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17.12.

11 Storia delle Relazioni Interanzionali (2) -


Conferenza Coree
GUERRA DI COREA (1950-1953)

Desistenza americana in Corea


Inizialmente, nella fase del primo containment americano, gli scenari dell’Estremo Oriente
sembrano secondari (la Corea era considerata fuori portata).
Nel 1945, dopo la resa dell’Impero giapponese, la Corea viene divisa al 38° parallelo, che
aveva il sole valori di essere il confine settentrionale entro cui gli Stati Uniti sapevano di
non poter andare.

La gestione sovietica della Corea del Nord sarà più brillante di quella americana nel Sud.
Gli americani in Estremo Oriente, oltre a perdere la Cina (libro bianco di Marshall),
gestiscono con poca lungimiranza la Corea (Dean Acheson con il discorso del Gennaio
1950 colloca la Corea del Sud fuori dal perimetro difensivo americano).

Mancato appoggio sovietico iniziale


Si è discusso, fino all’apertura degli archivi cinesi e sovietici, se l’iniziativa di tentare il
corpo di mano e l’unificazione della Corea (le truppe nordcoreane varcano il 38° parallelo)
venisse da Stalin o da Kim Il-sung.

L’iniziativa di Stalin poteva essere giustificata da una sicurezza che veniva da diversi
fattori:
- segnali di desistenza dati dagli americani
- presenza sovietica che voleva avere un significato politico proprio
- primo test nucleare sovietico nel 1949
- vittoria cinese (i sovietici, sorpresi della vittoria comunista, ripongono ogni possibile
spirito di competizione con i cinesi) e totale fiducia nei confronti del nuovo alleato.

Tuttavia i documenti riveleranno che l’iniziativa è stata coreana: Kim Il-sung insisteva con
Stalin che diede inizialmente una risposta negativa, dimostrando un grande realismo
politico anche nella gestione di questa prima fase di Guerra Fredda (se gli americani
erano giunti a una forma di containment, i sovietici non volevano fare nulla per superare il
limite che avrebbe portato allo scontro diretto tra Stati Uniti e Unione Sovietica).

Il realismo da parte di entrambi le parti ha garantito una certa stabilità e i sovietici si sono
presi dei rischi solamente perché si sono presentate delle occasioni in un mondo che
stava cercando un nuovo equilibrio, favorivano un ricollocamento della potenza sovietica
su scenari nuovi, come il Medio Oriente, o su scenari in linea con le vecchie politiche di
espansione russe, come l’Estremo Oriente.
-> inizialmente Stalin non vuole provocare con un intervento che potrebbe portare a uno
scontro diretto tra Unione Sovietica e Stati Uniti, e nega a Kim qualsiasi sostegno (Kim
non poteva pensare di intervenire senza un sostegno politico e materiale dei sovietici).

Coinvolgimento parsimonioso dei sovietici e attacco nordcoreano


L’assenso sovietico arriva quando l’Unione Sovietica ritiene che l’intervento possa essere
attuato senza correre rischi eccessivi (vd. sopra), ma il sostegno è improntato comunque
a una grande prudenza: i sovietici non intervengono direttamente (la principale modalità
con cui i sovietici si espongono, pure con relativa parsimonia, riguarda le azioni aeree, che
garantiscono la protezione alla penetrazione dei nordcoreani oltre il 38° parallelo).
-> per tutto il conflitto ci sarà una costante attenzione sovietica a non arrivare a un
coinvolgimento diretto.

Benché i nordcoreani sostengano di aver agito preventivamente rispondendo a una


provocazione e di temere un tentativo sudcoreano di unificare, l’attacco di Giugno è
inaspettato ed efficace.

