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Carlo Gregoretti – Idraulica – capitolo 7 – 8 Feb.

07 127

MOTO TURBOLENTO NELLE CONDOTTE

7.1 Regime di moto di parete liscia, scabra e di transizione


Una corrente uniforme di velocità VO investe una tubazione (figura 7.1). Il rallentamento dovuto
alla presenza della parete investe progressivamente gli strati di fluido fino a coinvolgerli tutti e
quindi lo strato limite coinvolge l’ intera corrente. Lo strato limite può essere laminare o turbolento.
Indicata con eS la scabrezza della superficie interna della tubazione, ovvero la dimensione
rappresentativa della rugosità, si introduce il numero di Reynolds di parete:
u * eS
ReG =

Per lo strato limite turbolento si ha:

0 < ReG 5 regime di parete liscia

5 < ReG 70 regime di transizione

70 < ReG regime di parete scabra

V0

Il numero di Reynolds di parete permette di determinare il regime di parete del moto turbolento
perché il valore delle forze inerziali nelle zone adiacenti alla parete è crescente con le grandezze u*
ed eS e decrescente con . Un elevato valore di u* deriva da un elevato valore di ovvero da un
elevato attrito dovuto ad un elevato valore della velocità di entrata VO che comporta un forte
gradiente di velocità e quindi valori delle forze inerziali in corrispondenza della parete molto
elevati. Analogamente un elevato valore di eS comporta, come spiegato nel paragrafo 6.3, valori
delle forze inerziali in corrispondenza della parete molto elevati. Elevati valori di ReG comportano
un regime di parete scabra mentre bassi valori un regime di parte liscia.
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La scabrezza eS è misurata come l’ equivalente della scabrezza in sabbia di Nikuradse (1932).


Questi ha fatto misure di resistenza al moto in tubi sulla cui parete interna aveva incollato granelli
di sabbia: un tubo ha la scabrezza eS uguale a quella dei granelli di sabbia di Nikuradse quando
offre la stessa resistenza al moto ovvero quando si hanno le stesse perdite di carico per attrito a
parità di altre condizioni.

7.2 Moto uniforme

Nikuradse ha inoltre fornito i profili di velocità media Vx a moto uniforme in funzione della
distanza y in direzione radiale dalla parete per i tre tipi di regime in parete liscia, transizione e
scabra. I profili di velocità seguono un andamento logaritmico in base alla legge universale di
distribuzione della velocità (par. 6.2):

Vx u y
= 5.75 log10 * + 5.5 (regime di parete liscia) (7.1)
u*

Vx y u y
= 5.75 log10 +B * (regime di transizione) (7.2)
u* eS

Vx y
= 5.75 log10 + 8.5 (regime di parete scabra) (7.3)
u* eS

La quantità B dipende dal numero di Reynolds di parete ed è graficata in figura 7.2. Le tre
equazioni appena viste si possono scrivere con un'unica formulazione:

Vx y
= 5.75 log10 +B (7.4)
u* eS

con B ancora secondo la figura 7.2. Si aggiunge che le 7.1, 7.2, 7.3 e quindi la 7.4 non sono
completamente esatte perché l’ espressione della lunghezza libera di mescolamento l (eq. 6.8) non è
completa mancando di un termine aggiuntivo e perché lo sforzo tangenziale non è costante nella
direzione trasversale al moto per cui il profilo di velocità, ottenuto per integrazione della 6.8 in
corrispondenza della mezzeria non è logaritmico (in corrispondenza dell’ asse del tubo a sezione
circolare il profilo logaritmico comporterebbe una cuspide, il che è fisicamente assurdo).
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11
B
10

7
liscio transizione scabro
6

5
10 100 u es 1000
*

Noto il profilo di velocità tramite le 7.1, 7.2 e 7.3 è possibile calcolare la portata per integrazione
dello stesso:
rO
Q=2 Vx r dr
0

essendo il termine integrando la portata che attraversa la striscia infinitesima 2 r dr ed rO il raggio


del tubo. Dividendo la portata per l’ area del tubo r2 si ottiene la velocità media dell’intera sezione
V:
V u r
= 5.75 log10 * O + 1.75 (regime di parete liscia) (7.5)
u*

V r
= 5.75 log10 O + 4.75 (regime di parete scabra) (7.6)
u* eS

Il calcolo della velocità media secondo le 7.5 e 7.6 si può eseguire se si conosce il valore dello
sforzo tangenziale al contorno necessario per calcolare la velocità di attrito u*. Occorre quindi una
relazione tra la velocità media e la tensione tangenziale. Il tronco di condotta orizzontale a sezione
circolare in figura 7.3, di lunghezza infinitesima ds e sezione di area A e di raggio r è percorso da
un fluido a moto uniforme. Si esegue il bilancio di quantità di moto nella direzione del moto
relativamente al volume di controllo tratteggiato in figura 7.3:

pA – (p + ( p/ s) ds) A - O P ds = 0 (7.7)

avendo indicato con O lo sforzo tangenziale al fondo e con P il perimetro bagnato definito come il
contorno della sezione trasversale al moto (nel presente caso la circonferenza 2 r).
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p
__
P+ ds
p s

ds

Semplificando la 7.7 diventa:


O = - p/ s A/P (7.8)

Si definisce raggio idraulico il rapporto tra l’ area ed il perimetro bagnato di una sezione liquida:

Rh = A/P

Il raggio idraulico è l’ altezza del rettangolo di area A e base P ed indica la parte di area liquida che
compete ad un tratto unitario di contorno ovvero come l’ area liquida è distribuita sul contorno
bagnato. Bassi valori di raggio idraulico significano sezioni di forma poco o molto raccolta per cui
il contorno esercita una maggior azione di resistenza al moto rispetto al caso di sezioni con stessa
area liquida ma di forma intermedia caratterizzate da alti valori di raggio idraulico (figura 7.4).

5
10
1 2

10 A = 10 m 2
A = 10 m 2 P = 14 m
Rh = 0.71 m
Rh = 0.46 m
P = 22 m

Nel tratto ds di condotta orizzontale la corrente ha perduto unicamente energia di pressione essendo
la portata e l’ altezza geodetica costanti. Gli sforzi indotti dalla turbolenza diminuiscono la
pressione di p e l’ energia di p/ . La dissipazione dell’ energia dell’ unità di peso di fluido per
unità di lunghezza è:
i = - (1/ ) p/ s
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Introducendo la dissipazione di energia i ed il raggio idraulico Rh la 7.8 diventa:

O = Rh i (7.9)

Nel caso di condotta inclinata di un angolo rispetto all’ orizzontale (figura 7.5) il bilancio di
quantità di moto comporta:

pA – (p + ( p/ s) ds) A + A ds sen - O P ds = 0 (7.10)

p
0

p+ _
_p
s ds
A ds
ds

Esplicitando lo sforzo tangenziale al fondo a primo membro si ha:

O = - (A/P) ( p/ s – sen ) (7.11)

Dalla trigonometria vale sen = - h/ s che sostituito nella 7.11 permette:

O = - (A/P) ( p/ s + h/ s) (7.12)

Gli sforzi indotti dalla turbolenza causano una diminuzione di energia (p/ + h) in quanto l’
energia cinetica è costante poiché il moto è uniforme. Si può quindi indicare con i la dissipazione di
energia dell’ unità di peso di fluido per unità di lunghezza, denominata, per un moto a regime
permanente anche cadente piezometrica:

i = - (p/ + h)/ s (7.13)


