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RIFLESSIONI SULL’ENERGIA
Resilienza del
sistema
elettrico
editrice alkes
RSEview
RIFLESSIONI SULL’ENERGIA
Resilienza del
sistema
elettrico
editrice alkes
2017 Editrice Alkes
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere
riprodotta, archiviata, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma o mezzo,
se non nei termini previsti dalla legge che tutela i diritti d’autore.
L’autorizzazione alla riproduzione dovrà essere richiesta a RSE
Via Rubattino 54 – 20134 Milano – Italia
ISBN 978-88-943145-0-2
Premessa
Stefano Besseghini
Presidente e Amministratore Delegato RSE
Credits
CONTRIBUTI DI:
Alessandra Balzarini. Laureata in Scienze e Tecnologie per l’Ambiente e il Territorio,
ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Scienze Ambientali. Dal 2009 lavora in RSE,
dove ha svolto ricerche nel campo della modellistica meteorologica e di qualità dell’aria.
La sua attività si è indirizzata in particolare sull’analisi degli effetti del settore elettrico
ed energetico sulle concentrazioni di inquinanti in atmosfera.
Claudio Carlini. Laureato in Ingegneria Elettrica, lavora nel Gruppo di Ricerca Reti attive: gestione
della distribuzione e della domanda del Dipartimento Sviluppo dei Sistemi Energetici, dove
si occupa dello sviluppo e della validazione in campo di algoritmi avanzati per la simulazione
e la gestione ottima di reti attive di distribuzione. Partecipa inoltre a progetti EU
nell’area dell’integrazione delle fonti rinnovabili, dello sviluppo della mobilità elettrica
e dell’Energy Storage. Membro del CIRED WG “Resilience of Distribution Grids”.
Diego Cirio. Conseguito il Dottorato di Ricerca in Ingegneria Elettrica si è occupato, in CESI e RSE,
di progetti di ricerca italiani ed europei e iniziative della International Energy Agency (IEA)
sulla sicurezza e il rischio di esercizio delle reti di trasmissione. Attualmente è responsabile
del Gruppo di Ricerca Sviluppo e Sicurezza delle Reti del Dipartimento Sviluppo dei Sistemi
Energetici di RSE.
Michele de Nigris. Laureato in Ingegneria Elettrotecnica, ha sviluppato la propria carriera tecnica
sul ciclo di vita dei componenti elettrici di trasmissione e distribuzione, coordinando
fino al 2005 la Business Unit Prove e Componenti di CESI e successivamente
il Dipartimento Tecnologie per la Trasmissione e Distribuzione di RSE. È attualmente
il Direttore del Dipartimento Sviluppo Sostenibile e Fonti Energetiche di RSE.
Paola Faggian. Laureata in Fisica, svolge da oltre dieci anni presso il Dipartimento Sviluppo
Sostenibile e Fonti Energetiche di RSE un’attività di ricerca per la valutazione
degli impatti dei cambiamenti climatici sul sistema energetico nazionale, attraverso l’analisi
di data-base, di simulazioni modellistiche nonché di dati osservati, di riferimento
per la comunità scientifica internazionale.
Maria Elena Gobbi. Laureata in Ingegneria Civile Strutturale ha lavorato nel settore
della progettazione di strutture metalliche e in cemento armato e, successivamente, in quello
della ricerca presso ENEL e RSE relativamente a studi sperimentali sul comportamento
tenso-deformativo del calcestruzzo soggetto a carichi ciclici e impulsivi, alla verifica della
sicurezza di strutture del settore elettrico (dighe, torri di raffreddamento, condotte su frane)
e quindi alla valutazione della vulnerabilità sismica della rete elettrica italiana.
Attualmente in RSE, nel Dipartimento Sviluppo dei Sistemi Energetici, lavora nel campo
dell’efficienza energetica a supporto delle politiche energetiche.
Credits
Capitolo 1 Introduzione13
Capitolo 8 In conclusione167
Bibliografia e acronimi169
Sommario
12
1 Introduzione
14
Introduzione
RETE DI TRASMISSIONE
INTERCONNESSA Carico
«concentrato»
Grandi impianti Centro di controllo
di generazione reti di distribuzione
Dati
DMS
Centro di controllo
Dati reti di subtrasmissione
Generazione
RETI DI DISTRIBUZIONE distribuita
Dati
Centro di controllo
reti di distribuzione
DMS
Utenti finali Utenti finali «Prosumers»
18
Dall’affidabilità alla resilienza – Il perché
nel documento di consultazione [3] del 18 marzo 2005 precisa che: “ade-
guatezza e sicurezza sono concetti distinti pur essendo entrambi ricon-
ducibili alla più generale nozione di affidabilità del sistema elettrico”.
L’adeguatezza di un sistema elettrico può essere definita come la ca-
pacità strutturale del sistema di soddisfare il fabbisogno di energia elet-
trica nel rispetto di prefissati livelli di sicurezza e di qualità.
Affinché un sistema elettrico sia giudicato adeguato è necessario che
sia dotato di risorse di produzione, accumulo, controllo della domanda e
di capacità di trasporto sufficienti a soddisfare la domanda attesa più un
prefissato margine di riserva di potenza. Ciò implica la pianificazione
degli investimenti in capacità di produzione e/o di trasmissione in fun-
zione delle previsioni di crescita della domanda, della sua ripartizione
fra le zone di rete e delle risorse di flessibilità disponibili.
20
Dall’affidabilità alla resilienza – Il perché
2.3 I BLACKOUT
Per analizzare e trattare i problemi che hanno impatto sulla sicurezza del
sistema elettrico ci si avvale del diagramma degli stati di esercizio (Figura 2.2), in
base al quale si distinguono le diverse situazioni in cui si può trovare il sistema.
Stato normale. Situazione in cui la richiesta complessiva di carico è
soddisfatta, non sussistono violazioni a regime stazionario dei limiti
di funzionamento dei componenti costituenti il sistema stesso e sono
soddisfatti i criteri di sicurezza previsti (Criterio N-1). Il sistema può
sopportare le contingenze plausibili e i margini di riserva sono sufficienti
per evitare problemi di stabilità.
Stato di allerta. Situazione in cui la richiesta complessiva di carico è
soddisfatta, non sussistono violazioni a regime stazionario dei limiti di
funzionamento dei componenti costituenti il sistema stesso, ma non sono
soddisfatti i criteri di sicurezza previsti (solitamente a causa di precedenti
fuori servizio). Nello stato di allerta i margini di sicurezza non sono
sufficienti per garantire il soddisfacimento dei vincoli a fronte di un’altra
contingenza e un ulteriore disturbo può provocare violazioni dei limiti
operativi dei componenti.
Stato di emergenza. Situazione in cui la richiesta di carico è soddisfatta ma,
a regime stazionario, si verificano violazioni dei limiti di funzionamento
su almeno un elemento di rete (ad esempio: sovraccarichi delle linee). Il
sistema può passare allo stato di emergenza a seguito di una contingenza
nello stato di allerta o in seguito a una contingenza non prevista dai criteri
di sicurezza predefiniti. Dallo stato di emergenza è possibile tornare allo
stato normale tramite azioni correttive.
Stato di emergenza estrema. Situazione caratterizzata da violazioni dei
vincoli, sbilancio fra generazione e carico, intervento di protezioni,
separazione di rete, disalimentazione parziale o totale del carico
..
2 3 1 Qualche caso significativo
22
Dall’affidabilità alla resilienza – Il perché
NORMALE
Richieste di energia soddisfatte
Tensioni e frequenze entro valori ammissibili SICURO
Assenza di sovraccarichi
Criteri di sicurezza soddisfatti (N-1)
Controlli preventivi
RIPRISTINO ALLARME
Richieste non soddisfatte Richieste soddisfatte NON SICURO
Grandezze nei valori ammissibili Grandezze nei valori ammissibili
Risincronizzazione di rete Criteri di sicurezza non soddisfatti:
Ripresa del carico sistema vulnerabile
IN EXTREMIS EMERGENZA
Controlli
Richieste non soddisfatte Richieste soddisfatte
e/o protezioni
Grandezze fuori dai valori Grandezze fuori dai valori
ammissibili ammissibili
Linee aperte Stato non sostenibile nel tempo
Premesso che:
■■ tra il 24 ed il 26 dicembre 2013 una forte nevicata ha interessato tutte
le Prealpi venete, ed in particolare l’area del bellunese compresa tra
Cortina e l’Agordino;
24
Dall’affidabilità alla resilienza – Il perché
a b
26
Dall’affidabilità alla resilienza – Il perché
Nelle prime ore del 28 settembre 2003 il sistema elettrico italiano sta im-
portando circa 6.900 MW dai paesi confinanti alla frontiera settentrionale6,
a fronte di un carico di 27.000 MW, principalmente attraverso le interconnes-
sioni con la Svizzera e la Francia.
Alle ore 3.01 una linea a 380 kV della rete svizzera, la Mettlen-Lavorgo, a
nord del Lago Maggiore, si apre per una scarica elettrica della linea attraver-
so un albero: come conseguenza, i flussi di potenza si ridistribuiscono sugli
altri collegamenti. L’operatore svizzero tenta la manovra di richiusura della
linea, ma senza successo a causa dell’elevato sfasamento tra le tensioni agli
estremi del collegamento scattato (le protezioni impediscono la manovra).
Alle 3.10 gli operatori della rete svizzera chiamano gli operatori del centro
nazionale di controllo del GRTN (ora Terna) a Roma, chiedendo di ridurre
di 300 MW il transito verso l’Italia, in modo da rientrare al valore program-
mato di importazione ed alleggerire l’impegno delle restanti linee svizzere.
L’azione di controllo richiesta è attuata entro 10 minuti. Questo intervento,
insieme con alcuni aggiustamenti effettuati nella rete svizzera, si rivela però
insufficiente per eliminare la situazione di criticità: alle 3.25 la linea a 380 kV
Sils-Soazza nel cantone dei Grigioni, a nord della Valtellina, scatta per una
scarica attraverso un albero, presumibilmente per l’eccessivo allungamento
dei conduttori dovuto al riscaldamento degli stessi. A causa degli elevati so-
28
Dall’affidabilità alla resilienza – Il perché
FIGURA 2.5 Separazione del sistema UCTE in tre sottosistemi (4 novembre 2006).
NORD-EST
OVEST
SUD-EST
Area 1 under-frequency
Area 2 over-frequency
Area 3 under-frequency
Con una velocità del vento rilevata fino a 183 km/h, la tempesta Klaus
ha colpito una vasta area sul confine tra Francia e Spagna il 24 gennaio
2009. Le conseguenze sulla rete di trasmissione sono state ingenti: 69 linee
colpite per un totale di 176 danneggiamenti, con 35 supporti abbattuti (20
pali di cemento e 15 tralicci, di cui 30 collassati per caduta di alberi) e 141
supporti compromessi (119 pali di cemento, 22 torri a traliccio, dei quali
134 danneggiati da caduta di alberi). Il 99 per cento dei danni ha riguar-
dato la rete di alta tensione. L’88 per cento dei danni ha riguardato le linee
su pali di cemento su aree con velocità del vento superiori a 140 km/h.
L’impatto sul sistema di trasmissione francese è consistito:
30
Dall’affidabilità alla resilienza – Il perché
FIGURA 2.6 Percentuali delle principali cause associate ai disturbi sulla rete di
trasmissione nel sistema elettrico UCTE (Europa continentale) per il 2008.
12%
Sovraccarico
Scatto inatteso 20%
Guasto in dispositivo
di protezione 9%
o altro elemento
Eventi esterni
(animali, alberi,
incendi, valanghe) 10%
Condizioni eccezionali
(meteo, disastro 16%
naturale)
Altre ragioni
10%
Ragioni sconosciute
23%
..
2 3 2 Quali sono le cause dei blackout?
Caratterizzare i blackout in termini di tipologie di cause, frequen-
za, energia non fornita e tempo di ripristino, è molto interessante per
orientare gli interventi migliorativi sul sistema. Nell’ambito del progetto
europeo di ricerca AFTER – A Framework for electrical power sysTems
vulnerability identification, dEfense and Restoration (2011-2014) coordinato
da RSE [12] è stata condotta un’analisi dei dati disponibili relativi ai dis-
servizi nei Paesi dell’UE dal gennaio 2002 a giugno 2011, e dei dati del
NERC9 nel periodo 2001-2009. È emerso che:
..
2 3 3 Come si sviluppa un blackout?
