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ASSOCIAZIONE MNEMOSINE

A.A. 2019/2020

METODOLOGIE SOCIO – PEDAGOGICHE NEGLI INSEGNAMENTI


ARTISTICI - MUSICALI

MODULO 3 - SAGGIO BREVE

LA DIDATTICA DIGITALE CON STRUMENTI INNOVATIVI

Corsista: Flavio Scanga


Gli studenti di oggi possono essere definiti come “nativi digitali”, termine coniato da Marc Prensky,
cioè venuti al mondo insieme alle nuove tecnologie. Essi, essendo influenzati dalla tecnologia,
socializzano e studiano in modo diverso dalle generazioni precedenti e di conseguenza i tradizionali
metodi pedagogici non sembrano più totalmente idonei poiché incapaci di catturare la loro
attenzione e di comunicare con linguaggio affine. Da questo cambiamento sociale, è nata l’esigenza
di pianificare un insegnamento che possa servirsi della tecnologia miscelandola con i metodi
canonici. Un anteprima era già stata teorizzata da autori della pedagogia come Dewey e Montessori
che spingevano per una didattica che mettesse al centro l'allievo e i suoi interessi. La didattica che
prende in considerazione questa nuova prerogativa prende il nome di “didattica digitale” che si offre
come strategia di insegnamento attivo, capace di promuovere la partecipazione dello studente e la
possibilità di offrirgli ambienti fisici ed ambienti virtuali. Gli strumenti digitali offrono opportunità
a supporto dell’intero processo di insegnamento e di apprendimento per l’acquisizione di
competenze complesse e la nuova metodologia deve essere pensata in modo da ottenere dallo
studente un ruolo attivo e un confronto con compagni ed insegnanti. Il percorso di innovazione e
digitalizzazione, previsto dalla Legge 107/2015 cd. Buona Scuola, è contemplato e indicato nel
Piano Nazionale per la Scuola Digitale (PNSD), in base a cui è prevista anche la formazione dei
docenti, al fine inoltre di inserire la scuola Italiana in una dimensione più Europea. I punti salienti di
questa nuova didattica sono vari: l’insegnamento è interattivo; si utilizzano anche i Byod cioè i
dispositivi elettronici personali come smartphone, tablet e PC portatili; la didattica promuove la
creatività e la sperimentazione; l’introduzione delle biblioteche virtuali; la flipped classroom cioè la
lezione si ascolta a casa sui podcast realizzati dagli insegnanti e in aula ci si dedica
all’approfondimento; le piattaforme di e-learning che permettono di seguire le lezioni anche a
distanza; l’uso dei tablet e della LIM (lavagna interattiva multimediale). La prima LIM venne
prodotta nel 1991 e l’Inghilterra è stata la prima nazione a investire in tal senso. È un sistema
multimediale composto da schermo, proiettore e pc connessi tra loro e può produrre immagini e
contenuti digitali di ogni tipo, diventando strumento collettivo. Il primo punto di forza della LIM è
quindi la possibilità di sfruttare tutte le potenzialità dell’apprendimento visivo e multimediale. La
lezione tradizionale si arricchisce di contenuti contemporanei: video, illustrazioni, navigazione,
musica. Questo contribuisce a tenere alta l’attenzione dei ragazzi e facilita la loro comprensione,
rendendo dinamica la lezione. Inoltre appare uno strumento efficace e democratico anche lì dove vi
sono alunni ospedalizzati o impossibilitati a muoversi. Nessuna tecnologia rappresenta in sé un
valore sicuro e scontato, tutto dipende dall’uso che ne viene fatto, ad esempio la LIM usata come
una normale lavagna non ha alcun valore aggiunto. Per impiegarla in modo produttivo, si possono
prevedere delle lezioni personalizzate con mappe e ricerche, usando le risorse del web e
differenziando i percorsi degli studenti in base alle esigenze. Nella scuola digitale un altro elemento
importante è dato dalla realizzazione di un framework, un software che sviluppi le competenze
digitali e da supporto all'educazione ai media. Un esempio di framework è il DIGcomp, messo a
punto dalla Commissione Europea. Esso ha individuato ventuno competenze organizzate in cinque
aree: analizzare le informazioni digitali; comunicare in ambienti digitali e interagire; creare nuovi
contenuti; adottare misure di sicurezza per i dati e per l'identità digitale; risolvere problemi
concettuali e tecnici attraverso i mezzi digitali (problem solving). Il Piano Nazionale per la Scuola
Digitale intende spingere anche verso l'utilizzazione dei BYOD cioè dei dispositivi elettronici
personali degli studenti e degli insegnanti (smartphone, tablet e PC portatili) da integrare con le
dotazioni tecnologiche della scuola. L'obiettivo è quello di alleggerire le classi da strumentazioni
informatiche ingombranti e costose. Ai ragazzi sarà permesso, sotto la guida dell'insegnante di
accedere al web in classe per l' attività di ricerca; di entrare a far parte di social network per la
didattica; di rispondere ai quiz tramite il proprio smartphone. Inoltre questo sistema può sopperire
alla mancanza di dispositivi per tutti gli alunni, lasciando le dotazioni della scuola a chi non ha un
proprio device. Ma accanto agli aspetti positivi, ci sono anche quelli negativi cioè la possibilità che
gli alunni si possano distrarre, la resistenza dei genitori all'iniziativa o gli alunni potrebbero
dimenticare di caricare il dispositivo. La scuola deve essere arricchita di tecnologie multimediali
