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Norma Italiana
CEI 64-2/A
Data Pubblicazione Edizione
1998-08 Quarta
Classificazione Fascicolo
64-2/A 2961C
Titolo
Impianti elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione
Appendici
Title
Electrical installations in locations with explosion hazard
Annexes
NORMA TECNICA
COMITATO
ELETTROTECNICO CNR CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE • AEI ASSOCIAZIONE ELETTROTECNICA ED ELETTRONICA ITALIANA
ITALIANO
SOMMARIO
Fascicolo complementare alla 64-2 contenente prescrizioni relative ai seguenti casi particolari di luoghi
pericolosi.
A) Luoghi per ricovero o riparazione autoveicoli.
B) Impianti termici alimentati a gas (soggetti a disposizioni legislative).
C) Impianti fissi di distribuzione di carburanti liquidi.
D) Luoghi per processi di verniciatura e similari.
F) Laboratori chimici per sostanze pericolose.
G) Fognature e impianti di scarico di fluidi pericolosi.
I) Luoghi con presenza di idrogeno per macchine elettriche rotanti.
J) Luoghi di installazione di centrali termiche e analoghi.
L) Impianti frigoriferi ad ammoniaca.
M) Distributori fissi di gas di petrolio liquefatto (GPL) per autotrazione.
P) Luoghi di ricovero, manutenzione, sverniciatura e verniciatura di aeromobili.
Q) Luoghi di produzione, lavorazione e deposito dell'ammoniaca.
S) Impianti fissi di distribuzione di gas naturale compresso (GNC) con densità relativa all'aria non su-
periore a 0,8.
T) Impianti di riduzione finale della pressione del gas funzionanti con pressione a monte compresa fra
4 e 500 kPa (0,04 e 5 bar).
Il presente fascicolo rappresenta un consolidamento della Norma CEI 64-2/A quarta edizione, esso diffe-
risce dal fascicolo n. 1432 in quanto è corretto in conformità alla Errata Corrige (Fascicolo n. 1973V),
incorpora l’Appendice T (Fascicolo n.1908 V) ed è aggiornato nei riferimenti legislativi e normativi; con-
tiene inoltre note aggiuntive derivate dalle risposte ai quesiti oggetto dei Fogli di Interpretazione della
Norma stessa pubblicati: da F.14 a F.17 nel Fascicolo n. 2674P - da F.24 a F.25 nel Fascicolo n. 2962.
DESCRITTORI • DESCRIPTORS
Ricovero o riparazione autoveicoli • Impianti termici • Distributori di carburanti • Luoghi di verniciatura •
Laboratori • Fognature • Frigoriferi • Aeromobili • Ammoniaca • Riduzione finale della pressione;
Internazionali
INFORMAZIONI EDITORIALI
Norma Italiana CEI 64-2/A Pubblicazione Norma Tecnica Carattere Doc.
Sottoposta a Inchiesta pubblica come Progetto fasc. C. 365 Chiusa in data 1989-4-30
CDU
A PP ENDI CE
A LUOGHI PER RICOVERO O RIPARAZIONE DI AUTOVEICOLI 1
A PP ENDI CE
B IMPIANTI TERMICI ALIMENTATI A GAS (SOGGETTI A DISPOSIZIONI LEGISLATIVE) 8
A PP ENDI CE
C IMPIANTI FISSI DI DISTRIBUZIONE DI CARBURANTI LIQUIDI 10
A PP ENDI CE
D LUOGHI PER PROCESSI DI VERNICIATURA E SIMILARI 16
A PP ENDI CE
F LABORATORI CHIMICI PER SOSTANZE PERICOLOSE 19
A PP ENDI CE
G FOGNATURE E IMPIANTI DI SCARICO DI FLUIDI PERICOLOSI 21
A PP ENDI CE
I LUOGHI CON PRESENZA DI IDROGENO PER MACCHINE ELETTRICHE ROTANTI 23
A PP ENDI CE
J LUOGHI DI INSTALLAZIONE DI CENTRALI TERMICHE E ANALOGHI 25
A PP ENDI CE
L IMPIANTI FRIGORIFERI AD AMMONIACA 28
A PP ENDI CE
M DISTRIBUTORI FISSI DI GAS DI PETROLIO LIQUEFATTO (GPL) PER AUTOTRAZIONE 32
A PP ENDI CE
P LUOGHI DI RICOVERO, MANUTENZIONE, SVERNICIATURA E VERNICIATURA DI AEROMOBILI 36
A PP ENDI CE
Q LUOGHI DI PRODUZIONE, LAVORAZIONE E DEPOSITO DELL’AMMONIACA 43
A PP ENDI CE
S IMPIANTI FISSI DI DISTRIBUZIONE DI GAS NATURALE COMPRESSO (GNC)
CON DENSITÀ RELATIVA ALL’ARIA NON SUPERIORE A 0,8 44
A PP ENDI CE
T IMPIANTI DI RIDUZIONE FINALE DELLA PRESSIONE DEL GAS
FUNZIONANTI CON PRESSIONE A MONTE COMPRESA FRA 4 E 500 KPA 53
NOTA IMPORTANTE
Si precisa che il presente fascicolo della Norma CEI 64-2/A coincide nel contenuto
con quello riportato nel volume “IMPIANTI ELETTRICI NEI LUOGHI CON PERICO-
LO DI ESPLOSIONE - Norme CEI 64-2 e CEI EN 60079-10 (31-30)” - ed. 1997, pur dif-
ferenziandosi nella data di pubblicazione, ora 1998-08 anzichè 1990-11
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A LUOGHI PER RICOVERO O RIPARAZIONE DI AUTOVEICOLI
APPENDICE
A.1 Generalità
(1) In Italia l’attività, per quanto attiene alle autorimesse e autofficine, è attualmente regolata dai decreti del Ministero dell’Interno:
n D.M. 16 febbraio 1982 (G.U. n. 98 del 9 aprile 1982)
n D.M. 1 febbraio 1986 (G.U. n. 38 del 15 aprile 1986).
A.1.02 Chiarimenti
Ai fini della presente Appendice si forniscono i seguenti chiarimenti.
A.1.02.2 Le aree destinate alla manovra indicate in A2.02.2 non comprendono quelle de-
stinate al solo transito degli autoveicoli (es. vie di accesso).
A.2.02 Luoghi C3
Non sono previsti C3CP1.
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n non sono presi provvedimenti idonei ad evacuare i vapori infiammabili
(Fig. A3).
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n in verticale: al pavimento fino a 3,0 m di altezza oltre la superficie libera
delle sostanze infiammabili e comunque non oltre il soffitto e le sue even-
tuali aperture A1;
n in orizzontale: 1,5 m in tutte le direzioni dal bordo del contenitore;
n in tutte le direzioni: dalla bocca di evacuazione dei vapori infiammabili.
A.3.01.1 Nelle zone C3Z1 e C3Z2 gli impianti elettrici devono essere sia di tipo ammesso
dalla Tab. IV sia soddisfare alle regole generali del Cap. VI e conformi ai criteri
esecutivi specifici dei relativi Capitoli della presente Norma, salvo quanto am-
messo in A3.01.2 e in A3.01.3.
A.3.01.2 Nelle zone C3Z2, i componenti che nel funzionamento normale possono pro-
durre archi o scintille o superare le massime temperature ammesse in relazione
alle sostanze pericolose previste (1.3.07), devono essere installati ad altezza non
inferiore a 0,7 m sul pavimento e, per i soli luoghi di cui in A2.02.2b), non essere
installati nelle zone comprese tra il limite inferiore della zona C3Z1 di cui in
A2.02.3b), verso il basso, e:
n il limite inferiore delle travi di soffitti o sottotetti senza aperture prive di serra-
menti;
n il limite superiore della più alta apertura priva di serramenti;
n il limite superiore della più alta bocca di aspirazione della ventilazione artifi-
ciale, per tutta la loro estensione;
n (Fig. A2).
A.3.01.3 Nelle zone C3Z2 dei luoghi di riparazione di autoveicoli, considerando che siano
rispettate le condizioni di cui in A1.01, è ammesso accedere con apparecchiature
e mezzi elettrici mobili, trasportabili e portatili e relative condutture in esecuzi-
one non di sicurezza per il tempo strettamente necessario per il loro uso, quan-
do:
n sia stata eseguita un’apposita ispezione che abbia accertata l’assenza di per-
dite di carburante (GPL);
n non esistono connettori presa-spina intermedi nelle condutture soggette a
movimento nell’uso;
n sia evitata l’esposizione di apparecchiature, mezzi e condutture a possibili
sgocciolamenti di carburante e comunque al contatto con esso.
La deroga di cui sopra non si applica alle lampade portatili che devono comun-
que essere di tipo ammesso per la C1Z2.
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A.3.03 Prescrizioni aggiuntive
A.3.03.1 Sia negli ambienti a maggior rischio in caso d’incendio sia nelle Zone C3Z1 e
C3Z2, le diverse parti dell’impianto elettrico non devono essere sottoposte a ri-
schio di danneggiamento meccanico da parte degli autoveicoli e pertanto devono
essere opportunamente ubicate o protette.
