GEORGES LAHY

Qabalah estaticae Tseruf

Tecnichedi meditazionedei cabbalistiantichi
 TITOLO ORIGINALE

KabbalahExtatique et T!érouf
Techniquesde méditation desancienskabbalistes INTRODUZIONE

Comunemente si pensa che solo l'Oriente e l'Asia possiedano

l'esclusiva delle tecniche .di meditazione, al punto che le grandi
religioni hanno perso numerosi fedeli, i quali hanno scelto di
andare a cercare" altrove" i segreti relativi alle pratiche corporee
© 2003, Éditions Lahy o all'arte di controllare il respiro e il pensiero. Tale movimento
ha favorito la diffusione dei diversi. tipi di Yoga, dello Zen, delle
varie forme di meditazione buddhista e di molti altri approcci
affini. La verità è che l'idea stessa dell'esistenza di "tecniche che
consentono di accedere al divino" sembra aver sempre suscitato
Elaborazionegraficadi:
una certa irritazione nei più autorevoli esponenti delle grandi
Claudio Rossi
religioni monoteistiche. Tale deviazione a Oriente ha esercitato
un benefico influsso ai fini dell'universalizzazione del pensiero
e dell'incontro fra i popoli. Tuttavia l'Occidente, in virtù del suo
forte radicamento nella cultura biblica, avrebbe potuto reagirvi
immediatamente, mostrando di possedere anch'esso quei tesori
Traduzionedi:
di conoscenze che tanti erano andati a cercare così lontano dalle
Lucilla Congiu
loro radici. Il fatto è che le tecniche connesse a quest'ambito del
sapere religioso erano sempre state custodite nel segreto, come
patrimonio esclusivo di una ristretta élite, e protette da una tale
coltre di riserbo che si è finito per dimenticarle.
La Qabalah stessa avrebbe potuto soddisfare tale genere di
esigenza,, sennonché, già da qualche secolo, una serie di emeriti
ignoranti si erano accaniti a spogliarla di qualsiasi connotazione
spirituale, riducendola alle sole componenti sulfuree e magiche. /
Fino a non molto tempo fa, per la maggior parte della gente, un
cabbalista altri non era che un teurgo saldamente posizionato
©2012 Copyright by Venexia all'interno del proprio cerchio magico, alle prese conJe gerarchie
Vialedei Primati Sportivi 88 angeliche e immerso nell'evanescente mondo dell'occultismo.
00144 Roma La vera Qabalah non aveva cessato di esistere, ma i suoi cultori
www.venexia.it rimanevano nell'ombra, impegnati a custodire gelosamente gli
3
 QABALAH ESTATICA E TSERUF
1 insegnamenti dei loro maestri. Da circa quarant'anni a questa
parte, però, le cose hanno cominciato lentamente a cambiare: la
Qabalah ha conosciuto una graduale riabilitazione e sta via via
ritrovando agli occhi della gente la sua genuina fisionomia di
esperienza mistica a tutto tondo. Tale inversione di tendenza si
deve principalmente alle opere di Gershom Scholem, ma anche
a quelle di Georges Vajda, Moshe Idel, Charles Mopsik e tanti
altri studiosi.
Di sicuro molte persone, aprendo questo libro, rimarranno
profondamente sorprese scoprendo che all'interno della Qabalah
esistono forme di meditazione, metodi vocali, esercizi fisici e
tecniche di respirazione analoghi a quelli in uso nelle diverse
tipologie di Yoga. Il principale esponente di questi aspetti della
Qabalah è Rabbi Abraham Abulafia, il quale è tornato a occupare
il posto che gli spetta nel pantheon dei grandi cabbalisti solo da
qualche anno, benché la maggior parte dei circoli della Saggezza
non l'avesse mai dimenticato. Nato nella città di Saragozza nel
1240, visse a Tudela fino all'età di diciott'anni, quando comincio
a viaggiare lungo il baéino del Mediterraneo. Il suo effettivo
insegnamento della Qabalah iniziò nel 1270 e si connotò per un
approccio prettamente metodologico e profetico, basato in buona
sostanza su combinazioni di lettere dette Tserufim, sostenute da
particolari tipi di vocalizzazione, respirazione e movimenti fisici.
Verso la fine della sua vita, fu aspramente attaccato dal rabbino
capo di Barcellona Rabbi Shlomo ibn Adret, tanto che fu costretto
a recarsi in esilio nella piccola isola di Comino, dove morì intorno
al 1292. Abraham Abulafia resta comunque una dellè figure più
insigni nella storia della Qabalah, in virtù del profondo influsso
esercitato su tutte le generazioni di cabbalisti a lui successive.
La pratica dello Tseruf o arte combinatoria apre le porte alla
Qabalah estatica. L'estasi indotta dal cab balista è una sorta di
rapimento dello spirito che, unificato dalla meditazione, arriva
a distaccarsi dal mondo sensibile. Essa non ha alcun rapporto
con la trance, che è piuttosto una perdita di controllo dell'io
implicante uno stato medianico. Per contro l'estasi cabbalistica è
perfettamente controllata ed è legata a una condizione profetica.
Grazie alla pratica dello Tseruf, il cabbalista sperimenta in modo
4 5
INTRODUZIONE
progressivo i vari gradi di tale estasi, nel corso della quale non
dimentica, bensì ritrova se stesso, scoprendo in sé il profeta che
vive nello Olam haBa o mondo futuro, condizione paragonabile
a una sorta di "Età dell'Oro" spirituale. L'uomo semplice
rappresenta il passato, che tende a sparire nell'ombra, mentre il
profeta incarna il futuro, che si schiude continuamente dinanzi
a lui. In qualche modo, Yuomo semplice si può paragonare a un
"bicchiere mezzo vuoto", il profeta invece a "un bicchiere mezzo
pieno": il pessimista, infatti, cerca se stesso nelle ombre del suo
passato, l'ottimista nell'attesa del suo futuro. E poiché, durante
l'estasi, questi due aspetti dell'Essere si incontrano, il mistico
tenta di avvicinarli ancor di più e di rendere permanente la loro
riunificazione. Tale processo può essere spiegato ricorrendo alla
similitudine dello specchio, uno specchio al cospetto del qual~
entrambe le immagini - sia quella dell'oggetto riflesso che
quella del soggetto riflettente - sono ugualmente reali: se infatti
l'uomo semplice, dirigendosi verso lo specchio, vede veramente
il profeta venirgli incontro, circonfuso dal suo futuro, il profeta
avanza davvero in direzione del primo, curvo sotto il peso del
suo passato.
Alla fine, il più alto grado dell'estasi condurrà il profeta e
l'uomo semplice a fondersi nella lastra di vetro dello specchio,
il dualismo passato-futuro lascerà il posto a un'unità situata al
di là dello spazio e del tempo - che non conoscerà né inizio né
fine perché l'inizio sarà divenuto un tutt'uno con la fine - e,
grazie a un colossale Tseruf,Alef e Tav si ricongiungeranno. Ma i
gesti involutivi e i cattivi pensieri allontanano l'uomo semplice
dal profeta al punto che talvolta finisce per non riuscire più a
scorgerlo. Per contro, i pensieri e i gesti evolutivi, accompagnati
dalla meditazione e dagli esercizi spirituali, producono un
riavvicinamento che bisogna prima imparare a consolidare, e
poi a suggellare definitivamente.
Contrariamente all'Età dell'Oro, lo Olam haBa o "mondo
futuro" è una realtà a cui è possibile accedere individualmente,
· grazie ai propri sforzi e alla propria volontà. Coloro che, anche
ai giorni nostri, attendono il ciclico avvento dell'Età dell'Oro, si
aspettano che coincida con un ritorno della pace e della felicità
QABALAH ESTATICA E TSERUF

di tipo collettivo; solo che non tutti gli uomini sembrano ancora
sinceramente disposti a piegarsi alla legge dell'amore. Pèr il
cabbalista, invece, lo Olam haBa è una condizione permanente,
che tende tuttavia a ritrarsi dai mondi soggetti alla confusione,
all'odio e alla dualità. Ma ogni mistica, purché adeguatamente
purificata, sorretta dalla volontà e guidata dall'intenzione del
cuore, può realizzare un'istantanea fusione con lo Olam haBa in
qualsiasi "era". Infatti, poiché Elohim è presente in tutte le cose,
il contatto col mondo divino può avvenire in qualunque istante,
in qualunque luogo e in qualunque epoca.

6
 CAPITOLO I

0THIOTH,
LE LETTERE SIMBOLO

L'alfabeto ebraico è molto più di un semplice alfabeto: in virtù

delle sue ricche implicazioni simboliche, infatti, offre un accesso
.diretto alla conoscenza universale. Questo fenomeno può essere
illustrato già in chiave semantica: il termine usato in ebraico per
designare le lettere dell'alfabeto - ossia "oth" (nj~) al singolare e
"othioth" (ni'ni~) al plurale - non significa esattamente "lettera";
la sua accezione primaria è "segno", "marchio", "simbolo", da
cui derivano quelle di "segno profetico", "indizio", "prodigio".
Ogni oth costituisce quindi un vettore diretto di conoscenza che
trascende la parola e l'analisi, un ricettacolo di forze primordiali
successivamente associate a ben precise forme simboliche.
Le othioth trasportano direttamente la Luce dell'Ein-Sof e
attraverso una serie di tappe successive, che corrispondono alle
dieci Sephiroth, la rendono via v.ia più densa, passando prima
dall'inconoscibile al conosciuto, poi dal pensiero alla parola, per
approdare infine all'inchiostro e all'incisione. Esse seguono il
processo di rallentamento della Luce dell' Ein-Sof, che è anche un
processo di graduale addensamento di quest'impalpabile realtà.
Il termine ebraico "oth" (ni~) si ricollega alla radice "avah"
(i1)~),che significa anzitutto "segnare", "designare", "indicare",
ma che, inserita in altri contesti, assume ulteriori accezioni quali
"curvare", "piegare", "inclinare", peraltro comuni alla radice
"aoth" (nJ.i;),nella quale si osserva la trasformazione dell' Alef (~)
di" oth" (ni~) in 'Ayn (.!ì)(ni.!ì).Questo fenomeno simboleggia la
transizione dall' Alef(~) diAur, la Luce (14~)che.avvolge il mondo.
di Atziluth (nì'?'~~), alla' Ayn (.!ì)di aur, l'involucro di pelle (14.!ì)
che circonda il mondo di Assiah (iPtD.!ì). Svilupperemo in modo
7
QABALAH ESTATICA E TSERUF 0THIOTH, LE LETTERE SIMBOLO

più approfondito il tema della trasformazione in pelle della luce 23 l Kaf 500 5

dell' Ein-Sof nel Capitolo VI, dedicato ai trentadue sentieri della 24 Cl Mem 600 6

Saggezza. 25 ì Nun 700 7

26 ~ Pe 800 8
Il passaggio da Alef ad 'Ayn illustra il processo che conduce 27 r Tsadi 900 9

alla nascita di un simbolo, convogliando una luce infinita in un

ricettacolo finito, nella fattispecie un pittogramma. Nel mondo
Ogni lettera dell'alfabeto ebraico ha un nome che rimanda
di Atziluth, le ventidue othioth esistono sotto forma di scintille
al suo pittogramma originario, cioè al segno scelto dagli antichi
luminose, ognuna delle quali riflette uno specifico aspetto della
per imprimere nella materia la luce di una delle forze captate.
luce primordiale. Per coglierne il senso occorre ridurle entro i
Nella pagina precedente troviamo una tabella che riporta non
limiti della nostra conoscenza, costringerle a piegarsi e curvarsi
solo le lettere dell'alfabeto ebraico sia quadrato che corsivo, ma
alle leggi naturali che regnano nel mondo materiale. Occorre
anche i pittogrammi e i valori numerici corrispondenti.
"bypassarne" l'originaria valenza luminosa e incanalarla in una
forma fissa, che costituirà soltanto un'immagine indiretta della ILSIMBOLISMO
Verità, una sua allegoria. La radice ni.i;,appare quindi in tutta la
Lo studio dell'alfabeto ebraico, con le sue molteplici e profonde
sua pienezza semantica, e ci rivela che è necessario andare oltre
valenze metalinguistiche, ci conduce direttamente a quello dei
lo splendore riflesso del segno per risalire, attraverso la parola e
simboli, il cui impiego va molto al di là della tradizione ebraica.
il pensiero, all'essenza luminosa dell' oth (ni~).
Il simbolismo è il linguaggio crepuscolare che ha preceduto il
risveglio della coscienza umana, linguaggio universale che è al
Lettere Lettere Grande Piccolo Valore
Ordine
quadrate sinaitiche
Nome Pittogramma
valore valore pieno
Nome di là, e al tempo stesso all'origine, di tutte le lingue del pianeta.
1 ~ 2(. Alef Bue 1 1 111 9';,ti; Il simbolo è un'autentica via di comunicazione tra il conscio e
2 :J ., Bet Casa 2 2 412 n':i
l'inconscio, tra la creatura e il suo Creatore.
3 J 1 Gimel Cammello 3 3 83 '?r.i'l
4 1 4 Dalet Porta 4 4 434 n'?, Probabilmente il simbolismo fu la prima forma di linguaggio
5 i1 ~ He Pettine 5 5 6 t';i1
scritto, dal quale, dopo un lungo e laborioso processo evolutivo,
6 ì y Vav Uncino 6 6 12 11
nacquero i vari alfabeti. Oggi i principali alfabeti sacri fanno da
7 r I Zayn Arma 7 7 67 rr supporto a lingue spesso definite "mmte", ma poiché ne hanno
8 n 1,1 Heth Siepe 8 8 418 n'n
9 o ® Tet Fango 9 9 419 n't:l preservato intatte le carattèristiche originarie, restano tuttora
10 ' 1 Yod Mano 10 1 20 11' preziosissimi mezzi di comunicazione per il mistico alla ricerca
11 :J 1 Kaf Palmo 20 2 100 =p del trascendente.
) ,r.i';,
12
13 a ,
l Lamed
Mem
Pungolo
Acque
30
40
3
4
74
80 Cli.I Quale che sia il nostro livello di coscienza e la natura di ciò
14 j 7 Nun Pesce 50 5 106 ]1l in cui crediamo (o in cui non crediamo), i simboli vivono in noi
15 o f Samek Sostegno 60 6 120 1r.io - in ciascuno di noi - continuamente, con connotazioni tangibili
16 .l) o 'Ayn Occhio 70 7 130 ]'ll
o avvolti nelle nebbie dell'inconscio, e ci inducono a profonde
17
18
El
~
1
r
Pe
Tsadi
Bocca
Arpione
80
90
8
9
81
104
,,~
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riflessioni. Inoltre, i simboli fondamentali trovano applicazione
19
20
.,
i, 'l'
~
Qof
Resh
Cruna
Testa
100
200
1
2
186
510
'l1P
iV'ì
in ogni angolo del pianeta, e per quanto la loro interpretazione,
influenzata dai singoli contesti storici, filosofici e religiosi, possa
21 il) w Shin Dente 300 3 360 ]'iV
talora differire lievemente da un luogo all'altro, il loro nucleo di
22 n X Tav Croce 400 4 406 1n
fondo resta immutato.
8 9

QABALAH ESTATICA E TSERUF
Il primo ostacolo a cui si trova di fronte lo studioso della
Qabalah è l'impatto con un mondo figurativo a dir poco astratto
e sconcertante, ma al contempo di una ricchezza infinita. Certo,
di primo acchito la manipolazione dei simboli si rivela alquanto
laboriosa ma, una volta acquisita una certa esperienza, si scopre
di avere a che fare con un linguaggio uni.versale purissimo, in
grado di unificare la totalità della creazione. Infatti, benché ogni
cultura si evolva con modalità differenti e pertanto arricchisca i
vari simboli di peculiari sfumature, al di là delle loro diverse
declinazioni è sempre possibile cogliere un substrato comune.
Il simbolismo è anche il primo processo di memorizzazione
da cui emerge con chiarezza che tutto si può esprimere in forma
visiva. Ogni simbolo richiama alla memoria un altro simbolo ad
esso simile od opposto. L'annaffiatoio, ad esempio, può evocare
la pioggia per analogia, il bel tempo per antitesi, l'ombrello per
associazione di idee. Ogni simbolo, quindi, racchiude in sé un
intero contesto, permettendone l'analisi. D'altronde, spesso è il
contesto in cui si evolvono a cristallizzare il senso dei simboli in
una determinata direzione, in quanto, anche se essi possiedono
un significato univoco, vengono percepiti in maniera diversa in
base alle esperienze, consce o inconsce, del soggetto percipiente;
i simboli, infatti, hanno sempre una duplice valenza, positiva o
negativa. Ad esempio, nel caso dell'acqua - che rimanda alla
vita, alle origini, alla purificazione, all'inconscio - la recezione
del simbolo non sarà la stessa per una persona la cui esperienza
in materia consiste nèi bagni in mare fatti durante le vacanze e
per una che è stata sul punto di annegare. Pertanto, la presenza
dell'acqua all'interno di un sogno non potrà essere interpretata
nello stesso modo per i due individui in questione, e tuttavia il
il suo simbolismo di fondo resterà identico.
Riassumendo, grazie alla conoscenza delle lettere simbolo
noi possiamo:
• comunicare con i simboli presenti nella nostra coscienza;
• interpretare i sottili messaggi inviatici dalla natura;
• riporre ciò che sappiamo negli "scompartimenti" della
nostra mente, per potervi ritrovare le conoscenze che ci
occorrono al momento opportuno;
10
0THIOTH, LE LETTERE SIMBOLO
• lasciare, o portare alla luce, messaggi eterni, decifrando
gli insegnamenti impressi in immagini che si ricollegano
al nucleo più profondo della nrn,tra umanità.
Nella vita pratica, il simbolo ci aiuta a comprendere meglio
il contesto in cui viviamo e quindi anche a dominarlo meglio. A
livello individuale, inoltre, rende possibile l'analisi delle azioni
e dei pensieri, come pure l'interpretazione dei sogni e di tutte le
realtà astratte che ci circondano.
Lo psicanalista, in particolare, prende in esame i messaggi
simbolici inviati dall'inconscio sotto forma di gesti, parole, atti e
segni, per analizzare le segrete profondità del suo paziente.
Ma è soprattutto nei percorsi di carattere iniziatico, mistico
e occulto che il simbolismo esprime tutte le sue potenzialità. Il
pr~iid.e.1~Ql9~.~eP~! Jé!ppt1nt() da .un
m~t.g,go_.d.eLc.abbalif3-té!
~sério..studio del simbolismo. I sistemi religiosi sono ir~men;(
'aggfome:ratidf simo0Ii~'èl1itìnirano a comunicare direttamente
co~ le coscienze dei fedeli. Il cabbalista che ha fatto esperienza
del mondo astrale sa quanto sia preziosa per lui la conoscenza
simbolica delle forme e dei colori.
Il significato etimologico del termine "simbolo" rimanda al
verbo greco "symballein", che significa "far incontrare" nel senso
di "unire", e indica un segno di riconoscimento dotato di una
duplice natura. Tale segno permette a due entità distinte di
corrispon9-ersi o riconoscersi, ma dietro il nesso etimologico con
l'idea di "incontro" si cela lç1duplicità di fondo del simbolo, nel
quale è racchiuso un messaggio che va ben al di là della sua
apparenza sensibile. L'incontro in questione è quello tra visibile
e invisibile, concreto e astratto, conscio e inconscio, e infine, per
il cabbalista, tra causa ed effetto.
Più che un segno, il simbolo è un autentico. sostituto del
concetto a cui rimanda, e ~acchiude un numero potenzialmente-
i1!hnitat°".9~ ~ign!fic:ittEsso .dà forma al contenuto i~trin;eco
del pensiero e, così facendo, libera la coscienza: in definitiva, è la
concretizzazione di una realtà astratta. Sappiamo per tradizione
che la colomba simboleggia la pace, il leone il coraggio, il bue. la
laboriosità, l'aquila la trascendenza, come pure che lo scettro è
11

QABALAH ESTATICA E TSERUF
il simbolo della regalità, la croce del cristianesimo, la stella di
David dell'ebraismo.
La simbologia è la scienza più antica del mondo, il primo
linguaggio che l'uomo abbia conosciuto e probabilmente anche
l'ultimo che utilizzerà. Perfino le scienze più moderne, infatti,
comunicano mediante simboli creati appositamente per loro. Le
civiltà arcaiche, dal canto loro, ci hanno lasciato tracce di tipo
squisitamente simbolico: la Bibbia stessa ne propone molteplici
esempi, fra cui in particolare i simboli delle varie tribù d'Israele.
Anche la civiltà contemporanea prosegue in tale direzione: non
a caso le nostre pratiche sociali e culturali sono letteralmente
intrise di implicazioni simboliche; basti pensare alla pubblicità,
all'urbanistica, all'architettura e persino al linguaggio politico ...
Quando si istituisce una relazione tra la sfera del pensiero
e la sfera dei simboli, emerge che quest'ultima è l'infrastruttura
delle scienze umane e, proprio per questo motivo, ne svela la
vulnerabilità, poiché investe le matrici stesse del processo della
conoscenza.
~P':'_.~el simbg1<:> t com~ni~are la. ricch~:Z,:Z.é\
..§~Il§ibg~.che
ha incorporato-a'clli è in grado di recepfrfa'mediante lapJOEria
sensT6I1It1i:-E·s·so-èp.ortafore·arun.profond·~
retaggio spiritual;;
storico, e contiene sempre un particolare insegnamento relativo
all'uomo e all'universo. I simboli sono strumenti tramite i quali
si esprime l'unità del mondo. Ognuno di essi, infatti, trasmette
un'immagine che, quando raggiunge gli occhi, fa riaffiorare alla
mente, per analogia, un'idea legata appunto a quell'immagine.
I simboli sono segni che si situano al di fuori del tempo,
dello spazio e di ogn( connotazione razziale o religiosa, benché
si adattino costantemente al contesto entro cui prendono forma.
Alcuni vi scorgono una sorta di linguaggio primitivo corrotto e
degradato, le vestigia di una scienza particolare, di cui essi non
sarebbero che i resti. Tale scienza, risalente a tempi antichissimi,
sarebbe stata appannaggio di civiltà più evolute, come scriveva
Joseph de Maistre in Le serate di Pietroburgo: "Non solo gli
uomini hanno cominciato con la scienza, ma con una scienza
diversa dalla nostra e ad essa superiore poiché partiva da un
punto più alto, il che la rendeva anche molto pericolosa; questo
12
0THIOTH, LE LETTERE SIMBOLO
ci spiega perché la scienza, in principio, fu sempre avvolta nel
mistero e circoscritta nell'ambito dei templi, dove alla fine,
quando la fiamma non poté più servire ad altro che a bruciare,
si spense"1. In realtà, la scienza in questione è semplicemente le:)
studiodei princìpi assoluti, vale a dire la cosmogonia, da cui si
èsvifiippafa una scriffùrafiglll'.<:1tivache .Iloffceròi di riprodurre
cara.Herfproprf d.i un oggetto/i:n~ .:Piuttost() di far emergere gh
atteggiamenH connessi a certi tipi di azione o di relazione. Essa
permette ·mscoprire la sottile verità che sf cela nell'intimò della
nostra psiche e ci porta a un diverso livello di coscienza. Quello
che vuole dirci il simbolismo è che l'uomo è in grado di influire
sulla realtà che lo circonda, ma può esercitare la sua azione ben
oltre la barriera della fisicità. Oggi la scienza riconosce l'influsso
della luna sulle maree e sui nostri moti sensibili interni, e sta a
poco a poco arrivando a capire che i buchi neri e l'esplosione
delle supernovaenon sono privi di conseguenze per noi terrestri.
Ma il simbolismo vuol comunicarci qualcosa di ancor più sottile,
ossia che l'uomo può influire direttamente sui contesti naturali e
modificare l'ordine delle cose, sia a livello del suo microcosmo
che del macrocosmo circostante, grazie ai profondi segreti che si
annidano nella sua coscienza e che i simboli tentano di svelargli.
In questo senso, le lettere dell'alfabeto ebraico sono gli strumenti
perfetti per realizzare tutto ciò.
Il grande simbolista Oswald Wirth ha scritto: "Quando si
arriva a far parlare i simboli, essi superano in eloquenza ogni
discorso, poiché permettono di ritrovare la Parola Perduta, cioè
l'eterno pensiero vivente di cui sono l'enigmatica espressione.
Decifrate i geroglifici della profonda, silente saggezza comune
ai pensatori di tutte le età, disseminata nelle religioni, nei miti e
nelle creazioni poetiche, e vi scoprirete un insieme coerente di
nozioni relative ai problemi che da sempre angustiano l'animo
umano. I simboli ci rivelano in forma poetica concezioni troppo
eteree per prestarsi a una rigida determinazione verbale. Non si
può ridurre tutto alla prosa degli argomentatori e dei giuristì; vi
sono cose sottili che bisogna sentire e intuire con gh adepti della
1 Joseph de Maistre, Le seratedi Pietroburgo,Rusconi, Milano 1986.
13
 QABALAH ESTATICA E TSERUF
sagace filosofia dei simbolisti medievali, i quali seppero reagire
alla Scolastica, schiava delle parole"2.
Le scienze iniziatiche ricorrono volentieri ai simboli perché
essi permettono di condensare in un'unica immagine un'intera
gamma di idee relative a uno stesso oggetto. I simboli vengono
impiegati innanzitutto per trasmettere agli altri un certo tipo di
conoscenza, ma ~ono necessari anche per accedere agli strati più
profondi della propria coscienza. Gli scritti ermetici abbondano
di pittogrammi, finalizzati a suscitare e polarizzare l'attenzione
del discepolo. Molto spesso il simbolo non è che un elemento
accessorio, il cui scopo è contribuire a indirizzare il pensiero in
una particolare direzione, che le parole riuscirebbero a stento a
indicare.
I simboli non hanno necessariamente una forma - animale,
geometrica o di altro genere: possono essere rappresentati ,da
un nome, un suono, un colore, un gesto ecc. Nessuna tipologia
di simbolo è superiore alle altre, in quanto costituiscono tutti un
insieme omogeneo in cui i diversi elementi si rimpiazzano, si
elidono o si rinforzano a vicenda. Spesso un simbolo puramente
astratto, come una parola, è impotente a penetrare le profondità
dello spirito: di qui la necessità di utilizzarne altri più concreti e
percepibili alla vista. Ad esempio, il terminè "Dio" ha il potere
di evocare brevemente l'immagine di una Forma gloriosa, ma la
coscienza ha bisogno di ulteriori dati, difficilmente esprimibili a
parole; perciò il mistico ricorre a quel surrogato approssimativo
che è il simbolo. Il quale però non va inteso solo come un segno
finalizzato a rappresentare un determinato principio religioso o
filosofico, ma come una manifestazione vivente delle proprietà
dell'Essere. Grazie ai simboli, la mente concettualizzante non è
più implicata nella percezione, per cui lo spirito diventa capace
di "vedere" con estrema precisione, come se fosse stato rimosso
il velo che ne offuscava lo "sguardo".
Occorre altresì tener conto del fattore "immaginazione": il
simbolo è sì universale e atemporale, ma è anche radicato nelle
strutture dell'immaginario umano. Anzi, ne costituisce il centro,
2
Oswald Wirth, I tarocchi,Edizioni Mediterranee, Roma 1973.
14
0THIOTH, LE LETTERE SIMBOLO
e ha la capacità di aprire la nostra mente all'ignoto e all'infinito,
svelando i segreti celati nell'inconscio. Per Carl Gustav Jung il
simbolo è 11 un'immagine adeguata a indicare nel miglior modo
possibile la natura oscuramente intuita dello spirito". I simboli
fanno pertanto da mediatori tra il conscio e l'inconscio, creando
una sorta di ininterrotta osmosi tra microcosmo e macrocosmo,
tra interno ed esterno. Possiedono la strana facoltà di descrivere
e velare al tempo stesso, agendo sulle strutture mentali. Perché i
simboli sono vivi, carichi di dinamismo e di valenze affettive.
Siamo noi a vivere nel mondo dei simboli, o è il mondo dei
simboli che vive in noi e viene proiettato all'esterno dai nostri
sensi? Quel che è certo è che ognuno di noi vive perennemente
in simbiosi con essi. Ce ne serviamo di continuo, giorno e notte,
nei sogni, nel linguaggio, nei gesti, nella scrittura, nell'esercizio
delle facoltà immaginative.
Anche i nostri antenati ne facevano un uso analogo, ed è
per questo che tutti i ricercatori li hanno definiti un linguaggio
universale, come conferma il seguente passo di Jean Chevalier,
l'autore del celebre Dizionario dei simboli:"Il simbolo, come si è
detto, è un linguaggio universale. In realtà è qualcosa di più e
qualcosa di meno che universale. Di fatto è universale perché,
non dovendo passare per il tramite delle lingue parlate o scritte,
è potenzialmente accessibile a ogni essere umano, e poi perché
emana dalla totalità della psiche umana. Però, se ammettiamo
che esista un substrato comune - l'inconscio collettivo - capace
di ricevere e inviare dei messaggi, non dobbiamo dimenticare
che tale substrato comune si arricchisce e si diversifica in virtù
dei più svariati apporti etnici e individuali"3. È difficile spiegare
l'origine del potere dei simboli; sta di fatto che, a prima vista,
anche quelli che non conosciamo possono sembrarci familiari. I
simboli hanno un potenziale comunicativo che consente loro di
veicolare concetti densi di spessore metafisico. Ad esempio, le
lettere dell'alfabeto ebraico colpiscono sempre chi le osserva per
la prima volta, perché si ha l'impressione di trovarsi di fronte a
un messaggio pronto a sprigionarsi da un momentb all'altro.
3 Jean Chevalier, Alain Gheerbrant, Dizionariodei simboli,2 voll., BUR, Milano 2001.
15
 QABALAH ESTATICA E TSERUF
I simboli, abbiamo detto, sono dei mediatori: in una misura
o nell';u;:;,-infatti, fungono da intermediari ù~-fftrascend~-e
f immanente, segue;~Iò·u~ò··;r~~ifico codfce-semanti~ò~irc11e-;i
iffduce a dire che formano un'indissolubile rete cosmica in virtù
della quale la realtà occulta diviene visibile. Ciò spiega perché
alcuni contemplativi si servano di supporti altamente simbolici,
perché la scienza dei talismani ricorra unicamente ai simboli e
infine perché tanti chiaroveggenti li utilizzino come strumenti
privilegiati. Il nesso tra questi differenti impieghi e concezioni è
perfettamente colto da Raymond de Becker in Les machinations
de la nuit: "Il simbolo può essere paragonato a un cristallo che
restituisce la luce in modo diverso a seconda della sfaccettatura
che la coglie. Si può inoltre dire che è un essere vivente, anzi, un
frammento del nostro stesso essere - vivente, in movimento e in
trasformazione - cosicché, contemplandolo e cogliendolo come
oggetto di meditazione, contempliamo anche la traiettoria che ci
apprestiamo a seguire e cogliamo la direzione del movimento
nel quale è coinvolto l'Essere"4. Sulla stessa linea di Becker, Jean
Chevalier parla di "risonanze vibratorie", nozione introdotta
dagli studiosi di rndionica, ma su un piano più materiale. Egli
considera il simbolo un amplificatore di vibrazioni: "Il simbolo
vivente presuppone una funzione di risonanza. Trasposto sul
piano psicologico, il fenomeno è paragonabile a ciò che la fisica
dinamica chiama 'fenomeno vibratorio'. Un corpo, ad esempio
un ponte sospeso, vibra con una specifica frequenza, variabile a
seconda degli influssi, quale quello del vento, che si esercitano
su di esso. Se__ uno di tali influssi, con la propria frequenza, entra
in risonanza con quella del corpo e i loro ritmi si combinano, si
crea un effetto di amplificazione delle vibrazioni e accelerazione
delle oscillazioni che, 'a lungo andare, può sfociare nel turbine e
nella rottura"s.
Oggi sappiamo che i simboli fisici, con la loro forma, il loro
colore e il loro spessore, emettono microvibrazioni in grado di
modificare progressivamente l'ambiente circostante. Ciò è tanto
più vero per certi suoni o gesti, che possono trasformare in un
4
Raymond de Becker, Les machinationsde la nuit, Planète, Paris 1965.
5
Jean Chevalier, Alain Gheerbrant, Dizionariodei simbolicit.
16
0THIOTH, LE LETTERE SIMBOLO
solo istante un intero contesto; in questo senso, abbiamo ancora
molto da imparare dalla tradizione antica. Grazie alla propria
esperienza, lo studioso di simboli mette in evidenza l'influsso
psichico che questi esercitano. A tale proposito, Jean Chevalier
prosegue: "La funzione di risonanza di un simbolo è attiva nella
misura in cui questo si accorda con l'atmosfera spirituale di una
persona, una società, un'epoca, una situazione. Essa presuppone
che il simbolo sia legato a una determinata psicologia collettiva
e quindi la sua esistenza non dipenda da un'attività puramente
individuale. E quest'osservazione è valida sia per il contenuto
imm~ginativo sia per l'interpretazione del simbolo, che affonda
in un contesto sociale anche quando emerge da una coscienza
individuale. La sua potenza evocativa e liberatoria varierà sulla
base dell'effetto di risonanza derivante dai rapporti tra il sociale
e l'individuale"6.
Esiste un simbolo, a noi molto familiare, il cui significato è
stato radicalmente modificato dalle vicende storiche a livello di
inconscio collettivo: la croce uncinata. Essa è sempre presente
nelle tradizioni più antiche ed è stata considerata un simbolo di
stré:lordinaria valenza spirituale sia in Oriente che in Occidente
fino a poco prima della Seconda guerra mondiale; non a caso
era spesso visibile nelle nostre chiese (ne restano tuttora alcuni
esemplari), dove fungeva da emblema del Cristo cosmico, l'Alfa
e 1'Omega. Ma dopo l'avvento del nazismo, in Occi1ente questo
simbolo è passato a rappresentare l'orrore, e tutto ciò che aveva
espresso di buono all'interno delle diverse epoche e tradizioni è
stato dimenticato. È invece ancora possibile trovarlo in India,
dov'è conosciuto con il nome di svastika - ossia "benefico" - in
prossimità delle statue del dio Ganesha o in posizione di primo
piano tra i simboli del giainismo. Così, ai giorni nostri una croce
uncinata non avrà più lo stesso impatto sulla coscienza di un
occidentale e su quella di un orientale, mentre, fino a poco più
di sessant'anni fa, veniva recepita in mddo simile. Il simbolista,
perciò, deve sempre ricordarsi di aver a che fare con una realtà
vivente, quindi soggetta ai cambiamenti apportati dagli uomini,
benché costantemente immutata nel suo nucleo di fondo.
6 Jean Chevalier, Alain Gheerbrant, Ivi.
17
QABALAH ESTATICA E TSERUF
Il termine "simbolo" può assumere molteplìci significati,
ma in ambito specialistico designa sempre un elemento astratto,
di carattere figurativo e dotato di proprietà universali, che può
rivestire indifferentemente forma visibile o invisibile (si pensi, ad
esempio, a un'idea). Detto questo, esistono ulteriori e non meno
interessanti declinazioni del linguaggio simbolico:
• Se una forma immaginaria non va oltre il livello della
significazione, si tratta di un segno. È importante distinguere
tra "segno" e "simbolo". Per fare un esempio, le ali, viste come
elemento decorativo di un capo d'abbigliamento, se adornano
la giacca di un aviatore sono da ritenersi un segno; se invece
figurano su un indumento indossato da una persona qualsiasi,
che intende richiamarsi alle loro connessioni con il volo e con
l'elevazione spirituale, costituiscono un simbolo. Ogni simbolo
è in parte anche un segno e viceversa.
• Se una forma simbolica è convenzionalmente adottata
per definire e cristallizzare un determinato ideale e/ o principio
morale, siamo di fronte a un emblema. Completando l'esempio
precedente, possiamo anche affermare che le ali sono l'emblema
dell'aviazione intesa come vocazione professionale, allo stesso
modo in cui il caduceo lo è della medicina.
Oltre al segno e al simbolo, esistono altri linguaggi allusivi
connessi a un particolare uso della parola o del racconto, tra cui
la parabola, l'apologo, la metafora, l'allegoria. La Bibbia ricorre
spesso a procedimenti simbolici e allegorici di ogni genere per
illustrare una verità astratta o troppo distante. Alludendo a tale
approccio, l'apostolo Paolo dice che il rituale istituito da Mosè è
"figura e ombra delle cose celesti": un'eccellente definizione del
metodo simbolico. Esso consiste infatti nel saper apprezzare la
ricchezza. degli insegnamenti racchiusi nei simboli della scienza
spirituale e nel lasciarsi guidare dall'analogia.
L'ANALOGIA
È in virtù della corrispondenza analogica che il simbolo è in grado
di rappresentare qualcosa di diverso da ciò che la sua immagine
visibile comunemente esprime. In genere si tende a classificarlo
in base alle tre principali funzioni che svolge:
18
0THIOTH, LE LETTERE SIMBOLO
1 Il simbolo è un'entità astratta che ha il potere di rendere
percepibile ciò che in apparenza non lo è. Quest'entità,
recepita in modo univoco da quel fondo comune della
memoria umana che è l'inconscio collettivo (il simbolo
svolge sempre una funzione unificante e aggregante),
può agire sia a livello della coscienza che dell'inconscio
e si avvale di un grafismo simbolico che poggia su una
una sorta di convenzione universalmente riconosciuta:
la quotidiana esperienza umana, infatti, ha portato ad
attribuire un determinato significato a una data forma.
In questa specifica accezione tecnica, il simbolo è noto
come II simbolo logico-matematico", in quanto viene
utilizzato nelle formule matematiche o chimiche, oltre
che,ovviamente, nel linguaggio della logica comune e
dell'ermetismo.
2 Il simbolo segnala altresì l'appartenenza di un gruppo a
un dato contesto ideologico, sociale o di altro genere: in
pratica, definisce dei limiti. Ad esempio, una bandiera
o un inno possono connotare l'identità di una nazione,
aggregarne i cittadini e rimarcarne i confini, il che vale
anche, sia pur in forma diversa, per un partito politico,
una comunità religiosa, un club sportivo. Dal punto di
vista occulto, il simbolo così inteso cristallizza l'energia
di una forza astrale o di un determinato egregore, con
le sue peculiari credenze, i suoi riti, la sua ideologia, il
suo cerimoniale e i suoi membri. Inoltre, esso può agire
come una parola d'ordine, nel qual caso ben di rado la
sua forma avrà una genesi puramente accidentale, ma
rientrerà in un processo dinamico direttamente legato
al gruppo che lo utilizza: la croce cristiana, ad esempio,
rimanda alla crocifissione di Gesù, la falce e il martello
dei comunisti all'alleanza tra classe operaia e contadini
ecc. Il simbolo è un'espressione indiretta e sintetica: "È
nella natura di una società esprimersi simbolicamente
attraverso le sue usanze e istituzioni; i comportamenti
individuali, invece, di per sé non sono mai simbolici:
19
QABALAH ESTATICA E TSERUF
essi sono gli elementi a partire dai quali viene edificato
' un sistema simbolico, che può essere solo collettivo"?.
3 Il simbolo non è mai neutro né statico, in quanto ha la
funzione di prescrivere o richiamare alla memoria. In
questo senso, psicologia e tecnica sono inestricabili. La
stella di David non si limita a evocare l'ebraismo, ma
allude anche ai sei giorni della creazione e all'unione di
spirito e materia. Il giglio di Francia, che rappresenta il
sovrano francese, impone altresì il rispetto dell'autorità
regale. L'imperativo psicologico è la ragion d'essere di
un simbolo, il suo particolare grafismo la forma tecnica
che esso assume. Tale nozione è al centro di ogni buona
pratica psicanalitica, dal momento che rende possibile
l'interpretazione dei sogni e dei comportamenti.
Il metodo analogico è di grande aiuto per coloro che si dedicano
allo studio del simbolismo, specie se supportato dal ricorso alla
legge magica della similarità: "Il simile evoca il simile, perché
agisce su di esso". Questa modalità di ragionamento, che senza
dubbio è la più. elementare di tutte, trova la sua legittimazione
storica nell'aristotelismo. Ogni percorso iniziatico si avvale del
simbolismo come chiave di accesso alla spiritualità esistenziale.
I simboli sono i veicoli che mettono in relazione tra loro le teorie
generali astratte e la realtà a cui queste rimandano. Fritjof Capra
scrive: "La conoscenza razionale costituisce pertanto un sistema
di concetti astratti e simboli, caratterizzati dalla struttura lineare
e sequenziale tipica del nostro modo di pensare e parlare. Nella
maggior parte dei linguaggi tale struttura lineare è resa esplicita
dall'impiego di alfabeti, che servono a comunicare esperienze e
riflessioni con lunghe serie di lettere"s (Il Tao dellafisica).
IL DRASH O DELL'ERMENEUTICA
Ricorrendo ai simboli, ci muoviamo nella direzione indicata dal
pensiero greco - "Dire qualcosa su qualcosa equivale già a dire
qualcos'altro, ossia a interpretare" - vale a dire nella direzione
dell'ermeneutica, l'arte dell'interpretazione dei simboli operanti
7
Claude Lévi-Strauss, citato in Chevalier, Gheerbrant, Dizionariodei simboli,cit.
8
Fritjof Capra, Il Taodellafisica, Adelphi, Milano 1989.
20
0THIOTH, LE LETTERE SIMBOLO
nell'inconscio, nel sogno e nel linguaggio umano, scritto e non.
Corrisponde al terzo livello dello studio della Torah, indicato
dal termine ebraico "Drash" (ì.ti·r:r)
che significa "interpretazione
figurata".
Alcuni simboli sono creazioni del pensiero che il pensiero
stesso, nella sua evoluzione, si è lasciato alle spalle; ecco perché
il mito è in qualche modo un prolungamento del simbolo. Paul
RicCEurha scritto: "Il mito è un racconto tradizionale che riporta
eventi avvenuti all'inizio dei tempi, destinato a fornire le basi
all'azione rituale degli uomini d'oggi e, in senso generale, a
costituire tutte le forme di azione e di pensiero in virtù delle
quali l'uomo comprende se stesso nel suo mondo. Fissando le
azioni rituali significative, col venir meno della sua dimensione
eziologica, fa conoscere la sua portata esplorativa e rivela la sua
funzione simbolica, ossia il suo potere di svelare il legame tra
l'uomo e la sua esperienza del sacro9". Questo testo ci permette
di cogliere l'analogia esistente tra simbolo, mito e rito. Eliphas
Levi aggiunge: "La filosofia occulta .è essenzialmente mitica e
simbolica. Gli insegnamenti che ci ha lasciato il mondo antico
sono quasi interamente celati nelle favole e nei simboli". Il fatto
è che tutte le antiche forme di culto utilizzavano un simbolismo
fondato sull'allegoria, che veniva proposta all'intelligenza del
lettore come una sorta di enigma. I più grandi iniziati ci hanno
trasmesso i loro insegnamenti sotto forma di favole. In ambito
occulto, quando si parla di mito, enigma e simbolo, viene subito
in mente l'immagine della sfinge. Per illustrare questo motivo,
ecco i versi conclusivi di una poesia di Eliphas Levi sull'origine
dell'ermeneutica, che propone un'interpretazione della sfinge
nei suoi molteplici attributi simbolici:
Lafronte umana dellasfinge parladi intelligenza,
Le sue mammelled'amore,le sue unghie di lotta;
Le sue ali simboleggianolafede, il sognoe la speranza,
E i suoifianchi taurini lafatica del lavoroterreno!
Se sai lavorare,credere,amare,difenderti,
Se da vili bisogninon sei incatenato,
9 Paul Ricceur, Finitudinee colpa,il Mulino, Bologna 1970.
21
QABALAH ESTATICA E TSERUF
Se il tuo cuoresa voleree la tua mente capire,
Salute a te, re di Tebe!Eccotiincoronato!
L'interpretazione simbolica ci porta in un terreno delicato,
quello del linguaggio naturale; per giunta, il significato di uh
simbolo è legato alla storia della memoria umana, all'inconscio
collettivo. Come abbiamo visto, un grafismo inteso come segno
assume un preciso valore, mentre, inteso come simbolo, .rende
possibile il formarsi di un sistema di valori. Tra segni e simboli
esistono evidenti correlazioni che è necessario chiarire. Il segno
produce una reazione specifica, il simbolo invece è in grado di
generare riflessi che si inscrivono in un vasto e coeso insieme di
significati.
A prescindere dall'ermetismo, la vita quotidiana è piena di
simboli che utilizziamo incessantemente. Basti pensare al codice
stradale, con i suoi colori, le sue convenzioni grafiche, le sue
parole chiave. Questo ci porta a dedurre che il simbolismo è un
vero e proprio "codice esistenziale", un potente strumento di
comunicazione e di trasmissione.
Anche i grafismi convenzionali che utilizziamo nel nostro
quotidiano possiedono la duplice natura di segno e di simbolo.
Tornando al già citato esempio del codice stradale, agli incroci il
semaforo diventa rosso per indicare che bisogna fermarsi, verde
per segnalare che si può procedere. Il rosso in quanto segno ha
quindi un valore convenzionale esplicito, ma in quanto simbolo
comunica implicitamente l'idea di "pericolo", ed evoca inconsce
associazioni con il sangue e un senso di inquietudine. Il verde
inteso come segno, dal canto suo, convenzionalmente indica il
via libera, ma in sottofondo racchiude valenze simboliche legate
alla natura e a sensazioni di pace e serenità.
Il simbolo è la trascrizione di un'esperienza antichissima, e
analizzandolo è possibile recuperare il significato che rivestiva
nell'arcaico linguaggio delle origini. Per scoprirne il vero valore
è perciò necessario rifarsi a uno stadio precedente a quelli della
fissazione e della concettualizzazione. Il pensiero, infatti, nasce
dallo stesso substrato da cui si generano i simboli e scaturisce
da essi.
22
0THIOTH, LE LETTERE SIMBOLO
Nella Qabalah vengono utilizzati tre tipi di ermeneutica
delle lettere ebraiche:
1 Il carattereantico:basato sulla forma tangibile e primaria
dei simboli, è una sorta di archeologia della memoria e
del sapere. Le othioth sono recepite nella loro valenza
astratta.
2 Il caratterespecifico:è il secondo livello di comprensione
e interpretazione dei simboli. In questo caso, le lettere
sono viste come informazioni fondate sulla ripetizione
e la formazione dei modelli.
3 Il carattereesistenziale:è la ricerca del nucleo elementare
di conoscenze insito in ogni lettera, nonché dei modi e
delle forme in cui essa entra in contatto con noi nella
nostra concreta esperienza.
La scienza dei simboli è quella partic~lare forma di scienza
ermeneutica alla quale spetta individuare i significati nascosti.
Resta da chiedersi per quale motivo le idee originarie abbiano
assunto una determinata forma piuttosto che un'altra.
Nella letteratura occidentale i simboli sono attestati tanto
nella rappresentazione delle forme divine, creazioni immediate
dell'intelletto umano, quanto nelle favole, che di quest'intelletto
sono un'ulteriore, indiretta e talora involontaria espressione. A
tale proposito, Aristotele scriveva: "Una tradizione risalente al
mondo antico. e alle epoche più remote, e tramandata ai posteri
sotto forma di mito, ci insegna che questi (i principi primi) sono
dèi, e che l'intera natura è circondata dal divino. Il resto è stato
aggiunto in seguito, sempre in forma mitica, per persuadere i
più e allo scopo di imporre il rispetto delle leggi e degli interessi
comuni. Dicono, infatti, che gli dèi abbiano forma umana, o che
siano simili a certi animali, e a queste cose ne aggiungono altre 1
della.stessa natura o affini. Ma se si prescinde da tali aggiunte, e
si estrapola solo il contenuto originario di quelle credenze, ossia
la tradizione per cui, secondo gli antichi, le sostanze prime sono
dèi, si è indotti a pensare che essa sia il frutto di un'ispirazione
divina. E poiché, com'è verosimile, tutte le arti e tutti i sistemi
filosofici sono stati 'inventati' più di una volta per poi andare di
nuovo perduti, sembra probabile che tali credenze si siano
23
 QABALAH ESTATICA E TSERUF
preservate fino ai ·giorni nostri come reliquie di quell'antica
conoscenza"10.
In India l'ermeneutica, è definita "lingua crepuscolare", in
sanscrito "Sandhyti-bhtisti".E un linguaggio simbolico in cui ogni
parola possiede un duplice significato: uno è quello consueto,
l'altro quello occulto e mistico. Il Sandhyti-bhtistiviene usato in
primo luogo allo scopo di proteggere le realtà sacre, ma anche
perché il linguaggio ordinario non è in grado di dar voce alle
più elevate esperienze spirituali.
In virtù del Sandhyti-bhtisti,le esperienze estatiche scaturite
dalla meditazione si tramutano in miracoli, parabole ed eventi
quasi dotati di consistenza storica. La lingua crepuscolare mette
in scena un teatro simbolico, e trasforma in racconto mitico quei
conflitti interiori ed esteriori che l'uomo si trova ad affrontare
lungo il cammino dell'evoluzione.
Sotto questo aspetto è facile constatare che la Qabalah è in
perfetta sintonia con i Tantra indiani. La scala mistica costituita
dai trentadue sentieri della Saggezza, infatti, rende possibile
non solo definire la natura dei simboli, ma anche elaborarli,
interpretarli, realizzarli e trascenderli.
SIMBOLI E PSICOLOGIA
Tutti sanno, per averlo sperimentato almeno una volta nella vita,
che i sogni sono oceani di simboli in cui sono racchiusi minuscoli
frammenti della nostra interiorità. Il contemplativo, tuttavia, fa
regolarmente esperienza dell'affiorare di immagini simboliche
provenienti dal fondo del suo spirito. I cabbalisti, in particolare,
hanno familiarità con le interazioni tra forze occulte e simboli. Il
c_osmo pluridimensionale del nostro subconscio si esprime per
figure astratte: è questo il modo in cui veniamo a conoscenza
delle impressioni che si formano al suo interno, e quindi fuori
dall'universo tridimensionale della coscienza, attraverso quelle
approssimazioni sensibili di carattere simbolico che scopriamo
esplorando le profondità abissali del nostro inconscio.
10
MetafisicaXII, 1074 b, 1-20, in Aristotele, La metafisica,Bompiani, Milano 2004.
24
0THIOTH, LE LETTERE SIMBOLO
La genesi dei simboli non è codificata in modo sistematico:
l'uomo li crea per lo più istintivamente. Inoltre, benché ognuno
di essi abbia un significato convenzionale, è innegabile che tale
significato si colori di sfumature differenti, legate all'esperienza
individuale. Peraltro, bisogna aggiungere che i sensi limitano la
nostra percezione dei simboli e modificano il nostro approccio
ad essi.
Tale percezione si arricchisce infatti di elementi inconsci, in
quanto i simboli traducono incessantemente i dati di realtà nel
linguaggio dello spirito. Il simbolo si configura quindi come un
"esploratore empirico" degli strati più profondi della coscienza
individuale e collettiva, nonché come un artefice del processo di
concretizzazione della natura soprasensibile dello spirito. Di
conseguenza la sua forma è inscindibile dal retroterra psichico
di cui costituisce la manifestazione, manifestazione che poi chi
la osserva dovrà decodificare secondo la sua sensibilità e la sua
fantasia, distinguendone i molteplici aspetti e realizzandone la
sintesi.
È molto importante soffermarsi sulla funzione di sintesi dei
simboli, o meglio, per essere più precisi, di quelli che potremmo
definire "simboli in nuce". La civiltà in cui viviamo ne fa un uso
smodato: basta guardarsi intorno per accorgersi dell'incredibile
numero di acronimi quotidianamente adottati: ONU, UNESCO,
USA, CEE ecc. Qu~ste forme sintetiche di simbolo consentono
di evocare con poche lettere un'organizzazione internazionale,
un'ideologia, una nazione, una ragione sociale. Siamo di fronte
a. una rivisitazione in chiave moderna: e profana della notarica
dei cabbalisti.
È impossibile parlare di psicologia dei simboli senza citare
Jung, il quale non ha esitato a studiare la simbologia ermetica al
fine di comprendere meglio quella dell'inconscio. Ecco come lo
studioso zurighese definisce il simbolo: "Ciò che chiamiamo
simbolo è un termine, un nome o un'immagine che, anche se ci
è familiare nella vita quotidiana, possiede tuttavia implicazioni
che si aggiungono al suo significato convenzionale éd evidente.
Il simbolo implica qualcosa di vago, di ignoto o di nascosto per
noi[ ... ]. Quindi, una parola o un'immagine sono simboliche
25
QABALAH ESTATICA E TSERUF
quando implicano qualcosa di più della loro valenza evidente e
immediata. Tale parola, o tale immagine, possiedono risvolti
più ampi di carattere 'inconscio', che non sono mai definiti con
precisione né totalmente chiariti. Quando lo spirito intraprende
l'esplorazione di un simbolo, si ritrova al cospetto di idee che si
situano al di là di ciò che la nostra ragione può cogliere [... ]. È
proprio perché moltissime cose si situano al di là dei limiti della
comprensione umana che noi siamo continuamente costretti a
utilizzare termini simbolici per rappresentare concetti che non
possiamo definire né comprendere pienamente. Questo è anche
uno dei motivi per cui le religioni si servono di un linguaggio
simbolico e si esprimono per immagini. Quest'uso consapevole
che facciamo dei simboli, tuttavia, è solo un aspetto di un fatto
psicologico di grande importanza: l'uomo, infatti, crea simboli
anche inconsapevolmente e spontaneamente"n.
Di generazione in genérazione, continuiamo a tramandarci
e a godere di un ricchissirpo patrimonio simbolico senza mai
intaccarne la consistenza. I simboli, infatti, non solo vivono con
noi, ma danno vita a complessi sistemi intellettuali ed emotivi
dotati di notevole potenza creativa: in pratica, costituiscono dei
modelli ordinati e generatori di ordine che agiscono all'interno
dell'anima. Il simbolismo è il filo di Arianna che ci rende capaci
di uscire dal dedalo delle inquietudini scaturite dal subconscio,
segnalando allo spirito, tramite analogie naturali o correlazioni
puramente convenzionali, il nesso esistente tra una data forma
e la nozione corrispondente.
Il simbolo, quindi, ha un significato la cui decifrazione ci
schiude l'accesso ai contenuti psicologici latenti. Grazie ad esso,
l'inconscio fa irruzione nella coscienza e produce delle crepe nel
sistema di censura. Ecco perché il simbolismo dei sogni è un
elemento chiave d,ella psicanalisi moderna: perché è lo specifico
linguaggio che dà a ciascuno la capacità di scendere negli abissi
della propria psiche.
L'interpretazione dei simboli è una pratica antica, che in
origine fu esercitata ovunque con modalità analoghe, ossia con
11 Cari Gustav Jung, L'uomo e i suoi simboli,TEA, Milano 2007.
26
0THIOTH, LE LETTERE SIMBOLO
procedimenti meccanici e per lo più a scopi premonitori. Grazie
al simbolismo, l'uomo attinge continuamente e inconsciamente
alle zone d'ombra del suo essere. Per Gérard de Champeaux e
Sébastien Sterckx, il linguaggio simbolico non appartiene al
dominio della logica: "Esso è una pulsione vitale, una forma
istintiva di riconoscimento, un'esperienza totale del soggetto,
che nasce al proprio dramma personale grazie all'inesauribile e
·complesso gioco degli innumerevoli intrecci che tessono il suo
divenire insieme a quello dell'universo a cui appartiene e dal
quale attinge la materia di tutti i suoi riconoscimenti. Perché, in
definitiva, si tratta sempre di nascere con, mettendo l'accento su
questo 'con', piccola parola misteriosa in cui risiede tutto il
mistero del simbolo ... "12.
Le immagini astratte o .concrete che scaturiscono dal sogno
o dalla contemplazione mistica sono ugualmente incoerenti e
deliranti: sta a chi le sperimenta riconoscere in esse le creazioni
del proprio spirito. Questo gioco mentale dà vita a una serie di
rappresentazioni figurative delle chimere che popolano le zone
liminari della coscienza.
LE LETTERE SIMBOLO
II Sepher Yetzirah struttura l'alfabeto ebraico in tre lettere madri,
sette doppie e dodici semplici, e per ognuno di questi tre gruppi
individua una serie di specifiche correlazioni simboliche con il
corpb, lo spazio, le sensazioni. Occorre tuttavia precisare che, a
· proposito di tali correlazioni, esistono alcune differenze tra le
diverse versioni del Sepher Yetzirah:per questo abbiamo ritenuto
opportuno tagliare la testa al toro chiamando in causa il Sepher
Kuzari, che è molto più preciso al riguardo.
Ecco tre tabelle che illustrano tali correlazioni facendo una
sintesi dei simboli citati nel Sepher Yetzirah e nel SepherKuzari.
12 Gérard de Champeaux, Sébastien Sterckx, Simbolidel medioevo,Jaca Book, Milano 1972.
27
 '''I
'I

''I
i! 0THIOTH, LE LETTERE SIMBOLO
QABALAH ESTATICA E TSERUF

Le ventidue lettere contengono tutte un fondamentale

LE TRE MADRI
insegnamento simbolico13; eccone una breve sintesi:
Parti
Nomi Elementi Climi Polarità del Stagioni Mondi Forze ~ Alef: il suo nome rimanda al termine ebraico per "bue",
corpo "elef', e il tracciato della lettera nell'iscrizione di Ahiram
Inter
t'i Alef Aria Umido Neutra Petto Essere Cuore Orbitante Equilibrio
medie corrisponde a una testa di bue con le corna. L'alfabeto
D Mem Acqua Freddo Negativa Ventre Inverno Tempo Ruota Centripeta Contrazione ebraico è l'unico a cominciare con un silenzio. [In effetti,
t[) Shin Fuoco Caldo Positiva Testa Estate Spazio Drago Centrifuga Espansione
~ è senza suono e si esprime con l'aiuto di una vocale].
Benché Alef sia in sé inudibile, il Sepher haBahir afferma:
LE SETTE DOPPIE "L'orecchio è fatto a immagine di Alef, che è la radice
Nomi Astri Giorni Direzioni Qualità Parti del corpo Cnnnievolari dei dieci comandamenti". Alef rappresenta la stabilità
Giorno
::i Bet Saturno ij
1
Alto Saggezza Occhio destro Vita-Morte perfetta, la forza orbitale che equilibra le opposte spinte
l Gimel Giove 4
Giorno
Basso Ricchezza Occhio sinistro Pace-Guerra di carattere centripeto e centrifugo. Tale lettera unifica i
2
Giorno Orecchio mondi sia anteriori che successivi alla creazione, infatti i
ì Dalet Marte d' Est Autorità Saggezza-Follia
3 destro termini ebraici per "unità" (enad - in~) e per "amore"
:, Giorno Orecchio Ricchezza-
Kaf Sole 0
4
Ovest Vita
sinistro Povertà (ahavah - i1Ji1~) iniziano con essa. Alef è l'unità nel suo
El Pe Venere I'
Giorno
Nord Bellezza Narice destra
Bellezza- permanere; non a caso, in ebraico "io" si dice" Ani" ('J~)
5 Bruttezza
1
Giorno e "tu", inteso come l'altro, "atha" (nn~).Ciò significa che
Resh Mercurio ~ Sud Posterità Narice sinistra Fertilità-Sterilità
6 tu e io siamo uno perché, sebbene diversi nell'aspetto,
M
·Giorno
Tav Luna ')) Centro Pace Bocca Dominio-Servitù
7 siamo accomunati dalla stessa origine. Alef è il punto di
partenza di tutte le cose, per questo il Bahir (17) recita:
"Perché Alef è collocata in cima? Perché ha preceduto
LE DODICI SEMPLICI tutte le cose, anche la Torah".
Segni dello :i Bet: significa "casa" o "tempio"; è la lettera che dà inizio
Nomi Sensi Direzioni Mesi Periodi Tribù
zodiaco
i1 He Ariete Parola Nord-Est Nissan Marzo/ Aorile Giuda alla Bereshit,lo spazio creato all'interno del quale tutto si
1 Vav Toro Pensiero Sud-Est Iyar Aprile/Maggio Issac(h)ar
r Zavn Gemelli Locomozione Est-Alto Sivan Mao-vio/Giugno Zabulon
compie. Rappresenta il primo sdoppiamento dell'unità,
n Heth Cancro Vista Est-Basso Tammuz Giugno/ Luglio Ruben la rottura dell'equilibrio originario finalizzata al sorgere
~ Tet Leone Udito Nord-Alto Av Lue:lio/ A<>osto Simeone
, Nord-
del movimento. Fin daHa prima parola della Torah, Bet
Yod Vergine Azione Elul Agosto/ Settembre Gad
., Basso evoca l'unione dei due princìpi maschile e femminile. A
Lamed Bilancia Copula Sud-Ovest Tishri Settembre/ Ottobre Efraim
Nord-
seconda dei differenti livelli simbolici in cui si situa, può
l Nun Scorpione Olfatto Heshvan Ottobre/Novembre Manasse
Ovest indicare tanto la dimora dell'universo quanto il tempio,
Ovest-
o Samek Sagittario Sonno
Alto
Kislev Novembre/Dicembre Beniamino sia celeste che materiale, nonché il focolare domestico e,
'
D 'Ayn Capricorno Collera
Ovest-
Tevet Dicembre/ Gennaio" Dan
per estensione, la madre che cura tale focolare e alleva i
Basso
:; Tsadu Acquario Gusto Sud-Alto Shevat Gennaio/Febbraio Aser
figli nel suo seno. Come il dagesh (puntino) all'interno
p Qof Pesci Riso Sud-Basso Adar Febbraio/Marzo Neftali della Bet di "Bereshit" racchiude in sé tutto il futuro
dell'universo, analogamente il bambino porterà per

13Per ulteriori approfondimenti, vedi Georges Lahy, L'alfabetod1raicoe i suoi simboli,

Venexia, Roma 2008, pp. 51-226.