Per rispondere a questa domanda occorre chiamare in causa com-
plessi fattori ambientali, tecnici, tecnologici e umani. Seppure, sotto certi
aspetti, ogni disservizio faccia storia a sé, in molti casi esistono dei denomi-
natori comuni sulle cause e le modalità dei blackout. Essi sono conseguen-
za del distacco dalla rete elettrica di componenti essenziali, dovuta a gua-
sti o ad altri fenomeni che comportano la violazione dei limiti di sistema.
Possiamo sintetizzare e generalizzare le cause e l’evoluzione dei
blackout richiamando i seguenti fatti (schematizzati anche nella Figura 2.7).
Generalmente, in presenza di un sistema elettrico molto sollecitato
(carico elevato, cospicui transiti di potenza fra diverse aree della rete) e
con scarsi margini di sicurezza (tipicamente alla presenza di componenti
fuori servizio, di generazione al limite della propria capacità o di quella
della rete a cui è collegata), uno o più guasti inattesi causano una situazio-
ne di violazione (ad esempio: il superamento della massima capacità di
trasporto di una linea) che porta il sistema in una situazione di degrado.
Molte volte, almeno inizialmente, il processo verso il blackout è len-
to: per esempio, lo scatto di un collegamento sovraccarico può avvenire
dopo decine di minuti dal manifestarsi di un sovraccarico persistente.
In tali situazioni sarebbe possibile adottare contromisure adeguate.
Questo però non sempre accade. Per esempio, se la gravità della
situazione non viene percepita dall’operatore oppure se le misure cor-
32
Dall’affidabilità alla resilienza – Il perché
Scatti in cascata:
– guasto addizionale ai dispositivi
o malfunzionamento
– scatti in cascata di linee
sovraccariche
– separazione del sistema
per problemi di stabilità
Blackout
rettive intraprese non sono adeguate. Ciò può essere dovuto a problemi
nelle dotazioni di supporto all’operatore (lacune o guasti nei sistemi di
monitoraggio e negli strumenti di analisi e valutazione degli interventi
correttivi), scarso coordinamento fra operatori, vincoli giurisdizionali,
insufficiente addestramento.
Il sopraggiungere di un secondo guasto, mentre il sistema è ancora
in uno stato critico, fa degenerare la situazione. Subentrano allora ele-
vati sovraccarichi sulle linee, fenomeni di instabilità di tensione, scatti
in cascata di collegamenti e impianti di generazione. La situazione può
..
2 3 4 Come si misura l’impatto di un blackout?
Certamente l’interruzione dell’erogazione di energia elettrica può
avere pesanti ricadute:
34
Dall’affidabilità alla resilienza – Il perché
L’Energia non fornita (Energy Not Served - ENS) netta può essere valutata confrontando il diagramma
previsionale di carico, preparato per la giornata, con l’andamento effettivo della potenza fornita. Con
riferimento alla Figura 2.8, l’energia non fornita è rappresentata dall’area tratteggiata, compresa fra la curva
previsionale e quella realmente registrata.
La quantificazione economica dell’impatto può essere ottenuta moltiplicando la quantità di energia non
fornita a seguito di uno specifico evento di disservizio, per il suo costo unitario. Sebbene il costo dell’energia
elettrica non fornita vari sensibilmente a seconda del suo uso, una stima del suo valore medio è stata
indicata da AEEGSI in 3.000 euro/MWh (Deliberazione 28 maggio 2008 -ARG/elt 68/08).
Il valore del VENF è stato modificato dall’Autorità [15] nell’ambito della recente regolazione sulla
continuità del servizio di trasmissione elettrica. Nel caso della rete di trasmissione, la nuova regolazione
prevede rimborsi di 2.500 euro/MWh a seguito di interruzioni prolungate di utenti AAT e AT, e penalità/
incentivazioni di 15.000 euro/MWh relativamente al raggiungimento degli obiettivi di miglioramento. Nel caso
invece della distribuzione, la valorizzazione dipende dal grado di concentrazione degli utenti e dalle fasce di
durata dell’interruzione, con valori da 4 centesimi di euro/minuto/kW fino a 48 centesimi di euro/minuto/kW.
Termine
del processo
di ripristino
Fase di sviluppo
del blackout Processo di ripristino
TEMPO
4.500
4.000
3.500
3.000
MWh
2.500
2.000
ENS per altre cause,
MWh 1.500
ENS per incidenti
1.000
rilevanti, MWh
0
2010 2011 2012 2013 2014
Anno
36
Dall’affidabilità alla resilienza – Il perché
CAUSE CONSEGUENZE
Barriere
Modesta
Naturali Moderata
p Interne
p Esterne
Approfondimento regolatorio
Precisando che:
38
Dall’affidabilità alla resilienza – Il perché
E sottolineando che:
Minacce
all’infrastruttura Esterne (esogene) Interne (endogene)
di potenza
Naturali Fisiche: Neve, Ghiaccio, Fisiche: Invecchiamento
Fulmini, Inondazioni, Incendi, Funzionali: Insufficienti margini di stabilità
Alte temperature, Terremoti,
Animali…
Antropiche Non intenzionali fisiche: Non intenzionali fisiche: Errori di installazione,
Azioni di macchine operatrici, incidenti in occasione di lavori su impianti; Difetti
sistemi di irrigazione; di progettazione o realizzazione dei componenti
Collisioni con veicoli/aerei… Intenzionali fisiche: Azioni malevole degli operatori
Intenzionali fisiche: Furti, Non intenzionali funzionali: Errori di conduzione
Sabotaggi… del sistema da parte degli operatori
Minacce
Esterne (esogene) Interne (endogene)
ai sistemi ICT
Naturali Fisiche: Inondazioni, Fulmini, Fisiche: Guasti interni di sistemi ICT
Incendi, Alte temperature, Funzionali: Operazioni fuori range,
Terremoti, Animali… Obsolescenza dei sistemi
Antropiche Non intenzionali fisiche: Scavi, Non intenzionali funzionali: Errori di progetto
Collisioni con veicoli/aerei… delle funzionalità ICT (protezione, controllo…),
Intenzionali fisiche: Sabotaggi… Errori SW
Non intenzionali funzionali: Intenzionali funzionali: Azioni malevole
Problemi a sistemi ICT di terzi di operatori
Intenzionali funzionali: Attacchi
informatici
40
Dall’affidabilità alla resilienza – Il perché
42
3 Criticità del sistema
elettrico – Il cosa
FIGURA 3.1 Statistiche su minacce meteo: contributi percentuali delle diverse cause
alle perturbazioni elettriche di origine meteo per le linee a 380 kV.
100
90
80
Vento 70
Vento salino 60
Neve e ghiaccio
50
%
Sovratensione
atmosferica 40
Inquinamento
30
Umidità
Nebbia 20
Incrostazioni saline
10
Alluvioni
0
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
Mesi
44
Criticità del sistema elettrico – Il cosa
FIGURA 3.2 Statistiche delle fulminazioni in Italia (per anno e per km2)
in accordo con la Norma CEI 81-3.
4 f/ykm2
2.5 f/ykm2
1.5 f/ykm2
..
3 1 1 Temporali e trombe d’aria
Temporali e trombe d’aria interessano largamente il territorio na-
zionale. In particolare le zone caratterizzate da elevati contrasti termi-
ci, come le pianure del nord e le coste sono soggette alla formazione di
temporali estremamente localizzati e fenomeni di tipo vorticoso come
le trombe d’aria.
In presenza di un forte temporale si verificano alcuni fenomeni di
particolare intensità che mettono in seria difficoltà la resistenza di og-
getti al suolo, come tetti di case, linee elettriche, alberi e colture; le
precipitazioni intense di pioggia o grandine; il fulmine, dovuto all’elet-
trificazione della nube; il vento forte, provocato da repentini squilibri
dell’energia potenziale del sistema.
L’evoluzione di una cella temporalesca avviene tipicamente in qual-
che ora, e il suo raggio d’azione può estendersi da qualche chilometro
fino ad alcune decine di chilometri.
Precipitazioni
Le precipitazioni intense possono mettere a repentaglio il funziona-
mento di cabine elettriche a causa di allagamenti e infiltrazioni. Laddo-
ve i territori presentano situazioni di dissesto idrogeologico, le precipita-
zioni possono causare frane che coinvolgono le linee elettriche.
Fulmini
Durante un temporale particolarmente intenso possono cadere fino
a 30 fulmini/km2, valore molto più alto di quelli medi annuali riportati
nelle linee guida CEI 81-31 (Figura 3.2).
Le linee aeree e le stazioni all’aperto risultano soggette a fulmina-
1 In questa monografia si fa riferimento alla vecchia norma solo per dare una
indicazione di massima al lettore. Nel febbraio 2013 infatti è stata pubblicata
la nuova serie di Norme CEI EN 62305-1/4 (classificazione CEI 81-10/1-4)
relativa alla protezione delle strutture contro i fulmini. La serie si compone
di quattro Parti aventi ciascuna uno specifico campo di applicazione.
Contestualmente le linee guida CEI 81-3 sono state abrogate. La nuova
norma fa riferimento ai dati sulle fulminazioni derivate dal sistema SIRF del
CESI (http://www.fulmini.it/).
46
Criticità del sistema elettrico – Il cosa
Vento forte
Seppur di breve durata e ridotta estensione, i temporali possono
raggiungere intensità tali da causare forti colpi di vento che agiscono
TABELLA 3.2 Classificazione delle trombe d’aria in base alla scala Fujita.
Trombe d’aria
Le trombe d’aria si sviluppano generalmente all’interno di celle
temporalesche molto intense denominate supercelle. Sebbene inte-
ressino aree di dimensioni limitate, sono in grado di provocare danni
48
Criticità del sistema elettrico – Il cosa
La tromba d’aria di Trezzo d’Adda del 29/07/2013 è stata un evento di intensità F2, con tetti e capannoni
scoperchiati, alcuni feriti, e danni stimati attorno ai 15 milioni di euro.
L’evento ha danneggiato una linea a 380 kV, a causa della collisione con lamiere di copertura dei
tetti dei capannoni della zona industriale, che sono stati scoperchiati (Figura 3.4). La Figura 3.5 mostra
un’osservazione radar dell’evento e mette in evidenza la struttura ad uncino che tipicamente accompagna le
celle temporalesche con associate trombe d’aria.
Studi condotti da RSE direttamente [23] e in collaborazione [24] confermano che in Italia i fenomeni di wet
snow sono generalmente in aumento (vedi Figura 3.6). A fronte di una diminuzione delle nevicate totali (linea blu),
si registra un aumento delle nevicate umide (linea arancione). Questa tendenza è evidente a partire dalla metà
degli Anni ’80 e si riscontra sia in pianura sia in montagna, segno di un fenomeno esteso a tutto il territorio.
BOLOGNA
25
20
15
N. eventi
10
Tutti gli eventi nevosi
Solo gli eventi 5
di wet snow
0
1955 1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005
1951 1956 1961 1966 1971 1976 1981 1986 1991 1996 2001
Anno
WIND
Durante gli eventi di nevicata umida, il flusso di precipitazione nevosa, per azione del vento, si deposita
sulla superficie laterale dei conduttori, prevalentemente in prossimità delle cavità tra i trefoli. Come
descritto in Figura 3.7, il baricentro risultante si sposta sul lato in cui la neve si è depositata allontanandosi
dal baricentro geometrico del solo conduttore, il quale ruota e favorisce progressiva deposizione della
neve. In questo modo il conduttore subisce una lenta rotazione e sulla sua superficie si forma via via un
manicotto. La limitata rigidezza torsionale dei conduttori è pertanto il principale meccanismo che conduce
alla formazione di un manicotto cilindrico di neve.
50
Criticità del sistema elettrico – Il cosa
..
3 1 2 Neve e ghiaccio
Le formazioni di manicotti di neve o ghiaccio sui conduttori delle
linee elettriche sono il risultato dell’interazione fra vari fenomeni
meteorologici quali le nevicate umide, le nubi basse trasportate dal
vento e la pioggia sopraffusa sui conduttori.
FIGURA 3.8 Le nevicate non sono tutte uguali, e non tutti
Guasto permanente di una linea i tipi di neve danno luogo a manicotti: a seconda
a 400 kV in cui un sub-conduttore delle caratteristiche dei fiocchi, si può distingue-
del fascio trinato di una fase ha ceduto re fra neve asciutta e umida (dry snow e wet snow
meccanicamente a causa dal peso del rispettivamente). La loro pericolosità per le reti di
manicotto di ghiaccio e del forte vento. trasmissione e distribuzione è molto diversa:
Le dry snow avvengono con temperature infe-
riori a 0 °C e con fiocchi di neve con basso conte-
nuto di acqua liquida (Liquid Water Content, LWC).
In queste condizioni le formazioni di manicotti di
neve sui conduttori, caratterizzate da una densità
molto bassa (attorno ai 100 kg/m3), sono piuttosto
esigue e facilmente si ha il distacco della neve dal
conduttore (shedding).
