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N O R M A I T A L I A N A CEI

Norma Italiana

CEI 64-2/A
Data Pubblicazione Edizione
1998-08 Quarta
Classificazione Fascicolo
64-2/A 2961C
Titolo
Impianti elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione
Appendici

Title
Electrical installations in locations with explosion hazard
Annexes

IMPIANTI E SICUREZZA D’ESERCIZIO

NORMA TECNICA

COMITATO
ELETTROTECNICO CNR CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE • AEI ASSOCIAZIONE ELETTROTECNICA ED ELETTRONICA ITALIANA
ITALIANO
SOMMARIO
Fascicolo complementare alla 64-2 contenente prescrizioni relative ai seguenti casi particolari di luoghi
pericolosi.
A) Luoghi per ricovero o riparazione autoveicoli.
B) Impianti termici alimentati a gas (soggetti a disposizioni legislative).
C) Impianti fissi di distribuzione di carburanti liquidi.
D) Luoghi per processi di verniciatura e similari.
F) Laboratori chimici per sostanze pericolose.
G) Fognature e impianti di scarico di fluidi pericolosi.
I) Luoghi con presenza di idrogeno per macchine elettriche rotanti.
J) Luoghi di installazione di centrali termiche e analoghi.
L) Impianti frigoriferi ad ammoniaca.
M) Distributori fissi di gas di petrolio liquefatto (GPL) per autotrazione.
P) Luoghi di ricovero, manutenzione, sverniciatura e verniciatura di aeromobili.
Q) Luoghi di produzione, lavorazione e deposito dell'ammoniaca.
S) Impianti fissi di distribuzione di gas naturale compresso (GNC) con densità relativa all'aria non su-
periore a 0,8.
T) Impianti di riduzione finale della pressione del gas funzionanti con pressione a monte compresa fra
4 e 500 kPa (0,04 e 5 bar).
Il presente fascicolo rappresenta un consolidamento della Norma CEI 64-2/A quarta edizione, esso diffe-
risce dal fascicolo n. 1432 in quanto è corretto in conformità alla Errata Corrige (Fascicolo n. 1973V),
incorpora l’Appendice T (Fascicolo n.1908 V) ed è aggiornato nei riferimenti legislativi e normativi; con-
tiene inoltre note aggiuntive derivate dalle risposte ai quesiti oggetto dei Fogli di Interpretazione della
Norma stessa pubblicati: da F.14 a F.17 nel Fascicolo n. 2674P - da F.24 a F.25 nel Fascicolo n. 2962.

DESCRITTORI • DESCRIPTORS
Ricovero o riparazione autoveicoli • Impianti termici • Distributori di carburanti • Luoghi di verniciatura •
Laboratori • Fognature • Frigoriferi • Aeromobili • Ammoniaca • Riduzione finale della pressione;

COLLEGAMENTI/RELAZIONI TRA DOCUMENTI


Nazionali CEI 64-2:1990-11;
Europei

Internazionali

Legislativi DPR 547/55; Legge 46-90; D.Lgs. 626/94;

INFORMAZIONI EDITORIALI
Norma Italiana CEI 64-2/A Pubblicazione Norma Tecnica Carattere Doc.

Stato Edizione In vigore Data validità 1991-1-1 Ambito validità Nazionale


Varianti Nessuna
Ed. Prec. Fasc. 1432; 1908 V; 1973 V (*);

Comitato Tecnico 31-Materiali antideflagranti


Approvata dal Presidente del CEI in Data 1990-7-6
in Data

Sottoposta a Inchiesta pubblica come Progetto fasc. C. 365 Chiusa in data 1989-4-30

Gruppo Abb. 2 Sezioni Abb. A


ICS

CDU

(*) Il presente fascicolo comprende i contenuti dei fascicoli elencati.

© CEI - Milano 1998. Riproduzione vietata.


Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte del presente Documento può essere riprodotta o diffusa con un mezzo qualsiasi senza il consenso scritto del CEI.
Le Norme CEI sono revisionate, quando necessario, con la pubblicazione sia di nuove edizioni sia di varianti.
È importante pertanto che gli utenti delle stesse si accertino di essere in possesso dell’ultima edizione o variante.
INDICE GENERALE
Rif. Argomento Pag.

A PP ENDI CE
A LUOGHI PER RICOVERO O RIPARAZIONE DI AUTOVEICOLI 1

A PP ENDI CE
B IMPIANTI TERMICI ALIMENTATI A GAS (SOGGETTI A DISPOSIZIONI LEGISLATIVE) 8

A PP ENDI CE
C IMPIANTI FISSI DI DISTRIBUZIONE DI CARBURANTI LIQUIDI 10

A PP ENDI CE
D LUOGHI PER PROCESSI DI VERNICIATURA E SIMILARI 16

A PP ENDI CE
F LABORATORI CHIMICI PER SOSTANZE PERICOLOSE 19

A PP ENDI CE
G FOGNATURE E IMPIANTI DI SCARICO DI FLUIDI PERICOLOSI 21

A PP ENDI CE
I LUOGHI CON PRESENZA DI IDROGENO PER MACCHINE ELETTRICHE ROTANTI 23

A PP ENDI CE
J LUOGHI DI INSTALLAZIONE DI CENTRALI TERMICHE E ANALOGHI 25

A PP ENDI CE
L IMPIANTI FRIGORIFERI AD AMMONIACA 28

A PP ENDI CE
M DISTRIBUTORI FISSI DI GAS DI PETROLIO LIQUEFATTO (GPL) PER AUTOTRAZIONE 32

A PP ENDI CE
P LUOGHI DI RICOVERO, MANUTENZIONE, SVERNICIATURA E VERNICIATURA DI AEROMOBILI 36

A PP ENDI CE
Q LUOGHI DI PRODUZIONE, LAVORAZIONE E DEPOSITO DELL’AMMONIACA 43

A PP ENDI CE
S IMPIANTI FISSI DI DISTRIBUZIONE DI GAS NATURALE COMPRESSO (GNC)
CON DENSITÀ RELATIVA ALL’ARIA NON SUPERIORE A 0,8 44

A PP ENDI CE
T IMPIANTI DI RIDUZIONE FINALE DELLA PRESSIONE DEL GAS
FUNZIONANTI CON PRESSIONE A MONTE COMPRESA FRA 4 E 500 KPA 53

NOTA IMPORTANTE
Si precisa che il presente fascicolo della Norma CEI 64-2/A coincide nel contenuto
con quello riportato nel volume “IMPIANTI ELETTRICI NEI LUOGHI CON PERICO-
LO DI ESPLOSIONE - Norme CEI 64-2 e CEI EN 60079-10 (31-30)” - ed. 1997, pur dif-
ferenziandosi nella data di pubblicazione, ora 1998-08 anzichè 1990-11

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Pagina iv
A LUOGHI PER RICOVERO O RIPARAZIONE DI AUTOVEICOLI
APPENDICE

A.1 Generalità

A.1.01 Campo d’applicazione


La presente Appendice si applica sia ai luoghi al chiuso sia a quelli protetti con
coperture, pareti o schermi che non soddisfano alle condizioni di cui in 3.4.01b)
e 3.4.02b) destinati al ricovero o riparazione di autoveicoli (A1.02) con motore a
combustione interna aventi capienza superiore ad un minimo stabilito (1) e nei
quali sono soddisfatte tutte le seguenti condizioni:
a) il carburante utilizzato dagli autoveicoli sia:
n benzina;
n gas di petrolio liquefatto (GPL);
n gas naturale compresso con densità relativa all’aria non superiore a 0,8
(GNC);
b) oltre al carburante contenuto nei serbatoi degli autoveicoli le eventuali so-
stanze dei Gruppi B e C presenti nei luoghi di riparazione entro i limiti am-
messi siano utilizzate prevenendo spandimenti ed evaporazioni nell’am-
biente;
Nota In genere spandimenti ed evaporazioni si prevengono conservando le sostanze di cui so-
pra in recipienti ordinariamente chiusi ed esponendole all’atmosfera ambiente solo per
brevi periodi.
c) non avvengano operazioni di riempimento o svuotamento dei serbatoi di car-
burante; tuttavia, per la sola benzina, sono ammesse tali operazioni purché:
n il trasferimento avvenga il più lentamente possibile;
n il trasferimento avvenga il più raramente possibile;
Qualora le operazioni di travaso non avvengano lentamente e raramente de-
vono essere rispettate anche le regole generali della presente Norma e quelle
dell’Appendice C per quanto applicabili.
d) non accedano autoveicoli con evidenti e significative perdite di carburante, a
meno che siano adottate precauzioni idonee a neutralizzare perdite e relativi
vapori;
e) per le pozze di carburante accidentalmente fuoriuscito, sia attuata ogni ordi-
naria cautela contro la loro permanenza e nei luoghi di riparazione vi sia in
sito una costante presenza dei mezzi per la loro neutralizzazione;
f) per l’esecuzione di riparazioni che interessino specificatamente il circuito alta
pressione (a monte del riduttore di pressione) di automezzi che utilizzano
come carburante sostanze del Gruppo F (GPL e GNC), l’accesso avvenga con
i serbatoi praticamente vuoti e le relative valvole di intercettazione chiuse.
Per il rispetto delle presenti norme il personale deve essere:
n adeguatamente istruito e addestrato;
n avvertito dei pericoli che le lavorazioni possono comportare, particolar-
mente in relazione alla presenza di carburante nei serbatoi degli auto-
veicoli;
n munito dei mezzi idonei necessari.
Non sono soggetti all’osservanza della Norma CEI 64-2 ma comunque sogget-
ti alle norme generali impianti:

(1) In Italia l’attività, per quanto attiene alle autorimesse e autofficine, è attualmente regolata dai decreti del Ministero dell’Interno:
n D.M. 16 febbraio 1982 (G.U. n. 98 del 9 aprile 1982)
n D.M. 1 febbraio 1986 (G.U. n. 38 del 15 aprile 1986).

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n i luoghi di ricovero o riparazione di autoveicoli alimentati con carburante
dei Gruppi D ed E (ad es. gasolio e olio diesel) quando la temperatura
ambiente non è superiore alla temperatura d’infiammabilità del car-
burante;
n i luoghi contenenti esclusivamente autoveicoli destinati alla vendita,
all’esposizione, o all’allestimento purché ogni autoveicolo contenga quan-
titativi minimi di carburante (qualche litro);
n i luoghi dove gli autoveicoli operano e sono utilizzati.