Nota Ad esempio:
n interruttori e prese a spina installati ad altezza non inferiore a 1,5 m dal pavimento;
n prese a spina in numero e ubicazione tali da evitare il ricorso a connettori presa-spi-
na intermedi nelle condutture soggette a movimento nell’uso;
n condutture incassate nelle pareti e nel pavimento, o in tubi e condotti di adeguata ro-
bustezza installati a parete, o installate entro nicchie, oppure ubicate in alto e
comunque ad altezza non inferiore a 1,5 m dal pavimento.
A.3.0.4 Nei processi di saldatura elettrica, la corrente non deve interessare i serbatoi e i
circuiti del carburante, salvo le operazioni che interessano specificatamente gli
stessi, nel qual caso essi devono essere privi di carburante e relativi vapori (bo-
nificati).
A.3.04.1 Nelle officine di riparazione dove avvengono processi di verniciatura, devono es-
sere rispettate anche le prescrizioni dell’Appendice D.
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Fig. A 2 (GNC, art. A 2.02.2 b) A 2.02.3 b)
LEGENDA
a Apertura permenente priva di serramenti (AO)
b Apertura non permenente con serramenti (A1)
c Apertura non permanente con serramenti (A1)
Dimensioni in metri
a b
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Fig.A 4 (art. A 2.03)
LEGENDA
a Apertura non permanente con serramenti (A1)
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B IMPIANTI TERMICI ALIMENTATI A GAS (SOGGETTI A DISPOSIZIONI
LEGISLATIVE)
APPENDICE
B.1 Generalità
Nella presente Appendice si considerano gli impianti elettrici dei luoghi di instal-
lazione di impianti termici alimentati a gas (1) di potenzialità (2) maggiore di 35
kW non inseriti in un ciclo di produzione industriale (3).
Gli impianti della presente Appendice sono soggetti alle disposizioni legislative:
n Legge 6 Dicembre 1971 n. 1083;
n D.P.R. 29 Luglio 1982 n. 577.
Sono oggetto delle disposizioni legislative:
(1) I gas sono definiti dalle Norme UNI-CIG (es. UNI-CIG 7271).
(2) Per potenzialità o portata termica nominale si intende la quantità di calore che può essere sviluppata in un’ora nella o nelle
camere di combustione di un impianto termico. La potenzialità è espressa in kW.
(3) Nelle disposizioni legislative si precisa la potenzialità o portata termica nominale di 30.000 kcal/h corrispondente a circa 35
kW (34,89). Per i luoghi di installazione di impianti termici non domestici analoghi a quelli qui considerati, ad esempio quelli
a non prevalente uso tecnologico del calore o di minore potenzialità, l'Appendice può costituire un valido riferimento.
(4) Se l’impianto termico non rientra fra quelli regolati dalle suddette disposizioni legislative, la presente Appendice non si può
utilizzare e si applica la regola generale della Norma CEI 64-2.
(5) L'elenco degli impianti termici è tratto dalla circolare M.I. n. 68 del 25 Novembre 1969, valida per gas combustibili aventi
densità relativa all’aria non maggiore di 0,8 e dalla Lettera Circolare M.I. n. 412/4183 del 6 Febbraio 1975 valida per gas com-
bustibili aventi densità relativa maggiore di 0,8. Tali circolari e altre successive stabiliscono che il misuratore ed il dispositivo
manuale di intercettazione devono essere installati preferibilmente all'esterno del fabbricato o, in caso di impedimento, in lo-
cali o manufatti aerati direttamente dall'esterno, separati da quello contenente l'impianto termico.
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B.2.03 Qualifica ed estensione delle zone AD
Tutti gli ambienti in cui sono presenti C3CP appartenenti all’impianto termico
considerato seguono le regole del Cap. V.
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C IMPIANTI FISSI DI DISTRIBUZIONE DI CARBURANTI LIQUIDI
APPENDICE
C.1 Generalità
Nella presente Appendice si considerano i luoghi con impianti nei quali vengono
eseguite operazioni di travaso di carburanti liquidi sia infiammabili (art. 1.3.07)
sia combustibili (art. 5.1.01 Nota) da autobotti a serbatoi interrati nonché di tra-
sferimento da questi, con o senza misura, del carburante mediante apparecchia-
ture elettromeccaniche fisse di distribuzione (colonnine).
Nota Tali impianti sono sottoposti alle disposizioni del D.M. 31-7-1934 del Ministero dell’Inter-
no per gli articoli di interesse specifico.
C.2.01a) Serbatoi
Sono CP (per liquidi combustibili): gli sfiati per carico in “ciclo aperto”.
Sono C1CP2 (per liquidi infiammabili) e CP (per liquidi combustibili): le testate,
esterne ai serbatoi, di pompe sommerse; i componenti del sistema di caricamento
in ciclo chiuso, contenuti nei pozzetti sovrastanti i serbatoi interrati; i terminali
dei tubi di equilibrio; le bocche di carico distanziate dai serbatoi.
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Non sono considerate CP:
1) le pistole di erogazione di colonnina miscelatrice a vasi con pompaggio a
mano;
2) le pistole di erogazione di colonnina con elettropompe manovrate da opera-
tori addestrati, purché siano verificate tutte le seguenti condizioni:
n nel corpo della colonnina è installato un dispositivo che, con pistola in-
serita nel suo alloggio, impedisce l’erogazione del carburante (1);
n nell’impugnatura della pistola esiste una leva a uomo presente per il co-
mando manuale di erogazione senza posizioni di apertura bloccabili;
3) le pistole di erogazione di colonnina con elettropompe manovrate anche da
operatori non addestrati (self-service), purché:
n siano dotate di dispositivi di sicurezza che prevengano il traboccamento
del serbatoio;
n soddisfino alle condizioni del punto 2), salvo la possibilità di posizioni di
apertura bloccabili;
n siano specificamente approvate a tali scopi dall’Autorità competente.
C.2.02a) Serbatoi
I CP contenuti nel pozzetto del serbatoio di gasolio (liquido combustibile) costi-
tuiti dal suo sfiato per carico in ciclo aperto, determinano un ambiente a maggior
rischio in caso di incendio, comprendente tutto il volume del pozzetto.
I CP2 costituiti dal terminale sopraelevato da terra del tubo di equilibrio dei ser-
batoi di benzina (liquido infiammabile), determinano una C1ZR secondo un cilin-
dro con asse verticale passante per il centro di pericolo, con raggio 1,5 m, ed
esteso da terra fino a 0,5 m al di sopra del CP.
(1) Tale impedimento può, ad esempio, essere realizzato mediante interblocco col motore della pompa, se questo è situato nel
corpo della colonnina, o con intercettazione del flusso del carburante, nelle colonnine facenti parte di un sistema di pompag-
gio centralizzato.
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I CP2 costituiti dalle bocche di caricamento a ciclo chiuso della benzina (liquido
infiammabile) contenuti nel pozzetto sovrastante il serbatoio determinano una
C1Z1 estesa a tutto il volume del pozzetto e inoltre a pozzetto aperto C1ZR estesa
al suo esterno per 1,5 m in tutte le direzioni dai bordi del pozzetto e per 0,2 m in
altezza.
I CP2 per benzina (liquido infiammabile) costituiti dalle bocche di carico distanzi-
ate dai serbatoi e contenute in manufatto (nicchia), determinano una C1Z1
nell’interno della stessa e all’esterno una C1ZR per 1,5 m in ogni direzione dalle
aperture della nicchia con la limitazione a 0,5 m verso l’alto delle aperture stesse.
I CP2 per benzina (quali: flange, giunzioni di tubazione, ecc.) racchiusi in altri
pozzetti determinano una C1Z2 o un ambiente a maggior rischio in caso di in-
cendio per liquidi combustibili estese unicamente al volume del pozzetto.
Non sono considerate ambienti a maggior rischio in caso di incendio le aree cir-
costanti i tubi di equilibrio di liquidi combustibili.
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Zona C1Z2:
n 0,75 m in orizzontale in tutte le direzioni a partire dalla colonnina;
n in verticale sino alla sommità del corpo della colonnina e comunque non ol-
tre 1 m da terra se il corpo è più alto;
Zona C1ZR:
n 0,75 m in orizzontale in tutte le direzioni a partire dalla colonnina;
n in verticale sino a 2 m da terra a partire dalla sommità della C1Z2 e comun-
que sopraelevata di 0,1 m oltre il CP più alto.
Per i liquidi combustibili tutte le zone sopra indicate sono ambienti a maggior ri-
schio in caso di incendio.
C.3.01 Nelle zone AD di cui in C2.02 gli impianti elettrici devono essere sia di tipo am-
messo dalla Tab.IV sia soddisfare alle regole generali del Cap. VI e conformi ai
criteri esecutivi specifici dei relativi Capitoli, salvo quanto precisato nei punti a),
b) seguenti.
a) Le C1Z1 interne al corpo della colonnina diventano C1Z2 se, sul fasciame esi-
stono discontinuità tali da assicurare aerazione sufficiente ad impedire accu-
muli di gas o vapori infiammabili; tali discontinuità possono essere ottenute
intenzionalmente a mezzo di aperture verso l’esterno, di dimensione minima
1 mm, per complessivi 800 mm2, opportunamente ubicate lungo il perimetro
dei pannelli del fasciame della colonnina.
