di componenti per benzina.
La particolare attenzione rivolta negli ultimi anni agli idrocarburi aromatici deriva dalla
evidenziata nocività dei loro vapori, specialmente del benzene, che ha portato alla limitazione dei
contenuti massimi ammessi nelle benzine finite e all’adozione, a breve, di specifiche cautele
operative nelle stazioni di servizio stradali (Benzine riformulate).

ARPA
Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente.

ASPETTO AMBIENTALE (nel sistema di gestione ambientale)


Elemento delle attività, prodotti o servizi di una organizzazione che può interagire con
l’ambiente. Nella norma ISO 140001 l’organizzazione deve stabilire e mantenere una procedura
per individuare gli aspetti ambientali che può tenere sotto controllo.

ASSERZIONI AMBIENTALI AUTODICHIARATE


Si tratta di un Tipo di etichettatura ambientale, definito nella UNI EN ISO 14021, che include
tutte le "asserzioni ambientali auto-dichiarate", ovvero le dichiarazioni, le etichette, i simboli di
valenza ambientale presenti sulle confezioni dei prodotti, sugli imballaggi, o nelle pubblicità
utilizzati dagli stessi produttori come strumento di informazione ambientale. In questo tipo di
etichettatura, non essendo prevista una certificazione di terza parte, la garanzia di affidabilità
diviene elemento ancor più significativo. Per un produttore infatti, utilizzare la UNI EN ISO
14021 rappresenta da un lato l'impegno al rispetto di una serie di requisiti concepiti per garantire
l'affidabilità delle informazioni veicolate all'acquirente, dall'altro la garanzia di non incorrere in
imprevisti effetti di mercato negativi, come accuse di concorrenza sleale dovute ad asserzioni
ingannevoli. Proprio per questo motivo la norma esclude la possibilità di utilizzo di espressioni
troppo generiche, ritenute prive di senso, quali "amico dell'ambiente", "verde" o "non
inquinante". Delinea invece i requisiti per asserzioni del tipo "privo di ...", laddove il livello della
sostanza specificata sia realmente minore di quello rilevabile come livello di fondo, o come
contaminante in tracce, da un laboratorio analitico. Inoltre definisce i requisiti per l'utilizzo di
termini ed espressioni quali ad esempio: compostabile, degradabile, riciclabile, consumo
energetico ridotto, contenuto riciclato pari al..., riduzione dei rifiuti, ecc.

ATMOSFERA
Involucro di gas e vapori che circonda la Terra. La composizione attuale dell'atmosfera è il
risultato del ciclo del carbonio e del ciclo dell'azoto; l'atmosfera è rinnovata e mantenuta stabile
da questi processi. Tra tutti i pianeti del sistema solare la Terra è l’unico a possedere
un’atmosfera ricca di ossigeno e di azoto, elementi fondamentali per consentire la presenza della
vita in tutte le sue forme, animali e vegetali. L’atmosfera svolge anche un ruolo essenziale per
garantire la protezione della vita: essa costituisce infatti uno schermo efficace per le radiazioni
ultraviolette e per il flusso di particelle provenienti dal Sole, che altrimenti la distruggerebbero
quasi immediatamente. La densità dell’atmosfera terrestre diminuisce con l’aumentare della
quota e ciò permette di suddividerla in diversi strati: troposfera (fino a 15-20 chilometri),
stratosfera (fino a 50-60 chilometri), ionosfera (fino a 800 chilometri) ed esosfera. Si impiegano
anche suddivisioni differenti, soprattutto con riferimento alla temperatura relativa alle diverse
quote.

AUDIT AMBIENTALE
Per audit si intende l’insieme delle attività svolte secondo apposita procedura, che consente una
valutazione sistematica, documentata, periodica e obiettiva dell’efficienza dell’organizzazione e
del sistema di gestione della sicurezza e dell’ambiente, anche mediante la verifica della corretta
attuazione delle politiche e delle procedure operative aziendali, la verifica del raggiungimento
degli obiettivi fissati e l’individuazione di eventuali azioni correttive. Audit ambientali o di
sicurezza possono essere svolti sia da verificatori interni all’azienda che da esterni, quali società
di consulenza accreditate per il rilascio della certificazione o da verificatori accreditati
dall’Unione europea.

AUTODEPURAZIONE
Capacità delle acque naturali di smaltire un carico inquinante organico ad esse imposto, grazie
all’opera dei microrganismi aerobi, i quali demoliscono le sostanze organiche con formazione di
prodotti finali relativamente innocui. Tuttavia i batteri aerobi, durante tale attività, consumano
ossigeno; pertanto, se il carico inquinante è eccessivo, ne può derivare un eccessivo e pericoloso
impoverimento del tenore dell’ossigeno disciolto nel corso d’acqua (fiume, lago, mare) sul quale
il detto carico inquinante è imposto.

AUTORIZZAZIONI
Supporto tecnico scientifico alla Regione e agli Enti Locali per le istruttorie connesse alla
approvazione dei progetti e al rilancio delle autorizzazioni in materia ambientale.
B
BACINO
Concavità della crosta terrestre. Può ospitare acque marine (bacino marittimo) o laghi (bacino
lacustre). Per bacino può intendersi anche l’insieme delle valli che convogliano le acque a un
fiume collettore (bacino fluviale). All’interno dei continenti si hanno grandi bacini racchiusi da
catene montane, talora senza sbocco al mare (bacini endoreici).

BACINO IDROGEOLOGICO
Zona della crosta terrestre nella quale si raccolgono e sono convogliate le acque meteoriche e
selvagge che penetrano in profondità; differisce sia dal b. idrografico sia dal b. orografico in
quanto lo spartiacque è sotterraneo e il suo andamento dipende dalla morfologia del terreno,
dall'orientamento stratigrafico delle rocce impermeabili e dalla dinamica dei corsi sotterranei. Il
b. idrogeologico alimenta le falde acquifere.

BACINO IDROGRAFICO
Il territorio dal quale le acque pluviali o di fusione delle nevi e dei ghiacciai, defluendo in
superficie, si raccolgono in un determinato corso d'acqua direttamente o a mezzo di affluenti,
nonché il territorio, delimitato da una cintura montuosa o collinare che funge da spartiacque, che
può essere allagato dalle acque del medesimo corso d'acqua, ivi compresi i suoi rami terminali
con le foci in mare ed il litorale marittimo prospiciente; qualora un territorio possa essere
allagato dalle acque di più corsi d'acqua, esso si intende ricadente nel bacino idrografico il cui
bacino imbrifero montano ha la superficie maggiore. Il bacino termina in un punto del fiume
detto "sezione di chiusura", in cui transitano tutte le acque che defluiscono dal monte (L.183/89).

BAT
Best Available Technology. La più efficiente ed avanzata tecnologia, industrialmente disponibile
in quel momento sul mercato ed applicabile in condizioni tecnicamente valide, in grado di
garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente nel suo complesso. E’ interessante notare
come, nella Direttiva 96/61/CE sulla prevenzione e la riduzione integrata dell’inquinamento,
rientrino in questa definizione anche le modalità di progettazione, costruzione, manutenzione,
esercizio e dismissione di un impianto. L’applicazione della migliore tecnologia disponibile per
la riduzione e l’abbattimento dell’inquinamento generato dall’esercizio di un impianto è la base
sulla quale il legislatore fissa i valori limite di emissione degli inquinanti. Le imprese cosiddette
sostenibili, dovrebbero sistematicamente far ricorso alle BAT.

BATTERIE ESAUSTE
Per accumulatori al piombo (o batterie di accumulatori) esausti si intendono quelli provenienti da
batterie per l’avviamento di autoveicoli, per la trazione di alcuni mezzi di trasporto e/o
sollevamento, per l’alimentazione di reti telefoniche e di telecomunicazione e per
l’alimentazione degli impianti dei treni. L’elevata possibilità di recupero di alcuni materiali e
l’elevato rischio ambientale, connesso alle fasi di smaltimento, hanno spinto il legislatore a
regolamentare la gestione delle batterie esauste. La legge 9 novembre 1988, n. 475, ha istituito il
Consorzio obbligatorio delle batterie al piombo e dei rifiuti piombosi (COBAT). Tale legge
prevede che "chiunque detiene batterie al piombo esauste e rifiuti piombosi è obbligato al loro
conferimento al Consorzio direttamente o mediante consegna a soggetti incaricati del
Consorzio". Al COBAT è quindi demandata la normale attività di raccolta, nonché di riciclaggio.

BENCHMARKING AMBIENTALE
Al fine di promuovere la competitività fra le imprese europee, nel 1998 è stato istituito,
nell’ambito della Commissione Europea, l’High Level Group on Benchmarking. Includendo nel
concetto allargato di competitività anche il principio di sostenibilità, sono state individuate le
possibili applicazioni del benchmarking all’area ambientale. Tale strumento può essere utilizzato
nel campo della gestione d’impresa, tramite l’identificazione di indicatori ambientali e la
misurazione dei benefici derivanti da una corretta gestione ambientale, ma può anche rivelarsi
utile nel settore pubblico, per la definizione e l’attuazione di politiche ambientali (ad esempio
attraverso la verifica dell’esistenza di uguali condizioni di concorrenza per tutte le imprese).
Definite le aree critiche ambientali di confronto si passa ad individuare gli Indicatori di
Prestazione (EPI), generalmente suddivisi in “indicatori di performance ambientale”, che
valutano l’efficacia e l’efficienza aziendali nell’utilizzo delle risorse ambientali, e “indicatori di
impatto ambientale”, che valutano gli effetti negativi delle attività aziendali sull’ambiente
naturale.

BENEFICIO AMBIENTALE
Aumento del livello di benessere collettivo dovuto ad un miglioramento della qualità
dell’ambiente. Il termine viene anche comunemente utilizzato per indicare semplicemente un
miglioramento relativo a una o più componenti ambientali.

BENESSERE ECONOMICO NETTO


Il Net Economic Welfare (NET) si propone di correggere la contabilità economica tradizionale
aggiungendo al calcolo del reddito di mercato tutti i beni e servizi prodotti fuori del mercato e
sottraendo tutti i danni prodotti all’ambiente e alla società e non riparati.

BENZENE
Idrocarburo di formula C6H6 a struttura esagonale (atomi di carbonio e 6 atomi di idrogeno). E’
il composto-base della classe degli idrocarburi aromatici, dal caratteristico odore pungente; a
temperatura ambiente volatilizza assai facilmente. E’ la sostanza aromatica con la struttura
molecolare più semplice (un solo anello). E’ presente nel petrolio greggio e viene prodotto in
alcuni processi di raffinazione, per cui si ritrova in piccole quantità anche nella benzina. Ad essa
apporta qualità ottaniche, migliorandone le prestazioni. E’ largamente utilizzato come solvente e
come materia prima chimica (resine, esplosivi, ecc.). E’ un prodotto tossico per il sistema
nervoso centrale in caso di esposizioni elevate ed è classificato cancerogeno per lunghe
esposizioni. Studi recenti hanno portato a stime del valore medio di esposizione professionale al
benzene (addetti a impianti petrolchimici e a distributori di carburanti) di un ordine di grandezza
inferiore al limite di 1 p.p.m. (pari a 3,25 mg/mc) definito dalla Direttiva 97/42. I valori medi di
esposizione della popolazione stimati consistono in un ordine di grandezza inferiore
all’esposizione professionale: la componente principale dell’esposizione non professionale al
benzene risulta il fumo.

BILANCIO AMBIENTALE
Strumento contabile in grado di fornire un insieme organico delle interrelazioni dirette tra
l’impresa e l’ambiente naturale, attraverso un quadro riassuntivo di dati quantitativi relativi
all’impatto ambientale di determinate attività produttive e all’impegno economico dell’impresa
nel campo della protezione ambientale. Qualora comprenda anche una parte dedicata alla
descrizione degli aspetti qualitativi dell’impegno ambientale dell’impresa, viene chiamato
rapporto ambientale.

BILANCIO AMBIENTALE LOCALE


Mentre gli altri strumenti di contabilità ambientale svolgono tendenzialmente funzioni di
supporto ai processi decisionali, il Bilancio Ambientale Locale è un vero e proprio strumento di
gestione ambientale. Il Bilancio Ambientale è costituito da un piano, basato su indicatori
ambientali, per l’uso delle risorse naturali. Tale piano mira a mantenere la spesa ambientale, in
senso fisico, all’interno del budget definito dagli obiettivi ambientali stabiliti per ciascuna
risorsa. L’idea di partenza è molto semplice: come un comune si dota regolarmente di un piano
finanziario per la gestione delle risorse economiche, allo stesso modo si dovrebbe dotare di un
piano per la gestione delle risorse naturali.
I principali obiettivi del Bilancio Ambientale sono:
a) quantificare l’uso di risorse e l’inquinamento prodotto all’interno di un comune;
b) pianificare e controllare il consumo dei beni ambientali nell’arco del periodo di bilancio;
c) consentire ai decisori politici e all’amministrazione di definire e valutare le priorità in campo
ambientale;
d) illustrare lo stato dell’ambiente in maniera chiara e di facile comprensione per il pubblico;
e) facilitare il confronto tra stato dell’ambiente e target di qualità ambientale stabiliti.
Il sistema di contabilità ambientale è costituito da tre elementi fondamentali:
1) il piano periodico di budget ambientale;
2) la contabilità continua;
3) il bilancio di budget ambientale.
Il piano periodico di budget ambientale è in pratica il programma di utilizzo delle risorse naturali
nel periodo di budget, all’interno del quale sono fissati anche gli obiettivi temporali di qualità
ambientale. E’ costituito da un piano complessivo che dà una visione generale di tutte le
problematiche ambientali attraverso l’utilizzo di indicatori ambientali. A fianco del valore attuale
di ciascun indicatore vengono presentati i relativi target di qualità ambientale per il medio e
lungo periodo e la ‘distanza dal target’, data dalla differenza tra il valore dell’indicatore e il
target.
Il piano complessivo contiene anche dei piani singoli per ogni problematica ambientale, che
servono ad illustrare come la spesa ambientale fisica sia divisa per settore (es. agricoltura,
industria, ecc.) o per unità spaziale (es. distretto, quartiere). La pianificazione e ripartizione della
spesa viene effettuata sulla base di target di qualità ambientale e limiti massimi al consumo delle
risorse.
Una volta definito, il Bilancio Ambientale deve essere presentato e discusso pubblicamente e poi
approvato dal consiglio comunale o provinciale. Nell’arco del periodo di implementazione del
budget ambientale, lo stesso è sottoposto ad un processo di monitoraggio e controllo, definito di
contabilità continua, al fine di individuare eventuali scostamenti dai valori pianificati e quindi
evitare che si verifichino eccessi nella spesa ambientale. Pertanto anche altri piani, progetti e/o
misure dovranno essere analizzati per verificare se siano o meno in linea con le previsioni di
bilancio ambientale. Il processo di monitoraggio sarebbe dunque facilitato dal coordinamento e
dall’interazione dello strumento di contabilità ambientale con altri strumenti di sviluppo locale
sostenibile quali la Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) e la Valutazione Ambientale
Strategica (VAS). Al termine del ciclo di budget, generalmente della durata di un anno fiscale,
viene realizzato il bilancio di budget ambientale allo scopo di paragonare i valori pianificati con i
risultati ottenuti. Oltre alla valutazione del Piano Singolo e Complessivo, il bilancio contiene
resoconti per settore e per unità spaziale. Fornisce inoltre informazioni sullo stato del patrimonio
naturale e sull’efficienza con la quale sono state utilizzate le risorse nel periodo di budget. Per
assicurarne la divulgazione, i risultati del bilancio dovrebbero essere riportati in un rapporto
ambientale finale.

BILANCIO ECOLOGICO TERRITORIALE


Si tratta di un bilancio che quantifica: il livello di emissioni inquinanti globali in una data area
per aria, acqua, suolo e rumore; il consumo di risorse naturali e del territorio; le pressioni
sull’ambiente esercitate dalle attività umane. Obiettivo del bilancio è verificare se è stata
superata la capacità di carico per quello specifico ambiente.
BILANCIO ENERGETICO
Energia totale impiegata nel funzionamento di un determinato sistema; comprende sia l’energia
in ingresso (quella necessaria alla produzione del prodotto) che l’energia in uscita (ad esempio
quella dispersa come calore).

BIODEGRADABILE
Sostanza che può essere decomposta da batteri o attraverso altre vie biologiche, implicando la
non tossicità dei residui della decomposizione, che non provocheranno, così, problemi alle
catene alimentari.

BIODIVERSITÀ
Il vasto complesso di specie che compongono il mondo vivente.

BIOECONOMIA
Teoria economica, il cui pioniere è stato l’economista rumeno Nicholas Georgescu-Roegen,
basata sulla piena integrazione tra economia ed ecologia e sulla consapevolezza che:
l’entropia è la legge di degrado energetico, materiale ed organizzativo che regola tutti gli
organismi viventi e tutte le attività umane; le risorse naturali, l’unica vera ricchezza che permette
una loro trasformazione e valorizzazione economica, sono limitate; la capacità di assorbimento
degli scarti e delle emissioni è limitata; il sistema economico tradizionalmente rappresentato
come chiuso all’esterno va invece ricostruito come parte di un sistema aperto che ricomprende la
natura sia come origine (tutto viene estratto dalla natura) sia come destinazione finale (tutto
ritorna alla natura).

BIOENERGIA
Energia derivante da processi di trasformazione di bioprodotti, quali biomasse cerealicole,
lignocellulosiche, deiezioni animali, eccedenze alimentari, rifiuti urbani cartacei, ecc. E’
un’energia rinnovabile e non provoca aumenti di gas serra, in quanto l’anidride carbonica
prodotta durante la combustione viene riassorbita dalla biomassa in fase di sviluppo e si utilizza
nella forma di biofuels (carburanti come etanolo e metanolo), bioelettricità, calore, biogas.

BIOGAS
Formazione di gas per fermentazione anaerobica (in presenza di microrganismi quali batteri
acidogeni, batteri acetogeni e metanobatteri) di rifiuti industriali e agricoli o dei fanghi di
trattamento delle acque urbane. Il metano contenuto nel biogas può essere utilizzato per la
produzione di energia. Dal processo di biogassificazione si ricavano, oltre al biogas, buoni
fertilizzanti naturali.

BIOINDICATORI
Segnali naturali che ci permettono di riconoscere il deteriorarsi degli equilibri naturali. La salute
delle acque può essere controllata osservando flora e fauna acquatiche: con la crescita
dell'inquinamento diminuisce la varietà delle specie. L'inquinamento atmosferico può essere
controllato con l'osservazione dei licheni, che funzionano in modo simile ad una spugna
assorbendo sia le sostanze utili che quelle nocive.

BIOINGEGNERIA
Propone interventi di restauro ambientale e di difesa del suolo attraverso tecniche "dolci",
secondo un approccio ecologico alternativo a quello dell'ingegneria tradizionale. La capacità
autodepurativa, gli interscambi idrici, l'habitat di animali e piante e gli ecosistemi in generale
vengono infatti ridotti, ed il paesaggio inaridito, attraverso l’uso di tecnologie "dure" da parte
dell'ingegneria tradizionale. Nel caso di un ripristino fluviale, ad esempio, la misura più
importante è quella di lasciare lungo il corso del fiume un corridoio ripariale di almeno 10 metri.

BIOLOGIA
Sintesi di molte discipline che studiano la "vita" nella sua totalità. La biologia può essere
suddivisa in generale e applicata. I principali rami della biologia generale sono la zoologia e la
botanica. Il mondo vivente viene studiato considerando le forme (Morfologia), le funzioni
(Fisiologia) e le alterazioni di forme e funzioni (Patologia). Collegata con altre discipline
morfologiche e fisiologiche si può considerare la tassonomia o sistematica, ovvero la
classificazione il più possibile naturale delle innumerevoli varietà degli organismi animali e
vegetali. Discipline spiccatamente biologiche sono l’ecologia e la biogeografia. La biologia
applicata, che si occupa del mondo vivente con un indirizzo pratico, annovera, tra le altre
discipline, l’agraria.

BIOMA
Grande comunità di organismi viventi, del regno animale e vegetale, che in una data zona
geografica hanno raggiunto una relativa stabilità, mantenuta dalle condizioni ambientali.

BIOMASSA
Termine generico che indica tutta la materia organica, sia di natura vegetale che animale,
presente, ad esempio, in un ecosistema. E’ un indice della capacità produttiva di un particolare
ambiente biologico. Normalmente viene espressa in peso (secco) per unità di superficie o in unità
di energia (J/m). Ovviamente l'unità di misura cambia a seconda dell'oggetto in esame. La
biomassa di una popolazione di insetti, ad esempio, verrà calcolata in g/m, mentre quella di una
comunità erbacea presente in un prato in kg/m e quella di un bosco in t/ha. In campo energetico
la biomassa indica la quantità di materiale organico che può essere utilizzata per produrre energia
per combustione o tramite fermentazione. Le biomasse utili ai fini della produzione di energia
includono il legno, liquami e feci animali, residui agricoli, forestali e della carta. Il concetto di
biomassa è strettamente collegato a quello di "produttività", che indica la produzione di biomassa
per unità di tempo ed è un parametro funzionale utile allo studio della qualità ambientale e
all'evoluzione dello stato di un ecosistema.

BIOSFERA
Lo spazio del nostro pianeta occupato da organismi viventi.

BIOTECNOLOGIE
Utilizzazione integrata della biochimica, della microbiologia e delle scienze dell'ingegneria
genetica per realizzare applicazioni tecnologiche partendo dalle proprietà dei microrganismi,
delle colture cellulari o di altri agenti biologici. Si occupa cioè della produzione industriale di
sostanze elaborate da organismi viventi (batteri, lieviti, cellule vegetali e animali). Principali
settori di applicazione delle biotecnologie sono: sanitario (produzione di proteine umane, di
vaccini..); agro-alimentare (utilizzo di enzimi per migliorare la resa e la qualità dei prodotti
alimentari, produzione di fertilizzanti, fitofarmaci...); chimico (chimica fine, processi catalitici,
recupero di sottoprodotti della produzione di base...); ambientale (trattamento biologico dei
rifiuti, biosensori per rilevare l'inquinamento...); energetico (utilizzo di materiale agricolo di
scarto, dell'energia solare..).

BIOTOPO
Ambiente fisico in cui vive una singola popolazione animale e vegetale.
BIOURBANISTICA
Disciplina che studia le condizioni, le manifestazioni e le esigenze di vita e di sviluppo delle
città, concependo il territorio come organismo vivente, in cui viene rispettata la chiusura dei cicli
naturali delle risorse (acqua, energia, aria, materiali...). La biourbanistica vede il territorio non
come zonizzazione rigida, ma considera "l’organismo territorio" con la sua vita e quindi il suo
metabolismo. Il metabolismo urbano presenta i suoi input e i suoi output: gli input comuni a tutte
le città urbane sono l’acqua, il cibo, il combustibile. Gli output sono gli scarichi idrici fognari, i
rifiuti solidi e l’inquinamento atmosferico.

BOD
Biological Oxygen Demand. Indica il contenuto di sostanza organica biodegradabile, presente
negli scarichi idrici, espresso in termini di quantità di ossigeno necessario alla degradazione da
parte di microrganismi in un test della durata di cinque giorni. Il parametro rappresenta un
indicatore del potenziale di riduzione dell’ossigeno disciolto nei corpi idrici ricettori degli
scarichi con possibili effetti ambientali negativi (mg/l di O2).

BONIFICA
Ogni intervento di rimozione della fonte inquinante e di quanto dalla stessa contaminato fino al
raggiungimento dei valori limite conformi all'utilizzo previsto per l'area (D.Lgs 22/97). Esistono
diverse tipologie di interventi di bonifica: interventi di tipo chimico, che tendono a trasformare le
sostanze inquinanti in sostanze non pericolose; interventi di tipo fisico, che riescono a rimuovere
le sostanze inquinanti; interventi di tipo termico, che riescono a distruggere le sostanze
inquinanti; interventi di tipo biologico, che sfruttano la capacità di alcuni batteri che si nutrono di
sostanze contaminanti.

BS 7750
Lo standard BS 7750 venne emanato dalla British Standard Institution nel 1992. Contiene una
specifica per l’adozione di un sistema di gestione ambientale che assicuri e documenti la
conformità delle azioni aziendali a politiche e obiettivi ambientali definiti. Lo standard BS 7750
ha costituito la traccia per la emanazione successiva (1993) del Regolamento EMAS ed è oggi
sostituito dalle norme della serie ISO 14000.

BUCO DELL’OZONO
Diminuzione della concentrazione di ozono nello strato superiore dell’atmosfera. Tale strato
protegge la Terra dalle radiazioni solari nocive.

BUONA PRATICA
Per buona pratica si intende un’azione che permette ad un Comune, ad una comunità o ad una
qualsiasi amministrazione locale di muoversi verso forme di gestione sostenibile a livello locale,
ossia di far sì che lo sviluppo sociale ed economico della stessa sia in grado di rispondere alle
necessità del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le
proprie. Le buone pratiche possono prendere sia la forma di un insieme sistematico di azioni che
quella di piccoli interventi di carattere incrementale. Ad esempio, nel settore energetico possono
definirsi buone pratiche le azioni e i comportamenti che contribuiscono a ridurre l’uso delle
materie prime non rinnovabili, a incrementare l’uso di fonti d’energia rinnovabili, a incentivare e
incrementare il risparmio energetico, a ridurre le emissioni climalteranti, a ridurre gli impatti
locali (odori, prelievi e scarichi), a innovare i processi produttivi (tecnologie alternative), a
incentivare l’uso di fonti di energia pulita.
C
CAMBIAMENTI CLIMATICI
Qualsiasi cambiamento di clima, attribuito direttamente o indirettamente ad attività umane, che
altera la composizione dell'atmosfera mondiale e si aggiunge alla variabilità naturale del clima
osservata in periodi di tempo comparabili.

CAMPI ELETTRICI E MAGNETICI


Effetti prodotti sull'ambiente circostante da cavi e apparecchiature elettriche cui è applicata una
tensione (campo elettrico) o che sono percorsi da corrente (campo magnetico). Possibili fonti di
tali campi sono gli elettrodotti, gli elettrodomestici, le antenne per la trasmissione di segnali di
telefonia mobile, gli impianti radio televisivi, i radar. Per studiarli bisogna applicare una carica o
un magnete di prova che ne verifichi l'intensità e la direzione di propagazione.

CANCEROGENO
Agente di natura chimica, fisica e biologica in grado di innescare il processo di cancerogenesi e
condurre così alla trasformazione della cellula normale in cellula tumorale. I cancerogeni
possono essere separati in due categorie generali: composti che agiscono a livello dei geni
(genotossici) e composti dove non è stata trovata evidenza di reattività diretta con DNA
(epigenetici), ma in grado di provocare diversi effetti biologici che possono essere alla base della
loro cancerogenicità. Un agente viene definito cancerogeno sulla base di evidenze scientifiche
derivanti da sperimentazioni su animali o da osservazioni epidemiologiche sull’uomo. Tra i
principali agenti chimici cancerogeni sono compresi il fumo di tabacco, che si ritiene il
principale agente cancerogeno presente nell’ambiente, l’alcool, quelli in relazione all’ambiente
di lavoro, ma anche le abitudini dietetiche, così come alcuni farmaci. Tra i fattori di natura fisica
sono noti gli effetti cancerogeni di esposizione a radiazioni ionizzanti e a quelle
elettromagnetiche, mentre tra i fattori biologici alcuni virus sono implicati nell’insorgenza di
tumori.

CAPACITA’ DEPURATIVA
La possibilità che ha un determinato ambiente di purificare l’immissione di un inquinante. La
capacità depurativa varierà in base al tipo di ambiente considerato e alla quantità e tipo di
sostanza estranea immessa.

CAPACITÀ DI CARICO o CAPACITÀ PORTANTE


Quantità di popolazione che un dato habitat può sostenere indefinitamente; la capacità portante
del pianeta è la capacità di alimentare e sostenere la popolazione e tutte le altre forme viventi. La
capacità portante è legata al concetto di sostenibilità e di equilibrio tra quantità delle risorse
disponibili e consistenza/attività economica/stili di vita di una data popolazione.

CAPACITA’ D’USO DEL SUOLO


Potenzialità di utilizzazione di un suolo in determinati modi o con determinate pratiche di
gestione, in funzione della presenza o meno di una o più limitazioni, quali pendenza o scarsa
permeabilità.

CAPITALE NATURALE
E’ composto dall’insieme dei sistemi naturali (mari, fiumi, foreste, fauna, flora) e dai prodotti
agricoli, della pesca, della caccia, del patrimonio artistico e culturale presente in un dato
territorio.
CARBON TAX
Tassa definita sulla base del contenuto di carbonio del bene tassato e finalizzata a far ricadere i
danni ambientali, causati dal carbonio, sull’inquinatore. In ambito europeo, l’ipotesi di una
carbon tax è stata avanzata in una comunicazione della Commissione al Consiglio nell’ottobre
1991 ed è successivamente divenuta proposta formale nel giugno 1992 come parte di una più
ampia strategia di riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Appoggiata solo da alcuni
paesi, la proposta non ha raggiunto l’accordo unanime degli Stati membri dell’Unione Europea.

CARICO AMBIENTALE
Pressione esercitata dall’insieme dei fattori antropici presenti in un’area su una determinata
risorsa ambientale.

CARTA DI AALBORG
La Carta di Aalborg "Carta delle città europee per uno sviluppo durevole e sostenibile" elabora,
nel 1994, il concetto di sostenibilità, individua le responsabilità ambientali delle città e le
impegna a sviluppare politiche ed azioni positive per andare verso città sostenibili.

CARTA DEL TURISMO SOSTENIBILE


Documento fondamentale redatto in occasione della Conferenza di Lanzarote patrocinata dal
WTO e dall'UNESCO nel 1995. La carta raccoglie 18 principi che delineano in maniera
abbastanza generale e generica in quale modo il turismo possa essere pianificato e svolto in
modo tale da salvaguardare risorse naturali e patrimonio perle generazioni future. La Carta del
Turismo Sostenibile ha seguito e preceduto la compilazione di numerosi altri decaloghi di norme
di comportamento (UNEP, 1996).

CARTE DI VALUTAZIONE DELLA FRAGILITÀ, DISSESTO E DEGRADO


AMBIENTALE
Carta di base a scala 1:10.000 o 1:5.000. Contenuti: fragilità ambientale, ad esempio zone di
transizione, zone carsiche, zone umide, golene, ripe fluviali, superfici detritiche, dune mobili,
ecc. Dissesto naturale, ad esempio, frane, calanchi, erosioni fluviali, eoliche, marine, ecc.
Degrado ambientale indotto dalle attività umane, quale il degrado di aria, suoli, acque e della
vegetazione, suddiviso in degrado fisico o chimico, biologico, ecologico. Degrado funzionale,
quale il degrado economico, produttivo e di fruibilità. Degrado paesaggistico, quale il degrado
percettivo sulle grandi estensioni, il degrado estetico delle qualità architettoniche ed ornamentali,
il degrado culturale, legato alla perdita di legami con l’habitat di vita, ecc.

CATENA ALIMENTARE
Insieme di processi per cui in natura i residui di una forma di vita diventano alimenti per altre
forme di vita successive o parallele. Esempio: il bruco mangia la foglia, l'uccello insettivoro
mangia il bruco, il falco mangia l'uccello insettivoro. All'interno di una catena alimentare si
distinguono organismi produttori, organismi consumatori e organismi produttori. La catena
alimentare o catena trofica unisce le specie che fanno parte di uno stesso flusso di energia
all'interno di un ecosistema. Le catene trofiche sono costituite da organismi con tre funzioni
principali: produttori primari, capaci di produrre sostanza organica a partire dai composti
inorganici e, quindi, dare inizio al flusso di energia lungo la catena stessa. Sono produttori
primari alcuni batteri e tutti i vegetali verdi, cioè che possiedono la clorofilla (non tutti i vegetali
sono verdi, vi sono piante senza clorofilla che, di conseguenza, non sono autotrofe, ma
eterotrofe) e, quindi, tramite il processo della fotosintesi che utilizza come fonte energetica le
radiazioni solari, trasformano acqua, sali minerali e anidride carbonica in materiale organico;
consumatori, suddivisi in primari, gli erbivori, e secondari, i carnivori; decompositori,
rappresentati principalmente da batteri e funghi che demoliscono il materiale organico e lo
restituiscono al suolo o all'acqua sotto forma di composti inorganici. Le catene alimentari sono
piuttosto brevi, ma sono sempre interconnesse fino a formare delle vere e proprie maglie trofiche
o reti trofiche. È intuitivo, quindi, capire come i cambiamenti ambientali, anche se sono dannosi
soltanto per gli organismi che formano un anello, hanno conseguenze per tutti quelli che fanno
parte della stessa catena e rete alimentare. Spesso, infatti, si notano conseguenze negative di
azioni sull'ambiente in contesti molto lontani ed apparentemente inspiegabili che sono
comprensibili solo quando si vengono a conoscere le intricate interconnessioni tra i vari
organismi di un ecosistema.

CDR
E’ un combustibile alternativo ottenuto dalla componente secca (carta, plastica, fibre tessile,
ecc.) dei rifiuti urbani, dopo un apposito trattamento di separazione e purificazione da altri
materiali, quali vetro metalli e inerti. Il CDR ha mediamente la seguente composizione: 44%
carta, 23% plastiche, 12% residui tessili, 4,5% scarti legnosi, 14% organico putrescibile e 2,5%
inerti; il suo potere calorifico inferiore è mediamente pari a 15.000 Kj/kg (circa 3.600 kcal/kg).
Attualmente, sono due le possibilità di impiego di questo materiale: sfuso e/o addensato, per la
combustione in impianti industriali (cementifici, acciaierie, centrali termoelettriche, ecc.) o in
forni dedicati a griglia o a letto fluido (Forni d’incenerimento); in pellets, per la combustione con
carbone o in combustori a letto fluido bollente o ricircolante. Le caratteristiche e le modalità di
impiego dell’RDF furono definite con D.M. 16.1.95 e successivamente revisionate con le nuove
disposizioni previste dal D. Lgs. 5.2.97, n. 22, per le quali l’RDF viene ridefinito Combustibile
Derivato dai Rifiuti (CDR) e, dal punto di vista normativo, non più considerato rifiuto urbano,
ma rifiuto speciale assimilabile all’urbano.

CDR, impianto di produzione del


La tecnica della produzione di combustibile solido derivato dai rifiuti urbani (CDR), viene
adottata nei casi seguenti: in alternativa alla termodistruzione del RSU (indifferenziati), oppure
negli impianti di selezione e compostaggio in luogo della combustione della frazione secca
(sovvalli); in alternativa al recupero della carta e della plastica. I rifiuti solidi urbani sono
trasformabili in CDR, a condizione che vengano precedentemente sottoposti a trattamenti
meccanici atti a selezionare la frazione a più elevato potere calorifico, ad omogeneizzarla e
condizionarla. Un impianto di produzione del CDR è in genere costituito da una sezione di
preselezione RSU e da una successiva sezione di preparazione CDR. La preselezione costituisce
la fase in cui il rifiuto viene sottoposto a trattamenti di frantumazione, deferrizzazione e
vagliatura primaria per la separazione grossolana della materia prevalentemente organica.
Mentre la parte organica può essere poi inviata ad una eventuale linea di compostaggio, la
frazione combustibile viene convogliata al reparto di produzione di CDR, ove subisce
un’ulteriore separazione mediante insufflazione d’aria per il recupero della frazione leggera, che
viene ancora triturata in modo da ridurre la pezzatura fino a 30-50 mm. Essa rappresenta la parte
a più elevato potere calorifico dei rifiuti solidi urbani e può essere utilizzata tal quale (CDR sfuso
o cosiddetto fluff) o può essere ulteriormente addensata o pellettizzata. Tra i due prodotti, il CDR
sfuso sarebbe da preferire perché, oltre a richiedere un consumo energetico minore, è più facile
da ottenere e quindi il suo costo è inferiore. Occorre però considerare che il materiale sfuso, oltre
che di più difficile utilizzo, è soffice ed ha un peso specifico di circa 200 kg/m3, tanto da
renderlo poco adatto al trasporto e allo stoccaggio. Il CDR in pellets ha un costo di produzione
più elevato e un peso specifico di circa 600 kg/m3.

CERTIFICAZIONE
Attestazione di un atto, il suo renderlo certo. Nel linguaggio della qualità ci si riferisce
prevalentemente alla "Certificazione di conformità", ossia alla procedura in base alla quale un
organismo di certificazione (cioè, una parte terza) attesta per iscritto che un prodotto, un
processo, un servizio o una figura professionale sono conformi ai requisiti specificati dalla
normativa.

CERTIFICAZIONE AMBIENTALE
Al fine di migliorare la gestione operativa delle attività che possono avere un negativo impatto
sull’ambiente, molte imprese industriali hanno iniziato a sottoporsi alla verifica di certificatori
esterni (società di consulenza specializzate con esperienza primaria nel campo dell’analisi
finanziaria e di bilancio). In caso tale verifica vada a buon fine (non abbia cioè riscontrato
significative anomalie nel Sistema di Gestione Ambientale degli impianti o superamento dei
valori-limite alle emissioni prescritte dalla normativa ambientale in vigore), viene rilasciata una
certificazione ambientale che si rifà allo standard volontario prescelto (BS 7750, ISO 14000).
Alcune società di consulenza si stanno orientando ad operare anche nell’ambito del Regolamento
EMAS, che prevede l’accreditamento di verificatori a livello comunitario.