Al contrario, le wet snow hanno luogo con una
temperatura dell’aria compresa tra 0 °C e +2 °C e
hanno una densità che può arrivare a 500 kg/m3. I
fiocchi sono caratterizzati da elevato LWC (tipica-
mente, valori di LWC circa 40 per cento rispetto alla
massa totale determinano la massima capacità di
crescita del manicotto), aderiscono facilmente tra
loro (coesione) e alla superficie esterna dei condut-
tori delle linee elettriche aeree (adesione).
L’accumulo di wet snow può condurre alla forma-
FIGURA 3.9
Conseguenze
di un sovraccarico
di neve su una linea
di media tensione.
Fonte: RETE8
Abruzzo, Linea MT,
evento del 17/01/2017
52
Criticità del sistema elettrico – Il cosa
..
3 1 3 Inquinamento salino
La formazione di scariche elettriche sugli isolatori è fra i fenomeni
più temuti per le linee aeree di trasmissione situate in specifiche aree
[26][27][28]. Il cedimento dell’isolamento può essere causato dalla com-
binazioni di umidità (nebbia, pioviggine, neve o rugiada), inquinamento
atmosferico, vento salino. I depositi di salsedine sugli isolatori si veri-
54
Criticità del sistema elettrico – Il cosa
parziali; questi possono evolvere fino alla scarica totale4 con conseguente
disconnessione della linea dalla rete (Figura 3.11 e Figura 3.12).
Le piogge abbondanti ripuliscono il deposito sull’isolatore. In assen-
za di precipitazione, uno dei rimedi generalmente adottati è la pulizia
degli isolatori contaminati. Questo intervento può essere effettuato solo
quando la linea è scollegata dalla rete. L’apertura di collegamenti rende
la rete più vulnerabile e può condurre a disservizi per gli utenti. Ciò
vale nel caso di interventi di manutenzione, ma soprattutto nel caso
di fuori servizio improvvisi causati dalla scarica degli isolatori. Quando
il fenomeno di contaminazione ha una copertura spaziale elevata e si
protrae nel tempo, i collegamenti soggetti a fuori servizio possono es-
sere numerosi e provocare disservizi significativi (vedi paragrafo 2.3.1).
I contaminanti coinvolti nel processo descritto possono essere natu-
rali o di origine antropica: i primi sono dovuti principalmente a parti-
celle di sale marino (NaCl), i secondi sono generati dalle attività umane
(attività agricole e industriali, trasporto su strada, eccetera). L’inquina-
mento di tipo marino è predominante in Italia, mentre quello indu-
striale è frazionato in aree di estensione relativamente modeste. Inoltre
le particelle di NaCl hanno un’elevata igroscopicità, rendendo questo
composto particolarmente attivo anche a bassi livelli di umidità.
È chiaro, quindi, che l’ambiente in cui l’isolante deve operare, in-
sieme alle caratteristiche dell’isolatore stesso, determinerà la severità
dell’inquinamento sulla superficie e la probabilità che si verifichi una
scarica [29]. La possibilità di conoscere le aree territoriali a maggior ri-
schio d’inquinamento è fondamentale per un’efficace pianificazione di
azioni volte a incrementare la resilienza del sistema.
..
3 1 4 Ondate di calore e siccità
Le linee di distribuzione possono risentire di periodi prolungati
di alte temperature e mancanza di precipitazioni, che provocano un
surriscaldamento e inaridimento del suolo, particolarmente danno-
so non solo per le linee interrate, ma anche perché aumentano la
possibilità di corti a terra per le linee aeree.
..
3 1 5 Terremoti
La rete nazionale è esposta al rischio di interruzioni di servizio ge-
nerate da eventi sismici. Questi infatti scuotono i componenti, in parti-
colare nelle stazioni elettriche, con conseguenze che vanno dallo scatto
delle protezioni dei trasformatori fino alla rottura dei colonnini isolanti
delle apparecchiature.
I rilievi effettuati immediatamente dopo le manifestazioni sismiche
di Friuli 1976, Irpinia 1980, Marche e Umbria 1998 e Basilicata 2000
hanno chiaramente mostrato come gli impianti AT e AAT abbiano su-
bito danni direttamente correlabili all’azione sismica, che hanno provo-
cato interruzioni del servizio. A questi danni si dovrebbero aggiungere
quelli, indiretti, generati da smottamenti innescati dal terremoto. Certa-
mente in questi casi l’intervento immediato delle squadre di manuten-
zione, come è avvenuto nel caso del terremoto di fine 2016 in Abruzzo,
può ridurre alcuni degli effetti più dannosi dei sismi.
Il danno diretto del terremoto è rappresentato dalla perdita dei com-
ponenti di rete; il danno indiretto riguarda l’interruzione del servizio, che
si verifica per l’impatto sulla rete dei guasti dovuti all’evento sismico.
Per prevenire i danni al sistema elettrico causati da eventi sismi-
56
Criticità del sistema elettrico – Il cosa
La vulnerabilità sismica delle apparecchiature [31] è la suscettibilità dei suoi singoli elementi a venire
danneggiati da un terremoto caratterizzato da un definito spettro di eccitazione.
La vulnerabilità dipende pertanto dalle caratteristiche strutturali (vincoli, materiali e geometria)
dell’elemento, che ne determinano la risposta dinamica e la resistenza, oltre che, naturalmente,
dall’intensità del sisma, espressa in termini di accelerazione al terreno e dal suo contenuto spettrale
(ampiezza delle componenti dell’eccitazione alle varie frequenze).
Nella valutazione della vulnerabilità non si può prescindere da considerazioni probabilistiche associate
alla risposta strutturale degli elementi.
Ogni apparecchiatura, quindi, risponde a proprio modo ad uno stesso pericolo sismico. Tuttavia, sotto
certe condizioni, è possibile raggruppare le apparecchiature per tipologia e definire un comportamento
sismico medio di quest’ultima attraverso la determinazione della rispettiva curva di fragilità (Figura 3.14).
Questa rappresenta la probabilità che un’apparecchiatura appartenente a una determinata tipologia
sopravviva ad un’eccitazione sismica di definita accelerazione. È chiaro che la vulnerabilità sismica della rete è
funzione di quella delle apparecchiature concentrate nei suoi nodi, rappresentati in genere dalle sottostazioni.
0,9
0,8
0,7
Probabilità di collasso
Ceramica I 0,6
Tirafondi 0,5
Ceramica III - sez.
0,4
sup
Sostegno acciaio 0,3
pf_elast 0,2
Sostegno acciaio
0,1
elasto_pl
0
0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5 0,6 0,7 0,8 0,9 1
ASP (I) [g]
..
3 1 6 Incendi boschivi
Anche gli incendi boschivi possono provocare disservizi accidentali
o messe fuori servizio di porzioni di rete a scopo preventivo per con-
sentire le operazioni di spegnimento. Ciò può provocare il sovraccarico
di altri collegamenti specialmente in condizioni di elevato fabbisogno
come nei periodi estivi in cui gli incendi sono frequenti e la portata
delle linee è ridotta per l’elevata temperatura atmosferica. Gli incendi
boschivi possono rientrare nei fenomeni naturali, quando le particolari
condizioni climatiche influenzano la loro estensione e durata.
..
3 1 7 Minacce di origine animale
Gli animali possono provocare cortocircuiti all’interno di stazioni o
lungo il percorso di linee elettriche, e interrompere le linee di comuni-
cazione per il controllo del sistema elettrico.
In particolare, l’azione di roditori può danneggiare sia la circui-
teria dei sistemi di protezione, provocando interventi intempestivi,
sia i fasci di fibre ottiche in cui circolano i segnali per il controllo,
impedendo permanentemente comunicazioni e manovre (Figura
3.15). I volatili possono causare cortocircuiti di linee aeree, a causa
del guano che inquina gli isolatori o, nel caso di aperture alari molto
grandi, a causa di contatti con i conduttori.
..
3 1 8 I cambiamenti climatici
L’intensità e la frequenza di eventi meteo estremi, come le nevi-
cate umide, le trombe d’aria, i temporali e le ondate di calore dipen-
dono da diverse variabili meteorologiche (quali temperatura, vento
e precipitazione) che in queste ultime decadi stanno cambiando in
modo significativo.
58
Criticità del sistema elettrico – Il cosa
60
Criticità del sistema elettrico – Il cosa
..
3 3 1 Atti non intenzionali
I fattori antropici sono spesso causa di guasti accidentali, per lo più
cortocircuiti (Tabella 3.4). Tali eventi possono essere causati dalla presen-
za di tecnici in stazione (contatti accidentali, manovre errate), dall’azione
di macchine operatrici (rottura di cavi interrati, contatto con le linee ae-
ree), dall’impatto con veicoli (danni ai sostegni), dall’impatto con velivoli
e oggetti portati dal vento (cortocircuiti, rottura dei conduttori e danni ai
sostegni), dai sistemi per l’irrigazione e concimazione a getto (ripetuti
cortocircuiti transitori).
Interventi scorretti dei tecnici negli impianti, come errati cablaggi e
..
3 3 2 Atti intenzionali
Sono sempre possibili atti intenzionali rivolti al sabotaggio dell’in-
frastruttura fisica della rete elettrica che, finora, si sono manifestati
con rari danneggiamenti di tralicci. Al contrario, sono frequenti i
furti di rame, alluminio e apparati che possono essere causa di dis-
servizi direttamente, durante l’azione dolosa, oppure indirettamente
per la manomissione dei componenti (Figura 3.16).
62
Criticità del sistema elettrico – Il cosa
64
Criticità del sistema elettrico – Il cosa
66
Criticità del sistema elettrico – Il cosa
..
3 5 1 Fattori non intenzionali
I guasti e malfunzionamenti dei sistemi di controllo e protezione
possono essere occulti, ossia rilevabili solo in condizioni particolari nel-
le quali la loro risposta è diversa da quella prevista. Questi fenomeni
sono particolarmente insidiosi e possono giocare un ruolo rilevante nei
processi di cascading che conducono a disservizi.
I malfunzionamenti occulti riguardano in primo luogo i sistemi di
protezione: l’espressione hidden failure (malfunzionamenti latenti) indi-
ca soprattutto gli scatti intempestivi causati, più che da tarature errate,
da comportamenti indesiderati che si riscontrano in condizioni di eser-
cizio particolari (paragrafo 5.2.3). Infatti, le tarature generalmente non
sono adattative e sono frutto di un compromesso fra esigenze contrap-
poste: da una parte garantire l’intervento nelle situazioni in cui questo
è necessario, dall’altra evitare interventi intempestivi; questi requisiti
devono essere verificati su una grande varietà di condizioni operative.
Tuttavia è assai pericoloso anche il mancato intervento dei si-
stemi di protezione, riconducibile a varie cause tra cui il malfunzio-
namento degli interruttori, che impedisce la rimozione tempestiva
e selettiva del guasto. Questo è comunque rimosso, ma solo dopo
l’intervento delle protezioni di back-up che comportano l’apertura di
un maggior numero di elementi di rete e in tempi maggiori di quelli
richiesti dall’intervento corretto.
Tale situazione può innescare fenomeni di instabilità e ulteriori
scatti in cascata. È questo uno dei casi di contingenze N-k dipen-
denti, già citate fra i fattori di rischio più temuti per l’esercizio del
sistema elettrico.
Considerazioni simili circa i guasti occulti si possono applicare ad
altri sistemi e dispositivi: ad esempio, ai sistemi di ripartenza autonoma
(black start) per la riaccensione del sistema elettrico, ai sistemi di conti-
nuità (UPS) di stazione e così via.
..
3 5 2 Fattori intenzionali
Gli attacchi informatici, oggetto della cyber security, possono
mirare a bloccare l’operatività dei sistemi di supervisione del sistema
68
Criticità del sistema elettrico – Il cosa
Indicatori per disservizio singolo Indicatori su periodi (per esempio: un anno) (*)
Indicatori relativi – Numero di disservizi
all’assorbimento P persa (MW) Valori statistici
dei disturbi Numero di cabine primarie Valori statistici;
(o secondarie) disalimentate numero di disalimentazioni per ogni cabina
Numero di utenti coinvolti Valori statistici; tipicamente, numero medio
di interruzioni per ogni utente (SAIFI)
Indicatori relativi Tempo necessario a rialimentare Valori statistici
al recupero una data percentuale del carico perso
Tempo necessario a rialimentare Valori statistici
l’ultima utenza
Durata media dell’interruzione Valori statistici
per un dato percentile
di utenti rialimentati
Recupero del carico disalimentato –
– Durata media delle interruzioni per ogni utente (SAIDI)
Indicatori combinati Energia non fornita Valori statistici; in particolare valore cumulato
Valorizzazione economica Valori statistici; in particolare valore cumulato
dell’energia non fornita (in euro)
– Durata media di una disalimentazione (CAIDI)
72
Valutare la resilienza – Il quanto
..