A.1.02 Chiarimenti
Ai fini della presente Appendice si forniscono i seguenti chiarimenti.

A.1.02.1 Si considera autoveicolo un veicolo o macchina munito di motore a combustione


interna (1)

A.1.02.2 Le aree destinate alla manovra indicate in A2.02.2 non comprendono quelle de-
stinate al solo transito degli autoveicoli (es. vie di accesso).

A.2 Classificazione dei luoghi

A.2.01 Condizioni di ventilazione


La qualificazione dei luoghi di cui in A2.02 e A2.03 suppone, sia per i luoghi di
ricovero sia per i luoghi di riparazione, il rispetto delle condizioni di ventilazione
stabilite dalla Legge per le “autorimesse e simili”; tuttavia, ai soli fini della pre-
sente Appendice le metodologie di ventilazione devono attuare la diluizione dei
gas o vapori infiammabili eventualmente presenti tenuto conto della loro densità
relativa all’aria

A.2.02 Luoghi C3
Non sono previsti C3CP1.

A.2.02.1 Centri di pericolo di secondo grado (C3CP2)


Nei luoghi C3, si considerano C3CP2:
a) i dispositivi di chiusura e il gruppo valvolare dei serbatoi di GPL e GNC quan-
do privi di contenitore;
b) gli sfiatatoi dei contenitori totali o parziali (solo gruppo valvolare) dei serba-
toi di GPL o GNC;
c) i riduttori di pressione del GPL o GNC per la presenza della valvola di si-
curezza nel loro corpo, purché:
n gli stessi siano sottoposti a manutenzione con le modalità e frequenza sta-
bilite dal costruttore;
oppure,
n esista un’elettrovalvola a monte del riduttore di pressione, chiusa a man-
canza di eccitazione, la quale sia comandata in apertura dalla chiave di
avviamento-arresto dell’autoveicolo e dal dispositivo che richiede l’ero-
gazione del GPL o GNC;
d) la superficie libera delle sostanze infiammabili dei Gruppi B e C di cui in
A1.01b) quando coesistono tutte le seguenti condizioni:
n sono presenti in quantità totali superiori a 25 dm3;
(1) In Italia l’attività, per quanto attiene alle autorimesse e autofficine, è attualmente regolamentata dai decreti del Ministero dell’Interno:
n D.M. 16 febbraio 1982 (G.U. n. 98 del 9 aprile 1982)
n D.M. 1 febbraio 1986 (G.U. n. 38 del 15 aprile 1986).

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n non sono presi provvedimenti idonei ad evacuare i vapori infiammabili
(Fig. A3).

A.2.02.2 Zona C3Z2


Sono qualificati C3Z2 i seguenti luoghi:
a) per autoveicoli che utilizzano come carburante benzina o GPL, le aree desti-
nate alla manovra, al parcamento o alla riparazione, con le estensioni seguen-
ti (Fig. A1):
n in verticale: dal pavimento fino a 3,5 m di altezza e comunque non oltre il
soffitto e le sue eventuali aperture A0 (1.3.02);
n in orizzontale: 1,5 m oltre il limite di accessibilità degli autoveicoli e le loro
aperture A0 e comunque non oltre le pareti;
b) Per autoveicoli che utilizzano come carburante GNC, le aree destinate alla
manovra, al parcamento o alla riparazione, con le estensioni seguenti (Fig. A2):
n in verticale: dal pavimento al soffitto e comunque sino al limite inferiore
della zona C3Z1 di cui in A2.02.3b);
n in orizzontale: 1,5 m oltre il limite di accessibilità degli autoveicoli e le
aperture A0 e comunque non oltre le pareti e le loro eventuali aperture
non permanenti con serramenti A1;
c) per i centri di pericolo di cui in A2.02.1d), le zone che si estendono (Fig. A3):
n in verticale: dal pavimento fino a 3,0 m di altezza oltre la superficie libera
delle sostanze infiammabili;
n in orizzontale: 1,5 m in tutte le direzioni dal bordo del contenitore;
d) per tutti gli autoveicoli: l’interno delle canalizzazioni di aerazione dei locali
per tutta la loro estensione.

A.2.02.3 Zona C3Z1


Sono qualificati C3Z1 i seguenti luoghi:
a) per autoveicoli che utilizzano come carburante benzina o GPL (Fig. A1), gli
ambienti a ventilazione impedita posti sotto il livello del pavimento (es. fosse
di riparazione e di ispezione) per tutta la loro estensione.
La fossa di riparazione e di ispezione dove si intende usare apparecchi elettri-
ci o impianti non idonei a questi luoghi deve essere provvista di ventilazione
tale da poter essere classificata “zona artificialmente non AD” (6.1.02);
b) per autoveicoli che utilizzano come carburante GNC (Fig. A2), gli ambienti a
ventilazione impedita posti:
n tra 0,2 m oltre il limite inferiore delle travi di soffitti o sottotetti privi di aper-
ture o con aperture non permanenti con serramenti A1 e il soffitto, per tutta
la loro estensione;
n tra 0,2 m oltre il limite superiore della più alta apertura permanente priva di
serramenti e il soffitto, per tutta la loro estensione;
n tra 0,2 m oltre il limite superiore della più alta bocca di aspirazione della ven-
tilazione artificiale e il soffitto, per tutta la loro estensione;
c) per le sostanze di cui in A1.01b), l’interno dei recipienti sopra il pelo libero
del liquido e sino al bordo superiore (Fig. A3).

A.2.03 Ambienti a maggior rischio in caso d’incendio


Sono qualificati “ambienti a maggior rischio in caso d’incendio” (CEI 64-8 Cap. XI
Sez. 8) le aree destinate all’uso delle sostanze di cui in A1.01b) in quantità supe-
riori a 25 dm3 e nelle quali sono presi provvedimenti idonei ad evacuare i vapori
infiammabili (es. quelle destinate al lavaggio di componenti degli autoveicoli),
con le estensioni seguenti (Fig. A4):

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n in verticale: al pavimento fino a 3,0 m di altezza oltre la superficie libera
delle sostanze infiammabili e comunque non oltre il soffitto e le sue even-
tuali aperture A1;
n in orizzontale: 1,5 m in tutte le direzioni dal bordo del contenitore;
n in tutte le direzioni: dalla bocca di evacuazione dei vapori infiammabili.

A.2.04 Limite di accessibilità per gli autoveicoli


Quando non si vuole estendere fino alle pareti il limite di accessibilità delle aree
destinate alla manovra parcamento o riparazione degli autoveicoli, devono essere
realizzate barriere permanenti (anche se amovibili intenzionalmente) o segnaleti-
ca orizzontale.

A.3 Esecuzione degli impianti elettrici

A.3.01 Impianti elettrici nei luoghi C3

A.3.01.1 Nelle zone C3Z1 e C3Z2 gli impianti elettrici devono essere sia di tipo ammesso
dalla Tab. IV sia soddisfare alle regole generali del Cap. VI e conformi ai criteri
esecutivi specifici dei relativi Capitoli della presente Norma, salvo quanto am-
messo in A3.01.2 e in A3.01.3.

A.3.01.2 Nelle zone C3Z2, i componenti che nel funzionamento normale possono pro-
durre archi o scintille o superare le massime temperature ammesse in relazione
alle sostanze pericolose previste (1.3.07), devono essere installati ad altezza non
inferiore a 0,7 m sul pavimento e, per i soli luoghi di cui in A2.02.2b), non essere
installati nelle zone comprese tra il limite inferiore della zona C3Z1 di cui in
A2.02.3b), verso il basso, e:
n il limite inferiore delle travi di soffitti o sottotetti senza aperture prive di serra-
menti;
n il limite superiore della più alta apertura priva di serramenti;
n il limite superiore della più alta bocca di aspirazione della ventilazione artifi-
ciale, per tutta la loro estensione;
n (Fig. A2).

A.3.01.3 Nelle zone C3Z2 dei luoghi di riparazione di autoveicoli, considerando che siano
rispettate le condizioni di cui in A1.01, è ammesso accedere con apparecchiature
e mezzi elettrici mobili, trasportabili e portatili e relative condutture in esecuzi-
one non di sicurezza per il tempo strettamente necessario per il loro uso, quan-
do:
n sia stata eseguita un’apposita ispezione che abbia accertata l’assenza di per-
dite di carburante (GPL);
n non esistono connettori presa-spina intermedi nelle condutture soggette a
movimento nell’uso;
n sia evitata l’esposizione di apparecchiature, mezzi e condutture a possibili
sgocciolamenti di carburante e comunque al contatto con esso.
La deroga di cui sopra non si applica alle lampade portatili che devono comun-
que essere di tipo ammesso per la C1Z2.

A.3.02 Impianti elettrici negli ambienti a maggior rischio in caso d’incendio


Negli ambienti a maggior rischio in caso d’incendio gli impianti elettrici devono
soddisfare alle prescrizioni della Norma CEI 64-8 Cap. XI Sez. 8.

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A.3.03 Prescrizioni aggiuntive

A.3.03.1 Sia negli ambienti a maggior rischio in caso d’incendio sia nelle Zone C3Z1 e
C3Z2, le diverse parti dell’impianto elettrico non devono essere sottoposte a ri-
schio di danneggiamento meccanico da parte degli autoveicoli e pertanto devono
essere opportunamente ubicate o protette.
Nota Ad esempio:
n interruttori e prese a spina installati ad altezza non inferiore a 1,5 m dal pavimento;
n prese a spina in numero e ubicazione tali da evitare il ricorso a connettori presa-spi-
na intermedi nelle condutture soggette a movimento nell’uso;
n condutture incassate nelle pareti e nel pavimento, o in tubi e condotti di adeguata ro-
bustezza installati a parete, o installate entro nicchie, oppure ubicate in alto e
comunque ad altezza non inferiore a 1,5 m dal pavimento.

A.3.0.4 Nei processi di saldatura elettrica, la corrente non deve interessare i serbatoi e i
circuiti del carburante, salvo le operazioni che interessano specificatamente gli
stessi, nel qual caso essi devono essere privi di carburante e relativi vapori (bo-
nificati).