CFC
I CFC (clorofluorocarburi) sono derivati alogenati degli idrocarburi: non sono tossici, ma sono
gas-serra 10-20.000 volte più efficaci dell’anidride carbonica e per il fatto di essere
chimicamente inerti, raggiungono lo strato di ozono, nella stratosfera, dove il cloro in essi
contenuto si libera e decompone l’ozono con una reazione ciclica, provocando una riduzione
dello schermo che protegge la vita terrestre dai raggi ultravioletti (Buco dell’ozono). La loro
produzione e il loro consumo (ad esempio nelle bombolette spray, nei frigoriferi o nelle plastiche
espanse) sono stati di recente fortemente ridotti attraverso l’applicazione della Convenzione di
Vienna del 1985 e gli accordi di Montreal del 1987.

CHECK LIST
Strumento usato per assicurare che siano stati analizzati tutti i processi, procedimenti e tutte le
fasi di un'operazione.

CICLO DI VITA
Ciclo di vita ecologico di un prodotto, che comprende tutte le fasi da quella di estrazione delle
materie prime a quella di smaltimento finale del prodotto-rifiuto

CICLO PRODUTTIVO APERTO


Ciclo produttivo che si presenta unicamente come un processo di trasformazione delle materie
prime estratte dalla natura in prodotti, che poi a loro volta si trasformano in scarti

CICLO PRODUTTIVO CHIUSO


Ciclo produttivo che si presenta non solo come un processo di trasformazione delle materie
prime in prodotti ma, prendendosi carico di come vengono assorbiti gli scarti generati nel corso
dell’attività, si pone l’obiettivo di minimizzare il consumo delle risorse naturali e la produzione
di rifiuti.

CLIMA
Complesso delle condizioni meteorologiche di una regione nel corso delle stagioni. Il clima
dipende dalla latitudine, dall’altitudine, dalla posizione rispetto ai continenti e alle aree
oceaniche.

CLIMATICI, cambiamenti
Variazioni del clima di una determinata regione o area della superficie terrestre come
conseguenza di fenomeni astronomici (ad esempio, variazione dell’inclinazione dell’asse
terrestre, polveri cosmiche o vulcaniche, ecc.), di fenomeni e variazioni indotte localmente (ad
esempio, formazione di grandi bacini lacustri in aree desertiche, grandi incendi in aree boschive
e di foresta, ecc.) o per l’effetto serra.

COBAT
Consorzio Obbligatorio delle Batterie al Piombo e dei Rifiuti Piombosi. l COBAT assicura la
raccolta, il trasporto ed il riciclaggio delle batterie al piombo esauste in impianti specifici
consortili che garantiscono l'inertizzazione dell'acido solforico e il recupero del piombo
metallico, evitando così la dispersione nell'ambiente di elementi quanto mai pericolosi per
l'equilibrio dell'ecosistema nella sua accezione più vasta. Per tale ragione, come recita l’Art. 9,
comma 6, legge 475/1988, "chiunque detiene batterie al piombo usate o rifiuti piombosi è
obbligato al loro conferimento al COBAT direttamente o mediante consegna a soggetti incaricati
dal Consorzio".

COGENERAZIONE
Produzione associata di energia elettrica e di calore in una centrale termoelettrica, nella quale il
calore ad elevata temperatura (1200-1300 °C) generato nella combustione di sostanze fossili
viene utilizzato per la produzione di energia elettrica, mentre il vapore uscente dalla turbina
viene inviato ad utenze diverse, civili o industriali, sia tal quale, sia come acqua calda, dopo
condensazione. Questa tecnica è caratterizzata da un’elevata efficienza termodinamica e il suo
utilizzo si sta sviluppando sia nel settore industriale, sia in quello civile, poiché permette di
ottenere una notevole riduzione dei costi e dell'impatto ambientale attraverso il contenimento dei
consumi di combustibile rispetto ad una generazione indipendente di energia elettrica e termica.

COMANDO E CONTROLLO
Filosofia a cui le normative ambientali erano ispirate tra i primi anni Settanta e la fine degli anni
Ottanta. La tecnica prevalente era quella dell'imposizione legislativa di standard di qualità dei
singoli fattori ecologici ed ambientali, ovvero, di limiti di emissioni immissione delle fonti
inquinanti (comando) verificata in sede amministrativa mediante meccanismi di tipo
autorizzatorio (controllo). Nel corso degli anni Ottanta, i sistemi di protezione ambientale
comando e controllo cominciarono ad entrare in crisi a causa d un limite oggettivo, dovuto al
fatto che essi sono idonei ad intervenire su squilibri ambientali attuali o potenziali, ma comunque
identificabili. Questo aspetto ne condiziona fortemente l'efficacia dal momento in cui la politica
ambientale tende a prefiggersi non più soltanto il controllo delle fonti inquinanti, ma un
mutamento complessivo dei comportamenti sociali che producono un impatto sull'ambiente.

COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
Indica la caratteristica di un progetto di essere realizzato e di sussistere senza produrre impatti
negativi sulle condizioni dell’ambiente.

COMPONENTE AMBIENTALE
Categoria di elementi fisicamente individuabili che compongono l’ambiente considerato dagli
Studi di impatto ambientale. Ad essa viene riconosciuta un’omogeneità al fine degli impatti
attesi. Le componenti ambientali previste dagli Studi d’impatto ambientale sono: atmosfera,
suolo e sottosuolo, ambiente idrico, vegetazione, flora e fauna, ecosistemi, salute pubblica,
rumore e vibrazioni, radiazioni ionizzanti e non ionizzanti, paesaggio.

COMPOST
Termine di derivazione anglosassone, che significa concime o ammendante organico. Il compost
è un prodotto ottenuto mediante un processo biologico aerobico dalla componente organica di
rifiuti solidi urbani, da materiali organici naturali fermentescibili o da loro miscele con fanghi
derivanti da processi di depurazione delle acque di scarico di insediamenti civili (Fanghi di
depurazione acque). Il compost deve avere caratteristiche agronomiche e valori-limite di
accettabilità per alcuni inquinanti, conformi a quanto stabilito dalla vigente normativa.

COMPOSTAGGIO, impianto di
Sono compresi in questa categoria gli impianti che trattano i RSU indifferenziati mediante
tecnologie di sola selezione meccanica, con separazione della frazione umida e produzione di
composti. Si tratta di impianti che vengono realizzati con lo scopo principale di valorizzare la
frazione umida (putrescibile) per produrre compost da riutilizzare in agricoltura. In linea
indicativa un impianto di compostaggio è costituito da tre fasi di lavorazione principali:
pretrattamento meccanico, necessario alla selezione dei RSU; omogeneizzazione e riduzione di
dimensioni della parte organica; fermentazione propriamente detta. Le varie sezioni che
compongono un impianto di compostaggio sono le seguenti: - ricezione e alimentazione dei
rifiuti indifferenziati; - triturazione e vagliatura, con separazione della frazione umida; -
separazione dei materiali ferrosi; - fase biologica (fermentazione e maturazione); - raffinazione
finale, con eventuali pellettizzazione ed insaccamento.

COMUNICAZIONE AMBIENTALE
L'organizzazione deve, in relazione ai suoi aspetti ambientali ed al sistema di gestione
ambientale, stabilire e mantenere attive procedure per: assicurare le comunicazioni interne tra i
differenti livelli e le diverse funzioni dell'organizzazione, ricevere, documentare e rispondere alle
richieste provenienti dalle parti interessate esterne. L'organizzazione deve prendere in
considerazione procedimenti di comunicazione esterna riguardanti gli aspetti ambientali
significativi e registrare ogni decisione in merito. La comunicazione ambientale aiuta a
concentrare l'attenzione delle imprese e dei consumatori sui problemi ambientali e sulle loro
possibili soluzioni.

CONAI
Consorzio Nazionale Imballaggi. Consorzio costituito dalle imprese produttrici e utilizzatrici di
imballaggi in adempimento dell’obbligo previsto dall’Art.38 comma 2 e delle disposizioni
dell’Art. 41 del decreto legislativo 5 febbraio 1997 (Decreto Ronchi).

CONTENUTO ENERGETICO
Esprime il valore di una merce nell’energia necessaria per produrla lungo il suo ciclo di vita:
dalla fase dell’estrazione delle materie prime a quella finale di trasformazione in rifiuti. La sua
valutazione può essere utilizzata per confrontare tra loro prodotti con prestazioni analoghe e può
essere utile alla definizione di strategie per orientare il consumo verso prodotti a basso contenuto
di energia.

CONFERENZA DELLE PARTI


Principale organo della Convenzione per i Cambiamenti Climatici (UNFCCC), ha il compito di
verificare l’implementazione della stessa e degli strumenti giuridici adottati, e di prendere,
nell’ambito del suo mandato, le decisioni necessarie per promuovere l’effettivo raggiungimento
degli obiettivi posti. Le sessioni ordinarie della COP si tengono periodicamente ogni anno, se
non diversamente deciso. Sessioni straordinarie della COP possono tenersi in ogni altro
momento quando considerato necessario dalla stessa COP o in base a richiesta di una delle Parti,
a determinate condizioni.

CONTABILITA' AMBIENTALE
Creazione, analisi ed utilizzo di informazioni finanziarie e non finanziarie allo scopo di
ottimizzare la performance ambientale ed economica dell'azienda e di raggiungere un business
sostenibile. Gli obiettivi della contabilità ambientale possono essere così riassunti: - dimostrare
l'impatto delle attività correlate all'impatto ambientale sul conto economico e sullo stato
patrimoniale; - allocare correttamente i costi ambientali a specifichi prodotti e processi; -
identificare opportunità di riduzione dei costi; - guidare decisioni di investimento; - orientare
decisioni di sviluppo di nuovi prodotti. Si possono, inoltre, distinguere i seguenti vantaggi: -
miglioramento delle performance ambientali; - creazione di un vantaggio competitivo strumento
per l'integrazione del sistema di gestione ambientale; - risparmio di energia, materiali e acqua; -
minori costi di smaltimento dei rifiuti; - migliore immagine dell'impresa.

CONTENUTO ENERGETICO
Esprime il valore di una merce sulla base della quantità di energia assorbita dalla stessa lungo il
suo ciclo di vita: da quella necessaria per produrla, sin dalla fase iniziale dell'estrazione delle
materie prime, fino a quella utilizzata nella fase finale del ciclo, per eliminarla, una volta
trasformata in rifiuto. Il calcolo del contenuto energetico può essere utilizzato per confrontare tra
loro prodotti con prestazioni analoghe o per orientare il consumo verso prodotti a basso
contenuto di energia.

COREPLA
Consorzio per la Raccolta, il Riciclo e il Recupero di Imballaggi in Plastica. Consorzio costituito
dalle imprese produttrici di imballaggi in plastica che ne abbiano l'obbligo ai sensi dell'Art. 38
commi 3 ed 8 del Decreto Legislativo 5 febbraio 1997 (Decreto Ronchi).

COREVE
Consorzio per il Recupero del Vetro. Consorzio costituito dalle imprese produttrici di vetro che
ne abbiano l'obbligo ai sensi dell'Art. 38 commi 3 ed 8 del Decreto Legislativo 5 febbraio 1997
(Decreto Ronchi).

CORINAIR (Coordination Information - AIR)


Progetto promosso dall’Unione europea con il fine di raccogliere e organizzare informazioni
sulle emissioni inquinanti nei paesi dell’Unione. L’ENEA partecipa al progetto, in qualità di
referente ufficiale dell’Italia, su mandato del Ministero dell’Ambiente. Corinair è parte di un
lavoro della European Environmental Agency.

COSTI AMBIENTALI
Rappresentano tutti i costi associati alle misure adottate dall’azienda (o da terzi per suo conto)
per prevenire, ridurre e/o riparare i danni causati all’ambiente dalle attività operative, ed anche
tutti i costi sostenuti dall’azienda per la conservazione delle risorse rinnovabili e non rinnovabili.
Riduzione del livello di benessere collettivo dovuto all’impatto di un progetto sull’ambiente.
Generalmente di difficile quantificazione in quanto nasce dalla percezione privata di ciascun
individuo. Il termine viene anche comunemente utilizzato per indicare semplicemente un
peggioramento relativo a una o più componenti ambientali.

COSTI AMBIENTALI NASCOSTI


Costi diretti che generalmente vengono allocati a centri di costo differenti da quelli ambientali
sebbene il motivo principale per il quale sono stati sostenuti sia di tipo ambientale e che vengono
considerati “costi ambientali” solo dopo un processo di riclassificazione del bilancio

COSTO DEL NON AMBIENTE


Costo di non adeguamento alle normative ambientali. Il costo del non ambiente è oggi maggiore
rispetto a quello di adattamento ad una politica ambientale d'impresa per tre motivi fondamentali:
- la ricerca della compatibilità ambientale da parte delle imprese si traduce di norma in sforzo di
investimento e di innovazione di processo e/o di prodotto di carattere non dissimile da quello
normalmente perseguito nelle dinamiche competitive dell'impresa; - l'obiettivo dell'eco-
efficienza si trova più spesso a coincidere in buona parte con l'obiettivo della qualità e, in
particolare modo, con quello della Qualità Totale (ossia quella che concerne l'intero
funzionamento dell'impresa e non solo quello di una sua parte); - si è confermata la nuova realtà
di una domanda crescente di prodotti eco-compatibili.

COV
Composti Organici Volatili. I COV sono tutte le sostanze organiche di origine naturale o
antropica che si trovano nell’aria allo stato di vapore o di gas. Provengono da attività e processi
industriali, da riscaldamento domestico e industriale e dall'evaporazione del carburante Esempi
di COV sono le resine vegetali (il profumo di pino), il GPL (Gas di Petrolio Liquefatto) che
sfugge da una bombola, gli incombusti nei gas di scarico dei motori, i vapori di benzina che si
sviluppano dagli sfiati dei serbatoi, i solventi organici. Oltre ad essere in qualche caso pericolosi
(ad esempio formaldeide, benzene, ecc.) concorrono alla produzione dello smog fotochimico
attraverso una complessa cinetica che coinvolge gli ossidi di azoto e porta alla formazione di
perossidi organici molto aggressivi e di ozono.

CTN
Centro Tematico Nazionale, rappresenta uno dei nodi principali per lo sviluppo del Sistema
Informativo Nazionale Ambientale con il compito di stabilire il contenuto informativo dei
database ambientali ossia delle regole che garantiscono la qualità delle informazioni raccolte
attraverso specifiche procedure di acquisizione dei dati. Attualmente sono operativi i seguenti
centri: CTN-ACE: Centro Tematico Nazionale che si occupa di Atmosfera, Clima ed Emissioni
aria. CTN-AGF: Centro Tematico Nazionale che si occupa di Agenti Fisici. CTN-AIM: Centro
Tematico Nazionale che si occupa di Acque Interne e Marino costiere CTN-NEB: Centro
Tematico Nazionale che si occupa di Natura e Biodiversità CTN-RFM: Centro Tematico
Nazionale che si occupa di Rifiuti e Flussi di materiali. CTN-TES: Centro Tematico Nazionale
che si occupa di Territorio e Suolo.
D
DANNO AMBIENTALE
Nella legislazione americana, dopo il Superfund del 1986 e l’Oil Pollution Act del 1990, si sono
stabilite due diversi tipi di responsabilità per i rilasci di sostanze tossiche nell’ambiente naturale:
il ripristino dei siti (il clean-up) e la responsabilità residuale relativa al periodo successivo alla
conclusione delle operazioni di ripristino ovvero quella collegata al danno arrecato alle risorse
naturali.
Praticamente i danni ambientali sono valutati ai costi di ripristino più il valore economico dei
servizi ambientali perduti per effetto del danno. Se volessimo introdurre brevemente ai diversi
metodi di calcolo del danno ambientale, potremmo affermare che questo può essere calcolato
facendo riferimento a due diversi concetti: il danno inteso come mancato beneficio associato ai
beni e/o servizi ambientali danneggiati; il danno inteso valutando i costi di tutela.

DECIBEL (dB)
Il decibel è un modo di esprimere una determinata misura di rumore, di vibrazioni, di campi
elettrici. Esso denota la grandezza di una quantità rispetto ad un valore di riferimento stabilito
arbitrariamente, in termini di 10 volte il logaritmo (in base 10) del quoziente delle due quantità.
In acustica il decibel misura il livello dell’intensità energetica dei suoni.

DEFORESTAZIONE
Rapida distruzione delle foreste in molte zone del mondo, soprattutto ai Tropici e in particolare
nella foresta Amazzonica per convertire il terreno a un uso non forestale; ne consegue
l’impoverimento delle risorse naturali capaci di abbassare il tasso di anidride carbonica nell’aria:
la combustione, spesso dolosa, delle foreste pluviali, produce infatti più anidride carbonica di
quanta esse ne assorbano. La progressiva scomparsa di foreste e boschi aumenta il ritmo di
erosione del suolo, e le specie animali che esse ospitavano rischiano l’estinzione.

DEGRADO AMBIENTALE
Perdita dei caratteri originari delle strutture, degli elementi e delle relazioni fra le componenti
dell’ecosistema, con conseguente impoverimento del flusso energetico e degli scambi materiali
esistenti.

DEMATERIALIZZAZIONE
E’ un orientamento dell’economia che prevede di produrre la stessa “unità di servizio” con un
quantitativo minore di materie e di materiali per produrre la stessa "unità di servizio", come
previsto dagli aderenti alla Dichiarazione di Carnoules (Club del fattore 10).

DEPURATORE
Impianto dedicato alla rimozione del carico inquinante contenuto in acque di scarico. E’
generalmente costituito da due sezioni principali, ciascuna idonea a un trattamento specifico:
chimico-fisico, che provvede con mezzi chimici o fisici ad un pretrattamento delle acque per la
rimozione dei solidi sospesi, per equilibrare l’acidità o l’alcalinità eccessive, per neutralizzare
particolari sostanze nocive prima del successivo trattamento biologico, per aerazione; biologico,
ad opera di microrganismi selezionati che provocano la degradazione delle sostanze organiche
inquinanti, fino a farle rientrare nei limiti di legge. In genere un depuratore comprende una serie
di vasche (Vasche di ossidazione biologica), in cui le acque fluiscono in serie per subire i vari
passaggi del processo di depurazione.
DESERTIFICAZIONE
Processo di trasformazione in deserto di territori aridi o semiaridi dovuto principalmente a
variazioni climatiche, deforestazione, a cattiva gestione o uso improprio dei territorio.
DETERSIVI
Chiamati anche detergenti, sono sostanze chimiche coadiuvanti il lavaggio a mano o a macchina
degli indumenti, delle stoviglie e dei prodotti industriali. Contengono molecole costituite da due
parti: una idrofila (amica dell’acqua) e l’altra idrofoba (nemica dell’acqua). La prima si orienta
verso l’acqua e la seconda verso il grasso di cui è formato in genere il sudiciume e lo allontana
dai tessuti e dagli oggetti ai quali aderisce. I componenti dei detersivi sono: i fosfati che
favoriscono l’eutrofizzazione, i tensioattivi ricavati dal petrolio e dal carbone e sono i
responsabili di alcune malattie cutanee, brillanti per aumentare la lucentezza, sbiancanti sono
perborati e percarbonati, sbiancanti ottici, enzimi prodotti da batteri, riempitivi, antischiuma,
anticorrosivi (silicati di sodio e di alluminio), ammorbidenti, profumi sintetici sono oli di sintesi.

DFE (DESIGN FOR ENVIRONMENT)


E’ un modo per progettare un prodotto tenendo conto, fin dalla fase dell’ideazione, della
necessità di conservare le risorse naturali, ottimizzare il consumo di energia e di materia, favorire
il disassemblaggio e la manutenzione, estendere la durata e minimizzare la produzione dei rifiuti
e aumentarne il riciclo e/o recupero

DG XI
Direzione Generale n. XI della Commissione Europea che si occupa di "ambiente, sicurezza
nucleare e protezione civile".

DICHIARAZIONE AMBIENTALE (per il sistema di gestione ambientale EMAS)


Dichiarazione elaborata dall’impresa per descrivere la politica ambientale adottata e le attività
svolte, per valutare i problemi ambientali rilevanti e fornire un prospetto dei dati quantitativi su
emissioni inquinanti, produzione dei rifiuti, consumo di materie prime, energia e acqua, rumore e
altri aspetti ambientali significativi (Reg. 1836/93). I contenuti della dichiarazione ambientale
sono: descrizione delle attività dell'impresa nel sito; valutazione di tutti i problemi ambientali
rilevanti connessi con le attività; compendio dei dati quantitativi concernenti emissioni
inquinanti, produzione di rifiuti, consumo di materie prime, energia e acqua, rumore e altri
aspetti ambientali rilevanti; altri fattori relativi all'efficienza ambientale; presentazione di
politica, programmi e Sistema di Gestione Ambientale applicati all'impresa.

DICHIARAZIONE DI CARNOULES
I firmatari della Dichiarazione di Carnoules constatano che gran parte dei governi, delle aziende
e degli elettori ritengono ancora che una crescita del consumo di energia, di materiali e di risorse
sia necessaria per avere una sana economia che produca più merci, più occupazione e più redditi.
I firmatari si appellano così ai governi, ai leader economici, alle organizzazioni internazionali e a
quelle non governative perché adottino il fattore 10 come principio guida e perché cambino le
attuali politiche che tendono ancora a ostacolare invece che a favorire la ecoefficienza. Per
questo, secondo i firmatari, occorre abolire le attuali sovvenzioni statali allo spreco di risorse
(circa 1000 miliardi di dollari all'anno), riformare ecologicamente i sistemi fiscali tassando
energia e risorse e detassando il lavoro, correggere il sistema di formazione dei prezzi in modo
che questi includano anche i costi ambientali, elaborare nuovi indicatori per calcolare la
ricchezza reale e la sostenibilità.

DICHIARAZIONE DI CONFORMITÀ
Dichiarazione di un fornitore, sotto la sua sola responsabilità, che un prodotto o servizio è
conforme ad una norma. In genere la facoltà di emettere questa dichiarazione è subordinata ad un
controllo da parte del soggetto stesso (per esempio alla verifica del sistema di qualità del
fornitore).Tale dichiarazione è la forma di trasparenza più diretta e conveniente per il fornitore
ma anche, in quanto di parte, la meno credibile almeno quando non sia convalidata da altri
segnali qualitativi.

DICHIARAZIONE DI RIO (sull’Ambiente e lo Sviluppo)


Dichiarazione approvata dalla Conferenza delle Nazioni Unite sull'Ambiente e lo Sviluppo
"Earth Summit" riunita a Rio de Janeiro dal 2 al 14 giugno 1992. - Il documento si articola in 27
principi il terzo dei quali afferma che "il diritto allo sviluppo deve essere realizzato in modo da
soddisfare equamente le esigenze relative all'ambiente ed allo sviluppo delle generazioni presenti
e future".

DIRETTIVA HABITAT
Direttiva CEE/CEEA/CE n.43 del 21/05/1992: strumento legislativo mirato alla conservazione
degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. L'obiettivo finale della
Direttiva è quello di creare una rete Natura 2000 formato da aree ZSC. Tale Direttiva ha creato
per la prima volta un quadro di riferimento per la conservazione della natura in tutti gli stati
dell'Unione Europea.

DIRETTIVA UCCELLI
Direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici. L'obiettivo consiste
nell'attuazione di azioni per la conservazione numerose specie di uccelli, indicate negli allegati
della direttiva stessa, e nell'individuazione da parte degli stati dell'Unione Europea di aree da
destinarsi alla conservazione degli uccelli selvatici (ZPS).

DIRETTIVE UE
Atti emessi dalla Commissione dell'Unione Europea, di solito relativi a problemi che possono
creare situazioni di pericolosità per le persone o per l'ambiente, e sono di recepimento
obbligatorio da parte degli Stati membri. Ogni direttiva è vincolante per gli obiettivi che si
prefigge ma lascia alle Autorità nazionali la scelta dei modi e delle forme della sua applicazione.
La Commissione controlla la sua adozione da parte degli Stati membri, che possono essere
deferiti alla Corte di Giustizia nel caso di mancata ottemperanza. Secondo il "Nuovo Approccio"
CEE (1985) le Direttive stabiliscono i requisiti essenziali cui il prodotto o servizio deve
adeguarsi e demandano al CEN l'emanazione delle specifiche tecniche relative. Esse sono
notificate a coloro ai quali sono destinate ed hanno effetto nel momento della notifica. Tutte le
direttive sono pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale della CEE serie "L".

DISCARICA
Area predisposta per il deposito sul suolo dei rifiuti, dotata di caratteristiche costruttive diverse
in funzione del tipo di rifiuto ad essa destinato e in base alle disposizioni della normativa. La
discarica di 1^ categoria è adibita al conferimento di RU e RAU. Le discariche di 2^ categoria si
suddividono in Tipo A per rifiuti inerti, Tipo B per rifiuti industriali, con limiti sul contenuto di
sostanze pericolose.

DISCARICA CONTROLLATA
Area predisposta per il contenimento di rifiuti e dotata di caratteristiche costruttive diverse in
funzione del tipo di rifiuto ad essa destinato e in base alle disposizioni della normativa. A seguito
della Deliberazione 27.7.94 del Comitato interministeriale, sono state prescritte in Italia tre
categorie di discariche. All’interno della 2a categoria sono individuati poi tre tipi diversi. In
sintesi, le discariche della 1a categoria sono destinate ad accogliere RSU e RSA; quelle di 2a,
Tipo A, sono per rifiuti inerti; quelle di 2a , Tipo B, sono per rifiuti industriali, con limiti sul
contenuto di sostanze pericolose; quelle di 2a, Tipo C, sono per la stessa tipologia, ma con limiti
meno restrittivi sulla composizione dei rifiuti; quelle di 3a categoria infine, sono per rifiuti
tossico-nocivi particolarmente pericolosi, non smaltibili nelle discariche di 2a categoria. Al
crescere nella scala delle tipologie, corrispondono soluzioni costruttive via più isolanti
dall’ambiente esterno. Attualmente, nel regime "transitorio" seguito al nuovo D. Lgs. sui rifiuti
del 5.2.97, la dizione rifiuti pericolosi ha sostituito quella di tossico-nocivi. Lo stesso Decreto
recita inoltre: "A partire dal 1° gennaio 2000 è consentito smaltire in discarica solo i rifiuti inerti,
i rifiuti individuati da specifiche norme tecniche ed i rifiuti che residuano da operazioni di
riciclaggio, di recupero e di smaltimento ...(di rifiuti)...".

DISSESTI IDROGEOLOGICI
Frane, smottamenti, valanghe, alluvioni, erosioni, abbassamento del suolo sono squilibri
dell'ambiente dovuti quasi sempre a due fattori principali: quello geologico predisponente e
quello idrico determinante. Si parla di rischio idrogeologico in riferimento ai danni che tali
fenomeni possono causare a beni artificiali e naturali. A determinare il rischio idrogeologico
concorrono fattori interni endogeni relativi alla geomorfologia del suolo e del sottosuolo e fattori
esogeni come il clima, la vegetazione, la fauna e l'uomo.

DPSIR MODELLO
Il modello di indicatori sviluppato in ambito EEA, ed accettato unanimemente a livello
internazionale, è il DPSIR (Driving forces, Pressures, States, Impacts, Responses), basato su una
struttura di relazioni casuali che legano tra loro i seguenti elementi:
- Determinanti (settori economici, attività umane);
- Pressioni (emissioni, rifiuti, ecc.);
- Stato (qualità fisiche, chimiche, biologiche);
- Impatti (su ecosistemi, salute, funzioni, fruizioni, ecc.);
- Risposte (politiche ambientali e settoriali, iniziative legislative, azioni di pianificazione, ecc.).
D: i determinanti sono i fattori di fondo che influenzano una gamma di variabili pertinenti, quali,
ad esempio, il numero di automobili per abitante; la produzione industriale totale, il PIL;
P: gli indicatori di pressione descrivono le variabili che direttamente causano i problemi
ambientali. Ad esempio: emissioni tossiche, emissioni di CO2, rumore causato dal traffico
stradale, spazio occupato da una vettura in sosta;
S: gli indicatori di stato mostrano la condizione attuale dell'ambiente. Ad esempio: la
concentrazione di piombo in aree urbane; i livelli acustici in prossimità di strade principali; la
temperatura media globale;
I: gli indicatori di impatto descrivono gli effetti ultimi dei cambiamenti di stato. Ad esempio: la
percentuale di bambini che soffrono di problemi sanitari causati da piombo; la mortalità da
infarti provocati dalle emissioni acustiche; il numero di persone che muoiono di fame a causa
delle perdite di raccolto determinate dal cambiamento di clima;
R: gli indicatori di risposta mostrano gli sforzi della società per risolvere i problemi. Ad
esempio: la percentuale di automobili con marmitte catalitiche.
E
EASW (European Awareness Scenario Workshop)
Si tratta di una metodologia specifica messa a punto dall’Unione Europea per garantire: la
crescita della consapevolezza dei problemi ambientali a livello urbano; la discussione collettiva
sugli ostacoli allo sviluppo sostenibile; l'identificazione collettiva delle soluzioni possibili e gli
sviluppi futuri della propria realtà locale, nell'ottica della sostenibilità. Questi obiettivi, enunciati
nella “Guida all’azione formativa” (1998) possono essere riassunti nel modo seguente:
Sensibilizzare i partecipanti sul ruolo che essi possono giocare nel promuovere il cambiamento
nella propria comunità locale; Identificare e chiarire il diverso ruolo che tecnologia, politiche
pubbliche, azioni del settore privato e dei cittadini possono giocare nel promuovere modelli di
sviluppo sostenibile; Consentire lo scambio di conoscenze, opinioni ed idee fra esperti di
tecnologia, cittadini e residenti, rappresentanti del settore privato e amministratori pubblici;
Identificare e discutere le similarità e le differenze nella percezione dei problemi e delle loro
possibili soluzioni fra le diverse categorie sociali coinvolte; Sviluppare nuove idee e linee guida
per azioni, politiche e iniziative da intraprendere in futuro a livello locale, nazionale e
sovranazionale; Stimolare il dibattito pubblico nelle comunità locali sul ruolo della tecnologia
nello sviluppo sostenibile. In sintesi, il principale obiettivo dell’EASW è quello di stimolare la
discussione pubblica e creare una relazione equilibrata tra società, tecnologia e ambiente.

ECI (Environmental Condition Indicators)


La norma ISO 14031 ha codificato gli indicatori ECI (assieme agli EPI): Gli indicatori di
condizione ambientale forniscono informazioni sulle condizioni naturalistiche e ambientali del
territorio. Sono sviluppati da agenzie governative, organizzazioni non governative, istituzioni
scientifiche e di ricerca e possono riguardare vari aspetti, come: i fenomeni di inquinamento o
cambiamento ambientale su scala globale, regionale, locale; la qualità delle varie componenti
ambientali (aria, acqua, suolo, flora, fauna); gli aspetti legati all’uomo, di tipo paesaggistico,
artistico o storico-culturale.

ECOAUDIT
Strumento volontario che le imprese possono adottare per migliorare, attraverso un sistema
integrato di gestione e di controllo ambientale, la propria efficienza interna e ridurre l'impatto
sull'ambiente. (vedi anche Audit ambientale)Tale sistema è stato istituito dal Regolamento CE
n.1836/1993 (vedi EMAS). Il sistema ruota attorno a sei momenti principali: compimento di
un'analisi ambientale del sito; adozione di una politica ambientale aziendale; introduzione di un
programma ambientale; effettuazione di un'audit ambientale; fissazione, in funzione dei risultati
dell'audit., di nuovi obiettivi per il costante incremento dell'efficienza ambientale; elaborazione,
al termine di ogni audit, di una dichiarazione ambientale destinata al pubblico. L'eco-audit
permette all'azienda di darsi dei programmi e degli obiettivi in materia ambientale che tengano
conto delle proprie esigenze. E', inoltre, il primo provvedimento legislativo che mira ad
eliminare il concetto del comando e del controllo che da sempre sta alla base delle legislazioni in
materia ambientale e non.

ECOBILANCIO
Individuazione e quantificazione delle entrate e delle uscite di materia ed energia per un dato
sistema "prodotto", "impianto" o "sito", con particolare riferimento ai relativi fattori di impatto
ambientale.

ECO-EFFICIENZA
Orientamento strategico che consente ad un impresa che investe nella riduzione degli impatti
sull’ambiente di superare i fattori penalizzanti (iniziale aumento dei costi, adeguamenti
tecnologici, et.) trasformandoli in occasioni di aumento della profittabilità e competitività
dell’azienda.

ECOGESTIONE
Per ecogestione o gestione ambientale si intende la parte del sistema di gestione complessivo
dell’impresa che comprende la struttura organizzativa, la responsabilità, le prassi, le procedure, i
processi e le risorse per definire e attuare la politica ambientale dell’impresa stessa.

ECOLABEL o ETICHETTA ECOLOGICA (Margherita Europea)


Nel marzo dei 1992 il Consiglio dell'Unione Europea ha emanata il Regolamento n. 880/92/CEE
"concernente un sistema comunitario di assegnazione di un marchio di qualità ecologica", più
noto con il nome di ecolabel. Lo scopo dell'ecolabel è quello di promuovere la ideazione, la
produzione, la commercializzazione e l'uso di prodotti con minor impatto ambientale e fornire ai
consumatori una migliore informazione sull'impatto ambientale dei prodotti. Ad oggi la sua
applicazione è volontaria. Per ottenere l'ecolabel si tiene conto dell'impatto ambientale dell'intero
ciclo di vita del prodotto dalla produzione, compresa la selezione delle materie prime, alla
distribuzione, consumo e uso, fino alla eliminazione.

ECOLABELLING
Insieme delle procedure introdotte in ambito europeo del Regolamento comunitario n. 880/92,
consistenti nel contrassegnare con un logo specifico i prodotti caratterizzati da un limitato
impatto ambientale. Il logo viene assegnato a quei prodotti che soddisfano uno specifico insieme
di criteri ecologici. Finora hanno ottenuto l’ecolabel comunitario alcuni prodotti nei settori dei
detergenti, lavatrici, vernici, ecc.. Poichè l’ecolabel è un simbolo che evidenzia le favorevoli
prestazioni ambientali di un prodotto (ad esempio, il contenere un minor quantitativo di un
determinato inquinante) rispetto ai suoi concorrenti, le imprese se ne avvalgono per orientare i
consumatori all’acquisto di beni più rispettosi dell’ambiente.

ECOLOGIA
Dal greco òikos = casa ( luogo in cui si abita ) e lògos = studio - studio dell'ambiente. Scienza
che studia l'insieme delle interrelazioni con l'ambiente da parte degli organismi vegetali e animali
(Haeckel, 1866); recentemente le tematiche di ecologia sono state estese anche all'uomo, con
particolare riferimento all'influenza che le variazioni climatiche, ambientali ecc. (comprese
quelle indotte dall'uomo) esercitano sull'uomo, sugli animali e sulle piante. Nell'accezione
contemporanea indica lo studio interdisciplinare delle problematiche ambientali e la ricerca delle
possibili modalità di recupero degli squilibri. Ecologia non è quindi solo protezione della natura
o studio dell'inquinamento! Si occupa fondamentalmente dei rapporti che legano gli esseri
viventi, uomo compreso, all'ambiente che li circonda e richiede il contributo di molte scienze
(geografia, botanica, zoologia, biologia, biochimica, medicina, antropologia, ecc.).

ECOLOGIA INDUSTRIALE
Area di ricerca che, attraverso l’analogia tra funzionamento dell’ecosistema e del sistema
industriale, estende a quest’ultimo i principi cardine dell’ecologia. La nascita dell’ecologia
industriale si deve all’emergere di una strategia specifica per ridurre gli impatti antropici sulle
risorse naturali prendendo a modello i fenomeni di riciclizzazione della materia presenti negli
ecosistemi.
Per affrontare i problemi ambientali connessi alla produzione industriale occorre considerare il
sistema industriale come un sistema interconnesso di produzione e consumo, esaminando come
questo genera scorie e inquinanti che danneggiano l’ambiente. Si tratta in particolare di
esaminare se esista qualche modo per porre in interazione reciproca processi industriali differenti
che producono rifiuti e, in particolar modo, rifiuti pericolosi. Mentre gli approcci tradizionali al
management ambientale sono incentrati sui processi produttivi o sui siti industriali, l’ecologia
industriale utilizza un approccio sistemico; potrebbe infatti non essere opportuno minimizzare i
rifiuti di una particolare fabbrica o industria, ma si dovrebbe agire per minimizzare i rifiuti
dell’attività industriale nel suo complesso. L’obiettivo dell’ecologia industriale è quello di
modificare l’attività umana per ridurne le caratteristiche dissipative; a tal fine sarà il concetto
stesso di “scarto” ad essere riconsiderato in una visione sistemica fino alla sua riconsiderazione
in qualità di prodotto intermedio.

ECOSISTEMA o SISTEMA ECOLOGICO


Indica un particolare ambiente e tutti gli esseri viventi e non viventi che lo popolane. E'' l'unità
funzionale di base in ecologia ed è composta da una comunità di esseri viventi (componente
biotica) e non viventi (componente abiotica), dai flussi di energia e dalle loro interazioni. Si
parla, oltre che di ecosistemi naturali, anche di "ecosistemi artificiali", ovvero quelli prodotti
dall'attività umana.. Il concetto di ecosistema è funzionale alla possibilità di eseguire degli studi
per capire il funzionamento dei complessi processi biologici. In realtà i limiti di un ecosistema
sfumano normalmente in quelli di un altro e gran parte degli organismi possono far parte di
ecosistemi diversi in momenti diversi.

ECOSISTEMA ANTROPICO
Complesso ecologico formato dall’uso del suolo, dalla mobilità e dalle componenti
socioeconomiche dell’ambiente. In termini generici l’ambiente che coinvolge direttamente
l’uomo.

ECOSISTEMA NATURALE
Unità che include tutti gli organismi che vivono insieme in una data area, interagenti con
l’ambiente fisico, in modo tale che un flusso di energia porta a una ben definita struttura biotica e
ad una ciclizzazione dei materiali tra viventi e non viventi all’interno del sistema.