4 1 2 Indicatori relativi a singoli disservizi
Distinguiamo gli indicatori in accordo con le due dimensioni della re-
silienza, ossia la capacità di assorbire i disturbi, in particolare gli eventi
eccezionali, e la rapidità di recupero dai disturbi.
74
Valutare la resilienza – Il quanto
Per quanto riguarda la rete di distribuzione, le interruzioni sono classificate sulla base dei criteri
specificati al punto 7.1 del allegato A della delibera [40], che prevede che l’impresa distributrice registri
la causa di ogni interruzione, escluse le interruzioni con origine “sistema elettrico”, secondo la seguente
articolazione di primo livello.
..
4 1 3 Indicatori relativi alle prestazioni su intervalli di tempo
Gli indicatori sopra definiti sono applicabili a disservizi singoli.
Elaborando i valori relativi a una serie di disservizi, riscontrati in
un certo intervallo di tempo (per esempio, un anno), si possono otte-
nere statistiche (numerosità, valori medi, massimi, cumulati, varian-
APPROFONDIMENTO REGOLATORIO
■■ le disalimentazioni causate da interventi manuali di distacco di carico di utenti sia direttamente connessi
che indirettamente connessi alla RTN, anche se attuati tramite organi di manovra sul lato AT o nelle
reti MT dell’utente AT coinvolto, per condizioni di funzionamento di emergenza del sistema elettrico,
quali quelli: (a) in applicazione di Banco Manovra Emergenza; (b) in applicazione di PESSE (Piano di
Emergenza per la Sicurezza del Sistema Elettrico) o senza il preavviso di cui alla lettera b) del comma
3.6; (c) in condizioni di asimmetria di tensione conseguente alla perdita di una fase sulla RTN.
76
Valutare la resilienza – Il quanto
APPROFONDIMENTO REGOLATORIO
Allo scopo di qualificare e migliorare la qualità del servizio, a partire dal 2002 l’AEEGSI quantifica
le interruzioni subite dagli utenti, distinguendo tra interruzioni lunghe (con durata superiore ai 3 minuti)
e interruzioni brevi (con durata compresa tra un secondo e 3 minuti), ma escludendo gli incidenti rilevanti
e gli interventi del sistema di difesa (distacchi programmati e blackout). La figura seguente presenta
l’evoluzione di questi indicatori al 2002 al 2015.
10
9,49 9,25
9
8,23 8,31
8
7,06
7 6,73 6,88
6,48
6 5,89 5,98 5,89
5 5,82 5,05
4,64
4,38 4,41
4 4,77 4,73 4,66
4,11
Lunghe 3 2,76 2,77 3,61 3,54 2,79
2,48 2,42 2,37 2,34 2,33 2,24 2,43
2,29 2,16 2,11
Brevi 2 2,35 2,31
2,26 2,04 2,18 2,23
2,00
Totale 1
0
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015
Analogamente vengono valutate le interruzioni sulla rete di trasmissione, per le quali l’AEEGSI
stabilisce dei meccanismi di esclusione nell’articolo 4 della Delibera n. 341/07: “l’indicatore Numero
di disalimentazioni per utente RTN è pari al numero medio di disalimentazioni, lunghe o brevi, subito
dagli utenti direttamente connessi alla RTN (...) con l’esclusione delle disalimentazioni di cui
al box precedente (comma 3.4) e di quelle con origine su impianti degli utenti della RTN”.
Si stabilisce anche che l’indicatore, per ogni singola AOT (Area Operativa di Trasmissione),
è ottenuto come media ponderata biennale, utilizzando come criterio di ponderazione il numero
di utenti al 31 dicembre di ogni anno che risultavano direttamente connessi alla RTN 2008
con arrotondamento alla terza cifra decimale.
78
Valutare la resilienza – Il quanto
SAIFI
Il System Average Interruption Frequency Index (SAIFI) è il numero
medio di interruzioni che un utente può subire, calcolato come:
SAIFI=
∑λNi i i
NT
SAIDI
Il System Average Interruption Duration Index (SAIDI) è la durata me-
dia delle interruzioni per utente, calcolato come:
SAIDI=
∑UNi i i
NT
CAIDI
Il Customer Average Interruption Duration Index (CAIDI) indica la du-
rata media di una disalimentazione, ed è definito come:
SAIDI
CAIDI=
SAIFI
L’indice CAIDI può essere anche considerato come un tempo medio
di ripristino del servizio. È misurato in unità di tempo su orizzonti tem-
porali tipicamente di un anno.
Indicatori tecnici
Indicatori relativi Numero di linee e altri componenti fuori servizio per l’evento iniziale
all’assorbimento dei disturbi Tipologia e numero di componenti di stazione danneggiati
Numero di stazioni danneggiate
Numero di stazioni di cui si è perso il monitoraggio e il controllo remoto
Indicatori relativi al recupero Tempo di riparazione di ogni linea danneggiata
Tempo totale di riparazione dei componenti danneggiati
Tempo di allestimento di soluzioni provvisorie di emergenza
(linee, generatori di emergenza, eccetera)
Tempo di ripristino del monitoraggio e controllo remoto
80
Valutare la resilienza – Il quanto
Tipologia di
analisi Ex-post Ex-ante
Obiettivi
Valutazione Caratterizzare specifici disservizi accaduti Valutare la resilienza di scenari previsionali
(definite le minacce, la rete)
Caratterizzare le prestazioni aggregate Valutare la sensibilità della resilienza rispetto
su periodi rilevanti (un anno) a variazioni dei parametri, sul lungo periodo
Individuare i trend degli indici aggregati (più anni) (esempio, tempi di ritorno degli eventi estremi)
Controllo Evidenziare requisiti di incremento
di qualche aspetto particolare della resilienza
(robustezza, ridondanza)
Evidenziare gli aspetti complessivamente Quantificare il miglioramento di resilienza dovuto
più rilevanti da migliorare per incrementare a specifici interventi (robustezza, ridondanza)
la resilienza rispetto a specifici scenari di minacce ed esercizio
Quantificare il miglioramento di resilienza dovuto
a specifici interventi (robustezza, ridondanza)
sul lungo periodo
Eventi iniziatori
Se si eccettua il caso banale delle contingenze singole N-1 e di po-
che contingenze multiple note per essere assai probabili (linee in dop-
pia terna ossia due linee sulla stessa palificazione), le possibili contin-
genze iniziatrici multiple, come esito delle minacce sui componenti di
rete, non sono normalmente analizzate. Si perde in tal modo il legame
fra le minacce e i guasti, e con esso la possibilità di individuare guasti
multipli dipendenti [42] e valutarne la probabilità, variabile nello spa-
zio e nel tempo a causa della variabilità delle minacce.
82
Valutare la resilienza – Il quanto
Indicatori di sicurezza
Tipologia degli
Componente/sistema Indicatore
indicatori di sicurezza
Statici Componenti longitudinali Entità del superamento del valore limite di corrente
(linee, trasformatori)
Nodi Entità del superamento del valore limite
(massimo o minimo) di tensione
Generatori Entità di violazione dei limiti di capability
Stabilità Margini di caricabilità rispetto
alla stabilità di tensione
Sfasamento fra le tensioni agli estremi
di un collegamento, dopo la sua apertura
(in vista della richiusura)
Dinamici Stabilità transitoria Critical Clearing Time (tempo limite di rimozione
del guasto per garantire la stabilità)
Stabilità alle piccole oscillazioni Smorzamento dei modi oscillatori
Stabilità di frequenza Escursione massima di frequenza in transitorio
e a regime
Stabilità di tensione Margini di caricabilità rispetto alla stabilità
di tensione (effetto delle dinamica dei trasformatori
variatori sotto carico e dei carichi termostatici)
Fase di ripristino
Anche il ripristino è difficile da modellizzare e simulare ex-ante.
Per quantificare i tempi di ripristino del servizio sono disponibili
alcuni modelli molto semplificati, spesso derivati da correlazioni sta-
tistiche e quindi a valenza del tutto orientativa.
In varie iniziative internazionali sono stati sviluppati strumenti
molto sofisticati di supporto alla gestione del ripristino del sistema
elettrico. Utilizzando questi strumenti si potrebbero ricavare stime
più accurate, relative agli scenari di disservizio considerati. Questi
strumenti, tuttavia, sono assai poco diffusi e spesso sono disponibi-
li solo a livello prototipale. L’EPRI (Electric Power Research Institute)
ha sviluppato uno strumento a supporto del ripristino [45][46], i cui
concetti fondamentali sono stati ulteriormente estesi nel progetto
AFTER [12][47].
Per quanto riguarda il ripristino dell’infrastruttura, sono disponi-
bili modelli concettuali qualitativi che comunque possono dare qual-
che indicazione utile.
84
Valutare la resilienza – Il quanto
Il concetto di rischio è stato introdotto solo di recente in alcuni standard operativi per trattare gli eventi
estremi (NERC Std. TPL-001-4 [53]). In Europa, l’ENTSO-E [54] pur confermando la necessità di soddisfare il
criterio N-1, suggerisce un approccio basato sul rischio per quantificare l’opportunità di rendere il sistema
sicuro contro specifici disturbi N-k, con k>1. Le valutazioni di sicurezza basate sul rischio consentono di
costruire curve iso-rischio nello spazio dei parametri di funzionamento del sistema elettrico, distinguendo
tra zone ad alto rischio e a basso rischio indipendentemente dalle valutazioni degli approcci deterministici
(Figura 4.3).
FIGURA 4.3 Diagramma di rischio definito dai gestori di rete europei (ENTSO-E).
Zone 1
Zone of out-of-norm events
Expected loss: Zone 2
€, MW, MWh Unacceptable CONSEQUENCES zone (e.g. cascading effects on neighbouring countries)
Zone 3
Unacceptable RISKS zone (e.g. domestic propagation)
Unacceptable
consequences
limit
Isorisk curve
(corresponding to the maximum accepted risk)
Zone 4
Acceptable risks zone
Probability
EHV busbar / N-2 outage Auto-trasformer outage Line outage Generation set
outage
Low probability
Dimensioning events
Non-dimensioning events (outage of a nuclear site or of a 400 kV substation)
86
Valutare la resilienza – Il quanto
Considerare gli eventi estremi e il loro effetto sul sistema elettrico, per identificare i criteri e le modalità
più opportune per gestirli non può prescindere da una loro quantificazione probabilistica. Le incertezze
devono essere considerate in vari momenti:
■■ nella valutazione dello stato iniziale di rete (in contesti di programmazione dell’esercizio, a causa degli
errori previsionali sui carichi e sulla produzione da fonti non programmabili);
■■ nella identificazione e valutazione delle minacce;
■■ nel legame fra le minacce e la vulnerabilità dei componenti che causa i guasti e i disservizi (failure);
■■ nella identificazione delle contingenze più probabili;
■■ nella risposta iniziale del sistema a seguito delle contingenze (per possibili malfunzionamenti dei
sistemi di protezione);
■■ nel comportamento delle protezioni durante il cascading;
■■ nelle azioni di controllo da parte degli operatori (influenzate da impredicibilità, specialmente sotto
condizioni stressate, e/o da fattori tecnici).
..
4 5 1 Minacce, vulnerabilità e guasti
La metodologia di valutazione del rischio e della resilienza di AFTER
si basa sul modello concettuale bow-tie, già presentato nel Capitolo 2 (Fi-
gura 2.2), che descrive le relazioni tra cause e le conseguenze di eventi
indesiderati. In aggiunta alla situazione (stato) iniziale del sistema elet-
trico (che riguarda: la configurazione – elementi in servizio e topologia
della rete – e il punto di lavoro elettrico, le incertezze previsionali delle
rinnovabili e del carico da cui dipenderà la severità dell’evento; lo stato
fisico di componenti ed apparati, da cui dipende la capacità di superare
l’evento senza guastarsi) il metodo considera otto elementi.
88
Valutare la resilienza – Il quanto
..
4 5 2 Contingenze critiche e loro selezione
Un aspetto cruciale in una metodologia per la valutazione della re-
silienza consiste nell’identificare le contingenze a cui è associato un ri-
schio più elevato. Conoscere le contingenze più critiche è infatti essen-
ziale per valutare e migliorare la resilienza del sistema.
C’è però un problema, la cosiddetta esplosione combinatoria. Le con-
tingenze N-1 sono tante quanti sono i componenti del sistema: per quanto
numerose (per un sistema di trasmissione come quello italiano, nell’ordi-
..