28 29
QABALAH ESTATICÀ E TSERUF
tutta la vita l'impronta della sua dimora materna. Bet è
la lettera con cui si apre il testo della Genesi.
) Gimel: il suo nome deriva dal termine ebraico "gamal",
che significa I/cammello". Occorre tenere presente che il
cammello è un simbolo di ricchezza, poiché nel contesto
biblico possederne uno equivaleva a essere ricchi. Tale
attributo è collegato alla dimora di Bet, simboleggiata
dalla gobba, riserva che aiuta ad attraversare il deserto
della vita. Ma tale riserva è.al tempo stesso un mezzo di
sostegno e un fardello ereditario, poiché Gimel si carica
del peso delle esperienze accumulate durante il "gilgul"
(ciclo delle esistenze), nonché delle impronte positive e
negative lasciate dalla vita condotta nella dimora di Bet.
) Dalet: alla lettera "battente della porta", indica la porta
del mondo e la stabilità della creazione scaturita da Bet.
La penetrazione nella materia densa del creato produce
un impoverimento della luce dell' Ein-Sof (di cui Gimel
possiede ancora la ricchezza). Il SepherBahir ne spiega il
valore in questo modo (27): "Che cosa significa la lettera
Dalet? Egli rispose: 'A che cosa è paragonabile? Dieci re
si trovavano riuniti in un unico luogo. Erano tutti ricchi,
ma uno di loro lo era meno degli altri: infatti, benché il
suo patrimonio fosse grande, in confronto agli altri era
povero". Il Bahir fa questo paragone perché in ebraico
"povero" si dice "dal" ("71),che corrisponde alle lettere
iniziali della parola "Dalet", e il concetto di "povertà" è
espresso con il termine" daluth" (m'?"J).
ii He: l'etimologia del termine è incerta; generalmente si
afferma che il pittogramma originario rappresenti un
pettine o una' finestra. È la letter:a che più di ogni altra
incarna il soffio vitale: la finestra, infatti, è lo strumento
che mette in comunicazione i diversi livelli del soffio e
·dell'anima, simboleggiati da cinque principi (non a caso
il valore di He è pari a 5): Ruach, I=Iayah,Yenidah,Nefesh,
Neshamah.Il SepherhaBahir(54) avvalora la.tesi del nesso
tra He e la finestra: i, Qual è in questo caso la funzione di
He? A cosa può essere paragonata? C'era una volta un
re che aveva una figlia buona, graziosa, bella e perfetta.
30
0THIOTH, LE LETTERE SIMBOLO
La diede in sposa a un principe, la ricoprì di ricche vesti,
l'adornò con corona e gioielli e le assegnò una cospicua
dote. A questo punto il re poteva forse vivere fuori dalla
propria dimora? Certo che no. Poteva forse stare tutto il
giorno con la figlia? Naturalmente no. Allora cosa fece?
Fece costruire una finestra tra le stanze di lei e le sue, e
ogni volta che la figlia aveva bisogno di comunicare col
padre o viceversa, lo facevano attraverso tale finestra".
Vav: il suo pittogramma può rappresentare un chiodo,
un cavicchio o un uncino. Si potrebbe anche pensare al
supporto su cui poggiava il tappeto arrotolato, oppure
al regginuca usato al posto del cuscino. In ebraico Vav
funge da congiunzione coordinante e rappresenta tutto
ciò che unisce le cose tra loro. Il suo valore, cioè 6, fa
dire ai testi cabbalistici che questa lettera riassume in sé
le" sei direzioni dell'universo: "A cosa è paragonabile
Vav? A colui che 'si ammanta di luce come di una veste'
(Salmi 104:2). Vav indica anche le sei direzioni" (Bahir 82).
Zayn: il suo nome deriva dall'aramaico e significa" arma".
È una lettera di potenza e di discernimento: simboleggia
il potere del libero arbitrio che ci consente di scegliere se
fare o non fare. Zayn costringe a responsabilizzarsi e a
farsi carico di se stessi. In riferimento al valore numerico
della lettera, cioè 7, il Bahir (81) afferma: "Corrisponde al
numero dei giorni della settimana, il che ci insegna che
ogni giorno ha il suo potere". Nello specifico, tale potere
consiste nella libertà e nell'indipendenza delle forze del
creato.
n Heth: l'etimologia tradizionale della lettera - "recinto" -
rimanda a uno spazio chiuso all'interno del quale le varie
forze devono imparare a convivere, pena la distruzione
reciproca. Questo è il motivo per cui il termine "net" (~t;in)
significa al tempo stesso "peccato" e "purificazione": il
peccato consiste nelle interazioni distruttive tra le forze,
la purificazione nella loro coesistenza armonica. Il Bahir
(34) spiega in questo modo la forma parzialmente aperta
di I=Ieth:"[È così] perché tutte le sue direzioni sono chiuse
eccetto il nord, che è aperto per far penetrare sia il Bene
31
QABALAH ESTATICA E TSERUF
che il Male". Questo testo conferma la duplice natura di
J=Ieth.
~ Tet: si tratta di una lettera a parte, perché non compare
nei dieci comandamenti e nei nomi delle dieci Sephiroth.
C'è chi vede un serpente nel suo ideogramma, chi uno
scudo. Il Sepher haBahir vi scorge invece un'immagine
del ventre. Inoltre, Tet rimanda al termine ebraico "tith"
(~'~), che significa "vaso", "fango". Tutti questi elementi
mostrano che Tet rappresenta il cambiamento di stato;
non a caso, è l'unica lettera aperta verso l'alto. Lo scudo
e il fango, peraltro, simboleggiano l'involucro protettivo
che rende possibile la muta, il "cambiamento di pelle",
come nel caso del serpente. Anche il ventre è un organo
di trasformazione, in quanto al suo interno il cibo viene
tramutato nella quintessenza, simboleggiata dalla lettera
successiva. Il Talmud afferma che vedere Tet in sogno è
sinonimo di presagi favorevoli.
Yod: il suo nome deriva dal termine "yad" (1') indicante
la mano, e più precisamente l'insieme del polso e della
mano con le dita tese. Con il suo valore numerico (10),
allude al fatto che il mondo fu creato con dieci Parole.
Yod è la più piccola delle lettere dell'alfabeto, eppure è
quella che ha in sé più potere di ogni altra. Essa attesta
che anche il più minuscolo dei semi può produrre il più
grande degli universi e che la più infinitesimale delle
intenzioni può generare la più imponente delle forze.
Yod riproduce l'immagine dell'asse della ruota, il cui più
minuto impulso può innescare un movimento immenso.
Simboleggia il potere di manifestare e di agire, lo stesso
detenuto dàlla mano all'interno del corpo.
J · Kaf: il suo nome indica il palmo della mano, ma il suo
ideogramma può far pensare all'intero avambraccio.
Non va dimenticato inoltre il nesso con il termine "kef'
(1:"j:J,),
che designa la roccia, simbolo di forza e di stabilità.
Peraltro, le radici che iniziano per Kaf evocano il potere
interiore, la forza che si irradia attraverso l'interno della
mano (Yod), vale a dire il palmo (Kaf), sotto forma di
"koan" (nJ), ossia di "potenza".
32
0THIOTH, LE LETTERE SIMBOLO
? Lamed: la tradizione associa al nome di questa lettera il
significato di "pungolo", ma gli assegna anche quelli di
"insegnare", "apprendere", "istruire". Infatti, poiché il
pungolo ha la funzione di spronare il bestiame per farlo
avanzare, Lamed viene ad assumere i valori di "guida",
"istruttore" o "insegnante". È l'espressione della forza
spirituale, il movimento verso l'esterno della ricchezza
interiore. Perciò si dice che Lamed è simile a un'ala che si
spiega. Tuttavia, il nome della lettera evoca piuttosto la
potenza intellettuale, come attesta ad esempio il termine
"lemed" (iq~), che significa "studio" o "scienza".
a Mem: legata fin dalle origini a un pittogramma evocante
il movimento dell'acqua, questa lettera rimanda anche
all'idea di "matrice" e rappresenta il grembo femminile
che ha il potere di dare la vita. A tale proposito il Bahir
(85) osserva: "Perché Mem include sia il maschio che la
femmina? Per insegnarci che in origine Mem indicava il
principio maschile. L'apertura vi è stata aggiunta più
tardi per simboleggiare il femminile. Come l'uomo non
può generare senza aprirsi, così Mem non può dare la
vita che a condizione di aprirsi; e come la donna dà la
vita aprendosi per poi richiudersi, così Mem si presenta
ora chiusa (in fine di parola), ora aperta". Mem evoca
anche il ripiegamento verso l'interno finalizzato a una
metamorfosi interiore, la forza centripeta. Il suo valore
numerico, 40, ritorna sistematicamente nella Bibbia per
indicare un periodo di isolamento a cui fa seguito una
trasformazione (la traversata del deserto).
:i Nun: in genere si ritiene che rappresenti un serpente
d'acqua. È una lettera di fecondità e di proliferazione. Il
Bahir ritrova il termine Nun (p:i) in "YiNun" (11:l'),che
significa "emanare" (e in ebraico moderno "ionizzare");
alla luce di tutto ciò, la lettera simboleggia l'energia del
cervello che si riversa nel corpo e, per estensione, la
Neshamah insufflata nelle narici. "La Nun ci i,nsegna che
il cervello costituisce la parte essenziale della colonna
vertebrale, e al tempo stesso trae costantemente da essa
la sua sostanza. Senza la colonna vertebrale, il cervello
33
QABALAH ESTATICA E TSERUF
non potrebbe sussistere, e senza il cervello non potrebbe
sussistere neppure il corpo. Ora, l'intero corpo esiste
unicamente per rispondere alle necessità del cervello. Se
il corpo non riuscisse a sopravvivere, neanche il cervello
potrebbe farlo. La colonna vertebrale è appunto il canale
che consente al cervello di accedere al corpo intero. Esso
è rappresentato dalla Nun curva" (Bahir 83) ..
o Samek: il suo nome significa "sostegno", ma gli antichi
ideogrammi sembrano indicare piuttosto (com'è logico,
dal momento che viene dopo Nun) le lische di un pesce,
che peraltro costituiscono anch'esse il "sostegno" di una
struttura. In questo senso, Samek diventa l'Albero della
Vita evocato dalla tradizione, il sentiero tracciato. Ma si
tratta di un sentiero da seguire senza guardare e senza
porre domande, con il rischio di rimanervi imprigionati,
come suggerisce la forma di Samek. Lo si segue cercando
sicurezza e sostegno, senza rendersi conto che si tratta
di un percorso difficile da compiere. Samek rappresenta.
infatti tutti i nostri attaccamenti, le passioni alle quali ci
appoggiamo, ma che agiscono come una tagliola in cui
restiamo intrappolati.
JJ 'Ayn: il suo nome significa "occhio". Infatti dona la vista
e l'acume necessari per affrancarsi dal condizionamento
· di Samek:così, in sua presenza le idee false si sbriciolano
e cadono i paraocchi. Ma il termine 'Ayn indica anche la
fonte, quindi il suo ideogramma rappresenta la "visione
della fonte", ossia la contemplazione diretta, realizzata
senza alcuna mediazione. Questa lettera permette altresì
di uscire dai sentieri battuti; il suo valore numerico, 70,
è lo stesso del termine "sod" (110),"segreto", che designa
il più alto grado dello studio della Torah.
=:i Pe: il suo nome significa "bocca", e il suo ideogramma
originario raffigurava le labbra chiuse, simbolo della
parola interiore, a ribadire l'idea di "segretezza" insita
nel termine "sod", collegato alla lettera precedente. Se si
inverte la grafia di Pe (~~), "bocca", si ottiene "af' (i:i~),
"naso". Effettivamente, se questi due organi consentono
entrambi la circolazione dell'aria, uno deve funzionare
34
0THIOTH, LE LETTERE SIMBOLO
in senso inverso all'altro: il naso deve inspirare, la bocca
espirare e parlare. In tal modo, la bocca diviene l'organo
dell'espressione interiore, senza subire l'influsso delle
forze esterne che si insinuano attraverso il naso.
~ Tsadi: se l'ideogramma originario della lettera indica un
arpione o una lancia, il suo nome non è collegato a tale
ideogramma: Tsadi deriva infatti alla radice "tsad" (1~),
"fianco", ed evoca il corradicale "tsidi" (':!~), "laterale".
La valenza simbolica dell'arpione o della lancia allude a
un'azione a distanza dello spirito sull'attività interiore, e
in effetti la lancia viene sempre scagliata lateralmente. Il
Bahir (61) presenta Tsadi come la lettera dello "tsadiq"
(P'1~), vale a dire del "giusto": "La lettera Tsadi sembra
essere composta da Nun e Yod. Analogamente, ognuna
delle due parti in cui è divisa sembra essere l'unione di
Nun e Yod. Per questo sta scritto (PrlQ:25): 'Lo tsadiq è il
fondamento del mondo"'. Da questo punto di vista, la
lancia raffigurata da Tsadi simboleggia l'asse del mondo.
p Qof: il suo nome significa tanto "cruna dell'ago" quanto
"scimmia", ma dal momento che l'importazione delle
scimmie africane da parte dei fenici ebbe inizio solo in
epoca tarda, vi è motivo di dubitare che all'origine della
lettera vi sia davvero .tale animale. Per contro, un antico
ideogramma raffigura una scure. Tra i due significati
del termine Qof, il più interessante dal punto di vista
simbolico è quello di "cruna dell'ago", perché invita a
raccogliere le forze per pç1.ssare attraverso una porta
stretta, ·sfrondando con la "scure" del discernimento il
superfluo dell'esistenza. Dall'unione di Qof con le due
lettere successive nasce il termine "Qeresh" (ì!iip), che
designa il liocorno, simbolo della purezza di spirito e
della penetrazione del divino nelle creature.
1 Resh: il suo nome deriva dall'aramaico "resh", "testa", e
dal corrispettivo ebraico "rosh", che significa "testa", ma
· anche "inizio", "vertice" e "umiltà". Per attraversare la
cruna dell'ago evocata da Qof, infatti, occorre umiltà: ·
solo così è possibile raggiungere il culmine, l'origine. Al
termine "rosh" si ricollega anche il senso d.i "principale",
35
QABALAH ESTATICA E TSERUF
"più elevato nel suo genere". Resh simboleggia il grande
flusso della vita cosmica, che è ovunque e in ogni cosa,
il processo di distruzione e rigenerazione che conduce al
rinnovamento universale.
11
tV Shin: il suo nome deriva da "shen", dente", e incarna lo
spirito e l'energia in movimento (i denti, infatti, sono un
simbolo di energia vitale). Il Bahir specifica che Shin è la
radice dell'Albero della Vita. È anche la terza delle lettere
madri, e rappresenta sia la forza centrifuga, sia le forze
attive ed espansive dell'universo. Essendo situata dopo
Resh, che simboleggia la testa, Shin rimanda allo spirito
che anima ogni forma di vita.
n Tav: il suo nome significa "marchio" o "segno". Ultima
lettera dell'alfabeto ebraico, rappresenta il compimento
· della creazione e la totalità delle cose create. Tav è la
ricapitolazione di tutto in tutto, la scienza integrale
dell'assoluto. Ma è anche la croce, che simboleggia la
perfezione e la fine del cammino. Si noti che le ultime
tre lettere dell'alfabeto formano la parola "rishet" (n~t:,),
11
che v~ol dire "rivestire di un reticolato", quadrettare",
ed evoca l'immagine della creazione terminata, sigillata
da un involucro protettivo e strutturata.
Le othioth sono a tutti gli effetti segni e punti di riferimento
per mezzo dei quali il Creatore ci ha indicato la via del ritorno,
forze che ha posto sul nostro cammino per favorire il risveglio
della nostra anima. Tali forze non si limitano certo alle forme
tracciate dall'inchiostro: le lettere sono solo punti di partenza. Il
termine "oth" (nì~), "lettera", significa infatti "indizio", "segno",
ma è anche interessante osservare la struttura della parola: Alef
(~) è unita a Tav (n) tramite Vav (ì). Ora, noi sappiamo che Vav è
in assoluto la lettera della congiunzione e dell'unificazione, è
una sorta di cemento universale in virtù del quale tutte le cose
ritrovano l'unità. Lo stesso Tetragramma i1ìi1' è il risultato della
mediazione di Vav, che collega tra loro le due He (i1)superiore e
inferiore. Quindi "oth" (nì~)rende visibile il legame esistente tra
Alef e Tav, ossia tra il principio e la fine del mondo delle lettere.
Tale legame simboleggia quell'unificazione integrale delle forze
36
0THIOTH, LE LETTERE SIMBOLO
cosmiche che le tecniche dello Tseruf permettono gradualmente
di realizzare. L'insieme delle lettere, da Alef a Tav, è definito
"othioth" (n•ini~),plurale di "oth". Il valore numerico di "othioth"
è uguale a 823 (1+6+400+6+10+400), cifra che si incontra di rado
in gematria poiché poche parole ne totalizzano una equivalente.
Tuttavia ne esiste almeno una, '' tantiyah" (i1:nr;rti)- indicante il ·
fondo o l'abisso - che, possedendo lo stesso valore di "othioth",
rimanda all'inesauribile profondità in esse racchiusa. Infatti le
"othioth" ci consentono di passare prima dalla forma al suono,
poi dal pensiero ai molteplici gradi dell'anima, e infine all' Ein-
Sof Ma "tantiyah" si può anche leggere "tanath Yah" (i1:-nr:rti),
vale a dire "sotto Yah", dove "Yah" designa le prime due lettere
del Tetragramma. "Tantiyah" è attestato in Salmi 86:13: "Poiché
grande è la tua benignità verso di me, e tu hai liberato l'anima
mia dal profondo degli inferi (Sheol)". Tuttavia, tenendo conto
dell'altra accezione del termine, lo stesso versetto diventa:
"Poiché grande è la tua benignità verso di me, e tu hai liberato
l'anima mia dallo Sheol ('inferi' o 'dimora dei morti') situato al
di sotto di Y ah".
0THI0TH E LETTURA EQUIDISTANTE
Fra i differenti metodi di lettura della Torah, ne esiste uno che
procede per "salti equidistanti". Prima di tutto si riporta il testo
biblico alla forma in cui lo ricevette Mosè, ossia a una sequenza
ininterrotta di lettere non intervallate da spazi,. poi si cercano
alcune parole all'interno di determinate sezioni del testo stesso,
saltando un identico numero di lettere in un senso o nell'altro. È
un'applicazione della "Gzerah Shavah" (i1ìt.1J
i11rj) del Talmud, una
delle tredici regole di Rabbi Ismael.
Se si cerca la parola "othioth" (ni•ni~)nel testo della Genesi ,
con il metodo dei salti equidistanti, è possibile individuarne la
prima occorrenza, utilizzando intervalli di 11 lettere, all'interno
del Capitolo 34, e precisamente ai versetti 28 e 29.
Esaminando il passo della Genesi riportato di seguito, si
scopre che, a partire dalla Alef di "asher" (1tQ~)del versetto 28, il
termine" othioth" (nì'nì~)ricorre a intervalli regolari di 11 lettere
(contrassegnati da asterischi nel testo ebraico). A questo punto
37
 I
I I

I
11

11 QABALAH ESTATICA E TSERUF 0THI0TH, LE LETTERE SIMBOLO

'!
occorre inserire il passo all'interno di una griglia in cui le lettere
si susseguono ininterrottamente senza spazi intermedi, come La parola "othioth" è visibile, sempre ogni 11 lettere, dalla
indicato dalla tabella della sezione successiva. casella H6 alla casella M6. Ma questa griglia ci fornisce ulteriori
informazioni. Il primo dato stupefacente è che, parallelamente e
cry"1otrn~1 c1R~-n~1 c~~~-n~:2s agli stessi intervalli, ma leggendo in senso inverso (dalla casella
J7 alla casella E7), compare l'espressione "oth emeth" (mt,:;nit,:;),
:1nj?; ir"'!~;l 1ip~-n~1,.,~~--,ip~
n~1 '.'segno di Verità". Inoltre, il termine "othioth" è composto da sei
z;t lettere, proprio come la prima parola della Genesi (Bereshit), che
cec.r.i-,::,-n~,
t'l?"n-,::,-n~,:
T -
29 T •: : T "'" T •: •
può essere anche letta "bara shit", ossia "creò (i) sei". Ora, le tre
parole con cui si apre la Bibbia - Cl'i1?t,:;t,:;1J
n'ilit,:;1J ("In principio
*
:n":l:l iiD~·',::, n~Ì 1-i:r,,
1:JiD
*
Cir"iD:J-n~,
Elohim creò") - terminano con le stesse tre lettere che formano
' T - "'~" "": T ... • T- T w.,; •• : •: :
"emeth" (mt,:;). In questo caso esse non compaiono nella corretta
* Q * sequenza, ma se si ripete l'operazione a partire dalla seconda
parola si ottiene r,t,:;Cl'i1?t,:;
t,:;1J,"baraElohim eth" (" creò Elohim
con"), dove figurano nel giusto ordine. Quest'operazione di
1234567891011 notarica può essere eseguita più volte all'interno della Genesi, a
A ' l ::i dimostrazione che si tratta realmente di un libro "di Verità".
B n n 'l' P 1 11 ::1 ::1 ? P '
e , :i , t ::1 • 1 r:i , ., .,
Nella nostra griglia, sia nel caso della parola "othioth" che
D n Il 1 N D u 1 lii Il 1 '
e le Tav (n) sono separate
dell'espressione" oth emeth", le Alef (t,:;)
E 11 1 o J II li n II o n 1
da intervalli di 22 lettere. Ciò costituisce un'allusione simbolica
F , o n n 11 , o , p n ::1
al fatto che l'alfabeto ebraico nella sua interezza, da Alef a Tav, è
G p ::i , lii N n N , o n • un "segno di Verità". Ma esso è anche un "segno di vita e di
H i lii ::I , 111 11 n Il I i •
morte": infatti il termine "emeth" (mt,:;) è formato dall'unione di
I n '::> ::i n 11 1 , n v0n "am" (Clt,:;),
"madre", e "mat" (ni'J),"morte". La verità si identifica
J o[!lci '::> ::1 n 11 , r.i i, • quindi con il ciclo del gilgul (ruota dell'esistenza), che si snoda
K 1 ::1 111 o n • 111 J n 11 1 dalla cavit~ del grembo materno a quella della tomba.
L N 'l' :, n Il 1
I--+--~,.__.
• 1 Dalla radice Alef-Tav (nt,:;)
si ottiene il tipico prefisso ebraico
M "I o 11 • 1 n • con valore di accusativo "eth", che è anche la quarta parola del
N ) 1 , D lii
., i' , Il ::I ' libro della Genesi. Considerando il peculiare valore simbolico
o 00, . :; , I. ., 1 '; Il 1 dì tale radice, che rimanda alla totalità delle "othioth", il primo
l' ' l 111 Il
., ::I n ' n Il versetto della Genesi:
Q l :, ::I li "! Il n ::I 111 ' ::I
"In principio Elohim creò (eth) i cieli e (eth) la terra" (Gen 1:1)
!l!::1 , '
R
s
Il

l
l

1
' T .,

ti • n D
l

•
,
- ebraico : n~v mq c~~~iJ r,~ C';:1?~l-tli2r1'WX'J.~ - può essere
interpretato così: "In principio Elohim creò da Alef a Tav i cieli e
Tl ?JllllON
da Tav ad Alefla terra".
u J 11 • n , o 111 l , •

38 39
QABALAH ESTATICA E TSERUF

Dalla griglia emerge un altro dato del tutto sorprendente: è

possibile infatti notare che lo" oth" delle caselle H6-I6-J6 si trova
in posizione speculare rispetto allo "oth" rovesciato delle caselle
H7-I7-J7. Questo fatto allude alla rotazione in entrambi i sensi
dell'energia della lettera, fenomeno che è alla base dello Tseruf
Il termine ebraico per designare l'alfabeto è "Alef-Bet". Ora,
la griglia ci mostra anche i nomi di queste due lettere: Alef (~?~)
è visibile a intervalli di 19 caselle (G7-I10-J2), Bet (n•:i)di 20 (L9-
Nll-02). Tanto Alef quanto Bet si presentano nel tradizionale
ordine di lettura all'interno della griglia.
Le othioth rendono possibile la stesura del Libro o "Sepher"
(1El0),termine anch'esso incluso nella griglia da S5 a S3. Inoltre,
esse costituiscono il veicolo mistico dello" Shefà" (.ì.ìElìli),
l'energia
spiri.tunlc crnnnata dai trentadue sentieri della Saggezza, che la
pratica dello Tseruf permette di captare e il cui nome compare
nella griglia a intervalli di 32 lettere (U7-R6-05). A partire dalla
stessa Shin (tD)di" Shefà" e procedendo per salti di 2 lettere, alle
caselle U7-U5-U3 è possibile leggere il Nome divino "Shaddai"
('1ìli).Anche il termine "luce", "Aur" (1i~), è presente all'interno
della griglia a intervalli di 15 lettere (El-G8-H4).
La prima parola del versetto 30 è "vayomer" (19~'J), "ed Egli
disse", espressione che evoca le dieci Parole con le quali Elohim
ha creato il mondo ed è attestata dieci volte nel primo capitolo
della Genesi. Ora, "dieci Parole" in ebraico si dice "hassereth
haDiberim" (tl'1~:liJ-r1lt;ì.ld),
dove "diberim" è il plurale di "davar"
(1::n),'!parola". Se si esamina la griglia si scopre che, partendo
dalla Resh (1) di "vayomer", situata nella casella Ml, e saltando
ogni volta 42 lettere, si ottiene proprio il termine "davar" (Ml-
Q3-T5). È altresì interessante notare che in ebraico i nomi delle
dieci Sephiroth, corrispondenti alle dieci parole, sono formati in
totale da 42 lettere (vedi Capitolo IV).

40
'11'1111111

è
a
e
,i
CAPITOLO Il

CHOKMAH, LA SAGGEZZA DEI CABBALISTI

Chokmah (im:Jn)è un termine ebraico che significa II

saggezza";
nella Qabalah, tuttavia, assume implicazioni ben più profonde,
in quanto rappresenta il principale punto di riferimento mistico
del cabbalista. La Qabalah infatti è concepita come la chiave che
consente di accedere alla Chokmah nitsarah (inno:i ili.Dn),cioè alla
"Saggezza occulta". Per il cabbalista, la Chokmah non è solo un
concetto filosofico astratto, ma una realtà di primaria importanza
che, se adeguatamente sperimentata, conduce alla reintegrazione
nel divino. Per questo il mistico deve orientare i propri sforzi al
raggiungimento di questa santa meta con impegno incessante e
senza il minimo cedimento.
È necessario comprendere bene in che cosa consista la vera
Chokmah per imparare a riconoscerla. Il significato etimologico
di Qabalah è "ricezione", e per ricevere occorre un ricettacolo, in
ebraico "Bet-Kibol". Il supremo ricettatolo divino è appunto la
Chokmah: nulla può circoscriverne l'ampiezza, e costituisce un
punto di riferimento di proporzìoni cosmiche. Per conseguirla,
il cabbalista non deve mai dimenticare il seguente assioma: "La
Chokmah è un ricettacolo la cui capacità non conosce limiti, PIÙ
LA SI RIEMPIE E PIÙ LA SI PUÒ RIEMPIRE". È una chiave d'accesso
al senso profondo dell'universo, e incarna lo scarto esistente tra
il mondo della materia e quello dello spirito. Un ricettacolo di
carattere materiale per sua natura non sarà mai inesauribile; ad
esempio, se si riempie d'acqua un bicchiere oltre il bordo, esso
trabocca; analogamente, quando mangiamo, per quanto grandi
siano la nostra fame e la nostra golosità, la capienza del nostro
corpo non è infinita. In compenso, possiamo "mangiare con gli
occhi", nel qual caso la quantità di cibo che possiamo assumere è

41
QABALAH ESTATICA E TSERUF
limitata soltanto dall'immaginazione, ma è pur sempre limitata.
Dal punto di vista spirituale, invece, le nostre capacità ricettive
appaiono moltiplicate: infatti, attraverso la graduale evoluzione
della nostra anima, possiamo accedere all'Infinito.
A differenza dei ricettacoli materiali descritti in precedenza,
la Chokmahnon conosce alcun limite. Come abbiamo detto, più
la si riempie e più la si può riempire, in quanto il suo contenuto
si trasforma incessantemente in contenitore. Perciò il cabbalista
che ha raggiunto la Chokmahelyon (Saggezza suprema) vive in
un perenne stato di espansione di coscienza, e dentro di lui la
Luce prende il sopravvento sul Nulla, proprio come avviene su
scala cosmica.
Nella Qabalah la Chokmahè detta anche "Mana" (m), ossia
"cervello": il nostro cervello, infatti, rispecchia in toto l'essenza e
le dinamiche della Saggezza. Inoltre, si noti che le due lettere da
cui è composta la parola "Mana", Mem (o) e J=ieth(n), sono anche
le iniziali delle due radici che formano il termine "Chokmah"::Jn
e no. Se si osserva l'evoluzione del cervello, si vedrà che all'inizio
è vuoto, e tuttavia ha in sé la potenzialità di conoscere. La sola
consapevolezza di esistere costituisce la sua prima scoperta, che,
sommata a tale potenzialità, gli permette di accedere a ulteriori
conoscenze e così via, fino a consentirgli di acquisirne migliaia,
e quindi milioni. Il cervello obbedisce alla logica dell'espansione
non in virtù delle sue proprietà materiali, ma delle sue facoltà
spirituali. Così come è soltanto assimilando un certo numero di
conoscenze che è possibile generarne di nuove, analogamente, è
soltanto sviluppando determinate qualità che se ne possono
produrre delle altre.
I differenti pim:{id'esistenza si limitano a vicenda; in genere
(cioè se non si fa nulla per modifo::are tale situazione), la materia
limita lo spirito agendo come un' àncora nei suoi confronti: è la
legge dell'involuzione. Un cervello, per quanto vivace esso sia,
non potrà svilupparsi correttamente se il corpo che lo ospita si
limita ad assecondare i propri istinti, o se è troppo debole per
muoversi alla ricerca: del sapere. Similmente, l'anima non potrà
espandersi in modo adeguato se il centro di gravità esistenziale
dell'individuo a cui appartiene è radicato troppo in profondità
42
CHOKMAH, LA SAGGEZZA DEI CABBALlSTI
nella materia. Ecco perché è essenziale promuovere una costante
evoluzkme del proprio livello di coscienza mediante gli esercizi
spirituali, il cui scopo è contrastare le perpetue autolimitazioni
che, a quanto pare, gli uomini adorano infliggersi.
Autolimitarsi significa marcare i confini del proprio nulla,
concetto che nella Qabalah è espresso con il termine "Ein" (1'~),
ossia, per l'appunto, "Nulla". "Ein" è anche la più alta e astratta
definizione dell'essenza di Dio coniata dai cabbalisti, ma questo
non implica certo che essi non credano nella Sua esistenza. Per
spiegare la natura dell' Ein, si potrebbe accostarlo allo zero, se
non fosse che nel pensiero ebraico questa nozione non esiste, il
che peraltro è pienamente plausibile dal punto di vista logico,
in quanto il fatto stesso di enunciare o formulare il concetto di
"zero" equivale ad attribuirgli una qualche forma di esistenza, e
quindi a far sì che cessi di essere ciò che è. No, l'Ein è qualcosa
di profondamente diverso; se proprio lo si vuol paragonare allo
zero, sarebbe meglio farlo con la sua versione informatica, ossia
con la funzione che assume all'interno dei linguaggi-oggetto. In
un programma, se una sequenza di caratteri include uno zero,
questo serve solo a riempire uno spazio, che viene in tal modo
"riservato" e in seguito potrà accogliere ulteriori informazioni.
Ein è per l'appunto questo spazio riservato, che non ha ancora un
contenuto preciso e attende di scoprire qual è. Ecco perché, se si
permuta "Ein" (1'~) in "Ani" ('J~), si ottiene il termine "io", il che
è come dire che nel Nulla si annida la possibilità dell'esistenza.
Quest'Io in nuce in qualche modo sa di esistere, ma poiché non
riesce ancora a percepirsi come creatura esistente, è di fatto un
nulla. Analogamente, se le mie facoltà conoscitive non arrivano
a cogliere il riflesso dell'esistenza di una cosa, mi trovo di fronte
al Nulla e sono autorizzato a dire: "Questa cosa nòn esiste".
Ma anche il Nulla ha un limite, che prende il nome di "Ein-
Sof' (=·jìor~), letteralmente"Fine del Nulla", un altro modo per
designare l'Infinito. Dinanzi a questo limite l' Ein arretra, riesce
finalmente a cogliere lfl.propria immagine e passa all'esistenza.
Tale processo investe l'intero creato e ci riguarda direttamente.
Infatti va tenuto presente che l' Ein assume anche connotazioni
individuali: ognuno di noi, cioè, declina a modo suo le nozioni
43
 11
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111!
1, !
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QABALAH ESTATICA E TSERUF CHOKMAH, LA SAGGEZZA DEI CABBALISTI
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di "nulla" e di "autolimitazione". In effetti, il nostro nulla inizia
!,!'I, LA SFERA SPIRITUALE
'!,I dove cominciano i confini virtuali impostici dalle nostre stesse
',,:,1
! '11 autolimitazioni; al di là di tale soglia ideale, non possiamo più La luce dell' Ein-Sof è incessantemente coinvolta in un colossale
'11,
:11 immaginare né capire alcunché. Supponiamo che una persona movimento di espansione, finalizzato a trasformare l' Ein in Ein-
!1
affermi: "Io non sono alfro che questo corpo di carne. Oltre alla Sof Si tratta di un processo di evoluzione e di crescita che non si
:·iii
'111,i, mia forma esteriore non esiste nulla". Il nulla di questa persona arresta mai. Se dovesse cessare, o anche solo rallentare, il Nulla
1
:li riprenderebbe gradualmente il sopravvento e si avrebbe una
:11
inizierà, se così si può dire, "a fior di pelle". Certo, questo è un
' 1
111
caso estremo, ma se ci osserviamo con attenzione ci accorgiamo progressiva riduzione delle dimensioni dell' Ein-Sof; il creato

t che, a differenti livelli della nostra esistenza, ci comportiamo tutti

così.
entrerebbe così in una fase involutiva. Apparentemente, la Luce
dell' Ein-Sof non ha il potere di decidere se interrompere o meno
,', I la sua espansione, in quanto la sua natura profonda la spinge a
. ~~ più .diffusa tra le autolimitazioni è quella che ci spinge a
risplendere sempre più intensamente. Tale Luce, benché figlia
1dent1f1carc1con la nostra piccola personalità, ossia con quel
dell'unità originaria, partecipa della dualità cosmica; tuttavia,
famigerato "Io" che tanti danni crea su questo pianeta, davvero
poiché trae la propria forza dall'universo unitario anteriore alla
troppo piccolo per contenere anche uno solo dei nostri Ego
creazione, è anch'essa unica e quindi priva di libero arbitrio. Per
ipertrofici. La piccola personalità non è. certo un ricettacolo di
conttò, quello scaturito dalla creazione è un universo dualistico,
carattere evolutivo; inoltre, essendo disarmonica, per nutrirsi ha
dominato dalla duplicità e investito del dono del libero arbitrio.
bisogno di sentimenti grevi quali la vanità, l'orgoglio, l'invidia,
A tale universo appartiene anche il mondo degli uomini, i quali
la gelosia ecc. Tutto ciò a scapito dell'amore, del senso di unità,
possiedono quindi la straordinaria facoltà di scegliere se fare o
dell'umiltà e in definitiva dell'armonia. L'identificazione con la
non fare, agire o non agire. Dalla dualità e dal numero deriva
piccola personalità, benché difficile da gestire, è una delle forme
un'interminabile nonché innumerevole serie di opzioni, fra le
di autolimitazione più facili da individuare, se solo ci si osserva
quali abbiamo di volta in volta il dovere di scegliere quella più
~on un minimo di onestà e di distacco. Ma la vita quotidiana ci
giusta. Tutte le tradizioni culturali e religiose hanno elaborato ben
msegna che le autolimitazioni sono innumerevoli e scaturiscono
precise norme morali per aiutarci a compiere la scelta migliore e
le une dalle altre. Così, a seconda delle situazioni, è possibile
a situarci dal lato della Luce. Quanto a noi, abbiamo la possibilità
imbattersi in persone che si identificano vuoi con il loro gruppo
di aderire o meno a tale scelta: _selofacciamo, permettiamo alla
etnico, vuoi con il loro credo politico, religioso o filosofico, vuoi
nostra esistenza di partecipare al grande movimento evolutivo
con la loro nazione di appartenenza o con l'intero pianeta ecc.
che coinvolge l'intero cosmo; in caso contrario, la nostra luce
Quindi, dal momento che le autolimitazioni impediscono cessa di espandersi e il Nulla erode in misura crescente il nostro
di evolversi e di superare se stessi, è necessario mantenere un spazio esistenziale.
atteggiamento di costante ricettività, così da poter partecipare al
Rispetto a questa scelta, la Qabalah suddivide il creato in due,
processo di espansione cosmica. È questo il vero significato del
lati ben distinti: quello destro e quello sinistro. Lo Zohar (I, 48a)
termine "Qabalah", nella sua accezione primaria di "ricezione".
attribuisce l'origine dell'impurità al lato sinistro: "Costoro sono
In definitiva, si tratta di accogliere in sé la luce divina al fine di
gli esseri la cui creazione è rimasta incompiuta; situati a sinistra
infrangere i limiti entro i quali ci costringe il Nulla, e soprattutto
del creato, somigliano alle scorie dell'oro. Perciò,, poiché sono
di non lasciarsi imprigionare all'interno di tali limiti, affinché
incompiuti e difettosi, il Nome Santo non dimora in loro ed essi
quello stesso Nulla non conduca anche noi alla disgregazione e
non possono aggrapparvisi". Il lato sinistro simboleggia il mondo
al progressivo annientamento.
scaturito dalla creazione; le scorie impure presenti al suo interno
44 45
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QABALAH ESTATICA E TSERUF
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fanno riaffiorare il Nulla. Con ciò non bisogna intendere che il
Nulla sia di per sé impuro: semmai è l'inazione che, permettendo
al Nulla di riemergere, si connota come impura. D'altronde, vi è
purezza anche nel lato sinistro: infatti, per riuscire a cogliere la
nozione di "puro" è necessario sapere in cosa consiste l'impuro.
Analogamente, conosciamo la natura del bene perché sappiamo
che è l'opposto del male; quindi, per valutare correttamente un
concetto morale dobbiamo tener conto di entrambi i piatti della
bilancia. Ma questo vale solo per il lato sinistro. Nel lato destro,
per contro, regnano la santità e l'unità, e non vi trovano posto le
opposizioni dualistiche tra bene e male, puro e impuro. In esso,
quindi, non esiste il libero arbitrio.
Nel libro della Genesi l'Architetto della creazione è indicato
con un nome plurale ,...Elohim - non perché si tratti di più "dèi",
ma perché ha il potere di moltiplicare la realtà. Egli "vede che
[quanto ha creato] è cosa buona" poiché conosce già la natura
del male; è l'artefice del mondo duale scaturito dalla creazione.
Lo Zohar afferma: "Elohim li ha creati perché agissero, al fine di
renderli completi tanto in Cielo quanto in Terra". Il fatto che
siamo stati creati ci impone di agire, di impegnarci attivamente
nella vita, ma il dualismo del mondo in cui viviamo ci consente
di farlo o di non farlo.
Il dolore e la disperazione nascono o dall'inazione, o dalla
scelta di lasciar fare. Quando scegliamo di evolverci e favorire,
l'irradiazione della Luce,·amplifichiamo la nostra sfera spirituale,
la quale, dal canto suo, ci trasmette una grande forza interiore e
ci consente di sopportare più facilmente le sofferenze della vita
terrena. Chi possiede una dimensione spirituale perfettamente
sviluppata non conosce mai la disperazione e il vuoto dell'anima.
Ogni volta che sarà colpito da una difficoltà di ordine materiale,
non si lascerà sopraffare da essa, ma troverà immediatamente
l'antidoto nelle sue risorse interiori. Il mondo. esterno avrà un
minor impatto su di lui, perché non ha edificato la sua vita su
ciò che è destinato a svanire o su ricettacoli di natura limitata.
D'altro canto, colui che smette di agire, che "più non fa",
permette al Nulla di riaffiorare in lui. A poco a poco la sua sfera
spirituale si riduce sempre più, fino a che il suo spazio interiore
46
CHOKMAH, LA SAGGEZZA DEI CABBALISTI
diviene talmente esiguo che non vi è più posto neanche per lui.
A questo punto non ha più scelta: in qualche modo perde il suo
libero arbitrio e si ritrova a essere scacciato dal suo stesso spirito.
È come se fosse stato bandito dalla propria esistenza, e inizia ad
, aggirarsi senza meta entro una dimensione puramente esteriore
all'intenio della quale passa il suo tempo a cercare se stesso. In
tale condizione è soggetto al dolore, alla disperazione e a ogni
sorta di avversità terrena: si cerca attraverso gli altri uomini e le
forme esteriori; soffre incessantemente in quanto ripone i propri
desideri in ricettacoli limitati, destinati ben presto a svanire, e la
perdita di un semplice oggetto, ad esempio di una penna, può
essere per lui fonte di dolore. In una situazione simile, un uomo
perde completamente la forza di agire, e spesso ha bisogno di
un aiuto esterno, che potrà venirgli solo da una persona dotata
diuna sfera spirituale particolarmente sviluppata.
Rabbi Nahman di Breslavia insegnava che, quando si arriva
a questo punto, bisogna compiere almeno un gesto minimo per
rimettere in moto il processo evolutivo. Ma poiché per riuscirci
, è necessario pregare, e colui che è "in esilio spirituale" ben di
,:ado ha la forza di farlo, suggeriva quanto segue: se non si è in
grado di recitare un'intera preghiera, bisogna ripeterne almeno
le prime parole. Non è detto però che si riesca a farlo al primo
colpo; ecco perché occorre praticare I'Hishtadluth (m'?;rl;l~i'J),cioè
lo sforzo. Quella piena espansione della sfera spirituale che è la
Chokmah si raggiunge solo a prezzo di ripetuti e faticosi tentativi;
nei testi mistici, questo genere di sforzi prende appunto il nome
di "Hishtadluth", termine derivante dalla radice "shidel" ('?1tz:i), il
cui significato è "esortare", "incoraggiare". Permutandola in un
senso si ottiene il verbo "lished" (1tz:i'?), "rinvigorire", "favorire
l'ascesa della linfa vitale", in un altro il sostantivo "sheled" (1'?t.!i)
indicante lo scheletro, ossia l'impalcatura su cui poggia l'intera
esistenza umana. Quindi I'Hishtadluth è quello sforzo volontario
che costituisce la struttura portante della nostra forza vitale e
spirituale.
Sta scritto (Prov. 24:16): "Sette volte il giusto cade e si rialza";
Rabbi Nahman commentava tale versetto dicendo che il giusto
non è colui che non cade mai - tutti, infatti, cadono - ma colui
47
 QABALAH ESTATICA E TSERUF
che è capace di rialzarsi. Questa forma di mistica ci insegna in
primo luogo che non bisogna mai restare passivi di fronte agli
eventi, ma soprattutto che, se si chiede qualcosa nella preghiera,
tale richiesta dev'essere supportata da sforzi concreti. Occorre
partire dal presupposto che Dio è sempre pronto a ricolmarci di
doni, ma che sta a noi predisporre il ricettacolo necessario per
accoglierli.
Quando ci ritroviamo a vagare come esuli nel deserto della
nostra passività, dobbiamo ricordare che i nostri tentativi hanno
di per sé un grandissimo valore. Lo scopo della nostra esistenza
incarnata sta appunto nel tentare di realizzarci; il solo fatto di
provarci è già una vittoria. Nessuno può dire di essere infelice
se prima non ha tentato con tutte le forze e con tutta l'anima di
essere felice. Perché in noi, allo stato latente, giacciono infinite
potenzialità: si tratta solo di invocarne sinceramente il risveglio.
Secondo Rabbi Nahman di Breslavia, per sbloccare la forza
spirituale indispensabile per reagire a tutte le situazioni e a tutti
i conflitti interiori, bisogna recitare le parole: "Ribono Shel Olam"
(Cl~i.!ì-?~i.:ii:ri),"Signore dell'universo". Questa breve formula va
ripetuta il più spesso possibile - l'ideale sarebbe farlo tremila
volte al giorno - per poter mettere in atto un primo tentativo di
apertura, fugando il vuoto interiore e la disperazione.
Nella Qabalah la condizione di esilio interiore che conduce
a estraniarsi dalla sfera dell'esistenza autentica è designata con
l'espressione "Monin dekatnuth", vale a dire "restringimento di
coscienza". È la condizione in cui viviamo praticamente tutti per
effetto dell'attivismo tipico della vita moderna. Il risveglio della
dimensione spirituale che scaturisce dalla pratica mistica e dalla
conseguente scop'erta del vero significato dell'esistenza è invece
detto "Monin degadluth", ossia "espansione di coscienza". Tale
condizione si ottiene principalmente grazie alla meditazione. Lo
stato di "Monin dekatnuth" è una forma di autorestrizione, una
sorta di Tsimsum in miniatura che ognuno di noi tende a creare
in se stesso. Sennonché, a differenza di quello provocato da Dio
per finalità evolutive, tale Tsimsum è intrinsecamente negativo
in quanto acceca e dissipa lo spirito. Lo spazio vuoto prodotto
da quest'atto di autolimitazione, infatti, genera enormi squilibri
i
48
; llii
CHOKMAH, LA SAGGEZZA DEI CABBALISTl
all'interno della coscienza, poiché la natura ha orrore del vuoto.
Per contro, il Monin degadluth promuove l'isolamento e argina la
dispersione dell'essere, consentendogli di ritrovare la sua unità.
Esercitando un'azione di freno sulle forze dispersive, favorisce
la riunificazione interiore e l'espansione della coscienza.
LoTSIMSUM
· Quello di Tsimsum [o Tsimtsum] è uno dei più importanti concetti
filosofici della Qabalah, ma la sua interpretazione ha dato spesso
. adito a notevole confusione. Tale dottrina spiega l' autorestrizione
della Luce divina come un libero atto di volontà, volto a lasciare
· spazio alla creazione. Letteralmente "Tsimsum" (m::~Q~) significa
"restrizione", "riduzione", con in più un'idea di "contrazione".
Questa commistione semantica è presente anche in un termine
dell'ebraico moderno, il verbo "tsimtsem" (Cl~Q;$),"restringere",
"ridurre", che ha dato origine al sostantivo "tsamtsam" (Cl~Q~)
indicante il diaframma, un organo che illustra alla perfezione il
movimento dello Tsimsum. La composizione stessa della .parola
è di grande interesse: "Tsimsum" è infatti formato dall'unione di
"tsam" (Cl~),"sete", e "tsum" (01~), "digiuno", che alludono
entrambi con estrema efficacia allo stato di mancanza e di vuoto
· creato da tale processo. Anche la gematria può fornirci preziose
informazioni su questo termine: la sua mispar gadol è 266, la sua
mispar qatan 32. Il numero 32 ci ricorda innanzitutto i trentadue
sentieri della Saggezza; inoltre, tramite le trentadue occorrenze
del nome di Elohim nel primo capitolo della Genesi, ci riporta al
momento in cui nello spazio informe si produsse lo Tsimsum. Il
valore numerico di 266 corrisponde a" sur" (110),che vuol dire
"separato", "allontanato", "esiliato", ma anche a "sor" (iio), "la
natura", "l'essenza di tutte le cose".
In passato molti storici pensavano, a torto, che la dottrina
dello Tsimsum fosse nata dagli insegnamenti di Isaac Luria. Ma
oggi, grazie a una migliore conoscenza delle dottrine più antiche,
· siamo in grado di rintracciarne le origini altrove, ad esempio in
.•Bahir 25: "Rabbi Berekiah osservò: 'Perché sta scritto: Ed Elohim
· disse: Yehi or va-yehi or, cioè: Sia fatta la luce, e la luce fu, e non:
Yehi or ve-haiyah or, ossia: Sia fatta la luce, e fu così? Cosa vuol
dire questo? Un re possedeva un oggetto prezioso, e lo mi.se da
49
11' 11
' • 11
QABALAH ESTATICA E TSERUF
parte fino al momento in cui gli fu indicato (da Dio) un luogo
dove metterlo. Per questo sta scritto: Va-yehi or, E la luce fu. Ciò
significa la luce esisteva già"'. Per Rabbi Berekiah, dunque, il
versetto in questione (Gen. 1:3) indicherebbe che la luce esisteva
ancor prima che Dio la creasse, ma che non c'era posto per essa
nello spazio originario; gliene fu assegnato uno solo nell'istante
in cui Dio decise di svelarne l'esistenza. Questa luce preesistente
alla creazione fa riferimento al "filo" di luce menzionato nell'Ets
nayim.
La formulazione più chiara del concetto di Tsimsum, però, è
contenuta negli scritti di Rabbi Isaac Luria (1534-1572), meglio
conosciuto come "Ari", che diresse la grande scuola cabbalistica
di Safed. Ecco come descriveva tale processo nella sua opera Ets
nayim (L'alberodella vita): "Prima che tutte le cose fossero create
[... ],vi era solo la Luce (Aur) suprema, ed essa colmava l'intera
Esistenza. Non esisteva alcuno spazio vuoto (Ein) [... ]. Quando
l'Unico decise di creare tutti gli Universi [... ], restrinse la luce
assegnandole dei confini (So!) [... ],e in tal modo diede origine a
uno spazio yuoto [... ] . Quello spazio era perfettamente circolare
[... ]. In seguito ebbe luogo la Restrizione [... ]. Si formò così un
luogo nel quale tutte le cose poterono essere create [... ].E allora
Egli tracciò una linea unidirezionale di Luce Infinita (Ein-Sof
Aur) [... ] e la inserì nello spazio vuoto[ ... ]. Fu attraverso quella
linea che la Luce Infinita poté giungere fin quaggiù".
Nella sua formulazione letterale il concetto di Tsimsum non
dà adito ad alcun dubbio o ambiguità. Il Dio unico ha "ritratto"
la sua Luce per dar vita a uno spazio vuoto all'interno del quale
potesse trovare posto la sua creazione, mediata dal filo di Luce
Infinita. Tale dottrina va intesa però in senso virtuale: tutti gli
antichi cabbalisti, infatti, concordano nel dire che la nozione di
Tsimsum non può essere presa alla lettera, essendo praticamente
impossibile associare l'idea di uno spazio definito a un Dio che
noi non possiamo in alcun modo limitare. Perciò preferiscono
parlarne in termini concettuali: se Dio, che è Perfezione Infinita,
avesse continuato a riempire di Sé tutto l'universo - dicono -
l'uomo non avrebbe avuto alcuna ragione di esistere; ma Egli
ha posto un freno alla sua Infinita Perfezione per far posto alle
50
CHOKMAH, LA SAGGEZZA DEI CABBALISTT
' sue creature e concedere loro la libertà di realizzarsi. I cabbalisti
· hanno evidenziato un altro aspetto importante: lo Tsimsum non
ha avuto luogo all'interno dell'Essenza di Dio, ma all'interno
della sua Luce, Luce che è stata in assoluto la prima delle cose
•create,~ che rappresenta il potere creativo di Dio stesso.
La dottrina dello Tsimsum contiene due paradossi. Il primo
è il più difficile da risolvere in quanto teorizza simultaneamente
l'immanenza e la trascendenza divina: se Dio ha ritratto la sua
Luce dallo spazio vuoto, quest'ultimo dev'essere privo della sua
Essenza; al tempo stesso, Egli deve riempire anche tale spazio,
poiché "non vi è luogo che sia privo di Lui". Il nodo principale
che emerge da questo paradosso è che lo spazio in questione è
buio e vuoto solo dal nostro punto di vista, un po' come la terra
al momento del Tohu-Bohu.Per questo lo Zohar parla di "oscura
cintilla": ciò che ai nostri occhi è tenebra, infatti, è luce per Dio.
In effetti, anche lo Zohar riprende la dottrina dello Tsimsum (in 1
Bereshit15a): "Ed ecco che l'autorità del Re scolpì l'impronta del
suo arretramento nella luminescenza suprema. Nel Segreto del
.suo Segreto, un'oscura Scintilla sgorgò dal fremito dell'Infinito,
.similea una forma impressa nell'informe e incisa su un sigillo".
Il secondo paradosso è quello per cui, se da un lato Dio non
può non essere presente nel mondo, dall'altro, se Egli non si ritira
' Se stesso, tutto il creato è reso confuso dalla sua Immanenza
dalla sua Essenza. Sia tale paradosso sia la sua soluzione sono
rmulati in questo versetto del Bahir (54): "C'era una volta un re
he aveva una figlia buona, graziosa, bella e perfetta. La diede in
posa a un principe, la ricoprì di ricche vesti, l'adornò con corona
gioielli e le assegnò una cospicua dote. A questo punto il re
oteva forse vivere fuori dalla propria dimora? Certo che no.
oteva forse stare tutto il giorno con la figlia? Naturalmente no.
llora cosa fece? Fece costruire una finestra tra le stanze di lei e
sue, e ogni volta che la figlia aveva bisogno di comunicare col
adre o viceversa, lo facevano attraverso tale finestra". In questo
rano, il re rappresenta la Chokmah (Saggèzza), mentre la figlia
boleggia Malkuth (il Regno), ossia l'archetipo del femminile,
ol~i che ha dato origine a tutte le cose. Il re si fa da parte, ma
ascia una "finestra" attraverso la quale potrà comunicare con la
51
QABALAH ESTATICA E TSERUF
figlia. Tale finestra - che riduce fo spazio m.a può essere aperta a
piacimento - evoca la forma di He, lettera della comunicazione
per eccellenza, doppiamente attestata nel Tetragramma e di cui
si dice che rappresenti i cinque gradi dell'anima, i quali, benché
parzialmente nascosti al nostro sguardo, fungono anch'essi da
"finestre" in quanto ci aprono alla visione di Dio. In pratica, da
questo versetto del Bahir si evince che la figlia del re è invisibile
non soltanto a lui, m.a anche a noi.
.Queste personificazioni - padre, madre, figlia - rimandano
anche alla tradizionale dottrina dello Zohar secondo la quale ogni
Sephirah è associata a una specifica ipostasi divina:
• Kether è l'" Atika Qadisha" (~iq'1R~R'l1.l2) o "Vecchio Santo",
oppure l' Arik Anpin" (1':il~~
11
Ti~), alla lettera "il Grande
Volto" (simbolo di longanimità). Il corrispondente livello
dell'anima si situa nell' Adam Qadmon e prende il nome
di "Yenidah" (i1"}'t1;),
che significa "unità".
• Chokmah è" Abba" (~;i~),il Padre. Il corrispondente livello
dell'anima si situa nel mondo di Atziluth e prende il nome
di" !=fayah"(i1:rJ),che significa "vitalità".
• Binah è "Imah" (~9~), la Madre. Il corrispondente livello
dell'anima si situa nel mondo di Briah e prende il nome
di "Neshamah" (i1Qiq~), che significa "respirazione".
• Le sei Sephiroth seguenti formano" Zeir Anpin" (1'!:l~~ ì'.!JJ),
letteralmente "il Piccolo Volto" (simbolo di irascibilità).
Il corrispondente livello dell'anima si situa nel mondo di
Yetzirah e prende il nome di "Ruach" (iJ1ì),che significa
"spirito". Lo Zeir Anpin può essere altresì identificato con
la persona del Figlio.
• Malkuth è "Neqvah" (i1=tm), la Fem.m.ina,che la simbologia
tradizionale associa a Rachele. Il corrispondente livello
dell'anima si situa nel mondo di Assiah e prende il nome
di "N efesh" (rzj~.~),
che significa "anima". .
Il cristianesimo non accorda al Femminile - e in particolare
alla figura della Figlia - la stessa importanza che le assegnano la
Qabalah e l'ebraismo, per i quali Essa costituisce il veicolo dello
Shefà, l'energia spirituale. Anche la Figlia diventerà a sua volta
Madre, com.e esemplificato dalle due He del Tetragramma, che
52
CHOKMAH, LA SAGGEZZA DEI CABBALISTI
descrivono il ciclo madre-figlio: come la He inferiore è il riflesso
di quella superiore, così la Figlia è il riflesso della Madre.
La Luce autentica di Dio si com.porta com.e se lo Tsimsum
non avesse m.ai avuto luogo. La Qabalah teorica ha cercato di
isolvere questo paradosso attraverso la dottrina delle Sephiroth
· delle forme che collegano Dio all'universo. Tali forme, però,
anno un valore simbolico e non vanno intese in senso letterale,
oiché è scritto: "Maledetto l'uomo che si fa un'immagine [... ] e la
·one in luogo occulto!" (Deut. 27:15). L'espressione "luogo occulto"
lude al punto più alto dell'Ein-Sof(il "Segreto del suo Segreto"),
il versetto mette in guardia l'uomo dal tentativo di dare a tutti
costi una forma alla Luce divina.
La dottrina che pone lo Tsimsum all'origine della creazione
el mondo è per così dire la "teoria del Big Bang" dei cabbalisti.
In principio non vi era che l'Ein (r~), il Nulla o .ilNon-Essere;
11
a, Ein" è formato dalle tre lettere ebraiche Alef-Yod-Nun che,
rm.utate in Alef-Nun-Yod, danno luogo ad "Ani" (':i~),termine
dicante l'Io o l'Essere. Da ciò si evince che il Nulla, per quanto
ofondo sia, racchiude in sé una presenza, la Presenza di Dio.
questo senso, l'Ein non va inteso com.e Ciò che non esiste, m.a
ttosto com.e Ciò che non è ancora pervenuto all'esistenza ed
quindi avvolto nell'Ignoto.
L' Ein riempiva il Tutto, e tutto era Dio. Ma se Dio coincide
n il Tutto, ogni cosa dev'essere perfetta; com.e spiegare allora
aos e la disarmonia in cui versa il creato? E com.e hanno avuto
gine? Per rispondere a tali interrogativi, Isaac Luria formulò la
ttrina dello Tsimsum (Cl1~i'J~,Restrizione). Poiché Dio riempiva
utto, per potersi estrinsecare Egli dovette ritrarsi da un punto
quest'immensa estensione, e creare un vuoto all'interno del
prio Ein. Così, in seguito alla ritrazione e alla contrazione di
parte di tale Ein r~ si formò un Limite, che prese il nome di
,f' (1:]itl,Fine). Dopo la "Fine del Nulla" (Ein-Sof, 1itl 1'~), vale
e la nascita dell'Infinito, ebbe inizio l'esistenza piena, ossia
II
Yesh" (tl)').In ebraico questa creazione ex nihilo è detta Briah
meain" (r~o tl)'i1~'ì:l), cioè "creazione dello Yesh dall'Eyin".
53

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QABALAH ESTATICA E TSERUF
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Tramite il simultaneo processo di ritrazione e contrazione a
cui diede luogo, lo Tsimsum generò un vuoto, e la parte del Nulla
interessata dal fenomeno si concentrò in un unico punto, denso
e inconoscibile. È difficile immaginare un punto del Non-Essere
che, sebbene inconcepibile, sia tuttavia esistente e reale. Questa
II
particella infinitesimale, detta "Yesh" (cioè esistenza", realtà",
11
11
qualcosa"), è ciò da cui ha avuto origine il Tutto, la scaturigine
dell'intera creazione. Il termine "Yesh" è formato da Yod e Shin.
Yod ('), la più piccola delle ventidue lettere ebraiche, simboleggia
il germoglio; il suo ideogramma è un semplice punto che ruota
su se stesso. Shin (ili) invece è la forza attiva che impedisce a Yod
di disgregarsi nel corso di tale rotazione, e la arricchisce con le
sue proprietà centrifughe ed espansive. Per questo "Yesh" (ili') è
perfettamente in grado dì esprimere la nozione di esistenza", a
II
differenza di "Ein" (ì'~), in cui Yod (') è racchiusa tra il silenzio
passivo di Alef (~) e l'illusione di Nun (J). La particolare natura
dell' Ein emerge peraltro dal senso del termine ebraico formato
11
dall'unione di Alef e Nun, An" (1~),ossia dove?": il fatto che la
II
Yod di "Ein" sia inserita all'interno di una domanda attesta con
chiarezza che I'Ein non è il Non-Esistente, ma l'Ignoto.
Conclusa questa prima tappa, Dio tornò a compiere un atto
creativo e formativo, proiettando un raggio della sua Luce (in
]'~), che si riempì di questa
ebraico "Aur'',, ii~) nell'Ein-Sof (1:']iO
r~).
Luce Infinita (" Ein-Sof Aur" I ,;~ 1:'jiO Il raggio colpì Yesh (ili'),
che si frantumò in ventidue scintille, poi dispersesi nell' Ein-Sof
Tali scintille costituiscono i nuclei energetici indispensabili allo
sviluppo del creato, e possono essere in qualche modo definite i
ventidue cromosomi cosmici.
Questi ventidue principi fondamentali si unirono tra loro
per dare origine a nuovi nuclei energetici, con un procedimento
analogo alla tessitura di una tela costituita da molteplici trame,
ma realizzata con un unico filo continuo. Questo filo è il raggio
di Luce divina emanata dall' Ein-Sof Aur, e il processo creativo
ed espansivo che ne risulta dimostra che l' Ein-Sof è il primo
ricettacolo in grado di rispondere alla grande legge cosmica: PIÙ
LO SI RIEMPIE E PIÙ LO SI PUÒ RIEMPIRE. Le ventidue lettere
dell'alfabeto ebraico, quando si combinano tra loro sulla pagina,
54
-,
CHOKMAH, LA SAGGEZZA DEI CABBALISTI
riproducono le stesse dinamiche energetiche della Luce dell'Ein-
Sof Anche l'uomo è il frutto di un analogo processo creativo,
come si evince dal libro della Genesi (1:27), che dice: "E Dio creò
l'Adam a sua immagine e somiglianzc1". Stranamente, in questo
versetto i commentatori biblici hanno sempre cercato la conferma
del fatto che l'uomo è fisicamente simile a Dio. Ma se si segue il
acconto della creazione contenuto nella Genesi, si vedrà che in
nessun punto a Dio vengono attribuiti un naso, due orecchie,
,delle braccia ecc. L'unico dato certo è che possiede una Ruach,
unsoffio che dà la vita. Prima della creazione dell' Adam, furono
fatti i cieli, la terra, le acque, gli astri e gli altri esseri viventi; nel
· omento ìn cui egli fu creato, quindi, l'unica immagine esistente
ra quella del cosmo. Perciò la nostra forma esteriore rispecchia
le immagine, e noi, come discendenti dell' Adam, partecipiamo
elle dinamiche evolutive ed espansive dell'intero universo. In
utte le epoche e in tutte le culture, l'uomo ha sempre cercato di
abbricarsi un Dio a sua immagine, il che lo ha invariabilmente
ortato a peccare di orgoglio e di vanità. Ciò ha fatto sì che le
e autolimitazioni prendessero il sopravvento e il suo percorso
olutivo subisse una brusca interruzione, simboleggiata dalla
duta di Adamo ed Eva. Caduta che Isaac Luria ha battezzato
II
Shvirath hakelim", ovvero rottura dei vasi".
Al momento dell'atto creativo, secondo Jsaac Luria, alcuni
'cettacoli non si rivelarono abbastanza robusti da accogliere la
.uc~ emanata dall'Ein-Sof Aur. Per la precisione, a causa di un
cidente dovuto a un'improvvisa autolimitazione, taluni nuclei
ergetici originari persero la loro elasticità e la loro capacità
pansiva e così entrarono in collisione con l'Energia creatrice,
e li mandò in frantumi. Per riprendere l'immagine citata della
essitura della tela, aléuni punti si spezzarono, e di conseguenza
fransero l'armoniosa unità del filo della creazione. La tela finì
uindi per essere costituita non da uno solo, ma da due, poi da
e infine da una moltitudine di fili, ciascuno dei quali, isolato
alla Sorgente creativa, proseguì o interruppe la sua espansione
moclo autonomo. Questa rottura dell'armonia investì l'intero
smo: dalle forze naturali nel loro insieme alle leggi ritmiche,
agli astri agli esseri viventi. Quindi si incrinò anche l'originario
nnubio tra maschile e femminile all'interno dell' Adam Qadmon,
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Il QABALAH ESTATICA E TSERUF
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e la creazione tutta fu esclusa da quella condizione di armonica
I'! e totale immunità simboleggiata dal giardino dell'Eden.
Scopo del cabbalista, come di ogni mistico, è riconquistare
l'armonia perduta e porre rimedio all'incidente che l'ha infranta.
La possibilità di ricomporre le fratture originarie dipende anche
dagli sforzi della più infima tra le creature. Tuttavia, a motivo del
posto speciale che occupa nella gerarchia dell'evoluzione, l'uomo
ha una responsabilità fondamentale nel processo di risanamento
cosmico. È compito di ognuno di noi riparare le incrinature insite
nella nostra natura e rivelate dai nostri difetti, da tutti quei limiti
che rappresentano il "piombo" della nostra anima. La Qabalah
è un'autentica alchimia spirituale in virtù della quale la materia
costitutiva delle nostre imperfezioni si trasforma in essenza
luminosa.
Inevitabilmente la rottura dei ricettacoli ha creato dei residui
detti "qlipoth" ni~l;,:,, ossia "gusci" .. Le qlipoth incarnano tutte le
energie involutive operanti nell'universo, la materia oscura del
cosmo, i buchi neri che si celano al fondo della nostra coscienza.
Ogni qlipah, in proporzione al suo potenziale energetico, è una
divoratrice di Ein-Sof Aur. Dopo la rottura, infatti, si è innescato
un eterno conflitto, quello tra la luce e le tenebre; peraltro, val la
pena di notare che si dice "la luce" perché si tratta di un'entità
unica, ma" le tenebre", in quanto ne esistono molteplici forme. Le
qlipoth operano al nostro interno come forze involutive, che ci
spingono a sprofondare nell'inerzia e nella divisione interiore;
si annidano nelle zone d'ombra del nostro inconscio e spesso ci
inducono ad agire contro noi stessi. Si possono paragonare agli
iceberg, dei quali vediamo solo una minima parte. In questo caso,
ciò che affiora e si rivela al nostro sguardo sono i nostri difetti.
Tenuto conto del fatto che "la natura ha orrore del vuoto",
distruggere una qlipahnon risolve nulla: in questo modo, infatti,
non si fa che accentuare la disarmonia. In pratica ci troviamo di
fronte al problema posto dall'Idra: ogni volta che le si taglia una
testa, gliene ricrescono altre sette. Quindi, per neutralizzare una
qlipah occorre tramutarla in luce e poi riportarla all'interno del
processo evolutivo: è appunto questo il compito della Qabalah.
Perciò non bisogna stroncare i difetti umani, ma trasformarli in
56
CHOKMAH, LA SAGGEZZA DEI CABBALISTl
.· pregi; bisogna utilizzarli come altr~ttanti "~a~bur~nti". al _finedi
alimentare nuove qualità. Il risveglio del D1vmo m noi dipende
dall'intensità delle tenebre che sonnecchiano negli abissi della
nostra coscienza, ma anche dalla forza e dal coraggio con cui ci
impegniamo a portarle alla luce e a domarle. In questa lotta con
. noi stessi siamo fondamentalmente soli, però possiamo contare
sugli sforzi di quanti ci hanno preceduto: Inf_atti~o?1:i v~lt~ eh~
un saggio si risveglia, favorisce il r!svegho di_m1?haia di_gmsh,
perché la sua rinascita attesta che 11grande filo e stato np_arato
almeno in un punto. In fondo siamo tutti interdipendenh, per
cui, se ci abbandonassimo al torpore sprigionato dalle qlipoth,
costituiremmo un pesante freno all'azione globale della Luce. In
.questo grande dramma cosmico, ognuno di noi deve assumersi
le proprie responsabilità, tenendo presente che, quando nuoce a
. se stesso, nuoce anche agli altri.
. LOTSIMSUM NELLA LETTURA EQUIDISTANTE
La ricerca della parola "Tsimsum" (tr1~0~)all'interno della Genesi
attraverso il metodo della lettura equidistante - di cui abbiamo
già parla.to in precedenza (Capitolo I)_- ~ett~ nuova luce s~ll~
tradizionale interpretazione della stona d1 Gmseppe. Benche s1
tratti di un termine formato da sole cinque lettere, il sistema in
questione consente di individuarne ben poche o~corr~n_zen~l
testo della Genesi. Effettuando una ricerca per salti eqmd1stanh,
infatti, la parola "Tsimsum" - scritta nel normale senso di lettura
compare solo a intervalli di 3, 7&e 111 lettere.
'.""
Il dato più sorprendente è che le occorrenze separate da
intervalli di 3 e di 78,lettere si concentrano in un'unica sezione
del libro della Genesi: dal versetto 46 del Capitolo 41 al versetto
.2del Capitolo 42. Questi due versetti delimitano con precisione
il racconto della vicenda di Giuseppe, che prepara l'Egitto alla
11
carestia ammassando il grano. Tsimsum" compare per la prima
volta a intervalli di 3 lettere, al versetto 46 del Capitolo 41 -
"Giu~eppe aveva trent'anni quando si presentò davanti_ al
Faraone" - e precisamente nella parte finale di esso: c~·W~'J?it
1'j;>,~~~~ ~9.1; N~~.1-
In fondo alla pagina si trova un e_strat~odell!
griglia, nel quale sono visibili le due occorrenze d1 "Tsimsum
ottenute saltando rispettivamente 3 e 78 lettere. ·
57
QABALAH ESTATICA E TSERUF CHOKMAH, LA SAGGEZZA DEI CABBALISTI

La storia prosegue narrando che, nei primi sette anni in cui il versetto 42:19: "Se voi siete sinceri, uno di voi fratelli resti qui,
Giuseppe rimase al servizio del Faraone, il raccolto fu talmente rinchiuso nella vostra casa (babaith)di reclusione' 14, e voi andate
abbondante che si rinunciò a contarlo: "Giuseppe ammassò il a portare il grano necessario alle vostre famiglie". In base alla
grano come la sabbia del mare, in così gran quantità che si smise gematria,l'espressione" casa di reclusione (francese: arret)" si può
di contarlo, perché era innumerevole" (Gen. 41:49). · anche interpretare "arresto (francese: arrét) della Luce Infinita"
(Ein-SofAur, valore numerico 414), cioè come descrizione di uno
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Tsimsum prodottosi nella Luce sovrabbondante della creazione.
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n per eccellenza, l' Ein-Sof, affinché I' Ein-Sof Aur possa diffondersi
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(Questaè soltantouna parte dellagriglia completa)

Allora Giuseppe mise in atto un razionamento (restrizione)

del grano in preparazione ai sette anni di carestia che sarebbero
seguiti. In pratica, attuò uno Tsimsum (restrizione) nei confronti
del raccolto di cereali. I sette anni di abbondanza simboleggiano
i sette giorni della creazione, quei giorni luminosi di cui tuttora
si nutre il nostro spirito e che costituiscono la nostra riserva
ideale e i sette fondamenti dello Shefa.I sette anni di carestia, dal
canto loro, rappresentano il nostro esilio da quel luogo di totale
abbondanza e felice immunità che è il giardino dell'Eden.
Il cereale menzionato nel testo è il frumento, e questo è
estremamente interessante dal punto di vista della gematria. In
ebraico, infatti, "frumento" si dice "Tebuah" (i1~1:ir;i), termine il
cui valore numerko è pari a 414, lo stesso di "Ein-Sof Aur" (1it-li
=-JiO
ì't-li),la "Luce Infinita". In altre parole, lo Tsimsum ha portato
a un'accumulazione della Luce Infinita, che poi, sotto forma di
Shefa, si è riversata nei mondi inferiori (soggetti alla carestia), e
da allora permette al creato di continuare a esistere senza. essere
separato dalla sua vera fonte di sostentamento.
L'idea di una concentrazione della Luce all'interno di uno
spazio ristretto si ritrova anche nel termine "babaith" (n":3:3),
"in
casa", il cui valore numerico è, ancora una volta, 414. Lo attesta 14Il testo italiano delversetto ha "carcere", ma si è preferito tradurre in modo più vicino
th [N.d.T.].
all'originale per mantenere il riferimento alla casa presente nel terrninti /Jt1/mi
58 59
 CAPITOLO III

LA POTENZA DELLA MANO

Benché apparentemente assente dal primo capitolo della Genesi,

il Tetragramma è la chiave di volta della mistica biblica e di tutta
la Qabalah. La sua impronta è infatti presente in ogni parte del
testo. Sebbene non sia attestato all'inizio del libro, il Nome il1i1"
.fa la sua comparsa nel punto di transizione tra i primi due
grazie alla notarica delle ultime due parole del Capitolo I e delle
prime due del Capitolo IL Le roshei tevoth di queste quattro parole
- C~~~tl~~?71: 'iPWtle,;, "giorni sei: E tutti i cieli" - formano per
•l'appunto il Tetragramma iliil'. Così, in virtù delle roshei tevoth,
assistiamo alla manifestazione degli aspetti superiori e inferiori
I
. del Tetragramma.