EDUCAZIONE AMBIENTALE
Processo educativo orientato ad approfondire le conoscenze delle interazioni uomo-ambiente,
utilizzando una prospettiva interdisciplinare ed un approccio di problematizzazione e ricerca di
soluzione degli aspetti rilevanti e critici che derivano da tali interazioni. Concerne il progresso
delle conoscenze e delle azioni miranti ad un'integrazione sempre più adeguata dei soggetti e dei
gruppi sociali al contesto ambientale ,preoccupandosi della salvaguardia e dell'uso delle risorse.

EFFETTI AMBIENTALI
Cambiamenti nell’ambiente, sia positivi che negativi, causati dalle attività, prodotti e/o processi
di una data organizzazione. Possono essere distinti in effetti interni (riconducibili cioè alle
attività svolte all’interno del perimetro del sito) ed effetti esterni (causati dalle attività svolte al di
fuori del perimetro del sito, per effetto della presenza del sito stesso, come ad esempio
l’emissione di inquinanti atmosferici associati alla movimentazione delle merci, persone e
prodotti).

EFFETTI AMBIENTALI GLOBALI


Si tratta di quegli effetti dell’attività economica che non si presentano su scala regionale o locale
ma su scala globale, mondiale: effetto serra, eutrofizzazione delle acque, acidificazione delle
piogge, riduzione dello strato di ozono. La risoluzione dei problemi globali non può che essere
affrontata attraverso accordi di cooperazione internazionale.
EFFETTO SERRA
Fenomeno naturale legato all'azione di schermo dell'anidride carbonica atmosferica che
impedisce la dispersione del calore terrestre nello spazio. Negli ultimi decenni tale fenomeno si è
intensificato ed ha provocato un aumento della temperatura media del Pianeta.

EFFICIENZA ECOLOGICA
L’efficienza ecologica è un concetto complesso che qualifica beni e servizi in grado di
contribuire competitivamente alla qualità della vita, minimizzando l’ambientale e l’utilizzo di
risorse nell’intero ciclo di vita.

EFFICIENZA ENERGETICA
Indica il rapporto tra il servizio energetico effettivamente erogato e l’energia utilizzata per
erogare questo servizio. Ad esempio le comuni lampadine elettriche ad incandescenza hanno
un’efficienza di conversione di circa il 5%, ovvero solo il 5% di elettricità che entra nella
lampadina viene convertita in luce, il resto è convertito in calore. Dire che l’efficienza energetica
di una centrale elettrica è del 40% significa dire che per ottenere 1 KWh si spende l’equivalente
di 2,5 KWh di combustibile.

EFFLUENTI GASSOSI, impianto di abbattimento degli inquinanti negli


E’ un insieme di apparecchiature finalizzate alla rimozione, ovvero alla riduzione della
concentrazione degli inquinanti presenti nell’effluente gassoso da trattare. In base alle proprietà
chimico-fisiche dell’effluente e degli inquinanti, l’impianto può essere costituito da uno o più
stadi di abbattimento. In relazione allo stato fisico dell’inquinante presente nella corrente gassosa
e in base anche alle sue proprietà chimiche, si sceglie il sistema di abbattimento più appropriato:
sistema a secco (ad esempio per i polveri o goccioline), dinamici e statici come i cicloni e i filtri
a maniche; sistemi ad umido (ad esempio per anidride solforosa o acido cloridrico), come le torri
di lavaggio ad assorbimento; sistemi termici e catalitici (ad esempio per ossidi di azoto e
composti organici policiclici e/o policlorurati) come i combustori e i reattori catalitici; sistemi ad
adsorbimento (per composti organici insolubili in acqua) come le colonne a carboni attivi;
sistemi biologici come i biofiltri (vedi). Nel caso di impianti di abbattimento multistadio, si parla
generalmente di filiera di depurazione. In genere vengono associati stadi di abbattimento ad
umido, come le unità di assorbimento. E’ inoltre frequente avere uno stadio finale di
abbattimento catalitico o di adsorbimento, che faccia da guardia finale per l’abbattimento spinto
di inquinanti particolarmente pericolosi come i composti organici clorurati.

EIONET
Enviromental Information and Observation NETwork: rete informativa ambientale dell'AEA.

ELETTROMAGNETISMO
Controllo ambientale in materia di protezione dei campi elettromagnetici.

EMAS (Eco Management and Audit Scheme)


Nel 1993 la Comunità europea ha emanato il Regolamento n. 1836 EMAS (rivisto nel 2001)
sulla partecipazione volontaria delle imprese industriali a un sistema di ecogestione e audit. Il
Regolamento prevede che le imprese partecipanti adottino, nei propri siti produttivi, dei sistemi
di gestione ambientale basati su politiche, programmi, procedure e obiettivi di miglioramento
dell’ambiente e pubblichino una dichiarazione ambientale (un vero e proprio bilancio ambientale
di sito). Ai fini della registrazione del sito nell’apposito elenco istituito presso la Commissione
europea, il Regolamento EMAS prevede che la dichiarazione ambientale venga convalidata da
un verificatore accreditato da un Organismo nazionale competente; in Italia tale organismo,
attivo solo dal 1997, è il Comitato per l’Ecolabel e l’Ecoaudit che si avvale del supporto tecnico
dell’ANPA.
Il testo di EMAS II è stato adottato congiuntamente da Parlamento e da Consiglio nel febbraio
2001 (regolamento 761). Sulla base dell’esperienza maturata con l’attuazione di EMAS nei
settori sperimentali, sono stati evidenziati vari aspetti che mostrano come il campo di
applicazione del 1836/93 era da tutti stato ritenuto troppo limitato. I progetti pilota hanno infatti
mostrato che esiste una domanda di EMAS al di fuori del settore industriale per quelle
organizzazioni che, pur non appartenendo al settore manifatturiero, hanno attività con notevole
impatto ambientale. E' stato poi dimostrato che i sistemi di gestione ambientale sono applicabili a
tutti i settori in quanto parte ed integrazione di sistemi di gestione esistenti (es. qualità, sicurezza,
ecc.). La decisione di inserire nel nuovo regolamento l'applicabilità dello stesso a tutte le attività
economiche con aspetti ambientali diretti ed indiretti ha, pertanto, ottenuto un consenso unanime.
L’estensione di EMAS a tutte le organizzazioni aventi un impatto ambientale, anche a quelle che
non rientrano nei settori industriali e manifatturieri, significa la possibilità di registrazione a
EMAS di entità dotate di strutture organizzative molto diverse.
Sono state individuate entità con le strutture organizzative seguenti (ulteriormente descritte più
avanti):
a) Organizzazioni che operano in un unico sito;
b) Organizzazioni che, in circostanze eccezionali, potrebbero registrare un’entità più piccola di
un sito;
c) Organizzazioni che operano in più siti
1. con prodotti o servizi identici o simili
2. con prodotti o servizi diversi.
d) Organizzazioni per le quali non è possibile definire adeguatamente un sito specifico;
e) Organizzazioni che controllano siti temporanei;
f) Organizzazioni indipendenti da registrare come un’organizzazione comune;
g) Piccole imprese che operano in un grande territorio determinato e producono prodotti o servizi
identici o simili;
h) Autorità locali e istituzioni governative.

ENERGIA
E’ la quantità di energia solare, diretta o indiretta, utilizzata come denominatore comune,
necessaria per ottenere un prodotto o un flusso di energia (energia elettrica, termoelettrica, et.);
ad esempio per ottenere un joule di energia elettrica è necessaria energia sotto forma di impianti
e di combustibile: la somma totale dell’energia solare impiegata per ottenerla è l’emergia.

ENERGIA ALTERNATIVA
Fonti energetiche diverse dal petrolio, gas, carbone e nucleare, ad esempio: energia delle onde,
ricavata dall’energia cinetica delle onde; energia eolica, prodotta dai mulini a vento; energia
solare, originata dal sole.

EMISSIONE
Scarico di qualsiasi sostanza solida, liquida o gassosa introdotta nell’ecosistema, che può
produrre direttamente o indirettamente un impatto sull’ambiente.

EMISSION TRADING o DIRITTO DI EMISSIONE


Il Protocollo di Kyoto stabilisce che è possibile, nell’esecuzione dei propri obblighi, trasferire i
propri diritti di emissione o acquistare i diritti di emissione di un altro Paese. In altre parole, se
un Paese riesce a ridurre le proprie emissioni più della quota assegnata può vendere la rimanente
parte delle sue emissioni consentite ad un altro Paese che non sia in grado, o potrebbe non essere
in grado, di raggiungere l’obiettivo che gli spetta. Viceversa un Paese che spenda di più per
ridurre una quota delle proprie emissioni che non ad acquistare la stessa quota da un altro paese
disposto a trasferirla, può acquistare tale diritto supplementare.

EMUNGIMENTO
Estrazione di acqua dal sottosuolo. Ai fini di una razionale sfruttamento delle acque sotterranee,
è necessario sapere se si tratta di acque fossili, cioè non più rifornite con apporti che integrino
quanto viene estratto, oppure di una risorsa di acqua rinnovabile.

ENEA
Ente per le Nuove tecnologie, l'Energia e l'Ambiente ente di diritto pubblico operante nei campi
della ricerca e della innovazione per lo sviluppo sostenibile, finalizzata a promuovere insieme gli
obiettivi di sviluppo, competitività e occupazione e quella della salvaguardia ambientale. L'Enea
svolge altresì funzioni di garanzia per le pubbliche amministrazioni mediante prestazione di
servizi avanzati nei settori dell'energia, dell'ambiente e dell'innovazione tecnologica".(D.Lgs 30
gennaio 1999, n.36).

ENERGIA
Energia è la capacità che ha un corpo di compiere lavoro, , posseduta in virtù del suo stato
chimico o fisico. Tipologia: chimica; cinetica; elettrica; elettromagnetica; luminosa; meccanica;
muscolare; solare; termica; termica radiante Ad esempio l'acqua di un bacino idroelettrico
possiede l'energia necessaria per azionare le turbine di una centrale. Un corpo fermo non compie
lavoro, ma è caratterizzato da un particolare tipo di energia detta energia potenziale. Esistono
varie forme di energia come l'energia atomica che si libera in seguito a trasformazioni che
avvengono all'interno di un atomo; chimica che si sviluppa in seguito ad una trasformazione
come la combustione; elettrica e termica quella fornita dal calore. L'energia svolge un ruolo
chiave nello sviluppo economico, ma il suo uso comporta degli effetti negativi sull'ambiente,
diversi a seconda delle fonti energetiche utilizzate. Questi effetti hanno agito anche a livello
globale, basti pensare all'aumento di anidride carbonica (CO2) in atmosfera dovuto all'uso di
combustibili fossili.

ENERGIA ALTERNATIVA
Fonti energetiche diverse da petrolio, gas, carbone e nucleare. Ad esempio: energia delle onde,
ricavata dall’energia cinetica delle onde; energia eolica (che utilizza i venti) prodotta dai mulini a
vento; energia solare (che utilizza la luce) originata dal sole; energia geotermica (che utilizza il
calore interno alla Terra). Dal 1970 in avanti, quando si parlava di energie alternative, si pensava
ad energie alternative al petrolio; ora una definizione più vicina alle mutate esigenze socio-
ambientali fa restringere il campo alle sole fonti rinnovabili: il sole, il vento, l'energia idraulica,
la geotermia, il moto ondoso, le maree, le biomasse (trasformazione dei rifiuti organici ed
inorganici) [con esclusione, cioè del nucleare].

ENTROPIA
E’ la tendenza dell’energia, quando viene usata, a degradarsi, ovvero a trasformarsi in calore a
bassa temperatura di scarsa utilità. E’ un indice della tendenza al disordine di un sistema..
I processi naturali sono quasi sempre tesi a organizzare la materia, sia che si tratti di fenomeni
viventi che non (formazione di rocce, minerali). Ciò naturalmente avviene a spese di energia,
ossia producendo entropia (disordine, calore dissipato). Tuttavia i cicli naturali si riequilibrano
assorbendo energia solare e non producono scarti o rifiuti. I cicli naturali sono chiusi. Al
contrario i processi attuati dall'uomo, che portano alle strutture organizzate (manufatti, città,
organizzazioni) con uso di energia e produzione di entropia, non riescono a chiudersi e generano
scarti, rifiuti ed inquinamento. “Esternalità” vengono chiamati gli elementi di risulta dei processi
antropici e vengono smaltiti nell’ambiente. L’entropia rappresenta il saldo energetico negativo
creato dal processo e va pertanto minimizzata: un primo obiettivo è allora quello di produrre la
massima organizzazione con la minima produzione di entropia.

EPA
Enviroment protection Agency. Agenzia americana, con sede a Washington, responsabile della
gestione del Programma Nazionale dell’Ambiente, il suo mandato viene svolto principalmente
fissando e facendo osservare gli standard ambientali nazionali (previsti nel Clean Air Act del
1970 e nel Clean Water del 1972) sui limiti degli scarichi inquinanti e sugli impianti necessari
per mantenere l’inquinamento ambientale entro determinati standard.

EPI (Environmental Performance Indicators)


La norma ISO 14031 ha codificato gli indicatori EPI, che comprendono a loro volta gli indicatori
di prestazione operativi (OPI, Operational Performance Indicators), che forniscono informazioni
sulle prestazioni ambientali delle attività aziendali, e gli indicatori di prestazione gestionali (MPI,
Management Performance Indicators), che forniscono invece informazioni sugli sforzi gestionali
per tenere sotto controllo e minimizzare le prestazioni ambientali aziendali.
Gli OPI si riferiscono alle attività di progettazione, gestione e manutenzione, ai fattori produttivi
in entrata e in uscita (materie prime, energia, risorse naturali, prodotti, rifiuti, emissioni
inquinanti), alla fornitura di materiali, energia e servizi e alla produzione di prodotti, servizi e
rifiuti. Sono suddivisi in otto categorie (materiali, energia, servizi di supporto, logistica, prodotti
e servizi forniti, rifiuti, emissioni), per ognuna delle quali la norma riporta alcuni esempi.
I MPI sono invece ripartiti in quattro categorie (implementazione di politiche e programmi,
conformità, performance finanziaria, relazioni con la comunità) e anche in questo caso la norma
suggerisce alcuni indicatori specifici.

EQUITA’ INTERGENERAZIONALE
L’equità intergenerazionale, chiaramente enunciata dalla Brundtland, richiede che l’attività
economica delle generazioni presenti non pregiudichi il benessere delle generazioni future
degradando irreversibilmente gli stock di risorse ambientali disponibili

EROSIONE
Lento sgretolamento dei terreno o di rocce prodotto dagli agenti atmosferici, quali temperatura,
vento (erosione eolica), fiumi (erosione fluviale), mare (erosione marina o abrasione), ghiaccio
(erosione glaciale o esarazione), pioggia. L’erosione è un processo naturale in tutti gli ecosistemi
terrestri, ma è accelerato e intensificato da numerose attività antropiche. Una delle conseguenze
attese dei cambiamento climatico è l'intensificarsi di fenomeni di erosione delle zone rocciose e
delle zone costiere a causa dell'aumento della piovosità e degli estremi climatici. Le piccole isole
e le aree a bassa costa sono particolarmente vulnerabili perché come conseguenza di un aumento
della temperatura si ha un innalzamento dei livello dei mare e si può verificare l'aumento delle
inondazioni e dei fenomeni di erosione delle coste. Ciò può avere gravi ripercussioni anche sui
cicli biologici.

ESTERNALITÀ AMBIENTALI
Si intendono gli effetti che l’attività economica produce sull’ambiente il cui costo di risanamento
può essere internalizzato dall’azienda che li produce.

EUTROFIZZAZIONE
Processo per cui un ambiente acquatico modifica il suo equilibrio ecologico, per cause naturali o
artificiali, e si arricchisce di sostanze nutritive (in particolare modo i composti dell'azoto ovvero
del fosforo) provenienti dall'agricoltura (fertilizzanti) e dagli scarichi fognari non depurati, nei
laghi o nei mari poco profondi o con scarso ricambio idrico che provoca cambiamenti tipici quali
l'eccessivo incremento della produzione di alghe (Macrofite) e/o di alghe microscopiche
(microplancton). che, alla fine del ciclo vitale, vanno in decomposizione. La conseguenza
dell'eutrofizzazione è il degrado della qualità dell'acqua tale da ridurne o precluderne l'uso, con
conseguente instaurarsi di un ambiente anaerobico e la distruzione delle principali forme di vita
acquatica.

EVOLUZIONE DEGLI ECOSISTEMI


Quando sono giovani gli ecosistemi tendono ad evolversi nel tempo e presentano poche specie
vegetali o animali, dette pionieristiche. In questa fase di continuo mutamento le popolazioni
pionieristiche presentano una certa instabilità demografica e le loro densità sono molto variabili.
Raggiunta la maturità, gli ecosistemi presentano molte specie, a basse densità, in condizioni di
equilibrio, o quasi-equilbrio biologico. Il campo coltivato, o agroecosistema, è simile ad un
ecosistema giovane, con un equilibrio o quasi-equilibrio biologico precario e, per di più, le
specie botaniche che lo popolano, al contrario delle pionieristiche, sono state sottratte dall'uomo
alla selezione naturale e sono quindi poco resistenti alle avversità.
F
FABBISOGNO IDRICO
E' il consumo di acqua per abitante che varia in funzione di molti fattori: abitudini della
popolazione, livello sociale, diffusione di bagni, docce, elettrodomestici, presenza o meno della
fognatura e conseguente sistema ad acqua o meno dei gabinetti. Di solito il fabbisogno idrico è di
circa 50 l/ab/giorno per case rurali e piccoli agglomerati rurali, di 100 l/ab/g. per piccoli e medi
agglomerati con bagni non molto diffusi, di 200 l/ab/g. per medi agglomerati con buon livello
sociale, 250 - 350 l/ab/g. per città grandi, industriali ed infine di 500 l/ab/g. per metropoli.

FALDA
Deposito di acqua meteorica penetrata nel terreno e fermatasi a contatto con una superficie
compatta ed impermeabile.

FALDA ACQUIFERA
Zona sotterranea impregnata d'acqua, costituita di terreni permeabili per porosità o fessurazione,
delimitati inferiormente da uno strato di roccia impermeabile; quando la falda acquifera è
delimitata anche superiormente da strati impermeabili si ha una falda artesiana. A partire dall'alto
si possono incontrare più falde acquifere la prima delle quali è detta falda freatica.

FANGHI ATTIVI
Massa semiliquida di microrganismi, rimossa dal flusso liquido di un depuratore e soggetta ad
aerazione, combinata all’azione microbica aerobica di detti microrganismi. E'' metodo aerobio di
depurazione di acque inquinate, basato sul fatto che, quando un liquido è sottoposto ad aerazione
si forma una fanghiglia costituita da colonie di microrganismi aerobi, i quali si nutrono delle
sostanze organiche contenute nel liquido stesso, depurandolo.

FANGHI DI DEPURAZIONE ACQUE


Sono i principali prodotti di risulta della depurazione delle acque, originati dai trattamenti di tipo
fisico, chimico-fisico e biologico delle acque reflue urbane. Quando derivano dal trattamento
epurativo di liquami di origine civile, sono caratterizzati da una notevole tendenza alla
fermentazione anaerobica, dando luogo alla emissione di sostanze maleodoranti.

FATTORE AMBIENTALE
Elemento ambientale che interagisce con altri condizionandone lo stato o l'evoluzione,
determinando flussi di materia e/o energia verso altri elementi (stato chimico-fisico dell'acqua,
rumore, traffico, ecc.). Le componenti ambientali sono anche fattori.

FATTORE DI EMISSIONE
La quantità di sostanza inquinante emessa riferita al processo produttivo considerato nella sua
globalità e nelle sue fasi tecnologiche: si esprime in termini di massa di prodotto o materia prima
impiegata, o comunque di altri parametri idonei a rappresentare il settore produttivo in esame
(cfr. DPR 203/1988).

FATTORE D'IMPATTO AMBIENTALE


Fattore materiale (prodotti, residui, ecc.) e immateriale (energia, agenti fisici quale rumore e
vibrazioni o altro) che può causare, per la sua quantità e qualità, effetti sull’ambiente.
FATTORI DI PRESSIONE
Gli elementi che determinano una pressione sull’ambiente e che sono rappresentati, in diverso
modo, da attività antropiche quali il turismo, l'attività industriale, l'agricoltura, l'allevamento, il
trasporto, ecc.

FATTORE 4 E FATTORE 10
Un gruppo di studiosi di fama internazionale guidati da Friederich Schmidt-Bleek, vicepresidente
del Wuppertal Institute, si è fatto promotore di un’iniziativa di ricerca e di riflessione che ha dato
vita al Club “Factor 10”.
Il lavoro di collaborazione e di ricerca è sintetizzato nella Dichiarazione di Carnoules (1994).
Il club fattore 10 lavora alla definizione ed individuazione di soluzioni per la riduzione di un
fattore dieci nell’input di materiali e di energia utilizzati nella produzione e ridurre la pressione
sull’ambiente.
Uno dei percorsi indicati consiste nella smaterializzazione dei prodotti attuando un passaggio da
una società che fornisce servizi ad elevato contenuto di materiali ad una società fornitrice di
servizi ad alto contenuto di informazioni.

FEEDBACK
Detto anche retroazione, retroreazione, reazione. Informazione che modifica e controlla un
processo o un sistema mediante i risultati o gli effetti di quello stesso processo o sistema; il
ritorno di una parte dell’output (il segnale in uscita, cioè il prodotto di un sistema) alla fase
precedente del processo, a quella che lo ha generato (cioè all’input, il segnale o potenza in
ingresso); risposta (reazione), commenti e informazioni, su qualcosa fatto da qualcuno.

FERTILIZZANTI
Sostanze di origine naturale o chimica che aumentano la produttività dei terreni coltivati,
apportando ai vegetali gli elementi necessari al loro sviluppo. I componenti dei fertilizzanti
appartengono a tre categorie: princìpi attivi (azoto, fosforo e potassio); oligoelementi (ferro,
manganese, rame, zinco e boro); correttivi (a base di calcio, magnesio e zolfo). I prodotti di
origine sintetica presenti sul mercato possono essere semplici, se contengono un solo principio
attivo, oppure complessi se ne contengono due (fertilizzanti binari) o tre (fertilizzanti ternari).

FILIERA
L'insieme delle attività (dall'estrazione delle materie prime ai processi industriali di lavorazione,
dai macchinari utilizzati per fabbricare gli imballaggi agli utilizzatori finali) che caratterizzano il
ciclo di vita di ogni materiale impiegato (COMIECO).

FISCALITÀ’ AMBIENTALE
Insieme di tasse e tributi che incentivano l’uso di risorse abbondanti e favoriscono il risparmio di
risorse limitate. A seconda della base che vanno a colpire le tasse ambientali possono essere
ripartite in: tasse e tariffe sulle emissioni; tasse sui prodotti; tasse d’uso riferite ai servizi
ambientali ottenuti in loro cambio.

FITOFARMACI
Sostanze o prodotti, spesso di origine sintetica, che esplicano una funzione medicinale nei
confronti delle piante. A seconda del bersaglio a cui sono destinati, i fitofarmaci si distinguono in
insetticidi, erbicidi, fungicidi, ecc. Possono esercitare un’azione preventiva, oppure rimediare ad
un’aggressione già in corso. Se sono costituiti da organismi viventi (microrganismi, ovature di
insetti benefici) si può parlare di biopesticidi.
FOGNATURA
La fognatura domestica è costituita da una rete di collettori secondari e principali, che
raccolgono le acque provenienti dalle abitazioni e le adducono a un impianto terminale per il
trattamento di depurazione. L’effluente che esce dall’impianto è riversato nel corso d’acqua
ricevente (fiume, canale, lago, mare). Le fognature separate convogliano soltanto i liquami
domestici; quelle miste ricevono anche l’acqua proveniente dalle strade in tempo di pioggia.

FONDI STRUTTURALI
Sono il principale strumento finanziario comunitario per la distribuzione di aiuti regionali
nell'ambito dell'Unione Europea. Attualmente vi sono quattro Fondi distinti: 1) il Fondo europeo
di sviluppo regionale (FESR); 2) il Fondo europeo agricolo di orientamento e garanzia (FEAOG)
(sezione di orientamento); 3) il Fondo sociale europeo (FSE); 4) lo strumento finanziario di
orientamento della pesca (SFOP).

FONTI ENERGETICHE NON RINNOVABILI


Le fonti di energia presenti sulla Terra solo in quantità limitate. Sono materie prime che si
estraggono dal sottosuolo. Tra le più importanti i combustibili fossili ed alcuni materiali
radioattivi quali l'uranio.

FONTI ENERGETICHE RINNOVABILI


Sono fonti di energia disponibili in maniera continuativa ed in quantità tali da non essere
soggette ad esaurimento. Tra le principali vi sono l'energia solare, l'energia eolica e quella
derivante dall'impiego di biomasse, a cui si aggiunge l'utilizzo dell'energia geotermica ed altre
ancora in fase di sperimentazione, come lo sfruttamento della differenza di temperatura negli
oceani tra le acque calde di superficie e quelle fredde in profondità. L’utilizzo di queste fonti
produce un inquinamento molto ridotto.

FORESTA
Vasta estensione di terreno ricoperta da alberi di alto fusto. In base alla latitudine e al clima nei
quali si sviluppa e alle piante che la costituiscono, assume aspetti e denominazioni diversi: a
galleria, decidua, di conifere, equatoriale, tropicale, spinosa.

FORNI D’INCENERIMENTO
Impianti per il trattamento dei rifiuti urbani e/o speciali, che utilizzano processi di combustione
condotti in eccesso di ossigeno; i prodotti della combustione sono essenzialmente anidride
carbonica e acqua. Tali processi trovano frequente applicazione a livello industriale con l’utilizzo
e combustibili convenzionali (gas naturale, olio combustibile e carbone) e attualmente vengono
utilizzati come una delle soluzioni alternative alla collocazione dei rifiuti in discarica. Per quanto
riguarda l’incenerimento dei RSU, dei RSA e dei rifiuti speciali i forni normalmente utilizzati
sono i seguenti: - Forni a griglia, del tipo a barrotti, a rulli, o stocker (derivato dalle caldaie di
combustione del carbone), adatti per rifiuti indifferenziati o per frazioni combustibili (carta,
cartoni, plastiche, tessili, ecc.). Questi forni hanno avuto una diffusa applicazione, in
conseguenza della notevole flessibilità d’esercizio e del buon grado di affidabilità. - Forni a letto
fluido, del tipo bollente o ricircolante, adatti in particolare modo per le frazioni dei RSU a più
elevato potere calorifico come RDF, residui plastici, ecc.. - Forni a tamburo rotante, largamente
utilizzati nel campo dei rifiuti industriali, grazie alla loro affidabilità e flessibilità; questo tipo di
forno ha trovato invece scarsa applicazione nel settore RSU per il suo basso rendimento
energetico e gli elevati costi di investimento e di esercizio. - Forni a camera statica, costituiti da
camere di combustione, generalmente cilindriche, dotate di bruciatori e lance per l’immissione di
combustibili liquidi o gassosi; nell’ambito dello smaltimento dei rifiuti sono impiegati per la
termodistruzione di reflui liquidi e sfiati gassosi. Per tutti i nuovi impianti d’incenerimento di
rifiuti la recente normativa (D. Lgs. 5.2.97, n. 22) impone, a partire dal 1°.1.99, l’adozione di
sistemi di recupero energetico. Anche la convenienza economica suggerisce di installare cicli
termici in modo da ottenere: - produzione di sola energia termica (vapore); - produzione di sola
energia elettrica; - cogenerazione di energia termica ed elettrica. Per esempio dalla
termodistruzione di 1 t di RSU con potere calorifico inferiore (p.c.i.) di 2.200-2.300 kcal/kg, si
possono produrre 2,5-3 t di valore o 500-600 kWh di energia elettrica. Dalla combustione dei
rifiuti restano come residui, scorie e ceneri, che rappresentano il 25-30% in peso dei rifiuti stessi
(circa il 10% in volume).

FORUM CIVICO
Raggruppamento di soggetti territoriali, previsto dall’Agenda 21 Locale, che ha l’obiettivo di
costruire visioni condivise sugli indirizzi da adottare e le strategie da perseguire per uno sviluppo
locale sostenibile.

FOTOCHIMICO
Effetto della luce su una reazione chimica.

FOTOSINTESI
Reazione chimica di sintesi favorita dalla luce. In particolare, attraverso la fotosintesi
clorofilliana si instaura un processo biochimico mediante il quale le piante fornite di clorofilla
convertono l’energia luminosa solare in energia chimica, utilizzando acqua e anidride carbonica
per sintetizzare sostanze organiche (soprattutto carboidrati) e liberando nell’atmosfera l'ossigeno.
E' la più importante funzione di nutrizione delle piante autotrofe. L'energia accumulata durante la
fotosintesi sostiene tutta la catena alimentare e può liberarsi nuovamente sotto forma di calore
anche attraverso la combustione del legno o dei combustibili fossili.

FRANA
Distacco e caduta di masse rocciose compatte e incoerenti da versanti più o meno ripidi. Le
cause possono essere diverse: terremoti, dilavamento ed erosione delle acque superficiali, gelo e
disgelo di acque penetrate nelle fessure della roccia, distacco per gravità di strati inclinati.

FRANOSITA’
Attitudine di un terreno o di una parete rocciosa a subire scivolamenti o distacchi di porzioni più
o meno estese lungo un piano di rottura, sotto l’effetto della gravità (Campo gravimetrico
terrestre).

FSE
Fondo Sociale Europeo. Fondo che sostiene e completa le attività degli Stati membri (UE) volti a
sviluppare il mercato del lavoro nonché le risorse umane. (Regolamento CEE 1784/1999).

FUMI DI COMBUSTIONE, trattamento dei


E’ un processo volto a rimuovere o ridurre il contenuto di sostanze inquinanti presenti nei fumi
di combustione di sostanze quali carbone, olio combustibile, gas naturale, RDF, RSU, ovvero di
qualsiasi sostanza in grado di sostenere una combustione. Il trattamento dei fumi di combustione
viene effettuato utilizzando una o più unità di abbattimento degli inquinanti.

FUNZIONI AMBIENTALI
Tutti i possibili usi che l’uomo può fare dell’ambiente per scopi produttivi, di consumo ed in
generale di fruizione; le funzioni che l’ambiente rende all’attività umana sono il controllo
dell’erosione del suolo, la regolazione e la depurazione dell’acqua, la produzione di risorse
agricole ed alimentari, la conservazione evolutiva delle risorse genetiche, dell’habitat e delle
zone umide, la conservazione degli spazi naturali (una vera risorsa non rinnovabile), la messa a
disposizione delle materie prime, l’assorbimento dei residui, le grandi funzioni di regolazione del
clima e della composizione chimica dell’atmosfera, il mantenimento delle condizioni di
equilibrio nei cicli dei nutrienti.
G
GAS AD EFFETTO SERRA o GAS SERRA (GREENHOUSE GASES)
Sostanze gassose che consentono il riscaldamento della parte più bassa dell'atmosfera e della
superficie terrestre, permettendo lo sviluppo delle specie animali e vegetali sulla Terra.
Dall'inizio dell'era industriale ad oggi l'aumento delle concentrazioni di questi gas nell'atmosfera
secondo molti scienziati sta provocando una tendenza al riscaldamento eccessivo e una
conseguente modificazione dei clima dell'intero pianeta. L'elenco dei gas serra è molto ampio,
ma le sostanze che contribuiscono in maniera significativa all'effetto serra sono: l'anidride
carbonica (CO2), il metano (CH4), il protossído di azoto (N20), i clorofuorocarburi (CFQ di
origine esclusivamente umana, e l'ozono (O3).

GAS NATURALE
Da un punto di vista geologico il gas naturale è la fase gassosa del petrolio. Esso è costituito in
massima parte da metano e per il resto da quantità variabile, a seconda dei giacimenti, di
idrocarburi paraffinici superiori quali etano, propano, butano, pentano, ecc. Trova larghissime
applicazioni nell’uso domestico, nell’industria e, come materia prima, nell’industria
petrolchimica.

GENETICA
Scienza che si occupa della trasmissione dei caratteri ereditari depositati in codice nei geni, unità
di cui sono costituiti i cromosomi. ogni gene determina un particolare carattere.

GFS
Sistema di valutazione di gestione forestale sostenibile basata su criteri, indicatori e linee guida
operative messi a punto nel corso del cosiddetto "processo pan europero" per la protezione delle
foreste.

GIS
Geographical Information System. E’ un insieme complesso di componenti hardware, software,
umane e intellettive per acquisire, trattare, analizzare, immagazzinare e restituire in forma
digitale, grafica e alfanumerica, dati di qualsiasi tipo riferiti ad un territorio. Si tratta cioè
dell’evoluzione informatica delle carte tematiche, con il vantaggio del formato elettronico che ne
permette un più facile aggiornamento.

GLOBAL COMMONS
Beni comuni dell’umanità: gli oceani ed i mari, lo spazio esterno alla superficie planetaria, il
clima e la sua evoluzione nei tempi lunghi, l’Antartide. Essi vanno intesi in senso ampio ed
includono il sistema generale costituito dal ciclo dell’acqua, lo stato dell’atmosfera e l'interfaccia
mare/atmosfera. Inoltre, con una posizione che supera una visione limitata alla fisicità dei beni e
che corrisponde in termini etici e biologici alle caratteristiche di un pianeta su cui si è sviluppata
la vita, tra i global commons vanno compresi foreste e biodiversità ed i loro effetti sulla
stabilità/evoluzione dei grandi cicli bio-geo-chimici.

GPS
Global Positioning System. E’ un sistema che consente, per mezzo di un ricevitore, un software
dedicato e una costellazione di satelliti, di determinare con un’altissima precisione la posizione al
suolo e l’altimetria di un punto, tramite triangolazioni orbitali. Utilizzato inizialmente per scopi
militari, è stato in seguito applicato alla navigazione oceanica. Oggi è in uso anche per alcuni
sistemi di sicurezza personale (antifurti) e nel settore hobbistico.
GREENMARKETING
Il marketing verde o ambientale richiede strategie di gestione e di mercato che siano in grado di
affrontare con efficacia le sfide legate alla definizione del termine "verde", ai processi di
sviluppo di prodotti "ecologici" ed alla comunicazione dell'impegno e delle iniziative di
salvaguardia dell'ambiente, affinché i prodotti siano credibili e abbiano l'impatto desiderato sulla
clientela. Il marketing verde mira essenzialmente al raggiungimento di due obiettivi: sviluppare
prodotti dei quali sia garantita la compatibilità ambientale, cioè che abbiano un impatto minimo
sull'ambiente e che allo stesso tempo siano in grado di soddisfare le esigenze dei consumatori in
termini di servizio , prezzo, convenienza e comodità; trasmettere un'immagine di elevata qualità,
che includa la sensibilità ambientale, sia per quanto concerne gli attributi specifici del prodotto,
sia per quanto riguarda la reputazione dell'azienda produttrice relativamente al grado di
conformità ambientale.

GREENPEACE
Associazione ambientalista fondata in Canada nel 1971, con sede ad Amsterdam. E’ presente in
32 paesi di tutti i continenti ed è ufficialmente riconosciuta dalle Nazioni Unite. E’ presente in
Italia, con unica sede a Roma, dal 1986. Si è particolarmente impegnata per la salvezza del
Mediterraneo contro l’uso dell’energia nucleare, per il controllo del trasporto dei rifiuti tossici,
per la salvaguardia di alcune specie animali in estinzione (balene), contro lo sfruttamento
intensivo della pesca, contro l’inquinamento industriale, per il risparmio energetico. Greenpeace,
che vive esclusivamente del libero contributo versato annualmente dai cinque milioni di
sostenitori in tutto il mondo, conta una flotta di sei navi, di numerosi gommoni e di una
mongolfiera.

GREEN PUBLIC PROCUREMENT


Si tratta di un sistema che permette di introdurre criteri ambientali nelle procedure relative
all’acquisto di beni e servizi da parte delle pubbliche amministrazioni. Scopo ultimo del progetto
è quello di spingere le imprese a produrre beni con migliori prestazioni ambientali, il che non
può prescindere dall’assumere il criterio fondamentale dell’eco-efficienza.

GWP
Global Warning Potential. Potenziale di riscaldamento della terra di un certo gas che viene
indicato come la massa equivalente di CO2 (che è il gas serra presente con la più elevata
concentrazione nella stratosfera) occorrente per creare lo stesso effetto nello stesso periodo di
tempo (20,50 o 100 anni).
H
HABITAT
Dal latino "abitare", è il complesso delle condizioni ambientali in cui vive una particolare specie
di animali o di piante, o anche il luogo ove si compie un singolo stadio del ciclo biologico di una
specie. Indica quindi una unità strutturale identificabile come elemento di un ecotessuto o
paesaggio.

HACCP
Hazard Analysis and Critical Control Point. Metodologia di analisi, valutazione e controllo degli
aspetti di rischio di un sistema, richiamata dalla Direttiva CEE 93/43 del 14/06/93, recepita in
Italia con il d. Lgs 155/97 del 26/05/97, che stabilisce le norme generali di igiene dei prodotti
alimentari.

HDI (Human Development Index)


L’indice di sviluppo umano (Human Development Index / HDI) è uno strumento del UNDP
presentato per la prima volta in un rapporto del 1991 e da allora applicato in numerosi studi. Lo
scopo è di avere indici diversi per la ricchezza , tipicamente misurata con il prodotto nazionale
lordo, e per il benessere di una popolazione. L’HDI. è composto dal prodotto tra il prodotto
nazionale lordo (Gross National Product / GNP) per l’aspettativa di vita, il livello di istruzione e
le differenze di genere. Esso è normalizzato in modo da ottenere valori tra zero (minimo
benessere) ed uno (massimo benessere).