A.3.04.1 Nelle officine di riparazione dove avvengono processi di verniciatura, devono es-
sere rispettate anche le prescrizioni dell’Appendice D.

Fig. A 1 (Benzina e GPL; art. A 2.02.2 a) A 2.02.3 a)


LEGENDA
a Aperture non permanenti con serramenti (AO)
b Apertura permanente priva di serramenti (AO)

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Fig. A 2 (GNC, art. A 2.02.2 b) A 2.02.3 b)
LEGENDA
a Apertura permenente priva di serramenti (AO)
b Apertura non permenente con serramenti (A1)
c Apertura non permanente con serramenti (A1)
Dimensioni in metri

a b

Fig. A 3 (art. A 2.02.1 d)


LEGENDA
a Aperture non permanenti con serramenti (A1)

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Fig.A 4 (art. A 2.03)
LEGENDA
a Apertura non permanente con serramenti (A1)

Ambiente a maggior rischio in caso di incendio

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B IMPIANTI TERMICI ALIMENTATI A GAS (SOGGETTI A DISPOSIZIONI
LEGISLATIVE)
APPENDICE

B.1 Generalità
Nella presente Appendice si considerano gli impianti elettrici dei luoghi di instal-
lazione di impianti termici alimentati a gas (1) di potenzialità (2) maggiore di 35
kW non inseriti in un ciclo di produzione industriale (3).
Gli impianti della presente Appendice sono soggetti alle disposizioni legislative:
n Legge 6 Dicembre 1971 n. 1083;
n D.P.R. 29 Luglio 1982 n. 577.
Sono oggetto delle disposizioni legislative:

a) centrali termiche per riscaldamento centralizzato di edifici;


b) produzione di acqua calda per edifici civili;
c) forni da pane e forni di altri laboratori artigianali;
d) cucine e lavaggio stoviglie;
e) lavaggio biancheria e sterilizzazione;
f) inceneritori rifiuti fino a una tonnellata al giorno.
Nota di commento, derivata e sostitutiva del Foglio di Interpretazione CEI 64-2
F.14 (ottobre 1995)
La presente Appendice è applicabile anche ai luoghi di installazione di sistemi di riscalda-
mento denominati “a moduli a tubi radianti” aventi potenzialità globale (di tutti i moduli
presenti) superiore a 35 kW.
Si rammenta che la nota (3) precisa che, in presenza di impianti termici di minore
potenzialità, l’Appendice è un valido riferimento.

B.2 Classificazione dei luoghi

B.2.01 Classe dei luoghi


I luoghi di installazione dei componenti dei suddetti impianti termici sono con-
siderati luoghi C3 a condizione che l’impianto termico sia realizzato in confor-
mità con le vigenti disposizioni di legge (e relative interpretazioni ufficiali) e con
le Norme UNI-CIG (4)

B.2.02 Centri di pericolo


Nei luoghi che, ai sensi della presente Appendice, vengono considerati C3, tutti i
C3CP compresi quelli situati all’esterno del locale del focolare, si individuano
come stabilito nel Cap. V (5)

(1) I gas sono definiti dalle Norme UNI-CIG (es. UNI-CIG 7271).
(2) Per potenzialità o portata termica nominale si intende la quantità di calore che può essere sviluppata in un’ora nella o nelle
camere di combustione di un impianto termico. La potenzialità è espressa in kW.
(3) Nelle disposizioni legislative si precisa la potenzialità o portata termica nominale di 30.000 kcal/h corrispondente a circa 35
kW (34,89). Per i luoghi di installazione di impianti termici non domestici analoghi a quelli qui considerati, ad esempio quelli
a non prevalente uso tecnologico del calore o di minore potenzialità, l'Appendice può costituire un valido riferimento.
(4) Se l’impianto termico non rientra fra quelli regolati dalle suddette disposizioni legislative, la presente Appendice non si può
utilizzare e si applica la regola generale della Norma CEI 64-2.
(5) L'elenco degli impianti termici è tratto dalla circolare M.I. n. 68 del 25 Novembre 1969, valida per gas combustibili aventi
densità relativa all’aria non maggiore di 0,8 e dalla Lettera Circolare M.I. n. 412/4183 del 6 Febbraio 1975 valida per gas com-
bustibili aventi densità relativa maggiore di 0,8. Tali circolari e altre successive stabiliscono che il misuratore ed il dispositivo
manuale di intercettazione devono essere installati preferibilmente all'esterno del fabbricato o, in caso di impedimento, in lo-
cali o manufatti aerati direttamente dall'esterno, separati da quello contenente l'impianto termico.

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B.2.03 Qualifica ed estensione delle zone AD
Tutti gli ambienti in cui sono presenti C3CP appartenenti all’impianto termico
considerato seguono le regole del Cap. V.

B.3 Esecuzione degli impianti elettrici


Gli impianti elettrici nelle zone AD di luoghi C3 devono essere sia di tipo ammes-
so dalla Tab. IV sia soddisfare alle regole generali del Cap. VI e conformi ai cri-
teri esecutivi specifici dei relativi Capitoli della presente Norma.
Nei luoghi qualificati C3Z2 gli impianti elettrici devono essere almeno di tipo
AD-FT, con i seguenti gradi di protezione nelle custodie:
n IP 4X, se le custodie sono posizionate come sotto precisato:
a) per impianto alimentato con gas avente densità relativa all’aria superiore a
1,1, almeno 0,5 m al di sopra del livello di deflusso di liquido dal pavi-
mento del locale;
b) per impianto alimentato con gas avente densità relativa all’aria inferiore a
0,9 almeno 0,5 m al di sotto del limite superiore delle aperture di aerea-
zione del locale;
c) per impianto alimentato con gas avente densità relativa all’aria compresa
tra 0,9 ed 1,1 solamente nella zona compresa tra i due limiti sopra indicati
per a) e b);
n IP 44, se le custodie sono posizionate nelle parti di zone C3Z2 in cui non è
ammesso il grado IP 4X.

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C IMPIANTI FISSI DI DISTRIBUZIONE DI CARBURANTI LIQUIDI
APPENDICE

C.1 Generalità
Nella presente Appendice si considerano i luoghi con impianti nei quali vengono
eseguite operazioni di travaso di carburanti liquidi sia infiammabili (art. 1.3.07)
sia combustibili (art. 5.1.01 Nota) da autobotti a serbatoi interrati nonché di tra-
sferimento da questi, con o senza misura, del carburante mediante apparecchia-
ture elettromeccaniche fisse di distribuzione (colonnine).
Nota Tali impianti sono sottoposti alle disposizioni del D.M. 31-7-1934 del Ministero dell’Inter-
no per gli articoli di interesse specifico.

C.2 Classificazione dei luoghi

C.2.01 Centri di pericolo


Ai fini della presente Appendice, si individuano i CP, rubricandoli per parti tipi-
che degli impianti di cui in C1.

C.2.01a) Serbatoi
Sono CP (per liquidi combustibili): gli sfiati per carico in “ciclo aperto”.
Sono C1CP2 (per liquidi infiammabili) e CP (per liquidi combustibili): le testate,
esterne ai serbatoi, di pompe sommerse; i componenti del sistema di caricamento
in ciclo chiuso, contenuti nei pozzetti sovrastanti i serbatoi interrati; i terminali
dei tubi di equilibrio; le bocche di carico distanziate dai serbatoi.

C.2.01b) Isole d distribuzione


Sono C1CP1 (per liquidi infiammabili) o CP (per liquidi combustibili): le tenute a
premistoppa di alberi rotanti.
Sono C1CP2 (per liquidi infiammabili) e CP (per liquidi combustibili): tutti i CP
del corpo della colonnina (1), ad eccezione dei premistoppa sopracitati.
Ad esempio, sono tali:
n gli organi di collegamento del circuito idraulico (flange, raccordi, giunti);
n gli organi di tenuta di pompe e misuratori volumetrici non a premistoppa;
n i globi spia;
n gli sfiati dei disaeratori;
n le pistole di erogazione di cui al successivo punto 2) se non dotate nel loro
alloggio del dispositivo che con pistola inserita impedisca l’erogazione del
carburante.
Nota di commento, derivata e sostitutiva del Foglio di Interpretazione CEI 64-2
F.15 (ottobre 1995)
I globi spia devono essere considerati CP se e in quanto rispondono alla Norma CEI
64-2-art. 3.3.02.a) 6° alinea che cita fra gli esempi di C1CP2 “i componenti che sono co-
struiti con materiale fragile in relazione alle condizioni ambientali ed al rischio di dan-
neggiamento meccanico”.
I globi spia, se costruiti di materiale non fragile nelle condizioni di installazione ed uso
previsti, possono non essere CP se correttamente installati e manutenuti. Per i globi spia
delle colonnine di distribuzione di carburanti liquidi corrispondenti ai prototipi approvati
dal Ministero dell’Interno (Direzione generale della protezione civile e dei servizi antin-
cendio) devono essere rispettati i vincoli stabiliti dallo stesso ministero e comunque corret-
tamente installati e manutenuti.
(1) Corpo della colonnina è l’insieme delle strutture contenenti organi del circuito idraulico.

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Non sono considerate CP:
1) le pistole di erogazione di colonnina miscelatrice a vasi con pompaggio a
mano;
2) le pistole di erogazione di colonnina con elettropompe manovrate da opera-
tori addestrati, purché siano verificate tutte le seguenti condizioni:
n nel corpo della colonnina è installato un dispositivo che, con pistola in-
serita nel suo alloggio, impedisce l’erogazione del carburante (1);
n nell’impugnatura della pistola esiste una leva a uomo presente per il co-
mando manuale di erogazione senza posizioni di apertura bloccabili;
3) le pistole di erogazione di colonnina con elettropompe manovrate anche da
operatori non addestrati (self-service), purché:
n siano dotate di dispositivi di sicurezza che prevengano il traboccamento
del serbatoio;
n soddisfino alle condizioni del punto 2), salvo la possibilità di posizioni di
apertura bloccabili;
n siano specificamente approvate a tali scopi dall’Autorità competente.

C.2.01c) Sistema di pompaggio centralizzato


I CP del sistema sono C1CP1 o C1CP2 in conformità alle indicazioni della Sez. 3
del Cap. III, per liquidi infiammabili o CP per liquidi combustibili.

