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CAPITOLO 30: I FATTI ILLECITI

Art. 2043. Risarcimento per fatto illecito


Qualunque fatto doloso o colposo, che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga
colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno

Ai fini del risarcimento devono sussistere i seguenti elementi:

elementi oggettivi:
danno ingiusto (lesione di un interesse giuridicamente protetto)
nesso di causalità adeguata tra fatto e danno
elementi soggettivi:
imputabilità (capacità naturale)
colpevolezza (negligenza, imprudenza o imperizia) o dolo

Il danneggiato deve provare:


il danno
la colpa o il dolo
il nesso di causalità
ed il termine di prescrizione è di regola quinquennale (salvo eccezioni: es 2 anni nel
caso di incidenti stradali)

CAUSE DI GIUSTIFICAZIONE ossia di esclusione dell’antigiuridicità del fatto e,


quindi, dell’obbligo di risarcire il danno

Art. 2044. Legittima difesa


Non è responsabile chi cagiona il danno per legittima difesa di sé o di altri.

Art. 2045. Stato di necessità


Quando chi ha compiuto il fatto dannoso vi è stato costretto dalla necessità di salvare
sé o altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, e il pericolo non è stato
da lui volontariamente causato né era altrimenti evitabile, al danneggiato è dovuta
un'indennità, la cui misura è rimessa all'equo apprezzamento del giudice

Mentre nel 2044 c’è una aggressione ingiusta, nel 2045 non essendoci alcuna
aggressione è giustificabile il pagamento di un’ indennità (somma disposta per
eliminare i danni procurati da fatti non considerati illeciti)

Art. 2046. Imputabilità del fatto dannoso


Non risponde delle conseguenze del fatto dannoso chi non aveva la capacità
d'intendere o di volere al momento in cui lo ha commesso, a meno che lo stato
d'incapacità derivi da sua colpa (es. se dopo aver ben bevuto distruggo un locale
evidentemente sono responsabile)
Ma poiché non è giusto che i danni procurati da una persona incapace siano
considerati una pura e semplice disgrazia per chi li subisce, entra in gioco il
2047

Art. 2047. Danno cagionato dall'incapace


[1] In caso di danno cagionato da persona incapace di intendere o di volere, il
risarcimento è dovuto da chi è tenuto alla sorveglianza dell'incapace, salvo che provi
di non aver potuto impedire il fatto
[2] Nel caso in cui il danneggiato non abbia potuto ottenere il risarcimento da chi è
tenuto alla sorveglianza, il giudice, in considerazione delle condizioni economiche
delle parti, può condannare l'autore del danno a un'equa indennità.

Art. 2048. Responsabilità dei genitori, dei tutori


Il padre e la madre, o il tutore, sono responsabili del danno cagionato dal fatto illecito
dei figli minori non emancipati o delle persone soggette alla tutela, che abitano con
essi a meno che provino di non aver potuto impedire il fatto ( dovranno dimostrare di
aver dato un’educazione conveniente al minore)
Art. 2048 c. 2. Responsabilità dei precettori e dei maestri d'arte I precettori e coloro
che insegnano un mestiere o un'arte sono responsabili del danno cagionato dal fatto
illecito dei loro allievi e apprendisti nel tempo in cui sono sotto la loro vigilanza a
meno che provino di non aver potuto impedire il fatto

Il 2047 ed il 2048 hanno un’applicazione alternativa in relazione alla capacità


d’intendere e di volere di chi procura il danno, infatti, se è capace di intendere o di
volere si applica il 2048 mentre se é incapace di intendere o di volere si applica il
2047. Per esempio, se un bambino sbattendo una porta rompe una mano al
compagno si applica il 2047, se lo fa uno studente di 15 anni si applica il 2048. Se,
invece, in entrambi i casi lo studente inciampa e si rompe i denti si applica la
responsabilità da contatto sociale e, quindi, il 1218.
Ma in tutti questi casi si ha comunque una presunzione di colpa (spetterà
all’insegnante dimostrare la sua non colpevolezza).

Art. 2049. Responsabilità dei padroni e dei committenti (si tratta della responsabilità
del datore di lavoro)
[1] I padroni e i committenti sono responsabili per i danni arrecati dal fatto illecito dei
loro domestici e commessi nell'esercizio delle incombenze a cui sono adibiti.

Art. 2050. Responsabilità per l'esercizio di attività pericolose


[1] Chiunque cagiona danno ad altri nello svolgimento di un'attività pericolosa, per
sua natura o per la natura dei mezzi adoperati, è tenuto al risarcimento, se non prova
di avere adottato tutte le misure idonee a evitare il danno.
Art. 2051. Danno cagionato da cose in custodia
[1] Ciascuno è responsabile del danno cagionato dalle cose che ha in custodia, salvo
che provi il caso fortuito.

Art. 2052. Danno cagionato da animali


[1] Il proprietario di un animale o di chi se ne serve per il tempo in cui lo ha in uso, è
responsabile dei danni cagionati dall'animale, sia che fosse sotto la sua custodia, sia
che fosse smarrito o fuggito, salvo che provi il caso fortuito.

Art. 2053. Rovina di edificio


[1] Il proprietario di un edificio o di altra costruzione è responsabile dei danni
cagionati dalla loro rovina, salvo che provi che questa non è dovuta a difetto di
manutenzione o a vizio di costruzione.