HUMUS
E' quella parte della sostanza organica del suolo che deriva da complesse azioni di trasformazioni
a carico dei residui di origine vegetale e animale. Tale processo si completa con la sintesi di
molecole organiche a diverso grado di complessità di natura colloidale che in laboratorio è
possibile isolare anche in funzione del differente peso molecolare. Queste sono classicamente
rappresentate dagli acidi umici, dagli acidi fulvici e dalla umina che insieme costituiscono le
sostanze umiche.
I
IDROCARBURI
Vasta classe di composti chimici formati da carbonio e idrogeno, molti dei quali, gassosi, liquidi
o solidi, sono i principali costituenti del greggio e del gas naturale, oltre che di varie sostanze
naturali (resine, caucciù, ecc.). Per la loro diversa struttura molecolare, essi hanno proprietà
fisiche e chimiche diverse e sono quindi in grado di essere utilizzati in moltissimi campi. La loro
caratteristica fondamentale è quella di produrre energia termica per ossidazione rapida (cioè
bruciano). Questa caratteristica può essere utilizzata per produrre energia secondo tecnologie
estremamente flessibili. Essi inoltre forniscono la materia prima indispensabile all’industria
chimica moderna che è per questo detta petrolchimica. Nelle molecole degli idrocarburi gli atomi
di carbonio possono legarsi in gran numero, formando catene aperte (idrocarburi alifatici aciclici:
alcani, alcheni, alchini, ecc.) e chiuse (idrocarburi ciclici: alifatici ciclici o aliciclici e aromatici).
Se vi figurano solo legami semplici si hanno idrocarburi saturi (alcani, cicloalcani), se vi sono
anche legami doppi o tripli si hanno idrocarburi insaturi (alcheni, alchini). Il grande numero di
atomi di carbonio che possono far parte delle molecole degli idrocarburi, la possibilità di
scambio di valenze diverse tra gli atomi di carbonio e l’isomerizzazione rendono pressoché
illimitato il numero dei possibili composti del carbonio. Si stima siano oltre tre milioni i
composti già conosciuti e che circa 100.000 ne vengano isolati o sintetizzati ogni anno.

IEA
International Energy Agency: Agenzia Internazionale dell'Energia. Organizzazione autonoma
costituita nel 1974 nell'ambito dell'OECD (Organization for Economic Cooperation and
Development) per realizzare l'International Energy Program (IEP), un accordo tra gli Stati Uniti
ed i paesi grandi consumatori di petrolio (Bruxelles, settembre 1974), dopo la decisione
unilaterale dell'OPEC di aumentare notevolmente il prezzo del greggio. Compito della IEA è di:
cooperare per ridurre la dipendenza eccessiva dal petrolio, per realizzare il risparmio energetico e
lo sviluppo di fonti energetiche alternative; cooperare con i paesi produttori e consumatori di
petrolio allo scopo di creare un commercio stabile dell'energia e una sua migliore utilizzazione
nel mondo; mettere a punto un piano di emergenza per ripartire tra i paesi membri il petrolio
disponibile nel loro ambito, nel caso di blocco degli approvvigionamenti. L'Agenzia ha sede a
Parigi e ne sono membri 23 paesi consumatori di petrolio: Australia, Austria, Belgio, Canada,
Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Italia,
Lussemburgo, Norvegia, Nuova Zelanda, Olanda, Portogallo, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia,
USA.

IMBALLAGGIO
Il prodotto, composto di materiali di qualsiasi natura, adibito a contenere e a proteggere
determinate merci dalle materie prime ai prodotti finiti, a consentire la loro manipolazione e la
loro consegna dal produttore al consumatore o all'utilizzatore, e ad assicurare la loro
presentazione, nonché gli articoli a perdere usati allo stesso scopo (Decreto Legislativo 22/97)
(COMIECO).

IMMISSIONI
Rilascio, in atmosfera o nei corpi idrici, e conseguente trasporto turbolento, di un inquinante
nell’ambiente.

IMPATTO AMBIENTALE
Insieme degli effetti che un’opera (impianto industriale, centrale energetica, strada, ecc.) produce
sul territorio circostante, provocando alterazioni o perturbazioni di singole componenti
dell’ambiente o del sistema ambientale complessivo. Per realizzare opere di grande portata, è
vincolante un giudizio preventivo sulla compatibilità ambientale detto VIA.

IMPATTO VISIVO
L’impatto visivo può essere definito come il grado di percezione, da parte di un osservatore, di
un insediamento industriale o abitativo o delle modifiche, in genere, apportate dall’intervento
umano su un determinato territorio. Il grado dell’impatto visivo dipende da molteplici fattori,
come la difficoltà del paesaggio preesistente ad accogliere i nuovi elementi, oppure, al contrario,
la sua capacità ad integrarsi con essi.

IMPATTO ZERO
Impatto al di sotto della soglia rappresentata dalla capacità dei sistemi naturali di
autodepurazione e che, quindi, non altera l'equilibrio di un ecosistema.

IMPRONTA ECOLOGICA
E’ la superficie di territorio necessaria per sostenere una data economia e mantenere il suo
standard di vita e di consumi; la sua valutazione permette di stimare il consumo di risorse e la
necessità di assimilazione di rifiuti da parte di una determinata popolazione umana o di una certa
economia e di esprimerle in termini di superficie di territorio produttivo corrispondente. E’ stato
largamente impiegato per illustrare in modo visivo e diretto l’insostenibilità della maggior parte
dei sistemi socioeconomici in rapporto alle dimensioni de loro territorio ed alla corrispondente
capacità produttiva di risorse rinnovabili primarie, che come visto in precedenza rappresentano la
base essenziale - anche se poco riconosciuta - dell’economia. In altri termini l’impronta
ecologica illustra in modo chiaro il debito che le società hanno nei confronti dell’ambiente.

INCENERIMENTO
Smaltimento di rifiuti solidi o di fanghi mediante loro combustione, con l'obiettivo di ridurne il
volume e di trasformare/abbattere eventuali sostanze tossiche. L'incenerimento può permettere
inoltre il recupero del calore generatosi per la produzione di vapore acqueo ed energia elettrica e
dei rifiuti solidi (ceneri) come materiali inerti da costruzione.

INCENERIMENTO di rifiuti
L’incenerimento consiste nell’essiccare e poi bruciare in appositi impianti (Forni
d’incenerimento) i rifiuti; i materiali vengono trasformati in sostanze inerti, come ceneri e scorie,
ed in gas, che necessitano di particolari trattamenti di depurazione, per evitare qualsiasi tipo di
inquinamento. Il nuovo D. Lgs. sui rifiuti del 5/2/97 recita: "A partire dal 1° gennaio 1999 la
realizzazione e la gestione di nuovi impianti di incenerimento possono essere autorizzate solo se
il relativo processo di combustione è accompagnato da recupero energetico".

INCENERITORE
Qualunque apparato tecnico utilizzato per l'incenerimento dei rifiuti mediante ossidazione
compreso il pretrattamento tramite pirolisi o altri processi di trattamento termico, per esempio il
processo al plasma, a condizione che i prodotti che si generano siano successivamente inceneriti,
con o senza recupero del calore di combustione prodotto. La presente definizione include tutte le
installazioni ed il luogo dove queste sono ubicate compresi: la ricezione dei rifiuti in ingresso
allo stabilimento, lo stoccaggio, le apparecchiature di pretrattamento, l'inceneritore, i sistemi di
alimentazione dei rifiuti, del combustibile ausiliario e dell'aria di combustione, il generatore di
calore, le apparecchiature di trattamento, movimentazione e stoccaggio dei rifiuti risultanti dal
processo di incenerimento, le apparecchiature di trattamento dei gas e delle acque di scarico, i
camini, i dispositivi e sistemi di controllo delle varie operazioni, e di registrazione e
monitoraggio delle condizioni di incenerimento; per "capacità nominale dell'impianto di
incenerimento" si intende la somma delle capacità di incenerimento dei forni che compongono
l'impianto, quali previste dal costruttore e confermate dal gestore, espressa in quantità di rifiuti
che può essere incenerita in un'ora, riferita al potere calorifico medio dei rifiuti stessi (art. 2 D.
Min. 19/11/97, n. 503).

INCENTIVI E SUSSIDI AMBIENTALI


Con l’espressione "incentivi ambientali" o "sussidi ambientali" si fa comunemente riferimento a
quella parte di strumenti economici e finanziari di politica ambientale, a disposizione del
decisore, per indurre gli operatori economici che causano emissioni inquinanti (generalmente
appartenenti al sistema dei produttori e delle imprese) ad adottare comportamenti rivolti alla
riduzione delle stesse. I tipi di azione che attraverso questi strumenti il decisore innesca tra gli
operatori consistono in pratica nella diminuzione delle quantità prodotte, nell’aumento del livello
di abbattimento delle emissioni inquinanti, nell’adozione di tecnologie più pulite, nella
riformulazione dei processi produttivi e/o prodotti in un’ottica ambientalmente consapevole. Le
categorie in cui è possibile articolare le diverse forme di incentivo sono: sussidi, aiuti finanziari,
interventi sul mercato.

INCERTEZZA
Orio Giarini e Hans Jonas, e successivamente Ulrich Beck, hanno parlato dell’era moderna come
un’era di incertezza. L’intenso dibattito scientifico sull’evoluzione della temperatura terrestre o
sull’esaurimento dello scudo di ozono costituiscono solamente due esempi di quanto ancora,
nonostante i continui progressi, la definizione degli aspetti biofisici di molti fenomeni ambientali
risenta di un elevato grado di incertezza. Questa incertezza tende ad aumentare con l’aumentare
della dimensione spaziale e temporale di indagine. All’incertezza fisica si associa poi
un’incertezza “economica” che determina una difficile valutazione dei costi e benefici associati
ad ogni intervento di protezione ambientale. Se l’incertezza è connaturata con la conoscenza dei
principali aspetti scientifici ed economici allora l’applicazione del principio di precauzione
diviene fondamentale nella gestione dell’attività umana.

INCIDENTE RILEVANTE
Un evento quale un'emissione, un incendio o un'esplosione di grande entità, dovuto a sviluppi
incontrollati che si verifichino durante l'attività di uno stabilimento soggetto alla presente
direttiva e che dia luogo ad un pericolo grave, immediato o differito, per la salute umana e/o per
l'ambiente, all'interno o all'esterno dello stabilimento, e in cui intervengano una o più sostanze
pericolose (Reg. 1836/93).

INDICATORE
È un qualsiasi parametro che provvede alla rappresentazione sintetica di un fenomeno
complesso. Un indicatore ambientale deriva da una osservazione o misurazione di una variabile
ambientale: per i fenomeni dell'inquinamento i livelli misurati delle diverse sostanze chimiche
sono a tutti gli effetti indicatori della qualità dell'ambiente. Aggregando in maniera opportuna gli
indicatori corrispondenti alle singole dimensioni dei fenomeno osservato si possono ottenere i
cosiddetti "indici", che forniscono una informazione sintetica e unitaria dell'entità originale.

INDICATORI DI PRESTAZIONE AMBIENTALE


In analogia con il sistema di contabilità economico-finanziaria, gli indicatori ambientali
riclassificano e sintetizzano i dati sugli aspetti ambientali raccolti dal sistema informativo, per
fornire un quadro immediato e rappresentativo della situazione aziendale in ambito ambientale,
confrontabile con il contesto temporale e territoriale in cui l’impresa è inserita e con gli obiettivi
che si è prefissata. Gli indicatori di prestazione ambientale, comunemente utilizzati dalle imprese
nei rapporti, nei bilanci e nelle dichiarazioni ambientali per la comunicazione con l’esterno,
possono essere classificati in quattro categorie, a seconda degli aspetti che rappresentano:
1. indicatori di misurazione degli sforzi aziendali per il controllo e la minimizzazione degli
impatti ambientali, che sintetizzano informazioni come l’entità degli investimenti;
2. effettuati, il numero di addetti dedicati, il livello di razionalizzazione gestionale e
organizzativa conseguito;
3. indicatori diretti di tipo fisico, che sintetizzano dati riguardanti tipo e livello delle emissioni
inquinanti prodotte e l’utilizzo delle risorse naturali da parte dell’impresa;
4. indicatori di relazione con il territorio, indicanti il numero di controversie, reclami o incidenti
verificatisi in un determinato periodo di riferimento;
5. indicatori di tipo economico, che sintetizzano gli eventuali costi sostenuti per la bonifica o il
ripristino di aree inquinate, per il riciclaggio di materiali o per l’eliminazione dei rifiuti.
Gli indicatori usati a fini di gestione interna e controllo degli aspetti ambientali che
caratterizzano le attività aziendali si possono invece suddividere in due macro-categorie:
1. indicatori di performance ambientale, corrispondenti a valori quantitativi e qualitativi che
valutano l’efficienza e l’efficacia aziendali nell’uso del fattore ambiente;
2. indicatori di impatto ambientale, che valutano gli effetti negativi sull’ambiente naturale delle
attività aziendali.
Tra gli indicatori di performance ambientale si possono ulteriormente distinguere:
1. indicatori di processo, che valutano l’efficienza aziendale in termini di uso delle risorse
naturali e di impatto sull’ambiente;
2. indicatori eco-finanziari, che correlano gli interventi effettuati per il miglioramento delle
prestazioni ambientali con i relativi costi di gestione e investimento;
3. indicatori di gestione, che valutano invece la capacità dell’impresa di raggiungere gli obiettivi
di prestazione ambientale in termini di mantenimento della conformità normativa, di corretta
applicazione del SGA, di integrazione con le altre funzioni aziendali.
Gli indicatori di impatto ambientale possono invece essere:
1. di tipo fisico, per misurare il contributo delle attività aziendali al mutamento delle condizioni
ambientali locali e globali;
2. di tipo economico, per convertire in termini economici i cambiamenti nell’ambiente naturale
provocati dalle attività aziendali.

INDICATORI DI SOSTENIBILITA’
Gli indicatori di sviluppo sostenibile, per essere considerati tali, devono soddisfare quattro criteri
specifici che un indicatore di sostenibilità dovrebbe soddisfare:
1. rilevare eventuali cambiamenti in assetti importanti (ad esempio, risorse naturali, qualità
delle acque);
2. individuare fattori che potrebbero essere fonti di costi o benefici significativi per le
generazioni presenti o future;
3. individuare qualsiasi problema che possa essere risolto solo in un determinato periodo di
anni, decadi o secoli;
4. mettere in evidenza problemi specifici per i quali esistano dei livelli-soglia oltre i quali anche
piccoli cambiamenti potrebbero essere causa di effetti irreversibili.

INERTIZZAZIONE
Processo finalizzato a ridurre la mobilità dei contaminanti, ad esempio la solubilizzazione in
acqua, prevenendo o limitando al minimo il loro trasferimento nell'ambiente.

INFORMAZIONE (AMBIENTALE)
Qualsiasi informazione disponibile in forma scritta, visiva, sonora o contenuta nelle basi di dati
riguardante lo stato delle acque, dell'aria, del suolo, della fauna, della flora, del territorio e degli
spazi naturali. L'informazione ambientale riguarda anche le attività, comprese quelle nocive, o le
misure che incidono o possono incidere negativamente sulle predette componenti ambientali e le
attività o le misure destinate a tutelarle, ivi comprese le misure amministrative e i programmi di
gestione dell'ambiente. Le autorità pubbliche (amministrazioni pubbliche statali, regionali, locali,
aziende autonome, enti pubblici e concessionari di pubblici servizi) sono tenute a rendere
disponibili le informazioni relative all'ambiente a chiunque ne faccia richiesta, senza che questi
debba dimostrare il proprio interesse.

INNOVAZIONE ORIENTATA ALL’AMBIENTE


L’innovazione connessa alla gestione ambientale è un fenomeno complesso. Esso si presta ad
una lettura articolata su quattro livelli: 1) il processo di trasformazione. Gli interventi riguardanti
la fase di trasformazione si concentrano sull’ottimizzazione dei consumi di materie prime, acqua
ed energia, sulla minimizzazione degli scarti e delle emissioni e sulla chiusura dei cicli
produttivi. 2) il prodotto. Gli interventi in questo ambito mirano a rendere i prodotti
intrinsecamente meno inquinanti e dannosi per l’ambiente e la salute dell’uomo, a progettare
beni facilmente disassemblabili e costituiti con materiali recuperabili a fine vita e ad allungare la
vita utile dei prodotti, al fine di ridurre la quantità complessiva di rifiuti. 3) i sistemi di
smaltimento e di riciclaggio. Si tratta di soluzioni tecnologiche che hanno come obiettivo la
riduzione a valle (end of pipe) delle emissioni nocive e dei rifiuti, nonché il recupero e il
riciclaggio che favoriscono la reimmissione dei sottoprodotti/scarti nel ciclo di trasformazione o
l’impiego degli stessi in altri ambienti. 4) i sistemi di monitoraggio e di gestione. La corretta
formulazione e implementazione delle politiche ecologiche prevede l’individuazione di chiare
responsabilità organizzative e l’introduzione di meccanismi operativi di pianificazione,
attuazione e controllo, che permette al management aziendale, attraverso la predisposizione di
una contabilità ecologica o, in una fase più avanzata, dei veri e propri eco-bilanci, di monitorare
e migliorare continuamente il rendimento ambientale dell’impresa.

INQUINAMENTO
Alterazione dei parametri fisici, chimici e biologici propri di un ambiente, in stato di equilibrio,
provocata dalle attività umane. L’inquinamento può riguardare il suolo, le acque e l’aria. Tra gli
agenti inquinanti si distinguono: sostanze organiche, quali idrocarburi, clorofluorocarburi, il cui
effetto dannoso è provocato da un accumulo anomalo; sostanze inorganiche, come metalli
pesanti, amianto ed altre sostanze che esercitano un’azione tossica sull’uomo, gli animali, le
piante o l’ambiente nel suo insieme; fonti sonore, come il traffico automobilistico o le attività
produttive che provochino disturbi acustici; fonti di calore, come gli scarichi di acque a
temperatura superiore a quella ambiente; fonti di radiazioni pericolose (ad esempio quelle
ionizzanti) o anche di per se non dannose (ad esempio, la luce) o di incerto effetto (le onde
elettromagnetiche). L’inquinamento può manifestarsi su scala locale, come avviene nella
maggior parte dei casi, o globale, come succede nel caso delle emissioni inquinanti che
provocano l’effetto serra o il buco nell’ozono. Dalla fine degli anni Sessanta, l’inquinamento
rappresenta un’emergenza tenuta sotto osservazione specie nei paesi industrializzati: normative
nazionali e internazionali tendono a prevenire le possibili forme e a porre rimedio ai suoi effetti.
Importanti decisioni in tema di protezione ambientale sono state assunte dalla conferenza di Rio
de Janeiro nel 1992 (UNCED e Agenda 21).

INQUINAMENTO ATMOSFERICO
Ogni modificazione della normale composizione o stato fisico dell'aria atmosferica, dovuta alla
presenza nella stessa di uno o più sostanze in quantità e con caratteristiche tali da alterare le
normali condizioni ambientali e di salubrità dell'aria; da costituire pericolo ovvero pregiudizio
diretto o indiretto per la salute dell'uomo; da compromettere le attività ricreative e gli altri usi
legittimi dell'ambiente; alterare le risorse biologiche e gli ecosistemi ed i beni materiali pubblici
e privati.
INQUINAMENTO INDOOR
Inquinamento atmosferico in ambienti interni civili o industriali. Da un'analisi chimica dell'aria
respirata in un ambiente chiuso, è possibile rintracciare un gran numero di inquinanti. Alcuni
vengono prodotti dal metabolismo umano, altri dall'utilizzo di apparecchi di combustione, dalla
presenza di arredi e dall'impiego di vernici, colle, detergenti, diluenti. Tutte queste sostanze
possono esplicare effetti nocivi sugli organismi, allorché siano raggiunte certe concentrazioni,
portando a quella che viene definita "sindrome dell'edificio malato" o ad alterazioni organiche.
Negli ultimi anni sono aumentati gli studi tossicologici e di igiene industriale che cercano di
valutare gli effetti dell'inquinamento indoor sulle persone.

INQUINAMENTO TRANSFRONTALIERO
Inquinamento che interessa ambiti territoriali di stati diversi da quelli che lo hanno originato.

INQUINANTE
Sostanza che, immessa nell’ambiente, può alterarne le caratteristiche chimiche, fisiche e
biologiche, con potenziale rischio per la salute umana e per l’ambiente stesso.

INSETTICIDI
Sostanze in grado di combattere gli insetti dannosi, sia in difesa delle colture agricole e forestali,
sia nella lotta ai vettori di malattie per l’uomo e per gli animali da allevamento. Il loro uso
indiscriminato è dannoso per la salute.

INTERNATIONAL EMISSION TRADING


Strumento flessibile previsto dagli accordi di Kyoto finalizzato a permettere lo scambio di crediti
d’emissione tra paesi o società in relazione ai rispettivi obiettivi. Una società o una nazione che
abbia conseguito una diminuzione delle proprie emissioni di gas serra superiori al proprio
obiettivo potrà cedere (ricorrendo all’ET) tali “crediti” a un paese o una società che, al contrario,
non sia stata in grado di abbattere sufficientemente le proprie emissioni.

IPA
Idrocarburi policiclici aromatici. Idrocarburi aromatici con più anelli benzenici, alcuni dei quali
sono classificati cancerogeni per l'uomo.

IPP (Integrated Product Policy)


La politica ambientale di prodotto (Integrated Product Policy, IPP) è definita come: "una politica
pubblica esplicitamente orientata a modificare e migliorare la prestazione ambientale dei sistemi
di prodotto. Indirizzata al ciclo di vita di un prodotto nel suo complesso, la IPP si propone
innanzitutto di evitare il trasferimento di un problema da uno stadio del ciclo di vita ad un altro o
da un comparto ambientale ad un altro (ad es. dall'acqua all'aria o al suolo) ".
Per implementare tale politica sono stati individuati alcuni strumenti che dovrebbero consentire il
decollo e il consolidarsi di un mercato di prodotti ambientalmente favorevoli: Tasse ed incentivi
orientati al prodotto; Accordi ambientali volontari tra imprese o tra imprese e amministrazioni
locali; Green public procurement, in altre parole vincolo per le amministrazioni pubbliche di
inserire le caratteristiche ambientali tra le specifiche di approvvigionamento di un prodotto (a
questo scopo è necessario favorire la ricerca e sviluppo sui prodotti maggiormente compatibili
con l'ambiente. reperire fondi ad hoc); Applicare il principio della responsabilità estesa del
produttore.
IPCC
Organo intergovernativo sui cambiamenti climatici. Il ruolo di IPCC, su mandato delle Nazioni
Unite attraverso le agenzie: WMO (World Meteorological Organization) ed UNEP (United
Nations Environmental Program), è quello di fare il punto sulla situazione delle conoscenze
scientifiche, tecniche e socioeconomiche che sono fondamentali per capire il clima ed i
cambiamenti climatici indotti dalle attività umane. L’IPCC non conduce ricerche in proprio né
effettua osservazioni sugli andamenti del clima ma si avvale della letteratura scientifica
disponibile e di esperti che sulla base delle conoscenze acquisite effettuano analisi e valutazioni
per le finalità di IPCC, che, come organo intergovernativo di consulenza scientifica, sono quelle
di fornire, oltre al supporto scientifico richiesto ("special reports"), anche il quadro di riferimento
scientifico e conoscitivo aggiornato ("assessment reports" con periodicità quinquennale) per
l’attuazione delle convenzioni internazionali ONU e degli altri atti deliberati dalle Nazioni Unite
inerenti i problemi, dei cambiamenti climatici e le relative interconnessioni o conseguenze con
altri problemi ambientali e di sviluppo socioeconomico.

IPOTESI "GAIA"
Secondo questa ipotesi la Terra è un "essere vivente" e come tutti gli esseri viventi è fornita di
complessi ed in parte sconosciuti meccanismi che controllano e regolano l'ambiente in modo tale
da mantenere le condizioni ideali di vita: composizione dell'atmosfera, salinità dei mari,
temperatura e condizioni climatiche sono controllate attivamente da appositi sistemi interni.
Questa regolazione automatica è definita "omeostasi". L'ipotesi formulata nel 1969 a Princeton
non è stata smentita dalla scienza ufficiale, né‚ è stata dimostrata completamente dai sostenitori.

ISO
È l'International Organization for Standardization, vale a dire l'organismo mondiale che
sovrintende alla normazione tecnica. Nel settembre del 1996 l’ISO ha pubblicato una serie di
norme sulla gestione ambientale ed altre, relative alle procedure di valutazione del ciclo di vita,
sono in preparazione. Questi standard costituiscono ormai il punto di riferimento internazionale
più avanzato per le imprese che vogliano dotarsi di Sistemi di Gestione Ambientale per le
proprie attività produttive. Molte imprese richiedono oggi la certificazione dei propri siti
industriali ai sensi delle ISO 14000.

ISO 14000
Gruppo di norme, emesse ufficialmente il 1° settembre 1996 dall’Organismo Internazionale di
Standardizzazione per la certificazione del Sistema di Gestione Ambientale. Questi standard
costituiscono il punto di riferimento internazionale più avanzato per la imprese che vogliono
dotarsi di Sistemi di Gestione Ambientale per le proprie attività produttive. Schemativamente, i
requisiti della norma ISO 14001 sono rappresentati dalle quattro fasi di Deming, precedute dalla
politica ambientale: pianificazione, realizzazione e operatività, controlli e azioni correttive,
riesame della direzione.

ISO 9000
Norma internazionale sul sistema di qualità del prodotto. Si tratta di una famiglia di norme: di
esse, tre (9001, 9002, 9003) riguardano le condizioni contrattuali ne rapporto tra fornitore e
acquirente, una (9004) concerne i criteri di conduzione dell'azienda e la sua organizzazione
interna per operare nell'ottica della qualità. Recepite dalla CEE come EN ISO 9000 e dall'Italia
come UNI EN ISO 9000.
L
LCA (Life Cycle Assessment)
E’ un metodo di valutazione dei carichi ambientali connessi con un prodotto, un processo o
un’attività, attraverso l’identificazione e la quantificazione dell’energia, dei materiali usati e dei
rifiuti rilasciati nell’ambiente, per valutarne l‘impatto ambientale. La valutazione include l’intero
ciclo di vita del prodotto, processo o attività, che comprende l’estrazione e il trattamento delle
materie prime, la fabbricazione, il trasporto, la distribuzione, l’uso, il riuso, il riciclo e lo
smaltimento finale. Nel 1997 vengono pubblicate le Norme EN ISO 14040 e 14041. Le versioni
ufficiali in lingua italiana sono: UNI EN ISO 14040 - Titolo: Gestione ambientale - Valutazione
del ciclo di vita - Principi e quadro di riferimento. La norma specifica il quadro generale, i
principi e le prescrizioni per effettuare gli studi di valutazione del ciclo di vita e diffonderli
mediante relazione. UNI EN ISO 14041- Titolo: Gestione ambientale - Valutazione del ciclo di
vita - Definizione dell'obiettivo e del campo di applicazione e analisi dell'inventario. La norma
specifica i requisiti e le procedure necessarie per compilare e preparare la definizione
dell’obiettivo e del campo di applicazione di una valutazione del ciclo di vita (LCA), nonché per
condurre, interpretare e riportare un’analisi di inventario del ciclo di vita (LCI).
Nel 2000 sono state pubblicate da ISO le Norme 14042 (Valutazione dell'impatto del ciclo di
vita), 14043 (Interpretazione del ciclo di vita) e 14049 (Esempi di come applicare la ISO 14041).
La UNI EN ISO 14042 tratta la valutazione degli impatti associati ai flussi dell'inventario della
fase precedente. In questa fase si studia la significatività degli impatti ambientali del prodotto,
costruendo così un modello basato su indicatori di categoria rappresentativi degli impatti legati
alle emissioni (flussi in uscita) oppure all'utilizzo delle risorse naturali (flussi in ingresso). La
conclusione del processo è la fase di interpretazione dei risultati, trattata nella UNI EN ISO
14043, in cui si quantificano gli impatti permettendo dunque eventuali studi comparativi per
valutare la maggiore sostenibilità ambientale di un prodotto rispetto ad un altro, o di un rinnovato
ciclo produttivo rispetto al ciclo precedente. È la fase in cui la valutazione del ciclo di vita
conduce a risultati misurabili che possono essere di supporto al processo decisionale, soprattutto
se utilizzati in combinazione alle opportune valutazioni tecnico-economiche. La serie ISO 14040
si completa infine con alcuni rapporti tecnici che costituiscono ottimi supporti per l'applicazione
delle norme: l'ISO/TR 14049 riporta esempi di analisi dell'inventario secondo la ISO 14041,
l'ISO/TR 14047, in fase di elaborazione a livello internazionale, riporta esempi di valutazione
degli impatti, mentre per l'interpretazione dei risultati l'ISO/TR 14048, appena uscita (novembre
2002), definisce il formato dei dati per la presentazione dei risultati dello studio in maniera
omogenea.
La LCA si sviluppa attraverso le seguenti fasi (dette delle 4 I):
1. Definizione degli obiettivi e delle finalità (Initiation)
2. Analisi dell'inventario (Inventory)
3. Valutazione dell'impatto (Impact)
4. Interpretazione dei risultati (Interpretation)
L’analisi del ciclo di vita può essere, a seconda del grado di approfondimento, di sei tipi:
LCA Concettuale: utilizzata in modo strategico solo nelle prime fasi, non considera numerosi
aspetti della vita del prodotto e non entra in dettaglio nelle differenze con altri prodotti.
LCA Preliminare: non prende in considerazione tutta la vita del prodotto, tuttavia entra
sufficientemente nel dettaglio permettendo così la comparazione tra più prodotti.
LCA Completa: è la metodologia applicata in ogni suo punto, consentendo di sviluppare etichette
ecologiche e apportare miglioramenti al prodotto. LCA Selettiva, o screening LCA: individua le
fasi di vita di un prodotto che ne determinano i principali impatti ambientali. Non comprende la
raccolta dei dati e loro valutazione per le altre fasi di vita. LCA Quantitativa: fornisce
informazioni di tipo strettamente quantitativo, basate sulla definizione di quattro matrici dette
"primarie" e una di "sintesi". Le matrici "primarie" mostrano: le implicazioni ambientali
connesse alla realizzazione di un prodotto, gli aspetti socio-politici, gli impatti ambientali, gli
eventuali aspetti di impatto tossicologico. La matrice di "sintesi" contiene il sommario delle
valutazioni per consentire il confronto tra le diverse opzioni eventualmente considerate.
LCA parziale o "Streamlining" : evidenzia la o le fasi di maggior rilevanza ambientale
soprattutto nel caso di comparazioni di prodotti e dà indicazioni sull'eliminazione di quei
componenti che producono rilevanti impatti nella vita del prodotto.

LCC (Life Cycle Costing)


Analisi dei costi ambientali (interni ed esterni) legati al ciclo di vita di un prodotto/processo che
comprende tutti i costi ambientali, da quelli relativi alla fase di estrazione delle materie prime
necessarie per la produzione del bene/servizio oggetto d’indagine fino a quelli legati all’utilizzo
o alla fruizione da parte del consumatore e al post consumo (trattamento, recupero, riuso,
riciclo).

LEGAMBIENTE
Associazione ambientalista costituita nel 1980, presente su tutto il territorio nazionale. Ogni anno
promuove due campagne per il monitoraggio della qualità delle acque di balneazione (Goletta
verde) e per il monitoraggio dell’inquinamento acustico ed atmosferico (Treno verde).E' inoltre
promotrice di numerose altre iniziative, che coinvolgono ogni anno migliaia di volontari, quali
l’operazione "Spiagge pulite", Clean-up the World/Puliamo il mondo, la "Festa dell’albero".
Attraverso i Centri di Azione Giuridica promuove, su segnalazione dei cittadini, centinaia di
iniziative giudiziarie. L’Istituto di Ricerche ambiente Italia cura un rapporto annuale sullo stato
del paese e l’analisi ambientale delle città e delle regioni italiane.

LEGISLAZIONE AMBIENTALE
Normative che impongono regole, incentivi e disincentivi, per ridurre l'inquinamento tramite
limiti alle attività, standard di qualità ambientale, pianificazione territoriale, tasse e contributi.

LIMITI ALLO SVILUPPO


Limiti che la natura finita delle risorse e la capacità limitata di assorbire gli scarti e le emissioni
impone all’industrializzazione e alla crescita demografica. Il termine è stato introdotto nel 1972
dal Rapporto del Club di Roma “I limiti della crescita”.

LIMITI DI ESPOSIZIONE
I limiti di esposizione indicano, per ciascuna sostanza considerata, le concentrazioni delle
sostanze aerodisperse alle quali si ritiene che la maggior parte dei lavoratori possa rimanere
esposta ripetutamente, giorno dopo giorno, senza effetti negativi per la salute (Livello di
accettabilità).In ambiente di lavoro si considerano tre categorie di limiti di esposizione: il limite
di esposizione giornaliero è la concentrazione media ponderata nel tempo per una giornata
lavorativa di 8 ore e per 40 ore lavorative settimanali, alla quale quasi tutti i lavoratori possono
essere ripetutamente esposti, giorno dopo giorno, senza effetti negativi; il limite per breve tempo
di esposizione è la concentrazione a cui i lavoratori possono essere esposti continuativamente per
un breve periodo di tempo, senza che insorgano irritazioni, alterazioni croniche o irreversibili,
narcosi, purché il valore-limite di soglia giornaliero non venga superato; il limite istantaneo è la
concentrazione che non deve essere superata durante l'esposizione lavorativa nemmeno per un
istante.

LIVELLI DI ATTENZIONE E DI ALLARME (INQUINAMENTO ATMOSFERICO)


Sono le concentrazioni di inquinanti atmosferici che determinano lo stato di attenzione e di
allarme. I livelli sono quelli fissati nella tabella I dell'allegato 1 al D.M. 15 aprile 1994.
LIVELLO DI ACCETTABILITA'
Massima concentrazione di una sostanza (o misura di un agente chimico, fisico o biologico) a cui
l’individuo può essere esposto giornalmente attraverso l’aria, l’acqua e gli alimenti, senza
incorrere in un rischio apprezzabile per la salute. Si ottiene applicando delle opportune correzioni
alla dose determinata sperimentalmente che non ha mostrato alcun effetto tossico, tenendo in
considerazione il peso corporeo medio, il consumo medio giornaliero di uno specifico alimento o
di acqua oppure di aria inspirata. Le opportune correzioni, così come le quantità fissate a livello
internazionale, sono determinate e applicate nelle condizioni più conservative, al fine di
proteggere l’uomo esposto. E' utilizzato per stabilire i limiti di esposizione.
M
MAIA - Material Intensity Analysis (Analisi dell'intensità di materiali)
E' un metodo per progettare prodotti e soprattutto servizi in modo da impiegare la più bassa
intensità possibile di materiali per ogni unità di servizio desiderata

MARCHIO CE
Marchio obbligatorio, relativamente solo ai prodotti che sono contenuti in una specifica Direttiva
(es. Direttiva prodotti da costruzione) che accompagna la dichiarazione di conformità emessa da
un fornitore relativamente ai prodotti o servizi forniti, a dimostrazione del loro adeguamento a
specifiche Direttive CEE e del possesso dei requisiti minimi essenziali. Esso si riferisce alle
categorie di prodotti definiti nella Direttiva ed è indispensabile per consentirne la
commercializzazione nella Comunità. Per apporre il marchio sui propri prodotti il fornitore deve
seguire le procedure contenute nella Direttiva stessa.

MARCHIO DI CONFORMITÀ
Marchio depositato, applicato conformemente alle regole di un sistema di certificazione,
indicante con sufficiente certezza, che un prodotto, processo o servizio è conforme ad una
specifica norma o ad altro documento normativo. Esistono marchi volontari e marchi obbligatori.

MARCHIO DI QUALITÀ
A forte caratterizzazione commerciale, serve come elemento di distinzione rispetto alla
concorrenza. In genere attesta che il prodotto ha caratteristiche ulteriori o superiori a quanto
richiesto dalle eventuali norme obbligatorie.

MARMITTA CATALITICA
Complesso dispositivo di trattamento dei gas di scarico di un motore, costituito da una prima fase
di ossidazione catalitica di ossido di carbonio e di idrocarburi incombusti, che sono convertiti in
anidride carbonica e vapore d’acqua, seguita da una fase di scissione catalitica degli ossidi di
azoto in ossigeno e azoto. Tale dispositivo consente una riduzione media delle emissioni
inquinanti del 65-80%. La sua adozione ha portato a significativi miglioramenti della qualità
dell’aria in ambiente urbano.