4 5 3 Indicatori di impatto
Una volta selezionate le contingenze da analizzare in dettaglio, se ne
deve valutare l’impatto. L’approccio AFTER consente di stimare la per-
90
Valutare la resilienza – Il quanto
..
4 5 4 Indicatori di rischio
Come discusso in precedenza (vedi paragrafi 4.4 e 4.5) per valutare
la resilienza si deve estendere il concetto di rischio per considerare le
minacce, le vulnerabilità, le contingenze e gli impatti. In questo modo
si approfondiscono le analisi di sicurezza (Security Assessment–SA), spo-
stando l’attenzione sulle cause all’origine dei disservizi8.
Per una contingenza, gli indicatori di rischio sono definiti come i
valori attesi dell’impatto della contingenza stessa, in termini di carico
perso al termine dell’eventuale processo di cascading e di indici di si-
curezza tecnica nella situazione immediatamente successiva all’accadi-
mento della contingenza. In formule, l’indice di rischio Rctg associato a
una contingenza ctg è calcolato come:
Rctg= prob(ctg)ximp(ctg)
Rtot= ∑R cgt
cgt
..
4 5 6 Indicatori di ripristino
La valutazione di indicatori di ripristino è molto complessa: occorre
tenere conto sia della rialimentazione delle utenze, che può avvenire
in condizioni di parziale indisponibilità dell’infrastrutture di rete (ripar-
tenza), sia della riparazione delle infrastrutture collassate (recupero).
I tempi di ripristino sono influenzati da svariati fattori, tra cui il tipo
di generazione disponibile, la disponibilità di interconnessioni per la
riaccensione, il livello di automazione della rete, la preparazione del
personale, eccetera.
Una stima dei tempi di riparazione delle infrastrutture collassate è
proposto in [55]. In questo lavoro, il tempo per il recupero delle infra-
92
Valutare la resilienza – Il quanto
FIGURA 4.4 Schema delle componenti del tempo di riparazione di una linea
collassata.
TRES,MIN–TRES,MAX
TRES=TRES,MAX+ x(Nsq–1)
Nlinee–1
Per quanto riguarda il ripristino del servizio, come è stato detto è
difficile valutarne i tempi. Una stima approssimata può essere ottenuta
tramite analisi basate su correlazioni statistiche.
La Tabella 4.7 riporta gli indicatori utili sia per la valutazione sia
per il controllo della resilienza, che si possono calcolare applicando la
metodologia proposta.
..
4 6 1 Indicatori di resilienza riferiti al servizio
Si possono considerare come indici di resilienza, relativamente alla
proprietà di assorbimento dei disturbi, gli indici di rischio sopra definiti, in
particolare il valore atteso del carico perso (Loss of Load–LoL). Con questa
definizione, ad una resilienza infinita corrisponde un valore nullo dell’in-
dice. Per avere un indice crescente con la resilienza, si può introdurre un
nuovo indice, Resilience Level (RSL), definito come l’inverso del rischio:
1n p
P(t)=LoL xe-r·t dove r=–
TRESTORE
94
Valutare la resilienza – Il quanto
p–1
ENS= x TRESTORE x LoL
1n p
Il costo atteso si può stimare dall’energia non fornita, secondo quan-
to specificato nel paragrafo 2.3.4. Si possono infine adottare indici di
resilienza che mettono in diretta relazione le minacce con l’esito finale
del disturbo, come suggerito sopra (paragrafo 4.5.4). Indicatori del tipo:
oppure
..
4 6 2 Indicatori di resilienza riferiti alla rete
La vulnerabilità di un componente rispetto alle minacce è un indica-
tore di resilienza strutturale del componente. In particolare, si possono
definire come indici di resilienza:
96
5 Garantire la resilienza
– Il come
■■ l’introduzione di ridondanze;
■■ l’irrobustimento dei componenti;
■■ l’utilizzo di barriere di protezione.
R
Resilienza
Resilienza esercizio
infrastruttura
RO
Stato
resiliente
Rpr
Stato
post-ripristino
degrado ripristino
Rpe
Stato degrado post-ripristino
98
Garantire la resilienza – Il come
Non è raro che le controversie tra cittadini e utility, dovute a danni per
interruzioni elettriche, si focalizzino sulla prova dell’eccezionalità dell’evento,
che, in questo caso, farebbe cadere qualsiasi responsabilità di parte. Oltre
alla vaghezza del termine “evento eccezionale”, difficilmente traducibile in
definizioni precise per tutti gli eventi citati sopra, troppo spesso fenomeni
che appartengono alla normale meteorologia del nostro Paese vengono
erroneamente giudicati in questo modo. Il modo più proattivo da parte delle
utility assieme ai servizi pubblici competenti per migliorare la difesa dagli
eventi naturali si può esplicare con due tipologie di intervento:
..
5 1 1 Pianificazione smart delle reti di trasmissione
Il quadro europeo
Considerando il ruolo cruciale della trasmissione per il raggiun-
gimento degli obiettivi comunitari per il 2020, 2030 e oltre (2050) – e
tenendo conto delle esigenze derivanti dalla necessità di migliorare
100
Garantire la resilienza – Il come
Processo di pianificazione
Come sottolineato, il processo di pianificazione dell’espansione del-
la rete di trasmissione è articolato e complesso. Esso parte dall’analisi
degli scenari per descrivere le possibili/probabili evoluzioni del sistema
elettrico nel quadro temporale considerato. Questi scenari si basano su
diverse proiezioni degli andamenti nel tempo di carico, generazione,
importazioni ed esportazioni, oltre che di vari altri elementi esogeni
rilevanti; lo scopo di questa analisi è valutare l’impatto della combina-
zione di questi diversi fattori sul comportamento del sistema nel corso
degli anni. Questi fattori a loro volta dipendono da driver economici, di
mercato e regolatori (ad esempio gli obiettivi UE per 2020 e 2030).
I pianificatori hanno il compito di stabilire se, nello scenario analiz-
zato di evoluzione del sistema elettrico ed in assenza di sviluppo della
rete, il sistema elettrico sia ancora affidabile, ossia sicuro e adeguato.
L’analisi è condotta applicando metodi di simulazione statica e dinami-
ca, includendo normalmente almeno la verifica del rispetto del criterio
di sicurezza N-1 (vedi Capitolo 2).
7 https://ec.europa.eu/energy/en/topics/infrastructure/projects-common-
interest
8 ENTSO-E Guideline for Cost Benefit Analysis of Grid Development Projects,
versione finale approvata dalla Commissione Europea, febbraio 2015 (www.
entsoe.eu).
102
Garantire la resilienza – Il come
FIGURA 5.2 Benefici e indicatori per la metodologia CBA 1.0 di ENTSO-E9 (CEF).
PROJECT ASSESSMENT
Environmental Socio-economic
Technical Security
Costs and social welfare/market Sustainability
aspects of supply
impact integration
9 https://ec.europa.eu/inea/en/connecting-europe-facility
..
5 1 2 Pianificazione smart delle reti di distribuzione
La pianificazione delle reti di distribuzione si rivela tuttora essere
un aspetto sfidante. Ciò è dovuto, tra l’altro, alla sempre crescente pene-
trazione della generazione distribuita (GD), spesso da fonti rinnovabili,
che comporta notevoli complessità sia a livello della pianificazione sia
a livello dell’esercizio.
Come nel caso della rete di trasmissione, oltre alle soluzioni tradi-
zionali, basate esclusivamente sui rinforzi di rete, si devono considerare
anche soluzioni tecnologiche innovative come i dispositivi di accumulo
elettrico e il loro utilizzo in situazioni di emergenza.
La ricerca della soluzione ottimale è soggetta a vincoli tecnici re-
lativi ai profili di tensione, alla portata dei conduttori e ad eventuali
interventi di gestione attiva (riconfigurazione della rete e in particolare
contro-alimentazioni, controllo della generazione e del carico, dispac-
ciamento di potenza attiva e reattiva della generazione), al fine di tenta-
re di risolvere le criticità mediante azioni mirate.
Oltre agli aspetti tecnici (portate delle linee, tensioni ai nodi, corren-
ti di corto circuito e continuità del servizio), nelle analisi costi-benefici
si devono considerare:
104
Garantire la resilienza – Il come
106
Garantire la resilienza – Il come
..
5 1 3 Progettazione di linee con incrementata robustezza
Per resistere agli effetti dei carichi meccanici, statici e dinamici, in-
dotti da ghiaccio e vento sulle linee è in primis necessario incrementare
la tenuta meccanica/strutturale della linea e dei suoi componenti.
I valori di riferimento dei carichi a cui le strutture devono resistere
devono essere valutati sulla base delle registrazioni storiche e dell’espe-
rienza acquisita nella gestione delle linee. A questo riguardo va messa
in evidenza la generale difficoltà di reperire misurazioni storiche di ca-
richi da ghiaccio.
In Italia le scelte progettuali hanno determinato una tipologia base
di sostegni e di conduttori con il relativo tiro. Questa condizione è man-
tenuta valida per la generalità dei casi salvo casi speciali, quali le zone
liguri-emiliane dell’Appennino e particolari ambienti quali le montagne
con quote superiori a 1.200-1.500 metri sul livello del mare o zone par-
ticolarmente ventose.
La scelta delle zone speciali è una delle variabili progettuali di re-
sponsabilità del progettista.
Per quanto riguarda le misure per contrastare l’insorgere del fe-
nomeno del galoppo sulle linee (accavallamento dei conduttori), vari
studi e sperimentazioni (con campagne di misure in galleria del ven-
to) hanno permesso di analizzare a fondo il fenomeno. In particola-
re, dispositivi anti-galoppo (in grado di disaccoppiare le frequenze
torsionali da quelle verticali, all’origine di questi fenomeni nel caso
di linee con fasci di conduttori) sono stati progettati ed installati su
quelle linee che erano soggette al fenomeno, con il risultato della
scomparsa del problema [60][61].
108
Garantire la resilienza – Il come
..
5 1 4 Metodi passivi per la mitigazione
dei carichi da neve e ghiaccio
Nel caso di linee situate in zone soggette a forti sovraccarichi di
neve possono essere adottate altre misure di mitigazione per limitare
l’entità del sovraccarico stesso. Di seguito si presentano le misure di
tipo passivo applicabili a linee di trasmissione [62][63][4].
I dispositivi antirotazionali aumentano notevolmente la rigidezza
torsionale del conduttore su cui sono installati, ostacolando il mec-
canismo di continua rotazione sotto carichi eccentrici che è, come
visto, alla base della formazione e del consolidamento del manicotto.
Al fine di limitare l’entità di queste formazioni, in via sperimentale,
nel corso del 2009 TERNA ha provveduto all’installazione, su alcune
campate della linea in questione, di dispositivi antirotazionali, volti
a incrementare la rigidezza torsionale dei conduttori. La sperimen-
tazione, effettuata a valle di prove e studi condotti nell’ambito della
RdS [62] ha previsto la realizzazione e messa in opera di speciali
pendoli, costituiti da una massa sferica e da un braccio metallico, in
grado di produrre una coppia meccanica.
In Figura 5.3 è riportata una foto scattata nel febbraio 2010 dopo un
evento di formazione di manicotti di neve sulla linea: come si può notare,
FIGUARE 5.4 Vista di dispositivi (anelli plastici) per la mitigazione dei carichi
da neve bagnata su conduttori con fili elementari cilindrici.
SNOW RING
Wet Snow Snow Ring
110
Garantire la resilienza – Il come
a b
a b
112
Garantire la resilienza – Il come
Monitoraggio Sistemi di DLR in tempo reale Sistemi di supervisione WAMS (per maggiore
monitoraggio Monitoraggio temperatura di (SCADA) con funzioni situational awareness)
dei fenomeni componenti (trasformatori) evolute di monitoraggio
meteo, ambientali Monitoraggio di correnti di wide area (WAMS)
dispersione
Controllo Dispacciamento Controllo del franco da terra Cambio degli assetti Cambiamento di assetti
di potenza attiva tramite riduzione della corrente di stazione sulla base di rete post-contingenza
e reattiva sulle linee, per evitare flashover delle previsioni per per ridurre i rischi per il
per anti-icing Aumento della freccia delle ridurre la probabilità di sistema
Dispacciamento linee per aumentare il carico di contingenze multiple di Controllo coordinato di
di potenza attiva manicotto sopportabile stazione più rischiose tensione e frequenza
e reattiva Esercizio a tensione inferiore (ad Controalimentazione
per de-icing15 esempio, per HVDC) per evitare anche tra livelli di
scariche sugli isolatori tensione diversi
Riduzione degli sbilanciamenti Ridispacciamento
delle aree per ridurre le
vulnerabilità delle sezioni
..