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La dissipazione per unità di lunghezza dell’ energia per unità di peso di fluido di una corrente a
regime uniforme in una tubazione è esprimibile attraverso la legge di Darcy-Weissbach derivata
dall’ analisi dimensionale:

f V2
i= (7.14)
2gd
essendo f un numero adimensionale denominato numero di resistenza (o di Darcy-Weissbach), V la
velocità media e d il diametro. Il numero di resistenza lega le caratteristiche del campo di moto
(diametro della tubazione e velocità) alla dissipazione di energia per una corrente a regime uniforme
in un tubo tramite la scabrezza ed il numero di Reynolds. Il numero di resistenza quantifica quindi
la resistenza al moto di una corrente a regime uniforme. La resistenza al moto dipende dal numero
di Reynolds della corrente e dalla scabrezza del contorno perché maggiori sono le forze inerziali ed
il disturbo dovuto all’ irregolarità della superficie del contorno, maggiore è l’ attrito che si sviluppa
tra parete e fluido e quindi maggiori sono le perdite di carico ovvero maggiore è la resistenza che la
corrente deve superare essendogli l’energia a disposizione necessaria sia per mantenere il moto
nella direzione principale sia per vincere l’ attrito dovuto alla turbolenza. Il numero di resistenza f
dipende quindi dal numero di Reynolds Re e dalla scabrezza eS della parete interna della tubazione.
Per quantificare l’ entità del disturbo sul moto dovuta alla rugosità del contorno occorre relazionare
la scabrezza alla dimensione trasversale dello strato limite (che si ricorda occupa l’ intera sezione)
cioè ad una grandezza esemplificativa dell’ estensione della sezione liquida. Si introduce la
scabrezza relativa, rapporto tra la scabrezza e la grandezza esemplificativa della sezione liquida che
nel caso di una tubazione è il diametro: eS/d.
Per un moto laminare, dominato dalle forze viscose, l’ espressione del numero di resistenza ottenuta
sostituendo la legge di Poiselle nella legge di Darcy-Weissbach è:

f = 64/Re (7.15)

Per il regime di moto laminare il numero di resistenza dipende solo dal numero di Reynolds in
quanto lo strato fluido rimane sempre in contatto con la parete non essendovi alcun distacco dello
strato limite dominato dalle forze viscose.
Per determinare il numero di resistenza in regime di moto turbolento occorre esprimere la tensione
tangenziale al contorno in funzione della velocità media in modo da sostituirla nell’ espressione
della velocità di attrito u* presente nelle 7.5 e 7.6. La tensione tangenziale al contorno O può anche
essere espressa mediante il numero di resistenza sostituendo la cadente della linea dell’ energia
della 7.9 con il secondo membro della 7.14 e tenendo conto che per una sezione circolare Rh = d/4:
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O = f V2/8 (7.16)

Sostituendo la 7.16 nella velocità di attrito presente nella 7.5 si ottiene:

f
V rO
V 8
= 5.75 log10 + 1.75
f
V
8

che dopo opportune semplificazioni ed un adattamento numerico diviene:

1
= 2 log10 Re f 0.8 (regime di parete liscia) (7.17)
f

Nel caso di moto turbolento in regime di parete scabra sostituendo la 7.16 nella velocità di attrito
presente nella 7.6 si ottiene:

V rO
= 5.75 log10 + 4.75
f eS
V
8

che dopo un adattamento numerico diviene

1 rO
= 2 log10 + 1.74 (regime di parete scabra) (7.18)
f eS

L’ adattamento numerico consiste nell’ aggiungere nelle 7.1 ed 7.3, e quindi nelle 7.5 ed 7.6, un
ulteriore termine (come spiegato all’ inizio del presente paragrafo e qui non considerato poiché
esula dallo scopo della presente esposizione) per tener conto del fatto che il profilo di velocità non è
logaritmico in tutta la sezione.
Entrambe le equazioni (7.17) ed (7.18) sono sostituite con una globale ottenuta da Coolebrook–
White comprendente anche il regime di transizione:

1 Re f 3.71 Rh
= 2 log10 + (7.19)
f 2.52 eS
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per eS/d 0 (condotta liscia) la 7.19 diviene la 7.17 mentre per Re la 7.19 diviene la 7.18. La
curva limite tra il regime di transizione e quello in parete scabra è secondo Coolebrook-White:

1 Re e S
= (7.20)
f 200 d

Il numero di resistenza f per moto turbolento in regime di parete liscia dipende solamente dal
numero di Reynolds (7.17) mentre per moto turbolento in regime di parete scabra (7.18) dipende
solamente dalla scabrezza relativa eS/d. Nel caso di moto turbolento in regime di transizione il
numero di resistenza f dipende sia dal numero di Reynolds sia dalla scabrezza relativa eS/d. Queste
espressioni del numero di resistenza derivano unicamente dalle esperienze sperimentali e non sono
deducibili teoricamente a priori.
Il moto turbolento in uno stesso tubo può essere in regime di parete liscia o scabra in dipendenza del
numero di Reynolds. Per bassi valori di velocità, ovvero del numero di Reynolds, si ha il regime di
parete liscia ed aumentando la velocità si ha il regime di parete scabra.
A basse velocità medie caratterizzate da bassi gradienti di velocità la scabrezza della parete ha
minore influenza sul regime di moto perchè la variazione di velocità tra il colmo ed il cavo delle
asperità non comporta un elevato aumento delle forze inerziali e nel sottostrato il regime rimane
laminare e non si hanno inoltre fenomeni di separazione dello strato limite a valle del colmo dell’
asperità perché essendo le velocità ed il gradiente di velocità non elevato si ha una minor
dissipazione di energia per cui lo strato riesce a rimanere aderente alla asperità della parete. L’
aumento della velocità media comporta un aumento della variazione di velocità tra colmo e cavo
delle asperità tale che le forze inerziali sono in grado di innescare un moto turbolento nel sottostrato
limite laminare oltre a innescare fenomeni di separazione dello strato limite a valle delle asperità
della parete che contribuiscono appunto a distruggere il sottostrato limite laminare.
Il valore che assume il numero di resistenza secondo le 7.17 e 7.18 è crescente con la scabrezza
relativa per regime di parete scabra e decrescente con il numero di Reynolds per regime di parete
liscia. Questo si può spiegare anche con le seguenti considerazioni. Fissato il valore della
dissipazione di energia i ed il diametro della tubazione, più è elevata la scabrezza minore è il valore
della velocità media (e quindi la portata convogliata per una stessa differenza di carico) perché il
contorno offre maggior resistenza al moto e quindi secondo la legge di Darcy-Weissbach (eq. 7.14)
il numero di resistenza aumenta. Nell’ analisi della dipendenza del numero di Darcy f dal numero di
Reynolds non si può utilizzare la stessa procedura per la presenza della velocità media sia nella 7.14
che nel numero di Reynolds. Infatti fissati i ed d, il valore di f e V sono univocamente determinati,
Carlo Gregoretti – Idraulica – capitolo 7 – 8 Feb. 07 135

ovvero esiste una sola coppia di valori f ed V che soddisfa la 7.14. La diminuzione del numero di
resistenza f per numeri di Reynolds crescenti si giustifica con la presenza del sottostrato limite
laminare. Lo spessore del sottostrato limite laminare e la corrispondente velocità sono
rispettivamente = 11.6 / u* e Vx = 11.6 u*. L’ aumento della velocità media, comporta l’
aumento dello sforzo tangenziale al contorno per il maggior gradiente di velocità e quindi la
velocità di attrito u* e lo spessore del sottostrato limite laminare diminuisce aumentando al tempo
stesso la velocità all’ interfaccia con lo strato turbolento. Si ha quindi una parte superiore di sezione
liquida interessata da moto turbolento, in cui si hanno le velocità maggiori. Ne consegue che la
dissipazione di energia all’ aumento del numero di Reynolds aumenta ma sempre più lentamente.
Considerando la 7.14 all’ aumento del numero di Reynolds il numero di resistenza f diminuisce ma
in modo tale che il prodotto f V2 aumenti. Ad esempio per d = 1 m e V = 1 m/s f = 0.012 si ha i =
0.0006 mentre per d = 1 m, V = 0.25 m/s f = 0.015 si ha i = 0.0005.
Le espressioni 7.15, 7.17, 7.18, 7.19 e 7.20 non sono di facile applicazione e sono diagrammate nel
diagramma di Moody (figura 7.6) in funzione del numero di Reynolds e della scabrezza relativa.