C.2.01d) Fognature ed impianti di separazione idrocarburi


Sono considerati:
n C1CP1: le aperture delle camere di raccolta di idrocarburi sfiorati nelle
vasche chiuse di decantazione a deflusso (facenti parte del sistema
di separazione oli e fanghi) in relazione alla possibilità di accumu-
lare anche sostanze infiammabili;
n C1CP2: i pozzetti di fognature del tipo non invasato se possono convogliare
sostanze pericolose.
L’evento di immissione nelle fognature di quantitativi importanti di
sostanze pericolose è ritenuto possibile solo come conseguenza di
eventi catastrofici.
Non sono considerati CP i pozzetti di fognatura di tipo invasato anche se pos-
sono convogliare sostanze pericolose in deroga all’art. G2.01c).

C.2.02 Determinazione delle zone AD


In relazione ai CP delle parti tipiche considerate in C2.01 le zone AD sono le se-
guenti (Fig. C1).

C.2.02a) Serbatoi
I CP contenuti nel pozzetto del serbatoio di gasolio (liquido combustibile) costi-
tuiti dal suo sfiato per carico in ciclo aperto, determinano un ambiente a maggior
rischio in caso di incendio, comprendente tutto il volume del pozzetto.
I CP2 costituiti dal terminale sopraelevato da terra del tubo di equilibrio dei ser-
batoi di benzina (liquido infiammabile), determinano una C1ZR secondo un cilin-
dro con asse verticale passante per il centro di pericolo, con raggio 1,5 m, ed
esteso da terra fino a 0,5 m al di sopra del CP.

(1) Tale impedimento può, ad esempio, essere realizzato mediante interblocco col motore della pompa, se questo è situato nel
corpo della colonnina, o con intercettazione del flusso del carburante, nelle colonnine facenti parte di un sistema di pompag-
gio centralizzato.

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I CP2 costituiti dalle bocche di caricamento a ciclo chiuso della benzina (liquido
infiammabile) contenuti nel pozzetto sovrastante il serbatoio determinano una
C1Z1 estesa a tutto il volume del pozzetto e inoltre a pozzetto aperto C1ZR estesa
al suo esterno per 1,5 m in tutte le direzioni dai bordi del pozzetto e per 0,2 m in
altezza.
I CP2 per benzina (liquido infiammabile) costituiti dalle bocche di carico distanzi-
ate dai serbatoi e contenute in manufatto (nicchia), determinano una C1Z1
nell’interno della stessa e all’esterno una C1ZR per 1,5 m in ogni direzione dalle
aperture della nicchia con la limitazione a 0,5 m verso l’alto delle aperture stesse.
I CP2 per benzina (quali: flange, giunzioni di tubazione, ecc.) racchiusi in altri
pozzetti determinano una C1Z2 o un ambiente a maggior rischio in caso di in-
cendio per liquidi combustibili estese unicamente al volume del pozzetto.
Non sono considerate ambienti a maggior rischio in caso di incendio le aree cir-
costanti i tubi di equilibrio di liquidi combustibili.

C.2.02b) Volume interno al corpo della colonnina


I C1CP2 interni al corpo della colonnina relativa a liquidi infiammabili, determi-
nano una C1Z1 o una C1Z2 nelle condizioni di cui in C3.02a) estesa a tutto il vo-
lume interno.
I CP interni al corpo della colonnina relativi a liquidi combustibili, determinano
un ambiente a maggiore rischio in caso di incendio per tutto il volume interno al
corpo della colonnina, indipendentemente dalla sua aerazione.
Il volume del pozzetto sottostante alla colonnina è, rispettivamente per i due casi
sopra considerati, C1Z1 oppure ambiente a maggior rischio in caso di incendio;
tuttavia il riempimento dello stesso con sabbia fa qualificare tale volume come
una zona non AD.

C.2.02c) Parti separate dal corpo della colonnina


La zona AD interna al corpo della colonnina non si estende alle parti separate da
essa (quali: testate contometriche) purché sia verificata una delle due seguenti
condizioni:
1) la separazione sia ottenuta mediante due setti separatori distanziati fra loro di
almeno 15 mm di aria libera (barriera doppia di separazione).
Nota È ammessa una schermatura perimetrale con schermi forati dell’interstizio fra i due setti
separatori purché si maggiori adeguatamente l’insterstizio stesso.
I due setti separatori non devono presentare aperture: a tal fine devono essere particolar-
mente curate le tenute degli eventuali passaggi di alberi o cavi.
2) la separazione sia ottenuta mediante un solo setto separatore purché privo di
discontinuità e ribordato verso l’esterno della colonnina (ad es.: 75 mm) (bar-
riera di separazione).
Nota È ammesso il transito attraverso il setto separatore di alberi o cavi, purché si adottino:
n per gli alberi, dispositivi di tenuta conformi a 3.3.03;
n per i cavi, passaggi sigillati (ad es.: con colata in araldite o pressacavi Ex d).
Sono considerate “zone non AD” le parti separate che presentino i requisiti indi-
cati in 1) o 2), che non contengano CP e che realizzino sui loro involucri una
protezione IP 44 se non sono interessate da zona C1Z2 esterna, IP 54 se sono in-
teressate da zona C1Z2 esterna.

C.2.02d) Zone esterne alla colonnina


Per i liquidi infiammabili (Fig. C1) la zona interna C1Z1 e i C1CP2 esterni adia-
centi al fasciame determinano zone C1Z2 e C1ZR aventi le seguenti dimensioni:

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Zona C1Z2:
n 0,75 m in orizzontale in tutte le direzioni a partire dalla colonnina;
n in verticale sino alla sommità del corpo della colonnina e comunque non ol-
tre 1 m da terra se il corpo è più alto;
Zona C1ZR:
n 0,75 m in orizzontale in tutte le direzioni a partire dalla colonnina;
n in verticale sino a 2 m da terra a partire dalla sommità della C1Z2 e comun-
que sopraelevata di 0,1 m oltre il CP più alto.
Per i liquidi combustibili tutte le zone sopra indicate sono ambienti a maggior ri-
schio in caso di incendio.

C.2.02e) Pozzetti transito di cavi circostanti alle isole di distribuzione


I volumi dei pozzetti situati entro 2,5 m dalla proiezione a terra del corpo della
colonnina per liquidi infiammabili sono qualificati C1Z1 se non sono riempiti con
sabbia.

C.2.02f) Sistema di pompaggio centralizzato


I CP di un sistema centralizzato di pompe non sommerse all’aperto determinano
zone AD con qualificazione e estensione conformi alle indicazioni delle Sez. 5 e
6 del Cap. III per liquidi infiammabili e come le C3Z2 di cui in 5.4.03.2 per liquidi
combustibili.

C.2.02g) Fognatura ed impianti di separazione idrocarburi


In ambienti naturalmente ventilati:
n i C1CP1 di cui in C2.01 d), determinano C1ZR estese 1,5 m dai loro bordi e
per un’altezza di 0,2 m;
n i C1CP2 di cui in C2.01 d) determinano all’esterno una C1ZR estesa a 1 m dai
bordi del pozzetto per un’altezza di 0,2 m.

C.3 Esecuzione degli impianti elettrici

C.3.01 Nelle zone AD di cui in C2.02 gli impianti elettrici devono essere sia di tipo am-
messo dalla Tab.IV sia soddisfare alle regole generali del Cap. VI e conformi ai
criteri esecutivi specifici dei relativi Capitoli, salvo quanto precisato nei punti a),
b) seguenti.
a) Le C1Z1 interne al corpo della colonnina diventano C1Z2 se, sul fasciame esi-
stono discontinuità tali da assicurare aerazione sufficiente ad impedire accu-
muli di gas o vapori infiammabili; tali discontinuità possono essere ottenute
intenzionalmente a mezzo di aperture verso l’esterno, di dimensione minima
1 mm, per complessivi 800 mm2, opportunamente ubicate lungo il perimetro
dei pannelli del fasciame della colonnina.
Nota L’assenza di guarnizioni di tenuta sui pannelli del fasciame determina in generale un
sistema di aerazione sufficiente.
I requisiti prescritti per gli impianti elettrici in questo caso sono:
n le temperature superficiali possono raggiungere ma non superare i 200 °C nel
funzionamento normale;
n le testate elettroniche possono essere realizzate con modo di protezione Ex
nR (Norma CEI 31-11) oppure, se situate almeno 20 cm al di sopra del più
alto centro di pericolo interno, in custodia con grado di protezione IP 54;

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n i portalampade e gli alimentatori di lampade tubolari fluorescenti, se situati
almeno 20 cm al di sopra del più alto centro di pericolo interno, possono es-
sere realizzati con grado di protezione IP 54;
n i generatori di impulsi, le elettrovalvole, gli interruttori di fine corsa, i motori-
ni di azzeramento possono essere realizzati con modo di protezione Ex m
(Norma CEI 31-13);
n i cavi, per qualsiasi tipo di impianto AD, devono essere isolati o protetti con
materiali di caratteristiche tali da non essere danneggiati dai vapori di benzi-
na(1)ed essere almeno del tipo non propagante la fiamma.
Agli effetti della presente Appendice si considerano idonei a non essere dan-
neggiati dai vapori di benzina (ma non dalla benzina o dal gasolio liquidi);
n cavi unipolari con solo rivestimento isolante, isolati in PVC avente almeno le
caratteristiche prescritte per i tipi TI1 o R2;
n cavi con guaina (indipendentemente dal tipo di isolante sottostante), avente
le caratteristiche prescritte per i tipi TM1, Rz (se in PVC) o per i tipi EM2, Ky
(se in policloroprene).
I cavi con isolamento minerale (e guaina tubolare metallica) continua sono con-
siderati idonei a non essere danneggiati né dai vapori di benzina, né dai liquidi
(gasolio o benzina), ad esclusione delle giunzioni; il fasciame delle colonnine è
considerato sufficiente a proteggere dalle più gravose azioni meccaniche esterne
i cavi.
b) nelle C1Z1 dei pozzetti dei serbatoi le condutture di impianti AD-FE o AD-S
devono avere la guaina antiabrasiva di cui in 13.2.01.2).