Nota L’assenza di guarnizioni di tenuta sui pannelli del fasciame determina in generale un
sistema di aerazione sufficiente.
I requisiti prescritti per gli impianti elettrici in questo caso sono:
n le temperature superficiali possono raggiungere ma non superare i 200 °C nel
funzionamento normale;
n le testate elettroniche possono essere realizzate con modo di protezione Ex
nR (Norma CEI 31-11) oppure, se situate almeno 20 cm al di sopra del più
alto centro di pericolo interno, in custodia con grado di protezione IP 54;
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n i portalampade e gli alimentatori di lampade tubolari fluorescenti, se situati
almeno 20 cm al di sopra del più alto centro di pericolo interno, possono es-
sere realizzati con grado di protezione IP 54;
n i generatori di impulsi, le elettrovalvole, gli interruttori di fine corsa, i motori-
ni di azzeramento possono essere realizzati con modo di protezione Ex m
(Norma CEI 31-13);
n i cavi, per qualsiasi tipo di impianto AD, devono essere isolati o protetti con
materiali di caratteristiche tali da non essere danneggiati dai vapori di benzi-
na(1)ed essere almeno del tipo non propagante la fiamma.
Agli effetti della presente Appendice si considerano idonei a non essere dan-
neggiati dai vapori di benzina (ma non dalla benzina o dal gasolio liquidi);
n cavi unipolari con solo rivestimento isolante, isolati in PVC avente almeno le
caratteristiche prescritte per i tipi TI1 o R2;
n cavi con guaina (indipendentemente dal tipo di isolante sottostante), avente
le caratteristiche prescritte per i tipi TM1, Rz (se in PVC) o per i tipi EM2, Ky
(se in policloroprene).
I cavi con isolamento minerale (e guaina tubolare metallica) continua sono con-
siderati idonei a non essere danneggiati né dai vapori di benzina, né dai liquidi
(gasolio o benzina), ad esclusione delle giunzioni; il fasciame delle colonnine è
considerato sufficiente a proteggere dalle più gravose azioni meccaniche esterne
i cavi.
b) nelle C1Z1 dei pozzetti dei serbatoi le condutture di impianti AD-FE o AD-S
devono avere la guaina antiabrasiva di cui in 13.2.01.2).
(1) Le modalità di prova per accertare la resistenza ai vapori di benzina non sono ancora definite.
(2) Art. 30 - D.M. 31-7-1934 (G.U. no 228 del 28-9-1934).
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Fig. C 1 (Liquidi infiammabili es. benzina art. C 2.02 d)
LEGENDA
a Testata contometrica separata dal corpo della colonnina
b barriera di separazione
c barriera doppia di separazione
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D LUOGHI PER PROCESSI DI VERNICIATURA E SIMILARI
APPENDICE
D.1 Generalità
Nella presente Appendice si considerano i luoghi in cui si eseguono verniciature
utilizzando sostanze infiammabili. La presente Appendice si può applicare altresì,
per similitudine, ai luoghi in cui si eseguono incollaggi, laccature, smaltature,
spalmature, ecc. con sostanze infiammabili.
I luoghi oggetto della presente Appendice sono C1 o C3 secondo quanto indicato
nei Cap. III e V della presente Norma; tuttavia sono da considerare C1, indipen-
dentemente dai quantitativi di sostanze pericolose che vi si impiegano:
n l’interno di autoclavi per incollaggi o operazioni similari;
n l’interno di contenitori o di condotte quando vi si eseguono verniciature con
l’impiego di sostanze soggette al contatto con l’aria ambiente a temperatura
uguale o superiore alla temperatura di infiammabilità ed i quantitativi di so-
stanza pericolosa utilizzati, in relazione alle condizioni di ventilazione, pos-
sono rendere probabile la formazione di un’atmosfera pericolosa.
Nota di commento, derivata e sostitutiva del Foglio di Interpretazione CEI 64-2
F.16 (ottobre 1995)
Per le macchine rotocalco dotate di contenitori per inchiostri (diluiti con sostanze infiam-
mabili) la presente Appendice può essere applicata per similitudine dopo un attento esame
delle condizioni specifiche (1.1.03.f) e quindi dei relativi apprestamenti di difesa possibili
(art. 1.1.03.b).
D.2.01 Luoghi C1
Data la peculiarità dei prodotti utilizzati e delle condizioni in cui, in generale, si
svolgono le lavorazioni oggetto della presente appendice, i principi generali di
cui al Cap. III si applicano con le seguenti precisazioni.
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n le superfici degli oggetti verniciati, fino a essiccazione avvenuta.
Non sono considerati C1CP:
n i piccoli recipienti in pressione (fino a 100 dm3) contenenti vernici se
omologati dall’autorità competente (ISPESL) (vedi 3.3.03a);
n le giunzioni di tubazioni di adduzione e gli organi di tenuta per le vernici
aventi residuo secco superiore al 30%;
n le giunzioni di tubazioni di adduzione di solventi o diluenti pericolosi realiz-
zate in conformità a normative specifiche in materia (vedi 3.3.03a).
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D.2.05 Determinazione delle zone AD
Nei luoghi di C1 si determinano le seguenti zone AD:
a) C1Z1:
n l’interno delle cabine di verniciatura contenenti C1CP1;
n l’interno di gallerie o condotti contenenti vasche di immersione;
n gli ambienti a ventilazione impedita sottostanti e in comunicazione con
C1Z1 o C1Z2;
n gli altri ambienti a ventilazione limitata in cui è sito un C1CP1 per una
estensione di 6 m in ogni direzione dal CP stesso.
b) C1Z2:
n le zone esterne alle aperture delle cabine di verniciatura, contenenti
C1CP1 e delle gallerie o condotti contenenti vasche di immersione, per
una estensione di 3 m in ogni direzione dalle aperture stesse;
n gli altri ambienti a ventilazione limitata in cui esiste un C1CP2 per una
estensione di 3 m in ogni direzione dal centro di pericolo stesso.
c) Sono zone artificialmente non AD (6.1.02a) i luoghi con impianto di ventila-
zione rispondenti a D2.04.
D.2.06 Luoghi C3
Per i luoghi che, tenuto conto di quanto indicato in D2.02, D2.03 e D2.05 sono
da considerare C3 si applicano le regole di cui al Cap. V della presente Norma.
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F LABORATORI CHIMICI PER SOSTANZE PERICOLOSE
APPENDICE
F.1 Generalità
Nella presente Appendice si considerano i locali dei laboratori chimici ove ven-
gono trattate sostanze pericolose contemplate nella presente Norma. Non si con-
siderano i laboratori di carattere professionale anche se vi si effettua l’analisi
delle sostanze di cui sopra in quanto i quantitativi presenti di tali sostanze sono
molto piccoli; in particolare nel caso di sostanze di cui alla Tab. I alla fine del
Cap. III, detti quantitativi devono essere molto inferiori ai quantitativi minimi ivi
indicati.
I locali di cui sopra sono considerati luoghi C0, C1, C2, C3 conformemente a
quanto precisato in F2.
Nelle zone AD, i dispositivi elettrici che non possono essere realizzati con costru-
zione di sicurezza (stufe, forni, ecc.), devono essere manovrati esclusivamente da
personale addetto all’uso di fiamme libere o di analoghe fonti di pericolo: per tali
dispositivi vale inoltre quanto detto in F3.
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scele esplosive se in sospensione nell’aria, i locali per analisi di dette polveri
sono qualificati zone AD di luogo C2, ma i C2CP sono ivi da considerare tutti
C2CP2.
d) Nei laboratori chimici per fibre e per materiali solidi combustibili, i locali per
analisi sono qualificati “ambienti a maggiore rischio in caso di incendio”.
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G FOGNATURE E IMPIANTI DI SCARICO DI FLUIDI PERICOLOSI
APPENDICE
G.1 Generalità
a) Nella presente Appendice si considerano:
n le fognature di liquidi contenenti sostanze infiammabili;
n i canali di scarico e le vasche di decantazione e neutralizzazione costi-
tuenti un sistema a deflusso che contengono liquidi con sostanze infiam-
mabili e che sono ubicati in ambienti naturalmente ventilati.
Se nei liquidi sono presenti solo sostanze combustibili si applicano le regole del-
la Norma CEI 64-8 Cap. XI Sez. 8.