Nel caso in cui siano note la pendenza della linea dell’ energia ed il diametro della tubazione è
possibile calcolare il numero di resistenza f e quindi tramite la 7.14 la velocità e di conseguenza la
portata. Ipotizzato un regime di parete scabra mediante la scabrezza relativa e si stima il numero di
resistenza f tramite il diagramma di Moody e con questo valore mediante la legge di Darcy-
Weissbach (eq. 7.14) la velocità ed il numero di Reynolds. Si stima con il numero di Reynolds
Carlo Gregoretti – Idraulica – capitolo 7 – 8 Feb. 07 136

appena calcolato e la scabrezza relativa già nota un nuovo numero di resistenza f tramite il
diagramma di Moody e lo si confronta con il precedente: se la differenza percentuale è minore del
2% l’ ultimo valore è quello cercato altrimenti si itera il procedimento. La determinazione del
numero di resistenza risulta non facile anche con il diagramma di Moody quando si vogliano
determinare contemporeanamente il diametro, la dissipazione di energia e la portata Q perché
risultano incognite sia la scabrezza relativa che il numero di Reynolds. In questo caso si fa ricorso
ad alcune leggi empiriche di moto uniforme. Si riportano di seguito le leggi di moto uniforme di
Chezy e Gauckler-Strickler entrambe valide per il regime turbolento in parete scabra:

V = C Rh i (7.21)

V = Ks Rh 2/3 i (7.22)

Queste leggi di natura empirica legano la dissipazione di energia alle caratteristiche del campo di
moto tramite i coefficienti C ed Ks.
La funzione del numero di resistenza viene sostituita dai coefficienti di scabrezza di Chezy C
(m1/2/s) e di Gauckler-Strickler Ks (m1/3/s). Questi coefficienti di scabrezza a differenza del numero
di resistenza sono dimensionali e decrescenti con la resistenza al moto. Il loro valore viene
assegnato mediante tabelle basate sul tipo di materiale con cui è costruita una condotta e fornite dal
costruttore. Il coefficiente di Chezy viene anche stimato tramite gli indici di scabrezza di Bazin B e
di Kutter mK:
87
C= (7.23)
1+ B
d/4

100
C= (7.24)
m
1+ K
d/4

Nella tabella 7.1 sono riportati alcuni valori di eS, Ks, B e mK per diversi tipi di superficie.

Tabella 7.1 Valori di scabrezza, di coefficienti ed indici di scabrezza per differenti superfici (Datei,
1999)

Natura della superficie Scabrezza assoluta Coefficiente Indice di Indice di


eS (10-4 m) Ks (m1/3/s) Bazin B Kutter mK
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fibrocemento 3-30 95-70 0.11-0.25 0.17-0.36


mattoni 15-60 77-62 0.21-0.34 0.29-0.45
calcestruzzo:
prefabbricato 3-30 95-70 0.11-0.25 0.17-0.36
gettato con superficie rifinita 3-15 95-77 0.21-0.34 0.29-0.456
gettato con superficie ruvida 15-60 77-62 0.21-0.34 0.29-0.45
gres:
monolitico (tubi) 3-30 95-70 0.11-0.25 0.17-0.36
in elementi da rivestimento 15-30 77-70 0.21-0.27 0.29-0.36
materiali plastici 3-30 95-70 0.11-0.25 0.17-0.36
acciaio rivestito 3-30 95-70 0.11-0.25 0.17-0.36
acciaio zincato corrugato D (mm)
passo x altezza
corrugazioni anulari tutti i D 67.7x12.7 200-300 49-45 0.53-0.62 0.66-0.76
corrugazioni anulari tutti i D 76.2x25.4 300-450 45-40 0.62-0.72 0.76-0.88
corrugazioni elicoidali D 203-254 40-100 67-57 0.30-0.41 0.40-0.53
38.1x6.35
corrugazioni elicoidali D 457-610 70-200 61-49 0.36-0.53 0.47-0.66
67.7x12.7
ghisa:
non rivestita nuova 3-30 95-70 0.11-0.25 0.17-0.36
ricoperta con malta di cemento o 3-30 95-70 0.11-0.25 0.17-0.36
bituminata

Lo sforzo tangenziale al fondo in una tubazione a sezione circolare è uniforme sul contorno per
simmetria radiale e viene stimato tramite la 7.9 nota la dissipazione di energia. Lo stesso può essere
espresso mediante il numero di resistenza (eq. 7.16). Nel caso di sezione non circolare a simmetria
non radiale lo sforzo tangenziale al fondo non è uniforme sul contorno e si fa riferimento ad uno
sforzo tangenziale al fondo medio dato sempre dalla 7.9 (la relazione di equilibrio tra le forze
resistenti e le forze di gravità non cambia se per O viene inteso lo sforzo tangenziale medio). Dal
confronto dei secondi membri delle relazioni 7.9 e 7.16 si ottiene l’ espressione della legge di
Darcy-Weissbach per sezioni di forma generica:

f V2
i= (7.25)
8g Rh

Dopo aver esplicitato la velocità media a primo membro, il confronto tra le equazioni 7.20, 7.21 e
7.25 propone le seguenti relazioni tra il numero di resistenza f ed i coefficienti di scabrezza C e Ks:

C 8
= (7.26)
g f

C = Ks Rh1/6 (7.27)
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7.3 Moto permanente e gradualmente vario

A regime uniforme gli sforzi tangenziali al fondo producono una dissipazione di energia di
pressione e potenziale costante per unità di lunghezza. A regime permanente si ha ancora una
dissipazione di energia (i = (p/ + h)/ s) per cui è possibile estendere l’ equazione di Eulero in
coordinate intrinseche ed il teorema di Bernoulli alle correnti reali (fluidi non perfetti). Posta l’
energia dell’ unità di peso di fluido rispetto ad un piano di riferimento generico:

p 1 2
E= +h+ V
2g
Il teorema di Bernoulli (eq. 4.7) può infatti essere anche espresso nella forma dE/ds = 0. L’
estensione del teorema di Bernoulli (ovvero del principio della conservazione dell’ energia) alle
correnti reali in assenza di perdite localizzate diventa, allora, per una linea di corrente:
E
i= (7.28)
s
L’ equazione di Eulero relativa all’ asse normale alla traiettoria è sempre valida poiché gli sforzi
tangenziali dovuti alla viscosità ed alla turbolenza nella direzione normale al moto sono trascurabili.
Nel caso di corrente rettilinea la 7.28 viene estesa all’ intera sezione diventando:

dE
i=
ds

L’ integrazione della 7.28 tra le sezioni 1 e 2 di un tronco di condotta rettilineo lungo s (figura 7.7)
assumendo un coefficiente di Coriolis =1 comporta:

p1 1 2 p2 1 2
+ h1 + V1 = + h2 + V2 + i s
2g 2g

L’ equazione di Eulero relativa alla direzione del moto (eq. 4.5a) a regime permanente può essere
estesa al un moto gradualmente vario (senza perdite di energia localizzate) di un fluido reale
uguagliando il secondo membro dell’ equazione 4.5a con il primo dell’ equazione 7.13, ottenendo:

E 1 V
= i (7.29)
s g t
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ds

V1 P1 P2 V2

h1 h2

La 7.29 nel caso di corrente rettilinea viene estesa all’ intera sezione.