C.3.02 Nelle zone non AD dei luoghi di cui in C1:


a) gli impianti elettrici relativi alla illuminazione dei piazzali ed alle insegne lu-
minose devono essere conformi alle prescrizioni della Norma CEI 64-7;
b) gli impianti elettrici relativi ai locali contenenti le centrali termiche devono es-
sere conformi alle prescrizioni dell’Appendice B della presente Norma;
c) gli impianti elettrici dei locali per manutenzione o ingrassaggio, devono es-
sere conformi alle prescrizioni dell’Appendice A della presente Norma, solo
se aventi capienza superiore ai minimi di cui alla suddetta Appendice.
Per la scelta e la protezione dei cavi e della loro modalità di posa si devono te-
nere presenti in ogni caso le indicazioni delle Norme CEI 64-8 e 11-17.

C.3.03 Impianti di terra


Si applicano le prescrizioni del Cap. XIV con la precisazione, per quanto riguarda
l’art. 14.2.02 che non è necessario collocare in particolare custodia a sicurezza la
chiusura del circuito di collegamento a terra delle autobotti inteso a dissipare le
cariche elettrostatiche, se viene effettuato in zona non AD o in zona C1ZR o in
ambiente a maggiore rischio in caso d’incendio.

C.3.04 Impianti di protezione da scariche atmosferiche


Tali impianti, se necessari, devono essere realizzati in osservanza della Norma
81-1.
Non necessitano di protezione da scariche atmosferiche i serbatoi interrati, i loro
chiusini e le colonnine distributrici(2)
Nota Si ricorda anche che il Ministero del Lavoro ha emanato una circolare in materia (no
80/79 del 27-10-1979).

(1) Le modalità di prova per accertare la resistenza ai vapori di benzina non sono ancora definite.
(2) Art. 30 - D.M. 31-7-1934 (G.U. no 228 del 28-9-1934).

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Fig. C 1 (Liquidi infiammabili es. benzina art. C 2.02 d)
LEGENDA
a Testata contometrica separata dal corpo della colonnina
b barriera di separazione
c barriera doppia di separazione

(Testata contometrica non


separata dal corpo della
colonnina)
c
a

altezza corpo della colonnina


1m

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D LUOGHI PER PROCESSI DI VERNICIATURA E SIMILARI
APPENDICE

D.1 Generalità
Nella presente Appendice si considerano i luoghi in cui si eseguono verniciature
utilizzando sostanze infiammabili. La presente Appendice si può applicare altresì,
per similitudine, ai luoghi in cui si eseguono incollaggi, laccature, smaltature,
spalmature, ecc. con sostanze infiammabili.
I luoghi oggetto della presente Appendice sono C1 o C3 secondo quanto indicato
nei Cap. III e V della presente Norma; tuttavia sono da considerare C1, indipen-
dentemente dai quantitativi di sostanze pericolose che vi si impiegano:
n l’interno di autoclavi per incollaggi o operazioni similari;
n l’interno di contenitori o di condotte quando vi si eseguono verniciature con
l’impiego di sostanze soggette al contatto con l’aria ambiente a temperatura
uguale o superiore alla temperatura di infiammabilità ed i quantitativi di so-
stanza pericolosa utilizzati, in relazione alle condizioni di ventilazione, pos-
sono rendere probabile la formazione di un’atmosfera pericolosa.
Nota di commento, derivata e sostitutiva del Foglio di Interpretazione CEI 64-2
F.16 (ottobre 1995)
Per le macchine rotocalco dotate di contenitori per inchiostri (diluiti con sostanze infiam-
mabili) la presente Appendice può essere applicata per similitudine dopo un attento esame
delle condizioni specifiche (1.1.03.f) e quindi dei relativi apprestamenti di difesa possibili
(art. 1.1.03.b).

D.2 Classificazione dei luoghi

D.2.01 Luoghi C1
Data la peculiarità dei prodotti utilizzati e delle condizioni in cui, in generale, si
svolgono le lavorazioni oggetto della presente appendice, i principi generali di
cui al Cap. III si applicano con le seguenti precisazioni.

D.2.02 Quantitativi di sostanze pericolose


a) La determinazione del gruppo di appartenenza di una vernice (3.1.02)
dipende dalla temperatura di infiammabilità della stessa nelle condizioni di
diluzione in cui si trova nel luogo considerato.
b) Per la valutazione dei quantitativi di sostanza pericolosa nel luogo di appli-
cazione della vernice vale quanto stabilito in 3.1.03b; tuttavia, se il luogo di
applicazione della vernice è collegato ad altri luoghi di lavorazione o deposi-
to a mezzo di tubazioni che provvedono al trasporto di vernici o solventi o
diluenti pericolosi, la portata Pn da considerare (3.1.03b3) può essere quella
relativa alla sola tubazione che fornisce il maggior quantitativo di sostanza
pericolosa.
c) Il quantitativo di sostanza pericolosa da considerare (3.1.02) è quella della
sola parte di sostanza infiammabile della vernice; ovvero il quantitativo di
vernice nelle condizioni di cui al precedente punto a) ridotto del residuo sec-
co e dell’eventuale solvente e diluente non infiammabile.

D.2.03 Centri di pericolo


Sono considerati C1CP1:
n le pistole di spruzzatura e gli attrezzi similari quali tazze rotanti e dischi;
n le vasche per immersione;

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n le superfici degli oggetti verniciati, fino a essiccazione avvenuta.
Non sono considerati C1CP:
n i piccoli recipienti in pressione (fino a 100 dm3) contenenti vernici se
omologati dall’autorità competente (ISPESL) (vedi 3.3.03a);
n le giunzioni di tubazioni di adduzione e gli organi di tenuta per le vernici
aventi residuo secco superiore al 30%;
n le giunzioni di tubazioni di adduzione di solventi o diluenti pericolosi realiz-
zate in conformità a normative specifiche in materia (vedi 3.3.03a).

D.2.04 Luoghi con impianto di ventilazione


Ai fini delle presenti norme si considerano gli impianti di ventilazione che sod-
disfano tutte le condizioni seguenti:
a) la portata d’aria di ventilazione deve essere tale da garantire, nei pressi delle
installazioni elettriche, una diluzione dei vapori pericolosi al di sotto del 30%
del loro limite inferiore di infiammabilità. Per i luoghi di applicazione a spruz-
zo della vernice, la condizione suddetta si ritiene soddisfatta se la portata
d’aria di ventilazione è almeno di 60 m3/h per ogni dm3/h di vernice spruzza-
ta (usata).
b) Il flusso d’aria è tale da favorire l’uniforme diluzione dei vapori pericolosi nel
luogo considerato.
c) La portata d’aria di cui sopra è assicurata da un dimensionamento che tenga
conto della diminuzione di efficenza nel tempo in relazione al ciclo di ma-
nutenzione previsto.
d) La continuità della portata d’aria di cui sopra, nel caso di impianti di vernicia-
tura permanentemente presidiati è dovuta a motivi inderogabili quali ad
esempio:
n necessità di ventilazione per ragioni igieniche a protezione degli addetti;
n necessità di ventilazione legata al ciclo produttivo come ad esempio ver-
niciature a più colori nella stessa cabina.
Si rammenta la necessità che gli impianti possano essere messi fuori tensione in
caso di pericolo con manovra effettuabile all’esterno delle zone AD.
e) La continuità della portata d’aria di cui in d), nel caso di impianti di vernicia-
tura non permanentemente presidiati, è sorvegliata da un sistema di rilevazio-
ne della portata interbloccato con l’alimentazione dell’impianto elettrico non
adatto alla zona AD, in assenza della ventilazione artificiale prevista, e con
l’erogazione della vernice. Questo provvedimento deve essere adottato anche
nel caso d.
Nota di commento, derivata e sostitutiva del Foglio di Interpretazione CEI 64-2
F.25 (gennaio 1997)
Nei luoghi per processi di verniciatura e similari provvisti di impianti di ventilazione, per
quanto riguarda la continuità della portata d’aria di cui sopra, la presente Appendice di-
stingue tra impianti permanentemente presidiati, dove la continuità della portata d’aria
deve essere assicurata per motivi inderogabili (D.2.04.d) ed impianti non presidiati
(D.2.04.e).
Nel caso di impianti permanentemente presidiati, l’alimentazione dell’impianto elettrico
non adatto alla zona pericolosa determinata in assenza della ventilazione artificiale, può
essere interrotta da un sistema di rilevazione interbloccato con l’erogazione della vernice,
oppure manualmente.
In questo caso, l’interblocco tra l’erogazione della vernice e la continuitò della portata
d’aria è subordinato ai motivi di inderogabilità previsti.

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D.2.05 Determinazione delle zone AD
Nei luoghi di C1 si determinano le seguenti zone AD:
a) C1Z1:
n l’interno delle cabine di verniciatura contenenti C1CP1;
n l’interno di gallerie o condotti contenenti vasche di immersione;
n gli ambienti a ventilazione impedita sottostanti e in comunicazione con
C1Z1 o C1Z2;
n gli altri ambienti a ventilazione limitata in cui è sito un C1CP1 per una
estensione di 6 m in ogni direzione dal CP stesso.
b) C1Z2:
n le zone esterne alle aperture delle cabine di verniciatura, contenenti
C1CP1 e delle gallerie o condotti contenenti vasche di immersione, per
una estensione di 3 m in ogni direzione dalle aperture stesse;
n gli altri ambienti a ventilazione limitata in cui esiste un C1CP2 per una
estensione di 3 m in ogni direzione dal centro di pericolo stesso.
c) Sono zone artificialmente non AD (6.1.02a) i luoghi con impianto di ventila-
zione rispondenti a D2.04.

D.2.06 Luoghi C3
Per i luoghi che, tenuto conto di quanto indicato in D2.02, D2.03 e D2.05 sono
da considerare C3 si applicano le regole di cui al Cap. V della presente Norma.