.LANOTARICA DI:,,:,., NELLA GENESI

ROSHEI TEVOTH (LETTERE INIZIALI)

;i~l~v n~:;ntl'1~v '~ip', "gli abitanti delle città e

le piante della terra".
Ni;:1 :t')1.WI'.11
viN'~i;i :i1i:i;, "[disse] Giuda:
'Conducetela fuori e sia bruciata: Lui'".
SOFEI TEVOTH (LETTERE FINALI)

'1W~
::J{,-Ni"ì70;l :i·'.IJ'l;l 11
gli ufficiali del Faraone
[e] ne fecero le lodi".
:11:17rnJ7W71 :i1:i7'~~, "[al] cospetto di Yhwh, [e]
ci ha inviati Yhwh" [lett: "Yhwh ci ha inviati"].
i:ilJ~;l :11:17
,~,~~ :11:17, "Agli occhi di Yhwh, [e]
Yhwh lo fece morire".
:ir iJ:;iW:11Jlt':;l,"Perché [se non avessimo
indugiato] ora saremmo già di ritorno".
61
 QABALAH ESTATICA E TSERUF
Tutti i libri della Torah includono esempi di roshei tevoth e
sofei tevoth del Tetragramma ini1";la notarica più impressionante
in questo senso si trova al versetto 13 del terzo capitolo del libro
dell'Esodo, dove Mosè chiede a. Dio: il~ ,~wii~'7 ossia· "Se mi
T : - • / •
dicono: 'Qual è il suo Nome?', io che cosa risponderò [loro]?".
Le sofei tevoth di queste quattro parole formano il Nome inil': la
risposta, quindi, è già contenuta nella domanda.
LE QUATTRO LETTERE :11:l"
E I QUATTRO MONDI
Il Tetragramma il1i1" rappresenta un elemento di equilibrio tra i
mondi superiori e quelli inferiori. La sua prima lettera, Yod ("),
simboleggia la quintessenza di tutte le forze del creato, il punto
primordiale da cui tutto proviene. Abbiamo detto II simboleggia"
perché in realtà l'involucro di tale punto primordiale è l'Ein-Sof
stesso, il che implica che si tratta di un punto inconoscibile.
Esso corrisponde al primo dei quattro mondi descritti dai
cabbalisti, "Olam Atziluth" (rn?"~~iJ-Cl?i.l.)),cioè il "mondo
dell'emanazione". Ma "Atziluth" significa anche "nobiltà",
"aristocrazia": non a caso il mondo in questione è il più prossimo
al Re divino; inoltre può essere ricondotto ad "atsil" (?"~~),
"estremità", "limite", termine che evoca efficacemente il nesso
tra Atziluth e Ein-Sof Dei quattro mondi cabbalistici, Atziluth è il
più vicino alla realtà originaria, come attesta la sua parentela
con la radice "etsel" (?~~),che vuol dire "presso". Ma è anche
quello che più di ogni altro si riversa e si diffonde in tutto il
creato, come suggerisce la sua connessione con il verbo "heetsil"
(?"~1$ij),
che significa appunto "riversare".
La potenza del mondo di Atziluth, concentrata in un unico
punto("), in una successiva fase di evoluzione cosmica si scinde
in un duplice soffio, simboleggiato all'interno del Tetragramma
da due He (i1),collegate tra loro dalla lettera intermedia Vav (1).
Infatti il valore numerico di Yod è pari a 10: se lo immaginiamo
diviso in due - 5+5 - otteniamo i valori numerici delle due He.
Alla luce di tutto ciò, si capisce perché la prima apparizione del
soffio nei mondi superiori sia raffigurata dalla seconda lettera del
Tetragramma, ossia dalla prima He, che corrisponde al livello di
esistenza proprio del secondo mondo cabbalistico, "Olam Briah"
62
LA POTENZA DELLA MANO
·· (i1~"":1~-t:17i.l.)),
cioè il "mondo della creazione". Il termine "Briah"
11
si ricollega al verbo "bara", creare", che nella lettura "Bereshit" =
11
Bara shit" è la prima parola della Genesi, quindi anche la prima
manifestazione della volontà divina. Ecco perché Olam Briah è il
mondo dell'equilibrio primordiale della creazione, un punto di
riferimento chiave n~l sistema cab balistico. Ma "Briah" signifìca
anche "sano, in buona salute": in effetti la radice da cui deriva,
"bari" (""J'.:;I),
esprime un'idea di certezza, sicurezza, integrità. Per
.questo Olam Briah è il mondo della stabilità universale, il luogo
in cui dimorano le anime integre. Inoltre "Briah" racchiude in sé
laradice"Yah" (i1"),che descrive l'essenza di Dio allo stato puro;
il piccolo valore di "Yah", d'altro canto, è 6 (1+5), il che ci riporta
all'interpretazione di "Bereshit" come "Bara shit" (rl'ì!Ì~1::J): "creò
(i) sei", o "creò la base". Perciò Briah è il fondamento del cosmo,
il termine di riferimento ineludibile per le leggi di un universo
in perfetta armonia, il fulgido soffio divino nella sua forma più
.pura.
La terza lettera del Tetragramma, Vav (ì), rinvia allo statuto
.intermedio tipico del terzo mondo cabbalistico, "Olam Yetzirah"
~i·J"~;-Cl?i.l.)),
cioè il "mondo della formazione". Anch'esso è sede
di un processo creativo, il cui esito, però, non sono più le leggi
astratte e le forme pure, ma le creature, ossia entità concrete che
dipendono da un creatore di natura trascendente. Olam Yetzirah
è il mondo del demiurgo, di colui che attribuisce unicamente a
·· i.Ipotere di creare. È il luogo in cui si producono e si formano
tte le creazioni, e in cui le creature vengono per la prima volta
a contatto con gli istinti, le inclinazioni, le passioni, evocati dalla
radice"yetser" (1~~).La lettera Vav illustra molto bene il ruolo di
Olam Yetzirah, che consiste nel fare da trait d'union tra la sfera
,$pirituale e quella materiale; non dimentichiamo che Vav ha per
ideogramma un gancio e che svolge la funzione di congiunzione
coordinante. Yetzirah è il luogo in cui i pensieri, le parole, gli
atti, le passioni, gli istinti e le inclinazioni danno vita a forme e
fere occulte, o a golem che aspirano a diventare nostri padroni.
iù esso si nutre delle manifestazioni inferiori delI:Essere, più
glirisulta arduo accedere al Divino; Yetzirah si configura allora
· ome una superficie malleabile e al tempo stesso difficilissima da
63
 QABALAH ESTATICA E TSERUF
penetrare. Il nostro impegno spirituale dev'essere in gran parte
orientato a dominare e a purificare questo mondo.
La quarta lettera del Tetragramma è di nuovo una He (il), e
ciò rappresenta il passaggio dal soffio luminoso di Briah a quello
materiale del quarto mondo cab balistico, ossia "Olam haAssiah"
il" mondo dell'azione". È il luogo in cui si agisce solo
(i1;tQi}-tl?i.l.)),
all'interno di ricettacoli finiti, in cui l'unico soffio che esiste è
quello che circola attraverso i polmoni. Solamente l'attività gli
permette di sopravvivere, al suo interno è indispensabile agire,
"assah" (i1~.ì;'),e si è continuamente incalzati e stimolati -." issah"
(i1~.l))- a farlo. "Assiah" evoca anche un altro termine ebraico ad
esso simile, "issah" (i10.l.)),che significa "lavorare e manipolare la
pasta". In pratica, nel mondo di Briah la Ruach mette in moto le
energie spirituali, in quello di Assiah semplicemente i muscoli.
Quindi il Tetragramma i1ìi1'mostra l'estrinsecarsi del soffio
divino attraverso i quattro mondi cabbalistici e l'unificazione dei
piani di Briah e di Assiah realizzata mediante Yetzirah. I mondi
occulti sono altresì teatro della manifestazione delle dieci Parole
della creazione e delle dieci Sephiroth della Qabalah. Quello di
Atziluth contiene le dieci Parole in potenza all'interno di Yod ('),
il cui valore numerico è 10. La decade compare anche all'interno
del Tetragramma, nella stessa forma in cui figura nella Tetraktys
pitagorica. Il Tetragramma è infatti costituito da quattro lettere;
ora, la somma dei primi quattro numeri, 1 +2+3+4, è uguale a
10. Come i cabbalisti, Pitagora vedeva nella Tetrade quel Dio
dell'armonia e dell'equilibrio da cui sono nate tutte le forme pi
vita. Il Quaternario è simboleggiato anche dal Tetramorfo de1le
visioni di Ezechiele, e ha fortemente alimentato la mistica della
Merkavah1s. La Tetraktys cabbalistica rende visibili la rivelazione
e l'universalità della Presenza divina scaturite dall'unità
originaria. Ecco lo schema-tipo di questa dottrina:
1s Per la nozione di Merkavahvedi infra, in questo stesso capitolo, e Capitoli VI, VIII e X.
,, 11111,,il
1
64
l1il l:1111
LA POTENZA DELLA MANO
Atziluth lii! l 10
,,rr ..
Cremmv
+ +
Briah z 15
Matertapnma
+ +
Yetzirah
Umone Spmro,Marerla rr 'I +
8
+
21
Assiah
Fotmacreata rr rr 'I 4 z~
10 71
Questo triangolo simbolico raffigura il Tetragramma nella
sua forma estesa, articolata in dieci lettere su quattro livelli, e al
, tempo stesso evoca efficacemente la manifestazione delle dieci
Sephiroth nei quattro mondi. Il grande valore complessivo di tale
forma estesa è 72 (10+15+21+26), numero importante in quanto
ricorda i settantadue nomi degli "angeli della Qabalah" citati nel
Sepher Raziel e ricavati da un passo dell'Esodo, il ritmo medio del
cuore umano e la durata del "grande giorno cosmico". Il Nome
divino associato al mondo di Briah è "Yah" (i1'), il cui valore è
pari a 15, cioè alla somma delle prime cinque cifre (1+2+3+4+5).
Inoltre, Briah è rappresentato dalla prima He del Tetragramma,
lettera il cui valore numerico è appunto 5. Il Nome divino che
corrisponde al mondo di Yetzirah, "Yhw" (ìi1'),ha un valore di 21,
cifra ottenuta sommando i primi sei numeri (1+2+3+4+5+6): ciò
esprime simbolicamente il fatto che la creazione in sei giorni ha
interessato solt~nto i primi tre mondi. Il numero 6 viene spesso
raffigurato con una stella a sei punte, cioè un esagramma: i due
triangoli intrecciati da cui essa è costituita evidenziano il nesso
fra i due piani di esistenza - quello superiore e quello inferiore
(corrispondenti a Briah e ad Assiah) - realizzato da Vav, lettera il
cui valore numerico è 6 e che simboleggia il mondo di Yetzirah.
, Infine, Olam haAssiah si è formato solo dopo l'uscita dal Gan Eden
e il passaggio dall'involucro di Luce alle "tuniche di pelle", cioè
dalla He (i1)del mondo di Briah alla He (i1)del mondo di Assiah.
Il piccolo valore del triangolo è altrettanto interessante, in
quanto è pari a 36, ossia alla metà di 72. Entrambi questi numeri
appartengono alla serie del 9; forse qualcuno si asp~tterebbe di
incontrare in questa sede dei multipli di 10, ma il 9 è un numero
· chiave all'interno della Qabalah. Il sistema ebraico di computo
del tempo, fondato su un complesso equilibrio di ritmi e di cicli,
65
QABALAH ESTATICA E TSERUF
è interamente basato sulla tabellina del 9. Inoltre, il 9 è l'ultima
cifra delle unità, quindi rappresenta la manifestazione completa
del numero. Per quanto riguarda il 36, è il risultato della somma
delle prime otto cifre; ora, 8 è il valore della lettera ebraica J=Ieth
(n), che simboleggia al tempo stesso la purificazione e il peccato,
ossia le due opposte tendenze insite nel mondo dei numeri.
Tanto il 36 quanto il 72 concorrono alla realizzazione di un
pentagramma (i cui angoli misurano rispettivàmente 27°, 36°,
54°, 72° e 108°, tutti numeri appartenenti alla tabellina del 9),
che rappresenta l'esistenza nel microcosmo, la condizione della
creatura al cospetto del Creatore e l'equilibrio tra gli elementi
della na.tura. Le stesse valenze simboliche del pentagramma a
cinque punte si ritrovano anche nella lettera He (i1), il cui valore
numerico è pari a 5.
AHRAMO E SARAH
All'interno del testo biblico, il Tetragramma si configura come
una forza in grado di influire direttamente sulle vicende umane
e di riarmonizzare quelle prive di sbocchi. Un significativo
esempio di tale azione si trova nella storia di Abramo e Sarah, e
si può spiegare soltanto osservando i movimenti delle lettere del
Tetragramma. All'inizio della vicenda, Abramo e Sarah erano
indicati con i nomi Avram e Sarai; quest'ultima era di dieci anni
più giovane di A vram; essendo figlia del padre di lui, era anche
sua sorellastra. Sarai era sterile. Quando ormai si avvicinava ai
settantacinque anni, si convinse di rappresentare un ostacolo al
compimento della promessa che Dio aveva fatto ad A vram, e
persuase il marito a prendere come seconda moglie la sua schiava
Agar. Così fu, e da quell'unione nacque Ismaele. A ottantanove
anni circa, Sarai ricevette da Dio la promessa che anche lei
avrebbe dato alla luce un figlio, il che effettivamente avvenne,
per un autentico miracolo, di lì a un anno. Quando Dio formulò
questa promessa, cambiò il suo nome da "Sarai" in "Sarah", che
significa" principessa". Lo stesso fece con Avrain, che ribattezzò
"Abraham", scelta che nel testo biblico è motivata così: "Perché
io ti renderò padre di una moltitudine di nazioni" (Gen. 17:5). Tali
trasformazioni non si possono spiegare in modo soddisfacente
senza applicare alcune regole interpretative di tipo cabbalistico.
66
LA POTENZA DELLA. MANO
In primo luogo bisogna considera.re la struttura dei nomi in
ebraico a partire dalle rispettive grafie, e cioè: Sarai= 'ììD, Sarah =
irììD, Avram = t:lì:J~, Abraham = t:li1ì:J~. Sappiamo che Sarai aveva
dieci anni in meno di Avram ed era figlia del suo stesso padre:
ora, 10 è il valore numerico di Yod ('), simbolo del germe della
vita che l'uomo ha in sé. Lo sposo reca in dono alla sposa lo Yod
che ha ricevuto da suo padre, allo scopo di fecondarla. Solo che
Sarai, essendo figlia dello stesso padre di Avram, possedeva già
questo Yod - il che spiega la sua sterilità - Yod che compare fin
nel suo stesso nome ('ììD). Quindi, nella storia di questa coppia si
possono individuare due fasi: una contrassegnata dalla sterilità,
corrispondente ad A vram-Sarai, e una all'insegna della fecondità,
incarnata da Abraham-Sarah. La gematria ci mostra che il valore
di Avram + Sarai ('ììD-t:lì1~) è pari a quello di Abraham + Sarah
(irììD-Di1ì:J~), ossia a 753. Ciò significa che il peso numerico delle
due coppie è rimasto invariato: all'esterno nulla è cambiato, la
trasformazione è avvent1.ta solo all'interno.
All'interno dei nomi della coppia, infatti, Dio è intervenuto
a riarmonizzare. In primo luogo ha scisso in due parti lo Yod di
Sarai, togliendo la componente paterna in eccesso per restituirla
ad Avram: infatti, dividendo per 2 il valore numerico di Yod ('),
cioè 10, si ottiene 5, valore numerico di He (i1). In seguito, le due
· He ottenute dalla scissione di Yod sono state equamente ripartite
tra Abraham e Sarah, come mostra lo schema seguente:
*'
Le due He presenti nei nomi Abraham e Sarah alludono al
fatto che le loro esistenze sono finalmente divenute distinte ed
equilibrate. Infatti il Tetragramma ha ripartito le loro energie in
base alla sua legge di armonia e di equilibrio. TaJe·Jegge esige
che un unico germe, simboleggiato da Yod ('), si divida in due
He (il), destinate in seguito a essere riunite da Vav (i). In effetti
67
QABALAH ESTATICA E TSERUF LA POTENZA DELLA MANO

Vav è la lettera che incarna la riunificazione di tutte le forze, ma
la simbologia cab balistica le associa anche l'immagine del fallo.
LA MANO DIVINA
Il Sepher Yet~irah istituisce un rapporto diretto tra le Sephiroth e
le mani: "Dieci Sephiroth nel nulla secondo il numero delle dieci
dita: cinque opposte a cinque. Alleanza dell'unità resa centrale
per la parola della lingua e la circoncisione della pelle" (S.Y. 1:3).
Esiste una stretta correlazione tra il numero 10, la lettera Yod, le
Sephiroth, il Tetragramma e le mani. Innanzitutto, come dice il
Sepher Yetzirah, vi è analogia tra le Sephiroth e le mani: infatti 10
è il numero sia delle Sephiroth che delle dita di entrambe le mani.
Inoltre il nome della lettera Yod (ii'); il cui valore numerico è 10,
deriva dalla radice "yad" (i'), che significa "mano". D'altronde il
termine "Yod", scritto per esteso, risulta composto da Yod, Vav e
Dalet (ii'): da tale struttura emerge come Yod ('), il punto, generi
cifra equivalente al piccolo valore del termine - che a loro volta
contengono in tutto quattordici falangi, numero che rimanda al
grande valore di "yad". Queste cifre sono direttamente connesse
con la composizione grafica del Tetragramma. Per cogliere tale
correlazione, è necessario ricorrere a una particolarità di alcune
lingue antiche: la scrittura per esteso. Mentre nel nostro alfabeto
alla lettera "i" sono associati un solo carattere e un unico suono,
in ebraico "Yod" corrisponde sia al suono "y", sia a un grafema
costituito da tre lettere: Yod-Vav-Dalet (ii'). Così, da ogni lettera
è possibile ricavare anzitutto quelle che ne compongono il nome:
è il "primo grado di sviluppo". A loro volta, le lettere ottenute
con tale procedimento possono essere ulteriormente sviluppate,
e questo processo può proseguire all'infinito, sino a generare un
numero incredibile di lettere. Alla luce di tutto ciò, è evidente la
natura evolutiva dell'alfabeto ebraico, che risponde pienamente
all'assioma: PIÙ LO SI RIEMPIE E PIÙ LO SI PUÒ RIEMPIRE".
Il

tanto Vav (1),la linea, quanto Dalet (i), lo spazio, l'estensione.

È quindi possibile applicare questo metodo di espansione
Quindi, quel piccolo punto che è Yod racchiude potenzialmente
anche al Tetragramma. Si scopre allora che le due parti da cui è
in sé tutto lo spazio futuro; la sua manifestazione simbolica nel
costituito, "Yod-He" e "Vav-He", corrispondono rispettivamente
creato è la mano, "yad" (i'), termine che illustra efficacemente la
alla mano destra e a quella sinistra. Il primo grado di sviluppo
genesi della Tetraktys, ossia il processo per cui, partendo da un
trasforma il digramma "Yod-He" in un gruppo di cinque lettere,
unico punto, Yod ('), si approda al Quaternario, simboleggiato
che a loro volta si espandono generandone altre quattordici. Un
da Dalet (i), il cui valore numerico è 4. D'altro canto, la grafia di
identico schema ritorna nello sviluppo del digramma "Vav-He".
"Yod" ("Ti')mostra chiaramente come il punto (') e lo spazio da
Il Tetragramma rispecchia con esattezza la struttura della mano,
esso generato (1) siano uniti dall'azione mediatrice di Vav (1).
come mostra la tabella seguente:
La mano è un simbolo della potenza e della manifestazione
di Dio; è il punto d'approdo del suo processo creativo, il limite
ultimo dell'evoluzione cosmica. Invertendo il termine "yad" si ,~,nove
11'

ri'?, lettere
ottiene" dai" ('i),," stop!", "basta!", che allude al momento in cui
le dieci Parole smisero di manifestarsi. La mano mostra come la
Luce dell' Ein-Sof si trasformi in parola e poi in azione, fenomeno
che il Sepher Yetzirah descrive con l'espressione: "per la parola
della lingua e la circoncisione della pelle ".
Anche il valore numerico del termine "yad" è.estremamente
significativo: la sua mispar gadol, infatti, è 14, la sua mispar qatan
5. Inoltre, esso è formato da due lettere (i'), numero identico a
.quello delle mani, ognuna delle quali, peraltro, ha cinque dita -

68 69
 QABALAH ESTATICA E TSERUF
Una volta ottenute le ventotto lettere, basta collocarle sulle
falangi di entrambe le mani. I due pollici contengono solo due
falangi ciascuno, il che corrisponde con precisione al fatto che lo
sviluppo di He dia luogo a due sole lettere. Un antico schema16
illustra perfettamente la posizione delle ventotto lettere; il gesto
raffigurato nel disegno è quello compiuto una volta all'anno dal
"Cohen Gadol",il Sommo Sacerdote, il quale, stando in piedi sul
sagrato del Tempio, levava le mani, con le dita separate come
nell'illustrazione, e proferiva il sacro Tetragramma. In tal modo,
egli rivelava il Nome di Dio con la voce e al tempo stesso con il
gesto.
La tabella riportata di seguito mostra l'esatta collocazione
?elle ventotto lettere tanto nelle ditil della mano destra quanto
m quelle della mano sinistra:
16
Lo schema è tratto dallo Shefa Tal di Rabbi Sabbatai Sheftel Horovitz.
70
LA POTENZA DELJ..AMANO
NUMERO CABBALISTICO DELLA POTENZA
a.correlazione tta le ventotto lettere e le ventotto falangi mette
èvidenza un numero, il 28 appunto, che ricorre molto spesso
egli studi cabbalistici. La grafia ebraica di tale numero - n"'::,-
cchiude in sé un termine importantissimo in ambito mistico:
oan" (nJ), che significa "potenza". Probabilmente si tratta della
dice che più di ogni altra incarna l'essenza della lettera Kaf (::,)
l'arcano dei Tarocchi ad essa corrispondente: "La Forza". La
oan non è una forza visibile dall'esterno, mél nascosta, occulta,
simulata, tutte accezioni presenti anche nel termine "kanad"
r:r::y).
La natura di questa potenza interiore, simboleggiata dalla
ce blu, "kanol" ('?nJ), si manifesta ad esempio nell'espressione
Koan Yetzirah" (iì'J';f-CfJ),"facoltà creativa", da cui emerge che
a.leforza occulta è in grado di influire sull'equilibrio astrale del
ondo di Yetzirah. Nella Qabalah, la Koan è la divinità nascosta
n ognuno di noi, il permanere della luce anche nel cuore delle
enebre, che è la qualità essenziale della Chokmah,il ricettacolo
rimordiale, la scintilla in grado di illuminare tutte le Sephiroth.
termine indicante la Saggezza, 11Chokmah"[o I=lokhmah] (iìi'J:Jn),
è formato dall'unione di due radici, "I=lokh"(:Jn)e "Mah" (iìi'J),di
.c:uila seconda significa "che cosa?", mentre la prima, dal punto
divista grafico, è l'inverso di" Koan" (n:J).Alla luce di tutto ciò,
la Chokmahsi configura come la potenza nascosta che permette
di dire: "Che cosa ?1'. La tradizione ci insegna che le sette middoth
o "attributi" negativi dell'anima - i suoi difetti - possono essere
interamente trasformate grazie alla Chokmah,non a caso definita
anche "Padre delle .middoth",e al suo corrispettivo interiore Koan
·Mah, che le fa risplendere. Rabbi Dov Baer diceva: "Perché grazie
alla luce di Chokmah,che equivale a KoanMah, può essere fugata
anche l'oscurità profonda che avvolge la Kedusha(santità)".
In senso positivo, quindi, "Koan" evoca la potenza interiore;
in senso negativo, invece, rinvia all'atto di negare o di. mentire,
come attesta il corradicale "Kenash" (iliQ:p). Permutando "Koa'/i"
(n:J)in "naka" (Jn) si ottiene una radice che significa "speranza",
perciò _iltermine "Chokmah" può essere interpretato anche come
"speranza di che cosa?". Ma tale radice dà soprattutto luogo a.I
71
QABALAH ESTATICA E TSERUF
sostantivo "nekal" (?Jn), vale a dire "palazzo". Ora, la mistica fa
spesso riferimento ai sette palazzi e ai sette cieli che formano la
Merkavah.Moltiplicando il numero di tali palazzi per quello dei
mondi cabbalistici (7x4) si ottiene 28, la stessa cifra a cui si arriva
sommando tra loro i primi sette numeri (1+2+3+4+5+6+7 = 28).
Il 28 è una cifra intrisa di valenze vitali: non a caso è il valore
numerico del termine "naye" ("rT),"vita", che compare ad esempio
nel versetto: "Questi sono gli anni della vita di Abramo" (Gen. 25:7).
Inoltre, 28 è il valore di "hanayah" (il;DiJ),"il vivente", come pure
di "yadid" (1'"'J;),"amico", "gradevole", "adorabile", termine
significativo perché contiene due volte la parola "yad" (1'),
"mano".
"Koan" è una parola molto interessante dal punto di vista
numerico: infatti la sua mispargadolè 28 (20+8), la sua misparqatan
10 (2+8). Ora, 28 è anche il numero delle falangi che sostengono le
dicci dita; inoltre, il primo grado di sviluppo del Tetragramma
dà luogo a dieci lettere, il secondo a ventotto. Il 28 è un numero
al tempo stesso solare e lunare: da un lato~ infatti, corrisponde
alla durata media di due particolari cicli mensili - quello lunare,
appunto, e quello femminile - dall'altro al periodo di rotazione
del sole su se stesso alle latitudini intermedie. Analogamente, se il
cuore batte a un ritmo medio di settantadue pulsazioni al minuto,
il tempo impiegato dal sangue a effettuare per intero il suo moto
circolatorio equivale a ventotto battiti cardiaci. Alla luce di tutto
ciò, si può veramente affermare che Elohimha fatto l' Adam a sua
immagine e somiglianza.
IL PLEROMA DEI CABBALISTI
72
LA POTENZA DELLA MANO
Neppure le Sephiroth sfuggono alla legge dei "dieci (elementi)
sostenuti da ventotto". L'edificio sefirotico, nella sua struttura
simbolica di fondo, è formato da dieci sfere luminose distribuite
in ordine graduale nei quattro mondi. Ma come le lettere e tutto
ciò che è evolutivo, anche le Sephirothpossono essere sviluppate
'all'infinito, sempre per gradi. A tale scopo, basta proseguire la
costruzione dell'edificio di cui sopra disponendo i mondi l'uno
sopra l'altro. Logicamente, il primo grado di sviluppo si otterrà
.collocando una struttura sefirotica completa nella sfera occupata
da un singolo mondo. Se si ripete l'operazione per ciascuno dei
. quattro mondi, si ottengono quattro edifici sefirotici incastrati
l'uno nell'altro, il che è del tutto comprensibile poiché i diversi
gradi dell'anima, sino a quelli di natura inferiore che si diramano
fin.nel corpo fisico, sono anch'essi strettamente interconnessi.
Occorre precisare che, quando si realizza il pieno sviluppo
sefirotico, la Sephirah occulta "Daath", che in genere non è mai
raffigurata, si manifesta, logicamente solo in corrispondenza di
un disvelamento della sfera superiore. Questa Sephirahnascosta,
situata tra Chokmahe Binah, rappresenta infatti la visione della
realtà trascendente: di conseguenza, se abbiamo familiarità con
tale dimensione siamo in grado di scorgere la SephirahDaath;in
caso contrario, essa continua a occultarsi al nostro sguardo, fino
, a divenire la "Yesod", il fondamento della sfera superiore. Sul
piano umano, colui che riesce a percepire il mondo astrale può
·.a buon diritto ritenere di aver raggiunto l'illuminazione della
11
Daath di Assiah", cioè l'apertura del "terzo occhio". Lo schema
riportato sop:r:a,che mostra la piena espansione delle Sephiroth,
illustra molto bene questo passaggio da una dimensione all'altra
realizzato attraverso Daath.
Applicando il metodo descritto in precedenza, si ottiene un
, edificio sefirotico completo, cioè composto non più da dieci, ma
1
da ventotto Sephiroth,numero che corrisponde a quello ottenuto
dallo svil~ppo del Tetragramma e alla struttura della mano di
Dio. L'Albero della Vita ispirato a tale concezione non avrà più i
ventidue canali tradizionali, ma settanta, destinati a unire tra loro
le ventotto Sephiroth,e precisamente venticinque canali verticali
anziché sette, nove orizzontali anziché tre e trentasei diagonali
73
QABALAH ESTATICA E TSERUF
anziché dodici. Si potrebbe benissimo immaginare un analogo
sviluppo dell'alfabeto, che in tal caso verrebbe ad avere non più
tre lettere madri, sette doppie e dodici semplici, ma nove madri,
venticinque doppie e trentasei semplici. Molti midrashim parlano
dei settanta nomi di Dio, e Abraham Abulafia accennava spesso
al mistero delle "settanta lingue della terra", un riferimento ai
settanta popoli dispersi in tutto il mondo dopo la costruzione
della torre di Babele. Inoltre, per la Qabalah la presunta lingua
sacra dei primordi doveva essere costituita da settanta elementi.
Alla luce di tutto ciò, perché non ipotizzare anche una versione
estesa dei trentadue sentieri della Saggezza, formata dall'unione
delle ventotto Sephiroth e delle settanta lettere, per un totale di
novantotto sentieri? Ora, 98 è il valore numerico di "Kokavim"
(t:i•:i::,4:i),
termine indicante le stelle e gli astri, che simboleggiano
I.apienezza della creazione; ma è anche quello del verbo "salan"
(n~c;,), che significa "perdonare".
Tornando a 70, è il valore numerico del termine "sod 11 (140)
che designa il segreto, il quarto e più completo livello di lettura
della Torah previsto dal "Pardes". Ma 70 è anche il numero dei
gradini della scala sognata da Giacobbe, nonché il risultato della
manifestazione dei sette cieli all'interno delle dieci Sephiroth (7 x
10), e quindi è simbolo di universalità. Infine, tale cifra allude a
quella dimensione sconosciuta che, finché non la scopriamo, ai
nostri occhi appare simile a una sorta di notte, come suggerisce il
termine "lail" (?'~), "notte", il cui valore numerico è appunto 70.
Il numero 70 compare spesso nella Bibbia. Innanzitutto, lo
vediamo direttamente associato alla nascita di Abramo: "Terah
aveva settant'anni quando generò Abramo, Nacor e Aran" (Gen.
11:26). I settanta gtadini della scala di Giacobbe, poi, trovano un
corrispettivo simbolico nel numero dei suoi familiari: "I figli che
nacquero a Giuseppe in Egitto erano due. Il totale delle persone
della famiglia di Giacobbe che vennero in Egitto era di settanta"
(Gen. 46:27). Il numero 70 ritorna, in associazione con la figura di
Mosé, in un passo in cui vediamo come il popolo, ascoltando e
seguendo la voce di Dio, riesca finalmente a trovare l'acqua: "Poi
arrivarono a Elìm, dov'erano dodici sorgenti di acqua e settanta
palme. Qui si accamparono presso l'acqua" (Es. 15:27). Settanta
74
LAPOTENZA DELLA MANO
sono anche i membri del collegio degli anziani alseguito di Mosè:
"Dio disse a Mosè: 'Sali verso il Signore, tu eAronne, Nadab e
Abiu, e settanta anziani d'Israele; voi vi prostrerete da lontano"'
(Es. 24:1). La lista delle citazioni bibliche contenenti il numero 70
è molto lunga.
I VENTOTTO TEMPI DEL QOÈLET (I1t;,;-Jj?)
Malgrado la sua importanza, il numero 28 è attestato raramente
nella Bibbia. Non si può dire però che ne sia deltutto assente, in
quanto è usato - ma solo due volte - per indicare le dimensioni
dei dieci teli del Tabernacolo. Il passo in cui compare è molto
interessante perché contiene alcune cifre che avvalorano le tesi
esposte in questo capitolo: "Farai il Tabernacolo con dieci teli di
lino fino ritorto, di filo color azzurro, porporino e scarlatto, con
dei cherubini artisticamente lavorati. La lunghezza di ogni telo
· sarà di ventotto cubiti e la larghezza di ogni telo di quattro
cubiti; i teli avranno tutti la stessa misura. Cinque teli saranno
uniti insieme e gli altri cinque teli saranno pure uniti insieme"
(Es. 26:1-3). I dieci teli simboleggiano le dieci Parole-Sephiroth in
equilibrio sui tre pilastri dell'Albero della Vita,rispettivamente
associati alle polarità neutra, positiva e negativa, oppure ai colori
azzurro, porpora e scarlatto. Le dimensioni di ogni telo possono
essere interpretate in riferimento allo sviluppo delle dieci Sephiroth
nei quattro mondi, o in rapporto all'espansione del Tetragramma
in ventotto lettere. Infine, il versetto 3 ci mostra i dieci teli riuniti
in due gruppi di cinque, a somiglianza delle dita delle mani, che
.si presentano anch'esse raggruppate cinque a cinque.
$e, dopo il passo citato, i.Inumero 28 non si trovapiù menzionato
direttamente nella Bibbia, l'analisi di alcuni testi significativi lo
, fa riemergere. È il caso del libro dell'Ecclesiaste o Qoèlet c]:ie,nel
terzo capitolo, descrive i ventotto tempi fondamentali della vita:
"l. Per tutto c'è un tempo, c'è un momento per ogni cosa sotto il
cielo. 2. un tempo per nascere e un tempo per morire; un tempo
per piantare e un tempo per sradicare ciò che si è piantato; 3. un
tempo per uccidere e un tempo per curare; un tempo per demolire
e un tempo per costruire; 4. un tempo per piangere e un tempo
per ridere; un tempo per fare lutto e un tempo per danzare; 5. un
75
QABALAH ESTATICA E TSERUF LA POTENZA DELLA MANO

tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli; un tempo per

abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci; 6. un tempo
per cercare e un tempo per perdere; un tempo per conservare e
un tempo per buttar via; 7. un tempo per strappare e un tempo
n1il:;i7n;11.
per cucire; un tempo per tacere e un tempo per parlare; 8. un
tempo per amare e un tempo per odiare; un tempo per la guerra 11ti9 n;11
e un tempo per la pace. 9. Che vantaggio trae dalla sua fatica
colui che lavora,?" (Qo. 3:1-8).
:c~~~trnotif~lJ'?? n~, 1~T7j)71
i-1'7o/~t~~~
.. Un tempo per
raccoglierli
i:m:pn:P,
0'~:;)!:I

:~m~~ ,,r,~?n~nm?t.?? n~mb?n~1n1??n~2 Untempoper ·

astenersi dagli
pn1'?n;11
:n,t;,7n~1y,;~7n~Nie17n~,,.,.,i:1? n~3 abbracci
i7:;;JlJ1,?
:,,r,1n~11,t9n~pit1ì?'7n~1n,j):;,7
n~4
:P~IJ~pn17n~1pi:1q7n~ C'~~~ o,j? n~1C'~~~ 1'71Ptr7 n~s
:1'71Ptl7 n~1iibip7n~,~~?n~1tvN?n~ 6 Un tempo per buttar n:P,
:i~17n~1mWo?n~,,en7 n~1~iij?7n~ 7
: bi?izJmi,i1bM.?b
T "
m7NjlV?lWi
: T T : '
m.,8
'' : ' •• :
:i:,x,
•::•,• "
l'7!1irt'?

Questi ventotto tempi illustrano i due opposti aspetti della Un tempo per cucire
vita: quello costruttivo o positivo e quello distruttivo o negativo.
Nel Sepher Yetzirah, tali contrapposizioni sono associate alle sette
lettere doppie e ai sette pianeti: "Le sette doppie manifestano le
opposizioni esistenti nella vita umana. L'antitesi della Saggezza
è la Follia; l'antitesi della Ricchezza è la Povertà; l'antitesi della Un tempo per la
Un tempo per la pace
Fecondità è la Sterilità; l'antitesi della Vita è la Morte; l'antitesi
del Dominio è la Dipendenza; l'antitesi della Pace è la Guerra;
l'antitesi della Bellezza è la .Bruttezza" (S.Y. 4:3). Il Sepher Yetzirah
I ventotto tempi del Qoèlet corrispondono alle quattordici
evidenzia in tal modo la duplice natura delle sette lettere e dei
lettere del Nome "Yhwh Elohinu Yhwh" (in ebraico i1ìi1'1:J'i1?~i1ìi1')
sette pianeti. È senz'altro possibile combinare il testo del Qoèlet
e della sua versione in codice "Kuzu Bemuksaz Kuzu" (in ebraico:
con quello del Sepher Yetzirah, dal momento che l'uno descrive
mJ roo:i mJ), che si ottiene sostituendo a ogni lettera quella che la
ventotto tempi e l'altro quattordici qualità: a tale scopo, bisogna
segue nell'alfabeto: così Yod (') diventa Kaf (':J),He diventa Vav,
abbinare due tempi del Qoèlet a una qualità del Sepher Yetzirah.
Vav diventa Zayn e il Tetragramma YHWH (i1ìi1') si trasforma in
I TEMPI DEL QOÈLET KUZU (mJ). Il Nome divino "Yhwh Elohinu Yhwh" è attestato in
Deuteronomio 6:4: "Shema Israel Yhwh Elohinu Yhwh enad" (cioè:
"Ascolta Israele, Yhwh, il nostro Dio, Yhwh, è uno").
Un tempo per morire
I quattordici tempi di segno positivo vengono !1ssociati alla
mano destra, i quattordici di segno negativo alla mano sinistra.
Anche le ventotto falangi trovano il proprio posto all'interno di
curare queste corrispondenze. Per contro, perché tutto si combini alla
76 77
11 ·

!I
11 !

LA POTENZA DELLA MANO

QABALAH ESTATICA E TSERUF

perfezione, bisogna modificare l'ordine dei tempi dell'Ecclesiaste.
Queste correlazioni fanno da supporto all'astrologia cab balistica,
che ~i.fonda su specifici canoni interpretativi. In primo luogo,
trad1z10nalmente un cabbalista che si dedica all'astrologia non
fa riferii:r1ento ai manuali di tale disciplina, ma direttame:r:ite alla
Bibbia. E al suo interno che andrà a ricercare, con un particolare
genere di analisi, le proprietà dei pianeti; inoltre, nell'astrologia
cabbalistica i dodici segni zodiacali sono associati alle dodici
tribù d'Israele e gli effetti ad essi attribuiti vengono ricondotti a
ben determinati eventi biblici verificatisi sotto il loro influsso.
Tuttavia, va riconosciuto che le interpretazioni elaborate dagli
astrologi cabbalisti non sono poi così lontane da quelle a cui
perviene l'astrologia tradizionale.
Ecco una tabella che sintetizza le correlazioni tra i ventotto
tempi, le quattordici qualità contrarie e le sette lettere doppie:
..:: ? Saggezza
Ricchezza
, d Fecondità
~ 0 Vita
I ç Dominio
, ~ Pace
La Qabalah spiega questa complessa rete di corrispondenze
affermando che l'intero universo è dominato dalla mano di un
Grande Architetto, che imprime la sua impronta su tutto ciò che
ci accade - a livello collettivo come individuale - tanto sul piano
spirituale quanto su quello materiale. Così, che agiamo di nostra
spontanea volontà o che siamo costretti a farlo, tutte le nostre
azioni sono comunque riconducibili all'impulso del dito divino.
LA POTENZA DEL PRINCIPIO
La mano è il simbolo manifesto della" Koan" (nJ), che è l'origine
di tutte le cose. La nostra potenza altro non è che il riflesso della
Potenza primordiale contenuta nella prima parola della Genesi,
11Bereshit"("In principio"), termine che allude al Principio primo
::dell'universo. Ora, secondo la Qabalah il nostro pensiero non è
'in grado di risalire alle origini della potenza racchiusa entro tale
Entità, mentre la nostra anima può arrivare a coglierla. "Koan" è
un termine ambivalente perché rimanda a due diverse direzioni
· temporali. La prima è quella connessa all'esistenza virtuale nel
futuro di tutte le creature, presente in potenza all'interno delle
Sephiroth.In questo senso, la Koanè una materia prima di natura
intelligibile ma priva di determinazioni. La seconda direzione
temporale indicata dal termine, il passato, si riferisce alla "fonte
ultima" - ossia all'origine prima - dei principi attivi, denominata
"Ma'ase Bereshit","Opera della Creazione".
Le correlazioni tra i campi della Shekinah17 e l'idea di "Koan"
sono attestate nell'opera di un discepolo di Abraham Abulafia,
Moses di Burgosis: "Tutti i campi della Shekinahsono privi sia di
immagine sia di forma corporea, cioè sono emanazioni spirituali;
lo stesso vale per gli altri gradi angelici. Tuttavia, gli angeli di
dedmo grado - che sono i più affini agli esseri umani e sono

·17Tradizionalmente il termine "Shekinah" indica l'aspetto fomrninilt' di Dio, In "l'rl'Hl'l1Zl1

r, 1) Bellezza Bruttezza divina". Nella letteratura rabbinica, simboleggia la manifostazi01w di l)lo 1wl mondo
materiale, in particolare attraverso l'immagine della luce: "Conw il Holt•l'iKplPlldl' m•I
Mano sinistra mondo, così fa la Shekinah" (Sanhedrin39a). Tutta:,,ia questo lNmi1w 11011cn111p111•p 11
1wlln
11
Bibbia; per contro, vi figura la sua radice" shaken" PW,che tfo~cl'iw Il di111lll'l11'l'di I llo
tra gli uomini o a Gerusalemme: "Essi mi faranno un santuario, l' lo nhllt•rò ('l!li;"') 111
mezzo a loro" (Es 25:8). Per i ventotto campi della Shekinah,wdi Cnpllolo IV,
1HCitato da Moshe Idel in L'expériencemystique d'AbrahamA/1011/11/111 1 ( 't•rf, l'rtl'hl li)lì\l,

78
78
 QABALAH ESTATICA E TSERUF

chiamati "ishim" (uomini) - possono rivelarsi ai profeti. Tutti

costoro concordano nel dire di aver visto l'immagine terrificante
di un corpo umano. Il profeta sente le sue forze venir meno e
cambiare forma, finché rimane privo di ogni forma, e si ritrova
incarnato nella forza dell'Essere che si rivela a lui. Solo allora la
II
sua Koan" si trasforma nella forza dell'angelo che parla con lui,
ed è questa nuova configurazione interiore a dargli il potere di
accogliere la profezia, e a far sì che nel suo cuore si imprimano
nuovi pensieri in forma di immagini. Infine, come un messaggero
che ha compiuto la sua missione, il profeta si spoglia deU'ultima
forma assunta per riacquistare quella iniziale, e le sue membra
ritornano alla condizione originaria, cioè si rafforzano, ed egli si
mette a profetizzare in forma umana".

80
 CAPITOLO IV

L'EQUILIBRIO DEL NOME

IN QUARANTADUE LETTERE

nche il numero 42 svolge un ruolo fondamentale nella mistica

abbalistica, tra l'altro perché si ricollega alle valenze simboliche
.del numero 28 e della mano, analizzate nel capitolo precedente.
Nella Qabalah tale cifra rappresenta essenzialmente l'equilibrio,
la ricerca dell'armonia all'interno del creato e il libero arbitrio;
tuttavia, possiede una duplice connotazione: da un lato infatti è
associata alle idee di felicità e speranza, dall'altro evoca il senso
di difficoltà e incertezza con cui l'uomo reagisce a un eccesso di
libero arbitrio.
La tradizione ci insegna che il mondo fu creato mediante le
quarantadue lettere del Grande Nome di Dio, incise sul bastone
di Mosè contenuto nell'Arca dell'Alleanza. Peraltro è noto che,
quando i figli d'Israele accompagnarono Giacobbe in Egitto,
. anche la Shekinah andò con loro scortata da quarantadue angeli,
ciascuno dei quali recava una lettera del Grande Nome. Ciò è
; confermato dal fatto che il valore numerico della prima parola
del libro dell'Esodo - "Veeleh" (i17~ì),"Ed ecco", attestata nel
versetto: "Ed ecco i nomi dei figli d'Israele che entrarono in
Egitto con Giacobbe" (Es. 1:1) - è uguale a 42 (6+1+30+5). Qui
l'Egitto simboleggia il "luogo della schiavitù" in cui il Nome di
Dio rimane nascosto, e in cui ciascuno deve assumersi da sé la
responsabilità della propria vita.
Maimonide menziona il Nome in quarantadue lettere nella
s11aGuida dei perplessi:"Esisteva anche un nome di quarantadue
lettere. Ora, ogni uomo minimamente capace di ragionare sa bene
che è assolutamente impossibile che un'unica parola !-!Ìaformata
da quarantadue lettere; quindi poteva trattarsi solhmt<> di più
81

QABALAH ESTATICA E TSERUF
parole, che insieme totalizzavano quarantadue lettere [... ]. Esse
racchiudevano un profondo insegnamento metafisico, e la prova
di ciò sta in quello che affermano a tale proposito i dottori: 'Il
Nome di quarantadue lettere è infinitamente santo, e non viene
trasmesso se non all'uomo pio, di mezza età, che non si adira né
si ubriaca, non persevera in comportamenti malv?-gi e parla con
dolcezza agli altri uomini. Colui che conosce questo Nome e lo
custodisce con attenzione e purezza, è amato in alto e gradito in
basso; è rispettato dagli uomini, possiede un sapere duraturo ed
eredita due mondi: questo e quello a venire"'19.
EHYEH ASHER EHYEH
Quando Mosè chiese a Dio: "Se mi dicono: 'Qual è il suo Nome?',
io che cosa risponderò?", Dio replicò con un'espressione strana
e, di fatto, impossibile da tradurre: "Ehyeh asher Ehyeh" (Es. 3:14).
L'unico modo in cui si potrebbe renderla è: "Io sarò Colui che
sarò", o: "lo sarò Colui che sarà". "Ehyeh" (ii'ii~) è innanzitutto
una voce del verbo "essere", ma è anche un Tetragramma in cui
la lettera He compare due volte, per di più negli stessi punti nei
quali figura nel Tetragramma iiìii'. Con questa risposta, dunque,
Dio non indica il suo Nome, ma rivela Ciò che è in essenza:· una
forza di armonia e unità che anima l'intero universo. Inoltre, dal
momento che Egli svela gradualmente la sua divinità attraverso
le Sephiroth,quando Mosè lo prega di dirgli il suo Nome sta in
realtà cercando di scoprire in quale grado sefirotico si situi. Il
fatto che "Ehyeh" ricorra tre volte in questo versetto dell'Esodo
costituisce un'allusione ai tre mondi superiori - Atziluth, Briah e
Yetzirah- evocati dalle prime tre lettere del Tetragramma ìii'.
Il valore numerico di "Ehyeh" (ii'ii~), ossia 21 (1+5+10+5), è
identico alla sorn'ma dei valori delle tre lettere fondamentali del
Tetragramma ìii' (10+5+6). La duplice occorrenza di tale termine
nell'espressione "Ehyeh asher Ehyeh" dà luogo al sorgere di due
gruppi speculari, entrambi equivalenti a 21, che unitamente
formano un insieme equilibrato del valore totale di 42. Tali
gruppi sono paragonabili ai due piatti di una bilancia, ognuno
19Mosè Maimonide, Guida dei perplessiI, cap. 62, trad. frane. Guide des égarés,a cura di
Charles Mopsìk, Verdìer, Lagrasse 1979.
82
L'UQUJLIJJR/0DEL NOME IN QUARANTADUU /,,lJ'f'r/llUi
ei quali abbia un peso di 21, in equilibrio su un asse, in ebiatc,;
r:,,sher"(iìli~), termine omografo di quello al c~ntro litlll,
rmula "Ehyeh asher Ehyeh". Q~est' equil~brio è s1_non~~Q.~•
licità, nozione espressa in ebraico con 11 sostantivo Olhétf
~ ), anch'esso graficamente identico al già citato "ashar",ohe
gnifica "colui che".
La Sifra di-Tseniutah,uno dei trattati che compongo~o il l~br?
ello Zohar, comincia così: "Prima che comparisse la B:tlanc1a,d
olto non guardava il Volto. I re dei tempi antichi morivano P?:
ancanza di cibo·1 la terra era desolata. Finché un giorno la pm
esiderabile delle Teste la ornò di vesti preziose e la fortificò. La
ilancia fu sospesa in un luogo che non c'è, e con essa furono
esati coloro che non esistevano. La Bilancia, pur essendo senza
orpo, è in equilibrio stabile, non aderisce a nulla ed.~ invisibile.
di Essa furono, e vengono fatti salire, coloro che pm non s?no,
oloro che sono e coloro che saranno". Pertanto nell' espre~s1o~e
('EhyehasherEhyeh" sono racchiusi l'equilibrio della Bila~cia ~ 11:
irtù del quale il Volto guarda il Volto - e l'esistenza d1 tutti gh
eri viventi. Inoltre, il termine "asher" (iìli~) si può permutare
11"rosh" (ìli~i),.ossia "testa" (francese: téte):in effetti, quando ~ue
olti si guardano, si realizza l'incontro di due Teste (france~e: tete-
·téte). ·
· Quindi non si può propriamente dire che Dio abbia svelato
à Mosè il suo Nome, quanto piuttosto che gli abbia affidato ~na
chiave evolutiva universale. L'espressione" EhyehasherEhyeh, va
terpretata così: "Io sono di fronte ali' altro, che a sua volta e; se
voglio essere, devo accettare che anche lui sia; analog~°:ente, se
egli vuol essere, deve accettare che io sia". Qu~ndo s1 ; troppo
pieni di sé invece si tende a sminuire l'immagine dell altro e a
èercare in lui solt;nto il riflesso della propria, occultando così la
sua effettiva esistenza. In questo caso, il Volto non guarda più il
Volto, l'equilibrio si rompe e viene meno l'armonia. L'altro, pe~
poter continuare a "essere", deve reagire allo stesso J~~do, ed e
per questo che "i re dei tempi antichi" non cono_sconopru_lapace.
Perciò, se si desidera davve.ro vivere a immagine e s~m11g!1?n~a
di Dio, bisogna applicare quel principio universale d1 equ~hbn~
che è Dio stesso. Un equilibrio da perseguire nei confronti degh
83
 QABALAH ESTATICA E TSERUF
altri esseri umani, di tutte le creature, di se stessi - dato l'intimo
dualismo che ci caratterizza - e, soprattutto, di Dio e della sua
creazione. Questa ricerca di equilibrio con il Signore è descritta
in Salmi 16:8: "Io pongo sempre YHWH dinanzi agli occhi miei;
poiché Egli è alla mia destra, non potrò vacillare". L'espressione
"non potrò vacillare" allude all'equilibrio dei due piatti di una
bilancia: sul lato destro si situa il piano d'esistenza del Creatore,
sul sinistro quello della creazione.
La chiave dell'armonia universale consegnata a Mosè non è
mai stata effettivamente utilizzata: altrimenti ci avrebbe schiuso
le porte della giustizia e del benessere, individuale e collettivo.
La triplice occorrenza di "Ehyeh" nel versetto citato dell'Esodo,
infatti, rimanda alla divinità, alla singola creatura e alla totalità
degli esseri viventi: tutti e tre gli aspetti devono equilibrarsi. Se
tale chiave evolutiva venisse applicata, i tormenti derivanti dai
conflitti interiori verrebbero meno, l'aggressività che divide gli
uomini si trasformerebbe in amore e le guerre che - a differenti
livelli - lacerano le comunità umane non avrebbero più ragione
di essere. Ma sembra che per ognuno sia estremamente difficile
accettare l'esistenza altrui, e i tentativi messi in atto in tal senso
nel corso dei millenni dai più diversi sistemi religiosi e filosofici
non hanno mai sortito risultati positivi. L'armonia cosmica deve
cominciare con l'acquisizione dell'equilibrio interiore da parte
di ogni individuo; è necessario imparare a non "vacillare" più
perché ogni Volto riesca a poco a poco a vedere negli altri Volti
le maglie di una rete d'amore e d'unità potenzialmente in grado
di abbracciare il mondo intero. Bisogna però ammettere che al
momento il clima di esasperata conflittualità interpersonale che
caratterizza le nqstre società, drasticamente accentuato dai ritmi
della civiltà moderna, non lascia certo presagire un imminente
processo di armonizzazione.
Un'ulteriore particolarità dellaformula "Ehyeh asher Ehyeh"
sta nel fatto che tutte e tre le parole da cui è composta iniziano
con la lettera Alef (~), vista come principio di unità e fondamento
di ogni cosa. Peraltro l'alfabeto ebraico ha la singolare proprietà
di cominciare con un silenzio: Alef infatti, è priva di suono.
Molti termini che iniziano con questa lettera esprimono un'idea
84
L'l::QUILlllfUODELNOME IN QUARANTADUE LETTERE
i coesione e armonia: ad esempio "enad" (in~), ossia "unità", e
cioè "amore". È al tresì interessante notare che in
ahavah" (i1:Ji1~),
l
braico "io" si dice "ani" (':J~)e "tu" - inteso come l'altro - "atha" I
n~),e che entrambi i pronomi cominciano per Alef Ciò significa
. he tu (atha) e io (ani) siamo diversi nell'aspetto, ma accomunati
a un identico elemento: la presenza unificante di Alef Quanto
He tre Alef di "Ehyeh asher Ehyeh", esse sanciscono l'unità dei tre
ondi superiori e delle forze operanti all'interno del creato. Alef
la chiave di volta dell'esistenza e del suo sviluppo, e soprattutto
il simbolo dell'universalità, dell'Uno inteso come entità stabile
imperturbabile: infatti, quale che sia la vibrazione della vocale
d essa associata, tale lettera rimane invariata. Un individuo che
alizza l'essenza di Alef è in grado di assumere come involucro
ovvisorio le sembianze delle diverse realtà di cui percepisce il
lesso, senza che ciò turbi il suo equilibrio. Per questo potrebbe
rrivare a pregare con gli esponenti di una religione qualunque
contemplando con fede la divinità che gli propongono - senza
entire il bisogno di convertirsi: infatti ha già raggiunto l'unità.
Se ciascuno si ponesse questa semplice domanda: "In quale
ome.nto della giornata ho vissuto in stato di Alef ?", è molto
robabile che faticherebbe a individuare quell'istante. Eppure è
portantissimo riuscire a trovare anche pochi secondi, nell'arco
· una giornata, per fermarsi e ripetere: "Anokhi Alef' (=i,~':Ji:i~),
sono Alef', sentendosi pervadere dalla luce equilibrante di
le lettera. Ma non basta dirlo, bisogna trovare anche il modo
'i mettere in pratica questa affermazione.
'Come si è visto, la condizione di equilibrio dell'Essere rispetto
all'Essere espressa dalla formula" Ehyeh asher Ehyeh" corrisponde
sul piano gematrico al numero 42, cioè alla somma dei valori di
1Ehyeh+ Ehyeh (21+21). Tale cifra è anche il valore numerico dei
termini "Gedulah" (i1'?iJ),"grandezza", e· "nadal" ('?in), "cessare
di esistere". Ciò significa che l'unione dell'Essere con l'Essere fa
emergere la grandezza del Non-Essere.
Nella Bibbia.questo numero è sovente associato a prove di
~arattere temporaneo volute da Dio, e aiuta a uscire dagli abissi
86
 QABALAH ESTATICA E TSERUF
in cui tali vicissitudini ci sprofondano. Quando lo squilibrio si è .
ormai radicato, generalmente il ritorno all'equilibrio è alquanto
doloroso. Ecco alcuni esempi tratti dall'Antico Testamento: "Ci
saranno sei città di rifugio, che voi designerète perché vi si rifugi
l'omicida; ad esse aggiungerete altre quarantadue città" (Nm 35:6);
"Egli [... ] li maledisse nel nome di YHWH.Allora uscirono [... ]
due orse, che sbranarono quarantadue di quei bambini" (2Re 2:24).
Anche nel Nuovo Testamento il 42 ricorre due volte, sempre con
la stessa valenza: "Ed esse [le nazioni] calpesteranno la città santa
per quarantadue mesi" (Ap. 11:2); "E le fu dato il potere di agire
per quarantadue mesi" (Ap. 13:5).
La difficoltà di tornare all'armonia perduta deriva dal libero
arbitrio di cui tutti godiamo, che ci consente di scegliere se "fare"
o "non fare". Se decidiamo di "fare", vale a dire di agire in senso
evolutivo, le prove legate al numero 42 ci appariranno un male
necessario e passeggero. Se al contrario scegliamo di "non fare",
l'azione riequilibrante esercitata da questa cifra ci procurerà un
mutamento traumatico, come attesta il libro dell'Apocalisse: 1'Ma
il cortile esterno del tempio, lascialo da parte e non lo misurare,
perché è stato dato alle nazioni, che calpesteranno la città santa
per quarantadue mesi" (Ap. 11:2). Il numero 42 induce il risveglio
delle coscienze add~rmentate o intorpidite, poiché simboleggia la
potenza purificatrice del roveto ardente. È impossibile associare
simultaneamente a tale cifra le nozioni di bene e male.
IL NOME DIVINO IN QUARANTADUE LETTERE
La tradizione insegna che non vi è Nome più potente e misterioso
di quello in quarantadue lettere, in quanto è grazie ad Esso che
I impedisce di cogliere la Presenza di Elohim nella nostra vita.
.1 furono creati il cielo e la terra. La Qabalah conosce diverse forme
·,,.,
I
,,,
i':11 di tale Nome, ma in questa sede prenderemo in considerazione
solo le più importanti. Tra esse, quella citata nel Sepher Yetzirah
è particolarmente utilizzata nella preghiera, mentre quella tratta
dall'orazione di Rabbi Nehonia ben Haqanah trova applicazioni
anche nel campo dell'astrologia.
IL NOME DI QUARANTADUE LETTERENEL SEPHER YETZIRAH
Il Sepher Yetzirah riporta una variante del Nome in quarantadue
lettere già nel primo versetto: "In trentadue meravigliosi sentieri
86
L'CQL/IU131UO
DEL NOME IN QUARANTADUE LETTERE
,della Saggezza è inciso: Yah Yhwh Tsevaoth, Elohi Israel, Elohim
11.ayimufv1el4h olam, El Shaddai"(S.Y. 1:1). L'intera formula, da Yah
a El Shaddai,in ebraico comprende in tutto quarantadue lettere:
,w 7N Cl71Y,,~, Cl"M Cl'il?N ,x,w, 'il7N mx::i1i1"1il' il'.
Yah - il': questo Nome rappresenta la manifestazione dell' Ein-
Sof, la Luce dello Yod da cui tutto deriva, la scaturigine di tutte
le scaturigini, il nesso tra il mondo diAtziluth e quello di Briah.
Yhwh Tsevaoth - l'iìtol;::l~ irìir': questa formula indica in Yhwh il
"Dio degli eserciti", inteso come il Signore di tutte le creature
celesti. Infatti il termine "Tsevaoth" ("degli eserciti") non va
interpretato in senso bellico, ma in riferimento a tutti gli esseri
soggetti alle leggi del processo di emanazione divina.
.Elohi Israel - '?t.:;ìtv' 'if?t.:;: quest'espressione, che letteralmente
·significa "Dio d'Israele", allude al Dio che appare a Giacobbe
dopo che questi approda all'altra riva dello Iabbok 20, e cioè al
Dio che si rivela all'anima quando essa, finalmente libera dai
vincoli del mondo di Assiah, si apre a nuovi orizzonti. Ma dal
momento .che "Israel" ('?t.:;ìtv') si può leggere anche "?'1-l;ì
t.ZJ•",
"l'uomo delle 231" (porte), "ElohiIsrael" può significare anche
"Dio delle 231 porte", cioè dellè 231 (22 x 21) combinazioni
fondamentali che è possibile ottenere a partire dalle ventidue
lettere dell' alf abeto21.
Elohim nayim - D"n D:ir?t.:;:alla lettera" Elohimvivente". Come
si è visto, Elohim è il Nome con cui Dio si rivela e crea, il suo
appellativo ih qualità di Architetto della creazione; le scintille
scaturite dalle sue Parole compongono tutto ciò che esiste. Ora,
la caduta di Adamo ed Eva ci ha reso ciechi, e questa cecità ci
Tuttavia, l'occhio dotato della "vista spirituale" ha la capacità
di contemplare l' Elohimvivente in tutte le cose.
uMele"lf.holam - D?1l' l?Dt letteralmente" e Re del mondo", ma
in questo caso" del mondo" significa anche" del tempo e dello
• spazio". Il Vav con cui si apre questa formula rimanda al Vav
del Tetragramma, associato alla sfera di Yetzirah. Colui che
20 Cfr. Capitolo VI, "I trentadue sentieri della Saggezza" [N.d.:r._i.
" ,,
21 Per questo concetto, cfr. Capitolo IX, "Le 231 porte dello Spmto IN,r/,I. I,
87

QABALAH ESTATICA E TSERUF
comprende e padroneggia tale sfera diviene un autentico Re
del mondo, poiché è un essere spiritualmente consapevole.
El Shaddai - "1ìli'?~:l'epiteto" Shaddai" deriva da Shed" (itv),
II
"grembo", un attributo chiave della Natura vista come madre
feconda, e qualifica Dio come il Signore degli elementi. Per la
Qabalah l'intero creato e tutti gli esseri viventi sono correlati
ai fondamentali elementi naturali - terra, acqua, fuoco, aria -
designati complessivamente col termine shedim" (C'1tv),che
II
ne indica la duplice valenza, positiva e negativa a un tempo.
L'aggiunta di El, "Dio" (7N),a Shaddai, identifica Dio come il
Signore delle forze della natura.
Shaddaiè anche l'ultimo Nome assunto da Dio nel processo
di emanazione della sua Luce dal mondo di Atziluth a quello di
Assiah. In questo contesto, "Shaddai" ("1ìD)equivale a "Colui che
basta [a se stesso]", ossia "che è compiuto in se stesso": infatti la
radice "dai" ("1) significa "stop!", "basta!", e Shin (ili) è sinonimo
II
di asher" ("colui che"). Il processo della creazione termina con
Shaddai perché con Lui essa è giunta a compimento. Il fatto che
il valore totale di El Shaddai ("1ìli'?~), 345, sia identico a quelli di
"Moshe" (ilìliD),"Mosè", e "haShem" (tlìliil),"il Nome", evidenzia
la connessione esistente tra la sfera divina e il compimento della
creazione. Ma 345 è anche il valore di "sifra" (rn~o), "cifra", e di
11
parssah" (i101~ ), "zoccolo", termine che rimanda al contatto con
. il suolo tipico dell'esistenza nel mondo di Assiah.
Sotto un profilo più squisitamente pratico, la ripetizione di
questo particolare Nome in quarantadue lettere ha la proprietà
di mettere in moto il processo evolutivo: infatti consente a colui
che la pratica di favorire la crescita sua e di tutte le creature. Ad
esempio, permette di far accedere un defunto a piani di Luce più
elevati, o di far ascendere nella scala evolutiva un minerale, un
vegetale, un animale, un uomo e perfino un angelo. Inoltre, ci
protegge dalla gelosia degli angeli e da tutte le creature occulte,
nonché dalla magia e dagli influssi astrali. E per finire, conferisce
potere creativo ai pensieri e alle parole, spazzando via qualsiasi
ostacolo capace di nuocere alla loro realizzazione. Per un corretto
impiego di tale Nome, occorre vocalizzare il Tetragramma ogni
88
L'EQLflUBRIO DEL NOME IN QUARANTADUE LETTERE
ese in maniera diversa, secondo un metodo combinatorio che
edremo più avanti.
tNOME DI QUARANTADUE LETTEREIN BERESHIT (GENESI)
siste un'altra forma del Nome in quarantadue lettere, ricavata
all'unione delle prime quarantadue lettere dellibro della Genesi.
er ottenerla, bisogna ricorrere allo stesso metodo utilizzato per
II
omporre i settantadue nomi degli ari.geli della Qabalah" tratti
· all'Esodo e i trentadue appellativi magici desunti dai Salmi e da
saia, metodo che esamineremo più avanti2 2 • Questa variante del
ome in quarantadue lettere è impiegata prevalentemente nel~a
abalah magica, ma può essere usata anche come un mantra: m
ffetti il SepherRaziel precisa che bisogna recitarla per scongiurare
gni pericolo. Per contro, il modo in cui il Raziel (ll~b~ cost~uisce
ale Nome è piuttosto strano: le lettere della Genesi, infatti, non
vi compaiono nella corretta sequenza logica, e alcune risultano
.omesse. O questa singolare struttura è legata a ragio~i magich.e,
o il Raziel l'ha alterata intenzionalmente, affinché solo il lettore m
grado di decodificarla potesse avvalersene (espediente adottato
spesso nei trattati cabbalistici). Ecco perché biso~na essere mo~t~
cauti quando si leggono, e soprattutto quando ~1sfn~tt~no a fm~
pratici, gli antichi testi della Qabalah: sovente mfa~b _sitra~ta di
opere destinate all'uso interno delle scuole ca~bahstiche, il eh~
spiega perché non esistano regole di lettura valide per ognuna d1
esse, se non quella di adottare un'estrema cautela .
.. Ecco il Nome in quarantadue lettere nella forma in cui lo
#porta il SepherRaziel:
22 Per i primi cfr. Capitolo Vl, per i secondi cfr. Capitolo VII [N.d.T.J.
89
QABALAH ESTATICA E TSERUF L'EQll/UIJR/0 DEL NOME IN QUARANTADUE LETTERE

Essa risulta composta da quattordici parole di tre lettere:
iiOO:l''=-)Oiiiii? :J~~ ìr1~ ìii1 ii~:J riiri ii~' mìt.iy1:J.
liiri Cìt.i~
. Parole che si possono pronunciare come segue: Barats Shuth
Yztsah Tareth Bah Rahu Atav Aev Luh Hamef Yayin Memah Ashem
Tahak.
. Ap~lica~do il corretto metodo di composizione del Nome,
invece, s1 ottiene:
· talmudisti per aver creato una scuola esoterica in Terra Santa
el I secolo d.C. Numerosi cabbalisti gli ascrivono la paternità del
epher haBahir,nel quale si nasconderebbe sotto lo pseudonimo
i Rabbi Amorai, cioè "oratore". Benché sia menzionato di rado
el Talmud, pare abbia esercitato un considerevole influsso sul
isticismo esoterico, corrente all'interno della quale ha formato
olteplici allievi. I suoi insegnamenti hanno inciso enormemente
llo sviluppo del pensiero cabbalistico medievale.
Per quanto riguarda il Nome ricavato dalla sua preghiera,
lcune spiegazioni sono contenute nel PardesRimonim di Moses
ordovero (Libro 31, 13:123d) e nell~ pagine finali del SepherRaziel.
eco il testo della preghiera di Rabbi Nehonia:

Anche qui abbiamo quattordici parole di trelettere ciascuna: . 11-:ii1~ 1"8rJ. lTO;n~1Pcr~~ ~;~
i:niJ~i:~pw. 19;;nr,?~R
. ~-:i,::
:J~O ,ri, ìiiii iitv? rio~ ii'~ rio, 'ì:J ii~ri rri' 1iitv ~~~ ii11 ì~:J.
Ma la pronuncia del Nome in quarantadue lettere diventa:
. CJ"J9iq
. CJ~9P
n~:;if. T:rin:
1"08 lDR"J~ "Ol'J1
"Ì4~,.,
1ì":J~~t
CJ~~~
· CJ"JiJ~
Betso RerahAea Shahar Ytast Tah Bavi Remeth Eyah Emeth Loshah
Hahu Yito Mav. · l~l.i2?iJ~.1=ti~:J·1~ . ibììRì"Ql'J
È interessante notare che, in questa ricostruzione, la terza
. 1Dtq1R 19.i;~. 11~:?
. 11;~
""J=?ì·r ,.,r:r:
colonna - che registra le prime occorrenze di Alef nella Genesi -
. n,·a~.i28 l'Q~i. ~~R i:rJ,V~~
;;,,..,. i:rJR.i2~
ne presenta tre di seguito, che ricordano la serie di Alef di Ehyeh
asherEhyeh.Peraltro la decima colonna, che simboleggia la decima
D.eh,Te ne prego! Per laforza della bontà della Tua destra, liberaciò
Parola della creazione, contiene il termine" emeth" (na~),flverità",
mentre nella quinta compare "Ytats" (~ri'), che ritroveremo più phe è incatenatoe legato.
Accogli.lasupplicadel Tuo popolo,proteggicie purificaci,o Temibile!
avan~i nel No~e in quarantadue lettere tratto dalla preghiera di
Antico, Potente, custodisci come la pupilla dei Tuoi occhi coloroche
Rabb1 Nehoma, e che rappresenta una sorta di ponte tra le due
aspiranoall'unità con Te.
differenti versioni di tale Nome. Benedicili,purificali,accoglilinella Tua misericordia,la·Tua giustizia
IL GRANDE NOME CABBALISTICO e la tua bontà li ricolminoincessantemente.
Incrollabile,Santo che dimori nell'immensità, con la Tua bontà guida
I Nomi di quarantadue lettere fin qui citati non sono quelli più
quelpopoloche è la Tua porzione.
c~~unemente usati nella Qabalah: ne esiste un altro che compare Unico, Glorioso,volgiTi verso il Tuo popolo,che custodisceil ricordo
pm spesso, formato da sette parole di sei lettere, che a loro volta
dellaTua santità.
costituiscono le rosheitevoth (iniziali) di una preghiera attribuita Accogli le nostre suppliche e ascoltale nostre grida, Tu che conoscii
a Ra?bi Neho~ia ben HaQanah, presente nel rituale quotidiano misteri di tutti i viventi.
ebraico (Preghieradel mattino e della sera). Rabbi Nehonia è noto
90 91

QABALAH ESTATICA E TSERUF
Ed ecco come suona la preghiera in ebraico: "Ana Bekoan
GedulahYeminna Tatir Tserurah;QabelRinath Amn.aShagvenu
TanarenuNora;Na GhiborDorsheiYinudenaKevavatShamrem;
Barnem TanaremRanamei TsidqatenaTamid Gomlem;Hassin
QadoshBerovTuvna NahelAdatena;Yahid GheehLamenaPneh
Zonrei Qdushatena;Shavatenu QabelUshma TsaaqatenuYodea
Talumoth".
Essa è quindi formata da sette frasi di sei parole ciascuna, il
che ci permette di ottenere sette roshei tevoth di sei lettere, che
insieme compongono il Nome divino in quarantadue lettere più
usato nella Qabalah:
n' j:J~: Abeg Ytats l'j~ :Jt:in: Haqav Teno
Jn~ '1~:J: Betar Tsetag
Si tratta di parole fondamentalmente prive di senso, a parte
quelle della seconda riga a sinistra, "Qera Satan", che significano
"fai a pezzi Satana". Ognuna di esse può essere utilizzata anche
separatamente, o all'interno di invocazioni o incisa su talismani.
Come molti altri composti, questo Nome è formato da gruppi di
trigrammi, per cui risulta costituito da quattordici parole di tre
lettere ciascuna. Ritroviamo così una cifra importante, il 14, che
corrisponde sia al valore del termine "yad" (ì'), "mano", sia al
numero delle falangi di ciascuna delle due mani.
Il corretto metodo di meditazione e vocalizzazione relativo
a questo Nome è esposto nel Capitolo XII.
I VENTOTTO CAMPI DELLA SHEKINAH
Il Nome in quarantadue lettere ci riporta quindi alla centralità del
numero 28 emersa nel capitolo precedente, dove abbiamo visto
che lo sviluppo del Tetragramma produce ventotto lettere, che le
Sephiroth, espandendosi nei quattro mondi, diventano ventotto,
e che le dita sono sostenute da ventotto falangi. Ma il numero 28
è anche tipico del moto della luna: lo Zodiaco è infatti suddiviso
92
L'J:Ql/TU/JRIODELNOME IN QUARJ\N'/'J\OW:J,/~'T"rttRE
n ventotto parti uguali, corrispondenti alle case lunari, puntidi
iferimento importanti nell'astrologia cab balistica. Vi è Ut'l chiaro
apporto tra i ritmi del sole e quelli della luna: com~n.clamo dalla
econda. Essa percorre lo Zodiaco in ventotto giorni e le vengono
ttribuite ventotto stazioni, distribuite in maniera diseguale tna
.egolare fra le dodici fasce dello Zodiaco a partire da 11'equinozio
i primavera. L'individuazione di ventotto tapp~ n.el 1:1oto~ella
una è una sorta di compendio simbolico dei suoi ntm1 reah, dal
omento che l'inizio del ciclo lunare, misurato in lunazioni, non
empre coincide con il punto equinoziale. In ebrai~o i due pu~1ti
'intersezione tra i cicli lunare e solare sono indicati con un umco
ermine: "Teli" ('"m), ossia "Drago". Il passaggio dalla "Testa"
alla "Coda" del Drago avviene in diciotto anni.
Quanto al sole, durante il suo corso esso transita ogni mese
in una casa, per un totale di dodici case l'anno. Le prime tre, che
formano lo Zodiaco invernale, sono il Capricorno, l'Acquario e i
Pesci. Le tre successive, che costituiscono lo Zodiaco primaverile,
sono l'Ariete, il Toro e i Gemelli. Lo Zodiaco estivo comprende
il Cancro, il Leone e la Vergine. Quello autunnale, infine, include
la Bilancia, lo Scorpione e il Sagittario. Le fasi lunari sono di
fatto le case della luna, ovvero le posizioni in cui essa appare ogni
notte del mese, che formano ventotto costellazioni o postazioni
:ripartite fra le dodici stazioni del sole: i nomi di ques~e v~ntot~~
case sono citati nelle opere degli studiosi di astronomia d1 tutti 1
empi.
· Nella Qabalah le ventotto case lunari sono conosciute come
'i ventotto campi della Shekinah ossia della Presenza divina, e
11
,
ono direttamente collegate con i ventotto tempi dell'Ecclesiaste.
sse dividono l'anno solare in ventotto parti, di modo che ogni
asa ha la durata uniforme di 13 giorni, 61 minuti e 25 secondi.
1pari dei dodici segni, anche le dodici case ~elesti d~vi~ono la
·sfera dello Zodiaco in settori uguali: perciò bisogna distinguere
tra queste dodici case e le ventotto dimore lunari,. c?me pure tra
.i dodici segni e le dodici case. L astrologia cabbahsbca è fondata
1
su un calendario lunare, é"ha molti punti in comun<i!con quella
:araba.
93
 QABALAH ESTATICA E TSERUF L'nQU/Wl/VO DEL NOME IN QUARANTADUE LETTERE

Abraharn Ben David di Posquières (1120-1198) propone un Segni dello Zodiaco Nome YHWH ADONAI
metodo che consente di ottenere i nomi delle ventotto stazioni n5c
lunari a partire dal Nome in quarantadue lettere, combinandolo
Ariete
Toro
'l'
b ,-w
.' •,ni •m:;i 'mltl • nm•
m t?•,n ; •in !J •1n 1i1iT' . l""™
'l1H

'1.lk 1'JN N
con le tre lettere-base del Tetragramma 1iP. In praticà si scrivono n c•ciN 1,1•1nI!/•1nl?•m J' ili11' ,ne Jì'N
Gemelli
quarantadue volte queste tre lettere non intervallate da spazi, e
it:l-,0
poi, dopo ogni Yod del Tetragramma, si inserisce una lettera del
Nome divino in quarantadue lettere. Si forma così un insieme di
Cancro
Leone
&
Sl, rr-,N
mi"ln;•m;•,n 1n'11
f!/'1i1:;;,•m_••m:i• ìTrn il Nl'1 .JW1
"Nl1 N'l1
,
Vergine ~ n';,ri:i: 1i1'J'1nJJ"li1:;l'li1 'iTli1 l"N1 'JN1
centosessantotto lettere, divisibile in ventotto gruppi di sei lettere
ciascuno, che in seguito potremo far coincidere con le ventotto
case lunari, come illustra la seguente tabella:
Bilancia
Scorpione
Q C')'INC
1Tl, ~-,i'N
tr '1i1l, "li1IJ'1i1:.t' i1'i11
1i11,1'1i1:;l'1Mì?'li1
i1i1'1 , 1'Nl '1Nl

'N1J H'1l J
Sagittario / riwi' i"1i1:'m~·1n) .. 'iii'TI N1'J 11/!'l

Capricorno
Acquario
<5

* e·,,
.,,
'il inJ'm!;l'1i1'?'1i1 i1'1i1 1JN' l'1N"

J 'li1 i?'li1 l1/'1i1i?' n1·nn JN1' Nn'

.
Pesci ){ li1!J'1i1;'lil:$'1n •,nn i11l' "DIJ'

Le correlazioni evidenziate dalla tabella consentono, tramite

Queste centosessantotto .lettere si possono anche dividere in
dodici gruppi di quattordici lettere, il che consente di associarle
ai dodici segni dello Zodiaco e di mettere in evidenza i rapporti
tra il moto solare e lunare. I numeri 14 e 28 ci riportano ancora
una volta al simbolismo delle falangi di ciascuna e di entrambe le
mani. In chiave simbolica, la luna crescente rappresenta la mano
destra, quella calante la mano sinistra.
La tabella di corrispondenze riportata qui sotto è basata sui
dati contenuti nel Ravad, il commento al Sepher Yetzirah redatto
dal già citato Abraham Ben David, e illustra le correlazioni tra le
centosessantotto lettere ricavate dal Nome in quarantadue lettere,
i dodici segni zodiacali, le dodici permutazioni del Tetragramma
i11ii' e le ventiquattro permutazioni del Nome divino "Adonai"
('n~). Le centosessantotto lettere si dividono in dodici gruppi di
quattordici lettere ciascuno:
94
'utilizzazione vocale di parti del Nome in quarantadue lettere e
elle pèrmutazioni dei Nomi Yhwh e Adonai in corrispondenza
ei dodici segni, di modificare in senso favorevole l'influenza
della propria stella di nascita e di neutralizzare gli influssi astrali
nefasti. Spiegheremo più avanti come mettere in atto tale sistema,
associando le cinque vocali a Yhwh e Adonai e vocalizzando ogni
iorno della settimana in modo diverso il Nome in quarantadue
ttere. Come abbiamo visto, combinando quest'ultimo con le tre
ettere del Tetragramma si ottengono in tutto centosessantotto
lettere. Ora, 168 è il valore numerico del verbo "nafaf' (=-]~i'J),
i cui
significati - 11 coprire" 1 11 proteggere" I ma anche "lavare" - SOnO
na chiara allusione all'azione protettiva e purificante di questo
particolare "Composto".
Lo schema seguente mostra l'insieme delle correlazioni sole-
luna e la posizione dei ventotto campi della Shekinah all'interno
dello Zodiaco. Le centosessantotto lettere sono lo strumento che
consente di passare dal ciclo solare a quello lunare, grazie alle
ì lettere in comune tra i due sistemi. Dal momento çhe la sfera
celeste è divisa in centosessantotto parti, ogni segno Z()diacale è
a sua volta diviso in quattordici settori, e ogni. casa lunare in sei.
,.ora, è stupefacente constatare che la prima parola d1.illaGenesi
95
'i
QABALAH ESTATICA E TSERUF
(Bereshit)è formata da sei lettere e che le prime tre (Bereshitbara
Elohim)ne comprendono in tutto quattordici.
Il disegno riportato qui sopra contiene i dodici settori dello
Zodiaco con le dodici permutazioni del Tetragramma i11i1' e le
ventiquattro permutazioni del Nome Adonai ':l1t,l;.Tutt'intorno, le
centosessantotto lettere risultanti dalla combinazione tra il Nome
in quarantadue lettere e il Trigramma 1i1'suddividono il cerchio in
centosessantotto parti. Le quarantadue lettere del Nome divino
sono evidenziate anche separatamente, per mostrare il posto che
occupano e a quale segno e casa ognuna di esse corrisponda.
96
L'EQLIJUllR/0 DEL NOME IN QUARANTADUE LETTERE
La periferia dello schema illustra la posizione delle Sephiroth
l'interno di questa suddivisione: tale correlazione può apparire
rprendente, ma si dà il caso che anche i nomi delle Sephiroth
ano formati in tutto da quarantadue lettere. In effetti, a partire
essi è possibile ottenere un Nome di quarantadue lettere in
e p1odi: o aggiungendo ai nomi tradizionali delle Sephirothle
e lettere di quello della Sephirahocculta Daath, o usando solo i
mi delle dieci Sephirothclassiche, ma sostituendo a "Binah" e
hesed" le varianti "Tevunah" e "Gedulah", piuttosto frequenti
ambito cab~listico. Queste due forme, peraltro, sono quelle
e ricorrono p·ù spesso nel testo biblico.
'. Il risultato .è interessante in entrambi i casi: si scopre infatti
he il rn;1.mero i lettere dei nomi da Kether a Gevurah è sempre
2, e quello delle lettere dei nomi da. Tipheretha Malkuth sempre
O. Ancora una volta, Tiphereth si rivela punto di convergenza
1
a le Sephiroth'superiori e quelle infebori.
Ecco la tabella che mostra la distribuzione delle quarantadue
ettere dei nomi delle Sephiroth:
3
4
5
ru,,
----,on-
1
----·-··-·-···-.·.
r i11ì:Jj ·-··-··-·-·····-··
..r-·n1~EJn• ,.............................................
.,..
,......................................
.
97
QABALAH ESTATICA E TSERUF
LE VENTOTTO CASE DELLA LUNA
Alla posizione dèlla luna in ciascuna delle ventotto case e, per
estensione, a quella delle quarantadue lettere del Nome divino,
sono in genere associati i seguenti significati (qui sinteticamente
esposti):
Casa I: comunica il bisogno di muoversi, favorisce i commerci,
è indice di autorità e di dinamismo. Facilita la comprensione,
ma può anche provocare discordia.
Casa II: è propizia alla scoperta dei tesori e alla pratica della
radioestesia; infonde coraggio e amore materno, ma è anche
fonte di imprudenza.
Casa III: è la dimora dell'alchimia e della scienza in generale,
nonché del pensiero indipendente, che può anche tradursi in
gusto per le dispute. Conferisce una straordinaria attitudine
ad agire, che rischia di far passare in secondo piano il libero
arbitrio.
Casa IV: è ricca di influssi magici e facilita il ricorso ad atti che
permettono di superare le situazioni difficili con un surplus di
energia. Rappresenta al tempo stesso il matrimonio e i dissidi
coniugali.
Casa V: propizia all'azione individuale, ma nefasta per quella
collettiva, è una dimora preposta allo studio e allo sviluppo dei
propri doni; contribuisce al risveglio personale, ma ostacola le
iniziative umanitarie.
Casa VI: nemica dei processi vitali in genere, non solo nuoce
ai raccolti e a tutte le attività agricole, ma rallenta ogni forma
di guarigione. Si presta invece a intraprendere azioni a lungo
termine: ad esempio giova al proselitismo, destinato a portare
i suoi frutti nel futuro.
Casa VII: dimora privilegiata dell'amicizia e della famiglia,
spinge a rifugiarsi in ambienti caldi e accoglienti, ed è propizia
sia agli innamorati che ai convalescenti.
Casa VIII: predispone alla credulità e rafforza l'attaccamento
alla famiglia. Favorisce la scoperta dell'amore e dell'amicizia
durante i viaggi. Inoltre, è indizio di tenacia e di volontà.
98
L'E(.Jl/fU!IRIO DEL NOME IN QUARANTADUE LETTERE
Casa IX: invita alla prudenza e nuoce ai viaggi; ha un influsso
benefico sul matrimonio di un uomo, nefasto su quello di una
donna. Predispone alla menzogna e all'avarizia.
Casa X: influenza positivamente la ricerca spirituale, lo studio
e l'amore; incrementa la prosperità. Per contro, può facilitare
l'assuefazione a una sostanza tossica.
Casa XI: favorevole ai gesti ponderati e nemica dell'azzardo,
influisce beneficamente sul commercio, i guadagni e l'amore,
mentre esercita un'azione negativa sulla salute femminile.
Casa XII: spalanca una porta sul mondo dell'invisibile e giova
all'elevazione spirituale, ma può essere fonte di volubilità.
Casa XIII: è la dimora della bontà fondata sulla razionalità,
della.benevolenza, del discernimento e delle cose occulte, ma
ha anche il potere di rendere schiavi dei desideri.
Casa XIV: insegna la saggezza agli anziani e il rispetto a chi
è in fin di vita, ma è sfavorevole a chi muove i primi passi in
un'attività. È la dimora della responsabilità.
Casa XV: genericamente nefasta, sotto il suo influsso si tende
a dare molto più di quanto non si riceva.
Casa XVI: conferisce spirito di osservazione e quell'istinto di
autoprotezione che consente di sfuggire al destino. Al tempo
stesso, accentuando il libero arbitrio, rende inclini a compiere
scelte contraddittorie.
Casa XVII: permette di accedere a una condizione agiata, ma
è sistematicamente avversa al matrimonio; inoltre, è fonte di
vanità.
Casa XVIII: è la dimora dell'autocompiacimento, difetto che
può dar luogo a situazioni umilianti e suscitare vere e proprie
cospirazioni nei confronti di chi vi indulge. Esercita un influsso
sfavorevole sulla famiglia ed è fonte di pericolo per la figura
della madre.
Casa XIX: decisamente avversa ai commerci, alle amicizie e ai
viaggi, sembra essere propizia unicamente ai cacciatori.
Casa XX: preposta alle unioni libere, all'amore e al successo,
è altresì estremamente favbtevole alla posa della prima pietra
di un edificio. Lascia presagire un netto cambimll(mto di vita
· intorno ai trentacinque anni.
99
QABALAH ESTATICA E TSERUF L1EQL//L/llR/ODEL NOME IN QUARANTADUE LETTERE

Casa XXI: è la dimora per eccellenza degli individui volubili,

suscettibili e imprudenti, come pure della fortuna altalenante.
D'altro canto, accelera la guarigione e la convalescenza.
Casa XXII: sede del potere personale e della forza creativa,
può essere il terreno di coltura di un dittatore. Sfavorevole al
commercio, è talora associata alla vedovanza.
Casa XXIII: conferisce fama, popolarità e sostegno da parte
dei superiori. Per contro, predispone alla gelosia e alle lotte,
e soprattutto, nuoce alla firma di qualsiasi contratto.
Casa XXIV: infausta per tutti coloro che esercitano un ruolo di
governo, dai responsabili di piccoli gruppi ai leader di intere
società, sotto il suo influsso è bene essere misurati e prudenti.
Tuttavia, è propizia all'avvio di nuove attività.
Casa XXV: è la dimora della curiosità, della medicina e delle
rivelazioni. Per contro, conferisce esiti nefasti all'intervento
di una donrta in un'impresa, e può nuocere alle gravidanze.
Casa XXVI: favorisce gli affari e i matrimoni, predispone a
ottenere il successo con l'aiuto di amici o conoscenti, mentre
è decisalllente avversa ai viaggi per mare.
Casa XXVII: presiede all'attività psichica e all'ecologia, facilita
la meditazione e indica una propensione alla vita ritirata, ma è
nemica dei prestiti in denaro e di altre forme di transazione.
Casa XXVIII: Benché associata alla povertà, questa dimora è
indice di felicità coniugale, nonché sinonimo di tranquillità e
di vita serena. Tuttavia, è nefasta per i malati.
La seguente tabella riporta l'elenco delle case lunari e degli
angeli astrali - citati anche con i loro nomi ebraici - secondo le
indicazioni fornite dallo Shoshanath Y aacov.