Interpretazione americana e risposta in chiave di containment


La prima azione della Nord Corea sembra però risvegliare immediatamente gli Stati Uniti,
ribaltandone la politica -> le affermazioni di Gennaio di Acheson vengono sostanzialmente
smentite dalla presa di posizione americana.
Gli Stati Uniti intervengono facendosi forti di un pieno consenso delle Nazioni Unite
(facilitato dal fatto che i sovietici non prendono parte al Consiglio di Sicurezza a causa
della Crisi di Formosa, assenza che peraltro avvalora la tesa che li vede non al corrente
dell’attacco nordcoreano).
-> l’intervento contro una violazione della pace dovrebbe immediatamente ripristinare lo
status quo ante.

La chiave di lettura del Dipartimento di Stato dell’operazione della Corea del Nord è quella
che questa sia ispirata e voluta da Mosca (secondo le logiche semplificatorie della Guerra
Fredda) e la logica dell’intervento statunitense è di contenimento: per prima cosa isolano
Formosa con l’invio della Settima Flotta, con l’intento di non permettere che il conflitto
diventi globale (per evitare il rischio di uno scontro diretto tra sovietici e americani è
fondamentale tenere lontano la questione cinese dalla vicenda della Guerra di Corea).
Fin dall’inizio, inoltre, l’amministrazione Truman sceglie di riportare la situazione allo status
quo, senza varcare il 38° parallelo.
-> logica di contenimento in cui non si deve lasciare che i sovietici acquistino ulteriore
spazio (che significherebbe una drammatica perdita di credibilità per gli americani, che si
sono già lasciati sfuggire la Cina).

Scontro Truman-MacArthur
Sugli obiettivi politici del conflitto si scatena l’acceso scontro tra il Generale McArthur
(eroe della Seconda Guerra Mondiale, che aveva costruito la sua autorevolezza anche a
livello politico, avendo un’azione totalmente discrezionale nella pace col Giappone) e
l’amministrazione Truman: la visione di MacArthur, che era al comando delle operazioni in
Corea, è militarmente efficiente che necessariamente a coinvolgere la Cina.

Intervento della Cina


La Cina nel frattempo era intervenuta, dietro il paravento dei volontari cinesi, stimolata
dalla certezza di avere l’appoggio sovietico (alcuni storici considerano che proprio in
questa fase comincino a incrinarsi i rapporti sino-sovietici: i sovietici promettono il
proprio appoggio ai cinesi, ma poi si rivelano esitanti per l’usale timore di esporsi).

L’intervento cinese rimette in forse l’esito del conflitto, che sembrava deciso dopo
l’intervento degli americani, ma soprattutto lo mette a rischio di globalizzazione
(facendolo diventare un conflitto tra sovietici e americani).

Lo scontro tra MacArthur e Truman si gioca proprio sulla volontà di MacArthur di


coinvolgere i cinesi nel conflitto attraverso il bombardamento delle basi in territorio cinese
e con il coinvolgimento della Cina nazionalista.
L’amministrazione Truman invece è ben decisa a tenere la questione cinese fuori dalla
guerra di Corea (l’Unione Sovietica aveva minacciato di intervenire immediatamente
qualora fosse stato toccato il territorio cinese).
MacArthur, la cui logica militare era condivisibile, sfugge al controllo politico e si
politicizza autonomamente cercando il sostegno della fascia più oltranzista del Partito
Repubblicano (che voleva osteggiava la politica del containment).
-> MacArthur, che era diventato un onere ulteriore per le scelte che Truman si trova già a
dover prendere (considera l’utilizzo tattico dell’arma nucleare), viene destituito da Truman
(scelta obbligata).

Nonostante la successiva amministrazione di Eisenhower proponga una politica di


rollback e di rifiuto del contenimento, non chiederà a MacArthur di tornare e sancirà
nuovamente la divisione al 38° parallelo con l’armistizio di Panmunjom.