D.3 Esecuzione degli impianti elettrici


Nelle zone AD di cui alla presente Appendice gli impianti elettrici devono essere
sia di tipo ammesso dalla Tab. IV sia soddisfare alle regole generali del Cap. VI e
conformi ai criteri esecutivi specifici dei relativi Capitoli della presente Norma,
salvo quanto di seguito precisato.
Gli impianti elettrici devono comunque essere posizionati al di fuori dei coni di
spruzzatura ed agli sgocciolamenti di vernici previsti durante l’ordinario ciclo di
lavorazione;
n in deroga a quanto sopra, in casi di comprovata necessità, è ammessa l’instal-
lazione, nei coni di spruzzatura suddetti, di impianti elettrici idonei per la
zona C1Z0;
n per le vasche ad immersione e per i recipienti o contenitori normalmente ap-
erti, contenenti sostanze infiammabili, in luogo artificialmente non AD
(6.1.02a), in quanto dotato di impianto di ventilazione rispondente a D2.04, è
da prevedersi comunque che per una distanza di 3 m in tutte le direzioni dal
pelo libero della vasca o del recipiente, gli impianti siano in esecuzione
AD-FT con grado di protezione minimo IP 44;
n per la scelta, l’installazione e l’utilizzo di apparecchiature di spruzzatura elet-
trostatica si rimanda alla Norma CEI 31-12, 31-14 (parte 1), 31-15 (parte 2),
31-17 (parte 3).

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F LABORATORI CHIMICI PER SOSTANZE PERICOLOSE
APPENDICE

F.1 Generalità
Nella presente Appendice si considerano i locali dei laboratori chimici ove ven-
gono trattate sostanze pericolose contemplate nella presente Norma. Non si con-
siderano i laboratori di carattere professionale anche se vi si effettua l’analisi
delle sostanze di cui sopra in quanto i quantitativi presenti di tali sostanze sono
molto piccoli; in particolare nel caso di sostanze di cui alla Tab. I alla fine del
Cap. III, detti quantitativi devono essere molto inferiori ai quantitativi minimi ivi
indicati.
I locali di cui sopra sono considerati luoghi C0, C1, C2, C3 conformemente a
quanto precisato in F2.
Nelle zone AD, i dispositivi elettrici che non possono essere realizzati con costru-
zione di sicurezza (stufe, forni, ecc.), devono essere manovrati esclusivamente da
personale addetto all’uso di fiamme libere o di analoghe fonti di pericolo: per tali
dispositivi vale inoltre quanto detto in F3.

F.2 Determinazione delle zone AD


L’estremo frazionamento e l’elevato numero di centri di pericolo rendono pratica-
mente impossibile una esatta delimitazione delle zone AD che abbia carattere
generale. Comunque, data la saltuarietà di funzionamento dei CP e la presenza di
fiamme libere o di altre cause di possibile accensione estranee agli impianti
elettrici, si possono ragionevolmente adottare criteri meno severi nella determi-
nazione delle zone AD.
Pertanto la qualifica delle zone AD nei laboratori oggetto della presente Appen-
dice è assegnata secondo i criteri deducibili dalla esemplificazione seguente e
l’estensione delle zone AD stesse è unicamente limitata allo spazio interno ai lo-
cali in cui sono trattate o depositate le sostanze pericolose.
a) Nei laboratori di analisi di sostanze esplosive, i locali per analisi di sostanze
esplosive sono qualificati zone C0Z2.
b) Nei laboratori chimici per sostanze pericolose quali quelle elencate nella Tab. I
al termine del Cap. III:
n l’ambiente racchiuso sotto le cappe di lavoro è qualificato zona C1Z1;
n i locali per analisi di fluidi con punto di infiammabilità non superiore a 40
°C, o comunque non superiore alla massima delle temperature ambiente,
e i locali ove si manipolano i contenitori di detti fluidi sono qualificati
zone C1Z1 se in detti locali possono essere presenti fluidi pericolosi in
quantità superiore ai minimi indicati in 3.1.02, altrimenti i locali suddetti
sono qualificati zone C3Z1 o C3Z2;
n i locali per prove tecnologiche (per es. per determinazione del numero di
ottano, C.F.R.), i locali per impianti pilota e quelli adibiti a deposito o
magazzino sono qualificati zone C1Z2 se le sostanze pericolose presenti
aventi punto di infiammabilità come sopra detto possono superare i quan-
titativi minimi indicati in 3.1.02, altrimenti i locali suddetti sono qualificati
zone C3Z1 o C3Z2;
n i locali ove si trattano liquidi con punto di infiammabilità superiore a 40
°C e comunque superiore alla massima delle temperature ambiente e i lo-
cali ove si manipolano i contenitori di detti liquidi sono qualificati “am-
bienti a maggior rischio in caso di incendio”.
c) Nei laboratori chimici per polveri infiammabili o che possono dar luogo a mi-

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scele esplosive se in sospensione nell’aria, i locali per analisi di dette polveri
sono qualificati zone AD di luogo C2, ma i C2CP sono ivi da considerare tutti
C2CP2.
d) Nei laboratori chimici per fibre e per materiali solidi combustibili, i locali per
analisi sono qualificati “ambienti a maggiore rischio in caso di incendio”.

F.3 Esecuzione degli impianti elettrici


Nelle zone AD di cui in F2 gli impianti elettrici devono essere sia di tipo ammes-
so della Tab. IV sia soddisfare alle regole generali del Cap. VI e conformi ai cri-
teri esecutivi specifici dei relativi Capitoli nella presente Norma.
I locali devono essere per quanto possibile ben ventilati in modo da limitare l’ac-
cumulo di miscele pericolose.
Nota Per ambienti chiusi qualificati zone AD di luogo C1 o C2, ma muniti di adeguati impianti
di ventilazione o per i quali siano adottati adeguati provvedimenti di asportazione delle
polveri, vale rispettivamente quanto precisato in 6.1.02 e 6.1.03.
Si devono inoltre osservare le seguenti prescrizioni:
n ogni locale in cui siano depositate o manipolate sostanze pericolose deve es-
sere munito di un interruttore generale dei relativi circuiti elettrici con coman-
do esterno (6.1.01);
n il comando delle apparecchiature elettriche fisse installate sotto cappa deve
potersi effettuare anche dall’esterno della stessa;
n è vietata l’installazione di cavi in cunicoli destinati ad altri usi: i cunicoli dei
cavi devono essere dislocati o protetti in modo tale da impedire l’ingresso di
sostanze estranee (acqua, solventi, prodotti da analizzare, ecc.), altrimenti oc-
corre realizzare la distribuzione con condutture aeree (passerelle, canalette,
ecc.);
n gli apparecchi utilizzatori che non possono essere realizzati in esecuzione di
sicurezza (stufe, forni, ecc.) devono essere targati con il contrassegno di fiam-
ma libera; le connessioni dei conduttori esterni a detti apparecchi devono ri-
spondere ai requisiti di cui in 6.1.01 h 7. Tali conduttori e le relative giunzioni
e connessioni non devono essere sottoposti a sollecitazioni meccaniche.

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G FOGNATURE E IMPIANTI DI SCARICO DI FLUIDI PERICOLOSI
APPENDICE

G.1 Generalità
a) Nella presente Appendice si considerano:
n le fognature di liquidi contenenti sostanze infiammabili;
n i canali di scarico e le vasche di decantazione e neutralizzazione costi-
tuenti un sistema a deflusso che contengono liquidi con sostanze infiam-
mabili e che sono ubicati in ambienti naturalmente ventilati.
Se nei liquidi sono presenti solo sostanze combustibili si applicano le regole del-
la Norma CEI 64-8 Cap. XI Sez. 8.
Nello stabilire la classe del luogo pericoloso vanno tenuti presenti eventuali
riscaldamenti cui possono essere soggette le sostanze pericolose nell’ambito del
luogo considerato (per es: immissione di sostanze calde o riscaldamento delle
vasche per motivi di esercizio o manutenzione).
b) Nella presente Appendice non si considerano:
n i canali di scarico e le vasche di decantazione e neutralizzazione ubicati in
ambienti che non sono normalmente ventilati;
n vasche di deposito e di accumulo che non costituiscono un sistema a de-
flusso;
Per i luoghi comprendenti i canali, le vasche e gli impianti di cui al presente
comma b) che contengono sostanze infiammabili oppure sostanze combustibili si
applicano integralmente, a seconda del caso, le regole del Cap. III della presente
Norma oppure della Norma CEI 64-8 Cap. XI Sez. 8.

G.2 Classificazione dei luoghi

G.2.01 Centri di pericolo


a) Si considerano C1CP0: i pozzetti con chiusini drenanti o a tenuta connessi a
fognature di tipo non invasato (non destinate a funzionare sotto battente);
b) si considerano C1CP1: i canali di scarico e le vasche di decantazione e di neu-
tralizzazione, facenti parte dello stadio di separazione per gravità, nei quali
vengono immesse sostanze infiammabili.
Si considerano C1CP2:
c) i pozzetti con chiusini drenanti o a tenuta connessi a fognature di tipo invasa-
to (destinate a funzionare sotto battente);
d) i canali di scarico e le vasche in ambienti naturalmente ventilati, poste a valle
dello stadio di separazione per gravità, oppure costituenti un sistema a de-
flusso che convoglia sostanze di per sé non pericolose, ma che possono dar
luogo a sostanze infiammabili solo per dissociazione naturale. Le condutture
chiuse non sono considerate C1CP.

G.2.02 Determinazione delle zone AD


Negli ambienti a ventilazione impedita i centri di pericolo costituiti dai pozzetti di
cui in G2.01a) e c), danno luogo a zone C1Z0 e rispettivamente C1Z1 per tutta la
estensione dell’ambiente a ventilazione impedita fino alla distanza di 30 m dai CP
stessi.
Negli altri ambienti a ventilazione limitata i C1CP0 costituiti dai pozzetti con chiu-
sini drenanti, connessi a fognature di tipo non invasato (G2.01a) e quelli C1CP2
costituiti dai pozzetti con chiusini drenanti connessi a fognature di tipo invasato
(G2.01c) danno luogo a zone AD rispettivamente C1Z1 e C1Z2, estese in orizzon-

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tale fino alla distanza di 7,5 m dai lati del pozzetto e in verticale dal suolo fino
alla quota di 3 m al di sopra del chiusino.
Negli ambienti naturalmente ventilati:
a) i pozzetti con chiusini drenanti connessi a fognature di tipo non invasato
(G2.01a) danno luogo:
n a una zona interna al pozzetto C1Z0
n a una zona C1Z2 esterna estesa in orizzontale fino alla distanza di 3 m dai
lati del pozzetto e in verticale dal suolo fino alla quota di 1,5 m al si sopra
del chiusino;
n a una zona C1ZR, adiacente alla predetta zona C1Z2 estesa oltre il limite
di questa in orizzontale per2 m e in verticale per 1,5 m;
b) i canali di scarico e le vasche di cui in G2.01b) determinano zone C1Z1 e
C1Z2 con estensioni uguali a quelle determinate dalle vasche di deposito di
cui alla Fig. 3.14. ove si consideri C1Z1 anche la zona AD ivi indicata C1Z0;
c) i pozzetti con chiusini drenanti connessi a fognature di tipo invasato (G2.01c)
e gli altri C1CP2 di cui in G2.01d) danno luogo a zone C1ZR estese in oriz-
zontale fino alla distanza massima di 5 m dai lati del pozzetto, canale o vasca
e in verticale del suolo o dalla superficie libera del liquido fino alla quota di 3
m al di spora del chiusino del pozzetto o dei bordi superiori del canale o del-
la vasca.
In presenza di ostacoli o aperture i limiti delle zone AD devono essere stabi-
liti determinando le distanze AD secondo la linea di minimo percorso (filo
teso) che evita gli ostacoli.
Nota Per i pozzetti con chiusini a tenuta, particolare attenzione deve essere posta in occasione
di loro apertura.