5 2 1 Anticipare e osservare per conoscere
Previsione e monitoraggio
Osservare il sistema
Per poter controllare il sistema elettrico è necessario misurarne le
principali grandezze elettriche: presso le stazioni della rete di trasmis-
sione e distribuzione e in corrispondenza dei generatori sono installati
apparati (Remote Terminal Unit, RTU) che trasmettono le informazioni
dal campo agli elaboratori centrali attraverso sistemi di telecomunica-
114
Garantire la resilienza – Il come
16 Nei primi Anni 2000 c’è stato un forte sviluppo di strumenti per la
valutazione della sicurezza statica e dinamica della sicurezza di esercizio
del sistema elettrico (vedi Capitolo 2), che presso alcuni TSO (tra cui
TERNA), sono stati integrati nei sistemi di gestione dell’energia (Energy
Management System-EMS) dei centri di controllo. Il progresso nelle tecnologie
ICT ha inoltre permesso di ridurre i tempi necessari per le analisi di
sicurezza rendendoli compatibili con l’esercizio in-linea (ciclo di 5-15 minuti).
17 Dato da sistemi satellitari. La misura dei sincrofasori è normata dallo
standard IEEE C37.118.
TABELLA 5.2 Applicazioni dei sistemi Wide Area nei sistemi elettrici.
Acquisizione dati in linea Visualizzazione dei flussi di potenza attiva e reattiva e degli angoli di fase
Visualizzazione delle oscillazioni interarea
Ausilio in fase di ripristino, in particolare per l’effettuazione di manovre
Supervisione e input di sistemi di controllo e protezione: per esempio,
segnali per armare e attivare sistemi di protezione di sistema
Monitoraggio Stima dello stato
Determinazione in tempo reale delle capacità di trasporto dei corridoi
Monitoraggio della stabilità di tensione
Monitoraggio dei corridoi
Monitoraggio delle oscillazioni interarea
Monitoraggio termico delle linee
Monitoraggio della stabilità di frequenza
Identificazione dell’andata in isola
Monitoraggio della stabilità transitoria
Supporto alla risoluzione di congestioni
Analisi di transitori Valutazione delle prestazioni dei componenti, in particolare dei generatori
(per esempio, della risposta transitoria e a regime a variazioni di frequenza)
Validazione dei modelli Individuazione di malfunzionamenti dei componenti
Programmazione Raccolta dati per la descrizione o la validazione dei modelli di generatori e carico
degli interventi migliorativi Analisi e correzione delle impostazioni dei sistemi di protezione
Individuazione delle cause di oscillazioni
Analisi post-evento: identificazione della natura e delle cause dei disservizi
Controllo Funzioni avanzate di controllo, come lo smorzamento delle oscillazioni interarea tramite
segnali Wide Area
Funzioni avanzate Input agli schemi di protezione di sistema
di protezione del servizio Meccanismi di load shedding con coordinamento Wide Area
e difesa Separazione (andata in isola) controllata evitando le instabilità e il collasso della tensione
116
Garantire la resilienza – Il come
SISTEMA DI ALLERTA
E SUPPORTO OPERATORE
Valutazione
Valutazione Valutazione
convenzionale
sicurezza/resilienza dei rischi
della sicurezza
N-1 N-1
Selezione Allarmi e Supporto
contingenze critiche Alcune N-2 N-2 decisione azione
RTU, PMU
Azioni di controllo
Sistema Elettrico e difesa OPERATORE
..
5 2 2 Controllare per aumentare la resilienza
Il controllo preventivo e correttivo
Nel Capitolo 2 si è parlato di controllo preventivo e correttivo per
garantire o recuperare i margini di sicurezza del sistema elettrico, nel
contesto dell’esercizio guidato dal classico criterio di sicurezza N-1.
In questo senso, con riferimento alla Tabella 5.1, il controllo è inteso
come azione volta a prevenire, eliminare o limitare un impatto, data
una contingenza. In un contesto di esercizio resiliente, alla sicurezza
deve subentrare il rischio e gli strumenti per il controllo della sicurezza
devono evolvere in strumenti per il controllo del rischio, tenendo conto
sia della probabilità delle contingenze sia degli impatti. Oltre a ciò, è
possibile sfruttare soluzioni di esercizio smart per altri obiettivi.
Interventi a livello di esercizio possono essere efficaci per controlla-
re e quindi ridurre le minacce:
118
Garantire la resilienza – Il come
L’impatto sul sistema delle contingenze può essere ridotto tramite azioni
di controllo in due modi.
Nel caso del controllo preventivo degli impatti, il sistema elettrico è reso
sicuro rispetto alle contingenze: l’accadimento delle contingenze considerate
non comporterà alcuna violazione dei limiti operativi.
Nel caso delle azioni correttive si attende che la contingenza accada,
ammettendo che comporti violazioni le quali, però, sono tollerabili per il tempo
necessario a eliminarle, attraverso l’implementazione delle azioni di controllo.
Si deve notare che le azioni (preventive o correttive) a costo nullo (come la
riconfigurazione della topologia di rete e l’aggiustamento delle impostazioni di
componenti come i trasformatori variatori di fase per il controllo dei transiti di
potenza attiva) sono preferibili, laddove possibili, rispetto ad azioni onerose.
Comunque, anche nel caso in cui le azioni correttive siano onerose
(ad esempio, nel caso del ridispacciamento dei generatori), esse risultano
generalmente più convenienti delle preventive per il fatto che la loro attivazione
avviene solo al verificarsi dell’evento, contrariamente a quelle preventive.
120
Garantire la resilienza – Il come
De-icing
a b c
..
5 2 3 Proteggere i componenti dai guasti
Salvaguardare l’infrastruttura
Come noto, i sistemi di protezione dei componenti sono progettati
per salvaguardarne l’integrità anche a costo della sicurezza di sistema,
cosa che può portare alla propagazione di disturbi (scatti in cascata di
componenti, con estensione dell’area colpita dalla perturbazione e della
gravità del disservizio).
Può capitare che guasti o difetti riguardino gli stessi sistemi di pro-
tezione e difesa del sistema elettrico: il mancato intervento di una pro-
122
Garantire la resilienza – Il come
..
5 2 4 Difendere il sistema
Salvaguardare il servizio in emergenza
Il verificarsi di contingenze multiple può portare a condizioni di
emergenza caratterizzate da violazioni delle grandezze operative e im-
minente instabilità, che non sono sostenibili a lungo e che devono esse-
re mitigate attraverso l’intervento dei piani di difesa o tramite le cosid-
dette azioni eroiche dell’operatore, come il distacco di carico civile, per
evitare il degrado incontrollato del sistema. I piani di difesa sono definiti
dal CIGRE come [71]:
124
Garantire la resilienza – Il come
■■ Acquisizione dati e identificazione dei problemi, guidata da logiche più elaborate di quelle basate su
evento, mediante il ricorso a strumentazioni più evolute quali i PMU in fase di misura, sistemi rapidi di
elaborazione locale o centrale e sistemi di comunicazione ad elevata velocità.
■■ Valutazione degli interventi correttivi, tenendo conto dei tempi disponibili e dei tempi necessari per
l’esecuzione del ciclo di controllo, avendo a disposizione diverse funzioni e risorse di controllo per
diversi fenomeni critici:
◗ controllo dei sovraccarichi, mediante riconfigurazione di rete o distacchi di carico e/o generazione;
◗ controllo del fenomeno di scatto di linee in cascata (perdita di sezioni di rete), con azioni di islanding
controllato e riequilibrio carico-generazione (anticipando lo scatto incontrollato dei collegamenti, che
può portare ad instabilità);
◗ controllo dell’instabilità d’angolo mediante attivazione di islanding controllato per sezionare le aree
tendenzialmente asincrone nel modo più conveniente;
◗ controllo del fenomeno di collasso di tensione, mediante misure correttive per il recupero della
stabilità e di adeguati livelli di tensione (blocco dei trasformatori a rapporto variabile, stacco di
carico);
◗ controllo dell’instabilità di frequenza, mediante azioni di distacco di generazione e carico anticipate
rispetto allo schema di alleggerimento automatico, con l’obiettivo di ridurre lo sbilancio generazione/
carico nelle aree separate.
■■ Attivazione delle azioni calcolate, mediante sistemi di comunicazione veloci.
■■ Valutazione continua, in tempo reale, dell’efficacia dell’intervento e valutazione di eventuali azioni
ulteriori.
..
5 2 5 Riprendere il servizio – Recuperare dalle emergenze
Il recupero dai disturbi consta di due aspetti che, almeno in certe
situazioni, possono procedere in parallelo: la riparazione dell’infrastrut-
tura di rete danneggiata e la riaccensione della rete e il ripristino del
servizio all’utenza.
Agevolare il recupero significa migliorare la resilienza del siste-
ma. Diversi fattori, a livello di risorse organizzative, materiali e di
personale, favoriscono la velocizzazione di entrambi gli aspetti.
Recupero dell’infrastruttura
La riparazione o sostituzione di componenti o apparecchiature si
basa in primo luogo sulla disponibilità di risorse umane: numerosità
e distribuzione sul territorio, organizzazione, preparazione e compe-
tenza. In secondo luogo, occorre mettere gli operatori in condizione
di poter effettuare il lavoro, attraverso risorse materiali di vario tipo:
mezzi adatti a raggiungere rapidamente i siti, strumenti opportuni,
disponibilità di parti o componenti da sostituire. Le linee elettriche
possono correre in zone impervie e raggiungere il guasto può rappre-
sentare una criticità, soprattutto in seguito a eventi meteo severi. Per
quanto attiene ai componenti di stazione, la criticità maggiore può
essere la disponibilità di apparati da sostituire a quelli danneggiati,
specialmente per quelli più pregiati e grandi come i trasformatori.
Una soluzione interessante in caso di danneggiamento di tratti di
linea aerea è rappresentato dall’allestimento di collegamenti provvi-
sori, rapidamente installabili.
126
Garantire la resilienza – Il come
..
5 2 6 Un sistema di supporto per la resilienza
Come si è visto, un sistema di supporto all’operatore per la resilienza
deve comprendere diversi sottosistemi distribuiti e coordinati:
128
Garantire la resilienza – Il come
System Operator
UCD testbed
EMS/SCADA
System
OPC Protocol
UCD testbed
Decision Support System Power System
for Grid Restoration DIgSILENT Power Factory
Matlab
Basic Structure of the Electric System Subtransmission
Customer
Transmission Lines 26 kV and 60 kW
500, 345, 230 and 138 kV
Primary
Color key:
Customer
Transmission
13 kV and 4 kW
Distribution
Generation Secondary
Customer
Generating Generation Step Transmission Customer 120 V and 240 V
Station Up Trasformer 138 kV or 230 kV
130
6 Il contributo di RSE:
studi e strumenti
..
6 1 1 Forti nevicate con formazione di manicotti
FIGURA 6.1 Aree geografiche sottese alle diverse scale di previsione meteorologica.
132
Il contributo di RSE: studi e strumenti
GM – ECMWF/GFS Carichi
di ghiacccio > soglia
LAM – RAMS/WRF
RUN
12UTC Variabili WOLF Spessore
forecast WOLF meteo manicotto
+72h
Risoluzione Modello Modello corrente
Risoluzione di crescita Corrente AI
0.125° 0.05° Anti-Icing (AI)
Alcune verifiche relative ai modelli di accrescimento di manicotto e di anti-icing relative alla stazione
WILD sono mostrate nelle figure seguenti per eventi di nevicata umida occorsi nel febbraio 2015. I valori di
accrescimento, precipitazione cumulata equivalente e corrente di anti-icing previsti su Vinadio sono stati
messi a confronto con i valori rilevati dalla stazione WILD, mostrando un buon accordo.