100 101
QABALAH ESTATICA E TSERUF

102
 CAPITOLO V

EIN-SOF E SEPHIROTH

eri cabbalisti la Causa prima di tutte le cose è l'Ein-Sof,da cui

. ono scaturite le dieci Sephiroth,che sono categorie metafisiche del
\ rocesso cosmogonico, e precisamente i risultati dell'atto creativo
l:):estrutturò l'universo in base al numero.Non a caso" Sephiroth"
·•.,,.,=:io)è ilplurale di" Sephirah"(i1"1'=JO
), che letteralmente equivale
\computo" o "enumerazione": infatti è grazie alle Sephirothche
••ngono contati ed enumerati i diversi aspetti del.Mondo divino .
.a ''Sephirah" (i11'=Jb) è graficamente assaì simile anche.a "saphir''
..=:io),termine che significa al contempo" numerabile", "zaffìro" e
•apislazzuli". Sul :pia,nosimbolico il colore deHozatfìto rinvia a
uello della Lucedell' Ein-5of,che non può contenere alcuna traccia
i oscurità. Quindi le Sephirothrendono manifesti i diversi gradi
ella trasformazione di tale Luce dalla sua forma più sottile a quella
·iù densa, in virtù della quale il creato passa dal color zaffìro puro
·.·ell' Ein-Sof alla ".tunica di zaffìro" del mondo di Atziluth, nonché
.da Aur, la Luce, ad aur, l'involucro di pelle del mondo di Assiah
(come vedremo nel capitolo seguente).
Ogni Sephirah,come denota la sua accezione di "computo",
corrisponde a un grado del processo di disvelamento della Luce
dell'Ein-Sof, in altre parole a un "velo" che consente di occultare
la Realtà divina, affinché la Sua manifestazione non soffochi un
creato ancora troppo fragile. Ma essa costituisce anche una porta
grazie alla quale le.creature possono penetrare nel, o entrare in
contatto col, Mondo divino. In pratica, svolge al tempo stesso il
ruolo di un filtro e di un trasformatore.
Le Sephirothriflettono il volere dell' Ein-Sof, cioè' dell'Essere
Supremo, il quale scelse di rivelarsi $radualmcnh.~, di modo che
ogni ricettacolo della Sua m/lnifestazione diventm;sc anche un
103
QABALAH ESTATICA E TSERUF EIN-SOF E SEPHIROTH

criterio-guida dell'evoluzione cosmica. L'intero creato funziona abisso incolmabile tra l' Ein-Sof e perfino la più sottile delle Sue
in base alle Sephiroth:i nostri comportamenti e la struttura della manifestazioni, Kether. Ma ciò vale soltanto se ci si ferma a una
nostra anima trovano in esse le loro radici, le società umane e la concezione puramente esteriore delle Sephiroth:in ognuna, infatti,
natura "ragionano" e si evolvono secondo il sistema sefirotico. Le vi è una componente incorporea che le accomunq tutte, un flusso
Sephiroth,infatti, racchiudono in sé tutti gli attributi e le qualità energetico che esse non possono in alcun modo arrestare, detto
dell'Essere Supremo, ma poiché ognuna di esse esprime solo un "Ruachniyuth" (m~mn),cioè "Spiritualità". La Ruachniyuth, a sua
aspetto della Sua essenza, finiscono di fatto per velarla. volta, è a diretto contatto con un nucleo centrale, ossia l' Atsmuth.
Benché già Kether, la Sephirahsuprema, sia separata dall' Ein-Sof
da un Nulla insondabile, di fatto la co1:lllessione con l' Atsmuth si
Kether
realizza a livello del nucleo spirituale profondo di ogni Sephirah,
\ in particolary di Tiphereth,cuore sensibile dell'edificio sefirotico.
<bi fronte a tale edificio, il mistico comprende quanto è difficile, e
,pdefinitiva incompleto, il processo di graduale ascensione verso
Binah · Chokmah fther, mentre l' Ein-Sof è direttamente raggiungibile a partire dal
(intelligenza) (saggezza)
eptro di una· qualsia.si deUe Sephiroth.Ciò equivale a dimostrare
l viaggiare in astronave da una stella all'altra, seguendo una
àiettoria rettilinea e .attraversando i vari gradi dello spazio e del
'mpo, sarebbe laborioso e probal:>ilmente infrùttuoso. Per contro,
Chesed
(clemenza) .netrare in modo diretto nel luogo e nel momento desiderato
'passando le pieghe temporali non solo sarebbe più' saggia, ma
condurrebbe immediatamente alla meta. Infatti bisogna tenere
}esente che l'ascensione da Malkuth a Kether obbliga il mistico
Hod Netzach d assoggettarsi alle dure leggi dello spazio e del tempo, il che
(gloria) (eternità)
foplica fatica, spossamento e invecchiamento, per cui, se anche
:Ì:).rrivaa destinazione, vi giunge sfinito e senza forze, mentre chi si
'iJ]sinua attraverso gli strati dèl tempo e dello spazio non conosce
\ ( tali disagi e può invece accedere all'eterna giovinezza; in qualche
\ · modo, infatti, ritrova lo stato di immunità e vitalità permanente
\" ·,.,
MalkÙth-.....
che caratterizzava l'esistenza nel giardino dell'Eden. Il mistico si.
(regalità) riappropria così del luogo da cui furono cacciati Adamo ed Eva.
, Perciò si potrebbe ipotizzare di viaggiare istantaneamente nello
.spazio e nel tempo attraversando i "fori di Kavanah" (vedi infra).
L'ATSMUTH
La funzione fondamentale delle Sephirothè diffondere l' Atsmuth
(mrJ~.i::i),
cioè l'Essenza dell'Ein-Sof È vero che, pur incarnandone i
vari attributi, esse non possono né limitare né circoscrivere entro
forme corporee l'Essere Supremo, il çhe, in 'apparenza, scava un
104 105
QABALAH ESTATICA E TSERUF
Pieghe dello spazio e del tempo
Per comprendere meglio questo processo, bisogna ricorrere a
un'immagine: quella della Tenda del Tempio di re Salomone, il
grande velo di lino fino ritorto, intessuto di fili azzurri, scarlatti e
porpora, che separava il "Luogo Santo" dal "Sancta Sanctorum".
Il Luogo Santo era il lato manifésto e visibile del Tabernacolo; il
Sansta Sanctorum quello nascosto alla vista, che conteneva l'Arca
Santa. Immaginiamo di stare in piedi dinanzi alla Tenda: la luce
che e,ss~rfflette è percepibile dai 11ostri occhi, mentre quella che
brilla dall'altra parte è inaccessibile al .nostro sguardo. SUratta
dell' Atsmuth,l~ luce detSanctaSanct9rum, che rappresenta l'Ein-
è
Sof e a cui "app~so 11il Tabernacolo. Ora immaginiamo di
disegnare sul lato :7isibile dèila Tenda died cerchi, raffiguranti
le dieci Sfphiroth, e di colloc?re al centro di dascuno una piccola
termite, che simboleggia la "KaZJanahhaLev" o. "intenzione del
cuore", cioè la. capacità di incanalare in un'unka direzione la
luce interiore. La Kavanahè l'energia personale che siamo capaci
di imprimere a ciascuna termite affinché perfori la Tenda. Ogni
volta che alcentro di un cerchio viene praticato un foro, è possibile
entrare in contatto con l'altro la.to del Velo: quel foro, infatti, è un
veicolo della Ruachniyuth. Quale che sia la sua ampiezza, la sua
capacità di comunicare con l' Atsmuth è identica, il che vuol dire
che, a prescindere dal nostro grado di elevazione spirituale e dal
potenziale interiore di cui disponiamo, possiamo accedere all' Ein-
Sof in ogni momento. Perciò, se anche qualcuno vi dice di essere
salito molto in alto nella scala della spiritualità, ciò non significa
granché: potrebbe essere riuscito ad ascendere lungo la superficie
del Velo, ma non averlo ancora attraversato, nel qual caso le vostre
chance di arrivare istantaneamente dall'altra parte sono tanto forti
quanto le sue.
106
EIN-SOF E SEPHIROTH
La graduale ascensione dell'edificio sefirotico da Malkuth a
Kether è tutt'altro che inutile: essa rivela la volontà di elevazione
e la costanza del mistico. Inoltre, è più facile penetrare nel cuore
delle Sephirothsuperiori che in quello delle Sephirothinferiori, per
cui il cabbalista dovrà sviluppare un maggior grado di Kavanah
per raggiungere l' Atsmuth attraverso Yesodche attraverso Chesed.
•Ecco perché Tipherethè considerata un buon traguardo intermedio
·nel cammino spirituale. Nel suo percorso ascensionale, il mistico
ha il dovere di realizzare una completa unificazione di tutte le
srphiroth.
La ragione per cui è più o meno facile accedere alle Sephiroth
. ricercata nelle differenti modalità del processo emanativo da
·i esse scaturiscono. Passando attraverso quei succe.ssivi stadi
emanazione che sono le. Sephiroth,infatti, la Luce dell'Ein-Sof
bisce un considerevole e progressivo rallentamento, cuiKether,
'okmah e .Bi.nah.contribuiscono i.n misura scarsissima, mentre
·lle sette .Sephirothinferiori esso è così forte che la .Luce, qua:rt.do
;riva a Malkuth, è praticamente ferma. A questo rallentamento si.
compagna una graduale accentuazione dei fenomeliÌ spazia.li e
·.·porali. Se all'interno di Kether,Chokmahe Binah·lo spazio e il
· .POdi fatto non esistono perché sorio tesi come la linea (Qav)
,{Luce dell' Ein-Sof"' tanto che chi vivesse unicamente in queste
'reSephiroth non conoscerebbe Yinvecchiamento e godrebbe di
...·..n' onnipresenza che lo priverebbe di qualunque .connotazione
<spaziale - per contro, penetrando in Chesed,lo spazio e il tempo
·iniziano a piegarsi e a curvarsi. All'interno di Gevurah,gli strati di
spazio-tempo si fanno più densi, all'interno di Tipherethancor di
più, e così via fino a Malkuth. Praticamente lo spazio e il tempo si
avvolgono su se stessi come un lenzuolo che viene ripiegato più
.. volte per poter essere riposto in un armadio. Allo stesso modo, la
luce dell' Ein-Sof si ripiega accuratamente su se stessa per riuscire
a penetrare anche nell'ultima delle Sephiroth.Ecco perché per un
corpo fisico attraversare i densi strati di spazio-tempo contenuti
all'interno di Malkuth è un'impresa pressoché disperata, che può
essere effettuata con successo unicamente dallo spirito, il quale è
in grado di accedere alle dimensioni più sottili.
107
QABALAH ESTATICA E TSERUF
La condizione di isolamento dall' Atsmuth a cui ci conduce
la nostra povertà spirituale è anche all'origine delle due distinte
modalità con cui si realizza la "Hadragah" (miii1) o "evoluzione
per gradi''.: la" Pnimiyuth" (rWD''.lEl)
o" interiorità" e la" J=f
itsoniyuth"
(nì''.l1~'i1)
o" esteriorità".
La Pnimiyuth consiste nel ritrovarsi "di fronte a se stessi" e
"di fronte a Dio"; in tale condizione, il rapporto con l' Atsmuth è
perfetto e la Ruachniyuth circola in totale libertà. In virtù del suo
potere unificante, la Pnimiyuth costituisce la via dello spirito, della
meditazione, della scoperta degli aspetti occulti del creato. Essa ci
conduce fuori dal tempo e dallo spazio, e in tal modo ci avvicina
alla Causa prima. Inoltre, ci permette di ritrovare e identificare
quel filo continuo di Ein-:SofAur che vibra nella luce di ogni cosa
creata e che la Qabalah chiama "Qav" (1p), vale a dire "linea". Il
Qav è il trait d'union, l'anello di congiunzione tra il Creatore e la
sua creazione, il Vav del Tetragramma i1ìi1'presente in filigrana
nella struttt:ira sefirotica. Esso è simile a un tubo che.consente alla
luce dell'Ein.-Sofdi scendere nel vuoto: ecco perché è chiamato
anche" nativ qatan",cioè" piccolo sentiero". Coloro ~he ipotizzano
l'esistenza di eventuali forme di vita extraterrestre sono portati a
credere che esponenti di altre civiltà potrebbero raggiungere la
terra a bordo di veicoli spaziali. Ora, ciò implicherebbe non solo
che le loro tecnologie sono più evolute delle nostre, ma soprattutto
che le loro civiltà, al pari della nostra, prediligono le esibizioni di
carattere esteriore. Una civiltà davvero evoluta, invece, dovrebbe
puntare sull'interiorità, e sforzarsi di viaggiare non con veicoli
materiali, ma con lo spirito (attraverso i "fori di Kavanah").
La J=fitsoniyuth rappresenta la condizione di vita al di fuori
del giardino dell'Eden, dominata dalla materia e dalla forma.
Essa corrisponde al piano del "Reshimu" (1D[li)o "impronta", da
cui scaturiscono non solo le creature inferiori e caratterizzate da
un'esistenza frammentaria, ma anche tutti gli eventi cosmici. Il
mondo materiale è il regno dell'impronta perché al suo interno
è impossibile comprendere ciò che ci supera se non analizzando
i segni, gli indizi e i riflessi. Supponiamo di scoprire l'orma del
piede di un individuo misterioso: un'analisi condotta in base ai
nostri parametri ci consentirà di dedurne la statura e molte altre
108
EIN-SOF E SEPHIROTH
caratteristiche. Così ne ricreeremo l'immagine senza conoscerlo e
quindi senza.avere la certezza di essere nel giusto. Tale immagine
ricostruita è paragonabile all'idea approssimativa che ci facciamo
dall'esterno - cioè secondo la J=Iitsoniyuth- dell'Essere Supremo,
del suo Atsmuth, della sua Ruachniyuth e delle sue Sephiroth.
Analogamente, la medicina si sforza di scoprire la natura di una
malattia tramite gli indizi - detti "sintomi" - che essa produce a
livello del corpo, mentre, penetrando nello spirito attraverso hn
· ·"foro di Kavanah",si potrebbe accedere direttamente alle cause. Il
limite della J=fitsoniyuthè che ci induce a ricercare le impronte di
!oggetti che sono solo proiezioni del mondo reale, con ilrisµltato
che ci perdiamo sempre più nei meandri delle illusioni terrene.
Queste due.diverse modalità di" funzionamento" dell'uomo, '
}'una interiore e l'altra esteriore, sono il frutto della. scissione che si
:Verificònel mondo di Atziluth all'interno della Luce dell' Ein-Sof,
...quale si divise in" Aur Penimi" ('D'W,1~) o "Luce intima" (cioè
tema) e" Aur Maqif' (i:rpo11~}o "Luce avvolgente" (vale a dire
sterna). La Luce intima della Pnimiyuth corrisponde all' Ets nayim,
.s.sial'Albero. della Vita, simbolo della vitalità interiore, mentre
•JaLuce avvolgente della J=f itsoniyuth rimanda all' E,tshaDaath,cioè
FA.Ibero della conoscenza del bene e del male, che con i suoi frutti
•evoca la comparsà della forma nel cosmo. Se Abele è figlio della
. Pnimiyuth, Caino appartiene invece al mondo della J=Iitsoniyuth, e
<ugidendo il fratello ha provocato una frattura tra lo spirito e la
materia. Questo duplice orientamento, interiore ed esteriore, è
presente anche in ambito sefirotico, per cui si può parlare di dieci
Sephirothesteriori e di altrettante Sephirothinteriori, benché il loro
numero complessivo resti sempre "10".
Per i cabbalisti la perfezione individuale porta alla ricezione
intuitiva delle più alte verità metafisiche, cioè all'unione estatica
indotta dallo Tseruf Esiste una particolare forma di meditazione
sefirotica che consiste nell'incentrare incessantemente la propria
Kavanahsulle corrispondenze tra le Sephirothe ogni singola parte
dell'universo, del Corpo divino, dei precetti filosofici. Da questa
faticosa ricerca dell'unione con le Realtà superiori'si genera la
"fusione" estatica.
109
QABALAH ESTATICA E TSERUF
Dunque la perfezione umana nasce dalla meditazione sulle
Sephiroth,grazie alle quali la Causa Prima esercita la sua azione
sul creato. I filosofi cabbalisti parlano di questa ricerca di unione
con le Realtà supreme come della fusione tra intelletto umano e
Intelletto Agente.
Le Sephirothsono coscienze talmente semplici da formare di
fatto una sola coscienza; così, pur essendo dieci, esse costituiscono
una realtà intrinsecamente unitaria,da cui è assente ogni traccia di
molteplicità. Per descrivere tale fenomeno, il Sepher Yetzirah usa
l'espressione" come la fiamma unita alla brace" (S.Y. 1:7). Inoltre,
le Sephirothcondividono la natura immateriale dell' Ein.:.Sofche
non può esserè colto né dallo "hirhur" (11i11i1)o "riflessione", né
dal "dib.bu( (11J'1) o "discorso", poicpé nessuna lettera, forma o
parola può circoscriverne l'essenza, Solo lo "nibur" (11Jn), cioè la
fusione, consente di conoscerlo.
Tuttavia in ambito eabbalistico esistono opinioni contrastanti
iri merito .alfa visuali~zazione delle· Sephiroth,e alcuni ritengono
sia possibile attribuire loro mi supporto esteriore, pensando che
esse si manifestino in più forme e prendendo inçconsiderazione
solo quelle inferiori. Ad esempio, un cabbalista come Ibn Waqar
descrive tre differenti livelli di esistenza delle Sephiroth,di cui il
primo immateriale e l'ultimo corporeo, e spiega tale concezione
con una teoria detta "dell'emanazione a catena": "La mia teoria
dell'emanazione a catena si fonda sull'idea che le Sephirothsiano
il prodotto· di un graduale processo creativo. Esse sono in tutto
trenta, e formano tre gruppi di dieci elementi ciascuno. Il primo
gruppo è composto da dieci Sephiroth,concepite come coscienze
separate e prive di qualsiasi legarne con la corporeità. La prima
di esse è Kether, l'ultima Malkuth. Il secondo gruppo è costituito
da altre dieci Sephiroth,viste anch'esse come coscienze separate,
ma ancora in qualche misura legate alla dimensione corporea.
Si tratta delle Intelligenze Motrici delle sfere .celesti e del mondo
terreno: la prima è detta Primo Mobile, l'ultima Intelletto Agente.
Il terzo gruppo include dieci Sephiroth dotate di una forma e di
un corpo: la prima corrisponde alle sfere non stellate, l'ultima alle
realtà del mondo terreno. Malgrado la loro natura molteplice e le
110
EIN-SOF E SEPHIROTH
loro differenze specifiche, esse formano un tutt'uno"23. Quindi,
per Ibn Waqar la visuali2;zazione si applica soltanto al secondo e
al terzo gruppo.
Invece altri cabbalisti, come Moses Cordovero, si oppongono
alla pratica della visualizzazione delle Sephiroth,sostenendo che
essa ne limita la portata e ne fisicizza l'essenza. A loro avviso, la
materializzazione implicata da tale processo impedisce il contatto
con la Ruachniyuth,contatto che esclude il ricorso a qualsiasi forma
' di immagine, di particolarizzazione, di individualizzazione. Per
· Cbrdovero, visualizzare le Sephirotho evocarne i nomi equivale
··a.logorare la Kavanah{che così non perviene alla meta prefissata.
Rabbi Moses Cordovero apparteneva a una corrente cabbalistica
he preferiva associare alle Sephirothuna serie di colori ànziché
iforrne; e che fu probabilmente influenzata da un cabbalista di
:b:rne Rabbi bavid, a quanto pare nipote di Nahrnanide: "Rabbi
•·.·avid afferma: Non ci è concesso visualizzare le dieci Sephirothse
.·on secondo le indicazioni che ci sono pervenute; cbrne 'Maguen
...braharn/per Chesed, o 'Honen haDaath' per Tiphereth.Perciò le
•isualizzerai sempre nello specificò colore attribuito a ognuna di
$se, e che ne costituisce il marchio distintivo o 'nashmal', dove
,, ' \ ' ' '}
.èr 'nashmal' si intende il rivestimento esteriore .delle Sephiroth.
opodiché, tramite le tue visualizzazioni attirerai l'influsso dalle
.:profondità del fiume fino al nostro mondo, ed è questa la verità
,jcabbalistica, che si tramanda di bocca in bocca"24. Questa linea
..fu ripresa da Moses Cordovero nel decimo Portico dd suo Pardes
.Rimonim;eccone alcuni estratti: "Il motivo dei colori costituisce
uria metafora adeguata a descrivere le operazioni e i contenuti
che procedono dalle Sephiroth.È proprio questo che ci si aspetta
dai colori rispetto alle Sephiroth,che costituiscano una metafora
in grado di esprimere le azioni che da esse procedono secondo
. la loro natura e i loro contenuti. Noi non abbiamo alcun modo di
definire, né in termini comparativi né descrittivi, la questione delle
differenze tra le varie Sephiroth,se non utilizzando la metafora e
l'analogia dei colori e delle loro reciproche relazioni. Ecco perché,
a proposito delle operazioni superiori, ci serviamo del paragone
23 Ibn Waqar, in Ms. ebr. 203, Biblioteca Apostolica Vaticana.
24 Rabbi David, in Ms. Cambridge Add. 505, fol. Sa, Cambrig,, U11iv1•1°Hlly
I Jbmry.
111

QABALAH ESTATICA E TSERUF
con i colori: per renderle intelligibili nella misura in cui possono
esserlo per creature carnali quali noi siamo[ ... ]. E non c'è dubbio
che attraverso i colori è possibile accedere alle operazioni delle
Sephirothe ai processi con cui esse si effondono nell'universo. Per
questo, quando colui che cerca di attirare lo Shefà (influsso) avrà
bisogno di ottenere un'effusione della misericordia da Chesed,si
rappresenterà il nome di tale Sephirahnel colore corrispondente
a quello richiesto dalla situazione, purché abbia cura di farlo nel
modo giusto: ad esempio, se intende conseguire la grazia piena,
immaginerà un bianco perfetto; se aspira a una grazia parziale,
visualizzerà un bianco simile a quello della calce delle mura del
palazzo, e così via, come spiegheremo nel Portico di Kavanah [... ].
Infatti, a partire dai colori percepiti dai nostri occhi o immaginati
dall'intelletto unito al nostro corpo, si innesca una vibrazione del
piano spirituale: l'anima inferiore ridesta lo spirito, lo spirito fa
vibrare l'anima superiore, e infine l' animç1_superiore si eleva di
esistenza in esistenza, fino a giungere al Luogo da cui attinge il
proprio Nutrimento e di cui provoca l'apparizione in base al grado
di realismo della sua rappresentazione". " la colonna di destra dell'edificio sefirotico; Gevurah al "tolaath"
SEPHIROTH E COLORI
L'attribuzione di un dato colore a ogni Sephirahresta un problema,
poiché in merito vi sono forti divergenze tra i cabbalisti. Tuttavia
esiste pur sempre un sistema tradizionale, fondato sui colori della
Paroketh,cioè il Velo del Tempio. Tale Velo alludeva alla natura
occulta dell' Ein-Sof e simboleggiava le Sephiroth;ecco perché in
precedenza l'abbiamo scelto come esempio. Esso segnava la linea
di demarcazione tra il "Grande Volto" e il "Piccolo Volto"; l'area
del Sancta Sanctorum corrispondeva alla triade Kether, Chokmah,
Binah;il Velo stesso a Chesede Gevurah;il Luogo Santo a Tiphereth;
Netzach e Hod alle due colonne del Tempio. Il Velo era costituito
da teli di lino ritorto (bianco) intessuti di fili azzurri, porporini e
scarlatti. Gli ultimi tre colori compaiono più volte in quest'ordine
nel libro dell'Esodo: "tessuti di color azzurro, porpora e scarlatto,
di lino fino e di pelo di capra" (Es. 25:4); "si serviranno d'oro, di
tessuti azzurri, porporini, scarlatti e di lino fino" (Es 28:5); "tessuti
di color azzurro, porpora e scarlatto, di lino fino e pelo di capra"
(Es. 35:6); "e tutti quelli che avevano dei tessuti di colore azzurro,
112
EIN-SOF E SEPHIROTI I
porpora, scarlatto~ li~o fino o pelo di ca~ra, o p_elli_ ~i.mon~one ~i!
color rosso, o pelh d1 tasso, le portarono (Es. 35.23), h ha nempt t1
d'intelligenza perché eseguissero ogni sorta di lavoro d'intaglio,
disegno, ricamo e tessitura di stoffe di color azzurro, porpora,
scadatto e di lino fino" (Es. 38:23).
Il lino simboleggia le prime tre Sephiroth- Kether, Chokn111/1 l'
Binah - che non hanno colore perché la loro luce è ancora purn. I
tre colori-l'azzurro, lo scarlatto e il porpora - sono associati allL•
tre Sephirothsuccessive: Chesed,Gevurahe Tiph~reth.~ul :7e1~),p(~i,
erano raffigurati dei Keruvim [cherubini]2 5, gh stessi d1 cm li:mrn
dice: "Proclamavano l'uno all'altro, dicendo: 'Santo, santo, santo
Yhwh Tsevaoth!Tutta la terra è piena della sua gloria!"' (Is 6:3). Ora,
la triplice ripetizione dell'aggettivo "qodesh", "santo", evoca sia i
tre colori citati, sia le tre Sephirothcorrispondenti - che separano
· il piano superiore da quello inferiore - sia l' uniòne del Luogo
Santo e del Sancta Sanctorum (che comporta anch'essa il triplice
.uso di "qodesh"). Così Chesedè associata al" tekleth" (rh~n),un blu
chiaro che rinvia all'apertura dei cieli derivante dall'ascesa lungo
(n;;,1?ìn) 0 "scarlatto", un rosso scuro che simboleggia il rigore e la
severità della colonna di sinistra, e Tipherethallo" argaman" (F~:i,~)
0 "porpora", un rosso scuro tendente al violetto. Per i ~abbalistl,
l' argamanè un mix di numerosi colori, i~che ~llude chiarat,:1L'l1tL'
alle qualità di sintesi proprie della SephzrahTzphereth.:er. giunta
la Qabalah insegna che il manto dell'angelo Metatron e d1 colon•
porpora poiché egli è la sintesi di tutti i prìncipi cel~sti derivanti
da lui. In effetti il termine" argatnan"(1mi~) è l'acronimo otten u l(>
dalle iniziali di Auriel (?~'ii~), Raphael (1?~~1),Gabriel, (?t-lì'1J:i),
Michael (?~J'O) e Nuriel (?~'1ì:J),ossia Alef, Reish, Cime/, Mc111('
Nun.
2s In realtà il testo biblico it;:iliano parla di "serafini" [N.d.T.].
QABALAH ESTATICA E TSERUF EIN-SOF E SEPHIROTH

della Pnimiyuth partendo da forme appartenenti alla sfera della

e
Daath
I colori delle altre Sephiroth
vengono determinati tramite un
J=Iitsoniyuth. L'allenamento alla visualizzazione e alla costruzione
dei colori mentali permette di esplorare ambiti inaccessibili al

e~~M\«v1e
sistema di colori complementari
pensiero concreto. La pratica che ora descriveremo conferisce una
che fa riferimento a un "Maghen
stabile e piena padronanza delle tecniche di creazione mentale,
David" o "stella di Davide": si
accresce la concentrazione e insegna a percepire i colori astrali,
hanno così il verde per Netzach,
ma soprattutto ci consente di comunicare con l'essenza di ogni
l'arancione per Hod, il giallo per ; il Argaman /.i

Yesod e il violetto per Daath. Per

Malkuth vi sono due possibilità:
o si ritiene che racchiuda in sé 8 {~'7)~8!' \.Hl
\il
Verde
tutti i colori, o le viene associato Hod aG . Netzach
l' adom (t:lì1~), cioè il rosso, come
attesta la derivazione del termine V
Yesod
da "Adam" e "Adamah"1 rispettivamente il maschile e il femminile
della parola "terra", che però può significare anche "luogo del
sangue" (infatti in ebraico "dam" vuol dire "sangue"). Qui sopra
è riportato uho schema esplicativo, in cui è possibile osservare
l'applicazione del principio dei colori complementari.
Dallo schema· emerge che il triangolo con il ver.tice in alto
indica i tre colori fondamentali e quello con il vertice in basso i
tre c.olori complementari: questo fa sì che i colori corrispondenti
alle estremità opposte dell' esagramfua siano complementari tra
loro. Il sistema alla base di tale rappresentazione è perfettamente
logico: ad esempio, noi sappiamo che rosso + blu.= violetto, e in
effetti nello schema il violetto figura tra il rosso e il blu. Inoltre,
dal momento che il violetto è opposto al giallo, ciò significa che
si tratta di due colori complementari. E infine Tiphereth,che è la
sintesi dei vari colori, non a caso è situata al centro.
ESERCIZIO DI VISUALIZZAZIONE
Sulla base delle relazioni tra colori e Sephirothfin qui descritte, è
possibile effettuare una serie di esercizi di visualizzazione. Quello
che ci accingiamo a esporre è molto semplice, ma può costituire
un punto di partenza per ulteriori e più sofisticati esperimenti.
L'esercizio, fondato sul criterio della complementarità cromatica,
vuol insegnare a costruirsi mentalmente il colore complementare
a un dato colore fisico, al fine 'di imparare ad accedere al piano
singola Sephirah.
Per eseguire quest'esercizio, bisogna prima ritagliare sette
,dischi di cartone del diametro di.20 centimetri circa, ognuno dei
1qùali dovrà avere uno dei colori associati alle diverse Sephiroth-
~zzurro, rosso, violetto, verde, arancione, giallo - a eccezione del
11
ttimo, che corrisponde a Tiphereth e può essere realizzato in
tre modi: o dividendolo in sei spicchi e attribuendo a ognuno
tessi un6 dei colori precedentemente citati, o scomponendolo
n set cerchi concentrici e facendo corrispondere gli stessi colori
<)gni singolo cerchio. Poi, al centro di ognuno di questi dischi
iSogna-collocarne uno più giccolo, del diametro.di 1,5 centimetri
/tea, del colore complementare a quello del disco più grande.
Il disco di cartone azzurro (il dischetto centrale dev'essere
,di color arancione) corrisponde al lavoro sulla SephirahChesed
e si utilizza al giovedì.
Il disco di cartone rosso (il dischetto centrale è di colore
verde) corrisponde alla Sephirah Gevurah e si utilizza al
martedì.
Il disco di cartone violetto (il dischetto centrale sarà giallo)
·corrisponde alla Sephirahocculta Daath e si utilizza al sabato.
Il disco di cartone verde (il dischetto centrale sarà rosso)
corrisponde alla SephirahNetzach e si utilizza al venerdì.
Il disco di cartone arancione (il dischetto centrale è di color
azzurro) corrisponde alla Sephirah Hod e si utilizza al
mercoledì.
• Il disco di cartone giallo (il dischetto centrale è di colore
violetto) corrisponde alla Sephirah Ycsod e si utilizza al
lunedì.

114 115

QABALAH ESTATICA E TSERUF
• Il disco di cartone multicolore (cioè formato da sei colori)
- il dischetto centrale sarà bianco - corrisponde alla Sephirah
Tipherethe si utilizza la domenica.
In pratica, si tratta di strumenti di lavoro che ci consentono
di esercitarci per l'intera settimana.
Ecco la corretta sequenza della pratica, a partire dal lunedì:
• prendere il disco di cartone giallo e appenderlo alla parete
(preferibilmente bianca, o comunque molto chiara) di fronte
a sé, all'altezza degli occhi (l'esercizio si esegue da seduti);
• contemplare senza sforzarsi il disco giallo e il dischetto
centrale violetto;
• nel giro di un istante, i colori si confonderanno: il. disco
giallo div~nterà violetto e viceversa; .
• tentare di fissare quest'inversione cromatica per qualche
secondo;
• poi chiudere gli occhi, e all'altezza dellafronte, aldi sopra
. delle due .sopracciglia, visualizzare un punto di luce violetta
circOndato da un bordo di luce gialla, che deve comparire
senza sforzo;
contemplare tale punto luminoso il più a lungo possibile;
• · aprire gli occhi e fissare di nuovo il disco di cartone;
• quando si verifica l'inversione cromatica, tenere gli occhi
aperti e cercare di sfruttare l'effetto della persistenza retinica. A
tale scopo, partendo dal centro del disco, cominciare ad alzare lo
sguardo e poi la testa, tentando di continuare a visualizzare la
luce dei colori invertiti e facendola scorrere sul muro;
• sei' esperimento funziona, spostare il disco luminoso fino
alla sommità della parete, poi chiudere gli occhi e cercare di
prolungare l'effetto della persistenza visiva;
• riaprire gli occhi e contemplare il disco di cartone;
• chiudere di nuovo gli occhi e continuare a visualizzare
l'inversione cromatica, ancora una volta a livello della fronte;
poi tentare di farla oscillare mentalmente da destra a sinistra,
come se fosse il bilanciere di un pendolo.
Quest'esercizio dura dai dieci ai quindici minuti. Non resta
che ripeterlo tutti i giorni, ma cambiando colore ogni giorno. La
116
EIN-SOF E SEPHIROTH
omenica, quando si tratta di lavorare con il disco di Tiphereth,
procedimento è analogo, ma si rivela molto più difficile, perché
isogna prima riuscire a invertire simultaneamente i sei colori, e
· oi visualizzarli mentalmente tutti insieme.
· Oltre alla concentrazione, la pratica quotidiana dell'esercizio
questione permette di sviluppare una serie di facoltà psichiche
uali la telepatia, la chiaroveggenza e la chiaroudienza, nonché
i stimolare la vista astrale e la capacità di esercitare il pensiero
eativo. ·Ma soprattutto aiuta a orientare la Kavanah secondo la
ìritualità tipica di una determinata Sephirah e a sperimentarne
togressivamente l'influsso.
.CONDA TAPPA DELLA PRATICA
ppo qualche tempo, l'esercizio diviene molto facile da eseguire;
· uesto punto bisogna continuare a praticarlo, ma orientando i
ri verso le specifiche parti .del corpo ad essi corrispondenti.
· rocedimento è il medesimo: l'unica differenza è che, una volta
.preso ~ visualizzare la luce colorata all'altezza della fronte e a
1a muovere, occorre indirizzarla verso un punto preciso del
rpo, e cioè: quella di colore viola verso la testa e la gola; quelle
colore azzurro e rosso rispettivamente verso la spalla destra e
rtistra; quelle di colore verde e arancione rispettivamente verso
fianco destro e il fianco sinistro; quella gialla verso gli organi
enitali e, infine, l'insieme dei sei colori verso il cuore.
Questa pratica ci permette di scoprire che è piuttosto facile
far convergere i colori sulle varie parti del corpo, il che consente
di incanalare l'energia vitale insita in ognuno di essi negli organi
affaticati, al fine di aiutarli a rigenerarsi.
Il contatto con le Sephiroth,reso possibile dalla meditazione
sui colori ad esse associati, ha conseguenze dirette sulla psiche
umana:
• quello con la Sephirahocculta Daath - realizzato mediante
la visualizzazione del colore viola - sviluppa enormemente
l'intuizione e le percezioni extrasensoriali, facilita le relazioni
con i mondi occulti, ma anche con gli aspetti sconosciuti del
nostro essere;
117
 QABALAH ESTATICA E TSERUF
• il contatto con la SephirahChesed- realizzato mediante la
visualizzazione del colore azzurro - permette di aprirsi agli
altri e di evidenziare una considerevole dose di entusiasmo,
bontà e positività, il che favorisce il compimento di azioni di
natura intuitiva che trascendono ogni sorta di interdizione;
• il contatto con la SephirahGevurah - realizzato mediante
la visualizzaziòne del colore rosso - aiuta a strutturarsi e ad
acquisire una maggiore padronanza di sé, e quindi consente
di superare, e perfino di dominare, le proprie emozioni;
• il contatto con la SephirahTiphereth- realizzato mediante
la visualizzazione dell'insieme dei sei colori - innanzitutto
favorisce l'equilibrio e l'armonia interiore; inoltre, comunica
la capacità di guidare e organizzare non soltanto le energie
indiv:iduali, ma anche quelle collettive;
• il contatto con la SephirahNetzach - realizzatò mediante
la visualizzaziohe del colore verde - insegna a diventare più
volitivi e determinati nelle proprie azioni, e aiuta atradurre
in atto le decisioni·, interiori;
' ,'
• il tontatto con la Sephirah Hod - realizzato mediante la
visualizzazione del colore arancione - conferisce stabilità e
una migliore organizzazione della vita materiale, e quindi fa
sì che questa non Ostacoli le intenzioni spirituali; per giunta,
infonde un grande senso di responsabilità;
•
~----5'
il contatto con la Sephirah Yesod - realizzato mediante la
visualizzazion.e del colore giallo - aiuta a dominare il proprio
"ego" in quanto insegna a guardare a se stessi con distacco e
a vedersi con gli occhi di un osservatore esterno; inoltre
protegge dal rischio di lasciarsi intrappolare dalle illusioni.
TERZA TAPPA DELLA PRATICA
Per comunicare più intirrìa,mente con le Sephiroth,bisogna usare la
vocalizzazione, che consente di farne vibrare gli specifici influssi.
Nel trentaduesimo Portico del suo PardesRimonim, Rabbi Moses
Cordovero scrive: "Quanto è bello e amabile visualizzare queste
essenze, utilizzando le diverse vocalizzazioni del Tetragramma in
funzione dei loro colori! Così infatti la preghiera sarà certamente
vantaggiosa al massimo grado, a condizione che sia sorretta dalla
Kavanah,giacché non esiste altra via paragonabile per efficacia a
118
EIN-SOF E SEPHIROTH
uesta middah (modalità), se non quella che prevede il ricorso a
hen determinati colori. E poiché abbiamo già ampiamente trattato
questo tema nel Portico dei Colori, non ci dilungheremo oltre al
riguardo, ma se qualcuno vorrà utilizzare in tal senso la propria
Kavanah,questo Portico è a disposizione di chiunque lo esplori".
Sempre secondo Moses Cordovero, i dieci fori praticati dalla
Ruachniyuthnel cuore delle Sephirothcorrispondono ad altrettante
ocalizzazioni del Tetragramma i11i1'.Infatti dall'altra parte della
Tenda", ossia sul lato occulto in cui si cela l' Atsmuth del Verbo
reatore, l'unica energia circolante è quella delle quattro lettere
··el Nome divino. Così, se è vero che, a prescindere dalYampiezza
el foro attraverso cui scorre l' Atsmuth, l'intensità dell'energia è
stessa, .è altrettanto vero che, a seconda della Sephirahin cui si
enera, tale energia vibra .ìn base a una specifica vocalizzazione:
amats per Kether, Patan per Chokmah,Tsere per Binah, Segol p~r
hesed, Shevaper Gevurah,f=folamper Tiphereth,f=firiqper Netzach,
,ubuts.per Hod e Shuruq per )(esod.A Malkuth non corrisponde
tun tipo di vocalizzazione.
Alla luce di tutt~ dò, possiamo adesso effettuare un nuovo
sperimento, che consiste nell'eseguire gli stessi esercizi descritti
' c'anzi, ma unendovi la vocalizzazione dei colori. Ad esempio,
el corso del lavoro sulla SephirahNetzach, mentre si visualizza
lcolore ad essa corrispondente, bisogna ripetere'il Tetragramma
1i1' vocalizzato con quattro "f=firiq"(ossia con quattro "i"), cioè
nella forma iJ)iJ:(YiHiViHi). Ecco come si articola il procedimento:
il. eseguire gli esercizi nel modo in cui sono stati esposti in
precedenza;
una volta elaborato mentalmente il colore, a livello della
fronte o sotto forma di luce persistente sul muro, ripetere il
Tetragramma Yhwh nella vocalizzazione corrispondente alla
Sephirahin questione.
,Le vocalizzazioni utilizzate sono le seguenti:
quella associata a Daath (colore violetto) è particolare, in
quanto comprende due suoni di Chokmahe due di Binah,cioè
due "Patan" e due "Tsere" (Patanè una "a" breve, Tsere una
"e" lunga), per cui si ottiene iJJiJ:(YaHaVeHe);
119
 ESTATICA
QAHALAN 11:'r!lllUJll

• nel caso di Chesed(colore azzurro), il Tetragramma viene

vocalizzato con quattro Segol (Segol è una "e" breve), ossia
nella forma iJ.)iJ.;
YéHeVéHe;
• nel caso di Gevurah (colore rosso), la vocalizzazione è un
II
po' più difficile perché richiede l'impiego di quattro Sheva"
("Sheva" è una vocale muta, pgragonabile alla "e" francese),
per cui si avrà: iF'.f:(YeHeVeHe);
• nel caso di Tiphereth(mix di sei colori), il Tètragramma va
vocalizzato con. quattro "J=lolam"("J=lolam"è una "o" lunga),
e cioè nella forma ì1iìf' (YoHoVoHo);
• nel caso di Netzach (colore verde), il Tetragramma viene
vocalizzato con quattro "J=liriq",per cui si ha iJJiJ:(YiHiViHi);
• nel caso di Hod (cokire arancione), il Tetragramma viene
vocalizzato con quattro Qubuts" (" Qubuts" è una" u" breve),
II

e quindi sì ottiene: i11i1' (YuHu VuHu);

• nel èaso di Yesod (colore giallo), in teoria la vocalizzazione
.dovrebbe consistere in quattro "Shuruq" (" Shuruq" è una "u"
lunga); tuttavia, poiché tale vocale viene associata soltanto alla
lettera yav, il Tetragramma si pronuncia come nel caso diHod,
ma con una lieve differenza, ossia: QY:r (YuHu uHu).
Bisogna ripetere il Tetragramma vocalizzato finché si riesce
a mantenere la visualizzazione della luce colorata.

120
 CAPITOLO VI

I TRENTADUE SENTIERI DELLA SAGGEZZA

· SepherYetzirah,libro centrale della letteratura cabbalistica, inizia .

sl: "In trentadue meravigliosi sentieri della Saggezza è inciso:
ah Yhwh deglieserciti,Dio d'Israele,Elohimvivente, Re dell'universo,
l Shaddai;.. ". Questi trentadue sentieri costituiscono la chiave
· volta dell'intera esperienza cabbalistica, esperienza che non
'veste carattere puramente intellettuale, ma consiste nell'effettiva
erimentazione di trentadue stati di coscienza grazie ai quali è
ossibile ristabilire l'equilibrio da cui è scaturito il primo slancio
della creazione.
Il libro della Genesi è un testo importante per lo studio dei
trentadue sentieri. Il Sepher Yetzirah e la Genesi hanno un punto
in c.omune: entrambi cominciano con Bet (J), che nella simbologia
..dello Zohar è la lettera che dà inizio alla creazione: "Il segno Bet si
manifestò e disse: 'Signore dell'universo, Ti sia gradito creare il
µ,.ondo per mezzo mio, perché io sono la Benedizione (Brakhah-
n.:t:i~)sia in Alto che in Basso'. Haqbah(il Santo) rispose: 'Sì, è per
mezzo tuo che Io creerò il mondo, tu darai il via alla creazione"'.
Eppur~ Bet è la seconda lettera dell'alfabeto ebraico, non la prima;
'ma Alef, muta e priva di dualità, non poteva certo impdmere lo
slancio necessario a mettere in moto la creazione, Bet (J) deriva
da un pittogramma a cui deve anche il suo nome, e che significa
"casa", "dimora". È la prima lettera del termine "Briah" (i1~:-:i~),
"creazione", che ci rimanda a Olam Briah, il secondo dei mondi
·. çabbalistici, da cui trae la ·sua forza anche il terzo, Olam Yetzirah
All'interno di Briahla Yod (') iniziale del Tetragramma
(i1"')'~;--D?il)).
i1ìi1',che corrisponde a OlamAtziluth (il mondo dell'emanazione),
si trasforma in" He" (i1),lettera che simboleggia il soffio vitale e ha
valore numerico 5. Questa cifra rinvia a sua volta alla ~igura del

121
QABALAH ESTATICA E TSERUF
pentagramma, una stella a cinque punte che rappresenta al tempo
stesso l'esistenza nel microcosmo, la condizione della creatura al
cospetto del Creatore e l'unione dei quattro elementi, a cui se ne
aggiunge un quinto, apportatore di armonia e sintesi. Lo sviluppo
di Bet - il cui valore numerico è 2 - all'interno di questi cinque
elementi, espresso con la formula 25 = 2x2x2x2x2 = 32, ci riporta
ai trentaduè sentieri della Saggezza, mentre nèlla forma 2x5 = 10
ci dà il valore numerico della lettera Yod ("), che in questo caso
simboleggia le dieci Parole mediante le quali fu creato il mondo e,
per estensione, le dieci Sephiroth.
Il numero 32 riveste un ruolo importante nella struttura dei
cinque libri della Torah (Pentateuco), in particolare nella Genesi.
Innanzitutto va osservato che la prima lettera della Torahè Bet (J),
iniziale del termine" Bereshit"(n'ili~1J)che significa" in principio",
mentre l'ultima è il Lamed (',) finale della parola "Israel" (',~1tlì'),
con cui si conclude il Deuteronomio. Se si associano queste due
lettere, si ottiene J"',, la grafia ebraica del numero 32. Ciò implica
che la Legge (Torah)nella sua totalità è compresa entro tale cifra.
Tradizionalmente si insegna che la Torah è un testo "riçevuto" il
quale si sviluppa secondo un flusso che va da Bet a Lamed,flusso
in qualche modo racchiuso nella radice epraica "BaL", che evoca
l'abbondanza e la fecondità dell'atto creati~o. Ma a tale radice può
essere ricondotto anche il termine "Belo", che significa "non" ed
esprime il divieto, il rigore della legge che cerca di disciplinare le
forze cosmiche dicendo: "Non fare questo" ..Bet-Lamedevidenzia la
rigorosa struttura che permette all'universo di passare dal mondo
di Atziluth a quello di Assiah. Affinché tale processo si compia, il
Creatore deve porre dei limiti all'espansione del Suo flusso, limiti
che ritroviamo nel mondo umano, dove esercitano una funzione
di freno sotto forma di leggi morali.
Il ritorno daAssiah adAtziluth, e la conseguente ricostruzione
dell'essere, si ottiene invertendo il senso del flusso di lettura da
Lameda Bet. Ora, il digramma Lamed-Betforma la parola" lev" (J',),
ossia" cuore": ciò significa che ricostruiremo la nostra intelligenza
e la nostra ragione attraverso i trentadue sentieri del cuore. Si noti
inoltre che il termine "Binah" (i1t~), "intelligenza", nella variante
"Beniyah" (i1:~~)vuol dire "edificazione": quindi edificheremo la
122
J TRENTADUE SENTIERI DELLA SAGGEZZA
. ostra parte razionale grazie alla lettura nel senso "~e:-Lamed", e
·torneremo all'unità originaria grazie alla spontane1ta del ~u?re
imboleggiata dal senso di lettura" Lamed-Bet".Dal punto d1vista
efirotico, il flusso "Bet-Lamed" corrisponde al lato della Gevurah
Rigore), quello "Lamed-Bet" al lato della Chesed(Benevolenza).
. L·ascoperta di questa duplice possibilità di lettura c~consente
i passare dalla narrazione al rito. Questo sacr~ passaggio trov~ la
ua trascrizione simbolica nel Capitolo 32 del hbro della Genesi, e
recisamente nel punto in cui Yaqob(Giacobbe) attraversa il f~ume
aboq(Iabbok). In certo qual modo, è come se attr~versasse 11s~o
ome invertendo dentro di sé il corso della sua esistenza. Ora, m
brai~o "nome" si dice" shem" (Dì.ti), termine che però può essere
che letto "sham" (t:lìlj),"laggiù". Quindi, questo br~n_oci svel~
à vera essenza del nome: esso è ciò che ci contraddrntmgue e c1
~rmette di scendere "laggiù" (ossia nel profondo di noi stessi).
Si comprende allora l'importanza dell' attrib.uzione ri~uale di u1:
:nome iniziatico, la cui funzione è provocare un cambiamento d1
stato. Così Yaqob (:rpJl:),dopo aver lottato co1: l~a1:gelo,diventa
1
.,,Israel" (',~"J~:),ultima parola della Torahda cm ~1n~ava 1~lettera
Lamed (',). Si noti inoltre che, unendo le lettere fmah (sofeztevoth)
ei nomi Yaqobe Israel, si forma la radice Lamed-Bet.
II termine Israel deriva dall'espressione "Sarita El", presente
nel seguente versetto: "Hai combattuto con ~io_~ con gli uomini~.
hai vinto" (Gen 32:27), versetto che si può qumd1 mterpretare cosi:
;,Hai éombattuto il rigore del 'BaL' (',J) - .inteso come 'Belo', cioè
c~me comando divino\- e hai vinto grazie al 'LeB' (J',)", ossia al
~uore, la coesione di quelle energie interiori che sono i trentadue
sentieri della Saggezza.
··· Questo brano della Genesi ci presenta un tripli.ce "faccia a
faccia": quello tra due nomi speculari, _quello~r,ad~e nve opp_oste,
e sbprattutto quello tra un uomo e D10;_p:r,?1~Giacobbe ~~~ama
il luogo che ne è teatro "Peniel" (',~,~~),c10e d1 fronte a D10 (Gen
. 32:30). Questo faccia a faccia si ripropone al!'inte~o_d~lla To:ah,
nella perfetta specularità tra Bete Lamed,ossia tr~ 1 m~z10e la fme,
e vkeversa, ed è possibile osservarne un esempio concreto nella
struttura del testo. Se calcoliamo da quante parole è composta la
Torahe cerchiamo quella situata al centro di essa, scopriamo che
123
QABALAH ESTATICA E TSERUF
si trova nel Levitico (Vayiqra), e precisamente nel versetto 16 del
Capitolo 10. Solo che la Torahcontiene un numero pari di parole,
per cui il suo centro è costituito da uno spazio vuoto. Ma poiché
la Torahnon è un libro come tutti gli altri, questo spazio separa di
fatto la stessa parola. In effetti, in quel punto preciso compare una
ripetizione, una sorta di faccia a faccia verbale, cioè:" Daroshdarash
Moshé" (iltDD tD11tD11),ossia: "Mosè interpretò, egli interpretò". Ma
nel Talmud il "Drash" (tli11)corrisponde al terzo livello di lettura
della Torah,l'interpretazione figurata, vale a dire la ricerca di un
possibile doppio senso. Quindi siamo di fronte a un'articolazione
del testo che allude alla capacità di interpretarlo passando da una
riva all'altra del" fiume" della comprensione.
Il valore numerico di "darash", 504 (4+200+300), è lo stesso
di "natsoth" (m::m),termine che indica il centro del giorno o della
notte.
w,, w,,- '.I'
Vuoto
..
- '.I'
Il suono della prima lettera dell'alfabeto ebraico,Alef (~), è in
realtà un silenzio; in risposta a questo fatto, vi è un silenzio anche
al centro della Torah.Per riuscire a invertire il senso di lettura di
quest'ultima da '?::ia ::i'?bisogna passare per il silenzio del cuore.
La porta str.etta che consente di effettuare questo muto passaggio
è rappresentata dalla lettera Qof (p), che da un lato proietta nello
spazio il silenzio di Alef, ma al tempo stesso ci invita a riscoprire
tale silenzio. Non a caso il termine ebraico" Quf' (:i1p ), a cui viene
associato il suo nome, significa" cruna dell'ago". Il passaggio per
quella porta stretta che è Qof (p) al. fine di realizzare i trentadue
('?~) sentieri dà luogo alla formazione del verbo "ricevere" (qibel-
'?::ip
), lo stesso che descrive il processo di ricezione della Torah da
parte di Mosè, e che dà origine al termine Qabalah(n'?::ip).
Guadando in silenzio il fiume della Torahnel senso Bet-Lamed
si giunge prima alla "riva" di Shin (tli),ultima lettera di "darash",
e poi a quella di Dalet (1), iniziale dello stesso termine. L'unione di
124
J TRENTADUE SENTIERI DELLA SAGGEZZA
queste due lettere forma la radice" Shin-Dalet" 1tli- all'origine del
Nome divino Shaddai('1tD)- che nella variante "SHeD" vuol dire
~ grembo materno" o "demone". Letto in senso inverso, "SHeD"
diventa "DaSH" (tli1),termine che significa "rovescio", o rinvia ad
Il I
II
azioni quali calpestare" schiacciare" "lottare" che evocano la
I I
lotta tra Giacobbe e l'angelo narrata nel Capitolo 32 della Genesi.
La frase "Darosh, darashMoshé", invertendone il senso di lettura,
diviene:" HaShem sarad,sarad(illpb1V111Vi1), cioè: "Il Nome officia,
Egli officia"; infatti "darash" (w11),letto in senso inverso, diventa
"sarad" (11t.tJ),che significa "cerimonia", "rito", "retaggio".
Prima abbiamo determinato il centro della Torahin rapporto
alle parole che la compongono, ma resta ancora da individuarlo
.in relazione alle lettere di tali parole. La Torahcomprende in tutto
un numero dispari di caratteri, 304.805, quindi il centro del testo è
occupato da una lettera ben precisa: si tratta di Vav (ì), che figura
nel versetto 42 del Capitolo 11 del Levitico, all'interno del termine
"Ganon" (1ìm),indicante in genere il ventre del rettile, e in questo
· caso quello della Torah.
Vav (ì) è la terza lettera del Tetragramma ilìil' e simboleggia
il mondo della formazione (collocato nel ventre del rettile), cioè
il mondo di Yetzirah. II suo pittogramma è un gancio, che allude
al suo potere di unificare tra loro due realtà opposte, come le due
rive di un fiume; non a caso in ebraico Vav svolge la funzione di
congiunzione coordinante. Essa rappresenta la riunificazione di
tutti gli elementi cosmici, il trait d'union che collega tutte le forze
della vita, per cui non potrebbe esservi lettera migliore al centro
della Torah.
Il Tetragramma ilìil' riproduce l'immagine delle due rive del
mondo e della Torah:infatti è formato da due He (il) poste l'una di
fronte all'altra e unite dalla lettera Vav (1),e da una Yod (') iniziale,
. che simboleggia il germe della vita. Le due He costituiscono due
diverse manifestazioni di Yod: difatti il valore numerico di questa
lettera, 10, equivale alla somma di quelli di He + He (5+5). Quindi
le due He rappresentano i due aspetti, superiore e inferiore, dello
Yod primordiale, riuniti dall'azione coesiva di Vav. D1altro canto,
nei valori pieni del Tetragramma - Yod + Vav, ,, + ,,. • 32 e Yod
125

QABALAH ESTATICA E TSiiRLII'
+ He + He, ~il + ~il + 11' = 32 - ritroviamo il numero dei sentieri
della Saggezza.
I trentadue sentieri della Saggezza funzionano in due modi:
nel senso B:t-Lamed emanano al fine di supportare il compimento
della creazione; nel senso Lamed-Betcostituiscono uno strumento
di reintegrazione grazie al quale è possibile attraversare il fiume
che separa il mondo terreno da quello celeste, e che rimanda alla
separazione del cielo dalla terra operata da Elohim nel secondo
giorno della creazione. In questo senso rappresentano i trentadue
mattoni necessari alla ricostruzione dell'edificio sacro vale a dire
dell' Adam Qadmon. ' dieci Parole mediante le quali fu creato il
I trentadue sentieri sono altrettanti varchi che consentono di
accedere all'Albero della Vita. Si noti che il termine" kavod" (11:J:J),
alla lettera "gloria", "onore", ha valore numerico 32. Ma il Kavod
è anche l'esperienza mistica che spinge a iniziare un cammino di
ascesa spirituale, percorrendo i trentadue sentieri che conducono
~Ila "Ch_okmahelyon", cioè alla Saggezza suprema. Il Sepher Bahir
illustra m questi termini il nesso numerico esistente tra la Gloria
(Kavod)e il cuore (lev):"Rabbi Rehmnai disse: Il Kavode il lev sono
la ~te~sa cosa. L'unica differenza è che 'Kavod' si usa per indicare
az10m che avvengono nella sfera superiore, mentre 'lev' si usa in
riferimento ad azioni che avvengono nella sfera inferiore. Le une
si possono riassumere nell'espressione 'la Gloria del suo Nome',
1~altre nella formula 'il cuore dei cieli'". L'ascesa in questione è il
ritorno al puro "Ein" (r~), ovvero al "Nulla" mistico, e chi riesce a
portarla ~ co~pimento rivela di aver raggiunto un'irreprensibile
purezza mtenore. Il termine ebraico usato per indicare colui che
la possiede è "zakah" (il:Jr)- che significa appunto "puro" e il cui
valore numerico è 32 - attestato nel seguente versetto: "Che cos'è
l'uomo perché si ritenga puro (zakah)?" (Gb 15:14).
ORGANIZZAZIONE DEI TRENTADUE SENTIERI, O I TRENTADUE
ELOHIM
~tando al Sepher Yetzirah, i trentadue sentieri della Saggezza sono
m realtà formati dall'unione delle dieci Sephirothe delle ventidue
lettere dell'alfabeto ebraico. Queste ultime sono strutturate dallo
stessotestointreletteremadri,settedoppieedodicisemplici:"Dieci
126
l TRENTADUE SENTIERI DELLA SAGGEZZA
ephirothnel nulla più ventidue lettere di fondamento: tre madri,
ette doppie e dodici semplici". Ciò indica che lo sviluppo della
eazione è un processo coerente e armonico: le tre lettere madri
ppresentano la mediazione, l'azione e la reazione; le sette lettere
ppie (in realtà ne esistono solo sei) hanno una duplice natura,
·a positiva che negativa - a cui in ebraico corrisponde anche u nn
duplice pronuncia - e possiedono tutte le valenze simboliche dt'I
numero 7; infine le dodici semplici, chiamate così perché hanno
u.n'unica pronuncia, incarnano l'essenza del numero 12.
Le dieci Sephiroth sono associate alle O
mondo, e le ventidue lettere sono le forze
che permettono a queste Parole di essere
modulate, ossia di essere messe in moto.
Ecco perché, quando si disegna un albero
sefirotico, si tracciano ventidue canali che ., l
collegano tra loro le dieci sfere luminose
da cui è formato. Il problema è stabilire a
quale canale corrisponda ogni lettera. Va
ammesso che esistono molte proposte in
questo senso: in particolare se ne trovano
molteplici esempi nelle opere dei maestri
dell'occulto. Eppure i grandi Rabbi della
Qabalah erano riusciti a determinare tali
concordanze in un modo semplicissimo,
cioè decodificando il primo capitolo della
Genesi, il che è logico dal momento che,
come afferma il Sepher Yetzirah, il mondo
fu creato secondo i trentadue sentieri.
Nello schema riportato qui a fianco26 è h
possibile osservare la disposizione delle lettere nei ca na Ii
sefirotici. Per comprendere come si sia arrivati a tnlL•
disposizione, occorre analizzare il primo capitolo del libro dt•lla
Genesi. I trentadue sentieri della Saggezza rimandano alle
trentadue occorrenze del nome Elohim presenti, in questo lPslo,
26 Lo schema è tratto dal primo commento al SepherYetzirah, realizzato da" Rul!/ld"(uli,1H:
Abraharn de Posquières).
127
QABALAH ESTATICA E TSERUF
che contiene l'esposizione dei sette giorni della creazione, cioè il
nucleo essenziale della Scrittura. I commentatori hanno sempre
insistito sul fatto che il mondo fu creato con dieci Parole perché
in questo capitolo Elohim parla dieci volte: infatti il testo riporta
dieci volte l'espressione "ed Elohim disse" (C'i:i,~i1tx&1- Vayomer
Elohim).Sottraendo queste dieci Parole, restano le ventidue azioni
compiute da Elohim. A un'attenta analisi, emerge che all'interno
del capitolo è presente una precisa struttura:
- Vayaas Elohim) ricorre
L'espressione "Dio fece" (C'i:i,~'iV~:1
trevolte, il che configura un'allusione diretta alle tre lettere madri
(t!ia~).
La formula "Dio vide" (C'ij7~X1:1-Vayare Elohim) compare
sette volte, il che può essere facilmente associato alle sette lettere
J,
doppie (n-, El j :i).
Le dodici restanti azioni di Elohim simboleggiano nell'ordine
le dodici lettere semplici (p ~ ~ o :i '? ' ~ n r 1 i1).
Ecco la tabella che illustra queste corrispondenze:
In principio Elohim creò ...
disse: sia fatta la luce ...
vide che la luce era cosa buona ...
. chiamò la luce "giorno" ...
disse: vi sia un firmamento ...
fece il firmamento ... ·
disse: le acque sotto il cielo ...
chiamò l'asciutto "terra" ...
128
( TRENTADUE SENTIERI DELLA SAGGEZZA
Elohim vide che era cosa buona ...
Elohim disse: vi siano dei luminari. ..
Elohim fece i due grandi luminari ...
che era cosa buona ...
Elohim li benedisse ...
Elohim disse: la terra produca ...
~lohim fece gli animali selvatici ...
Elohim vide che era cosa buona ...
Elohim disse: facciamo l' Adam ...
Elohim creò l'Adama sua immagine ...
Elohim Io creò maschio e femmina ...
Elohim li benedisse ...
Elohim disse loro: siate fecondi. ..
Elohim disse: ecco, io vi do ...
Elohim vide tutto ciò che aveva fatto ...
Per capire questa tabella è sufficiente osservare il progressivo
· sviluppo delle lettere e delle Sephirothche, suddivise in categorie,
conservano il loro ordine logico. Le dieci Sephirothcorrispondono
•.in sequenza ai dieci Elohimdisse", le tre madri ai tre" Elohimfece"
II
e così via. La lettera He (i1)è quindi la prima a manifestarsi, come
11
afferma il Talmud: He è la lettera con cui è stato creato il mondo di
· quaggiù" (Mennoth 29b). Essa è strettamente associata al soffio vitale:·
infatti, osservando la tabella, si scopre che corrispondé proprio al
versetto relativo al "'soffio di Elohim". Inoltre è correlata col segno
dell'Ariete, che dà inizio al ciclo zodiacale, senza dimenticare che,
129
QABALAH ESTATICA E TSERUF ·
in quanto seconda lettera del Tetragràmma iWl', ne costituisce la
prima manifestazione nel mondo di Briah.Il versetto iniziale, che
rimanda alla SephirahKether,non contiene l'espressione "Elohim
disse", tuttavia anche il primo atto della creazione è considerato
una Parola. Ma il fatto che tale Parola scaturisca dall'inconoscibile
le conferisce uno statuto a sé.
Confrontando la tabella con lo schema precedente, emerge
un'ulteriore variante: nello schema, l'ordine delle lettere madri è
stato modificato ed esse risultano associate ai tre canah orizzontali
dell'albero sefirotico. Così la sequenza Alef-Mem-Shin è diventata
Shin-Alef-Mem,in linea con il SepherYetzirah,secondo il quale Shin
corrisponde alla testa, Alef al petto e Mem al ventre. Quest'ordine
ha anche il vantaggio di collocare Alef tra Shin e Mem.
Ecco uno schema più completo dell'albero raffigurante le
dieci Sephirothe i ventidue canali:
130
I TRENTADUE SENTIERI DELLA SAGGEZZA
Ognuno dei trentadue sentieri serve a definire un particolare
. aspetto della creazione; la creatura è vista come un microcosmo e
• tradisce un costante parallelismo con le forze dell'universo. Così,
1
i sei giorni del processo creativo hanno i propri corrispettivi nelle
braccia, nelle gambe, nel torso e negli organi genitali. Ecco perché
il testo della Genesi dice: :'a immagine e somiglianza di Elohim".
I commentatori hanno spesso evidenziato come i trentadue
sentieri della Saggezza trovino un ben preciso parallelo all'interno
del corpo umano, e precisamente nel sistema nervoso. Trentuno
' d.iessi sono posti in correlazione con le trentun paia di nervi che
originano dalla colonna vertebrale. Il trentaduesimo, ossia il più
alto di tutti, corrisponde ai ne;rvi cranici nel loro insieme. Come i
Sentieri, anche il sistema nervoso svolge una duplice funzione: in
: primo luogo, trasmette i messaggi del cervello alle varie parti del
1
' çorpo e permette alla mente djcomandare le membra e gli organi;
in seconçio luogo, convoglia al cervello le più diverse sensazioni .
.·Analogamente, la prima funzione dei trentadue sentieri consiste
·nel conferire allo Spirito il pieno controllo sul creato; la seconda
11elconsentire al creato di elevarsi fino allo Spirito. Per il mistico in
.i grado di padroneggiare questi sentieri, nulla è impossibile. Se si
.desidera vivere una vera esperienza mistica e accedere alle vette
:dello Spirito, è necessario passare attraverso i trentadue sentieri.
Abbiamo già osservato che in ebraico il numero 32 si scrive
,i:;l"',,grafia identica a quella del termine "lev",
i'cuore". In effetti, è proprio tramite il cuore .
che il soffio della vita si manifesta nel corpo;
~ppena viene meno il respiro, anche il cuore
cessa di battere e sopraggiunge la morte. È il
.cuore a garantire la vitalità del cervello e del
siqtema nervoso; se esso smette di funzionare,
lo stesso accade al sistema nervoso, e la mente
(francese: esprit)perde la capacità di controllo
del corpo. Il cuore è quindi a tutti gli effetti un
trait d'union tra lo spirito e il corpo.27
,27L'originale gioca 'sul triplice senso del termine II aApril",che significa al tempo stesso
·'"soffiovitale, respiro","mente" e "spirito" IN,t/,'/'.J.
131
QABALAH ESTATICA E TSERUF l TRENTADUE SENTIERI DELLA SAGGEZZA

Se si osserva attentamente il precedente schema sefirotico,

si nota che la disposizione delle lettere rispetto ai canali è assai TRENTADUE LIVELLI DI COSCIENZA
rigorosa e sapientemente strutturata. Le tre lettere madri el commento al Sepher Yetzirah citato in precedenza, compare
corrispondono ai tre canali orizzontali, le sette doppie ai sette na dettagliata analisi dei trentadue sentieri della Saggezza, che
canali verticali e le dodici semplici ai dodici canali in diagonale. on vengono però associati al concetto di "sentiero", ma a quello
Alle loro rispettive collocazioni nell'edificio sefirotico sono i" coscienza". Infatti essi sono visti come trentadue diversi stati
associate precise valenze simboliche: le tre madri rappresentano i coscienza che il cabbalista deve realizzare nel corso della sua
i tre piani dell'esistenza, le sette doppie l'attivazione delle diverse perienza estatica. Eccone una sintesi commentata:
polarità e le dodici semplici gli scambi tra tali polarità. Inoltre, le SEKHEL MUFLA - t1;',~iO
',:,iv - Coscienza straordinaria.
diagonali su cui sono disposte le dodici semplici evocano i due È il sentierodellaLuce originalee viene definito "la Prima Gloria.
serpenti intrecciati del caduceo. Nessuna creaturapuò assurgerealla sua perfezione.
Solitamente si cerca di Riflette la luct; della SephirahKether, sede della ragion pura 0
situare nell'albero sefirotico Manshabahtehorah(i11iiTC;J h:iìbna),nella quale non vi è più né
anche l'insieme dei simboli visione né fine. Aristotele illustrava assai bene questo sentiero
astrologici; esistono diversi dicendo: "Dio è una ragione che sussiste nella conoscenza di
.tentativi in questo senso. In se stessa". Esso coincide col luogo mistico descritto dal profeta
·genere si tende ad associare i Abacucnelsuosalmo,doveaffermadiaverraggiuntounluogo
pianeti alle Sephiroth,il che è · in cui comprende IaManshabahdi :Oio.Da questo livello emana
perfettamente plausibile, se ogni sorta di potere; a tale proposito, Gershom Scholem cita il
è vero che insigni cabbalisti, Bahir (194): "Mosé disse: 'Conosco i cammini delle forze, ma
tra cui il filosofo Ibn Waqar, non so come la Manshabahsia ripartita all'interno di esse. So
l'hanno fatto. Ma se si segue che nella Manshabahè la verità, ma non ne conosco le parti e
la logica del Sepher Yetzirah, vorrei possederle'. Egli desiderava conoscere, ma non gli fu
si evince che sono le lettere, dato sapere".
e per estensione i canali su SEKHEL MAZHIR - ,,mo',:,iv - Coscienza splendida.
cui sono posizionate, a dover Questosentieroè la coronadellacreazionee il raggiosfavillanteche
rappresentare i vari simboli emana dall'unità indivisibile,la quale,al pari dellatesta, si ergeal
astrologici. Naturalmente i di sopradi tutto. I Maestri della Qabalahlo chiamano"la Seconda
I
testi antichi citano solo sette I
I
Gloria".
I
pianeti e i dodici segni dello II Simboleggiato dalla prima delle lettere semplici, He (iT),questo
zodiaco, i quali a loro volta I sentiero scaturisce direttamente da Kether,di cui costituisce il
I primo slancio; attraverso il soffio della sua He (iT)si manifesta
rimand?no al numero delle /
/ Io Yod (') del Tetragramma. In tale stato di coscienza è possibile
lettere doppie e delle lettere ,,,/
semplici indicato nel Sepher .,,-'
,/' cogliere il primo palpito della Luce dell' Ein-Sof È uno stato di
Yetzirah e nel Sepher Kuzari. privazione tale che conduce al limitare della "non-esistenza".
In tale ottica, vediamo qui a La sua He evoca il "soffio di Elohimche aleggia.Va sulle acque".
fianco la posizione dei simboli astrologici nei canali sefirotici. SEKHEL MEQUDESH - tZJiìpo',:,iv- Coscienza santificata.