7.4 Fenomeni localizzati per cambiamento di direzione: gomiti e curve

I cambiamenti di direzione nei condotti a pressione (e non) avvengono mediante gomiti (fig. 7.8) e
curve (fig. 7.9) e sono accompagnati da dissipazioni di energia localizzata.

_
v

_
v

La perdita di energia localizzata E viene stimata mediante il seguente tipo di relazione:

k 2
E= V (7.30)
2g

essendo k un coefficiente che dipende dalla geometria della condotta e V la velocità in una
determinata sezione.
Carlo Gregoretti – Idraulica – capitolo 7 – 8 Feb. 07 140

re
A B
ri
rc

A
d

In presenza di un gomito la corrente non riesce a rimanere aderente alla parete e si ha il distacco
dello strato limite con formazione di correnti di ricircolo responsabili della dissipazione di energia.
Per i tubi a sezione circolare o quadrata la perdita di energia localizzata viene stimata mediante le
relazione 7.30 con k = , essendo il coefficiente di Weisbach (1855):

= 0.95 sen2 /2 + 2.05 sen4 /2 (7.31)

ed un coefficiente correttivo determinato sperimentalmente ed illustrato in figura 7.10. Con si


indica l’ angolo di cui cambia la direzione del moto (fig. 7.8).

2.8 1.4
1
7.3

2.4
Eq.

2.0 1.0

1.6 0.8

1.2 0.6
0.8 0.4 valori
sperimentali
0.4 0.2

0.0 0.0
0 20° 40° 60° 80° 100° 120°

La corrente in una curva (fig. 7.9) presenta fenomeni di distacco dello strato limite perchè non
riesce a rimanere aderente alla parete sia all’ estradosso (più marcati) che all’ intradosso (meno
marcati) e presenta la formazione di correnti di ricircolo e conseguente perdita di energia
localizzata. Inoltre la dissipazione di energia dovuta all’ attrito con le pareti comporta una
diminuzione di pressione (la velocità e la quota piezometrica sono costanti) che è maggiore all’
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estradosso rispetto all’ intradosso perché ivi il percorso del fluido è più lungo (fig. 7.11). Lo
squilibrio di pressione tra estradosso ed intradosso creato dalla dissipazione di energia continua è
responsabile del trasferimento di fluido tra intradosso ed estradosso venendo a creare una corrente
secondaria spiraliforme che comporta un ulteriore dissipazione di energia.

La presenza del moto spiraliforme varia la distribuzione di velocità che si avrebbe a regime
uniforme e si estende dopo la curva per un tratto di condotto rettilineo pari a 60 diametri. Qualsiasi
strumento di misura di velocità e/o portata non va mai posto in curva ma ad almeno 60 diametri
dopo di essa perché necessitano di linee di corrente il più possibile rettilinee.
La dissipazione di energia localizzata viene stimata mediante l’ equazione 7.30 con k = A1B1. Il
coefficiente A1, dipende dall’ angolo di apertura della curva (fig. 7.9) ed è graficato in figura 7.12.

1.2
A1
0.8

0.4

0.0
0 20° 40° 60° 80° 100° 120° 140° 160° 180°

Il coefficiente B1 dipende dal rapporto raggio di curvatura dell’ asse del tubo rC ed è graficato nelle
figure 7.13 ed 7.14.

B1
0.20
1.2
0.16
0.8 rc /d>1.0
0.5<rc /d<1.5 0.12
0.4
0.8

0.0 0.4
0.6 0.8 1.0 1.2 1.4
rc /d
0.0
1 2 3 4 5 6 8 18 20 30 40
rc /d
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La cadente della perdita di energia per attrito in curva viene stimata con la seguente relazione (l’
angolo in gradi):

i = 0.0175 f rC / d (7.32)

7.5 Diramazioni e confluenze

Le confluenze (fig. 7.15) e le diramazioni (fig. 7.16) di tubazioni sono sede di perdite di energia
localizzata per distacco dello strato limite e per la formazione di correnti di ricircolo. Inoltre in una
confluenza vengono a contatto due correnti fluide di velocità e direzione diverse che mescolandosi
danno luogo ad una ulteriore perdita di energia localizzata per attrito tra le particelle fluide di
diversa provenienza.

Per una confluenza a T, nel caso numero di Reynolds superiore a 104 e di tubazione principale
rettilinea di diametro e sezione costanti, d ed At la perdita di energia localizzata (fig. 7.17) viene
stimata mediante la relazione 7.30 con la velocità V pari a quella nella tubazione principale dopo la
confluenza ed il coefficiente kt per la tubazione principale graficato in figura 7.18 in funzione del
rapporto tra le sezioni dei due tubi e delle due portate. Nella stessa figura viene rappresentato il
coefficiente kd relativo alla perdita di energia localizzata nella tubazione che si innesta.

At
V
V
d
90° Qt Qt QR

Ad
QS
Qd
Carlo Gregoretti – Idraulica – capitolo 7 – 8 Feb. 07 143

In una diramazione a T (fig. 7.19) la perdita di energia localizzata si stima tramite la relazione 7.30
con V la velocità prima della diramazione e con i coefficienti kt e kd relativi alla perdite lungo la
tubazione e lungo la diramazione rispettivamente, illustrati in figura 7.20.
14
Kd
8.0 Kt A d A t = 0.09 0.19
Kd Kd 12
t = 0.1
7.2 Kd
Kt
6.4 Kt

0.3
0 .2
10

0.4
Ad A

5.6 0.27
4.8
8
4.0
0.35
3.2 0.6 K 6
d
2.4 0.8 0.44
1.6
1 .0 4
0.55
0.8
Kt
0.0 2 1.00
-0.8
-0.16 0
0.0 0.2 0.4 0.6 0,8 1.0 0.1 0.3 0.5 0.7 0.9 1.1
Qd
Qd QR
Qt ;
Qt Qt

7.6 Correnti in pressione

Il moto dei fluidi in condotti chiusi e completamente riempiti è denominato a pressione. Il moto a
pressione a regime permanente di un fluido incomprimibile con distribuzione idrostatica delle
pressioni è governato dall’ equazione 7.28.