WILD: sleeve accretion obseved and predicted WILD: sleeve accretion obseved and predicted
wet-snow event 4-5 februaty 2015 wet-snow event 5-7 februaty 2015
3 25 700 10
load obs [kg/m] Al obs [A] rain-obs
9
load fore [kg/m] 600 Al fore [A] Al-fore
2.5
rain obs [mm] 20 Al-obs 8
Al current [A]
400
load[kg/m]
1.5 5
300
10 4
1
200 3
5 Prec [mm/h] 2
0.5 100
1
0 0 0
15:00 16.00 17.00 18.00 19.00 20.00 21.00 22:00 23:00 00:00 01:00 02:00 03:00 04:00 05:00 06:00 00:00 02:00 04:00 06:00 08:00 10:00 12:00 14:00 16:00 18:00 20:00 22:00 00:00 02:00 04:00 06:00 08:00 10:00 12:00 14:00 16:00 18:00 20:00 22:00 00:00 02:00 04:00 06:00 08:00 10:00 12:00 14:00 16:00 18:00 20:00 22:00 00:00
WILD: sleeve accretion obseved and predicted WILD: sleeve accretion obseved and predicted
wet-snow event 4-5 februaty 2015 wet-snow event 5-7 februaty 2015
6 35 600 10
load obs [kg/m] Al obs [A] rain-obs
9
5 load fore [kg/m] 30 Al fore [A] Al-fore
500
rain obs [mm] Al-obs 8
rain fore [mm] 25 7
4 400
6
rain cum[mm]
rain cum[mm]
Al current [A]
20
load[kg/m]
1.3 300 5
15
4
2 200
10 3
Prec [mm/h]
1 2
5 100
1
0 0 0 0
15:00 16.00 17.00 18.00 19.00 20.00 21.00 22:00 23:00 00:00 01:00 02:00 03:00 04:00 05:00 06:00 00:00 02:00 04:00 06:00 08:00 10:00 12:00 14:00 16:00 18:00 20:00 22:00 00:00 02:00 04:00 06:00 08:00 10:00 12:00 14:00 16:00 18:00 20:00 22:00 00:00 02:00 04:00 06:00 08:00 10:00 12:00 14:00 16:00 18:00 20:00 22:00 00:00
134
Il contributo di RSE: studi e strumenti
FIGURA 6.7 Formazione di manicotti su una linea di Alta Tensione a Malga Ciapela
(Belluno).
136
Il contributo di RSE: studi e strumenti
Identificazione delle soglie sulla base di uno studio RSE di tutti gli eventi neve dal 1951
Nord
Tmin≥-2 °C & Tmax≤+2 °C
Centro Sud
Quota≥500 m
Tmin≥-2 °C & Tmax≤+2 °C
Centro Sud
Quota<500 m
–2 °C< Tmin<+2 °C
OR
Tmax≤+3 °C
FIGURA 6.9 Carico massimo combinato atteso su conduttore da 31,5 mm con tempo
di ritorno (TR) pari a 50 anni.
60
Carichi max risultanti Ev. (Kg/m) – MESAN – TR = 50 – Cond. aa585 d=31.5 mm
40
20
42
15
10
9
44
8
7
42 6
5
4
40
3
2
1
38
0.5
0.2
0
6 8 10 12 14 16 10
manicotto combinata con l’azione del vento. Questi dati, in accordo con
la normativa, possono essere utilizzati come riferimento per la proget-
tazione delle linee di alta tensione.
..
6 1 2 Forti temporali e trombe d’aria
Come già ricordato (paragrafo 3.1.2) le previsioni meteorologiche
tradizionali non possono prevedere in modo puntuale, con anticipo su-
periore a qualche ora, dove e quando si manifesteranno fenomeni tem-
poraleschi intensi. Possono stabilire soltanto se ci saranno le condizioni
generali, su scala regionale o sub-regionale, favorevoli al loro sviluppo. I
temporali possono invece essere osservati, anche quando sono in via di
formazione, mediante strumenti di monitoraggio con grandi potenziali-
tà di copertura e precisione.
Gli strumenti utilizzati in RSE sono il radar meteorologico e il satellite
geostazionario. Il primo (Figura 6.10) emette impulsi di microonde ed
analizza la parte di queste riflessa dalle gocce d’acqua presenti nella nube.
138
Il contributo di RSE: studi e strumenti
a b
Immagine radar del monte Lema (b). Il colore indica l’intensità della
precipitazione in atto su Piemonte e Lombardia.
Fonte: elaborazione RSE
2 http://www.fulmini.it/public/product/attestati.asp
140
Il contributo di RSE: studi e strumenti
..
6 1 3 Inquinamento salino
Negli Anni ’90 è stata realizzata da ENEL Ricerca, in collaborazione
con CESI, una mappatura nazionale dei livelli di contaminazione a cui
sono esposti degli isolatori in aria sulla base di misure sperimentali (Figu-
ra 6.12a) [80]. Tuttavia, i rilievi effettuati nel corso degli ultimi anni hanno
mostrato discrepanze, in alcune parti del territorio, rispetto a misure spe-
cifiche (tramite le centraline AMICO3) e alle analisi dei tassi di guasto per
cedimento dell’isolamento in aria di linee e stazioni [82][83].
Tali discrepanze hanno evidenziato la necessità di un approfondito
aggiornamento dei livelli di severità. Pertanto, in RSE è stato avviato
un progetto per la realizzazione di una nuova mappa dei livelli di con-
taminazione degli isolatori sul territorio nazionale, nell’ambito di un
accordo di collaborazione RSE-TERNA. Il progetto prevede l’adozione
di una nuova metodologia multidisciplinare per l’individuazione dei
livelli di contaminazione.
La metodologia è stata applicata sull’intero territorio nazionale e
ha permesso di realizzare simulazioni ad elevata risoluzione spaziale
dei campi tridimensionali delle principali variabili che determinano
il deposito di inquinati sugli isolatori elettrici. I risultati tengono con-
to di tutti i processi emissivi, sia di origine antropica (urbani e indu-
striali) sia di origine naturale (biogenici e marini), dell’orografia, del-
la tipologia di suolo e delle condizioni meteorologiche del territorio
in esame. Risultano così disponibili tutte le informazioni necessarie
alla definizione delle aree di severità dell’inquinamento a cui sono
esposti gli isolatori elettrici, con il vantaggio di poter fruire di risul-
tati oggettivi, con elevata copertura spaziale, livelli di attendibilità
soddisfacenti e in tempi contenuti.
Le simulazioni hanno permesso di ricavare una nuova mappa preli-
Molto leggero
Leggero
Medio
Pesante
Molto pesante
Eccezzionale
142
Il contributo di RSE: studi e strumenti
..
6 1 4 Terremoti e danni sismici
Nel contesto delle attività realizzate da RSE per la valutazione della
resilienza del sistema elettrico si deve ricordare lo strumento di analisi
del rischio sismico ASK4ELP [84] per le infrastrutture di rete, messo a
punto da RSE in ambito RdS.
Lo strumento ASK4ELP, sviluppato da RSE, esegue simulazioni
con tecnica Monte Carlo di eventi sismici generati in un prefissato epi-
centro o originatisi da una o più aree sismogenetiche. Il programma
richiede in ingresso la configurazione della rete elettrica definita da tut-
ti i suoi componenti (ubicazione, tipologia, caratteristiche elettriche) e
dalle loro interconnessioni fisiche e logiche. Inoltre devono essere pre-
ventivamente calcolate le curve di fragilità di tutti gli elementi. Il codice
ASK4ELP, per ogni terremoto simulato:
FIGURA 6.13
conv tutti
46 68 79
45
58 60
44
43 47 50
42
LATITUDE
37 40
41
40 26 30
39
16 20
39
38 5 10
0
37 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 0
LONGITUDE
144
Il contributo di RSE: studi e strumenti
FIGURA 6.14 Sezioni critiche della Rete di Trasmissione (a) e orografia della Penisola
italiana considerata dai Modelli Ensembles con risoluzione 25 km (b).
2
6
3
6
6
a b
..
6 2 1 I modelli climatici
Il clima è determinato dal complesso degli eventi meteorologici
che hanno una certa intensità e frequenza nella regione d’interesse
per un periodo sufficientemente lungo (tipicamente un trentennio).
Per la sua caratterizzazione è dunque necessario considerare i valori
giornalieri di diverse variabili meteorologiche, in particolare: la tem-
peratura superficiale dell’aria media (tas), minima (tmin) e massima
(tmax), la precipitazione totale (pr) e l’intensità del vento (wind).
Per lo studio del clima si ricorre sostanzialmente a due tipi di
strumenti: le serie storiche di misure e i modelli climatici. I primi
costituiscono il miglior riferimento di ciò che è realmente accaduto
nel passato, ma hanno evidentemente una rappresentatività spazia-
le limitata e una capacità previsionale ancor più ridotta; i secondi,
invece, possono dare una descrizione verosimile delle interazioni tra
le variabili meteo-climatiche nello spazio e nel tempo con cui fornire
proiezioni future a medio-lungo termine. Tali ricostruzioni numeri-
che presentano, tuttavia, alcune limitazioni intrinseche, legate alla
risoluzione spazio-temporale finita delle equazioni fluidodinamiche,
che descrivono i processi atmosferici, e alle approssimazioni degli
algoritmi che descrivono le interazioni atmosfera-oceano-terra-bio-
sfera, trattandosi di meccanismi assolutamente complessi e inter-
connessi con scale spazio-temporali molto diverse e ancora non com-
pletamente compresi.
Poiché non esiste un modello ottimale, in grado di descrivere
meglio di ogni altro tutte le diverse condizioni atmosferiche, si ela-
borano gli scenari climatici applicando tecniche di ensemble means,
secondo le raccomandazioni della comunità scientifica internazio-
nale [85]. In pratica, si utilizzano i risultati di più simulazioni per
elaborare proiezioni future in termini probabilistici, ottenendo così
un errore di previsione ridotto, grazie al contributo di più simulazio-
ni modellistiche, e una stima dell’incertezza della proiezione futura,
data dallo spread dei modelli considerati nel processo di media.
Per difendersi dalle situazioni critiche, non basta però utilizzare
più modelli. I potenziali impatti dei cambiamenti climatici devono
essere considerati sotto diverse ipotesi di sviluppo. Infatti, i processi
atmosferici dipendono dalle forzanti radiative che, nei prossimi de-
cenni, potranno cambiare in modo significativo essenzialmente per
un diverso uso dei combustibili fossili (da cui dipenderanno diverse
concentrazioni in aria dei gas serra), a sua volta legato alle diverse evo-
luzioni demografiche, socio-politiche, economiche e tecnologiche4.
Sulla base degli scenari emissivi dello Special Report on Emissions
Scenarios (SRES A2, A1B, B1), indicati dall’Intergovernmental Panel on
146
Il contributo di RSE: studi e strumenti
..
6 2 2 L’analisi climatica
Gli studi condotti in RSE si basano sull’analisi dei risultati di simu-
lazioni climatiche realizzate nell’ambito di progetti internazionali e resi
disponibili all’intera comunità scientifica con archivi appositamente co-
stituiti per la loro diffusione.
Nel metodo di analisi adottato si privilegia l’analisi a scala stagionale
rispetto a quella mensile o annuale, perché risulta la più significativa,
data la marcata variabilità intra-annuale del Mediterraneo.
Dapprima si verifica la rappresentatività modellistica del clima at-
tuale, utilizzando come metrica soprattutto l’indice BIAS e il suo valore
percentuale BIASp (quest’ultimo per la valutazione oggettiva delle perfor-
mance nella ricostruzione delle precipitazioni), secondo la definizione:
4 Gli attuali 400 ppm di gas serra sono indicati come responsabili
del riscaldamento del pianeta.
5 Rinviando alla documentazione specifica per i dettagli [88], qui si ricorda
che gli scenari RCPs sono descritti in termini di forzanti radiative ed
includono: uno scenario con azioni di mitigazione che implicano forzanti
radiative molto basse (RCP2.6), due scenari di stabilizzazione (RCP4.5
e RCP6) e uno scenario con elevate emissioni di gas serra (RCP8.5).
6 http://www.ensembles-eu.org
7 http://eca.knmi.nl/dailydata
8 http://data-portal.ecmwf.int/data
148
Il contributo di RSE: studi e strumenti
FIGURA 6.15 Valori stagionali ricostruiti da ensemble means per (a) temperatura
media superficiale dell’aria [°C], per (b) la precipitazione totale [mm/
giorno], per (c) l’intensità del vento [m/s] nello scenario di riferimento
1961-1990 nell’ordine, da sinistra a destra, inverno (DJF), primavera
(MAM), estate (JJA) e autunno (SON).
ENS 1961_1990 DJF ENS 1961_1990 MAM ENS 1961_1990 JJA ENS 1961_1990 SON
ENS 1961_1990 DJF ENS 1961_1990 MAM ENS 1961_1990 JJA ENS 1961_1990 SON
150
Il contributo di RSE: studi e strumenti
Human society is structured around “normal” weather, with some days hotter than average and some colder. At the distant
“tails” are extreme events such as catastrophic weather. Climate changes shifts the entire distribution curve to the right. Old
extremes become the new normal, ner extremes emerge, and the process continues until we take action.
ghiacciai e la solidità del permafrost a causa del riscaldamento inver-
nale sulle Alpi; invece, l’analisi del 90° percentile di tmax indica un
aumento di oltre 2 °C sull’intera Penisola in estate, il che accentua il
problema del riscaldamento nella stagione estiva.