Nello stabilire la classe del luogo pericoloso vanno tenuti presenti eventuali
riscaldamenti cui possono essere soggette le sostanze pericolose nell’ambito del
luogo considerato (per es: immissione di sostanze calde o riscaldamento delle
vasche per motivi di esercizio o manutenzione).
b) Nella presente Appendice non si considerano:
n i canali di scarico e le vasche di decantazione e neutralizzazione ubicati in
ambienti che non sono normalmente ventilati;
n vasche di deposito e di accumulo che non costituiscono un sistema a de-
flusso;
Per i luoghi comprendenti i canali, le vasche e gli impianti di cui al presente
comma b) che contengono sostanze infiammabili oppure sostanze combustibili si
applicano integralmente, a seconda del caso, le regole del Cap. III della presente
Norma oppure della Norma CEI 64-8 Cap. XI Sez. 8.
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tale fino alla distanza di 7,5 m dai lati del pozzetto e in verticale dal suolo fino
alla quota di 3 m al di sopra del chiusino.
Negli ambienti naturalmente ventilati:
a) i pozzetti con chiusini drenanti connessi a fognature di tipo non invasato
(G2.01a) danno luogo:
n a una zona interna al pozzetto C1Z0
n a una zona C1Z2 esterna estesa in orizzontale fino alla distanza di 3 m dai
lati del pozzetto e in verticale dal suolo fino alla quota di 1,5 m al si sopra
del chiusino;
n a una zona C1ZR, adiacente alla predetta zona C1Z2 estesa oltre il limite
di questa in orizzontale per2 m e in verticale per 1,5 m;
b) i canali di scarico e le vasche di cui in G2.01b) determinano zone C1Z1 e
C1Z2 con estensioni uguali a quelle determinate dalle vasche di deposito di
cui alla Fig. 3.14. ove si consideri C1Z1 anche la zona AD ivi indicata C1Z0;
c) i pozzetti con chiusini drenanti connessi a fognature di tipo invasato (G2.01c)
e gli altri C1CP2 di cui in G2.01d) danno luogo a zone C1ZR estese in oriz-
zontale fino alla distanza massima di 5 m dai lati del pozzetto, canale o vasca
e in verticale del suolo o dalla superficie libera del liquido fino alla quota di 3
m al di spora del chiusino del pozzetto o dei bordi superiori del canale o del-
la vasca.
In presenza di ostacoli o aperture i limiti delle zone AD devono essere stabi-
liti determinando le distanze AD secondo la linea di minimo percorso (filo
teso) che evita gli ostacoli.
Nota Per i pozzetti con chiusini a tenuta, particolare attenzione deve essere posta in occasione
di loro apertura.
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I LUOGHI CON PRESENZA DI IDROGENO PER MACCHINE ELETTRICHE
ROTANTI
APPENDICE
I.1 Generalità
Nella presente Appendice si considerano, sia i luoghi di installazione delle
macchine elettriche rotanti in atmosfera di idrogeno sia i luoghi di installazione
degli impianti di controllo, trattamento ed estrazione dell’idrogeno quando il gas
stesso è presente a pressione uguale o inferiore a quella nominale di macchina.
Detti luoghi sono considerati C1 (3.1.01) con presenza di C1CP1 o C1CP2 come
indicato in I2.01.
I luoghi di installazione di quelle parti del sistema idrogeno nelle quali la pres-
sione del gas è superiore a quella nominale di macchina non sono considerati
nella presente Appendice; per essi valgono integralmente le prescrizioni fornite
nei Cap. III e VI e nei Capitoli che forniscono i criteri di esecuzione degli impian-
ti elettrici nelle zone AD di luoghi C1.
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ambiente a ventilazione naturale (per es. nell’ambiente di un locale vasto di
cui in 3.4.02 c).
Nell’ambito delle officine elettriche, gli ambienti di installazione delle macchi-
ne elettriche rotanti in atmosfera di idrogeno sono in genere da ritenere am-
bienti a ventilazione naturale sia in considerazione del loro volume in rappor-
to all’entità delle perdite di idrogeno che si possono verificare dai C1CP2
situati in detti ambienti, sia in considerazione della non ermeticità delle chiu-
sure di tipo industriale di cui gli ambienti stessi sono dotati.
La C1ZR si estende dal CP:
n in verticale per 1,5 m verso il basso e per 3 m verso l’alto;
n in orizzontale per 3 m in tutte le direzioni.
d) È qualificata zona C1Z2 la zona circostante ad ogni C1CP2 situato in un am-
biente a ventilazione naturale limitata; essa si estende dal C1CP2:
n in verticale fino alla copertura dell’ambiente e per 1,5 m verso il basso;
n in orizzontale per 3 m in tutte le direzioni.
e) Sono qualificati C1Z2 gli ambienti a ventilazione impedita prossimi e sovra-
stanti ad ambienti qualificati C1ZR; gli stessi ambienti a ventilazione impedita
sono qualificati C1Z1 se l’ambiente sottostante è qualificato C1Z2. Possono
per esempio formarsi ambienti a ventilazione impedita sotto la volta del lo-
cale sottomacchina, del locale per l’impianto di controllo e di trattamento
dell’idrogeno e dell’olio per le tenute e del locale macchine. Tuttavia la venti-
lazione non si considera impedita se le volte sono provviste superiormente di
sfiati ubicati in modo da evitare in esse l’accumulo di idrogeno.
f) Tutte le zone AD di cui ai commi precedenti subiscono, per effetto della pre-
senza di ostacoli o schermi, deformazioni analoghe a quelle della Fig. 3.23
(3.6.06m).
Si può far ricorso all’impiego di schermi al fine di ridurre le distanze AD prescritte.
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J LUOGHI DI INSTALLAZIONE DI CENTRALI TERMICHE E ANALOGHI
APPENDICE
J.1 Generalità
a) Nella presente Appendice si considerano i luoghi di installazione di genera-
tori di calore che utilizzano come combustibile carbone polverizzato o fluidi
infiammabili.
Nota Tra i fluidi infiammabili sono da considerare, ad esempio:
il metano, il gas di cokeria, il gas di raffineria, il benzinone e, in determinate condizioni,
(3.1.013b) anche il gasolio e l’olio combustibile.
b) Nella presente Appendice sono considerati solo i sistemi di adduzione del
combustibile al generatore a partire dall’organo di intercettazione posto a
monte della valvola di blocco generale del combustibile, ove esistente, e non
sono considerate la camera di combustione e le sostanze riscaldate.
c) Quando il combustibile impiegato è allo stato liquido, per stabilire se trattasi
di sostanza infiammabile, é ammesso, in relazione alle normali cautele, non
tener conto delle sovratemperature che l’attività del generatore può deter-
minare nell’aria ambiente o sulle superfici con le quali il combustibile po-
trebbe venire a contatto.
Nota di commento, derivata e sostitutiva del Foglio di Interpretazione CEI 64-2
F.24 (ottobre 1995)
Nelle centrali termiche degli impianti che utilizzano come fluido di scambio termico olio
diatermico in quantità superiori ai quantitativi minimi previsti nell’art. 3.1.02 della Nor-
ma CEI 64-2 e riscaldato a temperature superiori a quella d’infiammabilità, la presente
Appendice si applica per la presenza del combustibile (fluido o carbone polverizzato), non
si applica invece per la presenza dell’olio diatermico (sostanza riscaldata), vedere art.
J1.b, tenuto conto che l’ambiente, anche se protetto da pareti o schermi, può ritenersi, sal-
vo casi eccezionali, a ventilazione naturale (art. J2.02.c).
Per le zone pericolose determinate dai centri di pericolo relativi all’olio diatermico all’in-
terno della centrale termica, deve essere applicata la regola generale del Capitolo III della
Norma CEI 64-2, considerando che l’estensione può essere ridotta come indicato
nell’art.3.6.04 della norma stessa, putilizzando il coefficiente “R” ricavabile dal grafico di
Fig. 3.12.
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J.2.02 Determinazione delle Zone AD
a) Durante l’attività del generatore è considerato “zona non AD” lo spazio cir-
costante le superfici esterne dei bruciatori e loro accessori per una estensione
di 3 m in tutte le direzioni.
Nota L’attività del generatore comprende anche gli eventuali periodi di spegnimento dei brucia-
tori che avvengono durante il funzionamento per il corretto esercizio o anche per blocco,
purché essi siano di durata tale da non provocare il raffreddamento del generatore stesso.
Gli accorgimenti che si attuano ai fini della sicurezza durante il funzionamento e l’inat-
tività e quelli per lo svolgimento delle operazioni di avviamento e di arresto sono ritenuti
idonei anche a prevenire la formazione di atmosfere pericolose nello spazio di 3 m sopra
indicato.
Durante l’inattività del generatore, lo spazio di 3 m suddetto si conserva non AD
se non è interessato da zone AD determinate da CP attivi (1.3.05a) o se, in alter-
nativa, sono attuate altre misure atte a prevenire con continuità i pericoli di for-
mazione di atmosfere pericolose al suo interno (ad esempio con il controllo di
esplosività dell’atmosfera, applicando le prescrizioni del Cap. XV).
Nota La disattivazione di un CP (1.3.05b) può essere attuata a mezzo di valvole di intercettazio-
ne di tipo automatico o manuale, poste a monte, purché l’intercettazione avvenga nel più
breve tempo possibile e comunque non oltre 15 min dallo spegnimento dei bruciatori.
