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L'azienda venne fondata nel 1919 dal conte Giovanni Montalbano, imprenditore fiorentino, che si

associò per questo con il regista napoletano Mario Volpe e con lo scrittore e giornalista Valentino
Soldani; quest'ultimo venne nominato direttore artistico. Nel 1920 e 1921 la "Montalbano" produsse
inizialmente 4 film, tutti diretti da Volpe, due dei quali (Il signorino e Il professor Gatti ed i suoi
gattini), destinati ad un pubblico infantile, erano interpretati da Enzo, il figlio di 8 anni del
Montalbano, che il padre voleva lanciare come attore bambino. Quelle pellicole ebbero una limitata
circolazione e scarse recensioni dalla critica ed oggi sono tutte irreperibili[1].

Nello stesso periodo la "Montalbano" era stata contattata da un "Istituto Fascista di propaganda
nazionale" per realizzare una pellicola celebrativa della Marcia su Roma da distribuire in occasione
del primo anniversario dell'evento. Questo film, composto anche da spezzoni documentari, fu girato
a Settignano ed era suddiviso in quattro parti. Nonostante una lavorazione travagliata da difficoltà
sia tecniche che finanziarie, esso uscì effettivamente il 28 ottobre del 1923[2]. Ma. nonostante la
volontà del regime in formazione di imporre un clima auto-celebrativo, ricevette critiche negative e
venne quasi subito ritirato[3].

Il grido dell'aquila esaurì l'attività della "Montalbano" in senso stretto, che invece continuò sotto
altra forma quando Giovanni Montalbano associò la sua azienda alla "CITO cinema" per costituire
la "Dante Film". Il progetto era quello di inserirsi nella miriade di iniziative previste per la
ricorrenza del sesto anniversario della morte di Dante Alighieri, che culminarono a Firenze con lo
svolgimento di un grande corteo storico che sfilò alla presenza del re[4].

Una scena di Dante nella vita e nei tempi suoi, il film più ambizioso della "Montalbano", per il quale furono
realizzati gli stabilimenti di Rifredi in cui vennero ricostruiti ambienti della Firenze medievale

In questo contesto la "Montalbano - Dante" si propose un programma ambizioso che prevedeva il


coinvolgimento (non riuscito) dell'U.C.I., la partecipazione di numerosi ed importanti attori
dell'epoca, la collaborazione di storici e studiosi dell'opera dantesca, l'allestimento di scenografie e
costumi di grande impegno e la realizzazione di nuovi teatri di posa, da costruire appositamente per
questa occasione[3], con l'obiettivo di creare un quarto polo produttivo della cinematografia italiana,
da affiancare a quelli, storicamente presenti, di Torino, Roma e Napoli[5]

Nacquero così nella prima metà del 1921, su un terreno di circa 64.000 metri quadrati[6]
appositamente acquistato nel quartiere di Rifredi, in via delle Panche, degli impianti di produzione
cinematografica nella quale furono ricostruiti alcuni degli ambienti più significativi della Firenze
medievale[7]. Ma l'impresa si rivelò eccessivamente ambiziosa sotto il profilo sia finanziario - per i
costi eccessivi e per la difficoltà di vendere il film sui mercati esteri - sia tecnici ed operativi, per
contrasti tra il regista Gaido, il soggettista Soldani ed il consulente storico, esperto dell'opera
dantesca Guido Biagi[1].
Montalbano tentò allora una nuova trasformazione della sua società, che diventò la "Visione
Italiane Storiche" (V.I.S.), di cui egli fu Amministratore delegato[3], ed in cui coinvolse anche la
"Banca Italiana di Sconto", Alla fine Dante nella vita e nei tempi suoi poté essere completato, ma
dovette subire la concorrenza di un altro film dantesco. La mirabile visione della romana "Tespi",
che, a causa dei ritardi accumulati dalla lavorazione fiorentina, era riuscito a diventare il film
"ufficiale" delle celebrazioni dantesche[4].

Un successivo tentativo di recuperare la situazione con la produzione di un Marco Visconti aggravò


invece irreparabilmente i conti della "V.I.S." che licenziò tutti i dipendenti e venne messa in
liquidazione, contribuendo con una perdita di oltre 423.000 lire dell'epoca al dissesto della "Sconto"
che aveva sostenuto le sue iniziative[8]. Anche questo film, acquistato da un'altra azienda, ebbe negli
anni successivi una distribuzione stentata[9].

Le società originate dalla "Montalbano" a quel punto cessarono l'attività e nel 1927 sia Montalbano
che Volpe furono tratti in arresto con l'accusa di aver truffato diversi giovani aspiranti attori con la
istituzione di una falsa scuola di cinema[10]. IL complesso degli studi cinematografici di Rifredi
continuò ad essere utilizzati in modo saltuario per alcuni anni. Dal novembre 1923 al maggio 1924
vi furono realizzati due film della M.G.M. e diretti da Henry King che necessitavano di
ambientazioni della Firenze medievale: The white sister e Romola[11]. Poi gli impianti fiorentini
cambiarono ancora proprietà, alternando periodi di attività ad altri di difficoltà e chiusura, sino a
che nel 1930 Giulio Antamoro vi girò Antonio di Padova, il santo dei miracoli. Dopo di che essi
vennero definitivamente chiusi e demoliti[5].

Gli scarpinocc, considerati da sempre un mangiare ricco, per le grandi feste e i matrimoni, vengono
preparati lavorando farina bianca e acqua tiepida e rosso d'uovo; l'impasto morbido, viene steso con
il mattarello e tagliato a dischetti con l'aiuto di un bicchiere. La particolarità è in questo ripieno
magro[3], che non vuole nessun tipo di carne, ma pane grattugiato, formaggio grattugiato, uova,
burro, la sola eccezione è un poco di uva passa[4]. I dischetti con il ripieno farciti vengono sigillati ai
bordi e con l'indice si lascia l'impronta al centro, vengono cotti in abbondante acqua salata.
Anticamente venivano poi versati in un cadì, un catino di rame, ora in terracotta o ceramica, conditi
con abbondante formaggio e burro cotto con foglie d'erba salvia[5]..

Dal 1955 si tiene annualmente a Parre la sagra degli Scarpinocc il terzo weekend di agosto[6],
organizzata dalla Pro Loco Parre, durante la quale è possibile provare il tradizionale piatto.

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