MATERIAL FLOW ACCOUNTING (MFA)


Strumento di analisi che contabilizza in unità fisiche (tonnellate) tutti i flussi di sostanze, materie
vergini, prodotti di base, rifiuti, emissioni atmosferiche, idriche relative ad un processo
produttivo in un dato territorio. Si riportano di seguito le principali equazioni del MFA:
TMR Materiali Totali = DMI + Flussi Nascosti Esteri + Flussi Nascosti Nazionali.
DMI Input Diretto di Materiali = Estrazione Nazionale + Import.
NAS Aggiunte Nette allo Stock = DMI – DPO – Export.
TDO Output Totale Nazionale = DPO + Flussi Nascosti Nazionali.
DPO Output Totale Nazionale da Processi = DMI – NAS – Export.
TMR Total Materials Requirement = Fabbisogno Materiale Totale.
Si tratta del totale di materie richieste da una economia nazionale/regionale/di distretto/aziendale
inclusi tutti i flussi sia nazionali che importati. Il TMR è dato dalla somma dell’input diretto di
materiali (DMI), dei Flussi Nascosti Nazionali e dei Flussi Nascosti Esteri.
DMI Direct Material Input = Input Diretto di Materiali
Si tratta del totale degli input diretti che entrano nel processo economico trovando una
corrispondenza economica. Il DMI è composto dai “flussi nazionali” legati alle materie prime
estratte nell’ambiente nazionale e dai “flussi indiretti” a monte delle importazioni, ovvero
l’insieme dei rifiuti, dei reflui e delle emissioni generati fuori dal territorio nazionale
nell’estrazione, trasporto, e trasformazione dei materiali in beni oggetto d’importazione.
HMF Hidden Material Flow = Flussi Nascosti di Materie
Si tratta della quota di TMR che non entra mai nell’economia, legato generalmente alle fasi di
estrazione e/o raccolto del ciclo della materia, può essere sia un input che un output.
Una parte di questi, visto che il ciclo di vita di un prodotto si svolge in diversi paesi (paesi di
estrazione delle materie prime, paesi di realizzazione dei prodotti intermedi, paesi di
realizzazione dei prodotti finali e infine paesi di consumo e scarto alla fine del ciclo) ripartibili in
due blocchi: quelli del paese che effettua la contabilizzazione (DHF) e quelli del resto del mondo
(Foreign Hidden Flows).
DHF Domestic Hidden Flows = Flussi Nascosti Interni
Si tratta della parte di HMF “movimentata” nell’ambiente interno.
FHF Foreign Hidden Flows = Flussi Nascosti del Resto del Mondo
Si tratta della parte di HMF “movimentata” nell’ambiente esterno, nel resto del mondo e
“importata”.
DPO Domestic Processed Output = Output Totale da Processi Economici
Si tratta del totale degli input diretti - composti dai “flussi nazionali” legati alle materie prime
estratte nell’ambiente nazionale, e dai “flussi indiretti” sono quelli che si trovano a monte delle
importazioni, ovvero rappresentano l’insieme dei rifiuti, dei reflui e delle emissioni generati fuori
dal territorio nazionale nell’estrazione, trasporto, e trasformazione dei materiali in beni oggetto
d’importazione – a cui vanno sottratti i materiali stoccati in costruzioni o in infrastrutture (strade,
aeroporti, ferrovie, impianti produttivi, edifici) e i materiali incorporati in beni di lunga durata (la
somma di questi due elementi costituisce il Net Additions to Stock – NAS) e tutti quei flussi che
escono perché incorporati in esportazioni (esclusi dal DPO perché i loro rifiuti impattano in altri
paesi); i flussi di materiali riciclati vengono sottratti dal DPO
TDO Total Domestic Output = Otput Totale Interno
Si tratta del totale DPO e HMF e rappresenta la quantità totale di output di materie nell’ambiente
interno causato direttamente e indirettamente dall’attività umana.

MATERIA PRIMA SECONDARIA


Ai sensi della legge 8 novembre 1988, n.475 è il residuo derivante da un processo produttivo e
che è suscettibile, eventualmente previo idoneo trattamento, di essere utilizzato come materia
prima in altri processi produttivi della stessa o di altra natura. Non costituiscono materie prime
secondarie le sostanze suscettibili di essere impiegate nell'ambito di processi di combustione
destinati a produrre energia. Si precisa che la legge citata è stata abrogata e che il D.Lgs 22/97 e
s.m.i. non fa riferimento alle materie prime secondarie; tuttavia, dal momento che alcune leggi
regionali riprendono il concetto in oggetto si è ritenuto opportuno riportarlo.

MATRICI, metodo delle


Sistema di identificazione ed, eventualmente, valutazione degli impatti ambientali previsti,
funzionante come una check list bidimensionale, in cui un asse del sistema descrive le azioni
proposte e l'altro asse elenca le componenti ambientali. Ogni casella marcata identifica la
presenza di un impatto potenziale indotto da un’azione progettuale su una componente
ambientale. Nel caso in cui la matrice esprima anche valutazione di impatto, la casella non sarà
solamente marcata, ma conterrà un numero (o simbolo) che quantifichi l'impatto corrispondente.

MESSA IN SICUREZZA
Ogni intervento per il contenimento o isolamento definitivo della fonte inquinante rispetto alle
matrici ambientali circostanti (ex art. 6, lett o D.Lgs 22/97). Ogni operazione finalizzata
all'instaurazione ed al mantenimento di misure protettive che assicurino la non pericolosità di un
impianto, area o sito industriale. Ciò delimita l'estensione dell'area inquinata e isola la sorgente
dell'inquinamento per impedire la propagazione della contaminazione e per evitare pericoli per la
salute e la sicurezza delle persone e dell'ambiente all'esterno dell'area isolata.

METABOLISMO
Flussi continui di energia e di sostanze nutrienti tra comunità vivente e non vivente
dell'ecosistema. Tali flussi consentono al sistema naturale di mettere in moto dei meccanismi di
equilibrio tra specie biotiche e abiotiche che vivono in un dato ambiente per soddisfare le
richieste energetiche di ogni organismo.

METABOLISMO INDUSTRIALE
Sistema di relazioni tra imprese che ha come finalità l’analisi e l’organizzazione dei flussi
energetici e dei materiali tra imprese. Il metabolismo industriale si occupa di descrivere il legame
tra flussi di materia di origine antropica e l’impatto potenziale delle attività economiche
sull’ambiente, in particolare per quel che riguarda i nutrienti come l’azoto, l’idrogeno,
l’ossigeno, il carbonio, lo zolfo e il fosforo.

METALLI PESANTI
Sono così definiti i metalli con densità maggiore di 5. Fra questi, alcuni (piombo, cadmio,
mercurio, antimonio, selenio, nichel, vanadio e altri) sono immessi nell’ambiente, sotto forma di
ossidi o di solfuri, attraverso la combustione di olio combustibile, di carbone e/o rifiuti, che ne
contengono tracce, oppure nel caso di processi industriali. Tali composti, dopo una certa
permanenza in aria (confronta PST) passano nel sistema acqua-suolo e possono entrare nella
catena alimentare, dando luogo a pericolosi fenomeni di bio-accumulo negli organismi viventi.

METANO
E' un gas incolore, inodore, non tossico, che brucia all'aria con fiamma bluastra; è costituito da
un atomo di carbonio e quattro di idrogeno con formula chimica (CH4).

METODO DI VALUTAZIONE CONTINGENTE


E’ uno dei metodi della valutazione monetaria diretta. Il metodo della valutazione contingente
determina il valore economico delle risorse ambientali attraverso lo svolgimento di un sondaggio
d’opinione, teso ad individuare la disponibilità a pagare o a richiedere una compensazione
relativamente ad un determinato cambiamento ambientale da parte del campione di soggetti che
viene coinvolto nell’indagine. Non esistendo un effettivo mercato di transazione dei beni
ambientali, il metodo della valutazione contingente si basa sulla costruzione e la strutturazione di
un ipotetico mercato di riferimento.

METODO DI VALUTAZIONE DELLE SPESE DIFENSIVE


E’ uno dei metodi della valutazione monetaria diretta. E’ il metodo di valutazione monetaria
diretta più semplice per calcolare il valore economico della qualità ambientale, che viene
considerata come obiettivo di un processo produttivo, nel quale, partendo da una determinata
situazione: bisogna aumentare le spese per ottenere un aumento della qualità ambientale; con
l’aumentare del livello di qualità ambientale, si riducono le spese sostenute per difendersi dal
livello di inquinamento corrispondente alla situazione di partenza.
L’ammontare delle spese da sostenere per migliorare la qualità ambientale, o delle spese
difensive che si possono ridurre quando migliora la qualità ambientale, costituisce il valore
monetario del miglioramento, o peggioramento, ambientale.

METODO DI VALUTAZIONE DEI PREZZI EDONICI


E’ uno dei metodi della valutazione monetaria diretta. Attraverso il ricorso a determinate
tecniche statistiche, l’approccio della valutazione dell’ambiente in termini di prezzi edonici
deriva il valore dell’ambiente dal valore di un bene diverso dall’ambiente ma ad esso
strettamente legato, in quanto il suo valore di scambio sul mercato è influenzato dalle
caratteristiche del contesto ambientale/naturalistico in cui il bene si trova. Di solito si fa
riferimento al valore di una unità immobiliare di tipo residenziale, supponendo che vi sia una
relazione diretta tra prezzo di mercato dell’immobile e qualità dell’ambiente in cui tale
abitazione si trova o ipotizzando che vi sia una relazione inversa tra il prezzo di mercato
dell’immobile e il livello di inquinamento dell’aria nella zona in cui esso è ubicato.
Questo metodo si basa sull’ipotesi che oggetto di consumo da parte degli operatori economici
non è il bene fisico in sé stesso (l’immobile in quanto tale) ma è il complesso delle caratteristiche
che qualificano il bene consumato (un immobile ubicato all’interno di una riserva naturalistica).
Quindi ogni unità di bene è descritta da un vettore di caratteristiche e il prezzo di mercato di ogni
unità di questo bene è funzione del mix di queste caratteristiche.

METODO DI VALUTAZIONE DEL COSTO DI TRASPORTO


E’ uno dei metodi della valutazione monetaria diretta. Questo metodo, partendo dal presupposto
che gli operatori economici assegnano un certo valore al proprio tempo libero, misura il valore
della qualità ambientale in termini dei costi (misurabili sul mercato) sostenuti dagli operatori
economici per poter utilizzare o fruire di un determinato bene ambientale, caratterizzato da una
serie di parametri qualitativi di tipo ambiental-naturalistico. In particolare vengono presi come
riferimento i costi di viaggio e di soggiorno sostenuti per raggiungere specifiche risorse
ambientali, come aree di particolare pregio naturalistico, e goderne il valore d’uso. Questi costi
vengono poi integrati con opportuni indicatori sui costi-opportunità del tempo impiegato per
usufruire del bene ambientale, quali ad esempio il mancato reddito non percepito durante il
viaggio e il soggiorno, potendo svolgere un’altra attività fonte di guadagno.

MICROCLIMA
E' il clima locale, quasi uniforme, di uno specifico sito o di un habitat, comparato con il clima
dell'intera area di cui è parte Andamento medio degli elementi climatici negli strati dell'aria
immediatamente a contatto con il suolo. Il microclima ha una importanza applicativa per lo
studio e la soluzione di problemi quali la formazione delle nebbie, la diffusione degli
inquinamenti atmosferici, lo sviluppo delle colture, l'insediamento dei complessi industriali e dei
centri urbani. Il termine microclima viene usato talvolta con altri significati: si intende così per
microclima il clima di una zona geografica, ristretta e ben delimitata (fondovalle, lago, territorio
urbano) o di un ambiente ancora più ristretto, per esempio un tratto di spiaggia, una piazza,
l'interno di una stanza e altro. Microclima viene definito anche il clima corrispondente allo strato
d'aria un cui sviluppa una determinata associazione vegetale.

MIGLIORAMENTO CONTINUO
Processo di accrescimento del sistema di gestione ambientale per ottenere miglioramenti della
prestazione ambientale complessiva in accordo con la politica ambientale dell'organizzazione
(ISO 14001:1996) Attività ricorrente mirata ad accrescere la capacità di soddisfare i requisiti
(VISION 2000) Si ottiene con il miglioramento per innovazione e con il miglioramento a piccoli
passi. Il miglioramento continuo si basa su due presupposti: è possibile realizzare questo tipo di
miglioramento, ossia l'uomo possiede le risorse per metterlo in atto e queste risorse sono
illimitate questo miglioramento viene realizzato non soltanto con le innovazioni, ma attraverso
una miriade di miglioramenti incrementali sulle realtà esistenti, attuati da tutto il personale. E'
costituito da una serie continua di cicli PDCA.

MIPS
La riduzione dell’input di materiali al sistema produzione-consumo finalizzato alla fornitura di
servizi comprendenti prodotti realizzati con un’efficienza molto maggiore di quella attuale è un
obiettivo significativo che può consentire di avviare il sistema economico verso un sostanziale
equilibrio con le risorse naturali di base e, quindi, ad un assetto ragionevolmente sostenibile nel
futuro. Per muoversi in modo coerente e coordinato è necessario disporre di un sistema di
indicatori capace di fornire informazioni corrette ai vari livelli del sistema decisionale. In questo
caso è necessario sviluppare un sistema di indicatori relativo al prelievo di risorse naturali e al
loro input nel sistema produzione-consumo tenendo presente la necessità di disporre di parametri
capaci di fornire indicazioni significative su tutti gli anelli della catena. E' la quantità totale di
natura impiegata per realizzare un prodotto, espressa in chilogrammi. Il MIPS è cioè la somma
del peso del prodotto e del suo zaino ecologico. Secondo Schmidt-Bleek il MIPS dovrebbe
diventare un'unità internazionale di valore ecologico, da affiancare al prezzo di ogni prodotto o -
meglio ancora - di ogni servizio. I MIPS indicano quanta natura un prodotto o un servizio sono
costati, cioè il loro prezzo ambientale.

MISURA DI COMPENSAZIONE
Intervento di ripristino ambientale in una data area (ad esempio, creazione di un parco naturale)
per compensare la perdita di valore ambientale causata dalla realizzazione di opere (ad esempio,
ferrovie) in un’altra area, più o meno vicina alla prima.

MISURA DI MITIGAZIONE
Accorgimento atto a ridurre o annullare i possibili effetti negativi o dannosi dovuti alla presenza
di un’unità di processo sull’ambiente circostante. Più specificatamente, modifica tecnica o
elemento tecnologico aggiuntivo (depuratore, filtro, misura di protezione ambientale) apportato
al progetto iniziale per ridurre gli effetti negativi sull'ambiente.

MODELLI PREVISIONALI DI QUALITÀ DELL’ARIA


Sistemi di calcolo in grado di stimare i valori futuri di qualità dell’aria, in base a vari parametri,
come lo stato del traffico e le condizioni meteorologiche previsti.

MONITORAGGIO
Insieme delle attività svolte nel tempo, allo scopo di quantificare i parametri che indicano la
qualità ambientale (ad esempio, dell’aria, dei corpi idrici, del sottosuolo).

MONTREAL, Protocollo di
Adottato nel 1987 da un gruppo di venticinque paesi e divenuto effettivo il 1° gennaio 1989, il
"Montreal Protocol on Substances that Deplete the Ozone Layer" aveva come obiettivo, per i
paesi sviluppati, la riduzione della produzione e del consumo di clorofluorocarburi al 50% dei
livelli del 1986 entro il 1988 e la stabilizzazione della produzione e del consumo di "halon" ai
livelli del 1986, onde contenere il danno che possono arrecare allo scudo d'ozono. Ai paesi in via
di sviluppo, invece, il Protocollo di Montreal concedeva un periodo di adattamento di dieci anni.
I vincoli stabiliti dal Protocollo sono stati in seguito irrigiditi dal "London Meetings of the
Protocol Parties", del giugno 1990, che stabiliva l'eliminazione dei clorofluorocarburi e
dell'halon entro il 2000. Circa settanta paesi, tra quelli che producono il 90% del volume
mondiale dei clorofluorocarburi, aderirono al Protocollo.

MUD
Modello Unico di Dichiarazione Ambientale(L. 70/1994) Modulo di dichiarazione riguardante
gli obblighi di comunicazione annuale dei dati relativi alla produzione e gestione dei rifiuti e i
dati relativi all'immissione nel territorio nazionale ed al riutilizzo degli imballaggi. Il modello
deve essere presentato ala camera di Commercio territorialmente competente, che provvede ad
informatizzarlo e, a sua volta, a trasmettere i dati alle Amministrazioni competenti
(Unioncamere, ANPA, Regioni e Province).
MUTAZIONE
Comparsa improvvisa di un nuovo carattere in un gruppo di organismi che prima non lo
presentavano. Le mutazioni avvengono in tutti gli esseri viventi: nei virus, nei batteri, nelle
piante e negli animali, uomo compreso. Esempi di mutazioni sono l’albinismo, cioè la mancanza
totale di pigmento, forma e colori diversi dei fiori, i vari colori del pelo degli animali. Le
mutazioni avvengono a caso, sono cioè imprevedibili e i caratteri nuovi che esse determinano
vengono ereditati come quelli originari. Oggi possiamo dire che una mutazione riflette un
cambiamento nella struttura di un gene, cioè un cambiamento della molecola di DNA che porta
l’informazione per quel gene. Le mutazioni che interessano regioni estese del cromosoma sono
dette cromosomiche: sono quasi sempre letali perché interessano un numero molto elevato di
geni, si possono osservare al microscopio e si presentano come variazioni nella struttura del
cromosoma (sindrome di Down). Se la mutazione interessa le cellule riproduttive allora può
essere trasmessa alla progenie. Il numero delle mutazioni può essere notevolmente aumentato
esponendo gli organismi a radiazioni o per l’azione di una vasta gamma di sostanze chimiche
come gli additivi alimentari, i coloranti, i pesticidi, taluni farmaci. L’ambiente seleziona le
mutazioni più vantaggiose e viene così promosso il processo evolutivo (evoluzione biologica).
N
NATURA
È l’insieme dei mondo esterno all'uomo ma che lo comprende per la sua dimensione biologica.
L’idea di natura viene generata socialmente in contrapposizione all'uomo. Risorsa naturale è la
natura vista attraverso il paradigma dello sviluppo. Con essa si intendono le materie prime che si
trovano sulla Terra e che sono utili all'uomo o possono diventarlo a secondo delle circostanze
economiche, sociali o tecnologiche. Attraverso la lente ecologica la lettura fa riferimento a valori
diversi come il patrimonio genetico, la naturalità, i diritti delle generazioni future, il diritto alla
vita di tutti gli esseri viventi, e su di essi vi fonda i principi della tutela.

NATURA 2000
Nome che il Consiglio dei Ministri dell'Unione Europea ha assegnato ad un sistema coordinato e
coerente (una rete) di aree destinate alla conservazione della diversità biologica presente nel
territorio dell'Unione stessa ed in particolare alla tutela di una serie di habitat e specie animali e
vegetali indicati negli allegati 1 e 2 della Direttiva Habitat (92/43/CE) recepita in Italia attraverso
il D.P.R. del 8 settembre 1997 n°357.

NICCHIA ECOLOGICA
Concetto astratto che riunisce tutte le esigenze di un organismo o, in senso lato, di una specie,
ovvero tutte le condizioni ambientali (temperatura, umidità, pH, salinità, ecc.) e le quantità delle
risorse necessarie alla sua sopravvivenza. In breve, è l’insieme multidimensionale dello spazio
fisico e del ruolo funzionale occupato da un organismo in un sistema ecologico. cioè il suo
"mestiere" e la sua posizione nei gradienti dei fattori abiotici che caratterizzano l'ecosistema. Si
possono quindi distinguere tre tipi di nicchie ecologiche, la nicchia spaziale o habitat, la nicchia
trofica e la nicchia multidimensionale o di ipervolume.

NORMATIVA TECNICA EUROPEA


L'insieme delle norme tecniche emesse dall'apposito organo (CEN) della Comunità europea. Più
di 2000 gruppi di lavoro stanno lavorando per armonizzare le norme dei singoli Stati e definire
norme comuni per ogni categoria di prodotti o servizi. Per ognuno di questi quando è operativo
un gruppo di lavoro CEN non è ammessa l'attività normativa dei singoli Stati (stand still).

NORMATIVA TECNICA INTERNAZIONALE


Sono le norme tecniche volontarie elaborate ed emesse dall'ISO - Istituto per la normativa
Internazionale - Esso è costituito da rappresentanti degli enti membri di oltre 180 Paesi.

NORMATIVA TECNICA ITALIANA


Normativa elaborata ed emessa dall'ente normatore italiano è l'UNI (CEI per il settore elettrico).
Esso ha emanato numerose norme in quasi ogni settore e partecipa in CEN all'attività di
normazione europea.

NUTRIENTI
L'insieme dei composti, sia organici, sia inorganici necessari alla sopravvivenza delle specie. In
particolare, per i microrganismi, si intendono i composti contenenti azoto e/o fosforo.
O
OBIETTIVO AMBIENTALE (nel sistema di gestione ambientale)
E’ ciò che l’impresa si prefigge di ottenere in campo ambientale con una descrizione il più
possibile quantificata.

OCSE (OECD)
L'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico - con sede a Parigi - conta 29
paesi membri, prevalentemente del mondo industrializzato, ma non solo. L'OCSE fornisce
sostanzialmente un luogo di confronto delle esperienze e di discussione sulle principali
problematiche dello sviluppo, collaborando alla definizione e al coordinamento di politiche
nazionali e internazionali attraverso una attività di analisi e di ricerca.

ODORE
La sensazione corrispondente all'organo dell'olfatto. Odori caratteristici in campo industriale
sono provocati dal fenolo, dall'idrogeno solforato e dall'acido acetico; in ambiente domestico,
odori caratteristici sono provocati dall'ammoniaca e dall'acido muriatico. Negli studi di impatto
ambientale, gli impatti da odore sono analizzati nella componente detta "Salute pubblica".

OGM
Organismo nel quale con una tecnica, detta di ingegneria genetica, tecnica del DNA
ricombinante, viene inserito un gene estraneo a quell'individuo; i geni contenuti nel DNA sono
alla base della sintesi delle proteine, per cui mediante la modificazione del tipo di geni presenti
nel DNA di una pianta o di un animale è possibile "programmare" la sintesi proteica, al fine di
far produrre all'individuo geneticamente modificato una proteina particolare, che viene poi
"sfruttata" per scopi diversi (resistenza a specifici diserbanti, resistenza a fattori ambientali
nocivi, resistenza agli insetti, resistenza ai virus, ecc.)

OLIO COMBUSTIBILE
Frazione pesante ottenuta dalla raffinazione del petrolio e utilizzata come combustibile per
l’industria, le centrali termoelettriche e la propulsione delle navi. è commercializzato nella
qualità ATZ (Alto Tenore di Zolfo: 3-4% di zolfo in peso) il cui utilizzo viene progressivamente
ridotto a favore della qualità BTZ (Basso Tenore di Zolfo: 0,3-1% di zolfo in peso) che limita
l’impatto ambientale del prodotto, dovuto alle emissioni di anidride solforosa, ossidi di azoto e
particolato.

OLIO LUBRIFICANTE USATO


Qualunque olio proveniente da basi minerali o sintetiche che, per effetto del suo utilizzo, subisce
delle trasformazioni chimico-fisiche che ne alterano la struttura originaria. Esso può essere
contaminato da particelle metalliche prodotte dall’usura di componenti meccanici e da prodotti
della combustione o della decomposizione degli additivi. A salvaguardia dell’ambiente i
lubrificanti usati vengono raccolti e riutilizzati, previa riraffinazione, oppure utilizzati come
combustibili in impianti che offrono adeguate garanzie.

ONDA ELETTROMAGNETICA
E' costituita dalla vibrazione alternata nello spazio di un campo magnetico e di un campo
elettrico, perpendicolari tra loro. Le onde elettromagnetiche rappresentano un aspetto
fondamentale della vita di tutti i giorni: la luce che noi vediamo è un'onda elettromagnetica che
arriva a noi dal sole. Queste onde, nel vuoto, viaggiano alla velocità della luce, e possono
attraversare diversi tipi di materiali a seconda della loro frequenze ed energia.
OPERE FLUVIALI o IDRAULICHE
Comprendono un vasto insieme di opere ingegneristiche che incidono più o meno pesantemente
sulla funzionalità dell’ecosistema fluviale; fanno parzialmente eccezione gli interventi di
ingegneria naturalistica, che fanno ampio ricorso alle capacità consolidanti delle piante. Tra le
più diffuse opere longitudinali (parallele all’asse fluviale) vi sono gli argini e le difese spondali;
tra le opere trasversali (perpendicolare all’asse fluviale), briglie, soglie, traverse, dighe, pennelli,
deflettori; tra le opere di fondo le plateazioni, i rivestimenti e i cunettoni.

ORGANISMI DI CERTIFICAZIONE
Organismo che effettua la certificazione di conformità (EN 45020:1998) Enti pubblici o privati
accreditati dal Sincert che rispondono ai requisiti previsti dalle norme UNI CEI. Tali organismi
verificano che il sistema di qualità o di gestione ambientale che un azienda ha messo in atto
siano conformi a determinati standard rilasciando una "certificazione". Esso può svolgere
direttamente od affidare, sotto la propria responsabilità, le attività di ispezione e prova.

OSSERVATORIO NAZIONALE DEI RIFIUTI


Istituito presso il Ministero dell'Ambiente in attuazione all'Art. 26 del D.Lgs 22/1997 (Decreto
Ronchi) allo scopo di garantire, in conformità alla normativa vigente, la prevenzione della
produzione della quantità, e della pericolosità dei rifiuti e la corretta gestione dei rifiuti, degli
imballaggi e dei rifiuti di imballaggio.

OSSIDI
Composti binari, ovvero formati da due elementi, dei quali uno è sempre l’ossigeno. Alcuni
ossidi sono le principali sostanze inquinanti dell’atmosfera. o. di azoto – (NOx) Prodotto dagli
scarichi degli autoveicoli e dagli impianti di riscaldamento domestico. È in buona parte
responsabile della formazione dello smog ed è considerato uno dei principali inquinanti emessi
durante i processi di combustione. Forma alcuni composti che si considerano responsabili delle
piogge acide. o. di carbonio – (COx) Il monossido di carbonio (CO) è un gas prodotto dalla
combustione dei composti organici quando è presente colo una piccola quantità di ossigeno. È un
inquinante che proviene dai gas di scarico e dagli impianti di combustione domestica ed
industriale. o. di zolfo – (SOx) Composto gassoso ad elevato potere inquinante, specialmente
diffuso nelle aree urbane e industrializzate come prodotto di combustione. La quantità di
biossido di zolfo (SO2) nell’aria è un importante indice del grado generale dell’inquinamento
atmosferico.

OZONO
Molecola triatomica dell’ossigeno (O3). Si presenta come un gas di odore penetrante; più
solubile in acqua dell’ossigeno, tende facilmente a trasformarsi nuovamente in ossigeno
biatomico (O2) sviluppando ossigeno atomico (O) secondo la reazione: O3-O2+O Per la sua
capacità di liberare ossigeno atomico è usato come sbiancante, come disinfettante e per la
potabilizzazione dell’acqua. L’ozono si forma nell’atmosfera in presenza di scariche elettriche e
di radiazioni ultraviolette ed è il gas presente nell’aria durante i temporali. L’atmosfera ne
contiene una quantità relativamente piccola, concentrata nella stratosfera, intorno ai 25 km di
quota dove forma l’ozonosfera. Questa esile “buccia gassosa” è in grado di assorbire le
radiazioni ultraviolette del sole e quelle ancora più penetranti capaci di produrre mutazioni
genetiche e tumore della pelle. Con il termine buco dell’ozono si fa riferimento allo squarcio
verificatosi nello scudo di ozono e individuato sopra l’Antartide. Dal 1979 ad oggi l’ozono sul
Polo sud si è quasi dimezzato. Molti indizi portano a incriminare gli idrati di fluoro-cloro-
carbonio chiamati comunemente CFC che vengono abbondantemente usati come propellenti per
le bombolette spray di deodoranti, di lacche per capelli, di profumi, di detergenti per uso
domestico e di alcuni insetticidi. I CFC sono gas molto leggeri, salgono a grande altezza e si
concentrano tra i 20-30 km nella stratosfera. Qui demoliscono la molecola triatomica di ozono
strappandole un atomo di ossigeno. Questo meccanismo è ipotizzato dai chimici e dai fisici per
spiegare la recente diminuzione di ozono riscontrato. Si è anche scoperta una oscillazione
dell’ozono antartico ogni 28 mesi, a cui si sovrappongono variazioni annuali e ogni 11 anni in
concomitanza con l’attività del sole. In ogni caso mancano ancora prove indiscutibili per arrivare
ad una condanna definitiva dei CFC ma, nel dubbio, conviene far opera di prevenzione. Partendo
da questo punto di vista molti Paesi hanno dichiarato guerra al gas delle bombolette già da
parecchi anni; tra i primi gli Stati Uniti, seguiti dalla Germania federale che dal 1976 ad oggi ha
dimezzato i consumi di CFC. L’Italia, con più incertezze resistenze, segue le direttive CE,
mentre l’industria cerca soluzioni alternative e converte progressivamente gli impianti. o.,
inquinante atmosferico secondario – Questo gas, in condizioni normali non è presente negli strati
bassi dell’atmosfera ma vi si può formare per effetto di una serie di reazioni chimiche a partire
da quella tra l’ossido di azoto (NO) e l’ossigeno dell’aria. In questo caso si accumula come
inquinante secondario.
P
PAC
Politica Agricola Comune. Insieme delle Politiche attuate per il sostegno e lo sviluppo delle
attività agricole nella UE.

PAESAGGIO
Insieme di elementi biotici e abiotici, naturalistici e antropici, considerati da un punto di vista
percettivo ed estetico. Comprende la generalità dei beni ambientali. Spesso erroneamente
confuso con panorama o percezione visiva. Definibile come sistema di ecosistemi, in cui si
possono distinguere sottosistemi detti ecotessuti.

PARCHI URBANI
Aree verdi urbane costruite per uso pubblico, sia con valenza mono o polifunzionale, che con
finalità ornamentali. Essi sono in rapporto con strutture urbane diverse (strade, piazze, edifici
pubblici, ecc.) sono ben identificati e in genere recintati. Possono essere a loro volta classificati
in base al carattere o funzione prevalente: parchi storico - architettonici, orti botanici, parchi
ricreativi - culturali e parchi sportivi.

PARTENARIATO
Nel contesto dei Fondi Strutturali, il temine può riferirsi a due diversi contesti: Il
regolamento(CEE) n.2081/93 del Consiglio all'articolo 4, primo paragrafo recita: "L'azione
comunitaria è complementare alle azioni nazionali corrispondenti o vi contribuisce. Ciò è il
risultato della stretta concertazione tra la Commissione, lo Stato membro interessato, le autorità e
gli organismi competenti - comprese (…) le parti economiche e sociali - designati dallo Stato
membro a livello nazionale, regionale, locale o altro (…)" Tale concertazione è denominata
partnership. L'articolo 4, paragrafo 1 afferma anche che "la partnership è operante in fatto di
preparazione e finanziamento, nonché di valutazione ex ante, sorveglianza e valutazione ex post
delle azioni" Il partenariato che approva il Quadro comunitario di Sostegno e il Documento
Unico di Programmazione è composto dalla Commissione degli Stati membri.

PARTICOLATO
Si distingue in: - particelle solide molto piccole presenti nei fumi degli impianti di combustione
alimentati a carbone o ad olio combustibile; - particelle carboniose presenti nei gas di scarico dei
motori a combustione interna, specialmente diesel, dovute alla combustione incompleta del
carburante.

PASSIVITÀ AMBIENTALI
Saldo negativo che tutte le attività potenzialmente a rischio per l’ambiente dovrebbero mettere in
bilancio. L’esistenza di una passività ambientale può avere ripercussioni - non solo economiche -
molto ampie, nel senso che essa non coinvolge soltanto il responsabile diretto (in termini
materiali e/o giuridici) dell’attività dannosa o pericolosa, ma anche tutti coloro che subentrano
nella predetta attività (vedi bonifica e danno ambientale).

PATTI TERRITORIALI
Il patto territoriale è basato sull'accordo che si costruisce tra differenti soggetti locali imprese,
enti locali, associazioni industriali e del lavoro, ecc, e che è volto ad individuare obiettivi di
sviluppo condivisi, da realizzare attuando programmi di interventi produttivi ed infrastrutturali
tra loro integrati. Più in particolare, lo strumento è definito dall'art. 2, comma 203 legge
662/1996.
PCB
Policlobifenile, composto organico utilizzato come fluido isolante usato in apparecchiature
elettriche (trasformatori) progressivamente eliminato dal ciclo produttivo in quanto dannoso alla
salute e all'ambiente.

PCDA
Processo metodologico base per assicurare le attività fondamentali di miglioramento. Si realizza
attraverso un'azione ciclica costituita da 4 fasi fondamentali: PLAN (pianificare, preparare a
fondo), DO (fare ciò che si è deciso nella fase di Plan), CHECK (verificare i risultati,
confrontandoli con ciò che si è deciso nella fase di Plan), ACT (decidere di mantenere o
correggere).

PEFC
Pan European Forest Certification. Associazione per la definizione di standard di valutazione
della gestione forestale sostenibile (GFS).

PERCOLATO
Liquido inquinante originato per la maggior parte da acque piovane che s'infiltrano all'interno
dell'ammasso dei rifiuti delle discariche.

PERMESSI DI INQUINAMENTO NEGOZIABILI


I permessi di inquinamento nascono dall’esigenza di sanare un fenomeno di fallimento del
mercato dovuto alla presenza di esternalità collegate all’attività economica: attribuiti a J. H.
Dales, hanno trovato la prima applicazione pratica negli Stati Uniti nel 1968. L’idea è quella di
scambiare, come un qualunque bene su un mercato tradizionale, "porzioni" di inquinamento
ammissibili in una data area. L’operatore pubblico, una volta definito un livello accettabile di
inquinamento e, sulla base di tale livello, definita la quantità di diritti di inquinamento che
possono essere scambiati, distribuisce tali diritti agli operatori economici e lascia che questi
ultimi esprimano le proprie preferenze in modo da definirne il prezzo. Spesso l'allocazione
iniziale di permessi tra le diverse aziende avviene sulla base delle emissioni inquinanti passate.
Una volta acquisiti i permessi, l'impresa dispone di un diritto ad inquinare nella misura definita
dal numero di permessi di cui è in possesso. Qualora l'impresa riesca, ad esempio grazie alla
tecnologia, ad inquinare meno del livello consentito dai permessi, può cederne la parte in eccesso
ad altre imprese, ossia negoziarli secondo un calcolo di convenienza economica. Tale cessione di
permessi può avvenire internamente alla stessa azienda, oppure anche all'esterno.

PETROLIO
Olio di pietra, dal latino petra e oleum, è un liquido denso, vischioso, dall’odore caratteristico e
di colore variante da giallo-bruno a nerastro. Il petrolio è costituito da una miscela di idrocarburi
naturali liquidi (olio) e, in proporzione molto minore, gassosi (gas naturale) e solidi (bitumi e
asfalti). Il petrolio si concentra in rocce serbatoio, ossia in volumi circoscritti del sottosuolo dove
particolari conformazioni delle rocce porose e delle sovrastanti rocce impermeabili, definite
trappole, ne impediscono la dispersione verso la superficie. La composizione dell’olio ha
caratteristiche chimico-fisiche molto diverse, a seconda della provincia petrolifera di
provenienza, che variano da quelle degli oli pregiati leggeri (>30°API), con basso contenuto di
zolfo, a quelli degli oli pesanti (<20°API) con alto tenore di zolfo e diminuito valore
commerciale. La formazione del petrolio deriva principalmente dall’alterazione termica nei
tempi geologici della materia organica contenuta nelle rocce madri durante il loro seppellimento
nei bacini sedimentari. La stragrande maggioranza delle riserve originarie di olio (oltre il 90%)
sono contenute in 1.330 grandi giacimenti che rappresentano solo il 3,2% degli oltre 41.000
giacimenti finora scoperti. La produzione è aumentata di otto volte negli ultimi 50 anni. Il
petrolio contribuisce con il 40% al fabbisogno mondiale di energia collocandosi al primo posto
tra le fonti primarie di energia, seguito dal carbone (27%), dal gas naturale (23%) e dall'energia
elettrica (10%). Le sue riserve attuali, stimate attorno a 140 miliardi di tonnellate, 2/3 delle quali
localizzate nel Medio Oriente, hanno una durata di circa 40 anni e si sono notevolmente
accresciute rispetto al 1970, quando la durata delle stesse era prevista attorno ai 30 anni. La
genesi del petrolio era dibattuta fin dall'inizio del 1800 fra i sostenitori di un'origine inorganica
(il petrolio sarebbe un prodotto dell'attività di rocce fuse o magmi) e gli assertori di un’origine
organica (il petrolio sarebbe derivato dalla decomposizione di organismi fossilizzati nelle rocce).
Negli anni Settanta i risultati di moderne e approfondite ricerche geochimiche, di esperimenti di
laboratorio e di studi e osservazioni geologiche, hanno dimostrato in modo inconfutabile che i
depositi di olio e gas del mondo si sono originati, principalmente, per un lento processo di
alterazione termica della materia organica dispersa nelle rocce sedimentarie. In pratica, durante
lo sprofondamento delle rocce madri nei bacini sedimentari, si genera gas batterico nella prima
fase di seppellimento a basse temperature (<50°C) e successivamente, per progressivo aumento
della temperatura, olio e gas umidi ed infine, nella fase finale dell'alterazione termica della
materia organica, solo gas secco. Le moderne conoscenze sull'origine del petrolio hanno avuto
importanti risvolti pratici sull'esplorazione petrolifera che è stata indirizzata, in modo più
selettivo, verso le aree in cui si sono verificate le condizioni più favorevoli alla formazione e
all'accumulo del petrolio.

PIANIFICAZIONE AMBIENTALE
E’ un potente strumento di ottimizzazione del rapporto uomo - ambiente nella prospettiva di una
più lunga gestione del territorio (sostenibilità). Ed è correlata alla salvaguardia ed alla
produzione di valori territoriali.

PIANIFICAZIONE TERRITORIALE
Attività che porta a progettare l’utilizzo ottimale del territorio, tenendo conto di una serie di
fattori economici, demografici e ambientali, in modo da mantenere, nel tempo, un equilibrio
positivo fra l’uomo e l’ecosistema, senza superare la capacità di quest’ultimo, di assorbire
l’impatto ambientale antropico.