L. E 1 2
.
L. P
.
h

Per una corrente in pressione è peraltro nota la dissipazione di energia localizzata per brusca
variazione di sezione, per cambi di direzione e per confluenze e diramazioni. In figura 7.21 è
illustrata la seguente situazione: un tubo di diametro d parte da un serbatoio la cui quota del pelo
libero rispetto all’ asse di mezzeria del tubo è h e sbocca direttamente nell’ atmosfera ad una
Carlo Gregoretti – Idraulica – capitolo 7 – 8 Feb. 07 144

distanza L dall’ imbocco. Nella zona di imbocco si ha una contrazione di vena (sezione 1) seguita
da un allargamento (sezione 2) caratterizzata da una dissipazione di energia localizzata. Nella
sezione 2 il profilo di velocità ha componente nella sola direzione del moto ed il regime di moto è
uniforme: per la costanza della portata (regime permanente) e della sezione del tubo si ha una stessa
velocità media ed uno stesso profilo di velocità in tutta la parte di tubo a valle della sezione 2. Allo
sbocco la vena si inflette più o meno accentuatamente in funzione del rapporto h/d (per elevati
valori del rapporto h/d la vena effluisce orizzontalmente). Riassumendo il moto è caratterizzato da
una perdita di carico localizzata iniziale (tra la sezione 1 e la sezione 2) e diviene uniforme a partire
dalla sezione 2. Assumendo corrente rettilinea con distribuzione idrostatica delle pressioni nelle
sezioni 1 e 2 e tra questa e lo sbocco, si possono eseguire i seguenti bilanci di energia tra la sezione
1 e la 2 e tra questa e lo sbocco. L’ energia del fluido in una sezione è pari alla somma della quota
baricentrica della sezione, dal valore della pressione in questo punto e del carico cinetico medio
moltiplicato il coefficiente di Coriolis. Si ipotizzano perdite di carico nulle fino alla sezione 1 la cui
energia rispetto all’ asse del tubo è quindi la quota del pelo libero h. Indicata con V la velocità
media a regime uniforme nel tubo, con ki il coefficiente della perdita di energia localizzata relativa
all’ imbocco, con i la dissipazione di energia per attrito dovuta alle pareti ed assumendo un
coefficiente di Coriolis = 1 si hanno i seguenti bilanci di energia rispettivamente tra le sezioni 1
ed 2 e tra le sezioni 2 e di valle del tubo:

h = E2 + ki V2/2g

E2 = V2/2g + iL

Nel primo l’ energia nella sezione 1 è uguale a quella dell’ energia della sezione 2 sommata alla
perdita di carico localizzata. Nel secondo l’ energia della sezione 2 è uguale a quella allo sbocco
sommata alla perdita di carico continua che per semplicità di calcolo viene estesa all’ intera
lunghezza della tubazione e non alla sola distanza tra la sezione 2 e lo sbocco.
Esplicitando E2 dal primo bilancio ed uguagliando i secondi membri di ambedue i bilanci si ha il
bilancio di energia globale:
h = V2/2g + ki V2/2g + iL

Il bilancio di energia tra la quota del pelo libero e lo sbocco può essere direttamente eseguito
uguagliando la quota del pelo libero nel serbatoio alla somma dell’ energia che il fluido possiede
allo sbocco con le perdite di energia localizzate e continue dell’ intero percorso. Sostituendo l’
Carlo Gregoretti – Idraulica – capitolo 7 – 8 Feb. 07 145

espressione della perdita di energia continua data dall’ equazione 7.25 nel bilancio sovrastante si
ottiene:

V2 fL
h= ki + +1 (7.33)
2g d

Dalla relazione 7.33, noti i valori di k ed f ed L si ricava la velocità e quindi moltiplicando questa
per la sezione del tubo la portata Q = d2/4 V2.
In figura 7.22 è invece illustrata la situazione di due serbatoi, di quote del pelo libero h1 ed h2
diverse rispetto ad un piano di riferimento orizzontale, collegati da una condotta di sezione circolare
di diametro d.
v2
2g
L. E.

L. P.
p/
1

h1 2 h2
L

Il bilancio di energia è analogo a quello del caso precedente, dovendosi aggiungere le perdite di
energia localizzata che hanno luogo allo sbocco della condotta nel serbatoio 2:

V2 fL
h1 = h 2 + ki + + kS (7.34)
2g d

essendo kS il coefficiente della perdita di carico localizzata allo sbocco.


Nel caso in cui h1 < h2 per sollevare una portata Q dal serbatoio 1 al serbatoio 2 si pone a valle del
primo una pompa P (figura 7.23) che fornisce alla corrente una potenza P = Q H, essendo H la
prevalenza della pompa ovvero l’ energia per unità di peso del fluido che la pompa cede alla
corrente. Il bilancio di energia tra i due serbatoi è in questo caso:

V2 fL
h1 + H = h 2 + ki + + kS (7.35)
2g d
Carlo Gregoretti – Idraulica – capitolo 7 – 8 Feb. 07 146

L. P.

h2
1 Pompa
2
h1

In figura 7.24 è alfine presentato il caso di tre serbatoi collegati da tre condotte tramite un nodo N.
In questa situazione si esegue il bilancio di energia tra i serbatoi 1 e 2 ed il nodo e tra questi ed il
serbatoio 3.

Pompa
h1 h3

h2 2

Indicate con V1, V2 e V3 le velocità medie nelle condotte che partono od arrivano nei rispettivi
serbatoi e con d1, d2, d3, L1, L2 ed L3 i rispettivi diametri e lunghezze si ha:

V12 f L1 V32
h1 = H N + ki + + kt (7.36)
2g d1 2g

V22 f L2 V32
h2 + H = HN + ki + + + kd (7.37)
2g d2 2g

V32 f L 3
H N = h3 + + kS (7.38)
2g d 3
Carlo Gregoretti – Idraulica – capitolo 7 – 8 Feb. 07 147

Nel bilanci rappresentati dalle equazioni 7.36 e 7.37 vi sono le perdite di carico localizzate per
confluenza a T e quella per presenza di gomito nella condotta che parte dal serbatoio 2. A queste
equazioni si aggiunge l’ equazione di continuità al nodo N per avere un sistema di quattro equazioni
in quattro incognite:
Q1 + Q2 = Q3 (7.39)

Esercizio 7.1

Con riferimento alla figura 7.21, una portata defluisce da un serbatoio tramite una condotta di
sezione circolare di diametro d = 1 m e con sbocco libero nell’ atmosfera dopo una distanza L = 100
m. La quota del pelo libero del serbatoio rispetto alla mezzeria della sezione della condotta è h =
10.0 m. La scabrezza equivalente delle pareti della condotta è eS = 0.001 m per cui la scabrezza
relativa è eS/d = 0.001. Calcolare la portata effluente dal serbatoio.

Il bilancio di energia tra il pelo libero e lo sbocco è secondo la 7.33:

V2 fL
h= ki + +1
2g d

Il coefficiente ki per la stima della perdita di energia localizzata all’ imbocco viene stimato tramite
la 4.38. L’ area della sezione della condotta è di un ordine di grandezza inferiore rispetto all’ area
della sezione liquida interessata dal moto all’ interno della condotta per cui ki = 0.5. Ipotizzando un
regime di moto turbolento in parete scabra, il diagramma di Moody (fig. 7.6) propone il numero di
Darcy f = 0.02. Sostituendo i valori numerici nel bilancio di energia si ha:

V2 V2
10 = 0.5 +
0.02 x 100
+1 = (0.5 + 2 + 1)
2g 1 2g
da cui

2 x 9.81 x 10
V= = 7.49 m/s
3.5

Si verifica ora l’ ipotesi di parete scabra:


Carlo Gregoretti – Idraulica – capitolo 7 – 8 Feb. 07 148

Vd 7.49 x 1
Re = = -6
= 7.49 x 10 6
10

Secondo il diagramma di Moody il moto turbolento nel presente caso è in regime di parete scabra
verificando l’ ipotesi iniziale.
La portata è:
Q= d2/4 V = 3.14 x 12 x 7.49 / 4 = 5.88 m3/s

Nel caso in cui d = 0.5 m e con stessa scabrezza per cui e/d = 0.002, il numero di Darcy in ipotesi di
moto turbolento in regime di parete scabra secondo il diagramma di Moody è f = 0.024. Il bilancio
di energia diventa:

V2 V2
10 = 0.5 +
0.024 x 100
+1 = (0.5 + 4.8 + 1)
2g 0.5 2g

da cui

2 x 9.81 x 10
V= = 5.58 m/s
6.3

Si verifica ora l’ ipotesi di parete scabra:

Vd 5.58 x 0.5
Re = = -6
= 2.79 x 10 6
10

L’ ipotesi di moto turbolento in regime di parete scabra è verificata anche in questo caso e la portata
derivata è:

Q= d2/4 V = 3.14 x 0.52 x 5.58 / 4 = 1.1 m3/s

In questo caso la portata diminuisce sia perché la sezione è ¼ di quella precedente sia perché
diminuisce la velocità a causa della maggior perdita di carico per attrito.