Come già ricordato, soprattutto gli eventi meteorologici estremi
(come forti temporali o raffiche di vento) rappresentano i maggiori fat-
tori di rischio per la sicurezza del sistema elettrico. Caratterizzati da
un’elevata variabilità spazio-temporale, spesso tali fenomeni non sono
propriamente descritti dai modelli regionali, di risoluzione troppo la-
sca per le scale fenomenologiche in gioco. Tuttavia, mediante essi, è
possibile identificare le aree caratterizzate da un’occorrenza elevata di
eventi meteorologici significativi. Secondo un approccio probabilistico
[90], attraverso valori soglia, inferiori a quelli tipici per classificare gli
eventi estremi ma sufficientemente elevati per identificare eventi me-
teo significativi, si selezionano alcuni eventi di interesse. Quindi, sulla
base della risposta dedotta dalla maggioranza dei modelli, si caratteriz-
zano le aree più esposte, con una confidenza media e alta a seconda
che l’accordo tra i modelli nel segno del cambiamento sia almeno al 50
per cento e al 90 per cento rispettivamente, secondo la terminologia
indicata dall’IPCC [93].
In particolare le variazioni (in percentuale) dei giorni torridi sono
state analizzate considerando le giornate estive caratterizzate da
tmax>30 °C (hot days) e tmin>15 °C (tropical night). Le condizioni di
scioglimento (frost days) sono state identificate selezionando i giorni dei
mesi invernali in cui tmin>0 °C (Figura 6.17).
Con queste assunzioni è stata analizzata l’evoluzione di alcuni tipi
di eventi estremi.
FIGURA 6.17 Variazione percentuale degli eventi nello scenario 2012-2050 rispetto
al periodo di riferimento 1961-1990 dedotto da 7 modelli Ensembles
per: hot days (sinistra) e tropical nights (centro) in estate, frost days
(destra) in inverno. Le aree in grigio indicano che zone in cui non c’è
accordo tra i modelli nella direzione del cambiamento, con i puntini
neri si evidenziano i punti griglia per i quali la variazione è molto
probabile (con un accordo di almeno 6 su 7 modelli).
152
Il contributo di RSE: studi e strumenti
particolare sui litorali del basso Adriatico e del Mar Jonio, in autunno
ancora sulla costa adriatica.
Identificati gli eventi temporaleschi tramite le soglie pr>10 mm/gior-
no e wind>5 m/s, tali fenomeni risultano in aumento tra il 10 e il 20 per
cento sull’Italia centrale, prevalentemente sul versante tirrenico (Figura
6.20).
Le giornate ventose, selezionate con wind>5 m/s calano ovunque,
soprattutto in estate in cui è prevista una diminuzione del 10-20 per
cento dei casi, con qualche eccezione sull’Appennino e in Puglia nella
stagione invernale (Figura 6.21).
FIGURA 6.21 Variazione percentuale delle giornate con vento forte, selezionate con
wind>5 m/s, nello scenario 2012-2050 rispetto al periodo di riferimento
1961-1990 dedotto da 7 modelli Ensembles nelle quattro stagioni.
12 www.cordex.org
154
Il contributo di RSE: studi e strumenti
FIGURA 6.22 Mappa della variazione percentuale dell’indice R99PTOT nello scenario
RCP 8.5 rispetto al periodo storico di riferimento 1971-2000.
..
6 3 1 Architettura dello strumento
La Figura 6.23 illustra l’architettura dello strumento sviluppato per
la valutazione di indici di rischio e resilienza del sistema elettrico, le cui
funzionalità sono state descritte nel Capitolo 4.
La probabilità di guasto dei componenti è ottenuta a partire dai mo-
delli probabilistici delle minacce e delle vulnerabilità dei componenti.
Sono considerati sia i componenti di potenza (linee, trasformatori, siste-
mi di sbarre che costituiscono i nodi della rete, generatori), sia i sistemi
ICT rilevanti per il controllo e la protezione del sistema elettrico.
..
6 3 2 Modelli e dati
Un aspetto cruciale negli strumenti di valutazione di rischio e resilien-
za è quello dei modelli delle minacce e vulnerabilità. Modelli estrema-
mente dettagliati richiedono dati difficilmente ottenibili, mentre modelli
iper-semplificati renderebbero inattendibile la stima della probabilità di
guasto, vanificando lo scopo dello studio. Per questo, lo strumento im-
156
Il contributo di RSE: studi e strumenti
Generatore
di contingenza Modelli delle minacce (T)
Dati minacce
e vulnerabilità Modelli di vulnerabilità
Criteri dei componenti (V)
di selezione
Modelli probabilistici di guasto
dei dispositivi/sistemi di potenza ed ICT (F)
Risposta post-guasto
e probabilità (R) Modelli delle azioni
Incertezze automatiche/manuali
delle iniezioni (SPS, Operator…)
Altri fattori eventualmente affetti
influenti Indici di impatto (I) da gusti ICT
..
6 3 3 Valutazione della resilienza – Esempi applicativi
Di seguito sono presentati alcuni risultati dello strumento prototipa-
le per la valutazione del rischio e della resilienza su porzioni della rete
italiana. Per inquadrare i risultati occorre tenere presente che:
158
Il contributo di RSE: studi e strumenti
Glorenza Naturno
Lasa
Castelbello Lana
5
S. Antonio
21
PremadioRobbia
Pracomune
OV2
All Premadio
Bolzano
Robbia 2
0
MV22
S. Fiorano
Polpet Soverzene
Edolo
Edolo CE2 8
Lavis 21
W2265
Cedegolo 2241 W2 Moline W2
W 290
S
S. Fiorano Fadalto
W2217
Trento Suf Vellai
Arco Cordignano
Cavilla
Cimego Conegliano
61
22
Piancamuno Oderzo
MW
W2
285
MM1380
Salgareda
Treviso Sud
65
Sandrigo
6
13
Scoré
W221
Nave Vicenza MV
W
Acc Valbruna VI Villabona
Riva Acciaio 26
Flero W2228 W22 6 Porto Marghera CE5
34 W1 399
W 1 Fusina CE
MM Mincio
135 Dugale Camin Dolo
5
Cremona Nogarole Rocca
Marcaria Mantova
FV
22
19
La Figura 6.25 mostra una schermata con vari risultati dello stru-
mento e diverse modalità di rappresentazione.
Tempesta di neve
La minaccia qui considerata consiste in una tempesta di neve con
velocità di picco fino a 35 m/s e precipitazioni moderate applicata in un’a-
rea di rete a 220 kV compresa tra le città di Trento e Bolzano (Figura 6.26).
I componenti critici consistono in alcune linee a 220 kV che trasferi-
scono la potenza prodotta da alcune centrali idroelettriche alpine (Santa
TABELLA 6.1 Probabilià di guasto dei componenti critici – Scenario “tempesta di neve
1” tra Trento e Bolzano.
160
Il contributo di RSE: studi e strumenti
1
0,1
0,01
0,001
Probabilità
0,0001
0,00001
0,000001
0,0000001
1E-08
1E-09
‘SSB2_CARV211_PP’
‘N-1_CARV211_SMSV211’
‘SSB1_SMSV211_PP’
‘SSB2_SMSV211_PP’
‘SSB2_CBEV211_PP’
‘SSB1_LANV211_PP’
‘N-1_ABAV211_SFLV211’
‘N-1_ALAV211_MPIV211’
‘N-1_ALAV211_MPIV221’
‘N-1_CBEV211_MPIV211’
‘N-1_LANV211_SATV211’
‘N-1_MPIV221_RATV211’
‘SSB1_ABAV211’
‘SSB2_ABAV211’
‘SB_ABAV211’
‘SB_MPIV211’
‘SB_MPIV221’
‘SB_RATV211’
‘SSB1_ALAV211_PP’
‘SSB2_ALAV211_PP’
‘SSB1_SATV211_PP’
‘SSB2_SATV211_PP’
‘SB_SFLV211_PP’
ID contingenza
SB_ABAV211
SSB2_SMSV211_PP
SSB2_CARV211_PP
SSB2_SATV211_PP
SSB2_ABAV211
SSB1_ABAV211
SSB2_ALAV211_PP
0 10 20 30 40 50 60 70
System resilience to ctgs (dt = 10 minute)
dB (Level Resilience = 1)
162
Il contributo di RSE: studi e strumenti
FIGURA 6.29 Rischio globale di perdita di carico (LOL) espressa in dB per condizioni
di esercizio ad alto e basso carico e per i 26 scenari di minaccia
considerati.
Tempesta di neve 1
Tempesta di neve 2
Tempesta di vento 1
Tempesta di vento 2
Ghiacciamento 1
Ghiacciamento 2
Inquinamento 1
Inquinamento 2
Inquinamento 3
Fulmini
Terremoto 1
Terremoto 2
Frane 1
Frane 2
Sabotaggio 1
Sabotaggio 2
Sabotaggio 3
Sabotaggio 4
Alluvione 1
Alluvione 2
Contatto alberi 1
Contatto alberi 2
Contatto alberi 3
Incendio
Invecchiamento 1
Invecchiamento 2
164
7 Esigenze per il futuro
e barriere
166
8 In conclusione
168
Bibliografia e acronimi
170
Bibliografia e acronimi
[30] UNI EN 1998, Eurocodice 8, Progettazione delle strutture per la resistenza sismica
- Parte 1: Regole generali, azioni sismiche e regole per gli edifici, marzo 2005
[31] F. Bettinali, E. Bon, R. Calisti, R. Fregonese, G. Gardini, M. E. Gobbi,
Probabilistic assessment of electric power grids vulnerability under seismic action: a
case study, Structure and Infrastructure Engineering, 2011
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Working Group I, 2013
[33] EEA Report no. 12/2012, Climate change, impacts and vulnerability in Europe
2012
[34] R. Rojas, L. Feyen, P. Watkiss, Climate change and river floods in the European
Union: Socio-economic consequences and the costs and benefits of adaptation,
Global Environmental Change, 23, Issue 6, 1737–1751, 2013
[35] EC, Communication from the Commission to the European Parliament, the
Council, the European Economic and Social Committee and the Committee of the
Regions. An EU Strategy on adaptation to climate change, COM (2013) 216 final.
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[37] Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Strategia
Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici
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Data Acquisition (SCADA) Systems, Distributed Control Systems (DCS), and Other
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Special Publication 800-82 Revision 2, http://dx.doi.org/10.6028/NIST.SP.800-
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regolazione output-based dei servizi di distribuzione e misura dell’energia elettrica,
per il periodo di regolazione 2016-2023
[41] AEEGSI, Delibera 23 dicembre 2015, 653/2015/R/eel, Testo integrato della
regolazione output-based del servizio di trasmissione dell’energia elettrica, per il
periodo di regolazione 2016- 2023
[42] T. R. S. W. G. Pacme et al., Research on Common-Mode and Dependent (CMD)
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Systems, vol. 32, no. 2, pp. 1528-1536, marzo 2017
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Risk-Based and Probabilistic Planning in Power Systems, Technical Brochure
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[45] EPRI, Development of Power System Restoration Tool Based on Generic Restoration
172
Bibliografia e acronimi
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Bibliografia e acronimi
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[93] M. D. Mastrandrea, Guidance Notes for Lead Authors of the IPCC Fifth Assessment
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[95] R. Barben, Vulnerability Assessment of Electric Power Supply under Extreme
Weather Conditions, Tesi, EPFL, Losanna, 2010
Acronimo Significato
AAT Altissima Tensione (>150 kV)
AEEGSI Autorità per l'energia elettrica il gas e il sistema idrico
AT Alta Tensione (superiore a 30 kV e fino a 150 kV)
CBA Cost-Benefit Analysis
CEI Comitato Elettrotecnico Italiano
CENELEC Comité Européen de Normalisation Électrotechnique
CIGRE Conseil International des Grands Réseaux Électriques
DMS Distribution Management System
DSO Distribution System Operator
EMS Energy Management System
EN European Norm
ENS Energy Not Served
ENSR ENS di riferimento
ENTSO-E European Network of Transmission System Operators for Electricity
GD Generazione Distribuita
HVDC High Voltage Direct Current (corrente continua in alta tensione)
ICT Information and Communication Technologies
IEC International Electrotechnical Commission
INGV Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
LoL Loss of Load
MT Media Tensione (superiore a 1 kV e fino a 30 kV)
PESSE Piano di Emergenza per la Sicurezza del Sistema Elettrico
RdS Ricerca di Sistema elettrico
SCADA Supervisory Control And Data Acquisition
RTN Rete di Trasmissione Nazionale
SPS Special Protection System
TSO Transmission System Operator
VENF Valore dell’Energia Non Fornita
ISBN 978-88-943145-0-2
9 788894 314502