PIANO D’EMERGENZA
Strumento della politica ambientale e di sicurezza, consistente in un programma preorganizzato,
avente lo scopo di ridurre le conseguenze dannose per i lavoratori, la popolazione e l’ambiente,
di un evento accidentale originato da installazioni o da attività in corso. Esso coordina ed
ottimizza le capacità e le risorse disponibili, nelle sedi principali e in quelle periferiche.

PIANO DI AZIONE LOCALE


Rappresenta il momento centrale dell’Agenda 21 Locale e prevede: la definizione e
l’articolazione dei settori di intervento e degli obiettivi generali di settore, l’individuazione dei
settori di attività (driving forces) e dei fattori di pressione significativi, la predisposizione di
scenari di previsione sull’evoluzione tendenziale della situazione, la definizione di obiettivi
specifici (target) per le componenti ambientali e i fattori di pressione significativi, la
quantificazione delle risorse economiche e delle responsabilità

PIANO DI BACINO
Rappresenta uno strumento conoscitivo, normativo e tecnico operativo mediante il quale
vengono programmate e pianificate le azioni e le norme d’uso al fine della conservazione, difesa
e valorizzazione del suolo e delle acque a partire dalle caratteristiche fisiche ed ambientali del
territorio oggetto del piano.
PIANO ENERGETICO
Strumento di programmazione per i comuni superiori a 50.000 abitanti per favorire un utilizzo
razionale dell’energia, risparmio energetico e sviluppare le fonti rinnovabili

PIANO DI RIORDINO FORESTALE


Piano istituito con LR n.25 del 27/06/97: strumento gestionale innovativo che si integra con i
Piani di riassetto forestale esistenti, nell'ambito della pianificazione forestale generale. Obiettivo
di tali piani consiste in una corretta gestione del territorio silvo-pastorale.

PIANO DI RISANAMENTO ACUSTICO


Strumento di pianificazione che definisce le politiche e i criteri di risanamento dei livelli di
rumore presenti in aree del territorio critiche, dal punto di vista acustico.

PIANO DI RISANAMENTO DELLE ACQUE


Strumento di pianificazione che definisce gli obiettivi e le modalità di risanamento delle risorse
idriche, superficiali e sotterranee, di un determinato territorio e che indica le necessità finanziarie
per le operazioni di risanamento pianificate.

PIANO DI RISANAMENTO DELLA QUALITA’ DELL’ARIA


Strumento di pianificazione che definisce le politiche e i criteri di risanamento della qualità
dell'aria nelle zone urbane e industriali.

PIANTUMAZIONE
Uso del suolo per le colture vegetali d’alto fusto, che vengono introdotte in un’area definita dopo
la sovrappopolazione nella zona nella zona di terreno produttivo e adatto. In molti casi serve per
opere di ripristino ambientale nei pressi di discariche e sui versanti soggetti a periodico taglio
degli alberi, per mantenere inalterato l’equilibrio ecologico.

PIOGGE ACIDE
Pioggia ad elevata acidità per effetto dell'inquinamento atmosferico (anidride solforosa, ossidi di
azoto, idrocarburi, solfato di ammonio, etc.)Quando alcune sostanze (es.: ossidi di azoto e di
zolfo), espulse dalle ciminiere e dalle automobili, si mescolano nell'atmosfera con il vapore
acqueo, si generano degli acidi (in maggioranza acido nitrico e solforico), i quali, cadendo con
l'acqua piovana, la neve, la nebbia e la rugiada, provocano gravi danni alla flora, al terreno, alle
acque soprattutto lacustri ed alle opere d'arte, che si sgretolano.

PIOMBO, inquinamento da
Inquinamento da composti del metallo, soprattutto riferibile all’ampio uso di un suo derivato
organico, il piombo tetraetile, come additivo antidetonante nelle benzine. Nel motore a scoppio,
durante la combustione, il piombo tetraetile si decompone originando una miscela dell’elemento
e dei suoi ossidi, altamente tossica per l’uomo, che viene emessa come fumo nello scarico.

PLASTICHE
Macromolecole, o molecole giganti, che si ottengono in laboratorio per sintesi attraverso un
processo di polimerizzazione (unione di più molecole semplici) a partire da un idrocarburo della
famiglia degli alcheni. L’alchene di partenza si chiama monomero e la macromolecola si chiama
polimero. Le plastiche sono polimeri solidi. Ricordiamo il polimero dell’etilene che si chiama
polietilene e viene utilizzato per fabbricare bottiglie di plastica, giocattoli, sacchetti e fogli. Il
teflon è una materia plastica inerte che viene impiegata in rivestimenti antiaderenti su macchine
utensili e attrezzi da cucina. L’elenco delle materie plastiche è lunghissimo, date le infinite
possibilità d’impiego. Rimane, però, il grave problema della loro non biodegradabilità. I danni
provocati dall’accumulo di materiale non biodegradabile non sono solo di carattere estetico. Le
plastiche , con altri rifiuti, possono infatti sconvolgere interi ecosistemi. Per prevenire
l’inquinamento ambientale bisognerebbe provvedere a riciclarla.

POLITICA AMBIENTALE (nel sistema di gestione ambientale)


Documento fondamentale che testimonia l’impegno del vertice dell’organizzazione aziendale a
considerare la tutela dell’ambiente un elemento costitutivo della propria missione aziendale. La
politica ambientale deve essere stabilita per iscritto e stabilmente riesaminata ed eventualmente
corretta, comunica al personale dipendente e resa disponibile al pubblico

POLVERI ATMOSFERICHE
Con il termine di polveri atmosferiche, o di materiale particellare, si intende una miscela di
particelle solide e liquide, sospese in aria, che varia per caratteristiche dimensionali,
composizione e provenienza. Parte delle particelle che costituiscono le polveri atmosferiche sono
emesse come tali da diverse sorgenti naturali ed antropiche (cd. "particelle primarie"); parte
invece derivano da una serie di reazioni chimiche e fisiche che avvengono nell’atmosfera (cd.
"particelle secondarie"). A seconda del processo di formazione, le particelle che compongono le
polveri atmosferiche possono variare sia in termini dimensionali sia di composizione chimica.
Diversi sono anche i meccanismi di rimozione cui le polveri vanno incontro: meccanismi che le
"allontanano" dall’ambiente atmosferico facendole ricadere al suolo o verso l’ambiente idrico
(fiumi, laghi, mari, …).Le polveri atmosferiche sono definite con i nomi più diversi, tra i quali i
più usati sono: PTS (polveri totali sospese) e PM (dall’inglese "particulate matter"). Le polveri
totali sospese (PTS) sono un insieme molto eterogeneo di particelle solide e liquide che, a causa
delle ridotte dimensioni, restano in sospensione nell’aria. Esistono diversi sistemi di
classificazione del materiale particellare. I regolatori hanno scelto di distinguere le diverse classi
di polveri a seconda della dimensione del diametro delle particelle (misurato in micrometri o
mm) e di quantificarne la presenza in aria in termini di concentrazione (espressa in mg/m3,
ovvero microgrammi di particelle in sospensione per metro cubo di aria ambiente). Il diametro
delle particelle può variare da un valore minimo di 0,005 mm fino ad un massimo di 100 mm.
All’interno di quest’intervallo si definiscono: - grossolane le particelle con diametro compreso
tra 2,5 e 30 mm (paragonabile a quello di un capello umano, che è compreso tra 50-100 mm) -
fini le particelle con diametro inferiore a 2,5 mm. Le polveri grossolane si originano a seguito di
combustioni incontrollate e per processi meccanici di erosione e disgregazione dei suoli. Pollini e
spore fanno parte di questa classe dimensionale. Le polveri fini derivano dalle emissioni prodotte
dal traffico veicolare, dalle attività industriali, dagli impianti di produzione di energia elettrica
nonché a seguito di combustioni di residui agricoli. Oltre alle PTS, la legislazione italiana in
materia di inquinamento atmosferico regolamenta la presenza in aria delle polveri PM10, aventi
diametro inferiore a 10 mm e comprendenti un sottogruppo di polveri più sottili denominate
PM2,5, aventi diametro inferiore a 2,5 mm. Nonostante tra PM10 e PM2,5 vi sia una certa
sovrapposizione dimensionale, le due classi sono generalmente ben distinte sia in termini di
sorgenti di emissione e di processi di formazione, sia per quanto riguarda la composizione
chimica ed il comportamento nell’atmosfera. Le polveri PM10 sono comunque costituite per
circa il 60% dalla frazione più sottile denominata PM2,5. Tanto inferiore è la dimensione delle
particelle, tanto maggiore è la loro capacità di penetrare nei polmoni e di produrre effetti dannosi
sulla salute umana. Per questo motivo le polveri PM10 e PM2,5 presentano un interesse sanitario
sicuramente superiore rispetto alle PTS. Le polveri PM10 sono denominate anche polveri
inalabili, in quanto sono in grado di penetrare nel tratto superiore dell’apparato respiratorio (dal
naso alla laringe). Le polveri PM2,5 sono invece denominate polveri respirabili in quanto sono in
grado di penetrare nel tratto inferiore dell’apparato respiratorio (dalla trachea sino agli alveoli
polmonari).
POP
Inquinanti organici persistenti. Comprendono pesticidi, prodotti chimici o industriali (quali i
PCB), ma anche prodotti derivati da processi di combustione o dall'usura di prodotti industriali
(quali le diossine e i furani). Gli inquinanti in questione sono difficilmente degradabili e si
accumulano nei tessuti adiposi delI'uomo e degli animali. Un'esposizione cronica, pur lieve, può
infatti avere ripercussioni sulla loro capacità di riproduzione e sul loro sistema immunitario, o
può provocare anomalie nello sviluppo nonché tumori. I POP rappresentano in particolare un
pericolo per i bambini, poiché sono sostanze che si accumulano nel latte materno.

POZZO
scavo praticato nel terreno verticalmente per estrarre acqua dal sottosuolo, di solito a sezione
circolare e rivestito in muratura, nell’antichità anche in legno; la tecnica di costruzione dei pozzi,
anticamente scavati a mano, è rimasta fondamentalmente inalterata per millenni. Il "pozzo
artesiano", che deriva il suo nome dalla contea di Artois, in Francia, dove fu scavato il primo di
questo tipo nel 1126, è un pozzo che, raggiungendo la falda freatica, posta cioè tra due strati
impermeabili, quindi in pressione, fa sgorgare l’acqua zampillante. Questa tecnica, che conobbe
una diffusione enorme nel XIX secolo, in realtà, data la scarsa conoscenza degli strati geologici
profondi e l’eccessivo sfruttamento, produsse un danno, rappresentato dall’abbassamento del
livello delle falde, per cui venne abbandonata. L’Italia ha una grande tradizione nella
trivellazione dei pozzi, questo per la fiducia nella buona qualità delle acque profonde, che ha
favorito la diffusione dell’uso di prelevare acque sotterranee mediante la perforazione. Ancora
oggi, soprattutto al nord, un notevole quantitativo delle acque captate è di origine freatica.

PRECIPITAZIONE
Si definisce precipitazione atmosferica la caduta d’acqua al suolo anche sotto forma di neve o
ghiaccio. La precipitazione ha luogo quando le goccioline d’acqua, o le particelle di ghiaccio
presenti in una nube raggiungono dimensioni tali da non potere più essere sostenute dall’aria,
risentendo dell’attrazione gravitazionale della terra. Le precipitazioni sono di molti tipi diversi.
La pioviggine ha luogo quando si ha caduta lenta di gocce finissime e molto ravvicinate tra di
loro; la pioggia presenta gocce più grosse (diametro superiore a 20 millimetri) e più distanziate
che cadono rapidamente; la neve, una precipitazione che nelle nostre regioni si presenta quasi
esclusivamente d’inverno, cade sotto forma di cristalli di ghiaccio. Nelle regioni temperate infine
si può avere, come fenomeno sporadico, la grandine. La misura delle precipitazioni atmosferiche
è data dall’altezza in millimetri dello strato di acqua caduta su una superficie di grandezza
definita, considerando nulle evapotraspirazione, scorrimento superficiale e percolazione nel
terreno. La distribuzione delle precipitazioni sulla superficie terrestre è estremamente diseguale:
si passa da zone definite aride, dove le precipitazioni non si verificano affatto per interi anni, a
zone dette umide, dove le precipitazioni raggiungono diverse centinaia di millimetri o addirittura
alcuni metri all’anno.

PRESTAZIONE AMBIENTALE
Risultati misurabili del sistema di gestione ambientale, conseguenti al controllo esercitato
dall'organizzazione sui propri aspetti ambientali, sulla base della sua politica ambientale, dei suoi
obiettivi e dei suoi traguardi (ISO 14001).

PREVENZIONE DELL'INQUINAMENTO
Uso di processi (procedimenti), prassi, materiali o prodotti per evitare, ridurre o tenere sotto
controllo l'inquinamento, compresi il riciclaggio, il trattamento, i cambiamenti di processo, i
sistemi di controllo, l'utilizzazione efficiente delle risorse e la sostituzione di materiali
(definizione UNI ISO 14001). I benefici potenziali della prevenzione dell'inquinamento
comprendono la riduzione degli impatti ambientali negativi, l'incremento dell'efficienza e la
riduzione dei costi.

PRINCIPIO “CHI INQUINA PAGA”


Principio di imputazione che prevede di far assumere i costi ambientali derivanti dalla attività di
produzione (le esternalità ambientali negative) al produttore. Attraverso l’adozione di tale
principio si richiede al produttore di internalizzare nel prezzo del bene anche i costi ambientali
sostenuti. Non si tratta pertanto di un “principio etico” o “punitivo” ma di un sistema per
assegnare un prezzo alle variabili ambientali che intervengono nei processi di produzione.

PRINCIPIO PRECAUZIONALE
Articolo 3 della UN Framework Convention on Climate Change: Le Parti dovrebbero adottare
delle misure precauzionali per anticipare, prevenire o minimizzare le cause del cambiamento
climatico e mitigarne gli effetti negativi. In presenza di pericoli di danni seri e irreversibili, la
mancanza di una piena certezza scientifica non dovrebbe essere utilizzata come ragione per
posporre tali misure, considerato che le politiche e le misure relative al cambiamento climatico
dovrebbero essere cost-effective per assicurare dei benefici globali al minor costo possibile.

PROCEDURA (nel sistema di gestione ambientale)


Documento che definisce le modalità di svolgimento di attività previste dal sistema di gestione,
in termini di istruzioni gestionali e operative e delle relative responsabilità di attuazione.

PRODOTTO VERDE
Prodotto per la realizzazione del quale sono stati messi in atto accorgimenti che tengano conto
degli aspetti ambientali (ad es. materie prime biologiche, imballaggio a peso ridotto, ecc.). Esso è
caratterizzato dalla possibilità di riutilizzo, dal fatto di non essere tossico, di essere realizzato con
materiale riciclato e di venire commercializzato in una confezione o in un imballaggio di
dimensioni contenute. Non esistono tuttavia prodotti ecologici in assoluto perché in ogni caso
durante i cicli di produzione, distribuzione e trasporto ai magazzini di deposito o ai dettaglianti e
smaltimento, vengono utilizzate energia e risorse con la conseguente creazione di rifiuti e
inquinamento. In questo senso il concetto di "verde" è piuttosto relativo e sta ad indicare quei
prodotti che, rispetto ad altri, generano un impatto minore sull'ambiente.

PRODUZIONI PULITE
Tecniche di gestione dei processi produttivi che mirano ad ottenere dei miglioramenti dal punto
di vista dell'impatto ambientale della produzione. Si applicano, per esempio, produzioni pulite
per ridurre alla fonte la quantità e la tossicità delle emissioni (intese come emissioni in
atmosfera, scarichi liquidi, produzione di rifiuti, ecc.) di un'attività produttiva minimizzando gli
impatti ambientali prodotti durante l'intero ciclo di vita del prodotto, dall'estrazione dei materiali
allo smaltimento finale.

PROGETTAZIONE AMBIENTALE
definizione di un nuovo ordine, attraverso un assetto funzionale, voluto e controllato di un dato
spazio. Si vogliono indicare tutte le operazioni, dagli studi di base di tipo naturalistico al progetto
esecutivo, con cui si realizza l’inserimento nell’ambiente delle opere, siano esse infrastrutture,
insediamenti produttivi, abitazioni. La progettazione ambientale cerca di recuperare gli equilibri
ecologici esistenti intorno all’opera, riconducendo i territori interessati alle forme proprie senza
l’uso di tecnologie estranee all’ambiente. Essa ha come obiettivo principale la ricomposizione
dell’unità paesaggistica, percettiva, strutturale e funzionale che dovrà ospitare l’opera.

PROGRAMMA AMBIENTALE (nel sistema di gestione ambientale)


Una descrizione degli obiettivi e delle attività specifici dell’impresa concernenti una migliore
protezione dell’ambiente.

PROGRAMMA D’AZIONE EUROPEO IN MATERIA AMBIETALE


Programma d’azione che stabilisce i principi della strategia europea nel campo ambientale.

PROTOCOLLO DI KYOTO
Il Protocollo di Kyoto:
a) è stato prodotto dalla Terza Conferenza delle Parti (COP3) tenutasi a Kyoto nel Dicembre del
1997
b) entrerà in vigore e sarà quindi legalmente vincolante, dopo essere stato ratificato da 55 Stati,
tra cui devono essere inclusi Stati dell’Annesso I* responsabili per almeno il 55% delle
emissioni totali degli Stati dell’Annesso I
c) ad oggi è stato ratificato da un solo Paese (Romania)
L’obiettivo:
La riduzione delle emissioni globali di gas serra (CO2,CH4,N2O,HFC,PFC,SF6) del 5,2%
rispetto al livello del 1990 entro il periodo 2008-2012. Per raggiungere tale obiettivo, ogni Paese
dell’Annesso I ha assunto impegni di riduzione diversi in base alla struttura dell’economia
nazionale, alla dotazione di risorse naturali, al contributo di ciascun gas alle emissioni totali
nazionali di gas serra, all’offerta e la domanda di energia nazionali e agli sforzi già compiuti per
la riduzione delle emissioni prima del 1990. Per i Paesi dell’Unione Europea nel loro insieme la
riduzione deve essere dell’8%, per gli Stati Uniti del 7% e per il Giappone del 6%. Per la
Federazione Russa, la Nuova Zelanda e l’Ucraina è prevista la stabilizzazione delle emissioni,
mentre Norvegia, Australia e Islanda possono aumentare le loro emissioni rispettivamente
dell’1%, 8% e 10%. All’interno dell’UE è stata effettuata un’ulteriore ripartizione tra gli Stati
membri per raggiungere la riduzione complessiva dell’8%. In tale contesto, l’Italia si impegna a
ridurre le emissioni nazionali di gas serra del 6,5% rispetto alle emissioni del 1990.
Gli Strumenti:
Misure e politiche nazionali, quali: a) Incremento dell’efficienza energetica nei rilevanti settori
dell’economia nazionale; b) Protezione e incremento dei ‘sink’ e riserve dei gas serra non
controllati dal Protocollo di Montreal; promozione di azioni di forestazione sostenibile,
riforestazione e afforestazione; c) Promozione di forme di agricoltura sostenibile; d) Promozione
della ricerca, lo sviluppo e l’uso di fonti di energia nuove e rinnovabili, di tecnologie per il
sequestro dell’anidride carbonica e di tecnologie ecocompatibili nuove e avanzate; e) Riduzione
progressiva ed eliminazione di quei fattori di distorsione dei mercati, quali incentivi fiscali,
tassazione e sussidi, che favoriscono le emissioni di gas serra e introduzione di strumenti di
mercato che ne incoraggino la riduzione; f) Misure atte a limitare e/o ridurre le emissioni di gas
serra non controllati dal Protocollo di Montreal nel settore dei trasporti; g) riduzione delle
emissioni di metano dalla gestione dei rifiuti e da attività di produzione, trasporto e distribuzione
di energia.
Q
QSC
Quadro Comunitario di Sostegno. Documento approvato dalla Commissione a seguito della
valutazione del piano di sviluppo presentato da uno Stato membro e contenente le strategie e le
priorità d'azione, gli obiettivi specifici delle stesse, il contributo dei Fondi e di altre risorse
finanziarie. Il documento deve essere suddiviso in varie priorità e attuato per mezzo di uno o più
Programmi Operativi.

QUADRO DIAGNOSTICO
Fase dell’Agenda 21 Locale nella quale si prevede di predisporre una serie di azioni conoscitive
delle problematiche legate alla sostenibilità locale. Tale quadro avviene mediante: la
predisposizione del Rapporto sullo Stato dell’Ambiente, l’individuazione delle componenti
ambientali sensibili e dei fattori di pressione, la selezione degli obiettivi, il monitoraggio
periodico e la valutazione delle politiche

QUALITÀ'
L'insieme delle proprietà e delle caratteristiche che conferiscono ad un prodotto, ad un processo
di lavorazione o ad un servizio, la capacità di soddisfare esigenze espresse o implicite (ISO
8402:1995) Grado in cui un insieme di caratteristiche intrinseche soddisfa i requisiti (UNI EN
ISO 9000:2000) Il termine "qualità" non esprime un livello di merito in senso comparativo. La
qualità assume due aspetti fondamentali: quello della conformità alle norme e quello della
gestione della qualità, intesa come filosofia complessiva di gestione strategica dell'azienda.

QUALITA’ AMBIENTALE
Concetto che esprime il pregio ed il valore di un bene, di un'area o di qualunque elemento del
sistema ambiente da un punto di vista ambientale, prima dell'introduzione di una determinata
opera sul territorio e indipendentemente dai potenziali impatti che ne deriveranno.

QUALITÀ DELL’ACQUA
Caratteristica determinata dalle condizioni fisico-chimiche dell'ambiente idrico, con riferimento
alla rilevazione di eventuali sostanze inquinanti.

QUALITÀ DELL’ARIA
Si intende abitualmente la concentrazione nell'aria di uno o più inquinanti. Per buona parte degli
inquinanti la qualità dell'aria si esprime come una concentrazione media in un determinato
periodo di tempo (ad esempio i microgrammi per metro cubo di un dato inquinante misurati
nell'arco di un'ora).

QUALITÀ DEL SUOLO


Caratteristica determinata dalle condizioni fisico-chimiche di un suolo in relazione alla presenza
di elementi inquinanti.
R
RACCOLTA DIFFERENZIATA DEI RIFIUTI
Raccolta idonea a raggruppare i rifiuti urbani in frazioni merceologiche omogenee, compresa la
frazione organica umida, destinate al riutilizzo, al riciclaggio ed al recupero di materia prima (D.
Lgs. 22/1997).

RADON
Elemento chimico (Rn) gassoso che emette radiazioni. Può essere normalmente presente
nell’ambiente con elevata variabilità da zona a zona (Radioattività ambientale).

RAPPORTO AMBIENTALE
Ai sensi dell’allegato I della direttiva 42/2001, le informazioni da fornire attraverso il rapporto
ambientale riguardano:
- illustrazione di contenuti, obiettivi principali del piano o del programma e rapporto con altri
pertinenti piani e programmi;
- aspetti pertinenti allo stato attuale dell’ambiente e sua evoluzione probabile senza
l’esecuzione del piano o del programma;
- caratteristiche ambientali delle aree che potrebbero essere significativamente interessate;
- qualsiasi problema ambientale esistente, pertinente al piano o al programma, ivi compresi in
particolare quelli relativi ad aree di particolare rilevanza ambientale, quali le zone designate
ai sensi delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE;
- obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o dagli Stati
membri, pertinenti al piano o la programma, e il modo in cui, durante la sua preparazione, si
è tenuto conto di detti obiettivi e di ogni considerazione ambientale;
- possibili effetti significativi sull’ambiente, compresi aspetti quali la biodiversità, la
popolazione, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l’acqua, l’aria, i fattori climatici, i
beni materiali, il patrimonio culturale, anche architettonico e archeologico, il paesaggio e
l’interrelazione tra i suddetti fattori (gli effetti devono comprendere quelli secondari,
cumulativi, sinergici, a breve, medio e lungo termine, permanenti e temporanei, positivi e
negativi);
- misure previste per impedire, ridurre e compensare nel modo più completo possibile gli
eventuali effetti negativi sull’ambiente generati dall’attuazione del piano o del programma;
- sintesi delle ragioni della scelta delle alternative individuate e una descrizione di come è stata
effettuata la valutazione nonché le eventuali difficoltà incontrate (ad esempio carenze
tecniche o mancanza di know-how) nella raccolta delle informazioni richieste;
- descrizione delle misure previste per monitorare l’attuazione del piano o programma;
- sintesi non tecnica delle informazioni di cui ai punti precedenti.
Sono fatte salve le disposizioni dell’articolo 5, paragrafi 2 e 3, che specificano i criteri di
selezione dei contenuti e possibili informazioni aggiuntive.

RAPPORTO SULLO STATO DELL’AMBIENTE


Raccolta, organizzazione e interpretazione di dati già rilevati dalle autorità locali e/o dalle loro
agenzie. Il quadro diagnostico che ne emerge rappresenta la qualità dell'ambiente nell'ambito
territoriale considerato, i fattori di pressione che concorrono ad influenzarla, le politiche di
risposta attivate a fronte di determinati obiettivi e priorità di intervento. Il rapporto deve anche
mettere in luce le eventuali carenze o incompletezze informative a cui rispondere attivando
nuove campagne di misura e rilievo.

RAU
Rifiuti assimilabili a quelli urbani.
RECUPERO AMBIENTALE
Riguarda tutti quegli interventi che tendono a favorire la ripresa spontanea della serie di
vegetazione autoctona. Si limita alla ripresa naturale della vegetazione autoctona riproponendo
artificialmente cenosi non molto evolute ma capaci di raggiungere autonomamente sia una
complessità strutturale, tipica delle cenosi naturali, sia una maggiore diversità biologica.
All’interno del recupero ambientale si hanno almeno due casi particolari: il "restauro"
(restoration) e il "ripristino" (renewal). Il restauro si riferisce in genere a un ambito arealmente
definito in cui, più che una trasformazione globale, si è avuta una progressiva alterazione
puntuale. Si parla invece di ripristino ambientale quando l’obiettivo dell’intervento è quello di
riproporre le forme e i tipi di vegetazione presenti in un determinato ambiente prima della sua
occupazione.

RECUPERO DEI RIFIUTI


L'insieme di operazioni per la raccolta, lo stoccaggio, la selezione e la destinazione, in seguito al
riciclaggio, dei residui o dei materiali di scarto di un processo produttivo nel modo più efficace
ed economico. Nel D. Lgs. n. 22 del 5.2.97 viene data la seguente definizione delle operazioni di
recupero: "Utilizzazione principale come combustibile o come altro mezzo per produrre energia;
rigenerazione/recupero di solventi; riciclo/recupero delle sostanze organiche non utilizzate come
solventi, comprese le operazioni di compostaggio e altre operazioni biologiche; riciclo/recupero
dei metalli o dei composti metallici; riciclo/recupero di altre sostanze inorganiche; rigenerazione
degli acidi o delle basi; recupero dei prodotti che servono a captare gli inquinanti; recupero dei
prodotti provenienti dai catalizzatori; rigenerazione o altri reimpieghi degli oli; spandimento sul
suolo a beneficio dell’agricoltura o dell’ecologia; utilizzazione dei prodotti ottenuti da una delle
suddette operazioni; scambio di rifiuti per sottoporli a una delle suddette operazioni; messa in
riserva di rifiuti per sottoporli a una delle suddette operazioni (escluso il deposito temporaneo,
prima della raccolta, nel luogo in cui sono stati prodotti)."

RECUPERO ENERGETICO
Utilizzazione dell’energia termica liberata in un processo di combustione di rifiuti, per la
produzione di vapore da cedere a terzi o da sfruttare in un ciclo termico, per la produzione di
energia elettrica.

REFLUO
Scarico di acque provenienti da attività civili o industriali.

REGISTRAZIONE
Procedimento con cui un organismo indica in un elenco appropriato, disponibile al pubblico, le
caratteristiche di un prodotto, processo o servizio o le particolarità proprie di un organismo o di
una persona.

REGISTRO DEGLI EFFETTI AMBIENTALI (nel sistema di gestione ambientale)


Registro dove vengono annotati gli effetti ambientali connessi ai fattori d’impatto individuati
come significativi per il sito

REGOLAMENTO CEE
Documento emesso dalla Comunità europea, di applicazione generale ed obbligatoria in tutti gli
Stati membri, dei quali entra nella legislazione nazionale e le Autorità nazionali e gli strumenti
nazionali non possono impedirne l'implementazione. Un Regolamento crea diritti individuali che
i tribunali nazionali devono applicare. I Regolamenti sono usati, per esempio, per stabilire
annualmente i prezzi in agricoltura dal Consiglio dei Ministri della CEE. Se non diversamente
stabilito, i Regolamenti entrano in vigore 20 giorni dopo la loro pubblicazione sulla Gazzetta
Ufficiale della CEE serie "L". A differenza delle Direttive, i Regolamenti comprendono anche le
modalità applicative della legge.

REPORTING AMBIENTALE
Documento pubblico che serve ad informare circa gli sforzi, sia economici che di riduzione degli
impatti, compiuti da un’impresa per migliorare uso delle risorse ambientali nei processi di
produzione. E’ composto di tre parti distinte: la relazione ambientale (descrizione sintetica
dell’attività svolta dall’azienda); il bilancio ambientale; le conclusioni. La richiesta del rapporto
ambientale ha ormai raggiunto dimensioni ragguardevoli, soprattutto in Nord America ed
Europa, a causa della crescente richiesta di informazioni da parte dei soggetti esterni all’impresa,
sulle relazioni esistenti tra essa e il suo territorio di insediamento. Rapporto (report) o bilancio
ambientale sono termini spesso utilizzati indistintamente. Nei paesi anglosassoni con il termine
environmental reporting si intende l’attività di informazione sul rapporto tra impresa e territorio
fisico. Il rapporto ambientale è pertanto quel documento diffuso al pubblico e redatto
periodicamente all’interno, per mezzo del quale l’impresa descrive le sue principali
problematiche ambientali, il suo approccio strategico, la sua organizzazione per la gestione
ambientale, le azioni messe in atto per la protezione ambientale e documenta, con dati statistici e
indicatori, il proprio impatto (il bilancio ambientale) e gli aspetti finanziari connessi con
l’ambiente (spese correnti e di investimento). Oltre che strumento di comunicazione con i vari
interlocutori dell’impresa (azionisti, finanziatori, assicuratori, opinione pubblica, gruppi
ambientalisti, autorità nazionali e locali, clienti e consumatori), il rapporto ambientale (e il
bilancio che esso contiene) rappresenta un elemento fondamentale per la gestione strategica della
variabile ambiente, all’interno del processo di pianificazione dell’impresa.

RESPONSABILITA' DA PRODOTTO
Obbligo di un produttore o di altri a risarcire danni a persone o cose, causati da un prodotto o
servizio riconosciuto difettoso. Oggetto della Direttiva CEE 85/374/CEE, recepita in Italia con
DPR 2415188 n° 244. Se il produttore può infatti dimostrare di aver operato secondo un sistema
di qualità certificato, nel caso di un difetto non "originario" - sopravvenuto, cioè, in fasi
successiva alla produzione -, egli fornisce una prova "negativa" che il prodotto in uscita dalla sua
sfera di controllo era immune da difetti originali.

RESPONSABILITÀ ESTESA DEL PRODUTTORE


Si tratta di un approccio, fatto proprio dall’Unione Europea, che prevede che il produttore sia
responsabile non solo delle fasi di trasformazione legate al suo processo di produzione, ma anche
delle fasi a monte e delle fasi a valle.

RESPONSIBLE CARE
Il concetto di Responsible Care fu sviluppato dall’associazione delle aziende chimiche canadesi
verso la metà degli anni Ottanta e, in circa un decennio, è diventato un programma di rilevanza
mondiale. è finalizzato ad ottenere miglioramenti delle prestazioni dell’industria chimica nel
settore della salute, della sicurezza e dell’ambiente e a mettere le aziende di tutto il mondo in
grado di comunicare i risultati raggiunti, favorendo la trasparenza con il pubblico. Lanciato in
Italia da Federchimica nel 1992, il programma Responsible Care prevede l’adesione volontaria
da parte dell’impresa che si impegna ad applicare i suoi princìpi-guida, tra i quali risulta
fondamentale il processo di autovalutazione. Dall’avvio del Programma in Italia, le adesioni
sono in continua crescita e contano gruppi e società di piccole, medie e grandi dimensioni,
nazionali ed estere. Ogni anno la Federchimica pubblica un rapporto ambientale: Responsible
Care.
RETE ECOLOGICA
Strumento che risponde alla necessità di creare dei collegamenti tra le aree naturali, relitte e di
nuova realizzazione, per ottenere un sistema spaziale unitario, progettato in modo tale che ogni
intervento si inserisca in un disegno complessivo articolabile nello spazio e implementabile nel
tempo.

RETE NATURA 2000


Obiettivo finale della Direttiva Habitat (92/43/CEE): creazione di questa rete europea di zone
speciali di conservazione, attraverso la quale garantire il mantenimento ed il ripristino di uno
stato di conservazione soddisfacente dei tipi di habitat naturali e delle specie interessate nella
loro area di ripartizione naturale.

RICHIESTA DI OSSIGENO TOTALE


Sigla universalmente accettata per indicare un parametro di grande importanza per la definizione
della qualità di un’acqua. Il TOD è una misura della quantità totale di ossigeno richiesta da un
campione di acqua, in aggiunta a quello discioltovi, per l’ossidazione completa delle sostanze
organiche presenti con trasformazione dei costituenti, per esempio carbonio, idrogeno, azoto
zolfo rispettivamente in anidride carbonica, acqua, acido nitrico, acido solforico. Il TOD si
misura con apposite apparecchiature automatiche attraverso la determinazione in continuo della
concentrazione di ossigeno nel gas effluente dal processo di combustione. È uno dei tanti
parametri, quali COD, TOC, BOD, attraverso i quali si cerca di caratterizzare il grado di
inquinamento di un’acqua.

RICICLAGGIO
Riciclare significa "rimettere in circolazione come materie prime" materiali e sostanze ricavati da
un adeguato trattamento dei rifiuti, compreso il riciclaggio organico (Compostaggio) con
esclusione, però, del recupero di energia. Il riciclaggio è, per legge, tra le forme di smaltimento
da privilegiare e i vantaggi indubbi vanno individuati sia nella diversa volumetria assunta dai
rifiuti raccolti, sia nel fondamentale risparmio di materie prime utilizzate nell'attuale sistema
produttivo.

RIFIUTI
Secondo il D. Lgs. n. 22 del 5.2.97 è rifiuto qualsiasi sostanza od oggetto che rientri nelle
categorie riportate in allegato al decreto stesso e di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia
l’obbligo di disfarsi. Tuttavia, a tale proposito va evidenziato che l’elenco dei rifiuti individuati
nell’allegato al decreto non è esaustivo in quanto in esso viene disposto che costituisce rifiuto
anche "qualunque sostanza, materia o prodotto che non rientri" tra le diverse categorie
espressamente individuate. Pertanto, il criterio cui occorre fare riferimento per determinare se
una data sostanza debba essere qualificata come rifiuto (e, come tale, vada assoggettata alla
normativa che ne regola tutte le fasi di smaltimento) è quello soggettivo e cioè di valutazione
della volontà del detentore di disfarsi o meno della sostanza stessa. Nel D. Lgs. n. 22/97 i rifiuti
vengono classificati, secondo l’origine e la pericolosità, rispettivamente in urbani e speciali ed in
pericolosi e non pericolosi. Scompare, pertanto, la tipologia dei rifiuti tossici e nocivi, introdotta
dalla previgente normativa.

RIFIUTI NON PERICOLOSI


Secondo il D. Lgs. n. 22 del 5.2.97, sono rifiuti non pericolosi quelli che non rientrano
nell’apposita lista allegata al decreto stesso.

RIFIUTI PERICOLOSI
Secondo il D. Lgs. n. 22 del 5.2.97, sono pericolosi i rifiuti individuati in un’apposita lista
allegata al decreto stesso (allegato D). Viene, pertanto, superata la classificazione dei rifiuti
tossici e nocivi prevista dalla previgente normativa (DPR n. 915/88), che era basata sul contenuto
nei rifiuti di determinate sostanze nocive, individuate da disposizioni tecniche. Con il nuovo
criterio, conforme alle norme comunitarie, i rifiuti rientranti nella citata lista vengono qualificati
come pericolosi, a prescindere dalle effettive caratteristiche di rispettiva pericolosità. Per
classificare un rifiuto come pericoloso si dovrà ricorrere al C.E.R., il catalogo europeo dei rifiuti.
Tale codice si compone di sei cifre: le prime due si riferiscono al settore produttivo, le seconde
individuano il ciclo produttivo all'interno del settore produttivo, le ultime due individuano il
rifiuto. In base al codice riportato nell'Allegato D), un rifiuto che ha quel determinato codice è un
rifiuto pericoloso a priori.

RIFIUTI SPECIALI
Secondo il D. Lgs. n. 22. del 5.2.1997 sono rifiuti speciali: a) i rifiuti da attività agricole e agro-
industriali; b) i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, costruzione, nonché i rifiuti
pericolosi che derivano da attività di scarico; c) i rifiuti da lavorazioni industriali; d) i rifiuti da
lavorazioni artigianali; e) i rifiuti da attività commerciali; f) i rifiuti da attività di servizio; g) i
rifiuti derivanti dall’attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi prodotti dalla
potabilizzazione e da altri trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue e da
abbattimento dei fumi; h) i rifiuti derivanti da attività sanitarie; i) i macchinari e le
apparecchiature deteriorati ed obsoleti; l) i veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro
parti.