132 133
QABALAH ESTATICA E TSERUF
È il fondamento della Saggezza Originale,ed è anche detto "Fede
degna di fede". Come recita un antico testo ebraico,"le sue radici
sono Amen" (11.jt-li),ossia sono intessute nellafede. È il padre della
fede, e dal suo poterescaturiscelafede stessa.
Splendore della SephirahChokmah,nonché primo ricettacolo
della Luce rivelata dell' Ein-Sof,è il "luogo" in cui il libro della
Genesi situa la creazione della luce. Questo ricettacolo è detto
11
padre della fede": la fede infatti esprime lo slancio naturale
verso l'evoluzione. In questo stadio si comprende in pieno il
concetto di espansione della coscienza e di tutte le facoltà; si
diviene davvero ricettacoli capaci di riempirsi all'infinito.
4. SEKHEL KA VUA - llì:Jp ',:,iv - Coscienza permanente.
Questo sentieroè chiamatocosìperchéda essoemana ogni sorta di
poterespirituale,sottoforma dellepiù etereetra le emanazioni,che
scaturisconol'una dall'altrain virtù dellapotenza dell'Emanatore
originale.
È simboleggiato dalla prima delle lettere doppie, Bet (J). Come
emerge dal precedente schema delle Sephiroth,le sette doppie
corrispondono ai sette canali verticali, a loro volta associati alle
polarità positiva, negativa e neutra. Il sentiero di Bet collega
direttamente Kether a Tiphereth,e rappresenta la persistenza
della luce, il flusso diretto che lega la creatura al suo Creatore.
Il conseguimento di questo stato di coscienza permette di
stabilizzare lo spirito nella luce dell' Ein-Sof e di coltivare una
relazione permanente e consapevole con il flusso divino. Il
mistico che ha raggiunto questo stadio diventa un autentico
Saggio,le sue parole sono ispirate da Dio e ha il potere della
benedizione. Inoltre, può creare un intero mondo con· il suo
solo pensiero e, se parla a una folla, ognuno di coloro che lo
ascoltano troverà un messaggio personale in ciò che dice.
5. SEKHEL NISHRASH - ID1tvj',::,rz, - Coscienza radicata.
Questo sentieroè chiamatocosìperchéesprimel'essenzadell'unità
indivisibile.. L'unificazione a cui dà accessosi compie a livello di
Binah, che emana dallasferadella Chokmah originale.
SekhelNìshrashfaconfluire direttamente in Binah l'influsso di
Kether,ed è simboleggiato dàlla lettera Vav (l). Nel libro della
Genesi viene associato alla separazione della luce dalle tenebre.
Ma Vav, come attesta il suo pittogramma a forma di gancio, è
134
J TRENTADUE SENTIERI DELLA SAGGEZZA
una lettera unificante, e ciò sta a indicare che, malgrado tale
separazione, trai due piani persiste un legame. Questo sentiero
permette a chi ha seguito un percorso intellettuale e razionale
di accedere alla Luce dell'Ein-Sof Tuttavia, perfino coloro che
sono radicati nei valori materiali possono trovarvi la chiave per
realizzare uno stato di coscienza unificato.
6. - Coscienza dell'influsso
SEKHEL SHEFÀ NIVDAL - ?,:Jj l)EJtz)',::,rz,
differenziato. ·
Questo sentieroè chiamatocosì perchési sviluppa e si accrescein
virtù dell'influssoscaturitodalmondodell'Emanazione(Atziluth),
influsso cheesso a sua volta arricchiscecon tutte le benedizioniche
convergononella sua essenza.
Corrisponde alla lettera Zayn (r),che rappresenta la facoltà del
discernimento; la Genesi lo associa al giorno. Questo stato di
co~cienza consente di scoprire il vero significato del termine
"unificazione"; grazie ad esso, infatti, possiamo realizzare la
nostra autentica essenza, liberandoci da quegli influssi esterni
che introducono nella nostra vita energie estranee alla nostra
reale natura.
SEKHEL NISTAR - ino)',::,rz, - Coscienza nascosta.
Questosentieroè chiamatocosìperchéè la luceradiosacheillumina
i poteri trascendentali,visti con l'occhiodellospirito e con sguardo
di fede.
Luce della SephirahBinah, la Genesi vi colloca l'intenzione di
creare il firmamento. I precedenti stati di coscienza sono così
indefiniti che l'anima non è in grado di descriverli. Per contro
Binah è il vertice della contemplazione: al suo interno, infatti,
lo spirito "vede" gli oggetti astratti delle sue meditazioni, cioè
li incontra e li realizza. È un livello assai difficile da superare:
per accedere ai sentieri superiori occorrerà distruggere quegli
oggetti spirituali c.he il mistico ha fatto tanta fatica a creare.
SEKHEL SHALEM - C?ID',::,rz, - Coscienza perfetta.
Questo sentieroè chiamatpcosìperchérappresental'Ordinamento
Originale.Non può esserepercepitoattraversoalcunafonte, se si
eccettuala "CameradellaGrandezza",che emanadal nucleostesso
dellasua permanenza.
Qw~sto stato di coscienza conferisce la perfetta padronanza
del flusso che scorre da Chokmaha Binah. Il raggiungimento
135
QABALAH ESTATICA E TSERUF
dell'equilibrio tra queste due Sephiroth è la radice della Pace
e della quiete spirituale, ed equivale veramente alla conquista
della serenità.
9. SEKHEL TAHOR - i int!l',:,tz,- Coscienza pura.
Questo sentierosi chiamacosìperchéha lafunzione di purificarele
Sephiroth, testando la consistenzadella loro struttura e l'essenza
intrinsecadellalorounità. In virtù del suo splendore,essevengono
unificatee non conosconopiù alcunascissioneo separazione.
In questo sentiero lo spirito impara a dominare la moltitudine
delle forme, scoprendo la fonte unica che è alla base di esse.
La lettera ad esso corrispondente, Iieth (n),ha la proprietà di
armonizzare tra loro le forze antagoniste. Essa simboleggia al
tempo stesso la purificazione e il peccato, in quanto la purezza
si conquista grazie alla conoscenza della natura del peccato.
Questo stato di coscienza rende possibile l'unificazione delle
Sephirothinferi ori.
10. SEKHEL MITNOTSETS - r~mno ',:,tz,- Coscienza splendente.
Questo sentieroè chiamatocosì perchédà.il potere di innalzarsi e
di ascendereal Trono della Comprensione.Esso risplende con la
radiositàcheè propriadi tutti i corpiluminosi, e produceun flusso
cheaccrescelo splendoredel Principedel Volto.
Luce della SephirahChesed,costituisce la forza essenziale che
spinge le creature a esistere e a risplendere. È da tale stato di
coscienza che nasce quell'intenso desiderio di espansione che
sarà realizzato in Chokmah.La sua luce libera l'Amore: non a
caso il mistico che ha raggiunto tale stadio interiore diviene un
autentico creatore di armonia, la cui sola presenza spinge gli
uomini ad amarsi tra loro.
11. SEKHEL METSUHTSAH - n~m~o ',:,iz,- Coscienza limpida.
Questosentieroè l'essenzadel "Velo" che regolala disposizionedel
sistema,termineindicantesia i rapportiesistenti tra i sentieri,sia le
modalitàcon cui ciascunopuò porsi dinanzi allaCausadelleCause.
Questo stato di coscienza implica la comprenE)ione delle realtà
nascoste, ossia dei misteri. Quando vi si accede, la conoscenza
del mondo divino e occulto diviene limpida. La lettera che gli
corrisponde, Tet (~),ha origine in un ideogramma raffigurante
il fango che avvolge e ricopre le forme. Chi raggiunge questo
stadio vede sparire tutti i suoi interrogativi, e ha accesso a quel
136
I TRENTADUE SENTIERI DELLA SAGGEZZA
libro dei segreti che Dio aveva affidato ad Adamo e che questi
ha perduto. In effetti Adamo ha perso il controllo di tale stato
di coscienza.
SEKHEL BAHIR - ,,m1',:,rv - Coscienza chiara.
Questo sentieroè l'essenzadell'Ofan (=ruota)della Grandezza.È
detto "Haz'hazit" (n'rmn,"visionario")perchépotenziala visione
percepitadal veggentedurante un'apparizione.
Questo sentiero, che convoglia il flusso da Chokmaha Chesed,
rappresenta la rivelazione spontanea, ottenuta senza ricorrere
all'analisi. Chi raggiunge questo stato di coscienza attiva in sé
le qualità essenziali per accedere alla profezia. Le sue parole
sono direttamente ispirate dal flusso divino, e ha il potere di
preannunciare gli eventi e gli orientamenti del mondo. Niente
a che vedere con la chiaroveggenza o la medianità, che sono
poteri di qualità inferiore.
SÉKHEL MANHIG HAHDUTH - n,,n~nj'!iljO ',:,w - Coscienza del
potere coesivo dell'unità.
Questo sentieroè chiamatocosì perchéè l'essenza della "Gloria".
Rappresentala conquista,da parte degli individui spiritualmente
unificati, dellalorovera identità.
Il tredicesimo sentiero è una forza unificante; infatti il valore
numerico di' enad' (unità) è pari a 13 (1+8+4). La luce della
SephirahGevurah,che risplende in esso, unifica ogni cosa con
il suo rigore. Per questo tale stato di coscienza ci consente di
padroneggiare le pulsioni emotive con la disciplina interiore,
armonizzandole e trasformandole in una potentissima forza
ascensionale.
SEKHEL MEIR - ,.,~o:,',w - Coscienza dell'illuminazione.
Questo sentieroè detto cosìperchéincarnal'essenzadel "Silenzio
Parlante"(I=Iashmal).Svelai misteri dei Santi sconosciutie le loro
gerarchie.
È il sentiero preposto çtllagerarçhizzazione delle forze celesti.
Il raggiungimento di tale stato di coscienza pennette non solo
di contemplare queste strutture, ma anche di scoprire la nostra
posizione rispetto ai vari livelli gerarchici.
SEKHEL MAAMID - 1"0l)O',:,tz,- Coscienza stabnizzante,
Questosentieroè chiamatocosìperchéstabilizzal'essenzadelcreato
avvolgendolonelle "brume della Purezza", cheper i co11111w1'/l'atori
137
QABALAH ESTATICA E TSERUF
vanno identificatecon le brume del Sinai. È questoil significatodel
versetto:"Gli diedi le nubi per vestito" (Gb 38:9).
Riflette la luce armoniosa della SephirahTiphereth.Si tratta di
uno stato di coscienza che pennette di scoprire e realizzare la
propria essenza più vera, sia nei mondi inferiori che in quelli
superiori.Inoltre conferisce la capacità di aprirsi direttamente
al flusso divino e crea un perfetto equilibrio tra tutti gli aspetti
sensibili dell'essere.
16. SEKHEL NITSHI - 'n~j ',;:iw- Coscienza gloriosa.
Questosentierorappresentail Paradiso(Eden)dellaGloria,poiché
non vi è Gloriaal di sotto di esso. È detto "Giardinodell'Eden" in
quanto è il luogoin cui e.isi preparaa diventaresanti.
Canale di scorrimento del flusso tra Chesede Gevurah,questo
sentiero è una fondamentale cerniera di comunicazione tra
il mondo terreno e quello celeste. Questo stato di coscienza
consente infatti di raggiungere un silenzio interiore che ha il
potere di realizzare un equilibrio tra questi due piani.
17. SEKHEL HAHARGUESH - tv)1ilil',;:iw- Coscienza della sensazione
Questoè il sentieropreparatoper i Santi fedeli affinchésiano capaci
di immergersipienamentenellospiritodellasantità.Nellagerarchia
delleforze superioriè detto "FondamentodellaBellezza"(Yesodha
Tiphereth).
Questo sentiero è legato all'immagine della lettera Yod ('), e al
pari di essa ci invita a convogliare la nostra molteplicità in un
unico punto, che assorbe la quintessenza delle nostre forze e
la pone al servizio della nostra volontà. In pratica, questo stato
di coscienza riduce la nostra volontà a una sola sostanza.
18. SEKHEL BEIT HASHEFA-.UEJttm n':l ',;:iw- Coscienza della dimora
dell'influsso.
Questo sentieroinsegna ad approfondireun mistero segreto;il suo
nomeè un'allusioneal versetto"hadimoratoallasua ombra".Indica
l'atteggiamentodi chi si impegna in prima personaper riuscire 11
sondarela sostanza·dellaCausadelle Cause.
Questo sentiero, essendo associato alla lettera Kaf (:J)e al lato
della Chesed,costituisce una forza di sviluppo. In questo stato
di coscienza, il mistico vede risvegliarsi e attivarsi qualità clw
giacevano sopite dentro di lui.
138
I TRENTADUE SENTIERI DELLA SAGGEZZA
SEKHEL SODHAPOLUTH HA RUHANIYUT KULAM - c',::in1'jn11il
,10 ',;:iw- Coscienza del Mistero di tutte le attività
n1',1.UEJiT
spirituali.
Questo sentieroè detto cosìperchéfiltra l'influsso dellebenedizioni
più alte.edellaGloriasuprema. ·
Esso rappresenta il compimento del processo di espansione
della Luce dell' Ein-Sofattraverso la SephirahNetzach.In questo
stato di coscienza, il mistico scopre che la qualità della sua luce
interiore si rivela attraverso le sue azioni..
SEKHEL HARATSON -11~,n ',;:iw- Coscienza della Volontà.
Questosentieroè dettocosìperchérappresentala struttura di tutto
ciò che possiedeuna forma. Attraverso questo stato di coscienzaè
possibileconoscerel'essenzadella SaggezzaOriginaria.
La lettera Lamedrivela la natura dell'influsso emanato datale
sentiero: grazie all'energia liberata da esso, il mistico diviene
veramente "collegato", e inizia a manifestare autentiche doti
di istruttore spirituale.
SEKHEL HASHAFUTS VEHAMEVUKASH - tvp1::JOl'.'!fEJniT
',;:iw-
Coscienza desiderata e ricercata.
Questo sentieroè chiamatocosìperchéaccogliel'influsso di Dio al
fine di riversarele Sue benedizionisu tutto ciò cheesiste
L'influsso di questo sentiero si esprime attraverso 1~bocca, e.
per questo è associato alla lettera Pe (El).La pratica spirituale
costante ad esso mirata conferisce al mistico la potenza della
Parola creatricee.dona alla sua preghiera una considerevole
forza ascensionale.
SEKHEL NAAMAN -1o~j',;:it.t, - Coscienza fedele.
Questosentieroè chiamatocosìperchéattraversodi essoè possibile
accrescerei propri poteri spirituali, il chepermette di avvicinarsia
tutto ciò che "ha dimoratoallasua ombra".
Corrisponde al livello della comunione dei santi; associato alla
lettera Nun (:i),questo stato di coscienza colloca lo spirito del
mistico sullo stesso piano di pensiero nel quale comunicano
tra loro i saggi e i santi.
SEKHEL KAYAM - Cl"'P ',;:iw- Coscienza di sostegno.
Questo sentieroha il poteredi sosteneretutte le Sephiroth.
139
 QABALAH ESTATICA E TSERUF
I
!
Animato dalla luce della SephirahHod, il suo influsso sostiene e
1,
aiuta a dominare il pensiero concreto. È lo stadio del possesso
di sé, inteso in senso positivo.
24. SEKHEL DIMYONI - "jWJ1',::,rv - Coscienza immaginale.
Questo sentieroè definito cosìperchéconferiscea ogniforma creata
l'immagineche si addiceal suo statuto.
Il dominio del flusso di questo sentiero è molto importante per
l'equilibrio e la stabilità del mistico che aspiri a cimentarsi con
i sentieri più elevati. Esso costituisce la base fondamentale su
cui costruire la perfetta immagine mentale di ciò che si andrà
a realizzare ai.livelli superiori.
25. SEKHEL NISSIYONI ',::,tv- Coscienza della tentazione.
- ":!1"0J
Questosentierocostituisceil crogiolodellatentazioneoriginale,delle
prove a cui Dio sottoponei suoi santi.
Legato alla lettera Resh (1), il cui nome deriva da "rosh", cioè
11
testa", il mistico deve appunto incontrarvi i contenuti della
sua testa, intesa come mente. Non a caso, si tratta di un ostato di
coscienza in cui la dispersione mentale può rappresentare un
serio ostacolo alla meditazione e all'esplorazione interiore.
26. SEKHEL MEHUDESH - rv11no - Coscienza
',::,rv del rinnovamento.
Questosentieroè detto cosìperchéfornisce tutti i mezzi attraversoi
qualiil Santo, sia Egli benedetto,fa nasceretutte le cosenuove delle
quali c'è bisognonella Sua creazione.
In questo sentiero, animato dalla luce della SephirahYesod, il
mistico deve assolutamente imparare a dominare la sua piccola
II
personalità, cioè a non consentire più al suo piccolo ego" di
esaltarsi. E soprattutto, deve smettere di esibire una parvenza
illusoria della sua vera natura.
27. SEKHEL MURGASH - rv:i,10',::,tv- Coscienza palpabile.
Questo sentiero'è chiamatocosìperchéla còscienzadi tutte le cose
createal di sotto dellasferasuperiore,comepure le lorosensazioni,
provieneda esso. · È il sentiero che presiede all'applicazione delle fondamentali
In questo sentiero, contrassegnato dalla lettera Samek (o), il
mistico deve conquistare uno stato di coscienza che lo metta .al
riparo dall'attaccamento alle forze del mondo terreno, siano
esse di natura fisica o emotiva.
- Coscienza
',::,rz,
28. SEKHEL MUTBA - l':Jto10 naturale.
140
I TRENTADUE SENTIERI DELLA SAGGEZZA
È attravtrso questosentiero che la natura di tutto quanto esiste al
di sotto dellasferadel sole è stata portataa compimento.
La lettera ad esso corrispondente, 'Ayn, è associata alla visione
realistica. In questo sentiero bisogna imparare a penetrare in
quello che si vede per considerarne solo gli aspetti autentici.
Il nostro sguardo deve allenarsi a .scartare i riflessi di natura
illusoria che occultano la realtà.
SEKHEL MUGSHAM - CltD)1C ',::,rv- Coscienza fisica.
Questo sentieroè chiamatocosì perché rappresental'elevazionedi
tutto ciò che vi è difisico nell'intero sistema dellesfere.
Attraverso la lettera Tsadi (~) ad esso associata, si manifesta la
nozione di "tsedaqah",cioè di "carità". Infatti questo sentiero
II
invita a scoprire il vero significato della parola carità", che in
un certo senso si può definire un intervento immediato della
Giustizia. La carità è la capacità di ristabilire intorno a sé una
qualche forma di equilibrio; la qualità di tale equilibrio è indice
del grado di armonia che ognuno di noi potrà raggiungere a
livello della coscienza superiore.
30. SEKHEL KLALI - ,i,i,~ ',::,rv- Coscienza generale.
Questo sentieroincarnai mezzi attraversoi quali i princìpi celesti
elaboranole regolerelative agli astri e alle costellazioni,e la teoria
dellaconoscenzadi comesi sonoformate la ruota e le sferecelesti.
Illuminato dalla luce della SephirahMalkuth, è il sentiero della
pratica generale, fatta di semplici gesti quotidiani, preghiere
· e meditazioni. Grazie ad esso si impara a far circolare lo Shefà
(influsso)sia all'interno del corpo fisico che della parola e del
pensiero.
31. SEKHEL TAMIDI - .,,.,on',::,rv- Coscienza permanente.
Perchéquesto sentieroè chiamato così? Perchéguida le traiettorie
del solee dellaluna secondole leggi naturali loroproprie,mettendo
ciascunodi essi nellagiusta orbita.
regole dì vita. Semplificando, la padronanza del suo influsso
permette di distinguere ciò che è bene da ciò che è male e di
utilizzare correttamente il libero arbitrio.
32. SEKHEL NAAVAD-1:J":I ',:,ti, - Coscienza del culto. '
Questo sentieroè chiamatocosì perché è finalizzato a distruggere
tutto ciò cheha a chefare con il .cultodei sette pianeti.
141
QABALAH ESTATICA E TSFlRUF
L'attuazione di questo sentiero mette al riparo dall'idolatria,
e soprattutto consente di diventare padroni dei propri astri.
La sua luce scaccia la fatalità. Grazie ad esso, il mistico scopre
che la mancanza di forza spirituale lo assoggetta agli influssi
astrali, mentre il proposito di sviluppare permanentemente
la propria sfera spirituale lo preserva da essi.
L'IPERSPAZIO DEI TRENTADUE SENTIERI
Nel Sepher Yetzirah, il luogo in cui sono collocate le Sephirothnon
ha la forma di un albero, ma piuttosto di un cubo. La simbologia
cabbalistica oscilla spesso tra la sfera e il cubo, o tra il cerchio e il
quadrato. Tutto ciò presuppone sempre il riferimento a un mondo
tddimensionale come il nostro. Per descrivere la posizione delle
Sephiroth,.il Sepher Yetzirah usa l'espressione" SephirothBelimah",
che significa " [sospese] nel nulla", oppure "sull'abisso".
Ma non perché il nostro universo è tridimensionale lo è anche
quello divino: "Dieci Sephirothnel nulla, che corrispondono a dieci
Realtà infinite e senza limiti: profondità del Principio e profondità
della Fine, profondità del Bene e profondità del Male, profondità
dell'Alto e profondità del Basso, profondità dell'Est e profondità
dell'Ovest, profondità del Nord e profondità del Sud" (1:5). Le sei
facce del cubo ci ricordano che la prima parola della Genesi, ossia
"Bereshit" (m!.i~'l'.3
), "in principio", si può anche leggere "BaraShit"
(m!.i~,:i)," creò (i) sei". Le profondità descritte dal Sepher Yetzirah
non hanno confini agli occhi delle creature, ma appaiono limitate a
quelli del Creatore. Ad esempio,noinon conosciamo i limiti iniziali
e finali del processo creativo, mentre Dio li conosce bene, come si
evince da Isaia: "Io dal principio annuncio la fine" (46:10). Le dieci
Sephirothdescrivono la nostra evoluzione ali' interno di un mondo
il cui destino è già scritto dall'inizio allafine,un mondo in perenne
equilibrio tra due princìpi-il bene. e il male - tenuti saldamente a
freno, situato in uno spazio chiuso in sei direzioni, che sono anche
i suoi confini. Alle creature non è dato raggiungere alcuno di tali
confini: infatti sono tutti ugualmente smisurati, e adderitrarsi in
direzione di uno di essi significa allontanarsi dagli altri, così come
addentrarsi nel male equivale ad allontanarsi dal bene. Il libro di
Giobbe ci insegna che solo Dio è in grado di penetrare con il suo
142
I TRENTADUE SENTIERI DELLA SAGGE.~ZA
. sguardo queste sei dimensioni: "Perché Lui solo volge lo sguardo
··fino alle estremità della terra" (Gh28:24).
Tornando al "cubo cosmico", in esso ritroviamo ancora una
volta la gematria del Tetragramma i11iP.Infatti il valore numerko
.di quest'ultimo è pari a 26 (10+5+6+5), e un cubo comprende in
.tutto sei facce, dodici spigoli e otto vertici, ossia, in cifre, 6+12+8
26. Quindi ha perfettamente senso dire che Dio riempie tutte le
profondità fino al limite. Sebbene il cubo abbia una forma rigida
: e decisamente squadrata, la sua struttura numerica rivela che al
Suo interno è racchiuso un autentico vortice di energia, la stessa
energia da cui è scaturita la creazione.
I tre elementi costitutivi della struttura cubica - che insieme,
. come si è visto, totalizzano il numero 26 - rimandano a tre lettere
· dell'alfabeto ebraico, e precisamente gli otto vertici all'ottava, rf eth
(n),le sei facce alla sesta, Vav (ì), e i dodici spigoli alla dodicesima,
. · Lamed('?).La loro unione forma il termine "nul" ('?ìn),che significa
; fidanzare", "vorticare", e implica una discesa dell'energia, come
si evince ad esempio dall'espressione: "Yanulu berak'oth al-rosho"
(iìb~ì- '?~ nt::rJ:;ii'?~n;,"che le benedizioni scenda.nosulla tua testa").
. . È int.eressante sottolineare che il termine "nul", nella grafia
'fhoZ",vuol dire "fenice" e compare nel libro di Giobbe (29:18): "E
1
· dicevo: morirò nel mio nido e i miei giorni andranno e verranno
·..: come la fenice". Ora, nel testo ebraico l'espressione "andranno e
' verranno" è resa con" arbeh" (n:;i-:i~), che designa anche il camino,
•1:uogoin cui si compie una periodica trasformazione in cenere; in
questo versetto del libro di Giobbe, quindi, si nasconde una vera e
. propria sottigliezza semantica. Ma ciò non ci allontana dal tema di
.··.·.cuici stiamo occupa:µdo, perché la radice" arbeh" (n:;i-:i~)si ritrova
anche nel termine" arbaah"(i1ll'.31~),
"quattro", numero base per la
·costruzione di un cubo. Se ne deduce che il movimento energetico
11
in atto all'interno del cubo simboleggia il movimento ciclico deJle
esistenze che "andranno e verranno". Leggendo in senso inver.so
· "nul" ('?ìn)si ottene "luna" (nì'?),che significa "asse, tavola", ed è
attestato nell'espressione "Lunoth haberith",indicante)e "Tavole
della Legge" su cui furono impressi i dieci comandamenti. Grazie
.. alla sua struttura numerica, quindi, il cubo virtuale che accoglie
· , le Sephirothnel Sepher Yetzitah ci mostra tanto il flusso energetico
143
QABALAH ESTATICA E TSERUF I TRENTADUE SE'-JTIERI DELLA SAGGEZZA

connesso alla manifestazione delle dieci Luci primordiali quanto ompianto Aryeh Kaplan nel suo commento al Sepher Yetzirah
la superficie su cui esse si imprimono. )eiser, New York 1990), e possono essere anche concepiti come
Il cubo contiene anche i trentadue sentieri della Saggezza, i entadue iperquadranti. In questo modo si scopre l'esistenza di
quali - come si è visto - sono l'unione delle dieci Sephirothe delle dici fasci di luce emessi da Kethere di altri sedici, ad essi opposti,
ventidue othioth. Le dieci Sephirothsono rappresenfate dalle dieci rovenienti da Malkuth. Di conseguenza le SephirothNetzach e Hod
"Realtà infinite" descritte nel SepherYetzirah;quanto alle othioth, le i configurano come veri e propri cardini del rapporto tra Kether
dodici lettere semplici corrispondono ai dodici spigoli del cubo, Malkuth: la lista redatta da Rav Kaplan, riportata di seguito, lo
le sette doppie alle sei facce più il centro e le tre madri ai tre livelli lustra benissimo. Ma è evidente che tale struttura è impossibile
in cui si articola la sua struttura, e precisamente il piano orizzontale a concepire per la mente umana: infatti, non va dimenticato che
superiore (tv),i piani verticali (~) e il piano orizzontale inferiore si tratta di uno spazio puramente teorico. Per orientarsi, tuttavia,
(o). è possibile inserire questa iperstruttura in uno schema più facile
da inquadrare in una logica tridimensionale. A tale scopo, basta
UN IPERSPAZIO A CINQUE DIMENSIONI .tracciare un cerchio e suddividerlo in dieci settori simboleggianti
Può essere interessante provare a trasporre i concetti cabbalistici le dieci Sephiroth,disposte non in ordine cronologico, ma secondo
nell'iperspaz!o, vale a dire in uno spazio virtuale avente più di tre Criteri di opposizione: ad esempio, Ketherè contrapposta a Malku th
dimensioni. E difficile per la nostra mente concepire uno spazio ,perché l'una è la Sephirahiniziale e l'altra quella finale, Chokmaha
di questo tipo, ma in realtà esso presuppone nozioni facilmente Binah in quanto la polarità della prima è antitetica a quella della
comprensibili per chi ha familiarità con i mondi occulti. seconda, e così via. A questo punto, non resta che collegare tra loro
le dieci Sephirotha gruppi di cinque, come illustrato dalla tabella
In precedenza si è detto che il numero 32 è la quinta potenza
·seguente: prima Kether, Chokmah,Chesed,Tiphereth,Netzach;quindi
di 2 (25). Se è possibile inserire le dieci Sephirothin un cubo dello
'\Kether,Chokmah,Chesed,Tiphereth,Hod ecc. Trattandosi di superfici
spazio tridimensionale, è altrettanto possibile far corrispondere i
chiuse, una volta congiunte Netzach a Kether,Hod a Kether,Malkuth
trentàdue sentieri ai vertici di un ipercubo a cinque dimensioni.
, a Netzach e Malkuth a Hod, si ottiene lo schema riportato più avanti,
Il procedimento non è così complesso come potrebbe sembrare.
raffigurante una stella a cinque punte àll' interno della quale sono
Eccone i presupposti: una linea ha due "vertici", o meglio, due
visibili due pentagrammi incastrati l'uno nell'altro, il primo con il
estremità; un quadrato possiede due dimensioni e quattro (ossia
. vertice rivolto verso l'alto, il secondo verso il basso. Questo fatto
22) vertici, detti" spigoli"; un cubo ha tre dimensioni e comprende
' illustra molto bene il versetto del SepherYetzirah:"cinque opposte
otto (ossia 23) vertici. È sufficiente notare che, aggiungendo una
acmque.
I • //

dimensione, il numero dei vertici raddoppia. Quindi un ipercubo

a quattro dimensioni ha in tutto sedici (ossia 24) vertici, e uno a
cinque dimensioni ne possiede trentadue (ossia.2 5).
Kether Chokmah Chesed Tiphereth Hod
I~ uno spazio a cinque dimensioni diviene dunque possibile Kether Chokmah Chesed Yesòd Netzach
associare simbolicamente i trentadue ipervertici di un cubo ai 4 Kether Chokmah ·· Chesed Yesod Hod
trentadue sentieri della Saggezza. A questo punto, all'interno di 5 Kether Chokmah Gevurah Tiphereth Netzach
6 Kether Chokmah Gevurah Tiphereth Hod
tale cubo possiamo individuare una rete energetica proprio come 7 Kether Chokmah ·· Gevurah ·· Yesod Netzµch
faremmo nel nostro spazio tridimensionale, ricavando trentadue 8 Kether Chokmah Gevurah Yesod Hod
ipersuperfici o iperreti che colleghino a quattro a quattro le dieci
Sephiroth. Questi trentadue ipersettori sono stati determinati dal
144 146
 ,,
I
: ,I

QABALAH ESTI\TJCI\ E TSERUF I TRENTADUE SENTIERI DEUA SAGGEZZA

passaggio dall'involucro di luce di Yod, "Aur" (ìì~ ), all'involucro

i pelle," aur" (ììlJ).
Binah Gevurah Netzach
Binah Gevurah Hod
15 ,, Binah Gevurah Netzach Kether
16 Kether Binah Gevurah' Yesod Hod
17 rMalkuth . f"C:hokmah, ~Chesed- Tiphereth
18 J Malkuth ,I Chokmah ,, Chesed Tiphereth Hod
19 I Malkuth Chokmah I Chesed
I
Yesod Netzach
20 'I Malkuth ,, Chokmah IChesed Yesod Hod
I
21 Malkuth Chokmah ', Gevurah Tiphereth Netzach
I
22 j Malkuth Chokinah ,' Gevurah , Tiphereth Hod
23. Malkuth, Chokmah Gevurah I Yesod
24 l·Malkuth J Chokmah Gevurah I Yesod

r~r
,1 27,
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Malkuth
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'1 29 Malkuth Binah I
Gevurah Tiphereth Netzach Malkuth

•1 30 Malkuth Binah I
Gevurah '. Tiphereth Hod
31 Malkuth Binah Gevurah I Yesod Netzach
'132 Malkuth Binah Gevurah I Yesod Hod
,:l'IPERSPAZIO, L'ACCESSO AL.SENZA FORMA
Ùna tendenza insita in quasi tutte le religioni è quella a concepire
Partendo,dallo schema della stella a dieci punte, è possibile ,,Dio a immagine dell'uomo; anche quelle che non lo rappresentano
ritrovare le dieci Sephiroth nella struttura della mano, e spiegare :,sotto forma di statua o di dipinto lo descrivono, ne parlano o lo
il versetto 3 del Capitolo 1 del SepherYetzirah: "Dieci Sephirothnel immaginano in modi che tradiscono una visione essenzialmente
nulla secondo il numero delle dieci dita: cinque opposte a cinque. antropomorfica dell'Essere divino. Eppure il testo della Genesi è
Alleanza dell'unità resa centrale tramite la parola della lingua e la ,molto chiaro al riguardo: "Elohim creò l'uomo a sua immagine, a
circoncisione della pelle". immagine di Elohimlo creò, maschio e femmina lo creò" (Gen 1:27).
E qual è l'immagine di Elohim che emerge dal passo della Genesi?
Certo non quella di una persona in carne e ossa, ma semmai della
Forza creativa che dà vita all'intero universo. In nessun punto gli
vengono attribuiti una bocca, un naso, delle braccia o delle gambe;
la forma sotto cui si presenta Elohim è quella del creato nella sua
totalità. Di conseguenza, Adamo è un'immagine in miniatura di
quel macrocosmo che Egli ha appena finito di plasmare. Per questo
il Salmo 82, detto "Salmo di Asaf", recita: "Io ho detto: Voi siete
Quest'alleanza segna il passaggio dalla luce, di Yod, lettera il Elohim, siete tutti figli dell'Altissimo".
cui nome significa" dito", alle dieci dita del corpo umano. Ora, il La prima cosa da fare per riscoprire il vero volto di Elohim è
valore numerico di Yod è 1O,cifra che, all'interno del Tetragramma coltivarne la" defisicizzazione", perché la pretesa di rinchiuderlo
i1ìil',si sdoppia in He (il) + i'le (il), ossia in 5+5. Ciò simboleggia
146 147
 Q!\13ALAH ESTATICA E TSERUF I TRENTADUE SENTIERI DELLA SAGGEZZA

in un corpo, ossia in un ricet.tacolo finito, contamina l'idea stessa diventato uno di noi quanto alla conoscenza del bene e del male.
di Dio, privandolo della Sua dimensione infinita. Ecco perché il ora, egli non stenda più la mano e non prenda anche dell'albero
trentaduesimo sentiero della Saggezza, la prima delle chiavi che ella vita, ne mangi e viva per sempre!" (Gen. 3).
consentono di ricostruire la fisionomia dell'Essere divino, è detto
11 Il giardino dell'Eden rappresenta il luogo in cui si vive allo
Sekhel naavad", cioè" Coscienza del culto", e viene descritto come
tato di pura luce, il luogo dell'immunità, che non conosce ~olore
"finalizzato a distruggere tutto ciò che ha a che fare con il culto
é dualità. Uscirne significa entrare nel mondo della duplicità e
dei sette pianeti". La sua funzione, infatti, è permetterci di uscire
ella sofferenza e mettere in moto la ruota del "Gilgul", ossia di
dall'idolatria, che consiste nell'assegnare alla divinità un corpo o
n ciclo ininterrotto di esistenze condotte all'interno di involucri
una forma qualunque, nell'attribuirle parole o pensieri propri di
i pelle. Per tornare allo stato di pura luce occorre mettere in atto
un essere umano o, molto semplicemente, nel credere di poterla
. na graduale defisicizzazione dell'essenza divina; ogni volta che
imprigionare entro la parola "Dio". Tributare un culto ai pianeti
imitiamo Dio, infatti, par~lizziamo noi stessi.
significa attribuire una sorta di onnipotenza ai corpi celesti, che
sono ricettacoli finiti e meri intermediari delle forze cosmiche. Il Una volta smaterializzato il divino, si comincia a percepirlo
mistico deve cercare la luce al di là di essi, e divenire padrone dei sotto forma di luce, di soffio, di energia; ma è soltanto una tappa.
suoi astri e di tutti gli influssi esterni di carattere somatico. Ben presto si scopre che anche tali esperienze hanno dei limiti,
·perché le nostre percezioni e le n?stre vis~alizzazioni, ~er qu~t?
Cercare di circoscrivere la Luce divina entro un rivestimento
sottili siano, continuano a racchmdere Dio entro tre d1mens1orn.
corporeo equivale a renderla cieca: per comprenderlo, basta tener
E così ci si ritrova ancora una volta esclusi dalla Verità. A questo
conto dell'insegnamento racchiuso in alcuni termini ebraici. La
punto inizia una fase molto più difficile, impossibile da descrivere
Luce originaria si chiama" Aur" (1ì~) e comincia per Alef (~), che è
in termini tridimensionali: quella in cui ci si sforza di cogliere la
anche l'iniziale di" Atziluth" (rn'ì'~~),termine indicante il mondo
·.Luce divina al di là delle tre dimensioni a noi familiari. Il tentativo
dell'emanazione, da cui tutto proviene e all'interno del quale la
· di realizzare i trentadue sentieri della Saggezza porta a cercare di
Luce dell' Ein-Sof è ancora intatta. Ora, "pelle" si dice" aur" (1ì1'),
raggiungere, uno dopo l'altro, i trentadue vertici di un ipercubo
termine graficamente quasi identico ad "Aur", ma che inizia per
situato in uno spazio a cinque dimensioni: è in quest'iperspazio
'Ayn (.u),la stessa lettera con cui comincia" Assiah" (iftD~),nome
· che avviene la manifestazione di Elohim, un processo articolato in
del mondo dell'azione in cui la Luce diviene così densa da dare
sette stadi, simboleggiati dai sette giorni della creazione. Ma tali
origine alla materia. Si passa così da un involucro di luce a una
stadi corrispondono anche ai sette palazzi della Merkavah, ossia
tunica di pelle. Ma il termine "aur", ossia "pelle", si può anche
ai sette piani dell'esistenza umana. I trentadue stati di coscienza
leggere" ever" (1J.U), che significa" cieco". Quello tridimensionale
consentono di ricostruire l'essere nella sua interezza originaria, di
è un mondo in cu(la visuale è limitata dalla forma, e quindi è cieca,
pervenire a una conoscei:iza globale ~ell'u1:iverso e, ~opr~ttutto,
per cui pretendere di far rientrare Dio in questa forma equivale a
di arrivare a comprendere la natura d1 Elohlm. In pratica, d1 porre
non vederlo più. Il passaggio dall'involucro di luce alla tunica di
rimedio alle conseguenze della"caduta" attraverso un processo
pelle è descritto nel libro della Genesi, e precisamente nel brano
noto come" tiqun" (11pr:,), ossia "riparazione" o" c?rrezione".
che narra la cacciata di Adamo ed Eva dal Gan Eden: "19 - Con il
sudore del tuo volto mangerai il pane, finché non ritornerai alla Seilmondotridimensionaleincuiviviamorappresentalavita
terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei, e in polvere cosciente, l'iperspazio corrisponde al nostro inconscio,: infatti per
ritornerai.20-AdamochiamòlamoglieEva,perchéellafulamadre accedervi bisogna imboccare sentieri inusuali, esplorare territori
di tutti i viventi. 21- Yhwh-Elohim fece ad Adamo e a sua moglie nuovi. Lo Tseruf è un metodo completo, che permette di compiere
delle tuniche di pelle e li vestì. 22- Yhwh-Elohim disse: Ecco, l'uomo quest'espansione multidirezionale. Le cinque vocalizzazioni base,
148 149
QABALAH ESTATICA E TSERUF
nell'ordine indicato da Rabbi Abulafia, simboleggiano le cinque
dimensioni dell'iperspazio. Chiaramente è molto difficile uscire
dal nostro mondo ristretto con un semplice sforzo di volontà; così
come, di primo acchito, ci sembra impossibile agire al di fuori del
nostro involucro di pelle. Ma se si considera più attentamente la
questione, si scopre che la parola trascende i limiti del corpo e ci
porta dritti allo scopo, aiutandoci ad andare al di là delle forme
esteriori. Il pensiero ha 11npotere ancora maggiore, e in effetti ci
schiude un campo d'azione immenso, che tuttavia, a partire da un
certo momento, ci apparirà angusto, per il semplice fatto che ci
accorgeremo di muoverci ancora all'interno di tre dimensioni -
il corpo, la parola, la mente - mentre restano tuttora da esplorare
alcune parti del nostro essere. Coloro che hanno già vissuto uno
sdoppiamento astrale hanno sicuramente fatto esperienza di una
nuova dimensione, e in realtà questa sfera alternativa non è poi
così lontana da noi.
Le combinazioni di lettere ci permettono gradualmente di
accedere a questi territori sconosciuti; esse sono strumenti che ci
consentono di esplorare tutte le potenzialità dell'essere. Le lettere
ebraiche sono il fil.oconduttore indispensabile per chi voglia fare
esperienza dei sentieri, in quanto al I.orointerno la luce subisce lo
stesso processo di sviluppo che si verifica in noi. Al pari di noi,
infatti, ogni lettera è avvolta in un involucro, non di pelle ma di
inchiostro, evocante il manifestarsi della luce di Yod a livello delle
dita. Lo dimostra il fatto che il termine ebraico per "inchìostro",
11
dyo" (i'7), è una permutazione di "Yod" (1i'), nome della decima
lettera dell'alfabeto ebraico, il cui pittogramma originario non a
caso raffigura un dito. Una lettera tracciata nell'inchiostro è una
forza prigioniera di un ricettacolo limitato; modularla mediante
una vocale equivale a liberarla e a permetterle di espandersi fino
a raggiungere il pensiero e successivamente lo spirito.
Le combinazioni di lettere consentono prima di esplorare in
maniera virtuale gli spazi sensibili interiori, e poi, a poco a poco, di
insediarvisi stabilmente, così da sperimentarli in modo autentico.
È un processo difficile e di ampio respiro, che implica l'ingresso
in un mondo totalmente ignoto alla nostra coscienzé\iper questo è
necessaria una lunga preparazione, per non cadere in pericolose
150
J TRENTADUE SENTIERIl)Jll,(.AIAGGE:ZZA
orme di squilibrio. È la pratica regolare dello Tse1
i raggiungere una stabilità di fondo in questo se
LCUOREDIYAHO . ......)
i'Tetragramma i1ìi1', come dice il suo nome, è fortnlltO faqu~ttro
ettere, ma He (i1) si ripete due volte; quindi in realtàn.eC:Onhene
· ltanto tre. Il SepherYetzirahbasa la sua esposizione unicamente
ulle tre lettere ìi1' del Nome "Y aho", che figura anche ~ella Gnosi
alentiniana. Quest'ultima insegna che l'Eone Horosmte~rompe
·,emanazione e l'espansione all'infinito degli enti ~ronu~cian~o il
ome divino" Yaho":"Horosdisse Yahoper porre fine all ~l tenore
i,pansione della Sophiainferiore" (Ireneo). Eppure spesso 11 Se'!1~er
Yetzirah è stato visto come una reazione alla Gnosi, nello sp1r1to
di Rabbi Akiva. Per la Qabalah le tre lettere Yod-Ffe-Vavsono la
struttura che racchiude le sei direzioni dello spazio, a loro volta
'.sigillate dal Nome "Yaho".
'i In questo capitolo abbiamo già osservato che il numero ~ei
sentieri della Saggezza è perfettamente rappresentato dal termine
"lev" (:i'?),"cuore", la cui grafia è analoga a quella del nu:rnero 32
{;i"'?). Ma in ebraico le due lettere Lamedé Bet, che compong~no sia
questo termine che questo numero, sono anche due ~re~~siz,~~1:!·
Bet(:i)introduce il complemento di stato in luogo e significa m ,
i1, entro", nell'accezione specifica di "all'interno"· Analog~m~nte,
Lamed ('?) introduce il complemento di moto a luogo e ~igmfica
;"a'.', "verso", "per", con l'idea di un movimento verso 1.este.rno.
.,Quindi il termine "lev" (:i'?)illustra molto bene le due direzioni,
·i,.,mterna e d esterna, m . cui. s1. esp 1·1cat an t o l' az i'onedelcuore ' qu"'nto
...._
quella dei trentadue sentieri.
, Nella Bibbia, l'impiego di queste due prep?sizio~i dava~ti al
termine "cuore" è particolarmente significat1V~·,L espress1one
"belibo"(i:l?~), "nel suo cuore", designa per lo ?1~ un approccio
• impuro, derivante da un'intenzione del cuore hrrutata e ristretta;
inoltre evoca i complotti o la passione che soffoca e acceca. Essa
..·compare ad esempio· nel seguente versetto. . . "Esaù · prese
...·· a. oct1·are
Giacobbe a motivo della benedizione che suo padre gh aveva
dato; e disse in cuor suo: Si avvicinano i giorni del lult~) per mio
padre; io ucciderò mio fratello Giacobbe" (Gen. 27:4J)i O 111questo:
151
 QABALA/1 ESTA'J'lCAE TSERUF I TRENTADUE SENTIERI DELLA SAGGEZZA

"Lo stolto dice in cuor suo: Dio non c'è! Sono corrotti, fanno cose
abominevoli: non c'è nessuno che faccia il bene" (Salmi 14:1). Per
contro, l'espressione "el-libo" (iJ~-";,~), "verso il suo cuore"~ "al
suo cuore", rinvia a un'idea di purezza perché libera forze di tipo
evolutivo. Nella Bibbia è quasi sempre Dio stesso a utilizzarla:
"L'Eterno sentì un odore soave, e l'Eterno disse al suo cuore: Io
non maledirò più la terra a mot~vo dell'uomo, perché i disegni
del cuore dell'uomo sono malvagi fin dalla sua fanciullezza, né
colpirò più ogni essere vivente come ho fatto" (Gen. 8:21).
È sorprendente notare che l'espressione "nel cuore" (J";,J)è
menzionata ben settantun volte, mentre "verso il cuore" (J";,-";,~)
compare solo diciassette volte. Inoltre, questi due numeri sono
l'uno l'inverso dell'altro, proprio come le due direzioni in cui si
muovono Lamed e Bet.
L'associazione delle tre lettere del Nome "Yaho" (1iÌ') alle
due preposizioni (J-";,)illustra bene sia queste due direzioni, sia
i tre livelli in cui si manifestano le lettere del Nome divino:
·i-.,~·-Li Verso di me I ·,::1··- Bi In me
'ventare "Madre". Queste ultime considerazioni evidenziano
piccata polarità femminile della lettera He. ·
MAGIA DEI TRENTADUE NOMI
e esistono settantadue nomi di tre lettere ciascuno, tratti da
•~ersetti dell'Esodo2s, così si conoscono trentadue appellativi
. gici, anch'essi di tre lettere ciascuno, ottenuti combin~ndo fra
'..omediante acrostici tre versetti di trentadue lettere ciascuno,
· recisamente Salmi 32:7, Isaia 26:4 e Salmi 29:11.Il sistema è lo
1
sso utilizzato per la creazione dei settantadue nomi di cui sopra:
ntadue lettere di Salmi 32:7 si scrivono, come normalmente
iene in ebraico, da destra a sinistra, e occupano il primo posto
gnuna delle trentadue parole; le trentadue lettere di Isaia 26:4
crivono in senso inverso, ossia da sinistra a destra, occupando
condo posto, e per finire le trentadue lettere di Salmi 29:11, ~i
· vo trascritte da destra a sinistra, si collocano al terzo posto m
cuna dei trentadue nomi. Ogni lettera conserva le sue vocali
,·:rrendere possibile la pronuncia delle trentadue parole, peraltro
ve di senso, così ottenute, che vengono recitate come un mantra
0

p scopo di scongiurare ogni pericolo.

lii? Lah Verso di lei Iii:J Bah In lei 1
mi32:7:
I ì'? Lo Verso di lui I. ì:J Bo In lui ~7.;1
::179'~:;i:;i,or;, '~l 'n~r:,,~~ '7 i!JQ :iIJ~
"Tu sei il mio rifugio! Tu mi proteggi dalle avversità, tu
mi circondi di canti di liberazione. Selah!".
Da tali considerazioni emerge che le lettere del Tetragramma 'a26:4:
corrispondono anche ai pronomi "io"('), "lei" (ii) e "lui" (1).Yod è
associata al mondo di Atziluth, cioè dell'emanazione, scaturito
:ti'~?i~,:i~ :11:i; ''.;i ::i:~,~r'7.~
:11:i':;i
:in~:;i
"Confidate in Yhwh per sempre, perché Yah, sì, Yhwh è la
dall' Ein-Sof E in effetti si dà il caso che" Ein" (r~ ), "Nulla", si possa roccia .dei secoli".
permutare in "Ani" (':i~),ossia "io". Yod simbq!~ggia la Sorgente - 'mi 29:11:
dell'esistenza, il cui primo atto consiste nel dire: "Io (Ani) sono",
nonché la figura del Padre creatore. He, in quanto seconda lettera
:tii,~:;i ,~~n,~
-;i-9;:11:i; ,~~7r"~:11:i;
1r::i:
"Yhwh dia forza al suo popolo! Yhwh benedica il suo popolo
del Tetragramma, costituisce la prima manifestazione della vita
con 1apace " .
nel mondo di Briah,e quindi rimanda sia alla figura della Madre,
sia al pronome "lei". Vav simboleggia il Figlio, "lui", il quale fa la La combinazione di questi tre versetti genera qu_anto segue:
sua comparsa nel mondo di Yetzirah. Infine, la quarta lettera del ,:r.:'JFJ"J8'~ 'ì18iii un~ .ì2:$0'7r ri'? ì,Vi 'lììtJ n'?o.10nil'I;l 'o~
Nome divino è ancora una He, che corrisponde sia al mondo di =nit97,n9 ~rr::J::J~ ,VJinno ~.128
)'~ t:J'i1:;J 11~ "J''?. :;J.ì]~::1'il~.~J'"J
Assiah sia alla figura della Figlia, capace a sua volta di dare la vita
ono i nomi degli "angeli della Qabalah" citati nel Sepher Razic/. Cfr. Capitolo VII
',T.].
152 153
 11 '1'1,:,
'"'I''
il,,',,'

' !J
QABALAH ESTATICA E TSERUF I TRENTADUE SENTIERI DELLA SAGGEZZA

lii il,
11':
1
Le parole ottenute, una volta traslitterate, si pronunciano così:
"Ami Tayah Hamio Selah Tevau Raav Lirez Youlé MitsiaTsahem Rovo
1.12-Quarta: "Esh meMayim (Fuoco generato dalle Acque)". Egli ha
tracciato e scolpito nel Trono della sua Gloria i Serafini, gli Ofanim
Tihoye Tsité Rehane Niyé Ybeho Raiva Nekih Yedei Faav Leiré Tedek e gli tfayoth haQodesh, ossia gli angeli al suo servizio. Su questi tre
:ii Taaè Sehath Ovaa Behom Beio Nivava Yush Se'helLatho Habim". ha stabilito la sua dimora; come sta scritto: "Egli fa dei venti i suoi
Questa sequenza di trentadue vocaboli non costituisce solo messaggeri e delle fiamme i suoi servitori".
''il
' !111
una formula di protezione, ma anche un "Nome" cabbalistico, il Queste quattro particolari denominazioni della Ruach sono
cmi scopo è vivificare i trentadue sentieri della Saggezza. Spesso anche quattro formule in grado di vivificare i trentadue sentieri
questo e altri elementi simili, tipici della mistica cab balistica, sono ella Saggezza; in ebraico comprendono in tutto trentadue lettere.
stati erroneamente usati dagli occultisti in chiave angelologica o
teurgica. Ma l'intento degli studiosi della Qabalah è di tutt'altro
segno: nel creare combinazioni di questo tipo, si propongono di
Ruach Elohim Hayim ilJ'"n.!J'i1?t-f
n,,·-
--·-,·-·,····-···,-,,-,
favorire la circolazione dello Shefà,e di fornire gli strumenti per Ruach me Ruach 7 lettere
prepararsi meglio all'esperienza interiore. Tuttavia, ciò non toglie Mayim me Ruach ,·--·-·-- ·-·nì"11'J-lJ'i'J-
7 lettere
che possano essere utilizzate anche in senso magico, ma a partire --.--,-,1
, ,, !J'i'Ji'J
,.,.E-·s--h,-m,_,e,_M_,,,_a_,,.y,-,,-i,m,_,_,,
... ÌD~ 6 lettere
da presupposti ben diversi, e bisogna ammettere che una persona
inesperta può trovare molto difficile comprendere tutfo ciò. 32 lettere

I TRENTADUE SEGNI DELLA RUACH

Come si è detto, il Sepher Yetzirah descrive la creazione del mondo
ponendola in rapporto con "trentadue meravigliosi sentieri della
Saggezza". Questi sentieri sono i veicoli della Luce divina, che si
II
manifesta nella forma di un soffio" detto Ruach" (mi), termine
II

indicante al tempo stesso il vento, lo spirito (inteso come anima)

e il soffio vitale. Ma "Ruach" evoca anche le nozioni di "sollievo"
(nr:i) e di "spazio libero" (nn).
I versetti 9-12 del Capitolo 1 del Sepher Yetzirah descrivono
le quattro Sephirothfondamentali- a loro volta associate ai quattro
mondi - come quattro diverse forme di Ruach:
1.9 - Dieci Sephiroth nel nulla. Prima:" Ruach Elohim rfayim (Soffio
di Elohim vivente)", sia benedetto e glorificato il nome di Colui chl'
vive nei mondi. La voce, il soffio e la parola sono lo Spirito Santo.
1.10 - Seconda: "Ruach meRuach (Soffio gen~rato dal Soffio)". Egli
ha tracciato e scolpito le ventidue lettere fondamentali: tre madri,
sette doppie e dodici semplici, animate da un unico soffio.
1.11 - Terza: "Mayim meRuach (Acque generate dal Soffio)". Egli lt•
ha tracciate e scolpite nel Tohu-Bohu (la materia prima inanimah1
e vuota). Le ha tracciate come un pavimento. Le ha scolpite coml'
un muro. Le ha distese come un tetto.
154 155
 CAPITOLO VII

HITBODEDUTH E HAZKARAH

L'Hitbodeduth è un ritiro spirituale finalizzato all'applicazione di

II
alcuni tipi di meditazione. Letteralmente il termirte Hitbodeduth"
(nnììJm) vuol dire "isolamento", ma il suo significato cambia a
seconda del contesto: in certi casi indica semplicemente un ritiro
spirituale effettuato in un luogo isolato, in altri una particolare
tecnica di concentrazione che permette di isolarsi dall'ambiente
per praticare la meditazione. Prima di accostarci al concetto di
11
Hitbodeduth" in chiave cab balistica, occorre precisare che nella
., letteratura midrashica il termine "hitboded" (ìììJm) è utilizzato
II
nel senso di separarsi", e spesso ha una valenza esclusivamente
filosofica e intellettuale.
Ma è solo nel XIII secolo, con Abraham Abulafia (1240-1291),
che l' Hitbodeduth diviene una forma di devozione cab balistica a se
stante. Esiste una relazione innegabile tra questa pratica mistica
. e la" Khalwa" dei sufi, anche se non è facile appurare in che modo
Abulafia abbia subìto il loro influsso; sappiamo che effettuò una
serie di viaggi in Oriente a partire dal 1260, ma tali spostamenti
II
ebbero luogo prima che egli scoprisse la sua chiamata" mistica.
Tuttavia è assodato che, nel periodo in cui viveva a Barcellona,
aveva un maestro <dinome Baruk Togarmi, ossia 11 1'orientale" o
"il turco". Inoltre, durante il suo soggiorno messinese entrò a far
parte di un circolo cabbalistico al cui interno si trovava un certo
Natan ben Sa'adyah Har'ar, anch'egli orientale.
Essenzialmente l'Hitbodeduth è una fase fondamentale della
pratica cabbalistica, che conduce all'incandescenza dell'estasi e
alla scoperta delle vie della santità a tutti i livelli dell'esistenza.
Sìtratta di una tecnica di meditazione completa, basata sui Nomi
divini e sulle lettere dell'alfabeto ebraico. A partire da Abulafia,

157
 J<:TsnRUJ1
QA/li\J,AIJ /:S'/'ATIC'A
!'
qui~di, H~tbod~du:hnon è più un puro e semplice ritiro, m.a una
pratica indissociabile dal lavoro sui Nomi di Dio.
Abraham. Abulafia definisce questo lavoro Sod ha-Hazkarah"
II
{i11:Jri1i1110), "segreto dell'evocazione", una denominazione che
,,senza
. h. dubbio . il "Dhikr" sufi. "Hazkarah" (i11:Jri1)si gni·rica
,, ,, ricorda
ne tam.o , menz10ne", "evocazione", o, in un senso più ampio
"_menzi?ne del Nome divino". Il concetto di "Hazkarah" è stat(;
n1:reso in sefuito da Rabbi Moses Cordovero (1522-1570): "Ecco il
mistero dell Hazkarah.Nel momento in cui desideri meditare su
quest? Nome potente, adornati e isolati in un luogo particolare,
da cm .nessuno possa udire la tua voce. Purifica il tuo corpo e fa
tua amm.a da tutte le preoccupazioni terrene e immagina che in
quel momento la tua anima si appresti a lasciare il tuo corpo e
ad abbandonare questo mondo" (PardesRimonim).
L'f!~ zkarah si pot~ebbe anche definire "lo Yoga di Abraham
1
Ab~lafi~ : questa pratica, infatti, implica una serie di gesti tecnici
abbinati al controllo del respiro e la pronuncia delle lettere sacre
accom.pagnat~ da speciali movimenti della testa, tutti aspetti che
~err~nno,~nal~zzati ~ettagliatam.ente più avanti. Questo metodo
nchi~d~ l im.piego d1 un luogo appropriato; di qui l'associazione
~on 1Hztb~deduth,che Abraham. Abulafia descrive appunto così:
Preparati [alla meditazione] coltivando l'unificazione del cuore
e la purificazione del corpo. Devi scegliere un luogo particolare e
appartato, da cui la tua voce non possa essere udita da nessuno
e.qui ritirati in completa solitudine e ricerca un assoluto hitboded
(isolamento). Dopodiché sieditiin questo luogo speciale, che può
essere ~na stanza o una cella. E m.i raccomando, non rivelare ad
alcuno Il tu~ segr.eto. Se puoi, pratica tale metodo di giorno, in una
casa [poco illuminata], m.a il momento più favorevole è la notte.
Allo~tana ~al tuo spirito le vanità di questo mondo, perché sei in
procinto d1 parlare con il tuo Creatore, di cui desideri conoscere
la Grandezza.
Avvolgiti nello scialle della preghiera, e poni sul tuo
c~po e sul t~o bracci~ i tefillim, perché devi essere pieno di
riverenza nei confronti della Shekinah che ti riveste in questo
m.ome:11~0.Fa' in. mo~o che i tuoi indumenti siano puri e
preferibilmente bianchi; questa precauzione ha il potere di
158
HITBODEDUTH E HAZKARAH
edisporre al raccoglim.enfo nell'amore e nel timore" (rìayé
~Olam haBa).
Benché Abraham. Abulafia e i suoi scritti fossero stati messi
'l'indice (ricordiamo che, verso la fine della sua vita, il rabbino
..Barcellona ne aveva ottenuto l'esilio),. ciò non impedì ai suoi
etodi di rimanere vivi all'interno della Qabalah e di esercitare
.forte influsso su di essa, in particolare sulla scuola di Safed.
ià nel 1295, ossia quattro anni dopo la presunta data della sua
, orte, apparve un libro intitolato Shaaré Tsedeq,che per molto
po fu attribuito ad Abulafia, ma in realtà si deve a un autore
onimo, probabilmente JosephGikatilla, il quale si rifaceva agli
.segnam.enti del maestro: "La fase iniziale del metodo consiste
nanzitutto nella purificazione del corpo in quanto tale, poiché
··sfera corporea è simbolo delle realtà spirituali. Poi, in ordirle
endente, viene la purificazione delle posizioni fisiche e delle
. dinazioni spirituali [... ]. Ecco perché si prescrive di praticare
.Hitbodeduthin un luogo isolato, meglio ancora se si tratta di un
Ogo in cui non si può sentire alcun rum.ore. Per prima cosa si
ccom.anda di decorarlo con erbe fresche per rallegrare l'anima
egetativa, che in ogni uomo è unita a quella animale. Poi, al fine
ì rallegrare l'anima animale, che in ogni uomo è unita a quella
.:donale, si farà ricorso agli strumenti musicali o alla salmodia di
rsetti liturgici, per amore della Torc1h.Quindi si utilizzeranno
. vi.sualizzazione degli intelligibili e la contemplazione. Infine,
i passerà alla pronuncia delle lettere che, se com.binate fra loro,
.ono prive di significato, al fine di distaccare e purificare l'anima
da tutte le forme che le sono familiari" (ShaaréTsedeq).
Fu la grande scuola cabbalistica di Safed a imprimere nuovi
svìluppi alla pratica dell'Hitbodeduth.Un discepolo di Ari, rabbi
Eliezer Azikri (1533-1600), descrive appunto tale pratica nel suo
Sepherha-r!aredim:"Egli si sottrarrà ai suoi studi un giorno alla
settimana e si ritirerà in un luogo isolato e privo di uomini. E lì,
nell'intimità del suo rapporto con il Creatore, aderirà a Lui nella
,:tneditazione come se fosse già alla Sua Presenza nel giorno del
,giudizio, e lo implorerà con parole miti, come farebbe un servo
,con i suoi padroni o un figlio con il padre [... ].D'altra parte, in
molti scritti degli Antichi si legge che l' Hitbodeduth, la Perishuth
159
QABALAH ESTATICA E TSERUF
(distacco) e la Devequth (adesione) erano praticati dai riassidim
(asceti medievali)2 9 d'Israele, i quali, nei loro ritiri, distoglievano
la mente dalle preoccupazioni di questo mondo e concentravano
la loro meditazione sul Signore dell'Universo. Il nostro maestro
Rabbi Isaac [Luria] insegnava che ciò è mille volte più benefico per
l'anima dello studio. Di conseguenza, a seconda delle sue facoltà
e delle sue possibilità, l'uomo dovrebbe ritirarsi e dedicarsi alla
meditazione solitaria un giorno alla settimana, o uno ogni due
settimane, o almeno uno al mese [... ]. Questo ci ricorda quanto
abbiamo appreso dalla Mishnah Berakoth: gli antichi riassidim si
preparavano alla preghiera canonica meditando per un'ora, e in
tal modo orientavano i loro cuori a Dio. Secondo i commentatori,
essi si concentravano spiritualmente sul Signore dell'Universo
per timore e per amore, interrompendo gli studi per nove ore al
giorno al fine di dedicarsi alla meditazione solitaria e all'adesione.
Poi immaginavano che le luci della Shekinah fossero situate sulla
loro testa e fluttuassero tutt'intorno a loro mentre sedevano al
centro di quella Presenza luminosa. Ho trovato dottrine simili
negli scritti degli antichi perushim (asceti)". (Sepher ha-riaredim).
"Hitbodeduth" si può anche tradurre con "meditazione", ma
è bene essere molto cauti nell'impiego di questo termine, perché
ai giorni nostri la meditazione è prevalentemente intesa o come
un'esperienza passiva, oppure come. una forma di rilassamento
profondo, mentre l' Hitbodeduth è essenzialmente un momento di
devozione spirituale, che nella Qabalah assume una fisionomia
piuttosto tecnica e talvolta un po' complessa. Questa particolare
"meditazione" cab balistica sfrutta le combinazioni delle lettere
ebraiche e gli "Yihudim" (tt11n'), ovvero "unificazioni", dei Nomi
divi~i. Lo Yihud è una tecnica alquanto complicata, la cui origine
va ricercata nello Zohar, e in particolare nell'Idra Zuta, e consiste
nell'operare appunto delle unificazioni, cioè delle combinazioni
tra vari Nomi e attributi dell'Essere Supremo, per realizzare una
"ascesa estatica" della Kavanah umana finalizzata all'incontro con
Dio. Il Ramhal (Rabbi f=IayimLuzzatto, 1707-1746) era un cultore
dello Yihud, che praticava per gran parte della giornata: "Da anni
29
Allusione all'omonimo movimento mistico sorto in Germania nel Medioevo in ambito
ashkenazita, e sfociato nel più noto hassidismo del XVIII secolo [N.d.T.].
160
HITBODEDUTH E HAZKARAH
ormai mi sono chiuso in casa, e non smetto di recitare Yihudim.
Non passa un quarto d'ora senza che ne formuli uno, e di certo in
quei momenti sono in uno stato di grande purezza" (lggeroth).
La pratica dell'Hitbodeduth ha il potere di calmare lo spirito
•e di placare l'agitazione interiore. Essa è quindi associata a due
, fondamentali stati d'animo: la stabilità mentale (Yishuv haDaath,
. nD1i1:mli') e la confusione mentale (Bilbul haDaath, nD1i1?1:i1?:i).
Yishuv haDaath: letteralmente il termine significa" far sedere
la conoscenza", ma in ambito mistico è inteso in riferimento alla
nozione di" pace dello spirito". "Yishuv" deriva da "yeshuv", che
.vuol dire "sedersi", "riposarsi" e, per estensione, "stabilirsi". Lo
stesso verbo ritorna nel seguente versetto del libro di Ester: "Il re
Assuero era seduto sul suo trono" (Est 11:2), che nel Talmud viene
spiegato in questo modo: "Perché ci viene detto che era seduto?
Per farci capire che in quel momento il suo spirito era in uno stato
di totale serenità" (Megillah21a). Quindi nel lessico mistico il verbo
"yeshuv" esprime un'idea di stabilità e pienezza. Ciò ci conduce
a precisare che l'Hitbodeduth, poiché permette di raggiungere lo
stato di Yishuv haDaath, va prnticato da seduti, cioè in condizione
di riposo; la stessa associazione concettuale e grafica è presente
tra il verbo "sheveth" (n:JìLi),
"sedersi", e il sostantivo "Shabbath"
(n:iìli),"riposo". Per quanto riguarda "Daath", normalmente non
designa lo spirito, ma la conoscenza, ossia il frutto dell'azione
congiunta di tutte quelle facoltà - intellettive, intuitive, sensibili
e meditative - che concorrono a formare lo spirito.
Bilbul haDaath: è la confusione mentale, ossia il contrario
dello stato d'animo indicato come Yishuv haDaath. Si tratta di una
condizione di totale disordine e dispersione interiore in cui, dato
che le componenti essenziali dello spirito non sono più in grado
di comunicare correttamente tra loro, la Kavanah si esaurisce, il
che può condurre perfino alla perdita della fede. In genere, una
persona stressata o eccessivamente assorbita dalla sua .attività
professionale si trova in stato di Bilbul haDaath.
Senza necessariamente addentrarsi nelle comples~e pratiche
dell'Hitbodeduth, chiunque puòfacilmente trasformare il Bilbul in
Yishuv. Ecco un metodo semplicissimo per farlo:
161