Art. 2054. Circolazione di veicoli


[1] Il conducente di un veicolo senza guida di rotaie è obbligato a risarcire il danno
prodotto a persone o a cose dalla circolazione del veicolo, se non prova di aver fatto
tutto il possibile per evitare il danno.
[2] Nel caso di scontro tra veicoli si presume, fino a prova contraria, che ciascuno dei
conducenti abbia concorso ugualmente a produrre il danno subito dai singoli veicoli .
[3] Il proprietario del veicolo o, in sua vece, l'usufruttuario o l'acquirente con patto di
riservato dominio, è responsabile in solido col conducente, se non prova che la
circolazione del veicolo è avvenuta contro la sua volontà (se ad es lascio le chiavi nel
cruscotto sono responsabile in solido con il conducente).
[4] In ogni caso le persone indicate dai commi precedenti sono responsabili dei danni
derivati da vizi di costruzione o da difetto di manutenzione del veicolo

Mentre la regola generale contemplata nel 2043 fonda il risarcimento sul principio
della colpevolezza del danneggiante, da dimostrare, la responsabilità oggettiva,
invece, si fonda sul solo nesso di causalità tra il fatto e il danno, la colpa è presunta
salvo prova liberatoria. Nelle ipotesi di responsabilità oggettiva il criterio di
imputazione del danno si fonda sul rischio connesso all’ esercizio di un’attività
pericolosa (2050 e 2054) o connesso alla proprietà di animali o di edifici (2052 e
2053) oppure connesso alla custodia di cose (2051) oppure per i genitori e i tutori la
responsabilità si fonda sulla potestà (2048 c 1), così come per chi è tenuto alla
sorveglianza la responsabilità si fonda sulla vigilanza (2047 e 2048 c 2). In tutti
questi casi, comunque, la colpa è presunta perciò si deve risarcire il danno se non si è
in grado di fornire una prova liberatoria.

Art. 2055. Responsabilità solidale


[1] Se il fatto dannoso è imputabile a più persone, tutte sono obbligate in solido al
risarcimento del danno.
[2] Colui che ha risarcito il danno ha regresso contro ciascuno degli altri, nella misura
determinata dalla gravità della rispettiva colpa e dall'entità delle conseguenze che ne
sono derivate.
[3] Nel dubbio, le singole colpe si presumono uguali

Art. 2056. Valutazione dei danni


[1] Il risarcimento dovuto al danneggiato si deve determinare secondo le disposizioni
degli articoli 1223, 1226 e 1227.
[2] Il lucro cessante è valutato dal giudice con equo apprezzamento delle circostanze
del caso.

Art. 1223. Risarcimento del danno


[1] Il risarcimento del danno per l'inadempimento o per il ritardo deve comprendere
così la perdita subita dal creditore come il mancato guadagno, in quanto ne siano
conseguenza immediata e diretta (secondo il nesso di causalità adeguata ci si deve
chiedere se quel danno si possa attribuire a quel fatto)

Art. 1226. Valutazione equitativa del danno


[1] Se il danno non può essere provato nel suo preciso ammontare, è liquidato dal
giudice con valutazione equitativa.

Art. 1227. Concorso del fatto colposo del creditore


[1] Se il fatto colposo del creditore ha concorso a cagionare il danno, il risarcimento è
diminuito secondo la gravità della colpa e l'entità delle conseguenze che ne sono
derivate.
[2] Il risarcimento non è dovuto per i danni che il creditore avrebbe potuto evitare
usando l'ordinaria diligenza.

Poiché il 2056 non richiama il 1225 si deve ritenere che nel caso di fatto illecito
vengano risarciti sia i danni prevedibili che quelli imprevedibili, a differenza di
quanto accade in caso di inadempimento laddove i danni imprevedibili sono risarciti
solo in caso di inadempimento doloso (infatti ex art 1225 “Se l'inadempimento o il
ritardo non dipende da dolo del debitore, il risarcimento è limitato al danno che
poteva prevedersi nel tempo in cui è sorta l'obbligazione”).

Art. 2057. Danni permanenti


[1] Quando il danno alle persone ha carattere permanente la liquidazione può essere
fatta dal giudice, tenuto conto delle condizioni delle parti e della natura del danno,
sotto forma di una rendita vitalizia. In tal caso il giudice dispone le opportune cautele.

Art. 2058. Risarcimento in forma specifica


[1] Il danneggiato può chiedere la reintegrazione in forma specifica, qualora sia in
tutto o in parte possibile. (es ricostruire un muro illecitamente abbattuto; pubblicare la
rettifica di una notizia lesiva del diritto all’identità personale)
[2] Tuttavia il giudice può disporre che il risarcimento avvenga solo per equivalente
(ex 2056), se la reintegrazione in forma specifica risulta eccessivamente onerosa per
il debitore.

Art. 2059. Danni non patrimoniali (intesi come violazione di valori inerenti alla
persona e costituzionalmente garantiti)
[1] Il danno non patrimoniale deve essere risarcito solo nei casi determinati dalla
legge.

Una volta che il danno viene liquidato dal giudice, il debito nascente dal fatto illecito,
ed avente come oggetto la riparazione del danno, si trasforma da debito di valore in
debito di valuta e, trattandosi di un debito in denaro, è soggetto alla prescrizione
ordinaria decennale (e non a quella più breve prescritta per la pretesa al risarcimento).

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