Adottando ora rispetto al caso iniziale una condotta lunga L = 1000 m, il bilancio di energia
diventa:
Carlo Gregoretti – Idraulica – capitolo 7 – 8 Feb. 07 149

V2 V2
10 = 0.5 +
0.02 x 1000
+1 = (0.5 + 20 + 1)
2g 1 2g

da cui

2 x 9.81 x 10
V= = 3.02 m/s
21.5

Si verifica ora l’ ipotesi di parete scabra:

Vd 3.02 x 1
Re = = -6
= 3.02 x 10 6
10
L’ ipotesi di moto turbolento in regime di parete scabra è verificata anche in questo caso e la portata
derivata è:
Q= d2/4 V = 3.14 x 12 x 3.03 / 4 = 2.38 m3/s

Rispetto al primo caso la portata diminuisce perché sono aumentate le perdite di energia.

Esercizio 7.2

Una condotta a sezione circolare di diametro d = 0.5 m e lunga L = 1000 m collega due serbatoi
(figura 7.22). Conoscendo la scabrezza equivalente di Nikuradse eS = 0.001 m e le quote del pelo
libero nei due serbatoi, h1 = 10 m e d h2 = 5 m, determinare la portata convogliata nel secondo
serbatoio in ipotesi di regime permanente. Il bilancio di energia secondo la 7.34 è:

V2 fL
h1 = h 2 + ki + + kS
2g d

I coefficienti di imbocco e sbocco sono pari rispettivamente ad 0.5 ed 1 mancando raccordi


opportuni tra la condotta ed i serbatoi. Il coefficiente ki per la stima della perdita di energia
localizzata all’ imbocco viene stimato tramite la 4.38. L’ area della sezione della condotta è di un
ordine di grandezza inferiore rispetto all’ area della sezione liquida interessata dal moto all’ interno
della condotta per cui ki = 0.5. Il coefficiente kS per la stima della perdita di energia localizzata allo
sbocco viene stimato tramite la tabella 4.1. L’ area della sezione della condotta è di un ordine di
Carlo Gregoretti – Idraulica – capitolo 7 – 8 Feb. 07 150

grandezza inferiore rispetto all’ area della sezione liquida interessata dal moto all’ interno della
condotta per cui kS= 1. Per e/d = 0.002, il numero di Darcy in ipotesi di moto turbolento in regime
di parete scabra secondo il diagramma di Moody è f = 0.024. Sostituendo i valori numerici nel
bilancio di energia si ha:

V2 0.024 x 1000
10 = 5 + 0.5 + +1
2g 0.5

segue:

V2
10 - 5 = 49.5
2g

da cui:

2 x 9.81 x 5
V= = 1.41 m/s
49.5

Si verifica ora l’ ipotesi di parete scabra:

Vd 1.41 x 0.5
Re = = -6
= 7.05 x 10 5
10
L’ ipotesi di moto turbolento in regime di parete scabra è verificata anche in questo caso e la portata
derivata è:
Q= d2/4 V = 3.14 x 0.52 x 1.41 / 4 = 0.277 m3/s

Nel caso si volesse aumentare la portata convogliata con le stesse condizioni idrauliche al contorno
occorre aumentare il diametro della condotta: aumenta sia la sezione che la velocità per
diminuzione della dissipazione di energia per unità di lunghezza i.

Esercizio 7.3

Una pompa P di prevalenza H = 10 m è posta tra due tubi a sezione circolare, di diametro d1 = 1 m e
lunghezza L1 = 500 m il primo e di diametro d2 = 2.5 m e lunghezza L2 = 500 m il secondo, che
collegano due serbatoi (figura 7.25). Conoscendo la scabrezza equivalente di Nikuradse eS = 0.001
m e le quote del pelo libero nei due serbatoi, h1 = 10 m e d h2 = 15 m, determinare la portata
Carlo Gregoretti – Idraulica – capitolo 7 – 8 Feb. 07 151

convogliata nel secondo serbatoio in ipotesi di regime permanente se la prevalenza della pompa è H
= 10 m. Calcolare inoltre la potenza della pompa. Il bilancio di energia secondo la 7.35 è:

V12 f L V22 f L
h1 + H = h 2 + ki + 1 1 + kS + 2 2
2g d1 2g d2

L.E.

L. P.

h2
Pompa
h1

A B

I coefficienti di imbocco e sbocco sono pari rispettivamente ad 0.5 ed 1 mancando raccordi


opportuni tra la condotta ed i serbatoi. Il coefficiente ki per la stima della perdita di energia
localizzata all’ imbocco viene stimato tramite la 4.38. L’ area della sezione della condotta è di un
ordine di grandezza inferiore rispetto all’ area della sezione liquida interessata dal moto all’ interno
della condotta per cui ki = 0.5. Il coefficiente kS per la stima della perdita di energia localizzata allo
sbocco viene stimato tramite la tabella 4.1. L’ area della sezione della condotta è di un ordine di
grandezza inferiore rispetto all’ area della sezione liquida interessata dal moto all’ interno della
condotta per cui kS= 1. Per e/d1 = 0.001 e per e/d2 = 0.0004, i valori del numero di Darcy in ipotesi
di moto turbolento in regime di parete scabra secondo il diagramma di Moody sono rispettivamente
f1 = 0.02 e f2 = 0.016. Per la continuità vale Q = V1 A1 = V2 A2 per vui V1 = Q/A1 e V2 = Q/A2.
Sostituendo i valori numerici nel bilancio di energia si ha:

Q2 0.02 x 500 Q2 0.016 x 500


10 + 10 = 15 + 2
0.5 + + 2
1+
2g A1 1 2g A 2 2.5

segue:

Q2 10.5 3.2
5= +
2g (3.14 x 1/4) 2 (3.14x 2.5 2 / 4) 2

da cui:
Carlo Gregoretti – Idraulica – capitolo 7 – 8 Feb. 07 152

2 x 9.81 x 5
Q= = 2.39 m 3 /s
17.18

Si verifica ora l’ ipotesi di parete scabra:

V1 = Q/A1 = 2.39 / (3.14/4) = 3.04 m/s

V2 = Q/A2 = 2.39 / (3.14 x 2.52 / 4) = 0.49 m/s

V1 d1 3.04 x 1
Re1 = = = 3.04 x 10 6
10 -6

V2 d 2 0.49 x 2.5
Re 2 = = -6
= 1.22 x 10 6
10

Dal confronto con il diagramma di Moody l’ ipotesi di moto turbolento in regime di parete scabra è
verificata per il tubo di sezione A1 ma non per il tubo di sezione A2 per cui f2 = 0.0167. Sostituendo
il nuovo valore di f2 nel bilancio di energia si ottiene Q = 2.38 m3/s. Il risultato è uguale a quello
precedente perché il termine f2 L2/d2 (1/A22) è quasi uguale al precedente ed è trascurabile rispetto
ai rimanenti.