utilizzate con intelligenza, non come semplici strumenti di insegnamento ma deve diventare un
luogo in cui gli alunni sono stimolati e collaborando tra loro possono costruire il proprio sapere. La
scuola digitale deve essere organizzata in modo tale da accogliere i dispositivi personali usati in
funzione dell'apprendimento cioè è sicuramente necessario che ci sia una buona connessione alla
rete e una navigazione protetta con autenticazione degli utenti. Con l’espansione di internet appare
inutile continuare l’esperienza dell’aula informatica poiché le attività di studio si possono
sviluppare in qualsiasi spazio per realizzare quello che è definito spazio ibrido cioè una realtà
dinamica di studenti che hanno i loro dispositivi digitali collegati. Un altro strumento utile è
rappresentato dalle cloud cioè piattaforme di comunicazione che consentono di accedere, salvare e
condividere informazioni in tempo reale e non, utili per le attività in aula e a casa. Ma le sole
tecnologie per mettere in atto il rinnovamento scolastico non sono sufficienti, è necessario che il
rinnovo possa abbracciare anche gli spazi che devono essere ripensati in funzione educativa e le
metodologie didattiche. Ne vedremo alcune. Ad esempio tra i modelli innovativi compare la flipped
classroom che letteralmente significa classe capovolta ed è un modello supportato da contenuti
digitali a cui i ragazzi sono ben predisposti e che mette al centro lo studente ed il suo processo di
apprendimento. L'inversione rispetto alle tradizionali modalità sta nel fatto che nella flipped
classroom il primo momento consiste nell’apprendimento a casa, autonomo di ogni studente
coadiuvato dagli strumenti multimediali; il secondo momento prevede che le ore di lezione in aula
vengano impiegate dall’insegnante per portare avanti una didattica personalizzata che mette in
pratica le conoscenze precedentemente apprese ed inoltre che prevede la collaborazione degli
studenti. L'insegnante ricopre il ruolo di facilitatore e accompagnatore del processo educativo
mentre gli studenti hanno maggiore autonomia e responsabilità riguardo al proprio successo
formativo. Le radici di questo modello affondano nell'attivismo di John Dewey, nel pensiero di
Montessori e trovano continuità nelle teorie costruttiviste dell'apprendimento (Maglioni e Biscaro).
Dewey sosteneva l'importanza di mettere al centro dell’azione educativa lo studente che apprende
mediante esperienze che scaturiscono dal suo interesse, dalla sua curiosità. Il metodo Montessori in
sostanza sostiene che l’allievo deve essere libero di sperimentare in prima persona, di esprimere la
propria creatività, di coltivare i propri reali interessi mentre l'insegnante deve organizzare lo spazio
ed assecondare gli alunni. Dal modello della flipped classroom, ne risulta quindi un insegnamento
personalizzato che sfrutta le diverse potenzialità di ciascuno, in cui l'alunno è parte attiva e
dinamica. Le interrogazioni non sono più intese in modo classico ma gli studenti vengono coinvolti
in attività e discussioni da soli e in gruppo che permettono una valutazione formativa ed attenta. Il
modello della flipped classroom malgrado numerosi punti di forza presenta però qualche criticità,
ad esempio non è possibile stabilire prima se tutti gli studenti dispongono di attrezzature
tecnologiche adeguate ed inoltre non tutti gli insegnanti sono tecnologicamente preparati. Altro
strumento di formazione ed apprendimento servito dall'evoluzione tecnologica è la cosiddetta classe
virtuale, indicata con la sigla VLE (Virtual Learning Environment), un apprendimento a distanza
che si serve del web. La classe virtuale è disciplinata da un software che permette la gestione e la
comunicazione sincrona o asincrona degli utenti che formano la classe e l' accesso al materiale e ai
test. Gli studenti scelgono il percorso di apprendimento con i relativi obiettivi mentre il docente
organizza il materiale, fa da tutor e facilitatore. Queste classi virtuali generalmente offrono
strumenti di interazione e condivisione di tipo avanzato, come chat e forum. Rimanendo nell'ambito
dell'apprendimento con mezzi elettronici, parleremo dell'e-learning. L'e-learning è un
apprendimento virtuale che si avvale di sistemi tecnologici che gestiscono gli elementi collegati
all'attività formativa. I contenuti sono realizzati con audio, video, simulazioni ed esercitazioni
interattive. Consente l’accesso dello studente secondo tempi e ritmi personali, in particolare per le
attività di recupero come quelle che potrebbero presentarsi nei mesi estivi. Gli elementi essenziali
sono soprattutto la possibilità di personalizzazione dell’insegnamento e la riduzione della distanza
docente-allievo. L'uso dei server di rete consente il tracciamento delle attività, che può portare alla
creazione di una prima bozza del portfolio personale dello studente e del diario delle attività del
docente. Studenti e docenti si interfacciano attraverso la condivisione di materiali, errori e
correzioni in una piattaforma comune. Si deve sottolineare che l’e-learning per lo studente non è
solo apprendimento disciplinare, ma è anche acquisizione di una metodologia di lavoro e di una
logica collaborativa ed inoltre l’uso della didattica in rete consente risparmi di tempo e maggiore
praticità.

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