QABALAII ESTATICA B TS1lRUJ1
• sedersi in un luogo tranquillo: già questo semplice gesto
evoca la Yishuvah;
• chiudere gli occhi e prendere coscienza del proprio
corpo seduto;
• pensare allo Shefa, la forza universale che ci anima e ci
circonda, e contemplarla mentalmente sotto forma di luce
bianca;
• prendere coscienza di entrambe le mani; poi muoverle e
sfregarle come per far circolare il sangue al loro interno, ma
pensando che in tal modo lo Shefa comincerà a fluire sempre
più liberamente in esse;
• spingere verso il basso i piedi e sfregarli, pensando che
così la luce circolerà sempre meglio al loro interno;
• tornare a muovere le mani, come per stimolare di nuovo
lo Shefa;
• in seguito massaggiarsi le gambe, sempre pensando alla
circolazione del flusso (Shefà) al loro interno;
• continuare nello stesso modo per tutte le parti del corpo,
risalendo verso l'alto e ricaricandosi le mani tra una.sezione
e l'altra; massaggiarsi le spalle, il collo, le mascelle, le
tempie ecc.;
• quindi prendere coscienza della respirazione, inspirando
profondamente ed espirando lentamente e completamente;
1
• pensare che l'inspirazione permette al flusso luminoso
di penetrare in tutto il corpo, e così facendo di stabilizzarlo,
calmarlo e purificarlo;
• infine, immaginare che lo spirito circoli nel nostro corpo
proprio come il respiro, che si presenti anch'esso sotto forma
di luce bianca .e che la pace che pervade le nostre membra lo
calmi e lo stabilizzi.
Questo metodo ha il duplice vantaggio di essere semplice ed
efficace; può servire da introduzione sia all'Hitbodeduth, sia a un
esercizio di visualizzazione come quèllo dei cerchi colorati che è
stato descritto nel. Capitolo V.
162
HITBODEDUTH E HAZKARAH
prime parole rivolte da Dio ad Abramo, "Lekh Lekha", "Va'
rso te stesso" (Gen 12:1), riassumono perfettamente il senso della
atica dell'Hitbodeduth: un momento particolare che il fedele
ncede a se stesso. È attraverso se stessi, .infatti, che si
munica con Dio e con il suo universo. Per Rabbi Nahman di
reslavia I' Hitbodeduth è "una conversazione privata tra noi
tessi e il nostro Creatore" (Likuté Moharan).
L'Hitbodeduth è il centro della pratica spirituale e costituisce
n criterio per valutare i progressi del credente nel suo cammino
teriore. Come abbiamo già precisato in precedenza, il termine
itbodeduth" può indicare o un tipo di meditazione improntato
la. calma, o una. tecnica spirituale più attiva. In entrambi i casi,
litamente la pratica dura circa un'ora: non a caso il periodo di
'mpo dedicato all'Hitbodeduth è detto "Shaah" (ill2ìQ), una parola
e generalmente viene tradotta con "ora". Ma in realtà la Shaah
un arco di tempo piuttosto flessibile, al pari del giorno e della
otte, la cui durata varia in funzione delle stagioni. Quindi essa
on è strettamente legata all'orologio, perché nella meditazione il
mpo è veramente flessibile. In base al "clima" interiore di ogni
dividuo, alla sua peculiare "stagione" spirituale, un'ora potrà
pparirgli un'eternità se in quel periodo è incline alla distrazione,
e:ntre gli sembrerà durare solo pochi secondi se è in una fase di
rofonda concentrazione.
Il· termine "Shaah" si sposa perfettamente con la sfera della
editazione in quanto, in una diversa forma grafica (iU)ìli),è anche
n verbo che significa" volgersi verso"," prestare attenzione a", e
he compare nel racconto biblico della vicenda di Caino: "Ma Egli
(Dio) non rivolse (Shaah) uno sguardo favorevole su Caino e sulla
sua offerta" (Gen 4:5). La presenza del termine "Shaah" in questo
versetto allude al fatto che Caino rappresenta la dispersione nella
materia, che spinge ad allontanarsi da Dio. Se Caino "non presta
.attenzione" a Dio, finisce per allontanarsi da se stesso, e quindi
bio non può prestare attenzione a luL
163
 ti l'Hl(UII
QAlll\l,AH l1S'l"l\'T'ICA
HITBODEDUTH E HAZKARAH

LA MISTICA DELLAROTAZIONE

"Volgersi" verso Dio o verso se stessi implica un moto rotatorio: A RUOTA DI GHEL - '7). .
infatti la pratica spirituale cabbalistica è fondata essenzialmente . . r.1Ghel ('?:i)h"
. ell' ambito della mistica cab ba Irstrca, è un particolare
"ruota" su
sulla rotazione, . . · · t, d I quale la preg rera
·.podi pratica spmtuale m vr,: u_be t ·a Tale pratica ha l'effetto
Questa rotazione mistica è illustrata dalla radice '?.:i(GZ),che d "sfera v1 ra on .
· stessa . . crean
l' o· una dumpnmer
.. . 1e 1·1·d1·namismo necessario. . per
evoca tutto ciò èhe si dispiega o si ripiega su di sé con un ritmo i fortrfrcare amma e_ 1 Ghel è fonte di gioia per lo spmto e
o un movimento leggero e ondulatorio: l'ampiezza e la rotondità
delle azioni e dei gesti, la rivoluzione circolare e sferica, ecc. Nella
aggiungere e e g11· occorre per espandersi in tutta la
_rerfe~rone.~
li procura lalad1stens1one
lingua ebraica, '?.:i(GZ)rimanda a tutto ciò che è rotondo, sferico o sua pienezza. . . · 1·
caratterizzato da una qualche forma di rotazione: basti pensare . . anno dalla ripetrzrone ere rea
Il Ghelassume vane form~: che: delle lettere dell'alfabeto
a termini come //gol" ('?.:i)t//biglia\ //galag" (.:i'?:i),
"chiacchierare"
di una formula sacra alla vaca rz~~::::seguito o rapidamente o
(far girare la parola)t "gilgul" ('?1.:i'?:i),
"moto circolare" (ma anche
secondo il metodo dello Tseruf, I t d na serie di movimenti ed
"trasmigrazione delle anime")t "galgal" ('?.:l'?.l),
"ruota", "gulgoleth" molto lentamente, e accomp~gna o a u
)t "cranio" ecc.
(n'?:i'?:i
esercizi di controllo del resprro. . .
La gematria di '?:iè 33 in mispar gadol e 6 in mispar katan. Tale .·. . . ali di Ghel - uno mtenore e uno
Esistono due hpr fondam_e~t . forme· nalel inul, etsah,
radice sembra aver in qualche modo accompagnato il cammino di esteriore - entrambi articolati m cmque . ' .
Gesù: non solo letteralmente //Galilea" (ebraico "Galil", ':,•'?:i)vuol tehilahe ynud.
dire "arrotolato'\ ma egli fu crocifisso sul Golgota (" Golgoltha",
~n'?:i'?:i),
il "luogo del cranio", all'età di trentatrè anni, e 33 è uno I DUE TIPI DI GHEL · ' ·t t
dei valori numerici di '?l Notiamo en passant che Gesù concluse h l . . - 'a'm '?:i:è la preghiera interiore, cr~e rec1 a/
• G e pntmt . fpo di pratrca non e e
il suo ciclo sulla croce e che anche l'alfabeto ebraico si conclude nell'intimo di noi stessi. In questo r I . ni Il
. . . 1 re ad alta voce le formu e e 1 suo . ,
con una croce: la lettera Tav (n). Quindi possiamo dire che Gesù bisogno d1 artrco a . Ghel nitsuni perche
completò la sua "rotazione" da Alef (~) a Tav (n)t come attesta lui Ghelpnimi è considerato supenore a.1 ulla Kavanah.
stesso quando afferma: "Io sono l'Alfa e l'Omega" (che in bocca
. l' l' Ima apre a COSCI
:a
ha effetti più pote~ti sulla conlcentr~zernoznae:risplendere
.
a un ebreo diventa: "Io sono l' Alef e il Tav"). Inoltre, il termine Esso nsveg 1a an '. lo dopo aver acquisito la
"golgoltha" (~n'?.:i'?:i),
"luogo del cranio", si può anche leggere l' Ma è bene pratrcar 1o so .
"GalgalTav Alef' (W11'?.:i'?:i)t
cioè //r.otazione da Tav adAlef', il che è p:~:~~anza del Ghelesteriore, da~i i ri~~hi di dispersione
estremamente significativo poiché illustra il passaggio dal piano mentale connessi alla "rottura_ dei :7as1 . . esteriore nel
della manifestazione allo stadio primordiale e divino incarnato da • Ghel nitsuni - ':lì~'n'?:i:è la pratica vrb~atona '. ti
Alef 1 1 f mule e i suom vanno pronuncia
corso della qua e e ~r . La ripetizione vocale
Letteralmente la radice '?:iha tre significati:// cumulo"," onda ad alta voce, o da s~h o ~ grup~o~ondo circostante, di
. " 1·re"
marina" e //onda" in senso fisico. Quindi "Gal" ('?:i)può indicare
sia un cumulo o un mucchio di pietre, sia il rotolìo dell'onda del
mare, sia la vibrazione di un'onda di tipo fisico.
ermette di armomzzars1 con rl
~urificarele vibrazi·~!t::i
l'aura e dr nparare r . .
-~~:;:,o::::
ccorre sperimentare
dal
Ghel esteriore a quello m~enore, o f o di Ghel:il

~
uello che potremmo considerar~ u~_terzo rp. " e nella
Ghel beinoni" (':lì:l'J'?:i),vale a drre mtermed10 '
164 >
165

QABALAH ESTATICA E TSERUF
fattispecie "mormorato". Esso consente di effettuare in
modo più controllato la discesa interiore, senza correre il
rischio di riaprire le "crepe" che solitamente minano la
nostra concentrazione.
LE CINQUE FORME Dl GHEL INTERIOR~ O ESTERIORE
1. Ghel Halel '?'?n'?:.i:
è una pratica interiore o esteriore basata
sulla ripetizione di formule più o meno lunghe di lode a
Dio. Si può andare, ad esempio, da un'espressione come:
"Benedetto sia tu, Adonai, Signore dell'universo, per la
tua fedeltà ... ecc.", alla sua forma ridotta: "Adonai melekn
naman" ("Adonai re fedele"), che, grazie al procedimento
della notarica, diviene, molto semplicemente, Amen (1a~).
La direzione della Kavanah resta la stessa ma, riducendo
il testo al minimo indispensabile, è più facile concentrarsi
interamente su di essa anziché sul senso delle parole.
2. Ghel Inul '?ìn~'?t la ripetizione, in questo caso, verte su
una richiesta o un auspicio volti a implorare guarigione,
protezione, prosperità, elevazione spirituale e così via. Ad
esempio, per purificare e proteggere un luogo, si può
recitare, mentalmente o ad alta voce, una formula lunga
come: "Rendo grazie alle Forze divine ... ecc.", o una più
I breve, oppure semplicemente il Nome El Shaddai. Ecco un
!,I altro esempio: per proteggersi in caso di assalti di origine
occulta, neutralizzare la carica negativa di un talismano
o eliminare le vibrazioni impure presenti nel cibo, in un
oggetto, in un indumento ... insomma, ovunque, basta
ripetere (mentalmente o ad alta voce) la parola "umiuh"
(i1ì'~01).Tale pratica, supportata da una visualizzazione
di natura luminosa all'interno dell'oggetto da purificare,
ha il potere di produrre una vibrazione eccezionale nella
mente di chi la esegue. "Umiuh" è un nome cabbalistico
tratto dall' Amtanath Benyamin (34b), e più precisamente è
l'acrostico di un versetto del libro dei Numeri: ~~iJ.l.)i?iql:l)
i1Ji1;-'?~i114'a
'?7.~r:i?J,
"Mosè pregò Yhwh e il fuoco si spense"
(Nm 11:2).
3. Ghel Etsah i!~.l.)'?t "etsah", 11 consiglio", "parere", in qu~sto
contesto rimanda alle indicazioni e alle raccomandazioni
166
HITBODEDUTH E HAZKARAH
incessantemente .elargite da un maestro al suo discepolo.
Tali insegnamenti - in cui rientrano anche la lettura e lo
studio dei testi - a forza di essere ripetuti, finiscono per
"ruotare" costantemente nell'inconscio dell'allievo. Ogni
maestro spirituale ha le sue frasi e/ o parole chiave, che
risuonano in continuazione nella psiche dei discepoli, per
i quali le sue tecniche di meditazione predilette a lungo
andare diventano una seconda natura, tanto da riaffiorare
in loro durante i sogni o le esperienze occulte. Di primo
acchito, questa forma di Ghel potrebbe essere etichettata
come esteriore, ma se a ispirarla è un maestro autentico,
allora la sua azione si esplicherà anche in modo occulto o
telepatico, e quindi a un livello decisamente interiore. Tra
le manifestazioni di Ghel Etsah si possono altresì includere
l' autosuggestione e il pensiero positivo.
4. Ghel Tehilah i1'?i1l1 '?t è la più interiore fra tutte le forme di
Ghel e suscita una potente attrazione nei confronti della
dimensione spirituale; è l'essenza stessa della Kavanah. In
tale stadio si utilizzano unicamente i metodi vocali dello
Tseruf con le modalità seguite da Abraham Abulafia; essi
generano vari gradi di esaltazione che sfociano nell'estasi.
5. Ghel Yinud 11n' 1,:.,:anche questo Ghel è completamente
interiore, se si eccettuano alcune tecniche di respirazione
e di rotazione della testa associate alle permutazioni. Ma
i suoni emessi in questa fase restano comunque inudibili
poiché è impossibile parlarne. Niente può sfiorare colui
che sperimenta questo stato: egli è al di fuori dei vincoli
del mondo di Assiah, è come "annientato", ma nel senso
che è ritornato all'Ein (]'~) (in altre parole, ha completato
il ciclo da Alef ad Alef).
·· Tornando al termine" gal" ('?:.i), esso compare quindici volte
nella Bibbia con il significato di "cumulo", un dato tutt'altro che
anodino in quanto 15 è il valore numerico di "Yah" (il'), la parte
iniziale e superiore del Tetragramma. Per giunta, 15 è anche il
valore numerico di" Guebahah" (i!i!J:.1),che vuol dire" altezza", e il
gal,cioè il cumulo, è ciò che ci aiuta a elevarci verso la f~)rmapiù
alta del Nome di Dio. Il versetto biblico sul quale poggrn qut~sta
QABALAH ESTATICA E TSERUF
mistica dell'elevazione incarnata dalla radice "gal" ('?J)è Genesi
31:48: "Làbano disse: Che questo 'gal' (cumulo) funga oggi da
testimone tra me e te!" Per questo gli diede il nome di Galaad".
Qui "Galaad" (1.l.)'?))
designa un edificio innalzato per l'eternità,
un monumento eretto per sempre, una testimonianza perenne. In
ambitomistico, invece, lo stesso termine significa "ricordarsi di
Dio e avvicinarsi a lui". Quindi, la pratica del "Ghel'' è ciò che ci
permette, grazie a un processo vibratorio e rotatorio, di erigere
quel saldo "cumulo" spirituale che ci consente di avvicinarci alla
parte superiore del Tetragramma, corrispondente ad Atziluth e a
Briah.
La lettera 1' Gimel " (J) ha una particolare connessione con la
radice'?): infatti il suo nome, scritto per esteso ('?m), comincia per
:i e finisce per ':,. Quindi "Gimel" è un "gal" che racchiude al suo
interno la lettera "Mem" (o), che rinvia alla gestazione. "Gimel",
com'è noto, prende il nome dal termine "gamal" ('?m) indicante il
cammello 1 simbolo di ricchezza e portatore di due "cumuli" ('?J)
d'acqua (o) sulla schiena. Tali riserve sono al tempo stesso una
risorsa e un fardello, e comunque un" gal" costruito nel passato,
frutto di un lungo processo di "ruminazione" e maturazione:
non a caso" gamal" significa anche" maturare". La stessa radice dà
altresì origine, in ebraico moderno, al termine" gimlauth" (miòm),
"assicurazione per la vecchiaia" (e al corradicale "gimlah", i1'?m,
ossia "pensione").
Il cammello simboleggia anche la traversata del deserto della
vita; non sorprende quindi che la Qabalah abbia scelto la radice
"gl", e più precisamente la parola" gilgul" ('?1)'?)),per designare la
trasmigrazione delle anime o la reincarnazione. In primo luogo,
però, occorre precisare che i cabbalisti sono divisi in proposito:
alcuni di loro parlano di resurrezione dei morti, altri direttamente
di reincarnazione. Con la sua struttura grafica, "gilgul" illustra
molto bene il percorso circolare dell'anima che, mentre avanza
nel deserto della vita, accumula risorse spirituali per il futuro, si
costruisce la sua "assicurazione per la vecchiaia": un percorso in
cui le riserve immagazzinate, i "cumuli" che ci carichiamo sulla
schiena, col tempo diventano dei capitali.
168
HITBODEDUTH E HAZKARAH
Nella Bibbia la dottrina della reincarnazione è simboleggiata
dalle vicende del passaggio del Mar Rosso e dell'attraversamento
del deserto (in realtà, come vedremo, una sorta di rotazione) da
parte del popolo ebraico guidato da Mosè. Questi, come si legge
.·nell'Esodo, quando conduce gli israeliti fuori dall'Egitto, prima di
tutto fa attraversare loro le acque (in ebraico" Mayim", termine da
cui prende il nome la lettera "Mem", o) del Mar Rosso. L'episodio
- date le connessioni di Mem non solo con l'acqua, ma anche con
l'utero - rappresenta il passaggio attraverso il ventre materno. I
tre versetti che narrano l'uscita dall'Egitto e l'attraversamento del
mare (Es 14:19-21) sono tutti formati da settantadue lettere. Da un
punto di vista puramente cabbalistico, essi vengono utilizzati per
ottenere i nomi dei settantadue "angeli della Qabalah" citati nel
Sepher Raziel. E 72 è un numero molto importante, perché svolge
un ruolo cardine nel calcolo del tempo in uso nel mondo ebraico:
il ciclo del grande giorno cosmico corrisponde a settantadue dei
nostri anni, la Qabalah divide la sfera dello Zodiaco in settantadue
settori di cinque gradi ciascuno, e 72 è anche il valore numerico
del Tetragramma nella sua forma estesa: ' + i1' + ìi1' + i1ìi1'= 72
(10+15+21+26 = 72). E per finire, 72 è anche il valore numerico
di "gilgul" ('?1)'?)) che, come abbiamo visto, evoca la
, reincarnazione e la "rotazione delle incarnazioni" nella sfera (in
ebraico "Galgal") dell'esistenza. Tornando a Mosè, eglt anziché
guidare il popolo attraverso il deserto lungo un percorso
rettilineo, lo fa girare in tondo, ossia gli fa compiere un" galuth"
(m'?:i), ennesimo termine derivante dalla radice '?:i e
generalmente tradotto con "esilio". In effetti l'anima incarnata,
come la Presenza divina, è considerata in esilio nella materia.
Questo "galuth" dura in tutto quarant'anni, e 40 è anche il valore
numerico di Mem (D),lettera evocante al terppo stesso l'acqua,
l'utero e la gestazione. Così, dall'unione di '?:ie di D si ottiene di
nuovo "gamal" ('?a:it termine che diviene il simbolo di una
rotazione ('?:i)compiuta all'interno del ventre materno (a) al fine
di maturare e arricchirsi interiormente in vista di una futura
elevazione.
169
 CAPITOLO VIII

I FONDAMENTI DELLO TSERUF

La pratica dello" TserufhaOthioth" (nì'nì~i1 1n~) o à combinazione

delle lettere" può essere utilizzata in due modi diversi: o come
una speculazione di. tipo combinatorio sulle lettere dell'alfabeto
ebraico, o come un mezzo di purificazione del cuore basato sulla
capacità di astrarsi dalla propria coscienza per eliminare tutti gli
· ostacoli che ci impediscono di concentrarci sulle cose divine. In
entrambi i casi, la pratica dello Tseruf mira a farci penetrare in un
mondo situato al di là della dimensione umana, vale a dire nella
sfera dell'astrazione. D'altronde, in ebraico "pensiero astratto" si
dice "manshavahTserufah"(i1~11~i1~ìtjryQ). Gli Tserufim s'?no speciali
combinazioni di lettere realizzate non solo con l'inchiostro o con
la voce, ma anche con il pensiero e soprattutto con l'anima. Con
Abraham Abulafia le tecniche dello Tseruf hanno dato origine
alla "Qabalah profetica", che si fonda sulla disciplina del respiro,
sulla ripetizione dei Nomi divini e sulla vocalizzazione di lettere
opportunamente combinate fra loro.
Nella Qabalah lo Tseruf è al tempo stesso una mistica e una
tecnica basata in larga misura sul SepherYetzirah:"Portico segreto
dello Tserupo Abbiamo chiesto al saggio: 'Perché, ogni volta che
ti interroghiamo su un argomento, tu rispondi: La potenza dello
Tseruf è grande'? Ed egli ci ha detto: 'Voi sapete che Dio, tramite
lo Tseruf delle lettere del Suo Nome, ha creato tutte le cose. E il
nostro antenato, sia benedetta la sua memoria, grazie allo Tseruf
delle lettere che gli erano state insegnate [... ], riuscì a conseguire
l'unificazione totale e il potere di creare formazioni di ogni sorta.

30L'opera da cui è tratta la citazione, il Sepher Shearim (= Libro dei Portici) è concepita
come un insieme di "portici" (= portali) ognuno dei quali dà accesso n unn parte segreta
della dottrina cabbalistica. Di qui l'espressione "portico dello Tseruf" [N.d.T. J.
171
 I FONDAMENTI DELLO TSERUF
QABALAH ESTATICA E TSERUF
. asi tecniche dello Tseruf sono formulate chiaramente e condivise
Giunse addirittura al punto di essere in grado di realizzare delle
forme perfette, vale a dire delle forme-pensiero. È per questo che ai fautori dei diversi orientamenti.
intitolò il suo splendido libro Sepher Yetzirah"' (Sepher Shearim). . Lo Tseruf è un insieme di pratiche derivate dalla "Temurah"'
·' h una parola o una
Il termine "Tseruf' (:in~) significa in pari tempo "riunione", 'arte di permutare le lettere c e compongono . ,
· d' · 'f' to diverso E un
··rase per ottenere altre parole o frasi i signi ica . · d
'~connessione", combinazione", raffinazione" e depurazione".
11 11 II
· · b · e non nguar a
rocedimento assai comune nella rmstica e raica . .
E quindi perfetto per descrivere la purificazione e l'affinamento
esclusivamente la Qabalah. Invece lo Tseruf è una tecnica usata m
interiore prodotti dalle combinazioni di lettere, che istituiscono
una serie di connessioni fra le varie parti della nostra coscienza. modo particolare dai cabbalisti.
L'espressione ebraica "Tserufei lashon" (ìììli",-'mì~), letteralmente Limitandoci a quelle che sono le linee generali ~el ~ist.ema, al
. · ti' · 'nCipali di Tseruf,
"combinazioni del linguaggio", vuol dire anche "locuzioni", e la al suo interno è possibile individuare sei pi pn .'
locuzione è una componente rilevante della mistica dello Tseruf che permettono di permutare e/ o combinare le lette~e t.ra loro m
· d' ·t i pnmi due non
Le quattro consonanti da cui è formata la parola "Tseruf' (:in~) si altrettanti modi. Fra i metodi e1encatl 1 segm o, . . .,
. . · · to sono prescnttl g1a dal
possono ulteriormente vocalizzare in "tsarof' (1i1::;),"orefice", o sono specificamente ca bb a 11Stlcim quan
, b gerito in questo stesso
in tsaruf' (111:§),puro". La radice di tutti questi termini è il verbo
II 11
Talmud (e anche il quarto sem ra essere sug
"tsaraf' (1tJ~),che ha tre significati: ·· testo).
1. fondere (detto dei metalli);
2. purificare, depurare; ArH-BAsH - W":J.n"~
3. mettere alla prova, saggiare, tentare. È un sistema di trasposizione delle lettere estremamente.diffuso,
La parolà "Tseruf' ricorre tre volte nella Bibbia, dov'è usata che si ottiene in questo modo:
essenzialmente nel senso di "purificare", "raffinare":
Salmi 12: 7(6): "kessef tsaruf balil" ?'7à{~
t')n~ t')Q~,"argento
raffinato in un crogiolo!!.
Geremia 6:29: "lashave tsraf tsarof' t')ì'1~ t')1~ ~lW?,
"tumultuosamente depurato e raffinato".
Daniele 11:35: "umin-hamassekilim ykashlu litserof' ·Nella tabella riportata qui sopra è possibile notare ~~e Alef si (~!,
t')ì'1~7 !J?ìp~:tr7'~f.?,'~::n~t "Alcuni degli uomini saggi . permuta in Tav (n) e Bet (J) in Shin (ìll):di qui il nome Ath-Bash .
cadranno per essere purificati e raffinati".
L'interpretazione dello Tseruf varia da cab balista a cab balista: AL-BAM - O":J.fl"~
alcuni vi scorgono essenzialmente una tecnica di decodifica o di Il metodo è basato sullo stesso principio del precedent.e, solo che
decrittazione dei testi sacri e la utilizzano come un mero esercizio in questo caso Alef (~) si permuta in Lamed ("ì), Bet (J) m Mem (i.J)
intellettuale; altri, in particolare la cerchia di Abraham Abulafia, ecc., nel modo seguente:
considerano lo TserufhaOthioth come una via per liberare l'anima
dai suoi vincoli prosaici e terreni. In questa concezione, la pratica
delle combinazioni di lettere esprime il ritmo della vita cosmict1
•r5· rc5··\rf ·\"Ff"l4-[f
[:i·
che, grazie ad essa, è possibile sperimentare con il corpo, la parola J 1°
rnrttf\i·rpr~·r·e5··r!)··1·0··1
e il pensiero. Benché le posizioni siano differenti, nella Qabalah le

172
 QAJlA/,AHl!STAnCA E TSERUF
I FONDAMENTI DELLO TSERUF

AT-BAH - r1":l~"N
. AIQ-BAKAR - i"j?:Jj?""N
La tabella sottostante illustra un sistema fondato su comb' .- . Insieme all' Ath-Bash, è uno dei sistemi utilizzati più di frequente.
d' l ·1 · · maz1om
I e~tere I cm valore numerico complessivo è pari a 10, 100, 1000.
Era il procedimento preferito da Abraham Abulafia. Anche qui le
~asti no~are che 1):J~ totalizzano 10, a1,:,~100 e ntli•p 1000. Inoltre lettere si permutano a tre a tre, combinandosi in questo modo:
s~osservi ~he le tre lettere m.:,non hanno alcun corrispettivo e non
~~ent~anom alc_unacambi.nazione: fanno semplicemente da trait
un10n tra le d1vers~ pe~mutazioni. In questo sistema, cosa assai ,~·rn·r,-ri,·r,·
f" r
rara, anche le lettere fmah sono incluse nel computo num .
c.:
l · h enco,con [~fr~ ·r0 for,-
-r~ ··1:J...
va on vanno da 500 a 900. I valori ottenuti in senso verticale
sono pan a 10, 100 o 1000. r~· f1·1rf[IDr,··
Nel SepherRaziel (42b)viene citata una formula destinata ad
accompagnare un talismano che dovrebbe garantire "il successo
negli affari commerciali". Eccola:
::li1~,~
,op:::ioi1 ì:1010 ~n~ 1omo tJ1' ì:JQ:ir ìJ:ì =-p~ìJmo
Questo_m~to~o di trasposizione viene illustrato' qui a titolo "Sanmakar togef bakar zag manev yedam suzhassen thota sossabar
puramente 1~d1cativo, perché è usato assai di rado. hassevquessedadahav".
Apparentemente si tratta di una delle innumerevoli formule
AHESS-BETA - 37"~:JO"rIN intraducibili usate dai cabbalisti, ma nella Qabalah tutto è frutto
In questo sistema, le lettere si combinano a tre a tre e formano la di una scelta minuziosa. Applicando a questa formula il metodo
s:guente struttura: n tzm1a1 p1?i1~.:,1 El') .l.)t'.JJ
on~, che i cabbalisti "Aiq-bakar''(1.:i:i-p·~)(un'indicazione in tal senso è presente nella
na~s~mono nella frase innemonica "Ani nasselihemme ani shebatu formula stessa, che contiene al suo interno, in terza sede, proprio
?egif (tp:i 11'1.l.)Jtzì on 'J~). Le combinazioni sf ott
'.'.lSQDi1'1,.l.) la parola "bakar"),ci troviamo di fronte alla seguente frase:
m questo modo: engono Tl'Q' ni~ìì:i lììnì p,~ m:il'ì nQ~ ì:::ii '?l' :::i:Jì n'?~ 11,m

·rr~
rr··· r;;n
rn··· r1:
Che tradotta significa:" Avanza vittorioso sul tuo carro, per
la causa della verità, della clemenza e della giustizia, e assisterai
alle opere mirabili della tua destra". Ora, questa frase in realtà
ffi-r?···
•r·5··· f"S-~
r~~ ftò-· non è altro che Salmi 45:5, di cui si consiglia la recitazione per
·r,
•rib ·1p····r5rr~rr1rro· ottenere il successo.

AB-GAD - ,,,,, :J"N

T: (Q)u~stosistema ~resenta una particolarità non trascurabile: Il sistema Ab-Gadè la più semplice ed efficace tra le varie tecniche
av n e stata _s~mphcemente scartata, per cui non è oggetto di vocali. È il metodo che utilizzeremo nel prosieguo del'libro per far
alcuna traspos1z10ne. vibrare le radici delle parole a livello del corpo. Questa foni:,.a di

174
175
 QABALAH ESTATICA E TSERUF I FONDAMENTI DELLO TSERUF

Tseruf consiste, molto semplicemente, nel 'sostituire a una lettera

quella che la segue nell'alfabeto.
L'esempio più famoso di tale metodo è il Nome" Kuzu" (m:i),
che in realtà è la trasposizione del Tetragramma "Yhwh" (i1ìi1')in
base al sistema Ab-Gad. Sostituendo Yod con la lettera seguente si
ottiene Kaf, e, applicando lo stesso criterio, He diventa Vav e Vav
Zayn. Così "Yhwh" (i1ìi1')si trasforma in "Kuzu" (m:i).

Quindi, in questo sistema Alef non si scrive~' ma 'ì', He (ii) si

trasforma in n, Lamed ('?)in ìJ, 'Ayn in ìJ ecc. Secondo questo tipo
di codifica, la preghiera dello Shema Israel, il cui testo è:

Joseph Gikatilla dice: "Quando incontriamo il Tetragramma

'Yhwh' (i1ìi1'),dobbiamo interpretarlo come 'Yhwh enad' (in~ i1ìi1'), diventa:
'Dio è Uno': è questo il segreto della Merkavah. Nel movimento
della Merkavah,. 'Yhwh' è 'Kuzu'. E il segreto di 'Kuzu' è 'Yhwh ,,,.,,., ,,,,,.,., m1ì:J"ì" ,,,,,.,., ì:J"ì"1ilì" m:Jilì
enad'". Questo brano significa che "Yhwh" (i1ìi1',valore numerico ·
26) più "enad'' (in~, valore numerico 13) totalizzano 39, il valore
di "Kuzu" (mJ). Ora, 39 è il numero della trasformazione e della Così modificata, la preghiera risulta incomprensibile ai non
resurrezione; infatti è anche il valore di "Tal"('?~), "rugiada". addetti ai lavori. Se in un libro si incontra una formula codificata
in base a questo sistema, essa non dev'essere recitata, ma soltanto
TSIUR OTHIOTH - 111".i11~
11~ decrittata. Lo Tsiur othioth non viene utilizzato nelle preghiere o
Lo "Tsiur othioth", il cui nome significa "disegno di lettere", è un nelle invocazioni.
metodo di cifratura che soltanto agli iniziati è dato comprendere;
perfino un esperto ebraista non riesce a raccapezzarcisi.
Il principio è il seguente: nel simbolismo esoterico, ognuna delle
ventidue lettere è costituita da un assemblaggio grafico di altre
lettere. Ad esempiC>,la letter.a Alef (~) è simbolicamente formata
da due Yod (') separati da un Vav (ì) inclinato.

176 177
 CAPITOLO IX

LE 231 PORTE DELLO SPIRITO

I fondamenti dello Tseruf poggiano sulle combinazioni di lettere,

prese a due a due. Tale concezione è attestata da quest'importante
versetto del Sepher Yetzirah: "Ventidue lettere fondamentali: Egli
le ha disposte come un cerchio simile a un muro con 231 porte. Il
cerchio oscilla avanti e indietro. Un segno illustra tutto ciò: come
nel bene niente è meglio della gioia, così nel male niente è peggio
della peste" (S.Y.2:4). Il termine usato in questo passo per indicare
il cerchio è "Galgal"('?J'?J),che significa anche "sfera", "ruota", "far
ruotare", ed è il raddoppiamento della radice '?J(Gimel-Lamed),di
cui ci siamo già occupati nel Capitolo VII: il fatto che Galgal" la
11

contenga due volte suggerisce l'idea di una ruota che gira in un

senso e nell'altro. La radice '?J è peraltro alla base della parola
11
Gilgul" ('?1J'?J),
che vuol dire "rotazione" e indica al tempo stesso
il ritmo della vita, del respiro, del pensiero e dell'anima. D'altro
canto, nella Qabalah il termine "Gilgul" designa il processo della
metempsicosi e/ o reincarnazione, in virtù del quale lo spirito si
combina di volta in volta con esperienze e corpi diversi, proprio
come avviene tra le lettere nell'ambito dello Tseruf Ecco perché si
può parlare di "Gilgulim" (rotazioni) sia a proposito delle anime
che delle Othioth, e perfino arrivare a dire che il primo fenomeno
non può esistere senza il secondo. Nella Qabalah l'incarnazione
di un'anima è vista come la com binazione di due aspetti della sua
natura, che si concretizzano nel mondo terreno allo stesso modo
in cui un pensiero si manifesta attraverso dei suoni.
Le 231 porte evocate nel versetto del SepherYetzirah rinviano
al numero delle connessioni che si possono creare tra le ventidue
lettere dell'alfabeto ebraico. Ora, 231.porte in un senso sommate
a 231 nell'altro fanno in tutto 462 porte, numero che rappresenta

179
 LE 231 PORTE DELLO SPIRITO
QAHA/,/\/1 J:S'/'/\'f'IC:A/::TSERUF

la totalità delle combinazioni foniche che è possibile istituire tra Il diagramma riportato qui sopra è costituito da dieci ruot:,
ogni lettera e le altre ventuno: ossia, in cifre, 22 x 21 ==462. In un una delle quali raffigura una delle dieci Sephiroth,e mostra m
cerchio è facile calcolare il numero delle linee che collegano tra 'ntesi sia le Sephirothstesse, sia i ventidue canali che le collegano.
loro un determinato numero di punti. Chiamando L il numero uesta grande sfera, realizzata con estrema precisione, funge da
delle linee e p il numero dei punti, la formula di calcolo è: L ==p pporto alla meditazione nella pratica degli Tserufim.Inoltre, le
(p- 1)/2. Quindi, considerando le ventidue lettere come altrettanti ieci ruote sono abbinate a dieci cicli di lettere. Eccole in dettaglio:
punti, la formula diventa L ==22 (22 - 1)/ 2, il che vuol dire che nel
Prima ruota: Kether Seconda ruota: Chokmah
cerchio in questione le linee che collegano le lettere sono in tutto \'I M ::
'rl N ::
231. Per accertarsene basta prendere un righello e un compasso,
tracciare una circonferenza inframmezzata da ventidue punti in
corrispondenza delle posizioni delle ventidue lettere e collegare•
ciascun punto con gli altri ventuno. In questo modo si ottiene il
disegno sottostante, che è la rappresentazione grafica della trama
sonora delle ventidue lettere dell'alfabeto ebraico.

lo
JH~:J ~~:i~ :,1 pi., iii 01~: r.non ~

Sesta ruota: Tiphereth

\'I M .:J
,:i. .J

,;, lo '
foce .i:::,iliVCOl 1:l!~ lloni,o•nn.i?t:::,p:o,w.11:::,1~
Do• 1n.11•1ii ll?

181
180
 QABAI,/\11ES'l'A'l'ICAE TSERUF
LE 231 PORTE DELLO SPIRITO
Settimaruota: Netzach
r, H .:, hi persegue l'obiettivo di costruire un Golem.Il Golemè un essere
ttaordinarioricavato da un ammasso di creta in cui il" creatore"
· onde la vita e l'intelligenza. I testi che descrivono tale processo
:teativo parlano di un rituale in cui il maestro anzitutto dispone
al centro di un cerchio un blocco di argilla che modella in forma
mana, poi, girandovi intorno in un senso, recita le combinazioni
di lettere riportate nelle griglie che si trovano alle pagine
seguenti. Scopo del rituale è animare il Golem,cioè dargli la vita.
Per distruggerlo, invece, bisogna recitare le stesse combinazioni
ma.alla rovescia e girando in senso inverso. Però questa creatura
.d'argilla può essere anche vista come il nostro alter ego allo stato
'
Faoe po:,ra1:Jr.ion~
DO$ !ìin:,:1·1::iill?
Nona ruota: Yesod
"
ìE:JDnn:nD'.::l:O'?o1.Jnp.:.,o•r,~
grezzo: l'uomo soggetto ai suoi sensi e alla materia, cioè, è un
individuo "rozzo", un Golem,che la pratica degli Tserufim affina
Decima ruota: Malkuth
N .:,
f\ H .:,
e purifica fino a trasformarlo in un autentico" essere vivente".
Le persone di lingua ebraica conoscono il termine "Golem"
'(ti'?J)
per lo più nel senso di" idiota". Esso fa la sua comparsa nel
lessico mistico a partire dal II secolo d.C, cioè in epoca tannaitica,
in contrapposizione a "nakham","saggio": "Ci sono sette segni che
distinguono il saggio (nakham)dallo sciocco (Golem).Lo hakham
non prende mai la parola in presenza di un uomo superiore a lui
per sapere; non interrompe mai il suo interlocutore; riflette prima
di parlare; pone sempre do~ande precise e risponde sempre in
modo pertinente; discute le questioni nell'ordine in cui vengono
poste; quando non capisce una cosa lo ammette; e infine, rende
Face
Dos "
n:i:ìp~:Jvorn?::Ponnn1JJ~
omaggio alla verità. Il Golem fa il contrario di tutto ciò" (Pirké
Avoth 5:10). In questa fase della mistica, quindi, il termine
"Golem" (che deriva da "Ghelem", "materia bruta") è sinonimo
È possibile notare che le ruote 1-3-5-7-9 sono doppie, ovvero di "ignorante". Secondo le indicazioni del PirkéAvoth, chiunque
corredate da ?ue stelle sovrapposte che segnalano l'esistenza di può definirsi un Golem se soddisfa questi criteri: pretende di
un lato anteriore · e d 1· uno· posteriore.
· Invece le ruote 2-4-6-8-lO insegnare a. qualcuno che ne sa più di lui; interrompe il suo
formano una ~r~gressione unica e continua. La pratica dei dieci interlocutore, parla senza riflettere; fa domande e dà risposte
Tserufim associati a tali sfere sarà spiegata nell'ultimo capitolo. prive di criterio; espone senza ordine logico, non ammette la
IL SAGGIO E IL GOLEM propria ignoranza e disprezza la verità. In questo caso, l'uso
delle tecniche di meditazione basate sullo Tseruf può affinarlo e
Gli Tseruifimche esaminere ·, · .
. d . . . . mo pm avanti sono m genere utilizzali trasformarlo in un saggio.
~n ~e duez1~m: un~ è q~ella della meditazione e dell'esperienza
Il passaggio dall'ignoranza alla saggezza è possibile perché
mteriore, ed e la ragion d essere di questo libro; l'altra è quella di
la gematriaci rivela che sul piano linguistico le due. nozioni sono
182
183
 Q!\ll!\/,!\11 /:S'/'i\'/'I< 'I\/: 'l'iill.lHII'
equivalenli: "Go/c111" (t:l'ì)), "ignorante" = "Chokmah",
"saggezza" (ilr:i:::,n)
= 73. L'ignorante è colui che non ha ancon1
saputo liberare la sua luce interiore: per questo la sua natura t•
una massa opaca e compatta, un mondo chiuso, come attesta
anche un corradicale di "Golem": "galam" (t:l7P),che vuol din•
"piegato", "chiuso". Un riferimento al Golemè presente in Salmi
139:16: "Quand'ero un Golem, i tuoi occhi mi hanno visto", eh(•
si può interpretare come segue: "Quand'ero un mondo
ril:iegato su se stesso, i tuoi occhi hanno potuto contemplare la
mia massa compatta e impura". Il passaggio dalla condizione di
Golema quella di saggio equivale al passaggio dalla materia allo
spirito.
Si noti che "Golem" (t:l'ì))contiene la radice Gimel-Lamed('ì)),
per cui è inevitabilmente coinvolto nel movimento circolare che
essa esprime. Il Golem è un saggio in gestazione, come mostra la
struttura stessa del termine: "Golem" è l'unione di "gol" ('ì)) e di
"M em" (i'J), d ove " gol" evoca 1·1moto rotatorio e "Mem" il ritorno
in se stessi, ossia iffun mondo chiuso, nonché il ventre materno.
Ciò spiega percl,_éal suo interno la rotazione di gol sia in stato di
gestazione. Nell'utero (Mem), dov'è ancora in embrione (Golem),
il potenziale di movimento (gol)tende a demoltiplicarsi e produce
una luce che riverbera su di sé. Dopo la nascita, invece, quando
può finalmente contemplare tale luce, gol diviene" galgal"('?J'?J),la
ruota. Il saggio vive costantemente in stato di" gilgul" (rotazione),
per cui è perennemente puro, mentre il Golem, malgrado rechi in
sé la potenzialità del moto circolare, a causa della sua massa non
può muoversi e quindi resta impuro. C'è un passo del Talmud che
dice: "La donna è un Golem, e si allea solo con colui che può fare
di lei un ricettacolo" (Sanhedrin 22b). Ciò significa che la donna è un
universo chiuso in cui è insito il movimento della vita, e che tale
movimento può manifestarsi all'esterno solo grazie a un'alleanza.
Analogamente, anche il Golemha bisogno dell'aiuto di un saggio
per riuscire a esprimere la sua luce.
. Il Golem è un essere dalla forma indefinita, del tutto incapace
d~ conoscere se stesso e privo di una vera identità, che deve pian
piano trasformarsi,affirum,ie purificarsi (sono questi i significati di
fondo del verbo "tsaraf') mediante lo Tseruf In qualche modo le
184
LE 231 PORTE DELLO SPIRITO
combinazioni di lettere simboleggiano l'ordine che egli è tenuto a
mettere nella sua vita, nelle sue emozioni, nei suoi pensieri e nella
sua anima. Il Golemnon è il male, ma "nomergalmi" ('Q~~19n), la
"materia prima" necessaria per creare qualsiasi cosa. Dobbiamo
avere il coraggio di ammettere quanto segue: se la nostra anima
non ha ancora raggiunto una purezza adamantina, significa che
siamo ancora, in maggiore o minor misura, dei Golem.
La duplice natura del Golem,che gli permette di trasformarsi
in saggio senza ricorrere a interventi esterni, ma semplicemente
riorganizzando la materia bruta di cui è composto, è evidenziata
peraltro dal finale del versetto del SepherYetzirah citato all'inizio
del capitolo: "Un segno illustra tutto ciò: come nel bene niente è
meglio della gioia, così nel male niente è peggio della peste". Nel
testo ebraico l'idea di" gioia" è espressa con" Oneg" (:i::ilì),
quella
di "peste" con "Nega" (lìil), cioè con due termini aventi lo stesso
valore numerico e formati dalle stesse lettere, ma disposte in una
diversa sequenza. Quindi, basta combinare tre lettere in un certo
ordine per ottenere il concetto di "peste", ossia di infelicità della
materia, e modificare lievemente tale ordine per evocare la gioia,
ossia la felicità dello spirito.
LE 231 PORTE DELLO TSERUF
Le 231 porte alludono all'episodio biblico in cui Giacobbe, dopo
aver attraversato il fiume Iabbok e aver combattuto con l'angelo
di Dio, ricevette il nome "Israele" (Israel,'ì~1tv').In primo luogo le
rive del fiume simboleggiano le lettere poste le une di fronte alle
altre nel cerchio; inoltre il combattimento con l'angelo, che infine
si tramuta in unione armoniosa, è analogo al processo per cui le
lettere prima si affrontano e poi si armonizzano nello Tseruf Ma
soprattutto, il termine "Israel" ('ì~1tv')si può anche leggere "Yesh
231" ('ì~'ì tv'), cioè" ce ne sono 231". Le prime due lettere, infatti,
formano l'espressione "Yesh" (tv'),"ce ne sono", e le ultime tre il
numero 231, che in ebraico si scrive appunto ';'~1.
Il cerchio dalle 231 porte di cui parla il Sepher Yetzirah (2:4)è
assimilato dai cabbalisti allo spazio vuoto lasciato dallo Tsimsum,
l' Ein-Sof, che viene definito anche" vuoto popolato da un suono",
cioè il suono prodotto dalle 231 porte che vibrano all'unisono. Il
185

QABALA/1 ESTATICAE TSERUF
Sepher Yetzirahcomincia così: "In trentadue meravigliosi sentieri
della Saggezza ... " (nì~'?El ni:m:i tPntD1 crtli1?tli:i)
(1:1). Abbiamo già
trattato dei trentadue sentieri della Saggezza, che simboleggiano i
momenti iniziali della creazione, ma qui occorre fare un'ulteriore
precisazione: il termine ebraico tradotto con "sentiero" è "nativ"
(:m:i),il cui valore numerico è pari a 462, ossia alla cifra ottenuta
moltiplicando 21 per 22, che è anche il totale delle combinazioni
possibili, in un senso e nell'altro, tra le ventidue lettere. Il termine
"nativ" (:Pm)si può permutare in" tebin" (pn ), "conoscere", il chti
significa che le 462 connessioni equivalgono in realtà a 231 porte
della Conoscenza che si aprono in un senso e nell'altro. È a questo
che allude il seguente versetto del libro di Giobbe: "E conoscere i
sentieri della loro dimora" (Gb 38:20), che in ebraico si scrive: in':J
m::i'm.:t:in'Jt Tra l'altro "nativ", dopo l'iniziale Nun, contiene - in
senso inverso - il termine "Bet" (n':J), che designa sia l'omonima
lettera dell'alfabeto, iniziale di "Bereshit",sia la "dimora". Quindi
"nativ" (::i'm)al rovescio si può leggere tanto" Bet Nun" (:in':i), la
"dimora di Nun", quanto "la dimora del 50", dal momento che iI
valore numerico di Nun è 50. E poiché la lettera Nun simboleggia
anche laNeshamah (l'anima intesa come soffio vitale), termine di
cui costituisce l'iniziale, "nativ" al rovescio si può ulteriormente
interpretare come "dimora dell'anima" o "della respirazione". I I
che potrebbe spiegare perché la respirazione occupa un posto
così importante nelle tecniche insegnate da Abraham Abulafia.
In base ad alcune antiche letture del Sepher Yetzirah,le porte
dello Tseruf non sarebbero 231, ma 221. Quest'interpretazione si
diffuse soprattutto attraverso gli insegnamenti di Rabbi Eleazar
di Worms. I cabbalisti che seguirono la via tracciatà da Eleazar di
Worms facevano notare che la scelta di questo numero è basata
su un passo del Talmud in cui si afferma che nel mondo futuro la
coppa del re Davide conterrà 221 misure di vino. Tale indicazione
è a sua volta fondata su Salmi 23: "Tu cospargi di olio il mio capo
e il mio calice trabocca" (23:5). Infatti in ebraico "trabocca" si dice
"revayah" 0i'1i), termine il cui valore numerico è patì a 221. Ora,
221 è il prodotto di due speciali numeri primi: 17 e 13. Abbiamo
già segnalato che in mispargadol il valore dell'espressione" Yhwl1
enad" (in~ ini1'), "Dio è Uno", è uguale a 39, ma qui è importante
sottolineare che, in base al mispar qatan (piccolo valore), "Yhwh"
186
LE 231 PORTE DELLO SPIRITO
..ìi1') = 1 +?+6+5 = 17 e" enad" (in~)= 1 +8+4 = 13. DunJue, 221,~
tteralmente il prodotto dell'Unità di Dio. Tornando .a rev~yah ,
termine figura anche nelle antiche versioni del SepherYetzirah,e
recisamente all'interno dei commenti relativi alla lettera Alef (~):
tali contesti si traduce con "saturazione" e funge da elemento
i transizione tra Shin e Mem, così come, a livello della coscienza,
221 porte fungono da strumenti di co~ne~sione tra. Ch~kmahe
inah. In ambito mistico l'esperienza dell umo:1-eestatica e sres~o
escritta come un momento in cui ci si sente 1n,ondar~ dal~ oh~
ell' unzione", ed è direttamente corrèlata con 1uso d1 particolari
ombinazioni di lettere. Per non appesantire ulteriormente questo
udio, qui ci limiteremo a esporre i 231 Tserufimche si ottengono
ulla base di procedimenti razionali.
ET A VOLE DEGLI TSERUFIM
ondamentalmente lo Tseruf consiste nel combinare ogni lettera
on tutte le altre: prima Alef, poi Bete via di seguito fino a Tav.
Per determinare la composizione della tavola degli Tserufim
(combinazioni di lettere), occorre cost~uire una tab:lla composta
da ventidue colonne e ventuno nghe. La pnma colonna
riporterà le combinazioni di Alef con tutte le altre lettere, da Bet
a Tav· Ia seconda le combinazioni di Bet con tutte le altre lettere,
da Gjmel ad Alef, e così via fino alla ventiduesima colonna, che
·riporterà le combinazioni di Tav con tutte le altre lettere, da Alef
a Shin.
La tabella contiene in tutto 462 combinazioni, divise in due
serie formate ognuna da 231 gruppi di due lettere. La prima ~erie
include le .231 combinazioni di lettere fondate sulla sucçess10ne
alfabetica da Alef a Kaf, la seconda le 231 combinazioni di lettere
basate sulla progressione alfabetica da Lamed a Tav.
187
QABALAHESTATICA E TSERUF LE231 PORTE DELLO SPIRITO

ttn m r, ;:, px YID11\V vo01 1tni,

::in Nrtl ni lt'p "Ili pll YV='IOVl OD l'
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A partire dal modello riportato qui sopra, si possono creare
ln !Ili tti np !Ili ,!)
pvro91vec, 1!lCl'1,toit"Pt !OUY'I T"I il M.'l itt entiduè tavole. In questa, logicamente, il punto di partenza è la
i.n lrtl !l'1 ttpnt WSl'1)1 pc y1 11\0 )I', O!l l"CIO';,n ,r ., m.,m tl u i'IR ettera Alef, ma è possibile costruirne altre ventuno, aventi come
nnilt1 l"l ::ipMli nll ft'Vic pl yr::n1', v.:iti• 111cn ,, ,, ,i io,n1 t::i ,tt unto di partenza le altre ventun lettere.
,n l'1ltf,., lp ::ili Nll nvtic -u pc r, 9!l V' tl!OlM l'lT;, 1M ~ fi:llM!l tH
tn ,ii n, ,p lt 3 tt:V .noti) ,o p; y.:i9' Vl!:lon jt ci ;., ,, 'J t:1.'lnet
nn Tltl ,, Mp T$ 31) ::ivNtl l'll IVC ,, p:i r 9c j)M t)f TItl,"'I ,, 11 '!l 11H
·mnME',, ;, m 'ili .:iv::ioHl nc w,
'\:> j:l' rio qn VTo, ll1e, 1,J 1!l •tt 1
Partsufim" (w'm~,::i)è il plurale di" Partsuf' (=-r1~,a)che significa
•n ~ m Tp ,,, MD,v .10!Il Htl rb 1t1:i ~ piornqr v,cn 1, m ,::i Jt
1" 'I' lO"Il'lp '1 '8 Ml,!io ll !IC N', ri:i t" it:1 j:)Mft i:i,vn o, p o::i',te 'viso". Nella Qabalah, i Partsufim sono le facce esterne e interne
,n 1!11,., q, m TD ,vno ,no ;i,1, H!l n• W!O'VI pl f' 11)<"1 )1"1Cl j:l CM elle. Sephiroth,vale a dire l'essenza interiore ed esteriore di ogni
CM 1,t? r, 'P Cli Mii Tl,7i1:>l"ll ,o J', ::i.:iK' niot?M ,, pq•n q, 11a::qtt ephirah.Una parte della mistica tende ad/' antropomorfizzare"
1n crt ;, 1? "' !il!) nvr1:>" ne ,; l.:l :i• Nl!:lnn IZ'l "li pn y, ql V!lOH
on 'Il&'ti'l ,p it •uiv no u ,e n, "!!I l' !l!OHM nt IZ'\-,,, p"!f l 9::iVN io, attribuendogli forma umana e dando un nome sacro a ogni

i:iz, vwo, ti' et

,i,t
vnm' l"' cp '}S 'V 00 MHC '?] re ,, z ::into l"l' !Un,, pl p i:i1:1
iv •e tol ne t', i:, I'!' "!IO lM .!lt tti tl,'1 t,i "U p!lfH
embro del suo corpo. Nello Tseruf, ovviamente, non si cerca di
ntrare in contatto con la forma, ma con la sostanza. A tale scopo
yn Il\" V, Dp jll C!:l ',l,) 10 'l lOCn, ,:i ,, MIOin ll ::i, 11i, m ltll ,:i ptt

,n p!Iyi qp in Cll 1VDO 1,3 10 ,;

,o
pn yr,9, VPOli l" Cl,! 'P 'tl m, n:i t• ,io ;,n "!T l' .:i., tti .l'llro:i"iH
m:i n• tlll ,n n, ,, m :i, "~ro ivtt
.si predispongono apposite griglie, basate ciascuna su particolari
combinazioni di lettere e volte a favorire la circolazione della luce
t1n"Ili p, yp 91 )IIDcv 10tu ,e ,, •:i IO' nlll m ,i n, ,n li :iJ H!lM di ogni Sephirahnella coscienza del cabbalista. La spiegazione di
tali griglie si può trovare nel Sepher Emekh haMelekh.Esse, come
quelle citate in precedenza, si usano sia per creare magicamente
Qui sotto troviamo un'altra impostazione della tabella, che, un Golem sia nell'ambito della meditazione. Il metodo utilizzato
letta in orizzontale, fa da supporto a specifiche vocalizzazioni. La
· per costruire le tabelle seguenti differisce da quello adottato per
pratica di questi Tserufim verrà illustrata nel Capitolo XL
le precedenti. Per creare una griglia a base Alef, anzitutto bisogna
riportare sulla prima riga l'intero alfabeto a partire da Alef; sulla
liN rti'N .,N pit IN I*
wn n::.,w::.,-,., p, y::.,ll!l
PN tlM 3M OH
v, ?N !lit 'N t:lN MN fN '1MMN "IM lN :lit seconda, la prima lettera resta Alef ma la progressione alfabetica
l:l.':I ,.::i C!I ?!I ::.,::.,'!I t:l!i l"l!I l!I 'l!I n::.,
"I!! l!I
.,!il' TI nl lrll "Il pl lll lll lU Cl prosegue con Gimel, e Bet segue Tav. Sulla terza riga, dopoAlefsi
p"I pttl pn n, 111"1 "l"I p"I lM 11, V'I
'lp ,, 'lltt1-rnr,,., wn ·,n rin m m
C"I li e, ,., :i, ..., m,n, r, ,,
llt:ll ?J !Il 'l lllJMl tJ il Ml "Il

31nc."'Im·cn ,n ::i."'I•ntll"I m m '11'1

rn
colloca Dalet, che apre una nuova sequenza alfabetica in cui Bete
ll'l llp 111,llW l.ln n, "'-n p, i, Ili VI C'l 1, e, ;, ::n., m,
m n Gimel si situano dopo Tav. E così via fino alla ventunesima riga,
V'l .VI' ,., Vii:'vn nr wt ,r pr
1111 'lt !lt i,r cr lt e, "1 :it "' 1:1r
m
cv cmet cp c'1ci, on nn m ,n rin in ain vn on ln cn ,n ::.,n ,,n:in dove la prima combinazione è Alef-Tav. In questo stesso modo è
xi lV 111 n lp r, "111ln l'\l\'l!i:'ro ltl\'l l:ll!Il,111)Clll ll!I tll!I ',ti !lD 'lii
'il\'l j:)1!1
Cl t)C tlll Cl) tl'l op n• w• .,, P' :r .t• li' e, J• e• ;, :i> possibile costruire tabelle a base Bet, Gimel ecc., fino a un totale di
;e ?l ;c ,,
::h :li) .::il :,c
,t
.:i,'" ;p ;,
!)!)
t)"I Clt' Cl'\

;:,t :,p
i,,, ,n n:i w::i,:i p::31.:, ~ ,:i ti!:! 1.:,e::.,
;:,
::lii:' :in n, r,', .,; p', ,; e, ,, c', l? r:,',
::.,"'I
ventidue griglie. Le prime undici, da Alef a Kaf,corrispondono al
•.::i •', 'O 'l "O •v •D "I •p ,., 'lii''l"I MO11D "ltl pc IC lltl V0 et) lC
11
Partsufpenim" (w'~~i:i1~-:,~)o "viso anteriore" di ogni Sephirah(in
l!I• .IO.':>1:0,l!ltl IO) l!IC !O),!1111:)l\'l'lttop l\'l"'I!0111!On l"ll l!l'l "I) Pl 'lt1 Sll )Il Cl
m:i n• n.::i m ne m nc n, nll mr np n, n11 nn re ztD "IO po n:, co :,e questo caso si conta anche Daath):Kether, Chokmah,Binah, Daath,
'1M Tl\'l t• t.::, ti;, te U 1C tl,! li tt ip n '"' in ri31r,31i, pi -ri Il)!
" 'In ,1:0 ,. 'l!I ,, 'ID u ,e ,,, 'I& 'lt ,P ,, • '11'1 n.t 1111•1rq,1u.t
Chesed,Gevurah,Tiphereth,Netzach, Hod, Yesod,Malkuth; le ultime
m nt nn m:i I'!' n.::,n, nc nl rro l'll1M!l Mt l'lp M"I Mlt' nri rit ztt i-rpt ··undici, da Lameda Tav, ne formano il" Partsuf anor" (iin~ i:i1~-:,~) o
.,,, .,, "11 ,n -m. .,. ,:i "I? "IO "Il "!ti i, ,11 "lt ,p ,., -w ,n np wp,p
.l"I Jl'I :i, lt mm :i• ,1:, .r, .m ll Xl lV li lt :ip TI lit' Jl'1n'1iui "viso posteriore". In realtà la faccia anteriore di una Sephirahè la
::i, .::i, ::i., ;:n::n::in.::im ::.,• .:i.::,::.,; :m :u :m::iv!ISl .:,i ::ip::ii !lt:t!11"1 riltl
N!! N.l H"l M.'1 tt, Mf HM Ht:I K' lt!:I M', NZ3 Ml JfC MV K!l Ml ttpM"I Nllf M
sua dimensione interiore, quella posteriore la sua part~ esteriore.
Le due tabelle sottostanti mostrano a destra il lato anteriore
di ogni Sephirah,a sinistra quello posteriore. Così, la prima griglia

188 189
 LE 231 PORTE DELLO SPIRITO
QA/IAI.All l:S'f'A't/C'AE TH!iRUII

illustra a destra il "Partsuf Kether panim" (iin~ im 11~');1) 0 "Vi. Nelle altre righe della ,colonna, il Tetragramma è. scritto per
interno di Kether", generato dalla lettera Alef, e a sinistra e volte in forma estesa, ma con ortografie differenti:
"Partsuf Kether anor" (iin~ in:, 11~-:,;i)o "Viso esterno di Ketha • Partsufim anteriori: nelle prime dieci righe i1ìi1' è scritto
derivato dalla lettera Lamed. Nella seconda tavola, basata su Bat 'i1 ì'ì 'i1 ìì' (valore numerico 72) e nelle ultime dieci righe
destra e Mem a sinistra, sono raffigurate le facce esterna e inteJ'I 'i1 1H7'i1 ìì' (valore numerico 63);
della Sephirah Chokmah.Continuando così, si ottengono le grigl • Partsufim posteriori: nelle prime dieci righe i1ìi1' è scritto
delle altre Sephiroth. ~i1 ::m~i1 ìì' (valore numerico 45) e nelle ultime dieci righe
i1i1ìì i1i1ìì' (valore numerico 52) .
. Ne~le_tabelle si possono leggere le lettere del Tetragramrn
scntt? s~am forma s_emplicesia per esteso, a sinistra nei PartSl(f/
anteno:1 e a de~tr~ 1~ quelli .posteriori. Nell'undicesima riga d Quindi, ci sono quattro modi di scrivere il Tetragramma in
Partsufim antenon s1 nota la prima parte del Tetragramma, Yc ma estesa che, riuniti, formano un Nome di trentanove lettere
He (il'), nell'undicesima di quelli posteriori la seconda, Vav-Hc (',) abbiamo già visto l'importanza del numero 39, che manifesta
1
nità di Dio). La somma dei valori numerici delle quattro gra~ie
.'

iì,ari a 72+63+45+52 = 232, che è anche il valore di "h~Berak'ah"

0os da KéU / &n Lw,wd Faee è KMer / &se Mèf
)li:li1), cioè "benedizione". Bisogna altresì notare che il numero
::,, mn n ni l:I. 11nIO'\ l;p 11; ti.I o, •1 ', l'llll"lj:>llll)IDlC!:>::i•r:int'll'IÌl::ll!l
'*
l:l::l'lilnt\11l::ll!ll'llll llll)IOJ',,
,, :in 111,pi 11!1031:1;:i>ton nn, :.2 rappresenta le 231 porte più una, quella dell' a~p.agamento~
lP :i> ton n m l:I. Nn 111,; llll rl, l.':ll'lllliçllll)!03Q\l::l'lllM!\"\'llt
ti.I o::i •1:1m ,., il :utl'llll liii p\l n !'l "13:itlll' pllll)lmD\l::i•liln nrnc :ella serenità d'animo. Osserviamo inoltre che 232 e il valore d1
)11:131:1 ::,,ionnmJ::iNnll"'lpllrb
ll)I tl) p;:i,io.m 'Il'! 1l::lltl'llll,Pn
Il
l
•
I
n, l.':I n11npliii vcix, ;:, 'C rn 'Ili:
,., il ::irllll'l pit IJ'g tll l:J?::,, !lll1 lll 'rel" ('?~,~), cioè "arcangelo, di "aruk'ah" (i1Jì1~ ), "guarigione",
llllJ)Dm::i•m nm J::i11nll"'!p':> Il • Il /'I'! J:I l'llll,P ltll )ltl li) ',::i 'lll nit
pt !Oli tll c::i 'lii mm il !IMl'llll "\?
n
! I
n
Ml '11'1"\l::iMll'"lpllll)lt»tl'>::i•!IIIC
ll:IM ll/'l'!l:ll'llll,Pllli>Vll.11:1'::i "lt
imedio", e soprattutto di "Yehi or" (1ì~ 'i1'), "Sia fatta la luce!".
,pill;tcm ::i•llll'I n mu11nll',
Il • 'lll n, \113 ::in ll'ipll llll tll r:h!lii
IU"!plllllltlll:l::i'l:IMI '11'1"\l::ill;
n, ::,,11:1nnnil::il'llll,PYll)ltlm'.m
•I "'
1111',Pl/l)!IDll:l::i>llll'I nni,::i
111'111'"1 ~ l)!I tll.13:1'IO M! 'Il'!"\l ::i •
1 r:h:i•mnm l:ll'llll
i;
?:I'lii nt '11'1il :in 111, 1)'9Dl tlK
11>11clii
MEDITAZIONE SULLE PORTE
:.11l'llll lllllll:Sltl::l'»nnm,,
l::1 Nn!lt,"lpllll!llllt:l!l"ll:ll'll \"\;, , "I ltl ,::i 'l:l rn m il :in !1'1 p1 llV e1t generale, secondo la concezione di Abraham Abulafia, queste
il ,11 niu "lj:>llll l/tl m ::n,11 n n', n l'I O.ll)',!l•tonnnil::ll"l!l''lplllll/K
m1:111ni,,p1tll/1:l.'113::i'lilnt
'11'1"\J!lllt\!/J'!j:lllll!IO.IO!:l'IOM!?
,;
"'
I I
l/Clt:l!>::, '!Ol'lt'll'lil!:11'1!1'"\j:ll!JII
ll:;ttllr:h ::t'llln nn,J::il'llll,PXII
iglie di combinazioni devono essere supportate da op_portun~
n Mil!INl'lll"'lpllll!IClQ!l'lilll?
l'll '11'1iLllll'l!l''ipllll)tlJ.11:))111:1? n
l li
I
llll/Oltl?!:l'lilMl1,"\
j)ll))ttlll3?:l'llMll
"\l!ll'l!l'1pK
l'MJ:ll"ll'l'1M
odulazioni vocali. Vedremo nei capitoli seguenti quah metodi
m IH'l"I 1:111ni!l'i ps sv tu e:i ,; ,n n ,P lll !IC ll:l ',:i 'Il nl \."\ "\l !ll'l!l'lt
vocalizzazione impiegare. Tuttavia, è possibile effettuare una
'lii nnn il ::11,1 ntl' ,p lii) 11cltl ,; • lll'lplll))IDJO':>:i•mn nniJ::inK