La potenza della pompa è:

P = Q H = 9810 x 2.38 x 10 = 233478 W = 233.5 Kw

Esercizio 7.4

Con riferimento alla figura 7.24, due portate Q1 ed Q2 vengono derivate dai serbatoi 1 ed 2 e
convergono al nodo idraulico (a T) N dove proseguono per il serbatoio 3. Le tre condotte hanno
ugual diametro d = 1 m e sono lunghe rispettivamente L1 = 1050 m, L2 = 800 m ed L3 = 500 m. Le
scabrezze assolute sono rispettivamente: e1 = e2 = 0.002 m ed e3 = 0.001 m. Le quote del pelo libero
dei tre serbatoi sono rispettivamente h1 = 12 m, h2 = - 4 m ed h3 = 6 m. Essendo Q3 = Q1 + Q2 = 2
Carlo Gregoretti – Idraulica – capitolo 7 – 8 Feb. 07 153

m3/s, determinare le singole portate Q1 ed Q2, la prevalenza e la potenza della pompa a valle del
serbatoio 2.

Si determina il valore dell’ energia nel nodo idraulico N secondo la relazione 7.38, essendo la
velocità in condotta V3 = Q3/( d2/4) = 2/(3.14 x 12/4) = 2 / 0.785 = 2.55 m/s. I coefficienti di
perdita localizzata per imbocco e sbocco vengono assunti pari rispettivamente ad 0.5 ed 1
mancando raccordi opportuni tra la condotta ed i serbatoi. Il coefficiente ki per la stima della perdita
di energia localizzata all’ imbocco viene stimato tramite la 4.38. L’ area della sezione della condotta
è di un ordine di grandezza inferiore rispetto all’ area della sezione liquida interessata dal moto all’
interno della condotta per cui ki = 0.5. Il coefficiente kS per la stima della perdita di energia
localizzata allo sbocco viene stimato tramite la tabella 4.1. L’ area della sezione della condotta è di
un ordine di grandezza inferiore rispetto all’ area della sezione liquida interessata dal moto all’
interno della condotta per cui kS= 1.
Ipotizzando un regime di turbolenza in parete scabra il diagramma di Moody per un valore di
scabrezza relativa e/d = 0.001 fornisce f = 0.02 e sostituendo i valori numerici si ha:

2.55 2 0.02 x 500


HN = 6 + + 1 = 9.65 m
2 x 9.81 1

Si verifica ora l’ ipotesi di parete scabra:

Vd 2.55 x 1
Re = = -6
= 2.55 x 10 6
10
L’ ipotesi di moto turbolento in regime di parete scabra è verificata.

Noto il valore del carico idraulico HN è possibile determinare tramite il bilancio di energia tra la
quota del pelo libero del serbatoio 1 ed il nodo idraulico N il valore della velocità (e quindi la
portata Q1) espresso dalla relazione 7.36. Ipotizzando un regime turbolento di parete scabra si ha
secondo il diagramma di Moody f = 0.024 corrispondente ad una scabrezza relativa e/d = 0.002. Si
ipotizza inoltre che Q1 = Q2 per cui il coefficiente per la perdita di carico localizzata alla confluenza
è secondo la figura 7.17 kt = 0.65.

V12 0.024 x 1050 2.55 2


12 = 9.65 + 0.5 + + 0.65 x
2 x 9.81 1 2 x 9.81
Carlo Gregoretti – Idraulica – capitolo 7 – 8 Feb. 07 154

da cui:

2 x 9.81 x (12 - 9.65 - 0.215)


V1 = = 1.28 m/s
25.7

Si verifica ora l’ ipotesi di parete scabra:

Vd 1.28 x 1
Re = = -6
= 1.28 x 10 6
10
L’ ipotesi di moto turbolento in regime di parete scabra è verificata.

La portata Q1 è:
Q1 = V1 x 0.785 = 1.28 x 0.785 = 1 m3/s

La portata Q2 è:
Q2 = Q3 – Q1 = 2 – 1 = 1 m3/s.

E’ verificata anche l’ ipotesi Q1 = Q2.


Per determinare la prevalenza della pompa si esegue il bilancio di energia tra la quota del pelo
libero del serbatoio 2 ed il nodo idraulico N espresso dalla relazione 7.37. Il regime turbolento è di
parete scabra come appena visto ed f = 0.024. Il coefficiente della perdita di carico localizzata è kd
= 1.9 secondo la figura 7.17. Il coefficiente di perdita di carico localizzata in curva è pari alla
moltiplicazione dei coefficienti ed , stimati rispettivamente mediante la relazione 7.31 e la figura
7.7 ( = 1.2).
= 0.95 sen2 /2 + 2.05 sen4 /2 = 0.95 x sen2 45 + 2.05 x sen4 45 = 0.9875

1.28 2 0.024 x 800 2.55 2


- 4 + H = 9.65 + 0.5 + + 1.2 x 0.9875 + 1.9 x
2 x 9.81 1 2 x 9.81

da cui
H = 4 + 9.65 + 1.74 + 0.63 = 16 m

La potenza della pompa è:

P = Q2 H = 9810 x 1 x 16 = 156960 W = 156.96 Kw


Carlo Gregoretti – Idraulica – capitolo 7 – 8 Feb. 07 155

7.7 Problemi di altimetria nelle condotte

Una condotta che collega due serbatoi, può avere, per necessità topografiche andamenti altimetrici
diversi da quello rettilineo ed inclinato verso il basso, come illustrato in figura 7.26. Il
funzionamento e quindi la portata derivata cambiano per le diverse posizioni che la condotta può
assumere. Si distinguono quattro diversi casi, illustrati in figura 7.26, in dipendenza del fatto che la
condotta superi altimetricamente la linea dell’energia che assumendo il carico cinetico trascurabile è
pressoché uguale alla linea piezometrica. In questa situazione la piezometrica, a meno della
pressione atmosferica è denominata relativa per distinguerla da quella delle pressioni assolute. La
linea piezometrica nel presente caso, per semplicità di spiegazione, viene assunta come la
congiungente le quote del pelo libero dei due serbatoi. L’ errore commesso non è elevato nel caso di
condotta lunga perché le perdite di carico localizzate sono di un ordine di grandezza inferiore a
quelle continue e quindi trascurabili ed il carico cinetico è usualmente una frazione del carico
piezometrico.