RIFIUTI SPECIALI, impianti di trattamento dei


I sistemi di smaltimento dei rifiuti speciali non pericolosi e/o pericolosi, utilizzano per il
trattamento le seguenti tecnologie: - tecnologie per il recupero dei materiali; - tecnologie per il
pretrattamento dei rifiuti; - tecnologie per lo smaltimento definitivo dei rifiuti. Il trattamento, il
recupero o la valorizzazione dei rifiuti speciali possono essere effettuati mediante processi
chimici, fisici, biologici e/o termochimici. Per il recupero vengono impiegate tecnologie di
rigenerazione degli oli usati (Olio lubrificante usato), di distillazione dei solventi esausti e di
recupero di materiali riutilizzabili nei cicli produttivi. Oltre alla rigenerazione e al riciclaggio di
materiali, è possibile anche il recupero di energia, mediante l’adozione di cicli termici, associati
a forni di incenerimento dei rifiuti, in grado di produrre energia elettrica e/o termica. Il
trattamento dei rifiuti speciali viene effettuato utilizzando appropriati impianti di
detossificazione, inertizzazione, depurazione chimico-fisica e/o biologica, incenerimento e
stoccaggio definitivo (discariche controllate).

RIFIUTI TOSSICO-NOCIVI
Questa tipologia di rifiuti non ha più valenza giuridica a seguito dell’abrogazione del D.P.R. n.
915/82 che l’aveva istituita. La qualificazione introdotta con il D. Lgs. n. 22/97 per tali rifiuti è
quella di rifiuto pericoloso.

RIFIUTI URBANI
Secondo il D. Lgs. n. 22/97 sono rifiuti urbani:1. rifiuti domestici, anche ingombranti,
provenienti da locali e luoghi adibiti ad uso di civile abitazione; 2. rifiuti non pericolosi
provenienti da locali e luoghi adibiti ad usi diversi da quelli di cui al punto precedente; 3.
assimilati ai rifiuti urbani per qualità e quantità, ai sensi dell'art.21, comma 2, lett.g; 4. rifiuti
provenienti dallo spazzamento delle strade; 5. rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti
sulle strade ed aree pubbliche o sulle strade ed aree private comunque soggette ad uso pubblico o
sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d'acqua; 6. rifiuti vegetali provenienti da
aree verdi, quali giardini, parchi ed aree cimiteriali; 7. rifiuti provenienti da esumazioni ed
estumulazioni, nonché gli altri rifiuti provenienti da attività cimiteriale diversi da quelli indicati
nei punti 2,3,4. 1. rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibiti ad
uso di civile abitazione; 2. rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti ad usi
diversi da quelli di cui al punto precedente; 3. assimilati ai rifiuti urbani per qualità e quantità, ai
sensi dell'art.21, comma 2, lett. g; 4. rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade; 5. rifiuti
di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche o sulle strade ed aree
private comunque soggette ad uso pubblico o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei
corsi d'acqua; 6. rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi ed aree
cimiteriali; 7. rifiuti provenienti da esumazioni ed estumulazioni, nonché gli altri rifiuti
provenienti da attività cimiteriale diversi da quelli indicati nei punti 2,3,4.

RIFORESTAZIONE
Rimboschimento di aree sottoposte a deforestazione. La riforestazione su vastissima scala è
considerata un mezzo per ricostituire il patrimonio forestale mondiale e per ridurre l'effetto serra.

RIMBOSCHIMENTO
Insieme di pratiche forestali relative al rinnovo del bosco, compiute per evitarne la graduale
scomparsa e, in alcuni casi, per impedire i franamenti di terreni montani in ripido pendio e poveri
di vegetazione. Il rimboschimento può avvenire per rinnovo naturale e in tal caso le stesse piante
provvedono, dopo tagli e disboscamenti precedentemente effettuati, alla riproduzione. Il rinnovo
artificiale è invece totalmente operato dall’uomo, per semina o per piantagione.

RINTRACCIABILITA'
Capacità di ricostruire la storia e di seguire l'utilizzo di un oggetto o di un'attività, mediante
documentazione predisposta, la possibilità di seguire il percorso compiuto da un alimento, da un
mangime, da un animale destinato alla produzione alimentare o da un ingrediente attraversando
tutte le fasi della produzione e della distribuzione; “tutte le fasi della produzione e della
distribuzione”, tutte le fasi a partire dalla produzione primaria di un alimento ivi inclusa, fino alla
vendita o erogazione al consumatore finale ivi incluse e, ove pertinente ai fini della sicurezza
alimentare, la produzione, la lavorazione e la distribuzione dei mangimi (Proposta del
Parlamento europeo di Regolamento sulla legislazione alimentare).

RIPRISTINO AMBIENTALE
Ultima fase della realizzazione di un’opera, hanno l'obiettivo di riportare le aree interessate alle
condizioni e destinazioni d'uso originarie, nel più breve tempo possibile. Fin dall'avvio del
progetto, infatti, viene definita la strategia di ripristino finale. Vengono realizzati studi sulle
caratteristiche dei terreni interessati e di quelli circostanti e sulla climatologia della zona.
Vengono definite le modalità di rimboschimento e inerbimento secondo avanzate tecniche
forestali. In molti casi il lavoro di ripristino consente non solo di riportare il territorio alle sue
condizioni originarie, ma anche a migliorare e rendere più sicuro il suo assetto. Nel caso di forte
pendenza ciò significa minimizzare le erosioni pluviali ed eoliche e aumentare la coesione
superficiale; nel caso di terreni grossolani, aumentarne la fertilità e migliorarne la capacità di
ritenzione idrica. La posa dei gasdotti, ad esempio, richiede interventi specifici di ripristino nelle
diverse fasi del lavoro, dalla scelta del tracciato alla progettazione e alla costruzione.

RISCALDAMENTO DEL GLOBO


L'aumento della temperatura del pianeta provocato dalla presenza di gas ad effetto serra.

RISCHIO (comunicazione del)


Lo scambio interattivo, nell'intero arco del processo di analisi del rischio, di informazioni e
pareri riguardanti gli elementi di pericolo e i rischi, i fattori connessi al rischio e la percezione
del rischio, tra responsabili della valutazione del rischio, responsabili della gestione del rischio,
consumatori, imprese alimentari e del settore dei mangimi, la comunità accademica e altri
interessati, ivi compresi la spiegazione delle scoperte relative alla valutazione del rischio e il
fondamento delle decisioni in tema di gestione del rischio (Proposta del Parlamento europeo di
regolamento sulla legislazione alimentare).

RISCHIO (gestione del)


Processo, distinto dalla valutazione del rischio, consistente nell'esaminare alternative d'intervento
consultando le parti interessate, tenendo conto della valutazione del rischio e di altri fattori
pertinenti e, se necessario, compiendo adeguate scelte di prevenzione e di controllo (Proposta del
Parlamento europeo di regolamento sulla legislazione alimentare).

RISCHIO (valutazione del)


Processo su base scientifica costituito da quattro fasi: individuazione del pericolo,
caratterizzazione del pericolo, valutazione dell'esposizione al pericolo e caratterizzazione del
rischio (Proposta del Parlamento europeo di regolamento sulla legislazione alimentare).

RISCHIO AMBIENTALE
Per rischio ambientale si intende uno stato in cui sono presenti condizioni di pericolosità o di
minaccia ipotetica verso l'ambiente e l'uomo. Nella stragrande maggioranza dei casi l'analisi dei
rischio tende ad estromettere la dimensione percettiva dell'individuo che spesso è fondamentale.
La maggior parte degli studi sul rischio adotta come principio base la formula per cui il rischio
sarebbe uguale alla probabilità che un evento indesiderato avvenga in un certo arco temporale,
definendo il rischio attraverso una funzione di tipo statistico. Probabilità del verificarsi di un
danno ambientale moltiplicata per la grandezza del danno stesso. Nelle procedure di VIA
esprime la possibilità che gli interventi dell'uomo superino un livello tale da provocare sensibili e
spesso irreversibili fenomeni di inquinamento e di dissesto con alterazione degli equilibri
preesistenti.

RISERVA NATURALE
Zona in genere delimitata e protetta da particolari disposizioni per la conservazione di alcune
specie vegetali ed animali che vi dimorano. Fanno parte delle aree protette e sono costituite da
aree terrestri, lacuali o marine che contengono una o più specie naturalisticamente rilevanti della
flora e della fauna, o presentano uno o più ecosistemi importanti per le diversità biologiche o per
la conservazione delle risorse genetiche (legge 6/12/1991, n. 394).

RISORSE NATURALI
Materie prime direttamente attinte dal patrimonio naturale e che vengono successivamente
immesse nel mercato allo stato grezzo o lavorate.

RISORSE NON RINNOVABILI


Risorse del patrimonio naturale il cui utilizzo ed impiego è limitato nel tempo a causa della loro
irriproducibilità (es. le risorse minerarie). Vengono anche definite come risorse esauribili.

RISORSE RINNOVABILI
Risorse del patrimonio naturale che hanno la capacità di riprodursi o rinnovarsi.

RISPARMIO ENERGETICO
Uno dei sistemi, insieme alla razionalizzazione e all'utilizzo di fonti alternative, per stabilizzare il
costo energetico. Risparmiare è una soluzione che, non richiede alcuno sforzo attivo, ma solo un
adeguamento passivo ad una situazione di scarsità ovvero una modifica dei comportamento dei,
consumatori in modo da ottenere lo stesso servizio con un minore uso di energia. La
razionalizzazione energetica, invece, richiede innovazione e proiezione nel futuro verso
tecnologie energetiche più efficienti. Anche l'utilizzo di fonti alternative non fossili può far parte
di una razionalizzazione del sistema energetico. I tre sistemi rispondono sia a motivazioni
economiche sia ambientali. Da questo secondo punto di vista lo scopo è ridurre gli impatti
relativi alla produzione, trasporto e utilizzo dell'energia. L'obiettivo resta quello di coniugare
sviluppo e ambiente.

RUMORE
Energia sotto forma di onde sonore, capace di determinare una perturbazione fisica nel mezzo di
propagazione percepibile dall'uomo o dagli animali. Fenomeno acustico dovuto a vibrazioni
irregolari che produce sensazioni sgradevoli. E' un particolare tipo di onda sonora, caratterizzato
da una totale assenza di periodicità dell'andamento stesso dell'onda: all'orecchio risulterà una
sensazione spiacevole di ''confusione''. Un Rumore è caratterizzato (come tutti i suoni) da
grandezze quali: la frequenza (grave - acuto), l'intensità (forte - debole), il timbro (a seconda
della fonte: motore, impatto, esplosione...). Di fondamentale importanza per l'uomo e' l'intensità,
che se supera certi valori (circa 130 dB[A]) può arrecare danni permanenti all'orecchio. Livello
di pressione sonora Rumore tipico [dB(A)] 0 - soglia udibile; 40 - stanza molto silenziosa; 60 –
conversazione; 70 - traffico stradale a 25m; 120 - livello di picco per un complesso rock; 140 -
jet a 6 m.
S
SALINITÀ'
Quantità di sali espressa in grammi/litro o in parti per mille, presenti nelle acque marine, fluviali,
lacustri. La quantità di sale è maggiore nelle acque marine e, sebbene vari molto da mare a mare
a causa dell’influenza esercitata dall’evaporazione, dalle precipitazioni e dall’apporto fluviale, si
aggira in media sul 35%.

SALINIZZAZIONE
Aumento dei sali disciolti nell’acqua. Tale fenomeno può essere dovuto, in aree costiere,
all’intrusione dell’acqua marina, con interessamento della falda idrica sotterranea. In tal caso la
salinizzazione ha effetti negativi sulla qualità del suolo dal punto di vista agricolo.

SALUTE PUBBLICA
Componente degli studi di impatto ambientale, che ha come scopo quello di verificare la
compatibilità tra le conseguenze dirette ed indirette della costruzione di opere e del loro esercizio
e gli standard e i criteri adottati per la prevenzione dei rischi riguardanti la salute umana a breve,
medio e lungo periodo.

SCARICHI IDRICI
Sversamento di effluenti liquidi o comunque convogliabili tramite condotta, proveniente da
insediamenti sia produttivi che civili, con caratteristiche di continuità, o periodicità o anche
saltuari, ma non meramente occasionali.

SCARICO INDUSTRIALE
Flusso di materiale di rifiuto proveniente da un processo produttivo industriale. Secondo la
normativa vigente, tali scarichi sono da considerarsi quantomeno rifiuti speciali e possono essere
pericolosi (se provenienti da determinati processi).

SCREENING
Primo gradino nell'analisi di dispersione degli inquinanti in atmosfera. Consiste nel determinare,
mediante analisi al calcolatore, le condizioni meteoclimatiche che determinano il peggior
comportamento in termini di dispersione degli inquinanti e la posizione attesa delle massime
ricadute al suolo.

SEDIMENTAZIONE
Processo di deposizione di materiale solido trasportato in sospensione dall’acqua o dal vento. Da
tale processo hanno origine le rocce sedimentarie. Nella depurazione delle acque la
sedimentazione è l’operazione mediante la quale le sostanze solide sospese in un liquido
vengono fatte depositare sul fondo di un recipiente adatto, grazie alla forza di gravità.

SENSIBILITA'
Caratteristica intrinseca di tipo oggettivo dell'ambiente naturale che può subire un maggior
danno a parità di rilevanza dell'impatto (vulnerabilità) e di tipo soggettivo dell'ambiente
socioeconomico che comporta un maggior rischio di conseguenze negative sull'attività
produttiva (percezione del rischio e sensibilità sociale).

SEPARAZIONE degli inquinanti


Processo di trattamento di effluenti inquinati in cui si realizza un’eliminazione degli inquinanti
tramite il loro trasferimento in un secondo flusso, più concentrato, da trattare ulteriormente. Si
tratta generalmente di processi di tipo fisico che sfruttano particolari caratteristiche (densità, peso
specifico, solubilità) degli inquinanti stessi.

SESTO PROGRAMMA DI AZIONE E LO SVILUPPO SOSTENIBILE


Il nuovo programma identifica quegli aspetti dell'ambiente che devono assolutamente essere
affrontati per ottenere uno sviluppo sostenibile: cambiamento climatico, uso esagerato delle
risorse naturali rinnovabili e non, perdita di biodiversità, accumulo di sostanze chimiche tossiche
persistenti nell'ambiente. Determina quindi gli obiettivi e i traguardi da perseguire, descrive
come si intende utilizzare gli strumenti della politica ambientale comunitaria per questi fini e
sottolinea la necessità di intervenire anche in altre aree politiche. Il presupposto di fondo è che la
tutela ambientale sia integrata nelle altre aree politiche e, a tal fine, è necessario cambiare il
sistema di governance in modo da riuscire a conciliare gli obiettivi socio-economici con quelli
ambientali e identificare le diverse vie per conseguirli. Questo nuovo programma, pur
concentrandosi sulle azioni e gli impegni che devono essere intrapresi a livello comunitario,
identifica anche misure e responsabilità che spettano agli organismi nazionali, regionali e locali
nonché ai diversi settori economici. Ciò comprende la identificazione di aree tematiche
prioritarie di intervento e la definizione dell’approccio strategico che definisce l'approccio
politico generale ed il pacchetto di misure proposto per conseguire gli obiettivi e i traguardi
ambientali.
In base agli esiti della valutazione globale e alle relazioni sullo stato e sulle tendenze
dell'ambiente, il programma è stato imperniato sulle seguenti aree tematiche:
Cambiamento climatico
Obiettivo: Stabilizzare le concentrazioni atmosferiche di gas di serra ad un livello che non generi
variazioni innaturali del clima terrestre.
Natura e biodiversità
Obiettivo: Proteggere e ripristinare il funzionamento dei sistemi naturali ed arrestare la perdita di
biodiversità nell'Unione europea e nel mondo; proteggere il suolo dall'erosione e
dall'inquinamento.
Ambiente e salute
Obiettivo: Ottenere una qualità dell'ambiente in virtù della quale il livello dei contaminanti di
origine antropica, compresi i diversi tipi di radiazioni, non dia adito ad impatti o a rischi
significativi per la salute umana.
Uso sostenibile delle risorse naturali e gestione dei rifiuti
Obiettivo: Garantire che il consumo delle risorse rinnovabili e non rinnovabili non superi la
capacità di carico dell'ambiente; ottenere lo sganciamento dell'uso delle risorse dalla crescita
economica mediante un significativo miglioramento dell'efficienza delle risorse, la
dematerializzazione dell'economia e la prevenzione nella produzione di rifiuti.
A tutte le tematiche ambientali dovrà applicarsi un approccio strategico di seguito articolato in
alcuni indirizzi prioritari:
1) Migliorare l'applicazione della normativa vigente. Occorre migliorare l'applicazione della
legislazione ambientale esistente. Alla vigorosa azione legale attraverso la Corte di
giustizia europea deve essere abbinato un supporto alle buone prassi e una politica di
informazione pubblica nella quale, inadempienti e non, sono segnalati per nome e lodati o
biasimati secondo i casi ('name, fame and shame').
2) Integrazione delle tematiche ambientali nelle altre politiche. L'integrazione delle tematiche
ambientali nelle altre politiche va approfondita: vale a dire che tutte le iniziative politiche
della Commissione devono essere analizzate a fondo in questa luce. I progressi dovranno
essere misurati mediante appositi indicatori e analisi comparata.
3) Indurre il mercato a lavorare per l'ambiente. La collaborazione con il mercato attraverso le
imprese e gli interessi dei consumatori contribuirà a creare modelli di produzione e
consumo più sostenibili: non si tratta semplicemente di penalizzare le imprese
inadempienti, ma di introdurre regimi che permettano di premiare i migliori; di informare i
consumatori perché possano scegliere i prodotti più ecologici orientando così il mercato in
una certa direzione; di sopprimere i sussidi pubblici a favore di pratiche nocive per
l'ambiente; di incoraggiare le imprese ad innovare, magari cogliendo le opportunità offerte
dall'uso, dallo sviluppo e dalla diffusione di tecnologie pulite.
4) Partecipazione dei cittadini e modifiche comportamentali. I singoli cittadini operano
quotidianamente decisioni che hanno un impatto diretto o indiretto sull'ambiente:
un'informazione di miglior qualità e più facilmente accessibile in materia di ambiente e di
questioni pratiche contribuirà a plasmarne le opinioni e quindi ad influenzarne le decisioni.

SIC
Area che, nella/e regione/i biogeografica cui appartiene, contribuisce in modo significativo a
mantenere/ripristinare in uno stato di conservazione soddisfacente un tipo di habitat naturale di
cui all'allegato I della Direttiva Habitat o una specie di cui all'allegato II della Direttiva Habitat.
Un sito che possa inoltre contribuire in modo significativo alla coerenza di Natura 2000 (di cui
all'art.3 della Direttiva Habitat), e/o che contribuisca in modo significativo al mantenimento della
diversità biologica nella regione biogeografica o regioni biogeografiche. Per le specie animali
che occupano ampi territori, i siti di importanza comunitaria corrispondono ai luoghi, all'interno
dell'area di ripartizione naturale di tali specie, che presentano gli elementi fisici o biologici
essenziali alla loro vita e riproduzione.

SICUREZZA
Assenza di rischi di danni inaccettabili. Situazione nella quale viene minimizzato il pericolo
grazie alla messa in atto di una serie di azioni preventive o difensive, che hanno come obiettivo
l'integrità della salute psicofisica dell'uomo nel lavoro e nella vita e che riguardano le seguenti
aree di intervento: sicurezza degli impianti e delle macchine, igiene del lavoro, antincendio,
ambiente esterno, sicurezza del prodotto.

SICUREZZA, messa in
Serie di operazioni finalizzate all'instaurazione ed al mantenimento di misure protettive che
assicurino la non pericolosità di un impianto, area, sito industriale, ecc.

SIMBIOSI INDUSTRIALE
Comunità di imprese erogatrici di beni o di servizi che migliorano le performance economiche e
minimizzano gli impatti ambientali attraverso la collaborazione e la cooperazione nel riutilizzo
degli scarti come prodotto intermedio, nella gestione dell’ambiente, delle risorse naturali e
dell’energia (distretti eco-industriali).

SINA
Il programma per la realizzazione del SINA è nato con l'obiettivo di consentire la
razionalizzazione e il coordinamento delle iniziative di gestione delle informazioni ambientali. Il
gestore del sistema è l'ANPA. L'alimentazione della base informativa, in analogia con
l'equivalente sistema europeo, è attuata attraverso il contributo di una rete di soggetti articolati in
tre categorie principali: I Centri Tematici Nazionali (CTN): compagini consortili di strutture
tecnico-scientifiche composte dalle Agenzie regionali (ARPA) integrate con Istituzioni Principali
di Riferimento; I Punti Focali Regionali: sono i responsabili delle attività operative di raccolta
dati programmate in ciascuna regione o provincia autonoma. Le regioni devono designare le
strutture a cui affidare questa funzione che costituiranno il SIRA (Sistema Informativo Regionale
Ambientale); Le istituzioni principali di riferimento: sono soggetti che contribuiscono alla
formazione della base conoscitiva come entità operative avente già uno specifico ruolo.
Tipicamente sono: ISTAT, ISS, ENEA, CNR. La rete del sistema (SINAnet) è completata con il
Ministero dell'Ambiente e le Regioni come principali soggetti di indirizzo e utenti. La rete è
collegata all'Agenzia Europea dell'Ambiente (EEA) attraverso l'ANPA. Tale programma viene
formalizzato e avviato con la Legge finanziaria 1988 (Legge n.67/88,art.18, comma 1,lettera e).

SINANET
Rete del Sistema Nazionale Conoscitivo e dei Controlli in campo Ambientale.

SINCERT
È l'organismo nazionale che accredita in Italia le società di certificazione.

SISMICITA’
Insieme di movimenti tellurici (sismi) che interessano la crosta terrestre. Con questo termine si
indica anche il carattere di un territorio soggetto a tali movimenti, e in particolare a quelli più
brevi e violenti conosciuti come terremoti.

SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE


Comprende la struttura organizzativa, le responsabilità, le procedure, i procedimenti e le risorse
messi in atto per la conduzione aziendale della variabile ambiente e l’incremento dell’efficienza
ambientale di un’azienda. La documentazione che descrive complessivamente il sistema di
gestione ambientale e i mezzi per raggiungere gli obiettivi stabiliti è costituita dalla politica
ambientale, dal manuale di gestione ambientale e dal piano di gestione ambientale.
I moderni sistemi di gestione integrano quasi sempre la tutela della salute, la sicurezza sul lavoro
e la protezione ambientale e spesso associano a queste tre variabili anche la gestione della
qualità.

SISTEMA QUALITÀ
È l'insieme composto dalla struttura organizzativa, le procedure, i processi e le risorse necessarie
ad attuare la gestione della qualità. Si tratta in sostanza di uno strumento di carattere
organizzativo- gestionale per rispettare criteri e requisiti della qualità previsti dalla norma che
dice di fare le cose bene, in modo visibile e tale da dimostrarlo.

SISTEMI DI DEPOSITI E RIMBORSI


Nel sistema di deposito e rimborso viene applicata una sovrattassa su prodotti potenzialmente
inquinanti; quando l’inquinamento viene evitato tramite la restituzione di tali prodotti o dei loro
residui a un sistema di raccolta, la sovrattassa viene rimborsata. In linea generale, quindi, tale
sistema funziona come una combinazione tra tassazione – il deposito che si applica a certe
transazioni – e sussidio – rappresentato dal rimborso che si ottiene grazie a un certo
comportamento tenuto in seguito alla stesse transazioni.

SMALTIMENTO DEI RIFIUTI


Secondo la definizione del D. Lgs. n. 22 del 5.2.97, tale operazione costituisce la fase residuale
della gestione dei rifiuti e deve essere effettuato in condizioni di sicurezza. In questo decreto
viene sancita la differenza tra il modello tradizionale di smaltimento, inteso come attività che
"libera" dai rifiuti, e un nuovo modello in cui il rifiuto diviene elemento costitutivo della risorsa
e quindi riduce ad una fase residuale il momento dell'eliminazione d finale. Tale operazione
consiste in: deposito sul o nel suolo; trattamento in ambiente terrestre (ad esempio,
biodegradazione di rifiuti liquidi o fanghi nei suoli); iniezioni in profondità; lagunaggio; messa
in discarica allestita; scarico dei rifiuti solidi nell’ambiente idrico, eccetto l’immersione;
immersione, compreso il seppellimento nel sottosuolo marino; incenerimento a terra o a mare;
deposito permanente (ad esempio, in una miniera); altri trattamenti biologici; altri trattamenti
fisico-chimici (ad esempio, evaporazione, essiccazione, calcinazione, ecc.); raggruppamento,
deposito o ricondizionamento preliminare prima di una delle suddette operazioni.

SMOG
È una miscela di fumo (smoke) e nebbia (fog), costituita da alcuni inquinanti atmosferici primari,
intrappolata vicino al terreno da una inversione termica, cioè da un fenomeno meteorologico che
consiste nell’aumento della temperatura dell’aria all’aumentare della quota, al contrario di ciò
che avviene normalmente. Il termine è utilizzato per descrivere due situazioni distinte: 1. Smog
invernale (London smog), causato da elevate concentrazioni di particolato e anidride solforosa,
in presenza di alta umidità (>80%) e temperature da -3° a 5°C; 2. Smog fotochimico (Los
Angeles smog), causato da elevate concentrazioni di ozono e ossidanti fotochimici, in condizioni
di temperatura sui 25-35°C, bassa umidità, velocità del vento inferiore a 2 m/s e in presenza di
inversione termica. Emissioni di ossidi di azoto e COV, come alcheni, aromatici o alcani a catena
più lunga, dovuti ai gas di scarico automobilistico, sono la principale causa di formazione dei
precursori dello smog fotochimico, degli ossidanti fotochimici e dell'ozono.

SOGLIA AMBIENTALE
Soglia limite oltre la quale la crescita e lo sviluppo non possono essere assorbiti dall’ambiente
esterno senza che questo ne venga danneggiato e le risorse naturali che lo compongono (aria,
acqua, suolo) ne vengano irreparabilmente deteriorate.

SORGENTE
Fonte da cui ha origine l'emissione dell'inquinante. Può essere naturale (acque, suolo, foreste) o
antropica (infrastrutture e servizi). A seconda della quantità di inquinante emessa e delle
modalità di emissione una sorgente può essere puntuale, areale, lineare. È puntuale quando è
possibile individuare e caratterizzare singolarmente le fonti di emissione e localizzarle sul
territorio, come nel caso di stabilimenti industriali e grandi impianti di riscaldamento. È areale
quando le sorgenti di emissione non possono essere individuate singolarmente a causa della loro
ampia distribuzione sul territorio, come nel caso delle emissioni derivanti dall'uso di impianti
domestici. È lineare quando le emissioni vengono rilasciate in maniera continua e non in un
unico punto, come nel caso di strade, autostrade, ferrovie. Punto di affioramento naturale delle
acque di falda. La captazione deve essere fatta all'emergenza geologica della sorgente e non
all'emergenza fittizia o apparente.

SORGENTI DIFFUSE D’INQUINAMENTO


Hanno origine da località non puntiformi (la superficie del terreno o l’atmosfera). Per la loro
natura, queste sorgenti sono molto più difficili da identificare, misurare e controllare.

SORGENTI PUNTIFORMI D’INQUINAMENTO


Sono caratterizzate da scarichi industriali, fognature urbane o impianti di depurazione delle
acque; sono facilmente identificabili, misurabili e suscettibili di controlli pratici.

SOSTENIBILITÀ DEBOLE
Si parla di sostenibilità debole dello sviluppo quando si ritiene che anche il capitale naturale, così
come il lavoro e il capitale, sia perfettamente sostituibile, nello svolgimento delle sue funzioni,
da altri fattori di produzione e che tale tasso di sostituzione sia regolato, analogamente ad altri
beni, dal prezzo
SOSTENIBILITÀ FORTE
Si parla di sostenibilità forte dello sviluppo quando si ritiene che il capitale naturale non sia
sostituibile, nello svolgimento delle sue funzioni, da altri fattori di produzione e che esso anzi
svolga il ruolo del “fattore limitante” dello sviluppo

SPAZIO AMBIENTALE
Rappresenta il quantitativo di energia, acqua, territorio e materie prime non rinnovabili che può
essere usato in modo sostenibile sulla base del rapporto tra prelievo ed impiego degli input e dei
criteri di utilizzo dello spazio ambientale: l’utilizzo di una risorsa rinnovabile non può essere più
rapido del suo ritmo di rigenerazione; lo scarto di residui e le emissioni non possono essere
maggiori della capacità di assorbimento dell’ambiente; l’utilizzo di risorse non rinnovabili deve
essere ridotto al minimo. Lo Spazio Ambientale si struttura quindi con indicatori relativi
principalmente alle risorse in ingresso al sistema produzione-consumo (con l’eccezione della
CO2 che però è rapportata al consumo di combustibili fossili) e recepisce ampiamente
un’impostazione orientata alla riduzione dell’input che in molti casi arriva fino ad un Fattore 10,
valore sul quale si dimostra possibile raggiungere un assetto di sostenibilità tra attività umane ed
equilibri ambientali, anche in termini di applicazione del principio di precauzionalità.

SPECIE
E' l’unità base di ogni sistema di classificazione degli organismi animali e vegetali. Gli individui
appartenenti alla stessa specie sono contraddistinti non solo da somiglianze morfologiche, ma
principalmente dal fatto di rappresentare un’unità isolata dal punto di vista riproduttivo e di avere
pertanto un patrimonio genetico comune. Ogni specie quindi raggruppa individui che presentano
caratteristiche simili e che sono in grado di accoppiarsi e dare prole feconda.

SPESE AMBIENTALI
Spese sostenute dall’azienda relative ad attività direttamente rivolte alla protezione e
miglioramento dell’ambiente. Vengono escluse dalle spese ambientali tutte quelle spese a cui
l’azienda è obbligata in quanto previste dalla normativa.

SPESE COMPENSATIVE
Spese sostenute dall’azienda per porre rimedio al danno ambientale causato dalle attività
produttive. Si distinguono in spese compensative di difesa e di compensazione del danno. Le
prime servono a contrastare i riflessi negativi del danno, mentre le seconde riguardano i costi
sostenuti per rimediare al danno provocato dal degrado ambientale causato.

SPESE DIFENSIVE
Spese sostenute dall’azienda aventi come obiettivo il controllo e/o l’eliminazione del degrado
ambientale ex-ante e tutte quelle spese di difesa rispetto agli effetti negativi ex-post associati al
degrado ambientale.

SPESE DI PROTEZIONE
Spese sostenute dall’impresa per ridurre l’impatto ambientale delle attività di produzione e
consumo attraverso azioni di prevenzione e rimedio del danno. Si distinguono in spese
preventive e spese di riparazione. Le prime si riferiscono ai costi sostenuti per evitare e ridurre la
formazione di inquinamento nel processo produttivo; le seconde raccolgono tutte le spese
sostenute affinché l’impatto ambientale causato non continui a tradursi in danno.

SST
Solidi Sospesi Totali. Materiale, di qualsiasi natura, in sospensione. La presenza di solidi sospesi
oltre determinati limiti, altera la normale trasparenza dell’acqua. Rappresentano, in pratica, la
totalità delle varie sostanze presenti nella miscela liquida, che rimangono in un contenitore, dopo
che tutta l’acqua è stata fatta evaporare.

STAKEHOLDERS
Gli stakeholders sono i “portatori di interessi”, ovvero tutti coloro che hanno degli interessi
coinvolti in una data politica pubblica. Ad esempio i sindacati, le organizzazioni non
governative, il volontariato, le associazioni ambientaliste, le associazioni culturali, le autorità
scolastiche, le università, le pro loco, le associazioni d’impresa, le associazioni professionali, le
camere di commercio

STANDARD AMBIENTALI
Strumenti di politica ambientale adottati dall'autorità pubblica per il miglioramento della qualità
dell'ambiente. In generale, uno standard è un livello di adempimento fissato dalla legge e fatto
rispettare attraverso sanzioni. Si distinguono diversi tipi di standard:
- standard sulle emissioni inquinanti, che stabilisce il limite massimo consentito di emissioni
inquinanti, superato il quale si è obbligati al pagamento di una multa;
- standard di qualità ambientale, che fissa il limite massimo di inquinamento di un certo
ambiente;
- standard tecnologici, che prevedono l’adozione di una certa tecnologia.

STATO DELL'AMBIENTE
Rappresentazione dell'ambiente che ne esprime le condizioni attuali, frutto dell'azione di fattori
di varia natura. In termini generali può essere considerato come insieme di flussi bidirezionali di
materia, di energia, di servizi e di beni (compresi quelli di valore estetico, culturale, sanitario,
ecc.) che avvengono all'interno del sistema uomo-ambiente.

STAZIONE DI MONITORAGGIO DELLA QUALITÀ’ DELL’ARIA


Postazione dotata di strumentazione per la rilevazione e la misura delle concentrazioni degli
inquinanti in atmosfera. L’organizzazione di più punti di misura costituisce una rete di
monitoraggio in grado di fornire informazioni sui livelli di qualità dell’aria di un’intera area,
grazie all’integrazione delle misure.

STAZIONE ECOLOGICA
Luogo, recintato e custodito, nel quale è possibile trasportare e depositare una molteplicità di
rifiuti, per i quali è possibile prefigurare un riutilizzo, che altrimenti verrebbero destinati in
discariche oppure inceneriti.

STOCCAGGIO DEI RIFIUTI


Deposito provvisorio o definitivo di rifiuti, effettuato previa autorizzazione degli organi statali
competenti.

STRUMENTI DI POLITICA AMBIENTALE


Gli strumenti di politica ambientale hanno lo scopo di migliorare l’allocazione e l’uso efficiente
delle risorse ambientali attraverso l’impiego di strumenti che riflettono in modo più coerente i
costi sociali connessi al loro utilizzo. Due sono le categorie di strumenti a disposizione:
strumenti comando/controllo o regolamentativi ovvero misure che hanno lo scopo di influenzare
azioni di un inquinatore stabilendo norme e prescrivendo standard che devono essere soddisfatti
(esempio: Standard ambientali e tecnologici); strumenti economici, ovvero strumenti che
modificano la valutazione dei costi e dei benefici di azioni alternative da parte degli operatori
economici, con la conseguenza di condizionare il comportamento e il processo decisionale di
questi agenti di modo che tra le diverse alternative disponibili vengano scelte quelle che
conducono ad una situazione più desiderabile dal punto di vista ambientale (Oecd, 1989).

STRUMENTI ECONOMICI DI POLITICA AMBIENTALE


Gli strumenti economici di politica ambientale sono: tasse e tariffe ambientali; sussidi e
incentivi; sistemi di deposito e rimborso; permessi negoziabili e project financing.

STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE


Documento realizzato da un gruppo di studio interdisciplinare ed allegato, dal proponente, al
progetto presentato per l'autorizzazione, contenente gli elementi necessari alla VIA. La struttura
del SIA è legata spesso alla normativa dei diversi paesi ma, in generale, include: l'inquadramento
del progetto all'interno degli strumenti di pianificazione e programmazione esistenti; la
descrizione del progetto e dei relativi criteri e standard di progetto adottati; la descrizione dello
stato dell'ambiente prima della realizzazione del progetto; la valutazione delle variazioni e delle
interferenze previste per le diverse componenti ambientali e per il sistema ambiente in generale,
a seguito della realizzazione del progetto; le misure di mitigazione adottate e i sistemi di
monitoraggio previsti.

SUBSIDENZA
Abbassamento della superficie terrestre che si può manifestare in modo gradualmente lento o
accelerato, determinato da processi geologici naturali o da attività umane. è un fenomeno che
può essere eventualmente generato da sfruttamento di un giacimento di idrocarburi. Dato che
dipende principalmente dalle caratteristiche geologiche del giacimento, l’approccio usato dalle
Compagnie petrolifere nei confronti di tale eventualità è studiato caso per caso, comprendendo,
al fine di poter scongiurare qualsiasi manifestazione dannosa del fenomeno, la fase previsionale
(anticipata individuazione e calcolo dell’entità del fenomeno), la fase di prevenzione (studio
anticipato degli interventi per contrastare la subsidenza, qualora risultasse una previsione di
entità critica), la fase di monitoraggio (campagne di misura dei vari parametri associati al
fenomeno e verifiche strumentali ripetute nel tempo).

SUOLO
La parte più superficiale della crosta terrestre in cui le radici delle piante penetrano e trovano
nutrimento e sostegno. Il suolo si forma grazie all'azione disgregatrice degli agenti meteorici,
degli sbalzi di temperatura, di reazioni chimiche e contiene, oltre agli elementi minerali, anche
una componente vivente costituita principalmente da batteri, funghi, attinomicheti, piccoli
artropodi, acari ecc. La Terra ha un raggio di circa 6.400 km e la crosta terrestre uno spessore di
circa 100 km; il suolo ha uno spessore massimo di non più di 2 m e uno minimo talvolta di pochi
centimetri. Li suolo agrario, o terreno agrario, non supera generalmente il mezzo metro. Il suolo,
oltre a costituire il supporto materiale per le specie vegetali, fornisce anche tutte le sostanze che
rendono possibile la vita sulla Terra. Lo spessore, il tipo di rocce che lo hanno generato e le
condizioni climatiche a cui è esposto, determinano la qualità dei suolo in rapporto alle
coltivazioni.

SUOLO, normative di difesa del


La legge che ha per scopo quello di assicurare la difesa del suolo dall’inquinamento è la n.
183/89 che concepisce una tutela integrata, oltre che del suolo (inteso come territorio, suolo,
sottosuolo, abitati ed infrastrutture), anche delle acque e delle risorse naturalistiche nel loro
complesso. Tratto saliente del provvedimento è l’aver attribuito rilievo alla pianificazione.
Viene, infatti, ripartita tra i vari livelli centrali e locali della Pubblica Amministrazione, la
competenza ad avviare una pianificazione e programmazione degli interventi di conservazione e
recupero del territorio mediante, tra l’altro: - la regolazione dei corsi d’acqua e la moderazione
delle piene; - la disciplina delle attività estrattive; - la protezione delle coste e il risanamento
delle acque sotterranee e superficiali. Nel 1994 è stata emanata la legge n. 36 con cui sono state
dettate disposizioni, in materia di risorse idriche e di riorganizzazione dei servizi idrici, che
integra e completa la legge sulla difesa del suolo, prevedendo una riorganizzazione territoriale,
funzionale ed economica dei servizi pubblici di captazione, adduzione e distribuzione dell’acqua,
per usi civili, di fognatura e depurazione.