Quando le valvole sono di tipo manuale, devono essere predisposte apposite istruzioni opera-
tive.
b) Oltre i limiti dell’eventuale “zona non AD” di cui in a), i luoghi in oggetto
sono considerati C1 o C2 o C3, a seconda delle condizioni specifiche (3.1.01,
4.1.01, 5.1.01); le relative zone AD hanno qualifica ed estensione conformi a
quanto precisato in c).
c) L’ambiente ove sono installati i generatori, anche se protetto da pareti o
schermi, può ritenersi, salvo casi eccezionali, a ventilazione naturale.
Nota Per la presenza di grigliati o di aperture nei ripiani, esso costituisce un unico grande am-
biente in cui l’aria è in costante movimento e ricambio per i moti convettivi prodotti dalle
superfici calde (prevalentemente situate ai livelli più bassi) e consentiti dalle interruzioni
di continuità dei piani orizzontali e dalla struttura.
Qualora esistano ambienti a ventilazione limitata o impedita, le zone AD origi-
nate dai CP ubicati in detti ambienti si determinano:
n nel caso di impiego di combustibile fluido, secondo le regole precisate,
per i luoghi C1 nel Cap. III Sez.5 e 6 e per i luoghi C3 nel Cap. V Sez. 3 e
4.
n nel caso di impiego di carbone polverizzato, secondo le regole precisate
per i luoghi C2 nel Cap. IV Sez. 4 e 5.
Nel caso più frequente in cui i CP siano ubicati in ambiente a ventilazione natu-
rale si applicano le regole seguenti:
c1) le zone adiacenti a ciascun C1CP, compreso quello costituito dall’organo di
intercettazione previsto per isolare il sistema di alimentazione del combusti-
bile, sono qualificate secondo le regole del Cap. III, ma la loro estensione è
ridotta ad 1/5;
c2) le zone circostanti ciascun C2ECP, che possa emettere carbone polverizzato,
sono definite zone C2E.
Se il centro di pericolo é C2ECP1, la zona C2E si delimita secondo le regole
del Cap. IV; se è C2ECP2 la zona C2E si deve ritenere estesa fino alla distan-
za di 3 m in tutte le direzioni dal C2ECP2;
c3) le zone circostanti ciascun C3CP, compreso quello costituito dall’organo di in-
tercettazione previsto per isolare il sistema di alimentazione del combustibile,
sono qualificate secondo le regole del Cap. V;
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c4) se pareti, schermi fissi, apertura A0 di ambienti a ventilazione limitata o di
ambienti interni (1.3.01h) interferiscono con ambienti a ventilazione naturale
o esterni (1.3.01g) qualificati zone AD, i limiti delle stesse si devono deter-
minare come segue:
n nel caso di zone AD di luogo C1 o di zone AD originate da C2CP2, le di-
stanze di cui sopra partono dal CP, secondo le linee di minimo percorso
(filo teso), tenendo conto degli ostacoli;
n nel caso di zone AD originate da C2CP1, applicando le regole di cui in
4.5.03 a).
n nel caso di zone AD di luoghi C3 il loro limite corrisponde alle suddette
schermature ed apertura.
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L IMPIANTI FRIGORIFERI AD AMMONIACA
APPENDICE
L.1 Generalità
Nella presente Appendice si considerano i luoghi di installazione di impianti fri-
goriferi ad ammoniaca.
Data la tossicità dell’ammoniaca si presume che, ancor prima di preoccuparsi
dell’impianto elettrico, siano scelte soluzioni impiantistiche tali da impedire la
fuoriuscita nell’ambiente di installazione (1)
Detti luoghi sono considerati:
a) C1 per quantitativi di ammoniaca anidra superiori o uguali a 200 kg se liquida
ed a 50 m3 se a pressione e temperature ordinarie (2)
b) C3 per quantitativi di ammoniaca anidra o inferiori a 200 kg se liquida ed a 50
m3 se a pressione e temperature ordinarie (2);
c) Qualora nello stesso luogo siano installati due o più impianti, i quantitativi da
considerare sono quelli di ciascun impianto preso singolarmente purché non
risultino possibili trasferimenti di apprezzabili quantità di ammoniaca da un
impianto all’altro sia nel funzionamento normale, sia a seguito di guasti e er-
rate manovre.
Nota di commento, derivata e sostitutiva del Foglio di Interpretazione CEI 64-2
F.17 (ottobre 1995)
La presente Appendice fornisce particolari indicazioni per ambienti a ventilazione limita-
ta o artificiale. Per gli impianti ubicati in luoghi a ventilazione naturale occorrono anal-
isi specifiche ed approfondite. In questi casi l’Appendice Q può essere un valido riferimen-
to.
L.2 Luoghi C1
(1) D.M.10-6-1980.
(2) D.M.22-12-1958 Tabella A, n.d’ordine 6.
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(limitata, impedita, artificiale), ove necessario per le persone, deve essere di-
mensionata in modo da mantenere i valori di concentrazione della ammonia-
ca a valori tali da assicurare aria fisiologicamente pura applicando la formula:
3 2 (1)
Q = 50 * G
dove:
Q = portata di aria in m3/h;
G = massa in kg di carico di fluido frigorifero dell’impianto (ammoniaca).
e) ambienti a ventilazione limitata provvisti di impianto di ventilazione integrati-
vo sono quelli dove l’impianto di ventilazione artificiale risponde a quanto
previsto in 3.4.03 a 2) e b) ed è dimensionato per integrare la ventilazione
naturale insufficiente per le persone.
La portata dell’impianto di ventilazione artificiale può essere calcolata con la
formula:
f) il carburante utilizzato dagli autoveicoli sia:
Q = (1 - Ar/At) 50^*^ 3 root {G sup 2}
dove:
Q = portata di aria in m3/h;
G = massa in kg di carico di fluido frigorifero dell’impianto (ammoniaca);
Ar = superficie delle sezioni libere di passaggio esistenti nell’ambiente;
At = sezione libera di passaggio richiesta in 3.4.01b) o in 3.4.02b).
(1) Formula ripresa dalle Norme di sicurezza per gli impianti frigoriferi raccomandate dall’ISO/TC 86 e nel D.M. 10-6-1980.
(2) Si ricorda che nel D.M. 10-6-1980 è previsto l’obbligo di avere il controllo di esplosività dell’atmosfera nei luoghi dove per
motivi tecnologici di utilizzazione del freddo non è possibile effettuare un’adeguata ventilazione e contemporaneamente gli
impianti non sono completamente saldati.
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2) continuità della ventilazione artificiale.
Deve essere previsto un dispositivo atto a mettere automaticamente fuori ten-
sione l’impianto elettrico al più presto e comunque entro un tempo massimo
di 30 min quando non sussiste il regolare funzionamento dell’impianto di
ventilazione artificiale.
La possibilità di applicazione del ritardo è prevista per tener conto della
velocità di inquinamento dell’ambiente.
Devono essere adottate particolari misure atte ad assicurare la continuità della
ventilazione artificiale, oppure atte ad assicurare il rapido ripristino della stes-
sa entro il tempo di ritardo previsto per la messa fuori tensione dell’impianto
elettrico non idoneo alla zona AD che si determina in assenza della ventila-
zione artificiale (6.1.02b).
In relazione a quanto sopra, accorgimenti opportuni possono essere, ad
esempio, i seguenti:
n sovradimensionare il complesso motore-ventilatore e relativi organi di co-
mando o prevedere l’alimentazione da due fonti diverse di energia fra
loro automaticamente commutabili;
n prevedere un doppio impianto di ventilazione e predisporre l’intervento
dei dispositivi di allarme, in luoghi permanentemente presidiati, anche a
seguito di semplice commutazione o di arresto di uno dei due complessi
di ventilazione.
Le aperture degli ambienti devono essere tali da non alterare l’efficacia della
ventilazione artificiale.
3) deflussi e tenuta del fluido di sicurezza.
Lo scarico della ventilazione artificiale nell’atmosfera esterna agli ambienti
deve essere convogliato esternamente ai limiti delle C1Z1; è ammesso lo sca-
rico in zone C1Z2 solo se la condotta di scarico è munita di dispositivi atti ad
impedire la fuoriuscita di eventuali particelle incandescenti.
b) Controllo di esplosività dell’atmosfera, lavaggio.
La messa in tensione automatica dell’impianto elettrico dopo l’intervento dei
sistemi di controllo deve essere impedita se nell’ambiente non si è prima ef-
fettuato il lavaggio facendo passare un volume di aria che, alla pressione di
101,3 kPa (1013 mbar) e alla temperatura di 20 _C, sia almeno 5 volte il volu-
me di aria che occupa lo spazio libero dell’ambiente e comunque sufficiente
ad eseguire il risanamento dell’ambiente stesso.
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L.3 Luoghi C3
(1) Si segnala che nel D.M. 10-6-1980 è previsto l’obbligo che i motori di azionamento dei ventilatori dell’impianto di ventilazio-
ne, se installati negli ambienti o interessati dal flusso di lavaggio, devono essere Ex d almeno in esecuzione Ex d IIA T1.