G.3 Esecuzione degli impianti elettrici


Nelle zone AD gli impianti elettrici devono essere sia di tipo ammesso della Tab.
IV sia soddisfare alle regole generali del Cap. VI e conformi ai criteri esecutivi
specifici dei relativi Capitoli della presente Norma.
È consigliabile non installare impianti elettrici a distanza minore di 1 m dai lati
dei pozzetti. Dove ciò non fosse possibile, ad evitare che detti impianti possano
essere danneggiati da esplosioni dei pozzetti, deve essere provveduto a una ade-
guata protezione meccanica contro tali danneggiamenti.

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I LUOGHI CON PRESENZA DI IDROGENO PER MACCHINE ELETTRICHE
ROTANTI
APPENDICE

I.1 Generalità
Nella presente Appendice si considerano, sia i luoghi di installazione delle
macchine elettriche rotanti in atmosfera di idrogeno sia i luoghi di installazione
degli impianti di controllo, trattamento ed estrazione dell’idrogeno quando il gas
stesso è presente a pressione uguale o inferiore a quella nominale di macchina.
Detti luoghi sono considerati C1 (3.1.01) con presenza di C1CP1 o C1CP2 come
indicato in I2.01.
I luoghi di installazione di quelle parti del sistema idrogeno nelle quali la pres-
sione del gas è superiore a quella nominale di macchina non sono considerati
nella presente Appendice; per essi valgono integralmente le prescrizioni fornite
nei Cap. III e VI e nei Capitoli che forniscono i criteri di esecuzione degli impian-
ti elettrici nelle zone AD di luoghi C1.

I.2 Classificazione dei luoghi

I.2.01 Centri di pericolo


Sono C1CP1 le bocche dei tubi di scarico all’atmosfera del circuito di svuotamento
e le bocche di sfiato di tutti gli estrattori del gas dai liquidi circolanti nella macchina
(olio lubrificante, olio tenute, acqua di raffreddamento interno dei conduttori,
ecc.): tali bocche devono essere sistemate in ogni caso all’esterno dell’edificio.
Sono da considerarsi C1CP2 tutti gli altri CP che, in conformità alle indicazioni
della Sez. 3 del Cap. III, si possono identificare nei sistemi di controllo, misura e
trattamento dell’idrogeno e nei punti in cui l’ambiente interno all’involucro della
macchina può essere in comunicazione con l’atmosfera esterna (per es. soluzioni
di continuità dell’involucro, tenute sull’albero, passanti di macchina, uscite dei
conduttori di rotore sull’albero).
In particolare i premistoppa degli estrattori dei gas anche se privi di convoglia-
mento degli sfiati e gli organi costruiti con materiale fragile sono qui considerati
C1CP2 (anziché C1CP1 come in 3.3.01) in relazione ai quantitativi limitati di gas
che possono immettere nell’ambiente esterno.
Non si considerano C1CP le soluzioni di continuità dei sistemi chiusi contenenti
liquidi che possono essere inquinati dall’idrogeno.
Gli impianti di controllo e trattamento di liquidi combustibili (come l’olio per le
tenute) possono determinare ambienti a maggior rischio in caso di incendio, nel
qual caso gli impianti elettrici devono essere installati secondo quanto prevede la
Norma CEI 64-8 nel Cap. XI Sez. 8.

I.2.02 Determinazione delle zone AD


a) L’ambiente interno alla macchina non si considera zona AD.
I dispositivi di controllo del sistema di raffreddamento escludono l’esistenza
di miscele idrogeno-aria con concentrazioni comprese entro i limiti di infiam-
mabilità.
b) È qualificata C1Z2 la zona circostante ad ogni C1CP1; essa si estende dal cen-
tro di pericolo:
n in verticale per 1,5 m verso il basso e per 5 m verso l’alto;
n in orizzontale per 5 m in tutte le direzioni.
c) È da assimilare a C1ZR (3.5.04) la zona adiacente ad ogni C1CP2 situato in un

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ambiente a ventilazione naturale (per es. nell’ambiente di un locale vasto di
cui in 3.4.02 c).
Nell’ambito delle officine elettriche, gli ambienti di installazione delle macchi-
ne elettriche rotanti in atmosfera di idrogeno sono in genere da ritenere am-
bienti a ventilazione naturale sia in considerazione del loro volume in rappor-
to all’entità delle perdite di idrogeno che si possono verificare dai C1CP2
situati in detti ambienti, sia in considerazione della non ermeticità delle chiu-
sure di tipo industriale di cui gli ambienti stessi sono dotati.
La C1ZR si estende dal CP:
n in verticale per 1,5 m verso il basso e per 3 m verso l’alto;
n in orizzontale per 3 m in tutte le direzioni.
d) È qualificata zona C1Z2 la zona circostante ad ogni C1CP2 situato in un am-
biente a ventilazione naturale limitata; essa si estende dal C1CP2:
n in verticale fino alla copertura dell’ambiente e per 1,5 m verso il basso;
n in orizzontale per 3 m in tutte le direzioni.
e) Sono qualificati C1Z2 gli ambienti a ventilazione impedita prossimi e sovra-
stanti ad ambienti qualificati C1ZR; gli stessi ambienti a ventilazione impedita
sono qualificati C1Z1 se l’ambiente sottostante è qualificato C1Z2. Possono
per esempio formarsi ambienti a ventilazione impedita sotto la volta del lo-
cale sottomacchina, del locale per l’impianto di controllo e di trattamento
dell’idrogeno e dell’olio per le tenute e del locale macchine. Tuttavia la venti-
lazione non si considera impedita se le volte sono provviste superiormente di
sfiati ubicati in modo da evitare in esse l’accumulo di idrogeno.
f) Tutte le zone AD di cui ai commi precedenti subiscono, per effetto della pre-
senza di ostacoli o schermi, deformazioni analoghe a quelle della Fig. 3.23
(3.6.06m).
Si può far ricorso all’impiego di schermi al fine di ridurre le distanze AD prescritte.

I.3 Esecuzione degli impianti elettrici


Nelle zone C1Z1, C1Z2 e C1ZR gli impianti elettrici devono essere sia di tipo am-
messo della Tab. IV sia soddisfare alle regole generali del Cap. VI e devono es-
sere conformi ai criteri esecutivi specifici dei relativi Capitoli della presente Nor-
ma, salvo quanto di seguito precisato.
Per gli impianti elettrici di telecomunicazione, telemisura, telecontrollo vale
quanto indicato in 1.1.02 c).
Nota In mancanza di norme particolari relative a questi impianti (Nota 3 art. 1.1.02c) è co-
munque consigliabile che nella loro esecuzione vengano applicate:
n nelle zone C1Z1 e C1Z2, tutte le misure di sicurezza previste dalla presente Norma per
gli impianti di energia;
n nelle zone C1ZR, almeno le misure di sicurezza previste dalla presente Norma per i
dispositivi che in funzionamento normale possono provocare archi o scintille.
Nelle zone C1ZR è ammesso, per qualche macchina o per dispositivi particolari,
di derogare dalla prescrizione dell’impiego dei gradi di protezione precisati nel
Cap. XII. In tal caso però si deve ricorrere ad esecuzioni ampiamente aperte o si
deve assicurare un’adeguata ventilazione con aria prelevata da luoghi non peri-
colosi, come per esempio, nel caso di macchine ausiliarie a corrente continua e
nel caso dei vani degli anelli di rotore dei generatori e dell’eventuale eccitatrice.
Se ai morsetti di linea e di centro stella del generatore sono collegate sbarre
corazzate, fra i morsetti stessi e gli attacchi del condotto sbarre deve essere inter-
posto un tratto in buona comunicazione con l’ambiente e successivamente,
all’inizio del condotto, un diaframma di tenuta. È ammesso che i conduttori ester-
ni al generatore e connessi ai suoi passanti siano privi di rivestimento isolante.

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J LUOGHI DI INSTALLAZIONE DI CENTRALI TERMICHE E ANALOGHI
APPENDICE

J.1 Generalità
a) Nella presente Appendice si considerano i luoghi di installazione di genera-
tori di calore che utilizzano come combustibile carbone polverizzato o fluidi
infiammabili.
Nota Tra i fluidi infiammabili sono da considerare, ad esempio:
il metano, il gas di cokeria, il gas di raffineria, il benzinone e, in determinate condizioni,
(3.1.013b) anche il gasolio e l’olio combustibile.
b) Nella presente Appendice sono considerati solo i sistemi di adduzione del
combustibile al generatore a partire dall’organo di intercettazione posto a
monte della valvola di blocco generale del combustibile, ove esistente, e non
sono considerate la camera di combustione e le sostanze riscaldate.
c) Quando il combustibile impiegato è allo stato liquido, per stabilire se trattasi
di sostanza infiammabile, é ammesso, in relazione alle normali cautele, non
tener conto delle sovratemperature che l’attività del generatore può deter-
minare nell’aria ambiente o sulle superfici con le quali il combustibile po-
trebbe venire a contatto.
Nota di commento, derivata e sostitutiva del Foglio di Interpretazione CEI 64-2
F.24 (ottobre 1995)
Nelle centrali termiche degli impianti che utilizzano come fluido di scambio termico olio
diatermico in quantità superiori ai quantitativi minimi previsti nell’art. 3.1.02 della Nor-
ma CEI 64-2 e riscaldato a temperature superiori a quella d’infiammabilità, la presente
Appendice si applica per la presenza del combustibile (fluido o carbone polverizzato), non
si applica invece per la presenza dell’olio diatermico (sostanza riscaldata), vedere art.
J1.b, tenuto conto che l’ambiente, anche se protetto da pareti o schermi, può ritenersi, sal-
vo casi eccezionali, a ventilazione naturale (art. J2.02.c).
Per le zone pericolose determinate dai centri di pericolo relativi all’olio diatermico all’in-
terno della centrale termica, deve essere applicata la regola generale del Capitolo III della
Norma CEI 64-2, considerando che l’estensione può essere ridotta come indicato
nell’art.3.6.04 della norma stessa, putilizzando il coefficiente “R” ricavabile dal grafico di
Fig. 3.12.