SVILUPPO
In biologia si riferisce ai progressivi mutamenti che avvengono in ogni organismo vivente nel
corso della sua vita. Esse possono essere di completa metamorfosi, come negli insetti, oppure di
accrescimento progressivo, come nei mammiferi. Lo sviluppo ha termine con il raggiungimento
delle forme adulte, ad esso segue la fase di invecchiamento o senescenza, che è un fenomeno
biologico di grande complessità. In economia è il progressivo aumento nella produzione di beni
materiali (alimenti e altri beni di consumo immediato, beni di consumo durevole), legato
all’innovazione tecnologica e all’aumento dei mezzi di produzione. Il motore ultimo dello
sviluppo è l’evoluzione culturale che ha permesso all’umanità di uscire dal ciclo ecologico
naturale, in cui si trovano tutte le altre specie, e dove gli ambienti disponibili per la
sopravvivenza, e di conseguenza l’espansione della popolazione, sono necessariamente
condizionati dalla produttività naturale dell’ambiente e dalla competizione con le altre specie.
Osservando a ritroso le tappe del progresso, sembra possibile evidenziare che, in molte aree del
pianeta e indipendentemente, lo sviluppo materiale è stato l’obiettivo che ha guidato le attività
dei gruppi sociali umani dalla rivoluzione neolitica ad oggi. Ma è solo in epoca relativamente
recente che i limiti di questo sviluppo di tipo materiale si vanno delineando in modo
preoccupante. In particolare si possono distinguere due tipi di fattori necessari per sostenere lo
sviluppo economico: i fattori materiali (alimenti, materie prime, combustibili fossili e nucleari,
terra coltivabile, acque, metalli, foreste) e, altrettanto importanti, i fattori sociali (pace e stabilità,
istruzione e occupazione, progresso tecnologico costante).La distribuzione asimmetrica dei
fattori materiali e sociali tra i Paesi sviluppati e quelli cosiddetti sottosviluppati, causata
dall’internazionalizzazione dei sistemi economici, è attualmente uno dei principali limiti dello
sviluppo in quanto si è visto che, invece di diminuire, questa asimmetria tende col trascorrere del
tempo ad aumentare, di conseguenza i Paesi ricchi consumano sempre di più mentre quelli più
poveri diventano sempre più poveri. In altre parole i Paesi ricchi si appropriano di una quota
sempre più cospicua delle risorse disponibili sul pianeta, mentre al contrario i Paesi poveri
rispondono al loro ulteriore impoverimento aumentando la pressione sui territori non antropizzati
ancora disponibili e, paradossalmente, con un aumento vertiginoso e incontrollato della
popolazione.

SVILUPPO SOSTENIBILE
Termine utilizzato nella Conferenza dell’O.N.U. sull’Ambiente, svoltasi a Rio de Janeiro nel
giugno 1992. Indica la possibilità di garantire lo sviluppo industriale, infrastrutturale, economico,
ecc., di un territorio, rispettandone le caratteristiche ambientali, cioè sfruttandone le risorse
naturali in funzione della sua capacità di sopportare tale sfruttamento. Crescita complessiva
(socioeconomica, demografica, dell'uso delle risorse naturali, dell'uso dei territorio) che sia
compatibile con le capacità ricettive dell'ambiente globale. Lo sviluppo sostenibile presuppone
una crescita nella quale lo sfruttamento delle risorse, l'andamento degli investimenti,
l'orientamento dello sviluppo economico e i mutamenti istituzionali siano in reciproca armonia e
capaci di incrementare il potenziale attuale e futuro di soddisfazione dei bisogni e delle
aspirazioni umane. Lo sviluppo sostenibile richiede una rimodellazione dei processi produttivi in
modo più rispettoso dell'ambiente e contemporaneamente significa assicurare che le generazioni
future possano godere degli stessi beni, opportunità e opzioni dei quali godiamo noi oggi. Per
fare questo occorre preservare l'ambiente fisico e fornire servizi di base di sostegno alla vita
come aria pulita, acqua potabile, terra fertile, sistemi ecologici diversificati e stabilità climatica.
Esistono due principi base della sostenibilità, definiti da Herman Daly, per la gestione delle
risorse rinnovabili: la velocità del prelievo dovrebbe essere pari alla velocità di rigenerazione.
Questo principio si chiama "principio del rendimento sostenibile" e significa che in qualsiasi tipo
di scelta, un'impresa, un'attività agricola o industriale deve utilizzare risorse che, nell'arco
almeno di una vita umana, possano essere rinnovate; la velocità di produzione dei rifiuti delle
attività produttive deve essere uguale alle capacità naturali di assorbimento da parte degli
ecosistemi in cui i rifiuti vengono immessi. Lo sviluppo sostenibile è un concetto strettamente
connesso a quello della qualità, perché sviluppo sostenibile sostanzialmente significa qualità
della vita, nelle scelte energetiche, nei trasporti e nella produzione, ma più che altro vuol dire
garantire alle generazioni future una possibilità di sopravvivenza su questo pianeta.

SYSTEME EUROPÉEN DE RASSEMBLEMENT DE L’INFORMATION


ECONOMIQUE SUR L’ENVIRONNEMENT - SERIEE
Sistema Europeo sviluppato dall’EUROSTAT per l’organizzazione e la raccolta delle
informazioni economiche sull’ambiente armonizzate a livello comunitario. La struttura del
sistema è composta da una serie di moduli: il conto satellite della spesa per la protezione
ambientale EPEA; il conto satellite dell’uso e gestione delle risorse naturali; il modulo delle Eco-
Industrie; l’analisi Input-Output delle attività di protezione ambientale.
T
TASSE E TARIFFE AMBIENTALI
Tasse che colpiscono sostanze e prodotti inquinanti con l'obiettivo di far gravare sugli inquinatori
(imprese e consumatori) il costo dell'inquinamento derivante dalle attività di produzione e
consumo. Le tasse ambientali vengono pertanto calibrate sull’entità del danno all'ambiente, in
modo tale che il prezzo del prodotto tassato rifletta non solo i costi legati alle tradizionali fasi di
produzione e distribuzione, ma anche i costi ambientali. Nella realtà, tuttavia, la calibrazione
ottimale di una tassa ambientale è estremamente complessa, principalmente a causa delle
difficoltà insite nella valutazione monetaria del danno ambientale. L’OCSE suddivide tasse e
tariffe ambientali nel seguente modo:
tasse sulle emissioni: prelievi connessi alle emissioni nell’ambiente di alcune sostanze,
commisurati alla quantità o alla qualità degli inquinanti (es. imposta sugli effluenti di acqua)
tasse sul prodotto: prelievi associati a prodotti che inquinano nelle fase della produzione o del
consumo (es. imposta sul polietilene)
tariffe amministrative: prelievi fissati per coprire costi di controllo o servizi amministrativi resi
dalle autorità di regolamentazione (es. applicazione e verifica di norme)
differenziazione fiscale: misura atta a discriminare tra prodotti o servizi che hanno la
caratteristica di essere tra loro sostituibili, con un diverso impatto ambientale (es. imposta
differenziale sulla benzina senza piombo)
tasse/tariffe d’uso: prelievi effettuati per la copertura di costi dei servizi (es. imposta sui rifiuti).

TCA
Total Cost Assessment. Metodo di analisi finanziaria complessiva dei costi e dei benefici di un
progetto ambientale. Il TCA comprende l'allocazione dei costi ambientali alla produzione o alle
linee di processo, l'inclusione dei costi, da quelli diretti a quelli contingenti e sociali e la
valutazione dei costi e dei risparmi durante l'intera vita del progetto. Il TCA può essere utilizzato
per supportare i manager nella scelta dei progetti e nel raggiungimento dei loro obiettivi così
come definiti dal SGA. Dato che il SGA specifica la definizione di indicatori ambientali, il TCA
potrebbe essere utilizzato anche per scegliere opzioni che riducano gli impatti di questi
indicatori.

TECNOLOGIA APPROPRIATA
Riguarda quella tecnologia che si distingue per utilità, funzione e fini appropriati. Le
caratteristiche generali di tale tecnologia sono basso costo, alta efficienza, sistemi di facile
manutenzione e di lunga durata, funzioni alla portata della comprensione dell’utente, basilarità
dei bisogni della comunità (un es. sono le pompe d’acqua eoliche).

TECNOLOGIE PULITE
Nel generale processo di applicazione del concetto di sviluppo ambientalmente sostenibile nel
settore produttivo, svolgono un ruolo essenziale le tecnologie definite “pulite” (dall’inglese
“clean technology”). Con questa espressione si fa genericamente riferimento a tutte quelle
misure tecniche e tecnologiche che consentono di minimizzare l’impatto negativo sull’ambiente
(in termini sia di depauperamento del patrimonio naturale sia di carico inquinante immesso
nell’ambiente) di una determinata attività produttiva. Queste tecnologie non sono pulite in senso
assoluto, ma sono più pulite rispetto a quelle tradizionalmente utilizzate nello stesso ambito
produttivo. Tali misure possono essere introdotte o in fase di progettazione di un impianto,
attraverso un sostanziale cambiamento dei processi produttivi (quindi delle tecnologie
impiantistiche), oppure attraverso interventi su un impianto esistente, che ne massimizzano per
quanto possibile l’efficienza di funzionamento minimizzando la produzione di sottoprodotti
(compresi tutte le forme di effluenti inquinanti) e/o aumentando le loro possibilità di recupero (si
parla in questo caso di misure tecniche).

TELERISCALDAMENTO
Sistema di riscaldamento che utilizza a distanza il calore prodotto da una centrale termica, da un
impianto a cogenerazione, da una sorgente geotermica. In un sistema di teleriscaldamento il
calore viene distribuito agli edifici tramite una rete in cui l'acqua calda o il vapore viene
convogliata.

TERMODISTRUZIONE
Trattamento termico dei rifiuti che ne prevede un’ossidazione totale (incenerimento) o
incompleta (gassificazione, pirolisi), ad alta temperatura, con trasformazione della parte
combustibile in prodotti gassosi.

TERRA
È uno dei nove pianeti del Sistema Solare. Rispetto agli altri pianeti, si caratterizza per il fatto di
avere un’atmosfera e per essere ricca di acqua allo stato liquido. L’età della terra è stata calcolata
approssimativamente in 4,6 miliardi di anni. Il nostro pianeta ha una forma simile ad una sfera (è
uno ellissoide di rotazione o geoide, schiacciato ai poli per la forza centrifuga di rotazione). La
terra, infatti, compie una rotazione attorno al proprio asse, cioè un giro completo su se stessa, in
circa 24 ore e una rivoluzione, cioè un giro attorno al Sole, in circa 365 giorni. È il pianeta in cui
si realizza la nostra vita e si compone di una serie di involucri concentrici, che hanno diverse
caratteristiche: crosta – Ce ne sono di due tipi: una continentale, molto spessa (dai 30-50 ai 60-70
km) e una oceanica, più sottile (dai 5 ai 10 km). mantello – Costituisce la maggior parte della
terra, con un raggio di circa 2900 km. Si ritiene che la sua composizione cambi con l’aumentare
del contenuto in ferro e rispettiva diminuzione del magnesio. nucleo – E’ la parte più interna
della terra, e ha un raggio di circa 3470 km. È composto da una parte più esterna,
prevalentemente liquida, in cui pare abbia origine il campo magnetico terrestre. Gli elementi di
gran lunga più abbondanti sono il ferro e il nichel.

TERREMOTO
Movimento della crosta terrestre provocato da perturbazioni endogene, come fenomeni vulcanici,
movimenti tettonici. Il punto di origine, situato a profondità variabile, si dice ipocentro, il punto
(sulla superficie terrestre) corrispondente sulla verticale di questo si dice epicentro.
Sull’epicentro prevalgono le scosse sussultorie e perifericamente ad esso quelle ondulatorie.
L’intensità varia dalle onde sismiche rilevabili solo dagli strumenti a quelle che producono gravi
danni e vittime. La magnitudo del terremoto è espressa secondo scale convenzionali di valori
crescenti. Quelle oggi più usate sono la scala Mercalli e la scala Richter.

TERRITORIO
Complesso di luoghi che appartengono a uno specifico spazio definito nel quale si svolgono
particolari condizioni di vita delle specie e delle comunità umane Il territorio è l'ambiente del
pianificatore, cioè lo scenario fisico sul quale si gioca la grande partita tra sviluppo e ambiente.

TORRE DI LAVAGGIO
Impianto di trattamento dei fumi per l'abbattimento di inquinanti gassosi utilizzando un solvente
liquido per rimuovere tali sostanze dalla corrente gassosa.

TOSSICITA'
Per tossicità di una sostanza si intende la sua capacità di provocare effetti dannosi sugli
organismi viventi, alterandone il corretto funzionamento cellulare. Ogni sostanza è virtualmente
tossica in funzione della dose; diviene tossica quando raggiunge una certa concentrazione
nell’organismo e nel suo sito di azione. La tossicità di una sostanza è strettamente legata alla sua
possibilità di assorbimento, trasporto, metabolismo ed escrezione nell’organismo vivente. Si
parla di tossicità acuta quando la dose è elevata e l’effetto si manifesta in tempi brevi (minuti, ore
o giorni); la quantità che causa l’effetto tossico dipende dal tipo di sostanza. La tossicità cronica
è causata da una esposizione a piccole dosi prolungata nel tempo. La dose tossica, in questo caso,
viene raggiunta perché la sostanza si accumula nell’organismo.

TRAGUARDO AMBIENTALE
Dettagliata richiesta di prestazione, possibilmente quantificata, riferita a una parte o all'insieme
di una organizzazione, derivante dagli obiettivi ambientali e che bisogna fissare e realizzare per
raggiungere questi obiettivi (ISO 14001).

TRANSGENICO
E' l'organismo, vegetale o animale, nel cui genoma sono stati apportati cambiamenti mediante la
modificazione o l'introduzione di geni con la tecnica del DNA ricombinante.

TRATTAMENTO PRIMARIO
Trattamento delle acque reflue urbane che permette la rimozione di buona parte dei solidi sospesi
sedimentabili per decantazione meccanica nei bacini di sedimentazione, con o senza l'uso di
sostanze chimiche (flocculanti).

TRATTAMENTO SECONDARIO
Trattamento delle acque reflue urbane mediante processi di ossidazione biologica della sostanza
organica biodegradabile sospesa e disciolta nelle acque di scarico, utilizzando batteri aerobi. Il
trattamento si distingue in processo a biomassa sospesa o a biomassa adesa. È necessaria la
presenza di biodischi, letti percolatori e vasche di aerazione nelle unità che costituiscono la linea
acque dell'impianto.

TRATTAMENTO TERZIARIO
Si impiega a valle dei trattamenti primari e secondari quando, in considerazione del corpo idrico
recettore, si deve procedere alla rimozione dei nutrienti (nitrati e fosfati).

TURISMO SOSTENIBILE
Turismo che soddisfa i seguenti quattro fondamentali requisiti: - l’attività deve essere
strettamente correlata all’apprezzamento di un’area protetta o ben conservata e deve avere per
oggetto la natura nelle sue componenti; - l’attività deve ritenere l’interpretazione e la
comprensione parti integranti del rapporto con l’ecosistema: l’esperienza del turista non deve
essere di tipo passivo, ma educativa e formativa; - l’attività deve essere condotta con tecniche e
strumenti a limitato impatto ambientale: le infrastrutture devono integrarsi con il background
locale non solo in termini architettonici (utilizzo di materiali naturali, integrazione con il contesto
paesaggistico), ma anche per ciò che concerne gli aspetti gestionali (smaltimento dei rifiuti,
trattamento delle acque di scolo, scelta di fornitori locali); -l'attività deve contribuire alla
conservazione ed alla valorizzazione dell’ambiente stesso: gli impatti negativi sull’ambiente sia
naturale, sia socioculturale, devono essere minimizzati e la protezione dell’ecosistema deve
essere supportata dal reinvestimento in loco di parte dei redditi derivanti dal turismo. Devono,
inoltre, essere favorite le attività di educazione ambientale rivolte non solo ai turisti, ma anche
alle comunità locali ospitanti, alle istituzioni e , in generale, all’intera opinione pubblica. In un
ipotetico modello di turismo sostenibile, si possono individuare i principali *benefici: - aumento
dei fondi destinati alle aree protette e alle comunità locali; - creazione di posti di lavoro
all’interno della società che “ospita” le strutture turistiche (ad es. guida turistica, guardaparco,
affittacamere, ecc.); - promozione dell’artigianato locale; - educazione ambientale dei visitatori.
* costi: - degrado ambientale, connesso all’aumento delle presenze nei siti extra-sensibili; -
instabilità economica, determinata dall’imponenza dei flussi valutari che costituiscono la
principale ratio dell’industria turistica nel suo complesso; - i mutamenti socioculturali, più forti
laddove alle comunità locali non viene concessa l’opportunità di scegliere se partecipare o meno
alle attività turistiche.

TUTELA AMBIENTALE
Insieme di misure di diritto penale e amministrativo tendenti a proteggere l’ambiente naturale
(aria, terra, acque, bellezze naturali e lo stesso spazio interplanetario) da ogni inquinamento o
supersfruttamento. A partire dalla seconda metà degli anni settanta si sono espressi crescenti
timori per il futuro dell'ambiente, minacciato dalle attività umane, sempre invadenti e distruttive,
a livello sia locale che globale. Le preoccupazioni per la salvaguardia dell'ambiente locale
(urbano e rurale) hanno condotto all'elaborazione di apposite leggi: agricoltura, industria,
produzione di energia, trasporti, costruzione di nuovi insediamenti sono attività soggette a
valutazione e a normative di contenimento di impatto ambientale.
U
UNITED NATIONS CONFERENCE ON ENVIRONMENT AND DEVELOPMENT
(UNCED)
Conferenza tenuta a Rio de Janeiro nel giugno 1992. La più complessa ed estesa organizzata
dalle Nazioni Unite (due anni e mezzo di lavori preparatori, 120 capi di Stato e 178 paesi
partecipanti). Essa ha originato cinque documenti formali: cambiamenti climatici, biodiversità,
foreste, Rio Declaration on Environment and Development e Agenda 21. Nella Dichiarazione,
che comprende un preambolo e 27 princìpi, vengono date indicazioni volte a promuovere un più
sano ed efficiente rapporto tra uomo e ambiente. In particolare, si richiama l'attenzione su un
numero di argomenti rilevanti per l'ambiente, tra i quali l'equità intergenerazionale, i bisogni del
mondo povero, la cooperazione tra Stati, la responsabilità civile e la compensazione dei danni
ambientali, il principio “chi inquina paga” e la VIA.

UNEP
United Nations Environment Programme. Organismo delle Nazioni Unite, nato nel1984 con
l'obiettivo di elaborare piani di risanamento ambientale a livello mondiale e di appoggiare quelli
di organismi interstatali minori.

UNESCO
Organizzazione Educativa, Scientifica e Culturale delle Nazioni Unite. Lo scopo fondamentale di
tale organizzazione è quello di promuovere la cooperazione internazionale nel campo
dell'educazione, della scienza e della cultura. In campo ecologico l'UNESCO appoggia
l'inserimento dell'educazione ambientale nella scuola di tutti i Paesi e fornisce indicazioni di
carattere metodologico.

UNI
Ente Nazionale di unificazione con sede a Milano in via Battistotti Sassi, 11. L'associazione
riconosciuta con DPR 20 settembre 1955 n. 1522 ha il compito di elaborare le norme tecniche
volontarie in tutti i settori industriali, commerciali e agricoli, con esclusione di quello
elettrotecnico ed elettronico. Accanto alle attività normative, svolge anche attività di
certificazione di prodotto in conformità alle proprie norme. Gode del riconoscimento della
Direttiva CEE 83/189 quale organo nazionale per l'emanazione di norme tecniche volontarie
valide per tutti i settori merceologici; con esclusione di quelli elettrotecnico ed elettronico.

UNI EN
Norma europea recepita in Italia come norma UNI. UNI EN ISO 9000. Famiglia di norme
relative ai sistemi di qualità aziendale. Sono in pratica il recepimento e la traduzione delle ISO
9000 per l’Italia.

UNITA’ CARTOGRAFICA
Insieme delle aree caratterizzate dagli stessi tipi di suolo (delineazioni), identificabili in modo
univoco sulla carta pedologica.

URBANIZZAZIONE
Fenomeno di concentrazione di popolazioni rurali in centri o aree urbane.

USO DEL SUOLO


Modalità di utilizzo del terreno in relazione a funzioni antropiche o naturalistiche.
V
VAGLIATURA
Cernita automatica dei rifiuti sulla base delle proprietà dei materiali da separare (peso specifico,
magnetizzazione, ecc.).

VALENZA ECOLOGICA
Grado di adattabilità di un organismo alle variazioni dei fattori ambientali: temperatura, umidità,
disponibilità di ossigeno, salinità, ecc.. Ogni specie animale o vegetale può sopportare una
gamma di modificazioni delle caratteristiche fisiche dell’ambiente compresa entro un valore
minimo ed un valore massimo specifici. La tollerabilità ad una vasta gamma di variazioni è
propria delle specie ad ampia valenza ecologica, che generalmente hanno anche vaste aree di
distribuzione. Le specie che, per sopravvivere, necessitano invece di un ambiente stabile o con
variazioni di piccola entità, hanno bassa valenza ecologica e sono distribuite in aree più ristrette.

VALORI GUIDA DI QUALITÀ DELL’ARIA


Limiti di concentrazione e di esposizione, relativi ad inquinamento dell’ambiente esterno,
destinati alla prevenzione a lungo termine, in materia di salute e protezione dell’ambiente e alla
determinazione di parametri di riferimento, per l’istituzione di zone di protezione ambientale.

VALORI LIMITE DI EMISSIONE DEL RUMORE


Il valore massimo di rumore che può essere emesso da una sorgente sonora, misurato in
prossimità della sorgente stessa (legge 447/95).

VALORI LIMITE DI IMMISSIONE DI RUMORE


Il valore massimo di rumore che può essere immesso da una o più sorgenti sonore nell’ambiente
abitativo o nell’ambiente esterno, misurato in prossimità dei ricettori (legge 447/95).

VALUTAZIONE AMBIENTALE
L’individuazione delle relazioni o corrispondenze in atto fra i diversi fenomeni sul territorio e
l’interpretazione del loro significato rispetto a parametri o classi di giudizio (naturalità, fragilità,
dissesto, degrado, potenzialità e trasformabilità) predeterminati.

VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA (VAS)


Si tratta di una valutazione ambientale “a monte” dei programmi, dei piani e delle politiche al
fine di garantire che tali effetti ambientali siano inclusi completamente ed affrontati in modo
adeguato fin dalle prime fasi del processo decisionale e posti sullo stesso piano delle
considerazioni di ordine economico e sociale”. La VAS permette una integrazione delle
considerazioni ambientali nelle politiche di settore e può essere considerata una sollecitazione
indiretta circa la definizione di obiettivi di sostenibilità e la valutazione del “senso di marcia
verso la sostenibilità”.

VALUTAZIONE DEL CICLO DI VITA


E' la metodologia che consente di valutare l’impatto sull’ambiente complessivo di un prodotto,
prendendo in considerazione tutto il suo ciclo di vita, a partire dalle attività relative all’estrazione
e al trattamento delle materie prime, ai processi di fabbricazione, al trasporto, alla distribuzione,
all’uso, ai ricicli e riutilizzi e allo smaltimento finale.

VALUTAZIONE DEL RISCHIO


In materia di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori, è il procedimento di valutazione
del rischio di accadimento di un evento pericoloso per la sicurezza e la salute dei lavoratori
durante l’espletamento delle loro mansioni sul luogo di lavoro. In materia di tutela dell’ambiente,
è il complesso di attività finalizzate ad accertare e quantizzare le possibili conseguenze
dell’inquinamento, presente in un comparto ambientale, sugli altri comparti e, in particolare, gli
effetti che possono determinarsi sulla salute umana.

VALUTAZIONE DELLA CONFORMITA'


Ogni attività relativa alla determinazione, diretta o indiretta, che i requisiti applicabili siano
pienamente rispettati. Esempi di attività di valutazione sono: il campionamento, le prove, i
controlli ed i collaudi o ispezioni, l'assicurazione della conformità, la registrazione ,
l'accreditamento, l'approvazione e le loro combinazioni.

VALUTAZIONE D’IMPATTO AMBIENTALE (VIA)


La VIA costituisce una procedura tecnico-amministrativa volta alla formulazione di un giudizio,
da parte delle Autorità competenti, sulla compatibilità che una determinata azione avrà nei
confronti dell’ambiente, inteso come l’insieme delle risorse naturali, delle attività umane e del
patrimonio storico culturale. Tale procedura prevede l’esame, da parte dell’Autorità competente,
di uno studio di impatto ambientale predisposto da colui che propone l’opera in progetto. Un
aspetto molto importante di questa procedura è la consultazione del pubblico, attraverso
un’inchiesta, che vede la partecipazione delle comunità interessate a un determinato progetto
pubblico o privato. Questo tipo di valutazione preventiva ha avuto origine negli Stati Uniti alla
fine degli anni Sessanta e si è in seguito diffuso in altri paesi industrializzati. In ambito
comunitario la materia è stata regolamentata con la direttiva 85/337/CEE (modificata dalla Dir.
n. 97/11/CE). Tuttavia, ad oltre 13 anni di distanza, tale direttiva non è stata compiutamente
recepita in ambito nazionale in quanto, in materia, vige ancora una disciplina transitoria (dettata
con i D.P.C.M. del 10.8.88 e del 27.12.88) cui si è aggiunta una moltitudine di provvedimenti,
volti ad estendere la procedura a diversi settori (ad esempio, la VIA concernente la ricerca e
coltivazione di idrocarburi, è regolamentata dal D.P.R. n. 526/94). Attualmente è all’esame del
Parlamento un disegno di legge di recepimento organico della normativa comunitaria cui si è
fatto cenno.

VALUTAZIONE MONETARIA DELL’AMBIENTE


Il valore economico delle risorse ambientali è determinato dalla loro scarsità. La determinazione
del loro valore non può però avvenire attraverso i normali meccanismi di mercato in quanto le
risorse ambientali sono beni collettivi e liberi, cioè usati simultaneamente e in modo non
esclusivo da più soggetti. Pertanto su di essi non è possibile definire dei diritti di proprietà
(condizione indispensabile per un loro impiego economicamente efficiente da parte degli
operatori di mercato). Venendo a mancare la proprietà diretta da parte di un soggetto identificato,
gli operatori che hanno necessità di utilizzare le risorse ambientali non devono contrattarne il
prezzo di acquisto, quindi non trovano vincoli nel loro utilizzo. In realtà il loro utilizzo/consumo
genera effetti negativi, cioè costi, a carico del sistema sociale, a disposizione del quale ci sono
sempre meno risorse o risorse di qualità inferiore (esternalità negative). E questo causa un
impiego non efficiente della risorsa ambiente. Infatti, poiché il consumo delle risorse ambientali
non incide sui costi di produzione dei beni dalla cui produzione derivano i costi sociali
dell’inquinamento, tali beni presentano un costo minore di quello che in realtà hanno. Quindi la
quantità di questi beni sottocosto domandata dal mercato è maggiore di quella di equilibrio (di
quella cioè accettabile dal sistema); in questo modo si verifica un sovrasfruttamento delle risorse
naturali.
Da qui la necessità di un intervento dell’operatore pubblico per correggere questa inefficienza
del mercato attraverso politiche di internalizzazione dei costi sociali ambientali da parte degli
operatori che li producono.
VALUTAZIONE MONETARIA DIRETTA
Le tecniche di valutazione diretta determinano il valore dei beni ambientali in due modi:
facendo riferimento al prezzo di altri beni (c.d. beni-surrogato rispetto a quelli ambientali), per i
quali esiste un mercato di riferimento e il cui valore è parzialmente determinato dalle
caratteristiche ambientali di contesto; eseguendo veri e propri sondaggi d’opinione che,
simulando l’esistenza di un mercato ed invitando gli intervistati ad attribuire ai beni ambientali
un valore in termini di “denaro che si è disposti a domandare/offrire per rinunciare/utilizzare quei
beni” (disponibilità a pagare o DAP e disponibilità ad accettare una compensazione o DAC),
individuano in via sperimentale l’importanza attribuita alla salvaguardia ambientale ovvero le
preferenze individuali. I metodi di valutazione diretta più usati sono: metodi di valutazione
contingente; metodi delle spese difensive; metodo dei prezzi edonici; metodo del costo di
trasporto.

VALUTAZIONE MONETARIA INDIRETTA


Le tecniche di valutazione indiretta stimano il valore del danno ambientale prendendo come
riferimento uno degli effetti derivanti dal danno da valutare e ricavando le preferenze degli
operatori economici relativamente a questo. In pratica si calcola una relazione del tipo dose-
reazione tra l’inquinamento e un qualche effetto da esso prodotto e, in relazione a questo, viene
poi stimata la preferenza degli operatori. Quindi queste procedure indirette costituiscono un
metodo per determinare non la DAP o la DAC ma il rapporto tra la dose (l’inquinamento) e
l’effetto non monetario (come i danni alla salute, l’erosione dei rivestimenti di immobili, ecc.).
La preferenza degli operatori rispetto a tali effetti viene ricavata successivamente con
l’applicazione dei metodi diretti.

VARIABILE AMBIENTALE
Elemento che caratterizza lo stato e/o la dinamica di componenti e fattori ambientali, la cui
distribuzione può variare nello spazio e nel tempo (ad esempio, la distribuzione di ossigeno
disciolto nell'acqua, le onde sonore, il passaggio di autoveicoli, ecc.).

VERIFICA
Accertamento, controllo mediante apposite prove dell'esattezza, validità o autenticità di qualcosa.
Conferma, sostenuta da evidenze oggettive, del soddisfacimento di requisiti specificati. La
verifica ispettiva o "audit" è un processo sistematico, indipendente e documentato per ottenere
evidenze della verifica ispettiva e valutarne l'obiettività, al fine di stabilire in quale misura i
criteri della verifica ispettiva sono soddisfatti (VISION 2000).

VERIFICATORE AMBIENTALE
Individuo o gruppo di persone che ha la qualifica per attuare verifiche ispettive dei sistemi di
gestione ambientale, anche secondo il Regolamento EMAS. Il verificatore deve essere
accreditato dall'Organismo nazionale competente secondo un sistema stabilito dall'organismo
stesso e che, comunque, deve garantire indipendenza ed imparzialità. Il Comitato per l'eco-audit,
istituito con D.M. 2 agosto 1995 n.413 e attivato con D.M. 12 novembre 1996, oltre a svolgere le
funzioni di accreditamento e controllo dei verificatori ambientali, cura la tenuta del relativo albo.

VINCOLO AMBIENTALE
Il vincolo ambientale consiste in una situazione giuridica di sostanziale non modificabilità dei
luoghi, che si traduce in una serie di limitazioni sulle facoltà dei proprietari, possessori e/o
detentori di tali beni. In concreto si realizza tramite una preminente attività di controllo da parte
degli organi competenti e nella necessità di un'autorizzazione per i lavori di modificazione
consentiti dei beni inclusi in queste categorie. Le Regioni possono anche individuare aree in cui è
vietata, sino all'adozione dei Piani paesistici, ogni modificazione dell’assetto del territorio,
nonché qualsiasi opera edilizia (art. 1 L. 431/85). Poiché - come si è detto - gli interventi tendenti
alla modificazione dei beni sottoposti a specifica tutela 'ope Legis' (L. 431/85) o per atto
amministrativo di dichiarazione di notevole interesse pubblico (L. 1497/1939), richiedono una
specifica valutazione preventiva consistente nell’autorizzazione dei lavori, occorre uno studio in
chiave naturalistica, storica, culturale ed estetica dei tratti connotativi del bene e dei suoi pregi. A
livello istruttorio verrà conseguentemente analizzato se e come l’intervento richiesto si armonizzi
con il preesistente e con l’ambiente. In caso di incidenza negativa ed alterazione delle
caratteristiche di pregio del bene tutelato, verrà negato il provvedimento autorizzato oppure verrà
concesso con una 'correzione' o 'condizionamento' dell’intervento ad una serie di limitazioni o
accorgimenti atti a garantire che la realizzazione si armonizzi con i valori intrinseci della zona.

VIRUS
Dal latino virus (= veleno). Organismi estremamente primitivi, molto più semplici dei batteri,
agenti infettivi di animali e piante. Visibili solo al microscopio elettronico, le loro dimensioni
oscillano tra 1/10 e 1/1000 di ? (micron). I virus sono costituiti soltanto da una molecola di acido
nucleico (DNA o RNA), circondata da un rivestimento proteico protettivo. Questi organismi
sono in grado di riprodursi, ma solo all’interno di una cellula: quindi sono definiti parassiti
endocellulari. I virus sono parassiti specifici: ciascuno di essi è in grado di infettare solo alcuni
tipi di cellule di determinati organismi. Nell’uomo numerose patologie tra cui il morbillo, la
poliomielite, la varicella, la scarlattina, l’epatite, il raffreddore sono malattie provocate da virus.
Fuori della cellula un virus non ha nessuna delle proprietà di un sistema vivente.

VULNERABILITÀ AMBIENTALE
Caratteristica che descrive l'attitudine di un'unità ambientale a subire degradi permanenti in
conseguenza di pressioni esterne.
W
WORLD COMMISSION ON ENVIRONMENT AND DEVELOPMENT (WCED)
Organismo internazionale comunemente denominato "Commissione Brundtland" dal nome del
primo ministro norvegese, Gro Harlem Brundtland, che lo ha presieduto. Istituita dalle Nazioni
Unite nel 1983, questa commissione ha dato origine al rapporto Our Common Future (1987), in
cui viene elaborato e definito il concetto di sviluppo sostenibile.

WTO
Organizzazione Mondiale del Commercio. Ha sede a Ginevra ed è nata nel 1995, come
organismo preposto alla liberalizzazione del commercio e all'abbassamento delle barriere
tariffarie.

WWF
Il Fondo mondiale per la Natura ha come simbolo il panda, primo animale che il WWF salvò
dall’estinzione. Dal 1966 in Italia, con sede a Roma, opera in collegamento con il WWF
internazionale, ma in totale autonomia. Partecipa a numerose commissioni presso vari Ministeri
(Ambiente, Marina Mercantile, Agricoltura e Foreste, Pubblica Istruzione, Sanità, Esteri).
Promuove la conservazione della natura e dei processi ecologici tramite la preservazione della
diversità biologica a livello di geni, specie ed ecosistemi. Si batte per l’uso sostenibile delle
risorse naturali e contro l’inquinamento e l’uso irrazionale dell’energia e delle risorse. Promuove
la conoscenza dei problemi ambientali nell’opinione pubblica e nei giovani, diffondendo
attraverso 5.000 classi associate (Panda Club) i programmi di educazione ambientale. Attraverso
300 sedi periferiche fornisce strumenti a tutti i cittadini che vogliano adoperarsi per la
salvaguardia dell’ambiente stimolando attività di volontariato. Oasi di protezione naturale sono
state affidate in gestione al WWF Italia dalle regioni. Si tratta di ambienti naturali minacciati,
pari a 28.000 ettari di territorio in cui si svolgono attività didattiche, di ricerca e di
conservazione.
Z
ZCS
Zona Speciale di Conservazione (così definito dalla Direttiva Habitat): un sito di importanza
comunitaria designato dagli stati membri mediante un atto regolamentare, amministrativo e/o
contrattuale in cui sono applicate le misure di conservazione necessarie al mantenimento o al
ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli habitat naturali e/o delle popolazioni
delle specie per cui il sito è designato.

ZERI (Zero Emission Research Initiative)


Progetto di ricerca e di intervento, coordinato da G.Pauli, che coinvolge università, imprese,
associazioni e centri di ricerca per la progettazione di processi produttivi e di prodotti ad impatto
ambientale zero.

ZERO EMISSIONI
Obiettivo raggiungibile accoppiando e legando fra loro industrie, spesso di settori non contigui
fra loro, in una sequenza tale per cui i rifiuti di una divengono l'input di produzione dell'altra. Ciò
che è prodotto come rifiuto da un singolo comparto produttivo e non ha modo di essere
valorizzato all'interno dello stesso, può essere utilizzato come input da un diverso settore
produttivo. Per ottenere questo utilizzo completo delle materie prime è necessario uscire dal
singolo comparto produttivo e iniziare a ragionare in termini di sistema industriale in modo da
cogliere le interazioni tra le diverse parti.

ZONE PROTETTE
Zone a particolare valenza naturalistica sottoposte a specifiche normative volte alla loro tutela e
valorizzazione.

ZONIZZAZIONE
In generale, per zonizzazione si intende la suddivisione del territorio in aree omogenee, in
funzione della sua destinazione d’uso (presenza di attività economiche, densità di popolazione,
tipologia di traffico). In particolare, la zonizzazione acustica consiste nell’associare i limiti
ammissibili per la rumorosità nell’ambiente esterno, alle aree omogenee definite.

ZPS
Aree individuate dagli stati membri dell'Unione Europea da destinarsi alla conservazione degli
uccelli selvatici, previste dalla Direttiva Uccelli. Assieme alle ZSC (Direttiva Habitat)
costituiranno la Rete Natura 2000.

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