L. P
.
p A/ E
D
F
C
3
4
p A/

h monte h valle
hE
hF

La condotta 1, per intero sotto la piezometrica relativa, non presenta alcun particolare problema di
funzionamento e la portata derivata viene stimata mediante la relazione 7.34.
La condotta 2 è posizionata in parte sopra la linea piezometrica relativa e rimane sotto la quota del
pelo libero del serbatoio di monte. In questo caso la portata derivata stimata con la relazione 7.34
rimane invariata rispetto al caso precedente ma vi possono essere problemi di funzionamento. Nel
tratto di condotta posto sopra la linea piezometrica relativa la corrente è in depressione (pressione
minore di quella atmosferica) e possono sorgere problemi per ingresso di aria esterna in presenza di
fessure e per la formazione di bolle (causa appunto dello stato di depressione) dei gas disciolti nell’
Carlo Gregoretti – Idraulica – capitolo 7 – 8 Feb. 07 156

acqua (vedi il paragrafo 4. 9 riguardo la cavitazione) che si accumula in sacche nei punti più alti
riducendo la sezione e quindi la portata anche in maniera intermittente. E’ opportuno in questo caso
disporre valvole di sfiato a pressione.
La condotta 3 oltrepassa in parte la quota del pelo libero del serbatoio di monte e rimane sotto la
linea piezometrica assoluta. L’ acqua, per sola gravità, non riesce ad oltrepassare il punto C della
condotta che a valle di tal punto rimane vuota. In questo caso si aspira l’ aria nella condotta a valle
del punto C creando una depressione che consente la risalita dell’ acqua fino al punto D avviando il
moto a pressione: la condotta funziona a sifone e l’ operazione di avviamento è denominata
adescamento a sifone. La portata derivata è uguale a quella derivata con la condotta 1 e viene
stimata con la relazione 7.34. Rispetto alla condotta 2, si ha l’ aggravio dei problemi per il tratto in
depressione.
La condotta 4 oltrepassa in parte la linea piezometrica assoluta e rimane sotto la quota piezometrica
assoluta del pelo libero del serbatoio di monte. Oltrepassando la linea piezometrica assoluta si
avrebbe una pressione assoluta negativa, situazione fisicamente impossibile. In questo caso si ha
una diminuzione della pendenza della linea dell’ energia che interseca la condotta nei punti E ed F.
A monte di E ed a valle di F la condotta funziona a pressione mentre nel tratto EF l’ acqua si
trasferisce per gravità dall’ alto al basso occupando una porzione ridotta della sezione della
condotta. L’ acqua in questo tratto scorre a pelo libero dissipando l’ energia necessaria per arrivare
in F con energia piezometrica pari alla quota altimetrica del punto F.
Anche in questo caso è previsto l’ adescamento a sifone e la portata derivata è inferiore a quella dei
casi precedenti perché corrisponde ad un dislivello hMONTE – hVALLE – hE + hF che è inferiore. Infatti
anche la cadente della linea dell’ energia è inferiore rispetto ai casi precedenti.
Nessun funzionamento è possibile nel caso la condotta superi la quota piezometrica assoluta del
pelo libero del serbatoio di monte. In questo caso occorre utilizzare una pompa.

7.8 Colpo d’ariete

Operando una chiusura parziale in una condotta si ha una riduzione della portata e quindi una
diminuzione della velocità nel tratto a monte di essa. In ipotesi di fluido incomprimibile valgono la
prima equazione di Eulero e l’equazione di continuità, di sotto riportate:

E 1 V
=
s g t
Carlo Gregoretti – Idraulica – capitolo 7 – 8 Feb. 07 157

Q A
+ =0
s t
Nel caso di condotta indeformabile di sezione con area A vale A/ t = 0 e l’equazione di continuità
diventa:
Q
=0
s

per ogni istante temporale risultando Q = Q(t) e poiché V = Q/A

V = V(t) (7.39)

il termine V/ t tenendo conto dell’eq. (7.39) diventa dV/dt e l’equazione di Eulero viene così
riscritta:
E 1 dV
= (7.40)
s g dt

Integrando lungo s, ad un dato istante t, l’equazione (7.40) tra la quota del pelo libero del serbatoio
e la sezione di chiusura (fig. 7.27) si ha:
L dV
E2 E1 = (7.41)
g dt

dV/dt > 0

L.E. L/g dV/dt


1 2
h V /2g
L.P.

s V
2
L

Una riduzione della velocità V comporta un valore positivo a secondo membro dell’equazione
(7.41) e quindi un valore dell’energia in condotta superiore a quello del serbatoio (si può intendere
la sezione 2 una sezione generica a valle del serbatoio chè il risultato dell’integrazione dell’eq.
(7.40) non cambia). Questo surplus di energia è energia di pressione dovuta alla variazione
Carlo Gregoretti – Idraulica – capitolo 7 – 8 Feb. 07 158

dell’energia cinetica in condotta. Quest’onda di sovrapressione avviene istantaneamente in tutta la


condotta in ipotesi di fluido incomprimibile e condotta indeformabile. Analogamente una manovra
di apertura comporta un onda di depressione. Nel caso di chiusura istantanea il termine a secondo
membro dell’eq. (7.41) tende all’infinito e si avrebbe una sovrapressione infinita in condotta.
Analogamente Nella realtà l’equazione (7.41) è valida solo per manovre di chiusura e/o apertura
lente per cui la sovrapressione dovuta alla variazione di velocità assume valori non elevati di modo
che né il fluido vari la sua densità né la condotta subisca deformazioni. Per manovre di chiusura
rapide la sovrapressione assume valori elevati sicchè il fluido e la condotta non possono essere più
ritenuti rispettivamente incomprimibile ed indeformabile. Il valore della sovrapressione h per
chiusura istantanea è:
a VO
h= (7.42)
g

essendo VO la velocità in condotta prima della chiusura ed a il valore della celerità con cui si
propaga l’onda di sovrapressione in condotta:
1
a= (7.43)
1 d 1
+
E s EM

Essendo rispettivamente E ed EM i moduli di elasticità del fluido e del materiale della condotta ed s
lo spessore della condotta (E 2 109 Pa).
Una manovra di chiusura istantanea comporta la trasformazione dell’energia cinetica del fluido in
energia di pressione del fluido che si comprime e di energia elastica della condotta che si dilata. La
velocità del fluido non si arresta istantaneamente in tutta la condotta a monte della sezione di
chiusura ma esiste una sezione di separazione che delimita il tratto di condotta a velocità nulla da
quello a velocità iniziale. Questa sezione si sposta con elevata velocità (fino a 1000 m/s) verso
monte fino all’imbocco del serbatoio ove il fluido a velocità nulla si trova in condizioni energetiche
superiori a quelle del serbatoio stesso. Si origina quindi un moto, che si propaga da monte verso
valle, con velocità non nulla in direzione del serbatoio con ripristino dell’energia al valore del
serbatoio (fig. 7.28). Arrivato alla sezione di chiusura si ha l’annullamento della velocità con la
creazione di un onda di depressione che risale verso monte ed arrivata all’imbocco del serbatoio
origina a sua volta un onda con una sovrapressione di valore uguale ed opposto a quella di
depressione e che si propaga verso valle ripristinando le condizioni iniziali prima dell’istante di
Carlo Gregoretti – Idraulica – capitolo 7 – 8 Feb. 07 159

chiusura e così via. Questo fenomeno di onde che risalgono e riscendono la condotta è chiamato
colpo d’ariete. La presenza di attrito smorza le onde per cui si perviene ad uno stato finale di quiete.

Le manovre con chiusura non istantanea sono caratterizzate da un andamento crescente della
sovrapressione h nella sezione di chiusura stessa e si dividono in rapide e lente. Le prime (fig.
7.29) sono caratterizzate da un tempo di chiusura minore di L/a tale che un tratto della condotta è
interessato dalla sovrapressione massima secondo l’equazione (7.42) mentre le seconde sono
caratterizzate da un tempo di chiusura maggiore di L/a tale che la sezione di chiusura viene
raggiunta dall’onda di depressione riflessa prima che avvenga la chiusura completa (fig. 7.30).
Carlo Gregoretti – Idraulica – capitolo 7 – 8 Feb. 07 160

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