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L’obiettivo a breve termine è creare una fune condivisa di galleggiamento emotivo in questa
emergenza dando voce a tutte/i attraverso ciascuna/o.
Il racconto è un’arte, ma anche una terapia. Lo sanno bene gli amici del Red Badge Project,
che dall’altra parte del mondo (negli USA) da anni “curano” le vittime di sindrome da stress
post-traumatico proprio con sedute di “racconto”, puro e semplice. Ironicamente, uno dei
fondatori del progetto, Shawn Wong, docente nell’Università di Washington (Seattle), era atteso a
Urbino proprio nel mese di marzo per un seminario formativo sull’argomento, invitato da A.
Calanchi con la collaborazione dell’Ambasciata americana nell’ambito del progetto d’ateneo
Amnesie d’autore di cui è capofila il prof. Roberto Danese.
“Il progetto si colloca all’interno del Dipartimento di Scienze della Comunicazione, Studi
Umanistici e Internazionali” spiega Alessandra Calanchi “pur avendo come referenti singole
docenti in quanto, data l’emergenza, ogni tipo di approvazione ufficiale è sospesa. Il Direttore
comunque è a conoscenza ha approvato l’idea. Sottolineiamo però l’importanza che venga
mantenuta una progettualità attiva, che troverà nuove forme e nuovi linguaggi per arrivare a più
persone possibile, per fare rete, per creare forme di resistenza e di appartenenza. Il nostro Ateneo
ha molti secoli di storia alle spalle, secoli d’arte, di cultura: non ci lasceremo sconfiggere.
Scriveteci, mandateci foto, disegni, video. Ci salveremo tutti insieme, non lasceremo che il
Pequod affondi”.
Per Andrea Laquidara “Il momento che stiamo attraversando, come singoli e come collettività,
ha quelle caratteristiche di eccezionalità che ci obbligano a osservare le cose da un’angolazione
inusuale. Al di là di quanto si creda, nella nostra società - e dunque anche in questo passaggio
imprevisto e impegnativo - noi siamo per la gran parte del tempo fruitori passivi di messaggi
audiovisivi che giungono dall’esterno. Impressionanti, ansiogeni, spettacolari. Spesso siamo meri
veicoli di trasmissione e circolazione. Raramente attivi, creativi ed esplorativi. Raccogliere
immagini e suoni osservati e ascoltati in un momento eccezionale, vissuto come singoli e
come comunità, e poi organizzare insieme questi frammenti di visione in una sinfonia organica,
narrativa, può rappresentare l’occasione per recuperare l’aspetto creativo che l’attuale società
dello spettacolo ci ha fatto smarrire. E può consentirci di riattivare, in qualche misura, una
virtuosa capacità d’interazione con gli eventi naturali - sia pur dolorosi - e con gli altri esseri
umani”.