Dos d1111
H"okhmah:/ Base Mem Rica de. H'oJmmah I Bue :&ld:t
editazione silenziosa basata sullo Tseruf, che può anche essere
'i:i•!!lmm 1J!INl'lll',P llll/llm •, •I Mll''lpllfl!llllr:i'l::t'lill'll'll'I"\)) ilizzata in preparazione alle tecniche vocali perché permette di
'h :i•,m n n, l::I Kl'l ll"'lj:):tl)lltlt:l
Ol ',::, 'Il Ml \"\ 'Il !lii 1111'
}'tn':>:,,m nm .t:11111111
;,; llll )IP
pllllt:l
,
M l'I
'T 'lllll'li!I
l'nlll1111'
;'*
.lltnll'~llll/Dlt:l',!)'IIM!'ll'l'f.!:l
c10,::i•lilnnn:l
1b)IDll:l',::i'lilmU
eare uno spazio sonoro all'interno della mente.
t';Cl?!) '!01'11'11'1"\l :i:t!1'1111,Pltl
11111103"::i•m n m.t:im!l''lpt:l
li
l
• '11'1 'Il 11nri
Il l'lillll'IIII
i; evti.I o',::i• m ,:i: '
lll)ltill:l?!l'lllnl Tale meditazione è ispirata a un versetto del Sepher Yetzirah:
p1 l):,ttll ',:, 'Il n1 '11'1'll!INrllti' ,e li 1'11 '11'1"IJlii'! 111,pll lll/ 010, ':J'lii.)
1Pll!ll1Cl!i;'M nnil!ltmlllO l l mnniml'!ll',Pltlll/lllO?:i •.:i Egli tracciò e scolpì ventidue lettere scaturite_d~ un !ohu-Bohu d~
i,iplll'PO.l !l'l:il'll'll'!'ll!IM!ltl Il l'I 'lilMl'll'l 'lHltllll"l~l!l/tlJP?:l!I
n111,pit1>Vti 1, ::i•tlnnn, l::illQ Il • :i•Mnm.lltntl' 'Dl/llm'>.:i go e d'argilla. Le tracciò come una sorta d1 giard1~0. Le,,scolp1
Mill"\~:tll!ltll',!)'l:)fflll'! 'll;m n, rr 'l'tl m '11'1il M i!li PI S'PCl.IC!1
me una sorta di muro. Le distese come una sorta d1 tetto (1:11).
:11uie- pu )11:l 1":i•m n n, m •, •I O :l'llll'll\l'lilll·l'll'~DJICJ!I
1:1 1111 111,p1 Il'} o, ,::i •e m '11'1
'll!IIIMIU~YIIVl:l'h.':1•1:11'11'11'11)
ic
, 'T
m':>::i'llm'll'lillll'I
DlD\I .:i•1:111nmlll11!1',pn11::i
p:Ul/tl!I
evidente che l'espressione "di fango e d'argilla" si riferisce allo
m .i:i 111'1 pll 11v tll ',:, 'IO nnc !'l n llDlt:l ':i:i 'I) nn., 1an r, ; I)!)
\i 'll :1111'11!1,Pl!lllCt, !l'lill'l 10
,, mr:i11n111,p1llVDl;::i'l:lne
Il
1
•l lllltilri,.::r11:1nnnillln!I'
111,1:1:ic,::i •1:1n1m,1Mll"lp::i
t::i atuto informe del Golem:in effetti questa meditazione consente
Ml '11'1il!llllntl''ij:lll!l))D3'!l'totl
t!I"! nn,r:i11n111,ptll!ltll\i::i•o
I
,
Il ~ll)ltllO':i!l'tal'lllll'llN!i!lli::i roprio di strutturare il caos della coscienza.
'!:I Ml i.i il!III liii'
!:l' 11:1nIl n, 1:1 Nn
J: fil )IO l\! :,O
pll ll;t bl ',o
l'I
M n
,Pll!l)ltlltl?!l '!l!lffl'IN"\llll'llll!I
!ll'lpr llll tllra':I ::i•m Il n, lii l'l!I
;:iru,i,rtiì,lclt:l,::i'l:lm \1 ,, 11!1 Per poter effettuare bene questa pratica, occorre richiamare
la mente la ruota delle 231 connessioni tra le lettere presentata
191
190
 QAllA/./\/1 l:S'l'ATICA E 'TSERUF
all'inizio del capitolo, dove il cerchio corrisponde alle parole: "Le
tracciò come una sorta di giardino" e rappresenta il campo della
coscienza, mentre le lettere sono le porte aperte nel "muro", cioè
le manifestazioni essenziali della luce dell'Ein-Sof, e le 231 linee
che le connettono costituiscono quella "sorta di tetto" che rende
possibile il movimento armonioso della luce nell'ambito della
coscienza.
È ovvio che non si possono visualizzare simultaneamente
tutte e 231 le connessioni, ragion per cui è necessario procedere
gradualmente.
DESCRIZIONE DELLA MEDITAZIONE
• Sedersi con la testa e la schiena erette (in direzione est),
respirare con calma e chiudere gli ocèhi.
• Visualizzare tutt'attorno a sé un cerchio di luce, che
simboleggia la sfera della nostra coscienza.
• Quindi visualizzare le ventidue lettere che si dispongono
proprio intorno al cerchio (nella stessa posizione in cui si
trovano nel disegno). Alef (~) è di fronte a noi, Lamed (~)
dietro, perciò siamo attraversati dalla luce di "El" e,~).
Per quest'eserciziosi può utilizzare il sistema di combinazioni
che si preferisce,ma è meglioservirsi di quellodei Partsufim,
di cui ci avvarremoanche noi per questa spiegazione.(N.B.: le
grafie del Tetragrammariportate nelle griglie di questo libro
in realtànon vengono mai usate).
L'esercizio consiste nel collegare tra loro le porte (cioè le
lettere) visualizzando una linea luminosa che trasporta la
luce da una lettera ali' altra. Di tanto in tanto può essere
utile aprire gli occhi per orientarsi guardando le tabelle,
ma è preferibile capire e memorizzare l'intero sistema, e
poi cercare di ricrearlo mentalmente. Teniamo presente
che stiamo lavorando sulla prima tabella.
• L'esercizio si articola in ventun tappe, che corrispondono
alle ventuno righe della tabella. La prima fase consiste
nel visualizzare una linea di luce che va da Alef a Bet.
• Successivamente spostare il pensiero su Gimel, ma senza
connetterla con Bet, quindi visualizzare una linea di luce
che collega Gimel a Dalet.
192
LE 231 PORTE DELLO SPIRITO
• ) Poi spostare il pensiero su He, ma senza connetterla con
Dalet, e visualizzare una linea di luce che va daHe a Vav.
• Continuare così fino alla connessione Shin-Tav.
• Seconda fase: visualizzare una linea luminosa che unisce
Alef a Gimel, senza interferire con la luce di Bet.
• Quindi spostare il pensiero su Dalet,ma senza connetterla
conGimel.
• Proseguire con le ulteriori fasi di quest'esercizio fino alla
ventunesima, sempre partendo da Alef
L'ideale sarebbe procedere col Partsuf posteriore dopo aver
completato il Partsuf anteriore, nel qual caso bisogna riprendere
le combinazioni a partire da Lamed.A questo punto ci si potrebbe
domandare: "Per quanto tempo si deve praticare e quante griglie
di Tserufim occorre eseguire?". La risposta dipende dal grado di
. motivazione di ogni individuo e dal tempo di cui dispone. Una
·persona abituata alle visualizzazioni può procedere piuttosto in
fretta, e quindi essere perfettamente in grado di completare tutte
e due le griglie, quella anteriore e quella posteriore, nella stessa
sessione. La soluzione migliore è scegliere ogni giorno una lettera
di partenza diversa ed effettuare l'intero ciclo in ventidue giorni
oppure, se si eseguono due griglie al giorno, in undici.
Le persone che trovano difficile questo tipo di meditazione
i primi giorni possono limitarsi a completare poche righe di una
tabella, e continuare con le altre righe nei giorni seguenti.
Infine, quest'esercizio è stato presentato come un'esperienza
puramente mentale, ma le combinazioni di lettere su cui è basato
possono anche essere vocalizzate.
193
 CAPITOLO X

LA QABALAH DELLA LINGUA

. Tradizionalmente si insegna che il mondo fu creato per mezzo

· di dieci Parole; quindi, per creare bisogna parlare. Isaac di Acco
· aveva individuato tre livelli all'interno della coscienza: l'Ein-Sof,
la Manshavahe il Dibbur, ovvero l'Infinito, il Pensiero e la Parola.
·Nella terminologia di Abraham Abulafia, la facoltà intellettiva del
singolo è detta "Dibbur penimi" ('mElit:ii) o "Parola interiore",
mentre la coscienza universale è il "Dibbur qadmon" (ìo-rp ,~:n) o
"Parola originaria". Tutto ciò che esiste è soggetto alla Parola, la
.., quale però vibra a diversi livelli: esiste una grande differenza tra
·. la parola grezza,/corrispondente allo stadio del Golem,vale a dire
unicamente materiale, e il canto dell'anima, mal' una come l'altro
obbediscono agli stessi princìpi. È dalla purificazione della parola
· materiale che si sprigiona la fulgida luce della Parola spirituale.
Mediante lo studio della gematria,delle permutazioni e delle
combinazioni di lettere, il cabbalista cerca di capire e di cogliere
imeccanismi che reggono la sfera cosmica e divina. Così facendo,
scopre il Verbo allo stato puro y il modo giusto per farlo vibrare,
.·.al fine di purificarsi e di accrescere la propria luce. Lo Tseruf è la
chiave fondamentale per accedere ai segreti della Parola, e la sua ·
pratica, benché contraddistinta da specifici tratti cabbalistici, può
e.ssere paragonata al Mantra-Yoga indù o a diversi esercizi sufi. ·
Le tavole delle combinazioni di lettere sono la trama t~cnica
' della manifestazione del Verbo, tuttavia si collocano su un piano
puramente speculativo. Per renderle attive bisogna farle vibrare,
e.a tale scopo deve entrare in scena la vibrazione sonora. Eleazar
, di Worms e Abraham Abulafia l'avevano capito pertettamente;
F.abbi Abulafia, in particolare, fondò la propria intera esperienza
sulle vibrazioni, che non concepiva solo come mezzi per ottenere

195
 QABALAH ESTATICA E TSERUF
determinate modulazioni sonore: per lui lo scopo degli Tserufirn
era soprattutto quello di impedire la dispersione mentale. Infatti,
se ci si siede a meditare sforzandosi di concent;are l'attenzione su
un punto, su un'idea oppure sul nulla, si scopre molto presto che
arrivano mille pensieri molesti. Questi pensieri hanno l'effetto di
distrarci dai nostri obiettivi spirituali, e più proviamo a scacciarli,
più tornano ad assalirci in forze. E alla fine ci accorgiamo di aver
trascorso tutto il tempo della nostra meditazione a lottare contro
di essi, che talvolta riescono perfino ad attirarci nella loro spirale
distruttiva. Questa lotta interiore a poco a poco logora lo Shefà,il
flusso spirituale necessario per ogni esperienza meditativa.
Abraham Abulafia comprese ben presto che, anziché lottare
contro queste dinamiche mentali, era meglio alimentarle per poi
neutralizzarle. Tale procedimento è simile a quello seguito da un
domatore che, al momento di entrare nella gabbia dei leoni, per
essere al sic;uro deve nutrire abbondantemente le belve, così da
non rischiare di diventare egli stesso un potenziale pasto. Colui
che medita si trova nella stessa situazione del domatore, solo che
nel suo caso il ruolo delle belve è svolto dai pensieri molesti, che
si aggirano nella sua mente" allo stato brado". Le dinamiche della
speculazione mentale nascono dalla SephitahBinah;la complessità
delle combinazioni di lettere ha lo scopo di alimentarle, al fine di
permettere alle forze provenienti da Chokmahdi manifestarsi più
facilmente. Il cab balista che pratica abitualmente lo Tseruf scopre
ben presto che, se Binahviene nutrita, dalla coscienza si distacca
un" qualcosa" che si eleva al di sopra dell'agitazione dello spirito,
riceve liberamente il flusso dello Shefa e inizia a percepire quella
sfera posta al di là del tempo e dello spazio che Abraham Abulafia
chiamava" OlarnhaBa" (~~i1D~i.l)),cioè "mondo tuturo". Allora il
mistico sperimenta un'estasi indescrivibile perché, pur restando
cosciente della sua esistenza nella dimensione materiale, comincia
. parallelamente a vibrare in quella spirituale, e diviene un profeta
poiché entra in contatto con il "mondo futuro". Ma al contempo
scopre in sé una duplice natura: da un lato è un uomo ordinario,
ancorato al ricordo del passato, dall'altro è appunto un profeta,
proiettato verso il futuro. L'estasi determina l'incontro di questl'
due parti del suo essere.
196
LA QABALAH DELLA LINGUA
La Parola mistica è articolata in tre livelli, tanti quanti sono i
gradi dai quali, in base alla Qabalah, è composta l'anima: Nefesh
(ili~m,Ruach (crn) e Neshamah (i19~~).Questi tre gradi, riuniti dal
loro c).Crosticonel sostantivo" Neran" (:ii:i),corrispondono all'atto,
alla parola e al pensiero. Anche ogni vocabolo si compone di tre
livelli, ugualmente associati ai tre gradi: le othioth (consonanti), le
nequdoth(vocali) e i tearnirn(accenti di cantillazione): "Gli accenti
sono la Neshamah,le vocali la Ruach, le consonanti la Nefesh" (Tiqunei
Zohar 7b). Le consonanti corrispondono all'atto perché, in assenza
delle vocali, possono scaturire solo da uno specifico atto, cioè la
scrittura. La parola, a sua volta, può formarsi soltanto mediante
l'aggiunta delle vocali, e passa attraverso la Ruach, ossia il soffio
. vitale; quindi, si può dire che le vocali vitalizzano le consonanti.
· Infine gli accenti di cantillazione corrispondono al pensiero e alla
11
KavanathhaLev" (I'intenzione del cuore) e sono da considerarsi
l'espressione della Neshamah. Essi ispirano sia il movimento che
l'orientamento delle vocali e delle consonanti, come pure la loro
propensione per tutto ciò che ha a che fare con il pensiero e con
l'intelligenza.
LE CINQUE VOCALI DELLO TSERUF
In realtà in ebraico le vocali non esistono: per scrivere una parola
si utilizzano solo le consonanti; le vocali acquistano consistenza
unicamente nell'aria, quando la parola viene pronunciata. Infatti
una consonante si scrive con l'inchiostro e una vocale conl' aria.
Un tempo nessuna lingua semitica usava i suoni vocalici; quando
sembrò imporsi la necessità di farlo (soprattutto per insegnare a
leggere ai bambini), fecero la loro comparsa numerosi sistemi di
trascrizione. In particolare, intorno al VII secolo d.C. fu introdotto
a Tiberiade il cosiddetto metodo della "punta tura", ma a partire
dal XII secolo fu adottato il sistema di Joseph Kimbi, che ammette
cinque vocali lunghe e altrettante brevi. Eccone i segni, i nomi e i
rispettivi valori:
197
 QAllALAH ESTATICA E TSERUF
.. è estremamente interessante per vari motivi: anzitutto è presente
· nel sistema sefirotico (il SepherYetzirahdescrive le Sephirothcome
·.
'· lettere prese a due a due che, vocalizzate, danno luogo a coppie
, in cui cinque suoni si contrappongono ad altri cinque. Per giunta,
Oltre a queste dieci vocali, ne esistono altre quattro speciali:
Io Sheva (~) - che in principio di parola o dopo una vocale lunga
si pronuncia" e", ma dopo una vocale breve è muto - e gli Hatafim
(~ = "a", ~ = "o" e !:S= "e"), tre suoni vocalici utilizzati solo con le
consonanti gutturali.
Prima che venissero adottati dei segni ad hoc, per trascrivere
le vocali ci si serviva delle lettere iH-', che continuarono a essere
usate anche in seguito e sono chiamate "vocali quiescenti". Esse
compaiono soprattutto nei libri più recenti della Bibbia, tra cui
Daniele, Ester e Cronache.
Generalmente i segni di vocalizzazione vengono denominati
"nequdoth" (ni11p)),ovvero "punti". Ma in realtà "vocale" si dice
,;tenuah" (i1.J?l'.11;1),
termine che alla lettera significa "movimento" o
"circolazione", ed è decisamente appropriato in quanto le vocali
mettono "in moto" le parole. Il pensiero, infatti, di per sé è spesso
astratto e illimifato, e come tale soggetto a un moto perpetuo; per
vocalizzarlo bisogna quindi confinarlo entro una gamma sonora
accettabile, oppure lo si può "fermare" fissandolo sulla carta con
l' inchio;,tro sotto forma di.lettere. Sennonché il pensiero continua
a evolversi, mentre l'inchiostro non si muove, per cui sulla carta
le lettere sono morte. Le vocali hanno la funzione di risuscitarle,
e quindi di rimetterle in moto, per mezzo della Ruach.
Dunque, per dare vita agli _Tserufimè necessario vocalizzarli;
a tale scopo, Eleazar di Worms ha selezionato sei vocali, mentre
Abraham Abulafia si è limitato a cinque. Qui concentreremo la
198
LA QABALAH DELLA LINGUA
nostra attenzione sulla scelta di Abraham Abulafia. Il numero 5
11
cinque opposte a cinque"); inoltre, lo Tseruf è basato su serie di
il numero dei sentieri della Saggezza, 32, si ottiene elevando "2"
alla quinta potenza: ciò indica che le cinque vocali sono porte che
danno accesso alle cinque dimensioni dei sentieri della Saggezza.
Probabilmente Abraham Abulafia voleva riferirsi anche al Sepher
Yetzirah, che descrive i cinque livelli del linguaggio nel seguente
versetto: "Ventidue lettere fondamentali. Egli le ha incise con la
voce, le ha scolpite con la Ruach, le ha fissate a livello della bocca
in cinque punti: Alef, Heith, He e 'Ayn nella gola (gutturali); Gimel,
Yod, Kaf e Qof nel palato (palatali); Dalet, Teith, Lamed, Nun e Tav
sulla lingua (linguali); Zayn, Samek, Shin, Reish e Tsadi sui denti
(dentali); Bet, Vav, Mem e Pe sulle labbra (labiali)" (S.Y. 2:3).
La scelta di Abraham Abulafia è caduta sulle cinque vocali
J=!.olam
(o), Qamats(a), Tsere (e), f=f.iriq
(i) e Qubuts o Shuruq (u):
~-~-~-~--~
'•, • ,. T
Il suono "u" può essere indicato o con Shuruq o con Qubuts:
nelle permutazioni semplici, generalmente si usa Qubuts, mentre
Shuruq compare soprattutto nelle vocalizzazioni che comportano
movimenti della testa.
HOLAM
Questa vocale fa sì che una consonante si vocalizzi in ,;o":-~ = O,
·:3= Bo,-:i= Go ecc. Essa consiste in un punto situato nella parte in
alto a sinistra della lettera, e simboleggia i sogni e le informazioni
che l'inconscio ci dispensa progressivamente. "J=!.olam" dà origine
al termine "nolmani"(•:i97in),"sognatore": non a caso deriva dalla
radice "nalom"(Cl78),che significa "essere sani, in buona salute",
ma anche" sognare". Secondo il QenehBinah (34b), le tre lettere di
"nalom" sono la notaricadei nomi di tre angeli: f=f.aniel (1?~·Jn),
cioè
"G{azia divina", che veglia sul segno della Vergine e in particolar
199
 QAHAU\/1 Wi'IWl'ICAETSERUF
modo sui mesi di Elul e di Shevath ("Haniel" è anche il nome della
ruota della Merkavah,a est del secondo Portico Celeste);. Lehodiel
('?l-l:'1i!'?),
ovvero "Gloria divina", e Mathaniel ('?l-1:':Jni'J),
cioè "Dono
divino", che viene evocato per allontanare le bestie feroci (ossia i
11
pensieri molesti). Inoltre, Mathaniel" è il nome del vento del sud
che spira nella terza tequfah (stagione).
QAMATS
È la vocale "a", si scrive sotto la lettera ed è formata da un punto
P?sto sotto un trattino. Il trattino da solo rappresenta l'apertura
d1 una porta; unito al punto, invece, ne evoca la chiusura. Inoltre
11
qamats"è un verbo che significa "prendere in mano"," stringere"
o "afferrare". Questa vocale fa sì che una consonante si vocalizzi
m. " a " : ~ = A , ~ =Ba,~ = Ga ecc. Secondo il SepherRaziel, 11 Qamats"
è uno dei Nomi di Dio. Per il QenehBinah le tre lettere della parola
sono l'acrostico dei nomi di tre angeli: Qadmiel('?l-l:'i'J1p
), cioè "Dio
eterno", che fa parte della schiera di Metatron ed è preposto alla
seconda regione della terra; Malkiel ('?l-l:
0
J'?iJ),
ovvero "Re divino",
che veglia sul mese di Adar, è invocato per ottenere la pioggia e
domina sulle fiamme, e Tsuriel('?l-1:'11~), ossia "Roccia divina", che
presiede al mese di Tishri e al segno della Bilancia, e ha dominio
sui rettili.
TSERE
Corrisponde alla vocale "e" e deriva dal termine "tsori" (''J:i)che
designa il balsamo, cioè un prodotto lenitivo, vale a dire che ha il
potere di alleviare il dolore. Il suo nome può essere ricondotto alla
II
radice tsarah" (i!"J~)che significa "pena" o miseria", ma che in
II
aramaico assume il valore di "fendere". Data la sua forma (Tsere
è composta da due puntini), si sarebbe tentati di scorgere in essa
. il simbolo di una chiusura stretta; ma alla luce sia dell'accezione
aramaica che delle valenze "lenitive" insite nel suo nome, sembra
evocare piuttosto una riapertura. Per il Qeneh Binah, le tre lettere
di "Tsere" sono l'acrostico dei nomi di tre angeli: Tsuriel ('?l-1:'11~),
cioè "Roccia divina", la cui iniziale è contenuta nella notaricadella
v?cale precedente; Raziel ('?l'l:•ri)o "Segreto divino" - compagno
d1Metatron che presiede ai misteri, e maestro di Adamo - e Yofiel
200
LA QABALAH DELLA LINGUA
('?l'l:'::lì')
o "Bellezza divina", detto anche il "Principe della Legge";
invocato contro l'istigazione al peccato, è il precettore di Sem.
HIRIQ
Il nome di questa vocale viene dalla radice "naraq"(P'J"J)che vuol
dire "digrignare i denti", e da cui deriva anche il termine "nereq"
(P'JrJ)che significa "cigolìo", "incisione", oppure "insetto". J=tiriq
vocalizza in "i" una consonante:~= I, :J = Bi, 1 = Gi ecc. Secondo
' il QenehBinah,i nomi degli angeli sintetizzati nelle tre lettere della
parola sono: Hazqiel ('?l-1:•prn),
ovvero "Forza divina", che in base
al Raziel viene invocato per fermare la grandine e la neve; Rehatiel
('?l-l:'t!li!1)
o "Canale divino", angelo del mese di Teveth e principe
dei pianeti, e Qoratiel('?l-l:'t!l1p
), ossia "Particella divina".
QUBUTS
Corrisponde alla "u" breve e viene dalla radice "qabats"(PR) che
significa "raccogliere con la mano", "assemblare" o "radunare";
da essa deriva anche il termine "qibuts" (f1:Jp), che designa quel
particolare "raggruppamento" che è il kibbutz. Dunque si tratta
di una vocale che esprime un'idea di coesione e di sintesi. Qubuts
permette a una consonante di vocalizzarsi in u": ~ = U, :;:ì= Bu, .?
II
= Gu ecc. Il Qeneh Binah non le associa il nome di nessun angelo.
SHURUQ
Anch'essa, come Qubuts, corrisponde al suono "u", ma stavolta si
tratta di una "u" lunga; le técniche vocali dello Tseruf utilizzano
indifferentemente l'una o l'altra. Il termine "shuruq" deriva dalla
radice "sharaq",che significa al tempo s.tesso "tingere di rosso" e
11
fischiare". Ora, "fischiare" si può interpretare come "far ruotare
(francese: tourner)un suono", immagine che a sua volta rimanda
all'espressione ebraica" sam lishreqah"(i!j?"Jtq',tltq),ossia "volgere
(francese: tourner)in ridicolo". 31 Per il QenehBinah,le tre lettere di
"sharaq"sono la notaricadei nomi di tre angeli: Shamuel ('?Rlì1i'Jc:i) o
"Dio ascolta"; Ramie!('?l-l:'i'J1),
alias "Elevazione divina", uno degli
angeli caduti che si mescolarono agli uomini, e Qaniel('?l'l:':JP), cioè
"Dio geloso", preposto alle porte settentrionali delle nubi.
31 Lahy gioca sul duplice senso del verbo tourner,che significa al tempo stesso "ruotare"
e "volgere", e si presta quindi ad associaziorti verbali intraducibili in italiano [N.d.T.].
201
 QAllA/,A/-/ !,STATICA E TSEROF LA QAMLAH DELLA LINGUA

Le cinque vocali sono altresì associate ai cinque livelH

della pronuncia, alle dieci Sephiroth e alle cinque lettere finali.
Ecco una tabella che sintetizza queste correlazioni: I Bu Ghe Do Hi Vu Za Mi To -~ i'.!,J-~iJì ~ ~ ~
Ke Lo Mu No Sa I Pu Tsa i ;:; ~ :i) 9 'JR'?~.~
Tltq p

Con tale metodo è quindi possibile vocalizzare le griglie di

· combinazioni del capitolo precedente, oppure, pronunciandole,
dare vita alle connessioni create nella meditazione sulle porte.
, ILMETODO DI VOCALIZZAZIONE
Il metodo di Abraham Abulafia consiste nel vocalizzare le varie
combinazioni di lettere a partire da una trama sonora composta
da venticinque fonemi bivocalici. Proprio come le consonanti, le
Partendo da queste analogie, è possibile praticare una forma vocali si combinano tra loro secondo questa griglia:
di vocalizzazione molto semplice, che consiste nel far variare le
vocali in funzione dei gruppi fonetici. Ecco in che modo:

o 00 OA OE 01 OU xx ~·x?fX ic·x·x·x ·x
•..
A AO AA AE Al AU xx xx xx xx ·xx .X
..... T ;t T •• Y Y T ...

E EO EA EE El EU

Eli'Jì:l
I 10 IA IE Il IU ~?<>,q<?P.<~~ 'X).( J
·,, ',, ·,. '•.
u UO UA UE UI UU xx xx xx xx ·xx X
••• .... ,,,. ..... ... ... y .... ..... ·""·

Esiste un altro modo di procedere, che consiste nel recitare

l'alfabeto nel suo classico ordine, ma applicando le vocali in base Le combinazioni vocaliche così ottenute - oo, oa, oe, oi, ou;
alle corrispondenze fonetiche descritte nel SepherYetzirah.Questa ao, aa, ae, ai, au; eo, ea, ee, ei, eU:;io, ia, ie, ii, iu; uo, ua, ue, ui,
peculiare strategia fonologica apre numerose possibilità; ecco In uu - costituiscono la base sonora dello Tseruf Non solo la scelta
vocalizzazione dell'alfabeto:
delle vocali, ma anche l'ordine in cui sono disposte rispondono a
,criteri fissati da Abraham Abulafia. Le consonanti rappresentano
un livello di combinazioni, le vocali un altro: la pratica che ora ci
, accingiamo a esaminare si propone di fondere questi due livelli.
!,

11/' 202
J11I/ 203
 QA/l/i/,AIJ J:S'l'ATICAli TSIJRUfl LA QABALAH DELLA LINGUA

Per illustrare il procedimento, prenderemo ad esempio le lettere 5. Permutare in senso AlefBet, a partire da Qubuts (quinta
Alef (~) e Bet (:i). riga della griglia):
Con due lettere ci sono soltanto due possibilità di UBo, UBa, UBe, UBi, UBu - ~~ ~~ ~~ ;i~ ·:3~
combinazioni, AlefBet (:i~) e Bet-Alef (~:i); però, associandovi le
Permutare in senso Bet-Alef, sempre a partire da Qubuts:
cinque vocali, si ottengono cinquanta possibili varianti. Ecco
come procedere: BuO, BuA, BuE, Bul, BuU - ~9~9~9~~ -~~
1. Cominciare con la radice AlefBet e vocalizzarla mediante In sintesi, l'esercizio consiste nel leggere questa griglia:
i punti-vocali della griglia riportata sopra, fino a ottenere:
OBo, OBa, Obe, Obi, Obu - :1~ :J·~'.3~:J·~·:J·~ '•, • •• T

Perm~tare le due lettere, trasformandò Alef Bet in Bet-Alef, e

vocalizzare la radice secondo la stessa trama sonora, ovvero
~empre in base alla prima riga della griglia riportata sopra,
m questa maniera:
BoO, BoA, BoE, Bol, BoU - ~-:J~-:J~-:Jt{:J-~-:J '•, • •• T

2. Permutare nuovamente le due lettere in senso Alef Bet e

vocalizzarle a partire da Qamats, cioè secondo la trama sonora
corrispondente alla seconda rigà della griglia riportata sopra,
nel seguente modo:
,,,..,. :J~ :J~
ABo, ABa, ABe, ABi, ABu - :;:J~ .. ,.,.,.:J~·:J~
..
Permutare la radice in senso Bet-Alef e vocalizzarla secondo
la stessa trama sonora, sempre a partire da Qamats:
BaO, BaA, BaE, BaI, BaU - ~:J ~:J ~:J ~:J -~:J
•,T'T'*TTT
3. Permutare le due lettere in senso AlefBet e vocalizzarle a
partire da Tsere (terza riga della griglia):
EBo, EBa, EBe, EBi, EBu - :J~ :J~ :J~ :J~·:J~
' •••
N ••••
LA PRATICA DI BASE
· Invece di lanciarsi in pratiche fondate su griglie di combinazioni
complesse, o tentare di vocalizzare ogni volta l'intero alfabeto, è
meglio cominciare con l'esercizio quotidiano descritto di seguito.
Esso consiste nel lavorare ogni giorno su una lettera diversa,
preferibilmente seguendo il normale ordine alfabetico. Si tratta di
T
combinare la lettera prescelta con le tre lettere fondamentali del
Tetragramma: Yod-He-Vav, che sono tre semivocali. Siccome una
lettera non può combinarsi con se stessa, il quinto giorno si salta
direttamente a !=feith.In questo modo l'esercizio dura diciannove
T •• ••

·giorni, e può essere ripetuto nello stesso ordine quaµ.te volte lo

Poi permutarle in senso Bet-Alef, sempre a partire da Tsere:
si desidera.
BeO, BeA, BeE, Bel, BeU - ~:J ~:J ~:J ~:J -~:J
'•, •• ' •• '" •• T •• ..
Il primo giorno si lavora sulla letteraAlef, combinandola con
4. Permutare in senso Alef Bet, ma a partire da !=firiq (quarta Yod, Vav e He. Se eseguito con concentrazione e .a ritmi tranquilli,
riga della griglia) l'esercizio dura solo quattro minuti, quindi ci sono due possibilità:
IBo, IBa, IBe, Ibi, Ibu - :J~ :J~ :J~ :J~
··....... ,. . ·:J~
.
o si ripetono le stesse combinazioni circa cinque volte, il che può
portare a praticare per una ventina di minuti in tutto, o si lavora
Permutare in senso Bet-Alef, sempre a partire da I=firiq:
su più lettere al giorno. Ecco le varie tappe dell'esercizio:
BiO, BiA, BiE, Bil, BiU - ~:J ~:J ~:J ~:J-~:J
~ ' • • .. • T • •

204 205
 QAIIALAI I ES'/'A'/'ICAli TSBRUF
LA QABALAH DELLA LINGUA

1. sedersi con il viso rivolto a est, perché in ambito mistico

tale direzione è associata a Dio e denominata "Il Suo Volto";
2. chiudere gli occhi e respirare con calma e profondamente Passare allo Tseruf Alef-Vav:
(più avanti vedremo alcuni esercizi respirator1 che si possono
utilizza:re in questa fase);
3. pensare alla lettera Alef (o comunque alla lettera scelta),
rammentarne i significati simbolici e visualizzarne la forma;
4. se l'esercizio è troppo difficile da svolgere in assenza di
un supporto, scrivere su un foglio da tenere davanti a sé i
suoni corrispondenti alle combinazioni Alef-Yod, Alef-Vav e
Alef-He. Altrimenti iniziare direttamente le vocalizzazioni,
creandole mentalmente, ma pronunciandole ad alta voce.
5. Cominciare con lo Tseruf Alef-Yod:

OHe OHi
jHoE·-Hol
·--···-·-·-··
AHa AHe AHi

[H;A·rH~~--r
~;~--
"c-··········-··--""

206
207
 QAIM/,A/11:8'/'A'l'ICA
/; TS11RUF
Se si è scelto di esercitarsi solo sulla lettera Alel' ripetere · ,
volte quest ,' Io d'1 com b'maz10ni,
· 1 pm
. , o c1c altrimenti passare' alla lettera
successiva.
I suoni possono essere ripetuti in tre modi:
e A~
II ~!ta
v~ce: t_ale_metodo consente di purificare l'ambiente
p~l~re ~evibrazioni del luogo in cui ci si trova; ciò fa sì che lo
Shef~ cir:~h meglio nelle membra e negli organi del nostro corpo.
La ripetizione ad alta voce influisce soprattutto sul mondo fisico.
M~rm_oran~oli: r~~ete;e i suoni in questo modo permette di
astrarsi _d~isensi ~ facih~~ 1 isolamento interiore in quanto aiuta a
sottrarsi_ ai rumori e agh influssi esterni; inoltre, purifica l'aura e
le energie emotive.
Mentalmente: qu~sta mo~alità di esecuzione è il livello più
al:~ dello Tser~f; favo:is_ce la discesa nella propria sfera interiore
e 1mgr~sso nei mondi situati al di là delle nostre tre dimensioni.
La P~~!ica mentale prende _il ,nome di "Tseruf manshavti" ('G~t!jr:rr.'l
i:i11~). Lo Tseruf mentale, eme eseguito all'interno del cuore cre·J
una parola der,ivante ~a una combinazione di lettere pura~ent:)
mentale perche scaturita dalla sfera del pensiero" (Rabb' y f imbarazzo, si ricorrerà allo Tseruf mentale, come se sì trovasse in
I=ìamits). i asse
VOCALIZZAZIONI ORIENTATE
~a pratica _dello ~~eruf esige continuità e grande forza di volonhì;
e necessario stabilire un piano di lavoro giornaliero e attenervisi.
A poco a ~oco le rotazioni delle lettere ridesteranno le parti sopitL•
della coscienza, favorendo l'apertura dei trentadue sentieri delJa
~a~g~zza. Ecco perché bisogna esercitarsi ripetutamente in tutti· 1•
tipi d b' ' ' .
. .i com maz10m, così da non lasciare zone d'ombra a livello
i~t~riore: Questa pratica riveste un'importanza fondamentale ai
fmi del risveglio spirituale. '
~~nz~ discostarsi dall'impostazione generale dello Tseruf, t\
possibile ~1correre alla vocalizzazione di specifiche combinazioni
per favorir: la re~l~zzazione di un~intenzione o di un desiderio. A
tale ~copo, e suffic!ente utilizzare la radice ebraica di dueJetterl'
corrispo~denh~ all effetto che si vuole produrre. Naturalmenh•,
no~ possiamo illustrare tutte le implicazioni di questa particolan,
208
LA QABALAH DELLA LINGUA
tecnica: una volta compreso il principio su cui è fondata, ognuno
·•deve scoprire da sé quale radice di due lettere usare, ossia quale
porta aprire, affinché lo Shefà possq circolare liberamente in lui o
,nella situazione prescelta; la conoscenza dell'ebraico è di grande
aiuto in questo senso. A titolo esemplificativo, qui ci limiteremo
ad applicarla a un ambito che riguarda tutti: la salute.
PER FAVORIRE LA SALUTE PROPRIA O DI ALTRI
.Esistono preghiere e salmi che vengono tradizionalmente recitati
per ottenere il ritorno alla salute per qualcun altro o per se stessi.
Altre pratiche cab balistiche passano per l'invocazione di specifici
campi angelici, la realizzazione di talismani e ulteriori atti magici.
Dal canto suo lo Tserufha anche il potere di amplificare un'azione
spirituale od occulta il cui esito, è opportuno precisarlo, dipende
.·unicamente dalle intenzioni (buone o malvagie) di chi la compie.
In questo caso, possiamo ipotizzare che a spingerci ad agire sia il
desiderio di favorire la guarigione di una persona o il suo ritorno
in piena salute. Se la persona in questione è davanti a noi, è bene
eseguire la pratica ad alta voce, ma se ciò sembra essere fonte di
un luogo distante.
È importante avere l'atteggiamento giusto in questo tipo di
interventi: bisogna imparare a porsi come mediatori. Non siamo
noi, infatti, a curare gli altri con l'energia che emettiamo: la nostra
azione serve invece ad attirare e ad amplificare lo Shefà, l'energia
.universale presente in ogni parte del creato. I suoni che andremo
a ripetere hanno il potere di favorire la libera circolazione dello
Shefa nel malato, ed è questo che gli restituirà la salute. Lo scopo
dello Shefà è soprattutto quello di colmare una lacuna; Rambam
(Maimonide) faceva osservare che in ebraico la persona su cui si
invoca la guarigione celeste è detta "nolé" (n'?n),termine derivante
dalla radice "nallal" ('?'?n ), che significa "cayità", "vuoto", oppure
"che non e' è più". E poiché la natura ha orrore del vuoto, nel corpo
del "nolé" si crea un nuovo equilibrio, destinato a durare finché
dura la malattia. Peraltro "nol" ('?n)vuol dire "profanp" - cioè il
contrario di "qadosh" (ili1p),"sacro", "santo", ma anche "vuoto".
Vuoto di cosa? Vuoto di santità, risponde Rambam.
209
 QABALAH ESTATICA E TSERUF
LA QABALAH DELLA LINGUA

In ebraico la natura, che è stata creata da Elohim, è indicata .. Questa combinazione esprime bene lo sviluppo delle forze
con il termine "teva" (.l.):JD),
derivante dalla radice" tava" (.!J:JD)
che della natura; si dice anche che conferisca il" pollice verde", ma in
significa "si è tuffato nelle acque più profonde'', "si è immerso": questo caso l'espressione va intesa in riferimento all'azione di un
in altre parole, nel corso della creazione la Presenza di Elohimsi è ;.guaritore che restituisce la vitalità al malato piuttosto che a quella
totalmente immersa nella natura, radicandosi in ogni cosa. Essere . di un giardiniere che cura i suoi fiori. Azione che diventa efficace
malati vuol quindi dire essere svuotati della propria componente ' specialmente se a rafforzare la combinazione interviene J=leth(n),
naturale ed esposti alla disarmonia.
; come in "poran" (ni::i) che significa" germogliamento".
In questo caso le vocalizzazioni dello Tserufsono finalizzate L'idea di energia vitale contenuta in "far" (1El)si ritrova nel
a riempire il vuoto e a compensare lo stato di carenza in cui versa ,termine "pera" (.l.)19),indicante una folta capigliatura che ricade
il malato. La radice da utilizzare a tale scopo è Reish-Pe (El1),per '. liberamente sulle spalle, simbolo di potenza e di forza.
le ragioni che ci accingiamo a esporre.
Ecco un modo molto semplice pèr ottenere la guarigione di
Ts_erufin senso Reish-Pe - :")1
una persona sulla base della radice Reish-Pe:
Reish-Peè la combinazione associata alla guarigione e a tutto ciò ;, se la persona è presente, provare a mettersi alla sua destra;
che contribuisce a ridare energia e vitalità agli esseri viventi. Essa :·in caso contrario, sistemarsi in un luogo tranquillo, respirare e a
aiuta a recuperare le forze, a ristabilirsi, in una parola, a guarire. ;questo punto visualizzarne l'immagine;
Il primo significato della radice si ricava dal termine "rafa" (~El1)
· avvolgere tale immagine di un flusso di luce in movimento,
che designa la guarigione, e più precisamente l'atto di assicurare
immaginando che si tratti dello Shefà, I' energia universale la cui
al malato una serie di cure fino alla guarigione. La combinazione
libera circolazione ha la facoltà di riarmonizzare ogni cosa;
Reish-Perappresenta la mediazione che interviene a restituire le
for,ze ai malati: non a caso "medico" si dice "rofé" (~Eli1),termine formulare la seguente affermazione: "Forza di luce, vi chiedo
in cui compare la lettera Vav, che svolge un ruolo di mediazione. .lagrazia di concedere il ritorno alla salute e una piena guarigione
a <Nome>, figlio di <Nome>";
Vi è un dato assolutamente sorprendente: se si unisce "raf'
(El1),"guarigione", a "oth" (ni~), "lettera", "segno", "prodigio", si poi cominciare lo Tseruf in entrambi i sensi.
ottiene" rifeoth"(ni~El1),cioè "rimedio". Ora, questo rimedio non Elì Elì
'•. . ÉJÌ
..
potrebbe consistere nella rotazione delle lettere? Infatti il termine
"rifeoth" si può interpretare così: "guarigione (" raf', =-]1)ottenuta
mediante l'unione (simboleggiata da Vav) delle ventidue lettere
("othioth", ni'ni~)", da Alef a Tav.
L'angelo Raphael(?~El1), il cui nome significa "Dio guarisce",
è la chiave di questa combinazione: non a caso la sua funzione è
guarire, risanare e riparare a tutti i livelli.
Tseruf in senso Pe-Resh - ,~
La combinazione "far" (1El)mostra da dove tragga il suo potere di
guarigione la radice" nt' (=-]1):iJprimo significato di "far", infatti,
è "toro", e il termine può essere anche utilizzato.nell'accezione di
"fecondatore".
210
211
 QAIJAT,A///,S'T'ATICA
E TSERUF
Le pe:s?ne :he hanno familiarità con la lingua ebraica non
avranno d1ff1coltaa trovare fonemi connessi alla guarigione e alla
forza.
~~este serie di vocalizzazioni vanno ripetute il più a lungo
poss~bi!e. A s:conda dell'entità della malattia, può essere talora
cons1ghata un azione di gruppo.
Lo studio del significato di tutte le combinazioni formate da
a ciascuno di scoprire in fretta lo Tserufche
due !ettere per.1=1-ett~rà
corns!xm~e pm e_ff1cacementea ogni situazione. Ad esempio, la
con~h1~a~1o~et=Iezth- ~od può essere usata allo scopo di accrescere
la v1tahta e 11magnetismo. Il procedimento è lo.stesso:
, mente Rabbi Yeshuah quando ha. detto: "Pregando, non sprecate
, ?ppure si può utilizzare Kaf-t=Iethper incrementare la forza
~ ammo e la :olontà; Alef-Tet per potenziare un qtto magico; Bet-
A_ynper realizzare un desiderio; Gimel-Daletper avere fortuna·
Gzmel-~et per chiarirsi le idee; Gimel-Lamedper essere in grado di
percepire_ la ?res~n~a di _un_asorgente; He-Samekper raggiungere
la pace_e 11s:lenz10 mtenon; Zayn-Gimel per creare un involucro
I
protettivo d1 natura occulta; Zayn-Kafper purificarsi, Lamed-'Ayn
212
LA QABALAH DELLA LINGUA
per conferire potere creativo alla parola. Insomma, si può trovare
una combinazione per ogni situazione.
La scelta del senso nel quale iniziare le combinazioni indica
la direzione dell'intenzione e il motivo per cui si esegue lo Tseruf
Ad èsempio, cominciando a permutare in senso Heith-Yod,come
nella griglia qui sopra, si agisce sulla vitalità e sul magnetismo in
direzione interiore; se invece si dà il via alla pratica in senso Yod-
Heith, si agisce ancora sulla vitalità e sul magnetismo, ma per fini
esteriori, ossia per promuovere l'armonia intorno a sé. Scegliere
le combinazioni giuste è relativamente facile.
Grazie al suo duplice orientamento, uno Tserufdi due lettere
può sostituire tante lunghe preghiere. Forse è questo che aveva in
parole" (Mt. 6:7).
LE VOCALI E IL CANTO DELL'ANIMA
Benché per la maggior parte dei cabbalisti esse siano importanti
in quanto fungono da supporto alla Ruach, le vocali sono ritenute
inferiori ai segni di cantillazione, che permettono di raggiungere
direttamente l'anima mediante il canto. La Qabalah insegna che
l'anima comprende cinque livelli di esistenza, corrispondenti alle
cinque dimensioni il cui si àccede attraverso i trentadue sentieri
della Saggezza: Nefesh (ìli:;i}),Ruach (r:rn),Neshamah(i1Q~~), Hayah
(i1:iJ)e Yenidah (i1T8~).Inoltre, tali livelli sono strettamente legati
alle cinque vocali dello Tseruf e alle cinque note musicali: perciò
gli antichi cabbalisti vedevano nel canto un mezzo per risvegliare
l'anima. Come si è detto, la mistica cabbalistica suddivide l'anima
in cinque parti, ma in genere ne vengono prese in considerazione
soltanto tre: Nefesh, Ruach e Neshamah.
LANEFESH
La Nefesh è l'involucro delle facoltà fisiche e mentali assegnate a
ogni uomo durante il suo soggiorno sulla terra. Essa comprende
la sfera dei pensieri, dei sentimenti, delle emozioni,. dei desideri
e degli istinti: quindi, la Nefesh è l"'io", l'ego. Il termine "Nefesh"
(ili~})significa "anima", "vita", "respirazione" e, benché rinvii a un
mondo caratterizzato da un'intensa attività interiore, deriva dal
verbo "nafash" (ili~))che vuol dire" riposarsi"," riprendere fiato".
213
 QA/JA/,A/1Wi'l'A'l'ICAli TSIJIWF
È interessante constatare che, permutando le lettere di "Nefesh",
si ottiene "nashaf' (~~)) che significa "soffiare", "esalare".
Si può dunque concludere che la Nefesh è un'esalazione del
soffio dell'anima, la sua manifestazione all'esterno che si compie
mediante il canale della Ruach..Essa è continuamente soggetta al
turbinìo dei pensieri, dei sentimenti e delle emozioni, e questo fa
sì che aspiri perennemente alla pace, cioè a tornare alla sua vera
natura. La Nefesh è la superficie di riferimento delle forze interiori,
e meditare su di essa aiuta a ritrovare il contatto con la realtà, il
che permette di conquistare la serenità.
LaNefesh è la sfera della psicologia-non a caso "Nafshi"..,(t/.J~'J)
significa "spirituale" o "psicologico" - e in particolare è il mondo
dell'affettività, in ebraico" nafshiyuth" (m'ì.(J~)),
cioè delle relazioni
che gli uomini intrattengono con ciò che li circonda. Essa funge
da interfaccia tra i due lati opposti della nostra natura: il nostro,
infatti, è un "io" duplice, e tale dualità scatena le forze passionali
e i conflitti interiori, mentre la padronanza e la riunificazione di
questi due aspetti arrecano pace e serenità. La conoscenza di tali
meccanismi d permette di prendere coscienza del fatto che, ogni
volta che abbiamo di fronte una persona, anche se essa possiede
un solo corpo fisico, nella sua psiche sono presenti e operanti due
aspetti antagonistici, per cui è imperativo appurare con quale dei
due stiamo comunicando.
L'espressione "farsi il sangue cattivo" va intesa nel senso di
"contaminare la Nefesh", perché tradizionalmente si ritiene che
il sangue sia il veicolo della Nefesh, come attesta questo versetto:
"Poiché la Nefesh di ogni carne è il suo sangue, che è in essa" (Lv
17:14). Quindi la Nefesh è il supporto dei fluidi vitali, e si potrebbe
paragonare al corpo eterico degli occultisti.
La Nefesh dipende principalmente dal mondo diAssiah; se si
esclude il corpo fisico, è il veicolo più basso che l'anima possieda.
Il mondo di Assiah rappresenta il compimento della creazione nel
settimo giorno; per questo sta scritto: "E il settimo giorno cessò di
lavorare e si riposò" (Es. 31:17). Il termine tradotto con "riposarsi"
è il verbo ebraico "nafash", che rimanda a una quiete conquistata
grazie all'equilibrio interiore, raffigurabile con un esagramma in
cui le sei punte evocano l'agitazione generata dalle forze emotive
214
LA QABALAH DELLA LINGUA
,.nell'arco dei sei giorni della settimana, mentre il pu~to c_entra~e
'rinvia al settimo giorno, dedicato al riposo e alla med1taz10ne, m
'cui tali forze èmotive trovano coesione.
hR~rn .
L tteralmente "Ruach" significa "vento", e rimanda ~ qualcosa d1
,, e . di aereo Più che un rivestimento dell' amma, la Ruach
spazioso e · . t 1 Neshamahe
è lo s azio in cui avviene lo sca~bio energetI~o ~a a . e
la NeJsh, cioè tra le forze vitali corrispond_enh ali ego su~en:;la
quelle dell'ego inferiore. La Ruach svolge il ruolo ~1 una va . t
, d' f o" in quanto permette di alleviare la press101:e esercita a
d~~eofor;e operanti all'interno dell'anima, idea che r~tor~a anche
r. (nìì)
11 11
nel termine ravan
• _. , che vuol dire "essere alleviato ·
N 11'ambito della meditazione la Ruach riveste ~na ~otevo~:
import:nza, in quanto costituisce lo spazio di libertà mt_enore pm
. . . 11'agitazione del mondo, ed è relativamente f~cile entrare
~~~:~t:tto ton essa. Le tecniche di respirazione sono dir~t~amente
1 t con la Ruach perché per i cabbalisti respiro e spmt.o _sono
corre a e . . · Ilo spinto
indissociabili; quindi, armonizzare il respiro giova a .
, Nelle pratiche fondate sulla respirazione, l'aria circ~stant~ e
onni resente simboleggia la Nefesh, mentre la Ruach c?rns~on e
ai co~dotti respiratori, e la Neshamah.al sistema r;sprrat~n~:;~
o insieme. Le funzioni di mediazione e d1 sc~m IO svo :
:ach inducono ad associarla al mondo_di Yetzirah.Il particolar:
statuto della Ruach, che si colloca in pos1z1one mterm~d1a t~~-~u
dimensioni, emerge dalla prima occorrenza del ter~me 1:;a:o ;~
della Genesi: "La terra en1.Tohu e Bohu:le t:nebre ncopn "
. faccia dell'abisso, e la Ruach di Elohim aleggiava ~ulle ~cqu~ (Gen.
1 ·2 La Ruach è il mezzo che permette all'uomo d1porsi al d~ sopra
. .ciJi turbinìo delle forze operanti nei sei gior1:i d~lla creazione (o
della settimana), al fine di unificare la propna esrntenza.
LANESHAMAH ..
Mediante i loro nomi, i livelli dell' an~~a r~velano.di ess:re si::~!
. 1 abilicomeI'aria."Neshamah denvadalverbo_ na~ "
etl:P\~s irare" e dal sostantivo "neshem" (Cl~~), IJsoffio vitale ·
(Ino-.1), , p
tre 1 e mo olt s'1·m1·1e
al termine ebraico "neshin,a.
, h" (i11.J'ìLl:J),
che
· 'te
indica la respirazione.
• • Ora , il primo atto della vita umana cons1s
215
 QAl3ALAH ESTATICA E TSERUF
LA QABALAH DELLA LINGUA

appunto nel ricevere, e poi inspirare, un "soffio" che ci immette

1 h li è stata assegnata. Fara, t u tto questo solo se è puro.
nell'esistenza. Se ne può dedurre che la Neshamahcorrisponde alla
,,,,Questo
ettera c,e 11
: meto
g d o d e11e 221 porte" (citato da Moshe Idel in Il Golem).32
.
prima He del Tetragramma - che incarna l'evoluzione del soffio
divino - in quanto rappresenta l'inspirazione, la Ruach a Vav in , Quando si praticano le vocalizzazioni dello Tseruf,le ene~g1~
quanto svolge un ruolo di mediazione e la Nefesh alla seconda He . . ano tra loro a livello della Neshamah,qumd1
delle lettere s1combm . . d · nte la Ruach e infine
in quanto simboleggia l'espirazione. 11 sfera sensibile e voca 1e me ia
, passano_ne ~ . . d"ffondono
,
1 nella Nefesh. Grazie allo Tseruf, la
L'associazione tra Neshamah e inspirazione delle forze vitali 1 loro v1braz1om s1 J' d 1 d d"
~eshamah attira 1~ Shefà, ossia l'energia univers~le,_ a mon o 1
trae origine da questo versetto: Yhwh Elohim formò l'uomo dalla
11

. h, e Io conv oglia ali' interno delle forze v1tah. . .

Atzilut .
polvere della terra, soffiò nelle sue narici una Neshamah vitale, e
l'uomo divenne un Hayah (==esserevivente)" (Gen 2:7). Il passo in Questo 1.1ve11o dell'anima corrisponde al mondo . ,N Bnah,
d1 h cioè
h ·
questione allude anche al processo di fabbricazione di un Golem: . Il apporto tra creazione e es ama SI
il mondo della creazione._ "Cr , d1"ceYhwh Che ha creato i cieli e
infatti, una volta data forma ali' ammasso di argilla, il cab balista · · questo versetto. osi '
deve ripetere una serie di Tserufim per insufflare la vita nella sua
creatura. ~h:
~~~ov;. m_ gati Che ha disteso la terra con ciò che essa produce,
h~sd~~ato,la Neshamah a coloro che la popolano e la Ruach a
quanti camminano su di essa" (Is. 42:5).
Da un punto di vista più propriamente spirituale, il versetto
si può anche intendere nel senso che la vitalità inspirata tramite LAHAYAH
la pratica dello Tseruf permette al mistico di diventare un Hayah, . .f · "nfluenzano direttamente la
ossia un individuo completo, capace di vivere in tutti e quattro i ,,I ~re livelli dell~:~::n~:s~:t!u~ng;~~~ superiori, J=Iayah
e Yenidah,
mondi. Ma bisogna tenere presente che le tecniche cabbalistiche vita umana,~ .
che entrano m scena so o ne I llo Olam haBa, il mondo futuro. .
finalizzate alla crescita spirituale o alla ,realizzazione di un Golem
In ebraico . "Hayah"
. I.1 termine n (i1'n)
, , vuol dire "vivere" o,,r,più h
sono esattamente le stesse: soltanto l'intenzione che le sottende è·
. " . te" È sorprendente rilevare come la Ne;es ,
diversa. Il commento al SepherYetzirah di Rabbi Eleazar di Worms prec1sament~, vi.ven . · nda alla quiete, rappresenti un liv~llo
mostra chiaramente che si tratta di pratiche identiche: "Prenderà che etimologicamente nma · · mentre la f=layahil ,
della terra vergine in un luogo montuoso che nessuno abbia mai dell'anima inferiore e perennemente ag1tat0 , d" , . '.
. . . h "
significa anc e vivo 0. ,, "vivace" ' è una 1mens1. one 1n
arato. Impasterà la polvere con acqua viva e creerà un Golem.Poi CUI· nome d" 1 seren.ità Ciò indica principalmente
· · aspetta 1 trovare a ·
comincerà a combinare le lettere delle 221 porte - membro dopo
\ '

CUI c1 s1 . . no dominate dalla passività in quanto

membro, facendo corrispondere a ogni membro la giusta lettera che le sfere supenon no~ ~od lla volontà. La J=Iayah è situata nella
menzionata nel Sepher Yetzirah. Per prima cosa dovrà combinare dipendono dal rdatslon, c1ode~ Atziluth dove comincia la nozione
tra loro le lettere dell'alfabeto; poi unirà Alef a Patari,Tsere,f=liriq, te più bassa e mon ° ' 1 11 ·
par t 1 vita nel suo stadio inizia e, que o m
Qamats e Shuruq. E ogni volta combinerà una lettera del Nome del. tempo, e rapprese~fa
. , ancora mani es tata·
a , 1·tre livelli inferiori corrispondono
, ·1
[divino l con le vocali e con tutte le lettere dell'alfabeto [a partire
da Yod]:ai, poi [a]i,quindi [ae i]i e infine ai. In seguito combinerà
c~~:~~ s::di di evoluzione del soffio divino, me~tre l_aJ=Iaya~ èI
principio
ai g e la presenza v1ven· te che precede ogni estrmsecaz1one
Alef con Vav;poi, allo stesso modo, Alef con He in tutte le varianti.
di tale soffio.
Quindi passerà a Bet e poi a Gimel, associando a ogni membro la

__________ d_tt_t_o~daEleazar di WormH (22'1nnzid1(•2:)I), dr.

Per il diverso computo delle porte a o a
32 f"
Capitolo IX, paragrafo "Le 231 porte dello Tseru . .
216
217
 QABALAH ESTATICA E TSERUF
LAYEHIDAH
IIYenidah"(il"TrJ;) significa "Unità" e deriva dall'aggettivo "yanid"
che vuol dire" solo", "unico", "isolato". Questo piano dell'anima
corrisponde alla parte superiore del mondo di Atziluth, in cui non
c'è traccia dell'esistenza del tempo. In questo stadio viene meno
la distinzione tra Creatore e creatura: resta soltanto l'Uno, e non
vi è più posto per la dualità; la molteplicità del créato si è ormai
ridotta all'Unità. L'involucro dell'anima è la Luce dell' Ein-Sof alJo
stato più puro. Il termine "Yenidah" compare una sola volta nella
Bibbia, nel seguente versetto: "Iefte tornò a casa sua, a Mispa. Ed
ecco uscirgli incontro la figlia con tamburelli e danze. Era la sua
unica figlia (Yenidah)"(Gdc 11:34). I tamburelli e le danze alludono
al livello di esistenza più elevato delle lettere: esse, infatti, fanno
parte del piano fisico quando vengono tracciate con l'inchiostro,
di quello sensibile quando vengono vocalizzate e infine,
quando vengono cantate, accedono al grado più alto di quello
. spirituale. Il nome :'Iefte" vuol dire "egli libererà": in effetti,
quando l'anima ritorna alla sua vera dimora dove regna l'Unità,
sperimenta una liberazione. Infine, il significato etimologico di
"Mispa", "torre di osservazione", evoca un luogo che p~rmette
di porsi al di sopra di tutte le cose.
Essendo i gradi inferiori dell'anima soggetti allo spazio e al
tempo, c'è sempre un aspetto della loro esistenza che è occultato
dagli altri. È un po' come accade in una foresta, dove gli alberi si
nascondono a vicenda: per contemplarli tutti nella loro interezza
bisogna collocarsi al di sopra della foresta, cioè salire su una torre
di guardia. Questo punto d'osservazione supremo è la Yenidah.
218
CAPITOLO Xl
LO TSERUF DEI NOMI
Nel capitolo precedente abbiamo illustrato gli aspetti ba~ilar~ e~
essenziali della pratica dello Tseruf, ossia le diverse combmaz1oru
che si possono ottenere a partire da due lettere.
Ma è possibile procedere anche con più di due le~t~re, il che
··può complicare enormemente le cose oppure semphficarl:. La
complicazione. deriva dal fatto che biso.gna i~parare a c?~bi~are
· più lettere con una più vasta gamma cli :7ocah~1~semplif1caz10ne
dal fatto che si utilizzano nomi fissi, nei quali s1per~~ta~o sol~
• le vocali. Qui ci limiteremo a esporre le linee ess~n~1~h di questi
Tserufim, perché le possibilità sono virtualmente 1~imte; ognun~
deve riuscire ad adattare questi esercizi alle sue esigenze, o farsi
consigliare dal suo rabbi.
· Lo Tserufa due lettere offre Hvantaggio di p~estarsi ~ due sole
possibilità di combinazione, il che rende fa pratlc~ :elativament~
semplice. Niente impedisce di operare co.n tr~ o pm lettere, ~a 11
·•numero di combinazioni possibili cresce m misura esponenziale.
U Sepher Yetzirah allude a tale fenomeno i1: questi termini: "Due
pietre costruiscono 2 case. Tre pietre c?strmscon~ 6 case. Quattro
pietre costruiscono 24 case. Cinque pietre costrmsco.no 120 case.
Sei pietre costruiscono 720 case. Sette pietre costrmsco~o s_.04~
case" (S.Y. 4:16). Le pietre sono le lettere e le case le combmaz10m.
' con due lettere si formano 2 combinazioni, con tre lettere 6 ecc. Il
passo del SepherYetzirah si può sintetizzare in questo modo:
lxl=l
lx2=2
lx2x3=6
1 X 2 X 3 x4 = 24
1 X 2 X 3 X 4 X 5 = 120
219
 QA IJ11/,A 7'1('A lì' TsERUF
111\'S'l>l
Lo TSERUF DEI NOMI
1 X 2 X 3 X 4 X 5 X 6 = 720
20 2.432.902.008.176.640.000 54
1 X 2 X 3 X 4 X 5 X 6 X 7 = 5.040
21 51.090.942.171.709.440.000 63
.È facile calcol.are le possibilità di combinazione offerte dalle 22 1.124.000.727.777.607.680.000 72
venh~~e lettere: s1 tratta di una cifra veramente astronomica. In
effetti, il totale delle combinazioni che si possono ottenere da u
tale ~uantità di lettere ammonta a 1.124.000.727.777.607.680
pr~hc~n:i-ent~il.numero delle stelle osservabili in tutto l'univ~rso;
o: Questa tabella induce alcune riflessioni per quanto riguarda
i risultati della somma delle cifre che compongono i numeri delle
q~mdt ~1 puo dtre che esista un nome formato dalla combinazione varie combinazioni, talora denominata "somma teosofica" (5040
d1 ventidue lettere per ogni stella, e l'affermazione secondo cui il = 5+0+4+0 = 9). A partire dalle combinazioni a sei lettere, si tratta
mondo fu creato con le lettere dell'alfabeto corrisponde a verità sempre di cifre appartenenti alla tabellina del 9, una caratteristica
In q~alche modo, ogni stella emette la vibrazione di un nome di comune a tutti i numeri implicati nelle strutture del tempo, dello
ventidu~ lett~re: sono forse questi i suoni che vengono captati dai spazio e della vita. Il pentagramma, che simboleggia l'armonia e
~oderrn ~ad10telescopi. La pratica dello Tseruf ci permette quindi ·r equilibrio tra le forze, comprende solo angoli di ampiezza pari
d1 comunicare con la nostra anima e con l'intero universo. a un multiplo di 9. Osservando la colonna dei numeri ridotti33, è
stupefacente constatare che quello equivalente alle combinazioni
Ecco la scala dei valori corrispondenti alle combinazioni tra
le lettere, da 1 a 22: a ventidue lettere è 72. La Qabalah è ricca di insegnamenti relativi
a tale numero: si pensi anzitutto ai nomi dei settantadue "angeli
della Qabalah" tratti dall'Esodo e al Nome divino in settantadue
lettere da Numero di Somma delle cifre del
lettere.34
combinare combinazioni possibili numero delle combinazioni Il numero 72 è direttamente legato ai cicli della vita umana e
1 1 di quella dell'universo. In primo luogo, il ritmo medio del cuore è
1
2 2 2 di settantadue pulsazioni al minuto, e attualmente la durata .della.
3 6 6 vita media di un uomo è di settantadue anni. Inoltre, il "Grande
4 24
5
6 anno platonico!!, cioè la. durata della precessione degli equinozi,
120 2
6 è pari a 25.920 anni terrestri, numero appartenente alla tabellina
720 9
7 5.040 del 9. Tale periodo si può paragonare a una gigantesca pulsazione
9
40.320 cosmica nell'arco della quale il punto equinoziale prosegue il suo
9
9 362.880 percorso sulla linea dell'eclittica per ritrovarsi, 25.920 anni dopo,
27
10 3.628.800 nello stesso identico posto. Questa colossale rotazione temporale
27
11 39.916.800 e letterale è nota ai cabbalisti con il nome di" Rota" (~~iì), termine
36
12 479.001.600 il cui valore numerico è pari a quello di "arieh" (i1'ì~), "leone", e
27
13 6.227.020.800 di "irah" (i1~ì'), "timore", ossia 216, il prodotto di 3 x 72. Ora, 72
27
14 87.178.291.200 45 e 216 sono anche i valori dei nomi di due Sephiroth:"Chesed" (ion)
15 1.307.674.368.000
16 e "Gevurah" (i111:D). Ricordiamo poi che i nomi delle settantadue
2.092.278.988.000
17 forze occulte tratti dal libro dell'Esodo sono tutti co~posti da tre
355.687.428.096.000
18 6.402.373.705.728.000
19 121.645.100.408.832.000 33 Per numeri (o valori) ridotti si intendono le somme teosofiche cita te prima [N.d.T.].
34 Vedi George Lahy, Il SepherYetzirah,Venexia, Roma 2006, pp. 105 sgg.
220
221
 QAl!,l/,1l// lì'S1'A11L'1/
li' TSliRUF
LO TSERUF DEI NOMI
lettere, ognuna delle quali manifesta un grado dell'anima: Nel'esh
Ruach, Neshamah35. J' , tre lettere offre un vantaggio non trascurabile, perché l'ebraico è
una lingua composta da radici trilittere. Nello Tseruf si potranno
Un Grande Anno Cosmico è composto da 360 giorni cos . . utilizzare tutte quelle che fanno da fondamento alla lingua sacra.
ognuno dei quali corrisponde a uno dei gradi in cui e' dd~~c1, Con tre lettere non abbiamo più 231 porte, ma 1540, numero che
il Cere h'IO d e11'ecl'ittica.
· Quindi un grande oiorno cosm. SU , lVISO .
72 (25 920/360) d . . . o~ 1co e pan a per Abraham Abulafia racchiude il segreto delle settanta lingue
. . e1 nostn anru terrestri: ecco perché trovare tale primordiali della terra: infatti, se ognuna di queste lingue avesse
~ut{;el~oiorrelato_ co~ le possibili combinazioni di tutte le lettere .avuto ventidue lettere, insieme ne avrebbero totalizzate 70 x 22 ==
e a a eto ebraico e particolarmente importante. 1540. Inoltre le 1540 porte, essendo formate da tre lettere ciascuna,
T Come abbiamo già osservato nei capitoli precedenti, anche il . si aprono in sei direzioni (lx2x3 = 6), il che ci dà un totale di 9.240 ·
etragram~a m~,co~pare molto spesso in associazione a queste combinazioni possibili.
1

macrocombmaz10ni. E ampiamente noto che il valore . L'ordine delle combinazioni a tre lettere è indiçato dal Sepher
della · . . · numenco
+ . scom\os1z10ne pIYamidale del Tetragramma - y (') + YH (ir') Yetzirah in riferimento alle lettere del Tetragramma: "Egli scelse
Y~W (1ir) + ?HWH (i11iP),ossia 10+15+21 +26 - è pari a 72. tre lettere tra le semplici nel mistero delle tre madri: Alef, Mem e
Abbiamo altres1 const~tato, e~aminando i Partsufim nel Capitolo Shin. Quindi le fissò nel suo Grande Nome e còn esse sigillò le sei
~Xl che 72, 63 e 45 sono 1valon numerici di tre espansioni grafiche estremità. Sigillò il Sopra, lo orientò verso l'alto e lo fissò con
e Tetragramma, cioè di tre forme ottenute scrivendo per esteso YHW (1i1').Sigillò il Sotto, lo orientò verso il basso e lo fissò con
le 1ettere che compongono il Nome divino·
HYW (1"i1). ·sigillò l'Est, lo orientò in avanti e lo fissò con (i1'1).
YVD + HY + VYV + HY _ 'i1 ì'ì 'i1 1ì; = 72 Sigillò l'Ovest, lo orientò all'indietro e lo fissò con WHY ('i11).
YVD + HY + VA V + HY _ 'i1 ì~ì 'i1 1ì' = 63 Sigillò il Sud, lo orientò a destra e lo fissò con YWH (i11').Sigillò
YVD + HA + VA V + HA _ ~i1 ì~ì ~i1 11., = 45 il Nord, lo orientò a sinistra e lo fissò con HWY ('1i1)"(S.Y. 1:13). Il
versetto indica sia il senso in cui eseguire le combinazioni, sia la
. ~u~ti e t_r~questi numeri compaiono nella colonna dei valori
' postura fisica da assumere durante la pratica: quando si prega o
ndotti, m ~UI figura anche il numero 54, che può corrispondere a
questa scnttura del Tetragramma: si medita, bisogna tenere il viso rivolto verso est e dare le spalle
all'ovest, così da avere il sud a destra e il nord a sinistra. L'ordine
YVD + HAH + VV + HAH - i1~i1ìì i1~i1 1ì" = 54 delle combinazioni appena descritto è applicabile a tutte le radici
Nell' d' · · · trilittere; il modo più semplice di procedere è trasformare le tre
, :1-n ices1ma nga della tabella Il valore ridotto è 36, cioè
1~1:1-etad1 72, che compare alla ventiduesima riga. Il numero 36 lettere in numeri:
s1 nca~a anche dal Tetragramma, utilizzando la mispar atan del
suo svilu:ppo piramidale: y (') + YH (ir') + YHW (1ir')} YHWH
(ii1i1'),ossia 1 +6+12+17 = 36.
Lo TSERUF A TRE LETTERE

Lo Tseruf"f:uòes~ere praticato anche con tre lettere, sulla base del

metodo d1 vocalizzazione illustrato nel Capitolo X C, . h' d
molt · , tt . . 10 ne re e
a pm a enz1one e concentrazione; per contro, lavorare con

;2:edi George Lahy, Les 72 Puissances de la Kabbale.Éditions Lahy, Roquevaire 1999.

223
QABALAH ESTATICA E TSERUF Lo TSERUF DEI NOMI

IL METODO DI VOCALIZZAZIONE A TRE LETTERE
Il procedimento è identico a quello seguito con le.vocalizzazioni
a due lettere, solo che in questo caso alle tre consonanti vengono
abbinati gruppi di tre vocali. La trama sonora non è più:
oo, oa,oe, ai, ou,
ma, per la prima serie:
ooo,ooa,ooe,ooi, oou, oao,oaa,oae,oai, oau,
oeo,oea,oee,oei, oeu,
aio, aia,aie, oii, oiu,
ouo, oua, oue, oui, ouu.
Se vocalizzando due lettere si formano 50 combinazioni, con
tre se ne ottengono 750, per cui ogni esercizio è molto più lungo.
Sempre seguendo lo schema di questo metodo combinatorio,
si può quindi passare a combinazioni con quattro lettere o più.
LA VOCALIZZAZIONE DEI NOMI DI POTERE
Esiste un altro modo di procedere, utilizzato in particolare per i
cosiddetti "Nomi di potere". Finora abbiamo combinato tra loro
le consonanti e le vocali, ma è anche possibile lasciare la radice 0
la parola così com'è, senza permutarne le consonanti, e limitarsi
ad aggiungere le combinazioni sonore relative alle vocali. Questo
sistema si applica solo a termini o nomi particolari, che in genere
terminano con una delle cinque lettere finali. Sono detti "Nomi
di potere" perché possiedono poteri speciali. Il più conosciuto è
di sicuro Amen" (ìa~),ampiamente utilizzato dalle tre religioni
II

Ecco la griglia delle combinazioni tra le tre lettere fondamentali

monoteistiche: i cristiani lo ripetono spesso nel corso della messa;
del Tetragramma:
i musulmani durante la preghiera, nella forma" Amin"; presso gli
ebrei, che lo usano nella liturgia, esistono più pronunce: si va da
··"Amen", "Emen" alla variante ashkenazita e yemenita "Omen". Si
noti che la struttura della parola non cambia mai; tuttavia essa
viene modulata in modo diverso, cioè cambiano le vocalizzazioni.
In questo caso lo Tseruf segue il criterio di non combinare tra loro
le consonanti del Nome, ma solo le vocali che le accompagnano,
in questa maniera:

Omon

Amon·.