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M DISTRIBUTORI FISSI DI GAS DI PETROLIO LIQUEFATTO (GPL) PER
AUTOTRAZIONE
APPENDICE
M.1 Generalità
Nella presente Appendice si considerano i luoghi ove, a mezzo di colonnine di-
stributrici, si trasferisce gas di petrolio liquefatto (GPL) per autotrazione, da un
serbatoio di stoccaggio interrato, a quello di autoveicoli e dove il serbatoio di
stoccaggio viene riempito per travaso diretto da una autocisterna.
La materia è regolata dai D.P.R. 12 gennaio 1971, n. 208, e 16 gennaio 1979, n. 28
e D.P.R. 17 novembre 1986, n. 1024 e lo scopo di questa Appendice è solo quello
di fornire i criteri da seguire nell’esecuzione degli impianti elettrici relativi.
I luoghi di installazione di distributori fissi di GPL sono da considerare casi parti-
colari dei luoghi C1 (3.2.02). Il GPL considerato è quello indicato nella Tab. I po-
sizione 199.
(1) Corpo della colonnina è l’insieme delle strutture contenenti organi del circuito idraulico.
(2) Vedi D.P.R. 12-1-1971, n. 208.
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n la parte di cassa in calcestruzzo armato sovrastante il serbatoio, fino alla
copertura di protezione degli agenti atmosferici;
Nota I tubi dal serbatoio di stoccaggio alla colonnina di distribuzione devono essere senza
flange e posti in cunicolo riempito.
Tutti i pozzetti dei cavi elettrici devono essere riempiti di sabbia; i tubi dei cavi partenti
dai pozzetti devono essere sigillati.
b) zone C1Z2 all’esterno del corpo della colonnina di distribuzione, del pozzetto
delle pompe e della cassa contenente il serbatoio di stoccaggio che si esten-
dono per 0,75 m in orizzontale ed 1 m in verticale sopra le zone C1Z1, o so-
pra il limite del corpo della colonnina;
c) una zona C1Z2 che si estende dai C1CP costituiti dalle estremità delle
tubazioni fisse per il travaso dell’autocisterna al serbatoio di stoccaggio con le
seguenti dimensioni:
n in orizzontale: L m in tutte le direzioni, con un minimo di 5 m dove L = Z
+ 1 m, essendo Z la lunghezza in metri delle tubazioni flessibili di travaso;
n in verticale: dal suolo fino a 3 m sopra detti centri di pericolo;
d) una zona C1Z2 che si estende per 1,5 m in tutte le direzioni dal centro di pe-
ricolo costituito dalla parte terminale dello sfiatatoio (candela) delle valvole di
sicurezza del serbatoio di stoccaggio;
e) zone C1ZR che si estendono oltre le zone C1Z2, di cui in b), come segue:
n in orizzontale: 3 m in tutte le direzioni a partire dai limiti delle zone C1Z1;
n in verticale: secondo un piano inclinato come illustrato in Fig. M1;
f) una zona C1ZR circostante la zona C1Z2 di cui in d), che si estende:
n in orizzontale e rispetto alla verticale passante per il CP: per 7,5 m in tutte
le direzioni fino a 3 m dal suolo e per 3 m in tutte le direzioni oltre 3 m
dal suolo e fino a 3 m sopra il CP;
n in verticale: dal suolo fino a 3 m sopra il CP;
g) Parti separate dal corpo della colonnina.
La zona AD interna al corpo della colonnina non si estende alle parti separate
da essa (quali: testate contometriche) purché sia verificata una delle due se-
guenti condizioni:
1) la separazione sia ottenuta mediante due setti separatori distanziati fra
loro di almeno 15 mm di aria libera (barriera doppia di separazione);
Nota È ammessa una schermatura perimetrale con schermi forati dell’interstizio fra i due setti
separatori purché si maggiori adeguatamente l’insterstizio stesso.
I due setti separatori non devono presentare aperture: a tal fine dovranno essere partico-
larmente curate le tenute degli eventuali passaggi di alberi o cavi.
2) la separazione sia ottenuta mediante un solo setto separatore purché pri-
vo di discontinuità e ribordato verso l’esterno della colonnina (ad es.:
75 mm) (barriera di separazione).
Nota È ammesso il transito attraverso il setto separatore di alberi o cavi, purché si adottino:
n per gli alberi, dispositivi di tenuta conformi a 3.3.03;
n per i cavi, passaggi sigillati (ad es.: con colata in araldite o pressacavi Ex d).
Sono considerate “zone non AD” le parti separate che presentino i requisiti indi-
cati in 1) o 2), che non contengano C1CP e che realizzino sui loro involucri una
protezione IP 44 se non sono interessate da zona C1Z2 esterna, IP 54 se sono in-
teressate da zona C1Z2 esterna.
M.3.01 Nelle zone AD di cui in M2.02 gli impianti elettrici devono essere sia di tipo am-
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messo nella Tab. IV sia soddisfare alle regole generali del Cap. VI e conformi ai
criteri esecutivi specifici dei relativi Capitoli della presente Norma.
M.3.02 Nelle zone non AD dei luoghi di cui in M1 vale quanto prescritto all’art. C3.02.
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Dimensioni in metri
a c
d e
f
SEZIONE A-A
SEZIONE B-B
i j
k
l
o
PIANTA L = Z + 1 ³ 5 (dove Z è la
lunghezza delle tubazioni
flessibili di traverso)
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P LUOGHI DI RICOVERO, MANUTENZIONE, SVERNICIATURA E
VERNICIATURA DI AEROMOBILI
APPENDICE
P.1 Generalità
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elettrostatica e per prevenire scariche tra i componenti in tensione delle at-
trezzature e le parti metalliche collegate a terra.
Per analogia, la presente Appendice può essere applicata a carburanti diversi da
quelli elencati in P1.01a), tenendo presente che i parametri caratteristici per la
determinazione delle zone AD e delle quantità d’aria di ventilazione sono:
n la temperatura di infiammabilità;
n la pressione di vapore;
n il peso molecolare;
n il limite inferiore di infiammabilità in aria.
P.2.01 Sverniciatura
Sono i processi per distaccare la vernice dalle lamiere. Nella presente Appendice
si considerano solo quelli in cui i prodotti svernicianti hanno temperatura di in-
fiammabilità superiore a 100 °C.
P.2.02 Verniciatura
Sono i processi di applicazione della vernice sulle lamiere, in strati successivi.
Nella presente Appendice si considerano solo quelli aventi le caratteristiche sotto
indicate:
a) il sistema di verniciatura è uno dei seguenti:
a1) a spruzzo senza aria (air-less) elettrostatico;
a2) a spruzzo senza aria (air-less);
a3) a spruzzo con aria (convenzionale).
b) i prodotti vernicianti hanno temperatura di infiammabilità uguale o inferiore a
40 °C;
c) sono presi adeguati provvedimenti che assicurano l’interruzione automatica
senza ritardi intenzionali del getto di vernice quando la quantità di aria di
ventilazione scende al di sotto dei quantitativi minimi indicati in P4.03c1);
d) nei processi di verniciatura a spruzzo senza aria elettrostatici (1), i componenti
in tensione dell’attrezzatura sono dotati di dispositivi automatici che scaricano
a terra ogni carica residua in caso di interruzione dell’alimentazione elettrica
dell’impianto e sono protetti contro contatti o terre accidentali.
La distanza fra oggetto da verniciare e conduttori di alta tensione è almeno
pari a due volte la distanza disruptiva.
La distanza disruptiva è indicata in maniera ben visibile con cartelli monitori
inamovibili.
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P.3 Classe dei Luoghi
P.3.01 Luoghi C1
Nelle aviorimesse si considerano luoghi C1 quelli nei quali avvengono le seguen-
ti operazioni:
a) ricovero e manutenzione di aeromobili la cui capacità complessiva dei serba-
toi di carburante sia superiore a 10000 dm3 per il JP1 e JET-A1 e superiore a
1000 dm3 per il JP4 e le benzine.
Nota Per capacità complessiva si intende la somma delle capacità dei serbatoi di tutti gli aero-
mobili che possono contemporaneamente accedere all’aviorimessa. Non sono da conside-
rare i serbatoi che non abbiano mai contenuto carburante o siano privi di carburante e
relativi vapori;
b) processi di verniciatura di aeromobili.
P.3.02 Luoghi C3
Nelle aviorimesse si considerano luoghi C3 quelli nei quali avvengono le seguen-
ti operazioni:
a) ricovero e manutenzione, con tutti i motori a combustione interna spenti, di
aeromobili la cui capacità complessiva dei serbatoi sia non superiore a quella
indicata in P3.01a);
b) manutenzione di un aeromobile con i motori a combustione interna avviati
quando, fatte salve le condizioni di cui in P3.02a), il contenuto di carburante
dei serbatoi dell’aeromobile in manutenzione sia non superiore a 1000 dm 3
per il JP1 e JET-A1 e sia non superiore a 100 dm3 per il JP4 e per le benzine;
c) processi di sverniciatura con prodotti aventi le caratteristiche di cui in P2.01.