MANIFESTAZIONI POLITICHE IN SENO ALLA GUERRA DI COREA

La crisi coreana aiuta a fare una maggior chiarezza su dei possibili equilibri.
I due regimi rispecchiano perfettamente il quadro della guerra Fredda: quello nordcoreano
è totalmente asservito alle logiche di Mosca e quello sudcoreano ripropone la solita
immagine dell’alleato difficile per gli americani (Syngman Rhee non è un leader
particolarmente amato).

Definizione della politiche americane in Estremo Oriente


Si cura la logica del containment (che si era applicato in una primissima fase nel teatro
europeo, con la crisi in Grecia e la protezione da dare alla Turchia) e gli americani sono
chiamati a definire meglio le proprie posizioni in Estremo Oriente: la sicurezza americana
non passa solo attraverso la solida posizione in Giappone, ma anche attraverso il
controllo indiscusso sulla propria zona di occupazione nella penisola.

Nazioni Unite
La Guerra di Corea inoltre mette alla prova le Nazioni Unite e il loro funzionamento: nella
fase iniziale gli Stati Uniti sembravano poter fare i padroni nel Consiglio di Sicurezza,
soprattutto finché i sovietici sono assenti, ma nel momento in cui l’Unione Sovietica
rientra nel Consiglio di Sicurezza comincia il gioco dei veti incrociati.
-> con la Risoluzione 377 (Uniting for peace) vengono dati maggiori poteri all’Assemblea
Generale in assenza di capacità decisionale da parte del Consiglio di Sicurezza.

Gestione del conflitto secondo le logiche tipiche di Stalin


L’esperienza della Guerra di Corea non è liquidabile solamente come un sasso nello
stagno della Guerra Fredda poiché è sotto tutti i punti di vista un’esperienza bellica (il
sacrificio in termini umani è consistente, in particolare considerando che avviene a
ridosso della fine della Seconda Guerra Mondiale), ma si inserisce nella Guerra Fredda
poiché aiuta anzitutto a chiarire i limiti dell’azione sovietica: Stalin si comporta in maniera
realistica e prudente in politica estera (molto più di Chruščëv), non cercando inutili
provocazioni.

Rapporto sino-sovietico
La Guerra di Corea rappresenta anche un banco di prova dell’alleanza sino-sovietica,
caratterizzata da un rapporto che diventerà molto difficile negli anni successivi: i limiti del
sostegno sovietico all’azione cinese prefigurano un primo elemento di parziale diffidenza
della Cina (che ancora soggiace totalmente a Mosca dal punto di vista ideologico).

Aspirazioni di leadership in Estremo Oriente della Cina


La Cina, nonostante avesse conosciuto da poco il drammatico scontro con il Giappone e
poi quello tra nazionalisti e comunisti, aveva deciso di intervenire con i volontari lasciando
intendere la propria politica futura -> vuole rimettere in discussione le logiche che la
Guerra Fredda imporrebbero in Estremo Oriente, presentandosi come nuovo attore con
diritto di leadership nella regione (leadership che interpreterà con sempre maggiore
naturalezza, per esempio dotandosi nel ’64 di una dotazione nucleare composta di missili
a raggio corto e intermedio che sottolinea quanto la deterrenza sia di tipo locale e quanto
la Cina aspiri a esercitare un ruolo nello scenario dell’Estremo Oriente).

Europa
La crisi in Corea evoca per gli europei ovviamente uno scenario analogo sulla Germania:
ci si interroga sul futuro e sull’effettività dell’ombrello difensivo americano in Europa. Sono
ancora aperte le discussioni sull’eventualità di un autonomo riarmo europeo integrato
(CED) che verranno poi interrotte da Dulles che, minacciando gli angosciosi ripensamenti,
porterà nel ’55 all’ingresso della Germania Ovest nella NATO e alla piena effettività di un
riarmo efficace.

Corea
Permane tutt’oggi e sembra ancora impossibile mettere in discussione (se non a prezzo di
una conflittualità troppo densa di rischi e incognite) il 38° parallelo, la cui origine è frutto
dell’Armistizio di Panmunjom.

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