Emon

Imon

Umon\

La tabella riportata qui sopra mostra i venticinque Tserufim

che si ottengono con cinque vocali, tra cui anche" Amen"," Emen",
"Omen" e "Amin". Queste vocalizzazioni consentono di estrarre
tutta la forza del Nome, facendolo vibrare nelle cinque dimensioni
:sonore e nelle cinque parti dell'anima. Per eseguire correttamente
questo Tseruf in primo luogo bisogna pensare ai benefici effetti
224 225
 LO TSERUF DEI NOMI
Q1//IAl.l1/I ilSTATICA E TSERUF

esercitati su di noi dal Nome "Amen", che ci aiuta a rinnovare la la luce celeste viene a illuminare le acque torbide c~e rista~nano
nostra fedeltà ali' alleanza divina. La Nun finale si può paragonare nel profondo della nostra coscienza, trasformando il fango moro
a una colonna di luce che crea un legame tra il mondo superiore spirituale. Per consentire al Nome" Mayim" di esp_r!mere ~utta la
e quello inferiore, e che possiamo assimilare alla nostra colonna sua forza, si ytilizza una pratica identica a quella gia descritta per
vertebrale. Quindi è bene visualizzare una colonna di luce che va , "Amen":
dalla nostra testa ai nostri piedi; durante la pratica si deve sentire
la Nun finale vibrare fin sotto la pianta dei piedi. Questa presa di
coscienza della nostra connessione con la sfera celeste ha il potere
di ridestare in noi le forze quiescenti e le qualità latenti.
In questo tipo di esercizio è importante la respirazione: per
prima cosa bisogna prendere perfettamente coscienza del proprio
respiro, poi inspirare completamente ed effettuare la prima serie
di combinazioni in fase di espirazione. La Nun finale dev'essere
accentuata e vibrare simultaneamente nella fronte, nella nuca, nel
Il livello vibratorio di "Mayim" è molto diverso da q1:1ellodi
torace e nella pianta dei piedi. L'inspirazione va eseguita in modo
"A:nen" perché la sua Mem finale agisce maggior~en~e all'interno
corretto dopo ogni serie, prendendo anche due o tre respiri per
del cranio. Non a caso, tra gli effetti di tale pratica v1 sono anche
volta se occorre. La durata della pratica varia in funzione di chi la
la chiarezza mentale e lo sviluppo della memoria.
effettua: si può procedere molto rapidamente o molto lentamente.
Recitare questa griglia una volta sola è salutare, ma insufficiente: Per ottenere la calma interiore, la serenità e la q~iete,m_entale,
bisogna continuare a ripeterla per almeno cinque minuti o più. ·, oppure per favorire la pace e l'armonia nel mondo, s1pu~ npeter;
1

, lo stesso esercizio con le tre lettere radicali della parola shalom

Il Nome di potere "Amen" è universalmente noto e si applica
praticamente a tutte le situazioni, ma non è il solo a trarre profitto (t:J'?tv):
da questa tecnica: anzi, le possibilità di scelta sono immense. Ad
esempio il termine "Hayim" (t:Jin),"vita", può essere vocalizzato
in modo analogo per stimolare la forza vitale e favorire la presa di
coscienza dei vari livelli d'esistenza. Sono molte le parole chiave
della mistica che traggono vantaggio da quest'utilizzazione, ma
qui ne potremo fornire solo alcuni esempi.
Una pratica interessante è quella basata sul termine" Mayim"
(t:JiiJ),
cioè" acque", che occupa un posto importante nei commenti
mistici ed è dotato di poteri magici particolari. In ebraico si tratta
di una parola palindroma, ossia che si legge in entrambi i sensi,
a indicare che, come il blu dell'acqua rispecchia quello del cielo, Lo TSERUF DEL TETRAGRAMMA
così il mondo inferiore è il riflesso di quello superiore. "Mayim" Il sistema di vocalizzazione elaborato da Abraham _Abu~afiano~
possiede il potere purificatore delle acque e rende possibile una è il solo a essere utilizzato dai cabbalisti. Num~r~s1 altn metodi,
sorta di alchimia spirituale, in grado di spazzare via i difetti che infatti, rivestono un forte interesse ai loro occhi: il Tetragramma
si sono accumulati sul fondo della nostra anima. Grazie ad esso,
227
226
QABALAH ESTATICA E TSERUF Lo TSERUflDE/ NOMI

stesso ha le sue specifiche vocalizzazioni in ambito èabbalistico. due volte la lettera He, il che si verifica anche nel Nome "Ehyeh"
Ciò potrebbe urtare quei religiosi per i quali il Nome divino non (i1'i1~).
può essere pronunciato - tradizionalmente, solo il Cohen Gadol (il Tradizionalmente, le dodici combinazioni del Tetragramma
Sommo Sacerdote del Tempio) godeva di questo privilegio - ma sono associate ai segni dello Zodiaco, ai mesi dell'anno, alle tribù
la Qabalah giustifica tali pratiche con una libera interpretazione d'Israele, ad alcune parti del corpo umano e a determinate facoltà.
di questo passo dell'Esodo: È piuttosto facile far corrispondere le qualità delle dodici lettere
Xìp:'itp~r,~ il1il7ili?,?x·t;,':;J XW/?1,ry-t;,~
il1il7tl1pti~
xìpi:, x·t;, semplici elencate nel Sepher Yetzirah ai dodici segni zodiacali. Per
: l'\11Zi't;,
: T
1b1Vtil'\
- : "•"
quanto riguarda l'ordine delle tribù, non è quello citato nel libro
Passo che troppo spesso è stato tradotto: "Non pronuncerai dell'Esodo (1:2-5), bensì rispecchia il loro ordine di marcia durante
invano il nome di Yhwh, tuo Dio, perché Yhwh non lascerà certo l'avanzata nel deserto: in tale frangente, esse erano suddivise in
impunito chi usa il suo nome invano" (Es 20:7). Una traduzione più quattro accampamenti, ognuno di tre tribù, orientati nell~ quattro
precisa potrebbe essere: "Non innalzerai il Nome di YHWH, tuo direzioni dello spazio a partire da est. Ora, se si ha l'est di fronte,
Dio, per vanità, perché YHWH non purificherà chi innalza il suo ruotando verso destra si arriva prima a sud, poi a ovest e infine a
Nome invano". nord. Quindi l'ordine delle tribù evidenzia una rotazione in senso
evolutivo ed espansivo.
Il versetto dunque non proibisce di pronunciare il Nome di
Dio, ma mette in guardia contro un uso volgare di tale Nome. Il La serie delle combinazioni del Tetragramma ha come punto
termine "lashave" (~)tq?),generalmente tradotto "invano", ha in di partenza il Tetragramma stesso; le prime tre iniziano per Yod,
realtà un significato più ampio: vuol dire anche "per vanità" o" a le tre successive per He, seguite da tre che cominciano per Vav e
vuoto". Quindi il comandamento insegna che il Nome di Dio non da tre con iniziale He. Quindi, ripetendo le combinazioni relative
dev'essere pronunciato per un nonnulla o in un contesto vuoto di ai dodici mesi con le vocalizzazioni che vedremo più avanti, nel
intenzioni: il Tetragramma, infatti, è un segreto universale. Ora, giro di un anno si arriverà a pronunciare il Grande Nome di Dio.
quando un iniziato riceve una chiave segreta non deve rivelarla; Ecco una tabella che sintetizza le correlazioni tra le permutazioni,
se la sua vanità lo porta a farlo, la chiave perde la propria forza, i segni zodiacali e le tribù:
ed egli si ritrova in mano una scatola vuota. Per contro, ha tutto
il diritto di utilizzare il suo segreto in ambito iniziatico: non solo Lettere Mesi Segni Permntazioni Tribù d'Israele e
Qnalità
semplici ebraici zodiacali del Tetragramma Accampamenti
esso non perderà la propria forza, ma tale forza sarà decuplicata.
Lo stesso vale per il Nome YHWH: coloro che lo ripetono per un ,
l'! Nissan
Iyar
Ariete
Toro
YHWH l'l'll'I' Giuda
YHHW m• • lssakarnssac(b)ar
Est
Parola
Pensiero
T Sivan Gemelli YWHH m,• Zebulon/Zabulon Locomozione
nonnulla o lo usano per avvalorare un giuramento si ritrovano in
mano quattro lettere di una parola vuota di significato, pertanto l"f Tammuz Cancro HWHY 'lTll'I Reuben/Ruben Vista
non possono più beneficiare del grande potere purificatore insito t, Av Leone M Simeone Sud
HWYH l'T'1l'T Udito
• Elul Vergine HHWY 'll'Tl'T Gad Azione
nel Nome di Dio.
';I Tishri Bilancia WHYH il'l'T1 Efraim Copula
Nell'ambito della preghiera e della pratica spirituale le varie l Heshvan Scorpione WHHY •nm i Manasse Ovest Olfatto
forme di tale Nome sono perfettamente pronunciabili; tra l'altro, tJ Kìslev Sagittario WYHH ilil'1 Beniamino Sonno
ne esistono diverse vocalizzazioni. Qui, però, ci concentreremo di p Tevet Capricorno HYHW 1il'i1 Dan Collerà
preferenza sulle combinazioni del Tetragramma i11i1', che non dà ! Shevat Acquario HYWH l'T1'11 :, Ashcr/Ascr Nord Gusto
luogo a ventiquattro permutazioni come tutte le parole di quattro i' Adar Pesci HHYW l'l"ll'T Naflali Riso
lettere, ma solo a dodici. Ciò è dovuto al fatto che in esso compare
228 229
 LO TSERUF DEI NOMI
(}AIJA/,,11/
11,~'l'ATICi/
/ì' TSiiRUF

Ecco le voca.lizzazioni del Tetragramma YHWH e quelle dd

Nome" Ehyeh"(iW'f~)in base al SepherOr haLevanah(per i mesi dd
calendario civile, la cosa più semplice da fare è attenersi alle da te
iniziali e finali dei segni dello Zodiaco): Le lettere conservano le loro vocali nelle combinazioni.
PER NEUTRALIZZARE GLI INFLUSSI NEFASTI DEGLI ASTRI
·•Se una carta celeste contiene cattivi presagi per ~n dato period~,
YHWH EHYEH MESI SEPHIROTH
l'importante è non arrendersi alla sorte: la preghiera e la !avana '.'
lJ,'ll!Yihaveha ÌJ.~ Ihaveha Nissan Chesed infatti, possono facilmente neutralizzare questo_gener~ d1mfluss1.
.TiJiJ.'
Yihahave .'ti~ lhahave Iyar Gevurah ,.S . reannuncia un periodo sfavorevole sotto il profilo ast:ale, è
ìjt'f~'Yeuhaha ijij~~ Eyhaha Sivan Tiphereth e s1p 11'· . . d. ese
•. consigliabile recitare la preghiera che segue~ 1~1z~~ I ogni m
.tt1iJ Hevehoyi ~i!~O Heyehoi Tammuz Netzach
. astrologico oppure tutti i giorni. Tale preghiera e gia ~~ta a ~oloro
iJ1i) Hauyiha ~~ Hayiha Av Hod
·,m
,., . •,, Huhivayi ~.~ Huhiyai Elul Yesod ·. che hanno l'abitudine di recitare le benedizioni tr~d1z1onah, solo
che in questo caso il Tetragramma viene pronuncia.to ~econdo la
tr;n., Vahoyaha
Uhahai
~n: Yahoaha
Yihahae
Tishri
Heshvan
Chesed
Gevurah ' permutazione e la vocalizzazione del mese astrologico m corso. Il
,'i::tiJ1 NifiT'
I ""' ,.. •

ryry:, Vayohaha tri:t~· Yaohaha Kislev Tiphereth testo è il seguente:

~ ..,.- Hayihuve .~iJ Haihuy
1iri1 Tevet Netzach n'tv~i:J
. .. .. ì1tv.µq
.. .. ì1W.JJ ì1ìì1'ì1D~1 11~
. tJ?il'iJ1~9 j'iJ1?t:S
1
h
,,, .. Haivehu
iii"iT l"Mitì'T Haeyeho Shevat Hod
1'iliì Hiheiva
t ~ i ~

Hiheeya Adar Yesod Baruk'h atha (corrispondente forma d~l} etragramma Yhw )
11
.. ~ t .. -'~i'.I
Eloheinu melek'h haolamossehMa' ase Bereshit .
"Sii lodato, tu, Yhwh, nostro Dio e Re dell'Universo, Autore
Così, ogni mese zodiacale corrisponde alla pronuncia di um1 dell'Opera della Creazione".
forma del Tetragramma, pronuncia che, abbinata alla preghiern, Questa preghiera, che va ripetuta più volte, si può 1:tili~zare
ha il potere di neutralizzare gli influssi astrali funesti previsti pt•r anche quando si vede un lampo, una stella cadente, o s1 assiste a
quel mese, rendendolo propizio. Perciò, ogni volta che all'interno qualunque altro fenomeno celeste.
di una preghiera qualsiasi o di una formula particolare si incontra
il Tetragramma, bisogna pronunciarlo in base al segno zodiacal(•
nel quale ci si trova. Ad esempio, il Nome in quarantadue lettcn•
citato nel Sepher Yetzirah, che abbiamo esaminato nel Capitolo IV,
assume una forma diversa a seconda del mese: così, sotto il segno
del Leone, Yah YHWH Tsevaoth,Elohi ecc. diventerà Yah Hauyi/111
Tsevaoth, Elohi ecc.
La scelta delle vocali da utilizzare per queste combinazioni
si effettua a partire da frasi della Bibbia la cui notaricaequivale n
una delle permutazioni del Nome YHWH. Ad esempio la prima
vocalizzazione del Tetragramma si ricava dal seguente versetto:
"Gioiscano i cieli ed esulti la terra!" (1 Cr 16:31), le cui roshei tevotlt
in ebraico formano proprio il Tetragramma YHWH:
231
230
 CAPITOLO XII

RESPIRAZIONE E MOVIMENTI

Il controllo del respiro occupa un posto significativo nella pratica

dello Tserut e la respirazione deve accompagnare correttamente
la pronuncia delle lettere. Infatti non solo i movimenti corporei, e
ovviamente respiratori, dipendono interamente dalla qualità del
respiro, ma la vocalizzazione è di fatto impossibile senza di esso.
Perciò le tecniche dello Tseruf assegnano un ruolo importante alla
· respirazione consapevole, che è il modo migliore per comunicare
con l'anima. Abbiamo già visto (Capitolo X) che i nomi dei gradi
dell'anima sono direttamente legati ai concetti di soffio vitale e di
respirazione. Basti pensare che in ebraico "respirazione" si dice
"neshimah" (i1Q'ìP~), termine la cui grafia è quasi identica a quella
di "Neshamah" - che designa l'anima in quanto soffio vitale - e il
cui valore numerico è 405 come quello di "shenayim" (Cl'jili),"due".
Ciò allude da un lato alla struttura duale della respirazione, che
si compone di inspirazione ed espirazione, dall'altro alla duplice
natura, fisica e spirituale a un tempoì del respiro.

LOSHEFÀ
Nella respirazione consapevole, l'aria non è l'unico nutrimento
sottile a entrare in gioco: il respiro trasporta anche una sostanza
spirituale detta" Shefà" (.l)~ìç),
termine che nella Qabalah significa
"emanazione", "effluvio", ma il cui primo senso è" abbondanza",
"profusione". Lo Shefà è un flusso spirituale che circola dentro e
il).torno a ognuno di noi, riempiendo e unificando l'intero creato.
Poiché i trentadue sentieri della Saggezza sono altrettanti veicoli
di tale flusso universale, realizzare uno di essi equivale ad aprire
una valvola e a liberarlo. Quando l'universo è unificato, lo Shefà

233
 Q,;I/W,tl/1 ll'S'/'A'l'/c'AH TSERUF
abbonda ovunque e in ogni cosa, ma la "rottura dei vasi" che ha
fatto,seguito alla creazione ha prodotto dei vuoti nei quali esso 0
non e presente, o lo è in minima quantità. E come nell'uomo alla
formazione di un vuoto si associa uno stato di malessere,così tali
vuoti possono essere definiti zone malate del tessuto cosmico.
~o Shefà s:ol.ge un ruolo essenziale nell'universo, in quanto
fa da mtermediano e da collante tra il corpo fisico e quelli sottili.
In ~uesto senso si può identificare con la Vav del Tetragramma, in
cm le due He simboleggiano rispettivamente il respiro spirituale
e quello corporeo, unificati appunto dallo Shefà, il filo sÒttile che
c?lleg~ sia il mondo terreno con quello celeste, sia tutti gli esseri
viventi tra loro. Se le dieci Sephiroth sono altrettanti ricettacoli di
~nergie vi tali il cui ruolo è canalizzare in maggiore o minor misura
Il flusso.dello Shefà,quest'ultimo incarna la totalità del patrimonio
energetico presente nel cosmo, e il respiro è la sua manifestazione
esteriore. A livello umano, lo Shefà è l'insieme delle forze latenti
sepolte nel profondo della psiche; chi riesce a controllarlo, arriva
al controllo mentale: infatti non si può dominare la mente senza
agire sullo Shefà. · attinto dal "lato sinistro" o "dall'altro lato". Quindi, una persona
La sede dello Shèfà è la Sephirah Tiphereth e, per estensione,
la Vav del Tetragramma e il cuore dell'uomo. Ma in realtà esso è
presente ovunque, perfino là dove la mente non può arrivare. Il
respiro, il calore, la luce, il magnetismo sono tutte manifestazioni
esteriori dello Shefà.Quando respiriamo, senza rendercene conto
insieme all'aria assorbiamo Shefà,e anche il cibo che consumiamo
è impregnato di questa forza. Prendere coscienza dei flussi vitali
cir~c?lantiattraverso il naso e la bocca è essenziale nell'esperienza
spmt~al~. Le stesse vocalizzazioni dello Tseruf hanno lo scopo di
favonre Il co~tr?llo dello Shefà:nella prima fase, infatti, si inspira
col naso, e poi s1emettono i suoni espirando con la bocca. Questa
stretta r.elazione tra naso e bocca è evidenziata dalla lettera Pe (::i),
che, scntta per esteso, è composta o da Pe e Alef (~::i),o da Pe e He
21::i),1:ttere che forma~o le parole "Pe" (m:i),"bocca", e "af' (:i~),
. nas.o . Ora, come abbiamo detto, durante le pratiche vocali l'aria
msp1rata passa per il naso e quella espirata per la bocca. Si tratta
di un'operazione alchemica che trasforma l'aria fresca (quella che
entra) in aria calda (quella che esce); questo processo di "cottura"
234
RESPIRAZIONE E MOVIMENTI
dell'aria è evocato dal termine "afah" (il;Jl$ ), "cuocere", composto
dalle tre lettere Alef-Pe-He. Inoltre, il digramma Alef-Pe rimanda
all'aria fresca che penetra attraverso il naso (" af'), e quello Pe-He
all'aria calda respirata che esce dalla bocca (" Pe"). Anche lo Shefà
subisce la stessa trasformazione: quando viene assorbito, è molto
sottile e leggero, e un chiaroveggente è in grado di scorgere il suo
colore bianco e puro, con lievissime venature azzurrine. Ma una
volta all'interno del corpo, la sua vitalità irradia tutte le cellule a
tal punto che quando esce è logorato, cioè molto più pesante e più
lento, e il suo colore tenue appare leggermente ocra. Ma lo Shefà
ha il potere di autorigenerarsi attraverso il movimento, il che gli
permette di ritrovare assai rapidamente la propria carica vitale.
L'aria non è l'unico veicolo dello Shefà;il cibo ne contiene in
maggiore o minor misura, la luce solare ne è ricca e certe foreste
sono delle autentiche riserve di Shefà. Anche la mente si nutre di
tale sostanza: i pensieri evolutivi, ad esempio, sono colmi di Shefà
puro, mentre quelli involutivi sono figli dello Shefà,viziato, ossia
che coltiva cattivi pensieri, consuma cibi poveri di Shefà e respira
male, oscilla pericolosamente verso il lato sinistro, che la Qabalah
definisce "vuoto di santità".
Il termine" Shefà" compare una sola volta nella Bibbia, e cioè
in questo versetto: "Poiché essi succhieranno (si nutriranno del)
lo Shefà del mare e i tesori nascosti nella sabbia" (Dt 33:19). Il mare
simboleggia l'unione delle acque e dei cieli, di cui riflette il colore;
lo Shefà nutre l'anima come il seno materno nutre il bambino. In
sostanza, questo cibo universale permette a ciascuno di scoprire
le scintille di santità sepolte nella sabbia della sua coscienza.
NESHIMAH, LA RESPIRAZIONE
Quando il mistico dice" soffio"36,di sicuro intende "Shefà". Rabbi
Nali.man di Breslavia soleva dire: "La vitalità dell'uomo coincide
con il soffio: se questo viene meno, è la vita stessa a venir meno"
(LikutéMoharan1:8). La vita fu infusa nell'uomo quando Dio" soffiò
36 La frase gioca sul doppio senso di souffl.e,che significa sia "soffio (vitale)" che
"respiro". Per non appesantire la traduzione, si è preferito lasciare ora "soffio" ora
"respiro" [N.d.T.].
235
 RESPIRAZIONE E MOVIMENTI
C}tUIAl,AJI
ICS'1117'1CA
lì TSHRUF

nelle sue narici un alito vitale" (Gen. 2:7): in tal modo, infatti, fece
BAREGO · 1·
penetrare in lui lo Shefà.È compito nostro preservare o ripristinare . . . tono in un movimento c1c ico
la qualità originaria del movimento dello Shefa,cioè quella che lo L'inspirazione e l' esp1raz10ne cons1s . bb r f
'. viceversa, che 1 ca a is 1
dall'esterno verso l mterno e "G " (iJ) in
caratterizzava quando fu insufflato nell' Adam: "Finché avrò fiato, . "B r'' (1:i) nella sua direzione esterna e o
e il soffio di Dio sarà nelle mie narici" (Gb 27:3). Il modo migliore chiamano a . . del Sepher
uella interna. Tale processo è descritto m un passo. ni
di riuscirci è realizzare il controllo del respiro tramite opportune q . h h Sh th· "Ed è una cosa ben nota a tutti che og
tecniche di respirazione guidata. È facile notare che l'andamento
del respiro segue quello dei pensieri e delle emozioni, e che una
e:;:~
"'."1aft::azi:ne n~so si traduce in un'aspirazione, .dell'aria da~
msp. ·1d . , dall'esterno (Bar) verso 1 mterno (Go),
cattiva respirazione può influire su molteplici comportamenti. Se fuori verso 1 entro, c10e . . , nione di , Bar' e , Go'
ad esempio l'agitazione fisica accelera il respiro, e la tensione ne il segreto linguistico che l11~:1:~1;:~o (~~dalità) di Gevurah e
riduce considerevolmente l'ampiezza, il rilassamento, invèce, ci dimostra la vera natura e , omo sarà chiamato
della sua essenza,37 in virtù della quale 1 u .
porta a respirare più lentamente e più profondamente. La cattiva , , ssia 'Guibor' (1iJJ), in base alla forza con _cm
respirazione provoca una sorta di inquinamento interno e offusca fo~:;ne o ia le sue inclinazioni" (citato da Moshe ldt:1 in .L'esp~~zenza
lo spirito, ma basta respirare a fondo per rimediare a tutto ciò. pa gg L'ins irazione procede in direz10ne Bar-
mistica in AbrahamAbula~a). . P . . "Go-Bar'' (i:Ji1). Questo
Se la qualità del respiro può influire sui processi spirituali e G " (in:J) l'espirazione m direzione '.
psicologici, il suo controllo ci rende padroni di essi. La neshimah o . , . t che va dall'esterno verso 1 mterno e
duplice mov1men o, . ,. · e
(letteralmente: '' respirazione") è la più importante delle tecniche . l'azione dello specchio che riceve un immagm
volte a padroneggiare lo Shefà e i ritmi vitali, ed è fondamentale v1cev~rsa, evoca data Tale analogia è confermata anche dalla
non escluderla dalle pratiche spirituali. Una buona neshimahpuò e la rimanda roves . . d. "Bar-Go" (iJ-iJ) è 211 come quello
gematria:il valore numerico 1
essere considerata sinonimo di rinnovamento perenne, in quanto
d i. " n.,, ('~i)
..· ' "specchio". .
dischiude continuamente dinanzi a noi le porte del mondo futuro. . d . h. l'una nei. co nf ron t1
Anche le due narici agiscono a specc 1 1 . L
Invece una cattiva respirazione non è in grado di espellere l'aria 1 d r natura de respiro. a
viziata e i residui di Shefà consumati, e ciò indebolisce il corpo e del l'altra e illustrano molto· bene ,
a up ice
1 M. h lo aMetatron; aria e
l' .
chiude le "finestre" dello spirito. Avere il respiro troppo corto ci n.arice destra corrisponde all angeho f ic ae ·1mondo spirituale.
I Shefache essa inspira hanno a c e are con 1 .
rende inclini al pessimismo, alla depressione e alla negligenza, e o. de dal lato destro dell'edificio sefirotico - q~ello assoc1~to
favorisce l'accentuazione dei nostri difetti. D ipen l' t l'espansione La narice
La respirazione completa si articola in tre fasi: inspirazione, alla Oen:ienza - e raÌ:pres:: a~F:~;:i~ ~abriel o a Sa~dalfon,e il
sinistra, mvece, corrisp~n do materiale. Dipende
espirazione e ritenzione. Per comprendere correttamente l'intero flusso in essa circolante e connesso ~o1m~n, . - e
processo, si deve ricorrere alla nozione di "vaso", in ebraico "keli" dal lato sinistro dell'edificio sefirot1co - c1oe quell~ del R1?ore 11
(''?J),termine molto importante perché è lo stesso usato da Isaac t la dominazione e la restrizione. Che io sappia, ne a
Luria per designare i ricettacoli (Kelim) destinati ad accogliere la ~r::1~:~:n esistono tecniche di respirazione alh~r~ata deltto
Luce dell' Ein-Sof alcuni dei quali si frantumarono nel momento di quelle usate nello yoga. Tuttavia, le diverse quaht~ energe ict e
in cui Essa fu emanata. Quindi, un Keli è un ricettacolo in grado di , r ione molto 1nteressan e,
delle due narici~~ pre~tano a u7 ap~i~~a~estra e nell'espirare con
contenere sia l'Ein-Sof Aur che lo Shefà:nel corpo umano, questo
che consiste nell inspirare con a ~a . irituale e favorire
"vaso" è rappresentato dal sistema respiratorio. "Dalle sue narici quella sinistra se si vuole potenziare la sfera sp
esce un fumo, come da un vaso (pentola) che bolle" (Gb 41:12).
37 La SephirahGevurahè associata alla forza [N.d.T.].
237
236
 RESPIRAZIONE E MOVIMENTI

QA1w,,,,111i:,·r,1m.·,-1
fì'TSl!IHJF
prima durasse il doppio della seconda. Ad esempio, se inentre si
l'espansione
d' , della coscienza.
· ' se invece si pre fensce
. sviluppare la inspira si ha il tempo di contare fino a quattro, quando si espir.a
1mens1one rnateriaJe, bisogna inspirare con la n . . . bisogna arrivare a contare fino a otto. L'inspirazione va effettuata
espirare con la destra. ance sm1stra ed
in modo dinamico, l'espirazione in maniera çalma e distesa: il Keli
SHIFAH, L'INSPIRAZIONE infatti deve svuotarsi come un vaso pieno d'acqua, cioè dall'alto
verso il basso, ossia in ordine inverso rispetto all'inspirazione. In
?uando il Keli (sistema respiratorio) si riemp1·e com d fase di espirazione l'aria viziata lascia prima il livello clavicolare,
1 1· ·d · l' · · d . , e acca e con
l 1qm I, ana SI epos1ta prima in fondo al vaso e poi risale fi poi quello intercostale e infine quello diaframmatico. Sulle prime
a collo. Abraham Abulafia aveva scritto· "Perch' 11 no
l'i(n)spirazione si diffonde nell'Adam haSalem ( e ne a Qabalah però ciò non è sempre evidente, perché per natura molte persone
mome t . . . uomo sereno) nel tendono a fare il contrario.
l'' n? md~m ra?gmnge la prima ondata. Allora costui scorge
~mmagme I un giovane e di uno cheikh termine arabo HAFSSAQAH, LA RITENZIONE
d~re 'vecchio': si tratta di Metatron; con l~i vi è anch c~e vuol
La ritenzione, o la pausa, può essere di due tipi: nel primo l'aria
d.1nome 'rienock'" (J=Iayé haOlamhaBa). e un g10v:ane
rimane all'interno del Keli,nel secondo viene espulsa all'esterno.
L'inspirazione si articola in tre fasi o livelli: Il primo tipo di ritenzione si effettua a polmoni pieni, dopo aver
L~vello diaframmat~co: il diaframma è un muscolo a forma inspirato a fondo. È importante, in questa fase, non permettere ai
d1 cupola tre livelli del sistema respiratorio (diaframma, torace, clavicole)
deter · che separa Il torace dall'addome· , la sua con trazione
.
di rilassarsi: essi devono restare perfettamente aperti. Di norma,
. mrna un aumento del volume dei polmoni la . t
mferior · · · d' , cui par e nelle persone in piena salute la ritenzione deve durare il doppio
. e s1 riempie aria, mentre la regione addominale si
go~.fia. Questa fase equivale al riempimento di un te d I dell'inspirazione. Ma è bene essere cauti e adattare queste regole
Kelz. rzo e alle caratteristiche personali di ciascuno. La ritenzione a polmoni
pieni dà il tempo allo Shefà di diffondersi in tutto l'organismo, e
Livello ~ntercostale: perché l'aria inspirata possa arrivare a
all'aria di ossigenare il sangue. È anche possibile che questo tipo
questo h:ello, occorre che la gabbia toracica si dilati e che le
di esercizio dia luogo a fenomeni di iperossigenazione, il che può
costo!: s~sollevino. A tale scopo, è necessario che il busto si
essere piacevole per alcuni, ma alquanto sgradevole per altri. In
raddnzz1 e che la colonna vertebrale.sia ben allineata
questo caso, bisogna respirare lentamente e "bruciare" l'ossigeno
~ivello clavicolare: è il livello al quale di solito respi;ano le facendo alcuni movimenti. Questo genere di problema scompare
onne 11:c11:te.
Per far entrare in azione la parte superiore dei rapidamente con l'abitudine alla pratica.
polmom, bisogna aprire leggermente le spalle.
La ritenzione" a vuoto" è quella che ha luogo dopo che è stata
Perché tu,t~ele fasi dell'inspirazione siano eseguite in modo completamente espulsa l'aria. Non si pratica in modo sistematico
corretto, e importante mantenere I'addom nf' . e va utilizzata con cautela. Ma soprattutto si raccomanda di non
lavor 1· Il · e go 10mentre s1
a a ive o mtercostale e non chiudere la gabbi' t . indugiarvi troppo a lungo: se l'espirazione è durata otto tempi, ad
uand ·· . . a orac1ca
q o s1 msp1ra a 1ivello delle clavicole. esempio, la ritenzione a polmoni vuoti non deve protrarsi per più
NESHIFAH, L'ESPIRAZIONE di uno.
In Abraham Abulafia questa pratica non consiste in una vera
È impor~ant~,esp~rare profondamente: meno aria viziata resta nei
e propria ritenzione, quanto piuttosto in una pausa eseguita dopo
polmom e pm ana pura entrerà nell'organismo L' es . .
eseguita · ' I t · piraz10ne va l'espirazione, durante la quale l'aria può circolare liberamente e
pm en amente dell'inspirazione: l'ideale sarebbe che la
239
238

QABALAH E~TA'l'ICA A'TSlìRUF
senza sforzi all'interno del Keli. Le persone che trovano difficoltà
nell'effettuare una ritenzione completa potranno eventualmente
sostituirla con questo momento di riposo.
In tutte le tecniche che seguiranno, è fondamentale respirare
lentamente.
IL SOFFIO E LE TRE MADRI
Le tre fasi della respirazione corrispondono alle tre lettere madri
11
del Sepher Yetzirah: Mem è calma, Shin è agitata, Alefle sostiene
oscillando tra le due" (S.Y. 6:1). L'agitazione di Shin corrisponde al
dinamismo dell'inspirazione, la calma di Mem alla distensione che
si accompagna all'espirazione e l'equilibrio di Alef a quello creato
dalla ritenzione o dalla pausa. Un altro passo del Sepher Yetzirah
ci fornisce un'ulteriore indicazione: "Tre madri: Alef, Mem e Shin.
Nell'uomo il fuoco, l'acqua e l'aria. La testa è creata dal fuoco, il
ventre dall'acqua, il petto dall'aria èhe oscilla tra i due" (S.Y. 3:4).
Durante l'inspirazione (Shin), l'aria sale dal ventre verso la testa;
durante la ritenzione (Alef) rimane all'interno del petto, e infine,
durante l'espirazione, si registra il movimento inverso, cioè dalla
testa verso il vèntre. Ecco perché, alla fine di ogni espirazione, il
ventre dev'essere leggermente retratto.
Per accompagnare la respirazione si possono utilizzare alcuni
gesti delle mani che corrispondono simbolicamente alle tre lettere
madri. Tali gesti amplificano gli effetti del processo respiratorio
e aiutano a controllare meglio il flusso dello Shefà. Vanno eseguiti
in concomitanza con la respirazione, con le mani aperte (i palmi
rivolti in avanti) all'altezza delle spalle e i gomiti liberi.
Il gesto di Shin: consiste nel sollevare e aprire entrambe le
mani, tenendo le dita separate, e poi nel piegare il mignolo e
portare su di esso il pollice, posizionando la prima falange di
quest'ultimo sulla prima del mignolo. Questo gesto delinea
i tre rami visibili della lettera Shin, mentre il mignolo piegato
rappresenta il quarto ramo perduto nell'infinito. Il pollice e
il mignolo uniti, inoltre, descrivono il cerchio dell'infinito su
cui poggiano i tre rami. L'insieme di questi elementi concorre
a tratteggiare un gesto di "captazione" in cui le mani, simili
ad antenne aperte, hanno la funzione di ricevere lo Shefa. Le
240
- RESPIRAZIONE E MOVIMENTI
dita protese verso l'alto sono in tutto sei, un: allusione ~i s~i
giorni della creazione. Questo gesto va e~egmt? mentre I ana
penetra nei tre livelli dell'apparato respira tono.
II
Il gesto di Alef: più conosciuto come gesto propiziatorio",
si effettua, come il precedente, alzando e aprendo entrambe
le mani, con le dita ben divaricate, e poi piegando l'indice e
l'anulare. È essenziale tenere il pollice, il medio e il mignolo
perfettamente tesi e puntati verso il cielo. Questo gesto rivela
l'equilibrio esistente tra la dualità insita nel mondo terreno e
l'armonia dei tre in uno" propria del mondo celeste. Anche
II
qui le mani protendono ver.so I' ~lto sei. d~ta in tutto. Quest~
gesto si esegue durante la ntenz10ne, sia mterna (a polmom
pieni) che esterna (a polmoni vuoti).
II gesto di Mem: è il più semplice dei tre, i~atti ~oi:i-sistenel
portare il pollice sul palmo della mano e ~01 n_elnp1egare su
di esso le altre quattro dita. In tal modo s1 ottiene un pugno
chiuso con il pollice rivolto all'interno, gesto che simboleggia
al tempo stesso la chiusura della Mem finale, la gestazione e
l'isolamento dal mondo circostante.
Il gesto di Shin apre l'aura per permettere alle forz~ esterne
di penetrare, quello di Alef le stabilizza e infine quello d1 Mem I~
espelle e richiude l'aura. Quest'ultimo gesto è anche noto a certi
occultisti, che lo usano per addensare la loro aura e sottrarsi agli
influssi esterni.
- I tre gesti -
e
241

QABALAH ESTATICA E TSBRUF
· perché è importante liberare bene e~tra~b: le narici; ~nfatt~non
IL RITMO·
Abraham Abulafia fa riferimento a un ritmo di diciotto respiri al
minuto: "In primo luogo, bisogna pronunciare ogni consonante
del Nome con devozione, in tono uniforme e melodioso e con la
vocalizzazione c.he si addice a ogni lettera, a un ritmo di diciotto
respiri fino alla fine della prima serie" (t=layéhaOlam haBa).Si tratta di
un riferimento al ritmo ideale che accomuna.l'uomo all'universo
e alla.vita: non a caso il valore numerico di "!=!ai"('n), "vita", è 18.
Tenuto conto che il Grande Anno Cosmico equivale a 25.920 dei
nostri anni terrestri, un giorno cosmico è pari a 72 anni, un'ora a
1080 giorni e un minuto a 18 giorni. Inoltre il calendario ebraico
suddivide la giornata di ventiquattr'ore in 25.920 parti (nalakim),
perciò un'ora equivale a 1080 parti e un minuto a 18.Nell'uomo
la frequenza cardiaca ideale è di 72 pulsazioni al minuto: a questo
ritmo, cioè, il cuore non è né troppo calmo né troppo agitato. Per
sintonizzarsi su tale frequenza basta posizionare accanto a sé un
metronomo regolato su questa velocità, oppure una fonte di luce
che lampeggia a questo ritmo, e il cuore si sincronizza subito con
l'uno o con l'altra. È facile allora effettuare diciotto respiri (nove
inspirazioni e nove espirazioni) al minuto: in questo modo, ogni
inspirazione corrisponderà a una "paI'te" in senso ebraico, ossia
a 3,33 secondi. A questo ritmo, si eseguono 1080 respiri all'ora e
25.920 al giorno, il che significa che si è in perfetta armonia con le
frequenze cosmiche. Inoltre, respirando così, il numero di battiti
cardiaci entro i quali il sangue completa il suo percorso circolare
all'interno del corpo è pari a 28, il che ci riporta alle ventotto case
lunari, alle ventotto falangi ecc.
LA RESPlRAZIONE COMPLETA
Ora illustreremo in dettaglio la respirazione completa, indicando
anche dove inserire i gesti, sebbene in questo caso essi non siano
obbligatori. L'ideale sarebbe praticare all'alba o al tramonto, ma
è meglio farlo a un'ora qualunque piuttosto che non farlo affatto.
Tuttavia è bene evitare questi complessi esercizi respiratori prima
di coricarsi, perché poi potrebbe essere difficile addormentarsi.
Quando ci si limita a respirare senza praticare lo Tseruf, tanto
l'inspirazione quanto l'espirazione si effettuano con il naso. Ecco
242
RESPIRAZIONE E MOVIMENTI
bisogna dimenticare queste parole d1 Isaia: . ~es~ate d1 confidar~
nell'uomo nelle cui narici non vi è che un soffio: m quale conto s1
può tenere?" (Is 2:22). . .
• Sedersi in posizione comoda, con la schiena e la testa ben.
erette e il viso preferibilmente rivolto verso est.
Per un istante, prendere coscienza del proprio respiro.
•
• Svuotare completamente i polmoni.
Inspirare abbassando il diaframma e go~iando appena
• l'addome. Continuate dilatando la parte mediana del torace,
poi divaricare le costole senza forzare. A~rire leg~erme~te le
spalle per riempire la parte superiore dei polmom. Nel~ arco
di tutto il processo, contare mentalmente quattr~ te~p1..
0 (Facoltativo)Simultaneamente, durante 1 msp1raz1one
fare il gesto di Shin. ..
Mantenere l'addome e i polmoni aperti e trattenere l'aria
•
per sedici tempi (o per meno, se non si è a~ituati a f~rlo).
0 (Facoltativo)Simultaneamente, fare il gesto d1Alef
Espirare abbassando leggermente le ~palle e poi: a poco
• a poco, le costole. Contrarre le pareti dell addome e marcare
lievissimamente il ventre. L'espirazione deve durare almeno
otto tempi se si vuol espellere completamente l'aria.
· (Facoltativo)Simultaneamente, fare il gesto di Mem.
0
Dopo l'espirazione, eseguire una breve ritenzione (di non
•
più di un tempo) a polmoni vuoti. . . . .
(Facoltativo)Anche a questo punto msenre 11 gesto d1
0
Alef (dal momento che la ritenzione du~a soltanto un
tempo, si tratterà di un gesto molto rapido).
Ripetere l'intero ciclo almeno cinque volte, o anche di più se
si possiede già un po' di pratica.,
RESPIRAZIONE CON IL CONTROLLO DELLO SHEFÀ
. Si tratta della stessa respirazione completa appena descritta, a cu~
aggiungeremo una visualizzazione dello Shefa volta a per~etterc1
di assorbirne consapevolmente il flusso ed eventualmente, m caso
di malattia, di dirigerlo su un organo debole. Prima di pass~re a .
quest'esercizio, però, è bene accertarsi di aver assimilato appieno
243
 QABALAH ESTATICA li' TSERUF
il processo respiratorio precedente: infatti, come abbiamo detto
si tratta della stessa pratica, ma arricchita da ulteriori dettagli. '
• Sedersi in posizione comoda, con la schiena e la testa ben
erette e il viso preferibilmente rivolto verso est.
• Per un istante, prendere coscienza del proprio respiro .
• Svuotare completamente i polmoni.
• Inspirare fino in fondo facendo il gesto di Shin e, mentre
l'aria penetra, visualizzare una luce bianca e pura, lievemente
a~zurrognola: lo Shefa. Sia l'aria che lo Shefa hanno origine a
circa 30 cm dal naso. La luce dello Shefà scende, in un primo
tempo, fino a circa 8 cm al di sotto dell'ombelico.
•. . Eseguire la ritenzione e simultaneamente il gesto di Alef
Visualizzare la luce pura dello Shefache prima si diffonde in tutte
le çellule del nostro corpo e poi travalica i confini del corpo stesso
fino a illuminare l'aura.
•. Ef~ett~are un: espirazione completa, associandole il gesto
di Mem, e insieme all aria espulsa visualizzare una luce ocra, che
simboleggia lo Shefàconsumato il cui flusso porta via con sé tutte
le energie negative. · • Inspirare fino in fondo (il ritmo respiratorio è quello della
• Eseguire una ritenzione breve, accompagnata dal gesto di
Alef
• Ripetere il ciclo almeno cinque volte.
P~r agire su un problema di salute, conviene dirigere la luce
pura dello Shefa sull'organo o sulla parte interessati.
NESHIMAH E TSERUF
Naturalmente, la respiraziorie,occupa un posto importante nelle
voca_lizzazioni dello Tseruf, poiché è impossibile eseguirle senza
respirare. La regola generale prescrive di inspirare con il naso, a
bocca c~iusa, e di pronunciare i suoni durante l'espirazione (per
forza di cose, con la bocca). Adesso analizzeremo tre metodi che
associano la respirazione allo Tseruf
PRIMO METODO
~sso_consi~te nel vocalizzare un'unica lettera a ogni espirazione:
_Eghdovra prendere separatamente ciascuna delle lettere, e poi
rimodellarla in base ai movimenti della sua respirazione, in modo
244
RESPIRAZIONE E MOVIMENTI
da effettuare, nell'intervallo tra due lettere, un'unica lunghissima
inspirazione, e prolungarla quanto più gli è possibile; dopodiché
si riposerà per il tempo di un respiro normale. Dovrà procedere
così per ciascuna lettera, in maniera tale che ognuna di esse duri
il tempo di due respiri: uno è quello che si trattiene al momento
di pronunciare la lettera vocalizzata, l'altro è quello effettuato al
momento della pausa tra una lettera e l'altra" (MafteanhaShemoth,in
M. Idel, L'esperienzamistica cit.). Questo metodo permette di lavorare
con i Nomi divini e le loro diverse vocalizzazioni in modo simile
à quello usato nel capitolo precedente per le dodici permutazioni
del Tetragramma; questa pratica, tuttavia, presuppone l'impiego
di un'unica lettera. Illustreremo l'esercizio con la vocalizzazione
del Tetragramma associata alla SephirahChesed(vedi Capitolo V),
che si pronuncia YéHeVéHe.
ossia iJ.)i}.;,
• Sedersi in posizione comoda, con la schiena e la testa ben
erette e il viso preferibilmente rivolto verso est.
• Per un istante, prendere coscienza del proprio respiro.
• Svuotare completamente i polmoni.
respirazione completa).
• Praticare una.ritenzione a polmoni pieni (tale ritenzione
è facoltativa) .
• Esalare completamente l'aria dalla bocca pronunciando:
-~- Yé ... ; il suono deve durare il tempo dell'espirazione.
• Fare una piccola pausa, che corrisponde a una ritenzione
a polmoni vuoti.
• Inspirare di nuovo fino in fondo.
• Eseguire una ritenzione.
• Espirare pronunciando: iJ - He ...
• Effettuare un'inspirazione.
• Eseguire una ritenzione.
• Espirare pronunciando:.) - Vé...
• Fare una pausa.
• Effettuare un'inspirazione.
• Eseguire una ritenzione.
• Espirare pronunciando: iJ - He...
• Fare una pausa.
245
 QABALAH ESTATICA E TSERUF
RESPIRAZIONE E MOVIMENTI

SECONDO METODO
. TERZO METODO
È .identico al precedente, eccettuato l'aspetto dei suoni: in fase di Benché simile al precedente, è molto più difficile perché implica
espirazione, invece di modularne uno solo, bisogna pronunciare l'espirazione dinamica, che consiste nell'espellere violentemente
una combinazione di lettere vocalizzate in cinque modi. A titolo l'aria quando si pronunciano le combinazioni. L'inspirazione e le
.di esempio, useremo lo Tseruf Alef Yod, combinato e vocalizzato ritenzioni si effettuano in modo analogo a quanto previsto dalla
come al solito.
respirazione completa; soltanto la fase espiratoria necessita di µna
• Svuotare completamente i polmoni. , trattazione più dettagliata. Dopo aver inspirato e trattenuto l'aria,
• Inspirare fino in fondo. bisogna buttarla fuori a se.atti a partire dal ventre come se questo
• Praticare una ritenzione a polmoni pieni (tale ritenzione fosse il mantice di un fabbro e si svuotasse con cinque forti spinte
è facoltativa). · consecutive (tra una spinta e l'altra .non bisogna inspirare). Come
• Esalare completamente l'aria dalla bocca pronunciando: esempio useremo ancora la combinazione Alef- Yod. Per eseguire
-~~ :·~.;·~:·~..,.~
- OYo OYa OYe OYi Oyu. la prima serie - OYo OYa OYe OYi Oyu - dovremo espellere per
• Fare una piccola pausa, che corrisponde a una ritenzione cinque volte l'aria con altrettanti "colpi di mantice".
a polmoni vuoti. \ In questo metodo le consonanti non vengono vocalizzate con
• Effettuare un'inspirazione. l'aiuto delle corde vocali, ma modulando il flusso d'aria che esce
• Eseguire una ritenzione. dalla bocca. La prima spinta si ottiene contraendo violentemente
• Espirare pronunciando: ~..,~..,~..,t-S"·~, - YoO YoA y oE y ol l'addome (il ventre rientra leggermente e si irrigidisce, senza più
YoU riaprirsi), il che provoca una brusca risalita dell'aria verso !'.alto.
• Fare unà. pausa. La prima combinazione (OYo) fuoriesce insieme all'aria espulsa.
• Effettuare un'inspirazione. Più precisamente, la prima lettera della combinazione(~ - O) viene
• Eseguire una ritenzione. emessa senza sforzo quando si prende coscienza dell'addome, ed
è immediatamente seguita dalla seconda 0 - Yo), proiettata con
• Espirare pronunciando: -~~ '~ .;~:~ '!$ - A Yo A Ya AYe A Yi
AYu forza verso l'alto dalla contrazione del ventre. La" O" passa dalla
• Fare una pausa. bocca senza attriti, mentre la "Yo" urta contro la gola e il palato,
• Effettuare un'inspirazione. facendo sussultare le spalle. A questa combinazione si aggancia
subito quella successiva: anche qui la "O" viene pronunciata con
• Eseguire una ritenzione.
dolcezza e la "Ya" con violenza, ma il ventre rientra un po' di più.
• Espirare pronunciando:·~: ~: ~; ~; ~; - YaO y aA y aE y al Si comincia l'espirazione con l'addome convesso e la si conclude
YaU
con l'addome incavato.
• Fare una pausa.
In questa tecnica i gesti sono molto importanti: l'inspirazione
. Q~esto Tseruf è assolutamente identico alle pratiche descritte dev'essere accompagnata dal gesto di Shin, che va eseguito con le
nei capitoli precedenti; l'unica vera differenza sta nel fatto che, al mani ben aperte all'altezza delle spalle, la ritenzione da quello di
momento delle vocalizzazioni, deve entrare in gioco il controllo Alef, dove le mani sono alla stessa altezza che nel gesto di Shin, e
del respiro. L'esempio riportato qui sopra illustra unicamente le l'espirazione da quello di Mem, che la modifica profondamente,
pri11:e due serie, in un senso e nell'altro, ma l'esercizio completo in quanto le mani aiutano a espellere l'aria. Prima délla fine della
consiste nella vocalizzazione di tutte le cinque serie in entrambi ritenzione, infatti, bisogna iniziare a spostare le mani chiuse (con
i sensi.
i pollici rientrati) verso il ventre, affinché si trovino in posizione
246
247
 QABALAH ESTATICA E TSERUF
al principio dell'espirazione. La mano destra si posa sull'addome,
sotto il diaframma, con la "gobba" del pollice rivolta verso l'alto,
e la sinistra. sotto di essa, a diretto contatto con il ventre. Le mani
così posizionate contribuiscono a espellere l'aria, esercitando una
pressione a ogni contrazione.
• Svuotare completamente i polmoni.
• Inspirare fino in fondo facendo il gesto di Shin.
• Praticare la ritenzione a polmoni pieni accompagnandola
con il gesto di Alef
• Prima della fine della ritenzione, cominciare a portare le
mani, con i pugni chiusi, sul ventre.
• Espellere l'aria con cinque" colpi di mantice" consecutivi,
pronunciando:-~-~ :~ ,·~:·~~-~ - OYo OYa OYe OYi Oyu.
• Fare una piccola pausa ed eseguire il gesto di Alef
• Inspirare fino in fondo facendo il gesto di Shin. ·
• Praticare la ritenzione a polmoni pieni accompagnandola
con il gesto di Alef
• Prima della fine della ritenzione, cominciare a portare le
mani, con i pugni chiusi, sµl ventre.
• Espellere Yaria con cinque "colpi di mantice" consecutivi,
pronunciando:~'~~~~~-,-~~ - YoO YoA YoE YoI YoU.
• Fare una piccola pausa ed eseguire il gesto di Alef
• Continuare così fino all'ultima serie.
Questo metodo richiede alcune precauzioni, perché nei primi
tempi può provocare un' iperossigenazione del cervello e un certo
affaticamento. Le persone di costituzione debole o con problemi
di pressione arteriosa dovranno quindi astenersene. Con questo
sistema si possono vocalizzare tutte le combinazioni a due lettere,
tuttavia è bene evitare di praticarlo troppo a lungo; perfino i più
esperti raramente vi si dedicano per più di dieci minuti, un tempo
che per la maggior parte della gente è già eccessivo.
MOVIMENTI E TSERUF
Nella pratica dello Tseruf entra in gioco un altro aspetto rilevante:
i movimenti rotatori. Si tratta soprattutto di movimenti della testa
che accompagnano la recitazione delle combinazioni, variando in
funzione delle vocali associate alle consonanti. Le oscillazioni del
248
RESPIRAZIONE E MOVIMENTI
capo cercano di riprodurre le forme dei punti-vocali: ad esempio,
dal momento che !=folamè costituita da un punto in alto a sinistra
della lettera, quando si pronuncia la "o" la testa si protende verso
l'alto. Abraham Abulafia illustra tale aspetto nel suo Sepher!=fayé
haOlam haBa: Quando inizi a vocalizzare una consonante, metti
11
contemporaneamente in moto i tuoi pensieri e la tua testa. Attiva
i tuoi pensieri raffigurandoti la lettera mentalmente, poiché essa
è di natura interiore mentre la tua testa è di natura fisica, e quindi
esteriore. Muovi il capo disegnando la vocale che rende possibile
la vocalizzazione della consonante che stai pronunciando. Ecco,
in dettaglio, i movimenti da associare alle vocali. Devi sapere che
!=folamè la prima vocale. Quando la pronunci per accompagnare
una Yod o una Qof, all'inizio non muovere la testa né a destra, né a
sinistra, né in alto, né in basso, ma tienila in posizione orizzontale
a imitazione di una bilancia in perfetto equilibrio, come se stessi
parlando con un uomo della tua statura che si trova di fronte a te.
Poi, quando prolunghi la vocale associata alla consonante, volgi
la testa verso il cielo. Chiudi gli occhi, apri la bocca perché le tue
parole siano illuminate e libera la gola da tutta la saliva perché
questa non deve ostacolare la vocalizzazione. Il movimento verso
l'alto della testa dovrà durare quanto l'espirazione, affinché essa
proceda di pari passo con il respiro. Se il suono non è terminato
con l'espirazione, tieni la testa rivolta verso l'alto finché non si è
concluso. Tra una consonante e l'altra, sei autorizzato a fare una
pausa per prepararti [alla vocalizzazione successiva], respirando
per un tempo pari a tre delle espirazioni eseguite nell'esercizio.
In seguito, qu,;i.ndopronunci la vocale Qamats, volgi la testa verso
la spalla sinistra e vocalizza la consonante in tono melodioso. Poi
ruota la testa da sinistra verso destra, imitando il grafismo della
vocale. Quindi riporta la testa verso est (= in avanti). Infine,
devi inclinare lievemente la testa verso .il basso con un
movimento che corrisponde al punto situato sotto il trattino di
Qamats. Tutto ciò, come ho già spiegato, dev'essere fatto in
un'unica espirazione".
Nel passo appena citato del Sepher!=fayéhaOlamhaBaAbulafia
descrive il movimento di Qamats dicendo che va da sinistra verso
destra. Ma in un altro libro, il Sepher Or haSekel, si contraddice in
249
 RESPIRAZIONE E MOVIMENTI
Q1t1JALAHb'STAT!CAE TSERUF
in questione consisterà nell'alzare la testa come quando si guarda
quanto attribuisce a Qamats un movimento da destra a sinistra, e
il cielo. All'inizio la testa dev'essere perfettamente allineata con il
a Tsereuno da sinistra a destra: "Quando vocalizzi [una lettera]
suo asse, poi, mentre si pronuncia il suono "o" con la lettera a cui
· con Tsere,devi muovere la testa da sinistra verso destra, quando
si accompagna, cioè durante l'espirazione, essa deve sollevarsi. A
lo fai con Qamats,invece, da destra verso sinistra". Negli esercizi
questa vocale sono associate due sole consonanti: Yod e Qof.
che seguiranno, ci atterremo alle indicazioni dell' Or haSekel.
Movimento di Oamats (a): Qamats è rappresentata da un segno
È chiaro che Abraham Abulafia ha tratto questi esercizi dal
scr.itto sotto la lettera, composto da un trattino con un punto al di
patrimonio mistico del sufismo, in virtù dei contatti avuti con tale
sotto. Il suo movimento consiste nel partire con la testa in asse e
movi~ent~: p:atiche di questo tipo, infatti, sono attestate pi;esso
poi nel volgerla verso destra a simboleggiare il trattino. Quando
maestri sufi d1 gran lunga anteriori a lui. La conferma ci viene da
il suono è terminato, bisogna ritornare con la testa in asse come in
questo passo di Junyad, un mistico sufi vissuto a Babilonia nel IX
partenza e muoverla leggermente verso il basso a imitazione del
se~ol~: "~iedi a_ga~~e incrociate, stendi le mani sulle ginocchia e
punto. A questa vocale sono associate dieci consonanti..
chmd1 gh occh1. Inizia la tua invocazione dal lato destro, avendo
cura di estirpare dal tuo cuore, che si trova nella parte sinistra del Movimento di Tsere (e): questa vocale è costituita da due puntini
~uo petto, tutto ciò che è estraneo [alla preghiera]. Nel momento orizzontali posti sotto la lettera. Il movimento corrispondente si
m cui pronunci il termine 'la', prolunga il respiro fino a emettere articola in due fasi: prima bisogna ruotare la testa come quando
~ di sopra della tua spalla destra, in tono negativo, il vocabolo si vuol guardare a sinistra, poi riportarla sull'asse di partenza. Le
'zlahd. Quindi, al di sopra della tua spalla sinistra, in direzione consonanti vocalizzate con Tsere sono sette.
del cuore, pronuncia ìn tono affermativo le parole 'illa Allah', da Movimento di rfiriq (i): rfiriq è composta da un semplice puntino
cui avrai bandito con forza tutto ciò che è estraneo a Lui al fine di posto sotto la lettera. Il suo movimento è esattamente l'opposto di
fondare su di esse la luce della [tua] invocazione". Ma Abraham quello di rfolam, e consiste nel chinare la testa verso il basso come
Abulafia non si è limitato a riprendere tali esercizi: li ha ebraizzati in un cenno di saluto. Solo Gimel e Shin si vocalizzano con rfiriq.
e ha dato loro una ragion d'essere all'interno della Qabalah. Movimento di Shuruq (u): questa vocale è formata da tre puntini
I MOVIMENTI disposti in diagonale sotto la lettera e il suo movimento consiste
nel portare avanti la testa in senso orizzontale senza chinarla, in
Quando si praticano queste modulazioni sonore, bisogna tenere
modo tale che il collo disegni una diagonale. Nun è l'unica lettera
la testa perfettamente in asse, inspirare assimilando la forma delle
che si pronuncia così38.
letter~ 1:er ~osi~ionarle idealmente all'altezza della nuca e poi, in
fase d1 msp1raz1one~vocalizzare le consonanti e le vocali ad esse LE CINQUE VOCALI NATURALI
associate, il tutto a un ritmo armonioso e regolare.
La vocalizzazione ebraica si basa su molteplici vocali; nell'ambito
La nuca,. da cui parte il suono, è una sorta di terzo orecchio della tecnica proposta in questo libro, però, utilizzeremo soltanto
~~s~ico in_gr~do di percepire rumori che vanno al di là di quelli quelle che Abraham Abulafia chiama "vocali naturali", e cioè le
hs1c1e qumd1 udibili. Per risvegliare questo ricettacolo mistico e vocali che permettono di pronunciare la parte iniziale del nome
accrescere l'efficacia dell'esercizio nella fase di vocalizzazione dei
suoni, Abraham Abulafia ha associato alla pronuncia delle vocali
una serie di specifici movimenti della testa. 38 Nun è l'unica lettera associata a Shuruq nell'ambito del metodo di Abulafia poiché esso
rispecchia i nomi delle lettere propri del suo tempo e della sua regione di appa~tenenza.
Movimento di rfolam (o): poiché la vòcale rfolam è formata da un Ma in altre comunità Yod si pronuncia "Yud" e Qof "Quf', per cui i movimen):i ad esse
piccolo punto posto nella parte in alto della lettera, il movimento correlati cambiano.
251
250
 I
!
!
QABALAH ESTATICA H TsfilHJp
RESPIRAZIONE E MOVIMENTI

delle ventidue lettere. Ad esempio, quando si pronuncia il nome LA PRATICA DEL NOME IN QUARANTADUE LETTERE
della letter~ Alefbis~gna vocalizzarla con Qamats [~]. Quindi, in
La Qabalah insegna che il mondo fu creato tramite le quarantadue
questa P:ahc.a Alef SI pronuncerà sempre ".a". Analogamente, per
pronunciare 11nome della lettera Bet bisogna vocalizzarla con Tsere lettere del Grande Nome di Dio incise sul bastone di Mosè, e che,
quando i figli d'Israele scesero in Egitto, la Shekinahandò con loro,
[7],~erta~to Bet si pronuncerà sempre "be". Ecco una tabella che
accompagnata da quarantadue angeli recanti ciascuno una lettera
nep1loga 1 dati relativi alle othioth e alle loro "vocali naturali":
del Grande Nome. Queste quarantadue lettere hanno il potere di
favorire l'ascesa alle Porte della Purezza. Il Nome in quarantadue
Nome lettere è formato dall'unione di sette parole di sei lettere ciascuna,
che a loro volta costituiscono le rosheitevoth di una preghiera già
analizzata nel Capitolo IV. Le quarantadue lettere del 'Grande
2 Nome forniscono l'esempio ideale di una pratica che permette di
3 associare i movimenti della testa alle vocali naturali.
4 Ecco la segnaletica c:he useremo per l'esercizio seguente:
• Il movimento verso l'alto della testa tipico della
5
"O" sarà segnalato da una freccia rivolta in alto: iÌ.
6
• Il movimento verso destra della testa tipico della
7 "A" sarà segnalato da una freccia rivolta a destra: e::>.
+ Tsere = 8 • Il movimento verso sinistra della testa tipico della
+ Tsere = 9 "E" sarà segnalato da una freccia rivolta a sinistra: <==i.
10
• Il movimento verso il basso della testa tipico della
"I" sarà segnalato da una freccia rivolta in basso: -O,..
20
• Il movimento in avanti della testa tipico della "U"
30 sarà segnalato da una freccia orientata in diagonale:~.
40 Qui sotto trovate le quarantadue radici e le loro direzioni.
50
Preparazione: per prima cosa è essenziale "essere orientati verso
60 il Suo volto", ossia verso est. Quindi, sedersi con il viso rivolto a
70 est, avendo cura di posizionare la testa in modo corretto, cioè in
80 linea con la colonna vertebrale, e di .tenere la schiena ben diritta.
I Tsade Poi osservare come l'aria circoli liberamente in noi, armonizzando
consapevolmente l'inspirazione e l'espirazione. Prendere altresì
Qof 100 coscienza del fatto che l'aria inspirata è simile a un flusso di luce
Reish 200 che ci illumina, e che l'espirazione lascia dietro di sé un senso di
Shin 300 pace e di serenità.
Tav 400 Il Nome in quarantadue lettere: a questo punto bisogna recitare
la preghiera di Rabbi Nelìonia ben haQana, dividendola in gruppi
252
253
 QABALA/1 ESTATICAE TSERUF RESPIRAZIONE E MOVIMENTI

di sei parole ciascuno, e al termine di ognuno di essi vocalizzare inspir., r~r:r

(I=fassin)- inspir., tDììR (Qadosh)- inspir., J1~ (Berov)-
le iniziali delle sei parole nel seguente modo (sial'espirazionechela inspir., (Tuvha) - inspir., '?m(Nahel)- inspir., 1D7l2(Adateha).
1=;ri!Z)
pronuncia delleparoledevonoessereeffettuatelentamente):
inspir., ~~~ (Ana) - inspir., r:r:i~(Bekoah)- inspir., n"t:ip(Gedulah)-
inspir., iJ (he) <=i- inspir., ·p(qo) iÌ - inspir., ~ (be)çi
inspir., 1TO;(Yeminha) · - inspir., 1'81J (Tatir) - 1nspir., il'Jl1~
inspir., ~ (te) <=i- inspir., -~(nu) ~ - J?(a) e:>
(Tserurah).

inspir., ~ (a) 9 - inspir., ~ (be) <=i- inspir., ~ (ghi) -O- inspir., 1'D; (Yahid) - inspir., ilt$~(Gheeh) - inspir., 11.?.l:'~
(Lameha)-
..,(yo) iÌ - n r::::>-. r::::> (Zohrei)- inspir., 1DtlJ1R
inspir.,m:p (Pneh)-inspir., 'l=?ì·r (Qdushateha).

inspir.,.., (yo) iÌ - inspir., ~ (ghi) -0--:

inspir., '?~p(Qabel)- inspir., nn (Rinath) - inspir., 19.12
(Amha) -
(Shagvenu) - inspir., 1:J"Ji]~(Taharenu) - inspir., tqì·:i
inspir., 1J::;iptz; inspir., ~ (r,e) <=i- inspir., J 9 - inspir., p
(Nora).
inspir., i:JrJ.l])i!](Shavatenu) - inspir., '?~p (Qabel) - inspir., 1'Q~1
inspir., p (qo) iÌ - inspir., 'J (re) <=i- inspir., J?(a) r::::> (Ushma) - inspir., 1JtJRl2~ (Tsaaqatenu)- inspir., .l}jì.' (Yodeii)- inspir.,
~. -0-- ~ (te) <=i- inspir., ..:i ~ nìt)~l71J
(Tiilumoth).
..

inspir., ~ (shi) -0-- inspir., p

(qo) iÌ - inspir., J(va) e:>
i~spir., ~~ (Na) - inspir., iì·J~ (Ghibor)- inspir., 'tQ;ìì (Dorshei) inspir., ~ 9 - inspir.,.., iÌ - inspir., !') (ta) e:>
inspir., 1-:nn;(Yihudeha) - inspir., n~~=?(Kevavat) - inspir., t:ljf-?tl}
(Shamrem).
LA PRATICA DELLE DIECI RUOTE
inspir:, -~ (nu) - inspir.,) (ghi) -0-- inspir., j (da) 9 Nel Capitolo IX compare un diagramma sferico contenente dieci
·, iÌ - inspir., 9 - inspir., ~ (shi) ..Q.. ruote intrecciate, che rappresentano graficamente le 231 porte in
grado di aprire le com.binazioni mistiche dell'alfabeto ebraico. Tali
ruote, correlate con le dieci Sephiroth,racchiudono delle sequenze
inspir., D.:;r:i:; (Barhem) - inspir., t:lji]~ (Taharem) - inspir., 'Q1:)"J di lettere che si possono vocalizzare al fine di sintonizzarsi con le
(Rahamei) - inspir., 1DR7~ .(Tsidqateha) - inspir., 1'Q1J(Tamid) - relative qualità sefirotiche, contemplando la sfera corrispondente.
(Gomlem).
inspir., t:l?.f-?P Ecco le vocalizzazioni associate a ogni ruota:
Prima ruota - Kether:
inspir., ~ (be)<=i- inspir., ~ (te) <=i- inspir., 'J (re) <=i Faccia anteriore di Kether
inspir., ~ (tsa) 9 - inspir., 9 - inspir., ~ (ghi) -O-

254 255
 QABALAH ESTATICA E TSEIUJp
RESPIRAZIONE E MOVIMENTI

~ (te) <=ip (qo) ir Quarta ruota - Chesed:

9 ~ (ghi) -0-O.(me) <=i
~ (a) 9 iJ (ne) <=i9 (sa) rJ(ta) 9 J (za) 9 -~(nu)
Faccia posteriore di Kether iQ(shi) -0-J (va) 9 O.(me) <=i'J(re)iJ (he) <=i~ (la) 9
·p(qo) ir "J(da) 9 =?(ka) 9 ~ (tsa) 9 ~ (ghi) -0-·, (yo) ir
~ <=i~ ~ (te) <=i (a) 9
(la) 9 iJ(ta) 9 ·, (yo) ir 'J(re) <=iiJ (ne) <=i~ (tsa) q
) (va) 9 -s;(a) 9 (da) 9 -~(nu) ~ ~ • <=i
Quinta ruota - Gevurah:
Seconda ruota - Chokmah: Faccia anteriore di Gevurah

~ (a) 9 ·, (yo) P (qo) ir) (va) 9 9 (sa) 9 ~ (be)=?(ka) 9 ~ (a) 9 J (za) 9 O.(me) <=ip (qo) ir ~ (ghi) -0-~ (te) <=i

?
'J(re) <=iJ (za) 9 -s;(a) 9 ~ (ghi) ,O. (la) q iQ(shi) -O, 9 (sa) 9 iQ -0-iJ (he) <=i~ 9 ~ <=i
iJ (ne) <=i~ (pe) "J(da) 9 O.(me) <=iiJ (ta) q ~ (te) <=i Faccia posteriore di Gevurah
~ iJ (he) <=i-~(nu) ~ (la)~ (tsa) ~ (be) <=iiJ (ne)-~(nu) ~ 'J(re) <=i"J.
(da)
·, (yo) ir -s;(a) rJ(ta)) (va) 9
Terza ruota - Binah:
Faccia anteriore di Binah Sesta ruota - Tiphereth:

~ (a) 9 ~ (te) <=i~ (pe) ~ (ghz) =?(ka) q p (qo) if ~ (a) 9) (va) 9 =?(ka) 9 -s;(a)~ (shi) "J(da) 9 ~ (te) <=i
iJ <=iO.(me) <=iiQ -0- (za) 9 q -~(nu) ~ p (qo) ir ~ (be) <=iJ (za) 9 7
(la) 9 ~ (pe) <=i
rJ(ta) 9 iJ (He) <=i.,(yo) ir 9 (sa) 9 "J(re) <=i~ (ghi) -O-
Faccia posteriore di Binah i) (ne) <=iO.(me) ~ (tsa) 9

(la) 9 'J(re) <=i).(va) 9 -~(riu9~ iJ(ta) 9 iJ (ne) <=i Settima ruota - Netzach:
-s;(a) 9 ~ (be) <=i.,(yo) ir ~ 9 (da) q Faccia anteriore di Netzach

~ (a) 9 iJ (he) <=i~ (te) <=iO.(me)~- (pe.)<=iiQ(shi)

(nu) ~ J 9 ~ 9 9 (sa) q:p (qo) ir

256
257
QABALAH ESTATICA E TSERU!l

Faccia posteriore di Netzach

(la) 9 JJ(a) 9 "J(re) <=i~ (be)J (va) q..,

9 Q 9 '7(da) 9 iJ

Ottava ruota - Hod:

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261
260
 INDICE

Introduzione ............................................................................................................... 3
Capitolo I ...................................... :............................................................................. 7
0THIOTH, LE LETTERE SIMBOLO ..................................................................... 7·
Il simbolismo .......................................................................................... 9
L'analogia ....................................... ,...................................................... 18
Il Drash o dell'ermeneutica ................................................................. 20
Simboli e psicologia ............................................ ,................................ 24
Le lettere simbolo ................................................................................. 27
Othioth e lettura equidistante .............................................................. 37
Capitolo II ............................................................................................ .'....................4.1
CHOKMAH, LA SAGGEZZA DEI CABBA)...ISTI................................................... 41
La sfera spirituale ................................................................................. 45
Lo Tsimsum ............................................................................................ 49
Lo Tsimsum nella lettura equidistante ............................................... 57
Capitolo III ................................................................................................................ 61
LAPOTENZA DELLA MANO .......................................................................... 61
La notarica di ;n,7~nella Genesi ......................................................... 61
Le quattro lettere ,77,7'e i quattro mondi ..................... :.................... 62
Abramo e Sarah .................................................................................... 66
La mano divina ..................................................................................... 68
Il numero cab balistico della potenza ................................................. 71
Il pleroma dei cabbalisti ...................................................................... 72
I ventotto tempi del Qoèlet (177,7;?) ..................................................... 75
I tempi del Qoèlet .................................................................................. 76
La potenza del Principio ..................................................................... 79
Capitolo IV ............................................................................................................... 81
L'EQUILIBRIO DEL NOME IN QUARANTADUE LETTERE................................. 81
Ehyeh Asher Ehyeh ................................................................................. 82
Il numero 42 .......................................................................................... 85
Il Nome divino in quarantadue lettere .............................................. 86
Il Grande Nome cabbalistico .............................................................. 90
I ventotto campi della Shekinah .......................................................... 92
Le ventotto case della luna, .................................................................. 98
Capitolo V ............................................................................................................... 103
EIN-SOF E SEPHIROTH .......................................................... : ..................... 103
L'Atsmuth ............................................................................................. 104
Sephiroth e colori ................................................................................. 112
Esercizio di visualizzazione .............................................................. 114

263
 INDICE
';I lì' Tsmrnr
QAIW.A/1 l(,W'A'l'/(
Lo Shefà................................................................................................ 233
Capitolo VI ............................................................................................................. 121 neshimah, la respirazione ................................................................... 235
J 'T'IWNTADUESENTIERI DELLA SAGGEZZA .................................................. 121 Bar e Go ................................................................................................ 237
Organizzazione dei trentadue sentieri, o i trentadue Elohim........126 Shifah, l'inspirazione ..............,............................................................ 238
I trentadue livelli di coscienza .......................................................... 133 Neshifah, l'espirazione .................................. :..................................... 238
Un iperspazio a cinque dimensioni ................................................. 144
Hafssaqah,la ritenzione ...................................................................... 239
L'iperspazio, l'accesso al senza forma ............................................. 147 Il soffio e le tre madri. ........................................................................ 240
Il cuore di Yaho ................................................................................... 151 Il ritmo ................................................................................................. 242
La magia dei trentadue nomi ........................................................... 153 La respirazione completa ......................:........................................... 242
I trentadue segni della Ruach ............................................................154 Respirazione con il controllo dello Shejà.........................................243
Capitolo VII ............................................................................................................ 157 Neshimah e Tseruf................................................................................ 244
HJTBODEDUTH E HAZKARAH ...................................................................... 157 Movimenti e Tseruf ............................................................................ 248
Lekh Lekha ............................................................................................ 163 I movimenti. ................................................................................... ,.... 250
La mistica della rotazione ................................................................. 164 Le cinque vocali naturali ................................................................... 251
La ruota di Ghel - ~J........................................................................... 165 La pratica del Nome in quarantadue lettere ................................... 253
Capitolo VIII ........................................................................................................... 171 La pratica delle dieci ruote ...........................:.................................... 255
I FONDAMENTI DELLO TSERUF ................................................................... 171
Ath-bash - IZ'"Jl)"N ............................................................................ 173 ~~:~~:~~~~~~.:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::
Al-bam - D"Jti"N........................................................... : .....................
173
At-balì - !l"J 'CJ"N ................................................................................ 174
Aness-beta - JJ"'CJJ O"!!N..................................................................... 174
Aiq-bakar- i''J?J P"'N........................................................................ 175
Ab-gad ~ 7"J J"N ................................................................................. 175
Tsiur othioth - l77'l77Nì7S .................................................................. 176
Capitolo IX.............................................................................................................. 179
LE 231 PORTE DELLO SPIRIT0 ..................................................................... 179
Il saggio e il Golem.................................:............................................182
Le 231 porte dello Tseruf ......,............................................................185
Le tavole degli Tserufim..................................................................... 187
La meditazione sulle porte ................................................................ 191
Capitolo X ............................................................................................................... 195
LA QABALAH DELLA LINGUA .................................................................... 195
Le cinque vocali dello Tseruf.............................................................197
Il metodo di vocalizzazione .............................................................. 203
La pratica di base ..................,...................... ::.................................... 205
Vocalizzazioni orientate .................................................................... 208
Le vocali e il canto dell'anima .......................................................... 213
La:Neshamah......................................................................................... 2.15
Capitolo XI .............................................................................................................. 219
Lo TSERUF DEI NOMI ......................................... , ..... , ................................. 219
Lo Tseruf a tre lettere .......................................................................... 222
La vocalizzazione dei Nomi di potere ............................................. 225
Lo Tseruf del Tetragramma ............................................................... 227
Capitolo XII ............................................................................................................233
RESPIRAZIONE E MOVIMENTI ..................................................................... 233
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