P.4 Luoghi C1
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n vi sia in sito una costante presenza dei mezzi per la loro neutralizzazione
n vengano neutralizzate nel più breve tempo possibile.
La formazione di pozze di carburante deve essere sempre prevista sul pavimento
sotto i motori e sotto i dispositivi di chiusura e gli eventuali sfiatatoi dei serbatoi,
tenendo conto dei punti di possibile sgocciolamento a terra.
Nella presente Appendice sono considerate pozze aventi la seguente estensione
massima:
n JP1, JET-A1, JP4 da grandi aeromobili: 1 m2;
n JP4 e benzine da piccoli aeromobili: 0,25 m2.
2
K r = ----------------------------------------------------------------------------------------------------
numero di ricambi di aria all ‘ ora
a2) il locale è realizzato in modo da consentire sempre il ricambio naturale
dell’aria almeno nella misura seguente:
n superficie del locale £ 3000 m2 :1 ricambio all’ora;
n superficie del locale 3001 a 10000 m2 : 0,75 ricambi all’ora;
n superficie del locale > 10000 m2: 0,5 ricambi all’ora;
Per le aviorimesse in un solo piano e senza pareti interne, munite di por-
toni scorrevoli, in genere i ricambi di aria sopra indicati sono assicurati
dalle infiltrazioni tra gli interstizi ed i tamponamenti;
a3) a livelli inferiori a quelli degli eventuali CP, non esistono schermi con pos-
sibili accumuli di gas o vapori pesanti.
b) Ambienti a ventilazione impedita
Nelle aviorimesse, sono ad esempio ambienti a ventilazione impedita i
pozzetti, le fosse, ecc. posti sotto il livello del pavimento.
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c) Ambienti a ventilazione artificiale generale.
c1) gli ambienti in cui avvengono processi di verniciatura e nei quali i quanti-
tativi minimi di aria di ventilazione sono 60 m3/h per ogni dm3/h di ver-
nice spruzzata;
c2) gli ambienti in cui avvengano le operazioni di riempimento, svuotamento
e trasferimento del carburante senza limitazioni di velocità e di frequenza
nei quali i quantitativi minimi di aria di ventilazione sono 500 dm3/h per
ogni dm3/h di miscela aria-vapori massima emessa.
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n per 0,5 m in tutte le direzioni a partire dall’oggetto verniciato (aero-
mobile), quando le ventilazione artificiale è attiva e la quantità di aria
è almeno quella indicata in P4.03c1);
n per 1,5 m in tutte le direzioni a partire dall’oggetto verniciato (aero-
mobile), quando la quantità di aria di ventilazione artificiale scende
al di sotto dei quantitativi minimi indicati in P4.03c1);
n in tutto il volume occupato del flusso d’aria di ventilazione,a partire
dall’oggetto verniciato;
n per tutto il resto del locale, fino a 1,5 m di altezza dal pavimento;
P.5 Luoghi C3
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c) le pozze di carburante accidentalmente fuoriuscito dai motori e/o serbatoi,
purché:
n vi sia in sito una costante presenza dei mezzi per la loro neutralizzazione
n vengano neutralizzate nel più breve tempo possibile.
La formazione di pozze di carburante deve essere sempre prevista sotto i motori
e sotto i dispositivi di chiusura e gli eventuali sfiatatoi dei serbatoi.
Nella presente Appendice sono considerate pozze aventi una estensione massima
di 0,25 m2.
P.6.01 Nelle zone C1Z1 e C1Z2 e nelle zone C3Z1 e C3Z2, gli impianti elettrici devono
essere sia di tipo ammesso nella Tab. IV sia soddisfare alle regole generali del
Cap. VI e conformi ai criteri esecutivi specifici dei relativi Capitoli delle presenti
Norme.
P.6.02 Nelle zone C1Z2 originate da C1CP2 e nelle zone AD dei luoghi C3 è ammesso
accedere con apparecchiature e mezzi elettrici mobili, trasportabili o portatili e
relative condutture in esecuzione non di sicurezza, quando le apparecchiature ed
i mezzi per operazioni di controllo e verifica siano di tipo indicato dal costruttore
dell’aeromobile e vengano utilizzate secondo le modalità procedurali e di si-
curezza prescritte od approvate dal costruttore stesso ;
n le apparecchiature e i mezzi di tipo diverso da quelli di controllo e verifica
sopra indicati, siano tenuti sollevati dal pavimento di almeno 0,5 m;
n le operazioni diverse da quelle di controllo e verifica non comprendano pro-
cessi di saldatura elettrica ad arco e comunque non interessino i motori, i ser-
batoi ed il circuito del carburante;
n sia stata eseguita un’apposita ispezione che abbia accertato l’assenza di perdi-
te e comunque l’assenza di pozze di carburante;
n non esistano connettori presa-spina intermedi nelle condutture elettriche sog-
gette a movimento nell’uso.
Quanto sopra purché si eviti di esporre apparecchi e relative condutture a
possibili sgocciolamenti di carburante e comunque a contatto con esso.
P.6.03 Nelle zone C1Z1 all’interno dei condotti di evacuazione dei residui di verniciatu-
ra, tenuto conto delle particolari condizioni ambientali, non devono essere instal-
lati motori elettrici neppure se in esecuzione di sicurezza.
P.6.04 Nell’impianto elettrico e nei suoi componenti devono essere presi provvedimenti
per evitare la caduta nelle zone AD di particelle calde o di scintille .
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Q LUOGHI DI PRODUZIONE, LAVORAZIONE E DEPOSITO DELL’AMMONIACA
APPENDICE
Q.1 Generalità
Nella presente Appendice si considerano i luoghi nei quali l’ammoniaca è pro-
dotta, lavorata e depositata in quantitativi superiori ai minimi indicati nella Tab. I
alla fine del Cap. III, cioè i luoghi C1, in cui si presume siano soddisfatte le se-
guenti condizioni:
a) data la tossicità dell’ammoniaca, sono scelte e mantenute soluzioni impianti-
stiche tali da ridurne al minimo la possibilità di fuoriuscita nell’ambiente;
b) si verificano continuamente, per le persone, condizioni protettive contro la
tossicità mediante adeguata ventilazione, naturale od artificiale, senza ricor-
rere a mezzi protettivi individuali;
c) il personale addetto alle lavorazioni è adeguatamente istruito ed avvertito dei
pericoli che le lavorazioni possono comportare e delle modalità operative
necessarie per assicurare il rispetto della presente Norma ed è munito dei
mezzi idonei necessari e a tal fine addestrato (1)
Per gli impianti frigoriferi ad ammoniaca si rimanda all’Appendice L.
Nota di commento, derivata e sostitutiva del Foglio di Interpretazione CEI 64-2
F.17 (ottobre 1995)
L’Appendice L fornisce particolari indicazioni per gli ambienti a ventilazione limitata o
artificiale di impianti frigoriferi ad ammoniaca. Per gli impianti ubicati in luoghi a venti-
lazione naturale occorrono analisi specifiche ed approfondite. In questi casi la presente
Appendice può essere un valido riferimento.
Q.2.02 Zone AD
Per la qualificazione e l’estensione delle zone AD valgono le regole del Cap. III,
Sez. 5 e 6.
Q.3.01 Nelle zone C1Z2 di cui in Q1, gli impianti elettrici possono essere realizzati in
esecuzione AD-FT, secondo le prescrizioni del Cap. XII, con le seguenti pre-
cisazioni:
a) i componenti che nel funzionamento normale possono produrre archi o scin-
tille o superare la massima temperatura ammessa in relazione all’ammoniaca,
devono essere racchiusi in custodie con grado di protezione non inferiore a
IP 55;
b) i motori asincroni con rotore a gabbia di scoiattolo, devono avere custodie
con grado di protezione non inferiore a IP 45.
Q.3.02 Nelle altre zone AD, gli impianti elettrici devono essere sia di tipo ammesso dalla
Tab. IV sia soddisfare alle regole generali del Cap. VI e conformi ai criteri esecu-
tivi specifici di cui ai relativi Capitoli della presente Norma (ved. Tab. IV).
(1) R.D. 9 gennaio 1927, n. 147: Approvazione del regolamento speciale per l’impiego dei gas tossici.
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S IMPIANTI FISSI DI DISTRIBUZIONE DI GAS NATURALE COMPRESSO
(GNC) CON DENSITÀ RELATIVA ALL’ARIA NON SUPERIORE A 0,8
APPENDICE
S.1 Generalità
La presente Appendice si applica ai luoghi con impianti fissi di distribuzione di
gas naturale compresso (GNC) con densità relativa all’aria non superiore a 0,8,
alimentati da metanodotti, da carri bombolai o da autoserbatoi, nei quali avven-
gono le operazioni di rifornimento di autoveicoli, carri bombolai, autoserbatoi, o
simili (1)
Rientrano nella presente Appendice solo gli impianti in cui gli eventuali sistemi di
captazione e convogliamento delle perdite dai centri di pericolo, quando realiz-
zati, prevedono lo sfiato all’aperto, in ambiente naturalmente ventilato.
Nota Gli eventuali luoghi adibiti a ricovero o riparazione di autoveicoli sono oggetto dell’Ap-
pendice A, quelli contenenti impianti termici di riscaldamento dell’Appendice B.
(1) In Italia tali impianti sono attualmente sottoposti alle disposizioni del D.M. 24-11-1984 - Parte terza, del Ministero dell’In-
terno.
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Si considerano C1CP2:
c5) gli organi di collegamento e di giunzione,
c6) nelle valvole di regolazione, le tenute di qualunque tipo degli organi in movi-
mento (es. steli) non in comunicazione diretta con l’ambiente,
c7) le tenute non a premistoppa delle valvole d’intercettazione,
c8) gli sfiati delle valvole con sola funzione di sicurezza e non di regolazione (ve-
di S1),
c9) i dischi di rottura posti su apparecchi contenenti fluidi intermedi,
c10)i bicchieri di raccolta delle acque di raffreddamento o, in assenza di questi, le
bocche di sfiato dell’aria dei sistemi di raffreddamento.
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c2) tutti gli ambienti che non rispettano le prescrizioni di cui in a) e b), nonché,
negli ambienti al chiuso, i volumi che si trovano al di sopra di 0,2 m oltre il
limite superiore della più alta apertura permanente fino al soffitto.
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n C1Z2 dai limiti della C1Z1 di cui sopra, in tutto l’ambiente considerato a
ventilazione limitata ma non impedita (S2.04c).
b3) Tutti i C1CP2, determinano una zona C1Z2 che si estende a tutto l’ambiente
considerato a ventilazione limitata ma non impedita (S2.04c), (Fig. S9).
Nota Gli sfiati di cui in S.2.01.c8) si intendono ubicati all’aperto in ambiente naturalmente
ventilato (vedi S1).
S.3.01 Nelle zone AD di cui in S2.04, gli impianti elettrici devono essere sia di tipo am-
messo nella Tab. IV sia soddisfare alle regole generali del Cap. VI e conformi ai
criteri esecutivi specifici dei relativi Capitoli della presente Norma.
S.3.02 Gli impianti di terra devono essere realizzati in conformità al Cap. XIV.
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Fig. S 1 (art. S 2.04 a1)
Dimensioni in m
Ambienti naturalmente ventilati
SEZIONE A-A
PIANTA
SEZIONE A-A
PIANTA
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Fig. S 3 (art. S 2.04 a3)
Dimensioni in m
SEZIONE A-A
SEZIONE A-A
PIANTA
(sfiato rivolto verso l’alto)
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Fig. S 5 (art. S 2.04 a4)
Dimensioni in m
Ambienti naturalmente ventilati
SEZIONE A-A
PIANTA
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Fig. S 7 (art. S 2.04 a6, b3)
LEGENDA
a Testata contometrica IP 55
Dimensioni n m
a
Vano di processo
ambiente a ventilazione
impedita
SEZIONE A-A b
SEZIONE A-A
PIANTA
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Fig. S 9 (art. S 2.04 b2, b3, c)
LEGENDA
a Ambiente a ventilazione impedita
b Ambienti a ventilazione limitata
Dimensioni in m
a
SEZIONE A-A
b
PIANTA
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T IMPIANTI DI RIDUZIONE FINALE DELLA PRESSIONE DEL GAS
FUNZIONANTI CON PRESSIONE A MONTE COMPRESA FRA 4 E 500 kPa (1)
APPENDICE
T.1 Generalità
La presente Appendice si applica ai gruppi di riduzione della pressione dei gas
infiammabili di potenzialità non maggiore di 1200 kW e dotati di valvola di sfiato,
non convogliato all’esterno dell’alloggiamento, di portata non maggiore di 400
dm3/h.
Tali gruppi di riduzione sono contemplati all’art. 4.1.1, ultimo capoverso, della
Norma UNI-CIG 8827-FA-1 e sono generalmente utilizzati come gruppi di
riduzione finale di utenza.
La presente Appendice si applica a condizione che il gruppo di riduzione sia rea-
lizzato ed installato secondo le vigenti disposizioni di legge e le norme UNI-CIG
applicabili al caso specifico.
Gli alloggiamenti del gruppo di riduzione presi in considerazione nella presente
Appendice sono esclusivamente armadi o nicchie (art 2.4.3, 2.4.4 e 3.2, UNI-CIG
8827) con aperture di ventilazione in comunicazione diretta con ambiente a ven-
tilazione naturale.
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Fig. T 1
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Fig. T 2
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La presente Norma è stata compilata dal Comitato Elettrotecnico Italiano
e beneficia del riconoscimento di cui alla legge 1º Marzo 1968, n. 186.
Editore CEI, Comitato Elettrotecnico Italiano, Milano - Stampa in proprio
Autorizzazione del Tribunale di Milano N. 4093 del 24 luglio 1956
Responsabile: Ing. E. Camagni
31 - Materiali antideflagranti
CEI 31-1 (EN 50018) (Ed. 1978) CEI EN 50033 (CEI 31-15)
Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive.
- Custodie a prova di esplosione «d» - Norma Europea Lampade a casco per miniere grisoutose.
CEI EN 50018 (CEI 31-1) (Ed. 1995) CEI 31-16 (EN 50053-2)
Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive Prescrizioni per la scelta, l’installazione e l’uso di apparecchia-
- Custodie a prova di esplosione “d” ture di spruzzatura elettrostatica per prodotti infiammabili. Par-
te 2: Pistole manuali per la spruzzatura elettrostatica di polvere
CEI 31-2 (EN 50016)
con un limite di energia di 5 mJ e loro apparati associati
Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive -
Modo di protezione a sovrapressione interna «p» - Norma Europea CEI 31-17 (EN 50053-3)
Prescrizioni per la scelta, l’installazione e l’uso di apparecchia-
CEI 31-5 (EN 50015) (Ed. 1978)
ture di spruzzatura elettrostatica per prodotti infiammabili. Par-
Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive
te 3: Pistole manuali per la spruzzatura elettrostatica di fiocco
- Costruzioni immerse in olio «o» - Norma Europea
con un limite di energia di 0,24 o 5 mJ e loro apparati associati
CEI EN 50015 (CEI 31-5) (Ed. 1995)
CEI 31-18 (EN 50054)
Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive
Apparecchiature elettriche per la rilevazione e misura di gas
- Costruzioni immerse in olio “o”
combustibili. Prescrizioni generali e metodi di prova
CEI 31-6 (EN 50017) (Ed. 1978)
CEI 31-19 (EN 50055)
Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive
Apparecchiature elettriche per la rilevazione e misura di gas com-
- Costruzioni sotto sabbia «q» - Norma Europea
bustibili. Prescrizioni relative alle prestazioni di apparecchiature di
CEI EN 50017 (CEI 31-6) (Ed. 1995) Gruppo I che indicano fino al 5%(v/v) di metano nell’aria
Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive
CEI 31-20 (EN 50056)
- Costruzioni a riempimento polverulento “q”
Apparecchiature elettriche per la rilevazione e misura di gas
CEI 31-7 (EN 50019) (Ed. 1978) combustibili. Prescrizioni relative alle prestazioni di apparec-
Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive - chiature di Gruppo I che indicano fino a 100% (v/v) di metano
Modo di protezione a sicurezza aumentata «e» - Norma Europea
CEI 31-21 (EN 50057)
CEI EN 50019 (CEI 31-7) (Ed. 1994) Apparecchiature elettriche per la rilevazione e misura di gas
Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive combustibili. Prescrizioni relative alle prestazioni di apparec-
- Modo di protezione a sicurezza aumentata “e” chiature di Gruppo II che indicano fino a 100% del limite di in-
CEI 31-8 (EN 50014) (Ed. 1978) fiammabilità inferiore
Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive CEI 31-22 (EN 50058)
- Regole generali - Norma Europea Apparecchiature elettriche per la rilevazione e misura di gas
CEI EN 50014 (CEI 31-8) (Ed. 1993) combustibili. Prescrizioni relative alle prestazioni di apparec-
Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive. chiature di Gruppo II che indicano fino a 100% (v/v)di gas
Regole generali CEI EN 50059 (CEI 31-23)
CEI 31-9 (EN 50020) (Ed. 1978) Prescrizioni per le apparecchiature portatili di spruzzatura elettro-
Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive - statica di prodotti non-infiammabili, per verniciatura e finissaggio
Modo di protezione a sicurezza intrinseca «i» - Norma Europea CEI 31-24
CEI EN 50020 (CEI 31-9) (Ed. 1995) Guida per l’ispezione ai fini della manutenzione di impianti elet-
Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive trici nei luoghi con pericolo di esplosione di classe 1 e 3 (di-
- Sicurezza intrinseca “i” versi dalle miniere)
Lire 48.000
NORMA TECNICA Sede del Punto di Vendita e di Consultazione
CEI 64-2/A:1998-08 20126 Milano - Viale Monza, 261
Totale Pagine 60 tel. 02/25773.1 • fax 02/25773.222 • E-MAIL cei@ceiuni.it