J.2 Classificazione dei luoghi

J.2.01 Centri di pericolo

J.2.01a) Carbone polverizzato


I mulini per la polverizzazione del carbone, se possono emettere all’esterno pol-
veri nelle condizioni di cui in 4.3.01, sono C2ECP1. Gli altri C2ECP interni all’edi-
ficio del generatore di calore e determinati dalla presenza di carbone polverizza-
to sono considerati C2ECP2.
Nota Il carbone polverizzato viene convogliato in sistema chiuso da cui può essere immesso
nell‘ambiente solo in quantità modeste ed in condizioni di anormalità (determinate ad
esempio da guasti o rotture).

J.2.01b) Combustibile fluido


I C1CP determinati dalla presenza di sostanze infiammabili e il loro grado sono
individuati con le regole del Cap.III Sez. 3.

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J.2.02 Determinazione delle Zone AD
a) Durante l’attività del generatore è considerato “zona non AD” lo spazio cir-
costante le superfici esterne dei bruciatori e loro accessori per una estensione
di 3 m in tutte le direzioni.
Nota L’attività del generatore comprende anche gli eventuali periodi di spegnimento dei brucia-
tori che avvengono durante il funzionamento per il corretto esercizio o anche per blocco,
purché essi siano di durata tale da non provocare il raffreddamento del generatore stesso.
Gli accorgimenti che si attuano ai fini della sicurezza durante il funzionamento e l’inat-
tività e quelli per lo svolgimento delle operazioni di avviamento e di arresto sono ritenuti
idonei anche a prevenire la formazione di atmosfere pericolose nello spazio di 3 m sopra
indicato.
Durante l’inattività del generatore, lo spazio di 3 m suddetto si conserva non AD
se non è interessato da zone AD determinate da CP attivi (1.3.05a) o se, in alter-
nativa, sono attuate altre misure atte a prevenire con continuità i pericoli di for-
mazione di atmosfere pericolose al suo interno (ad esempio con il controllo di
esplosività dell’atmosfera, applicando le prescrizioni del Cap. XV).
Nota La disattivazione di un CP (1.3.05b) può essere attuata a mezzo di valvole di intercettazio-
ne di tipo automatico o manuale, poste a monte, purché l’intercettazione avvenga nel più
breve tempo possibile e comunque non oltre 15 min dallo spegnimento dei bruciatori.
Quando le valvole sono di tipo manuale, devono essere predisposte apposite istruzioni opera-
tive.
b) Oltre i limiti dell’eventuale “zona non AD” di cui in a), i luoghi in oggetto
sono considerati C1 o C2 o C3, a seconda delle condizioni specifiche (3.1.01,
4.1.01, 5.1.01); le relative zone AD hanno qualifica ed estensione conformi a
quanto precisato in c).
c) L’ambiente ove sono installati i generatori, anche se protetto da pareti o
schermi, può ritenersi, salvo casi eccezionali, a ventilazione naturale.
Nota Per la presenza di grigliati o di aperture nei ripiani, esso costituisce un unico grande am-
biente in cui l’aria è in costante movimento e ricambio per i moti convettivi prodotti dalle
superfici calde (prevalentemente situate ai livelli più bassi) e consentiti dalle interruzioni
di continuità dei piani orizzontali e dalla struttura.
Qualora esistano ambienti a ventilazione limitata o impedita, le zone AD origi-
nate dai CP ubicati in detti ambienti si determinano:
n nel caso di impiego di combustibile fluido, secondo le regole precisate,
per i luoghi C1 nel Cap. III Sez.5 e 6 e per i luoghi C3 nel Cap. V Sez. 3 e
4.
n nel caso di impiego di carbone polverizzato, secondo le regole precisate
per i luoghi C2 nel Cap. IV Sez. 4 e 5.
Nel caso più frequente in cui i CP siano ubicati in ambiente a ventilazione natu-
rale si applicano le regole seguenti:
c1) le zone adiacenti a ciascun C1CP, compreso quello costituito dall’organo di
intercettazione previsto per isolare il sistema di alimentazione del combusti-
bile, sono qualificate secondo le regole del Cap. III, ma la loro estensione è
ridotta ad 1/5;
c2) le zone circostanti ciascun C2ECP, che possa emettere carbone polverizzato,
sono definite zone C2E.
Se il centro di pericolo é C2ECP1, la zona C2E si delimita secondo le regole
del Cap. IV; se è C2ECP2 la zona C2E si deve ritenere estesa fino alla distan-
za di 3 m in tutte le direzioni dal C2ECP2;
c3) le zone circostanti ciascun C3CP, compreso quello costituito dall’organo di in-
tercettazione previsto per isolare il sistema di alimentazione del combustibile,
sono qualificate secondo le regole del Cap. V;

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c4) se pareti, schermi fissi, apertura A0 di ambienti a ventilazione limitata o di
ambienti interni (1.3.01h) interferiscono con ambienti a ventilazione naturale
o esterni (1.3.01g) qualificati zone AD, i limiti delle stesse si devono deter-
minare come segue:
n nel caso di zone AD di luogo C1 o di zone AD originate da C2CP2, le di-
stanze di cui sopra partono dal CP, secondo le linee di minimo percorso
(filo teso), tenendo conto degli ostacoli;
n nel caso di zone AD originate da C2CP1, applicando le regole di cui in
4.5.03 a).
n nel caso di zone AD di luoghi C3 il loro limite corrisponde alle suddette
schermature ed apertura.

J.3 Esecuzione degli Impianti Elettrici


Nelle zone AD di cui in J2.02 gli impianti elettrici devono essere sia di tipi am-
messi nella Tab. IV, sia soddisfare alle regole generali del Cap. VI e conformi ai
criteri esecutivi specifici di cui ai relativi Capitoli della Norma, salvo quanto qui
di seguito precisato. Eventuali dispositivi elettrici, previsti per l’innesco della
combustione nel generatore, che non possano essere realizzati con costruzione
di sicurezza, devono essere manovrati esclusivamente da personale addetto
all’uso di fiamme libere o di analoghe fonti di pericolo.
Nella zona considerata non AD circostante il generatore, l’impianto elettrico deve
comunque avere il grado di protezione prescritto nei Cap. X e XII che può essere
limitato ai soli componenti che nel funzionamento normale possono produrre ar-
chi o scintille o raggiungere temperature superiori all’80% di quella di accensione
della sostanza combustibile.
Per gli impianti elettrici di telecomunicazione, telemisura, telesegnalazione e stru-
mentazione vale quando indicato in 1.1.02 c).
Nota In mancanza di Norme particolari relative a questi impianti (Nota 3, art. 1.1.02c) è co-
munque consigliabile che nella loro esecuzione vengano applicate:
n nelle zone C1Z1 e C1Z2, tutte le misure di sicurezza previste dalle presenti Norme per
gli impianti di energia;
n nelle zone C1ZR e nelle zone AD di luoghi C2 e C3, almeno le misure di sicurezza pre-
viste dalle presenti Norme per i dispositivi che in funzionamento normale possono pro-
vocare archi o scintille.

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L IMPIANTI FRIGORIFERI AD AMMONIACA
APPENDICE

L.1 Generalità
Nella presente Appendice si considerano i luoghi di installazione di impianti fri-
goriferi ad ammoniaca.
Data la tossicità dell’ammoniaca si presume che, ancor prima di preoccuparsi
dell’impianto elettrico, siano scelte soluzioni impiantistiche tali da impedire la
fuoriuscita nell’ambiente di installazione (1)
Detti luoghi sono considerati:
a) C1 per quantitativi di ammoniaca anidra superiori o uguali a 200 kg se liquida
ed a 50 m3 se a pressione e temperature ordinarie (2)
b) C3 per quantitativi di ammoniaca anidra o inferiori a 200 kg se liquida ed a 50
m3 se a pressione e temperature ordinarie (2);
c) Qualora nello stesso luogo siano installati due o più impianti, i quantitativi da
considerare sono quelli di ciascun impianto preso singolarmente purché non
risultino possibili trasferimenti di apprezzabili quantità di ammoniaca da un
impianto all’altro sia nel funzionamento normale, sia a seguito di guasti e er-
rate manovre.
Nota di commento, derivata e sostitutiva del Foglio di Interpretazione CEI 64-2
F.17 (ottobre 1995)
La presente Appendice fornisce particolari indicazioni per ambienti a ventilazione limita-
ta o artificiale. Per gli impianti ubicati in luoghi a ventilazione naturale occorrono anal-
isi specifiche ed approfondite. In questi casi l’Appendice Q può essere un valido riferimen-
to.

L.2 Luoghi C1

L.2.01 Centri di pericolo


Sono C1CP1 quelli compresi in 3.3.01; sono C1CP2 quelli compresi in 3.3.02.

L.2.02 Condizioni di ventilazione per i luoghi C1


a) ambienti a ventilazione naturale sono quelli definiti in 1.3.01b), che rispon-
dono a quanto previsto in 3.4.01 e in 3.4.02;
b) ambienti a ventilazione limitata sono quelli definiti in 1.3.01c), nei quali la
sezione libera di passaggio verso l’aperto non raggiunge il valore prescritto in
3.4.01b) e in 3.4.02b) ad esempio in genere le sale di lavorazione non rispon-
denti a quanto previsto in a);
c) ambienti a ventilazione impedita sono quelli definiti in 1.3.01d); sono da con-
siderare tali ad esempio le celle frigorifere, le anticelle refrigerate;
d) ambienti a ventilazione artificiale sono quelli definiti in 1.3.01a), con impianto
di ventilazione rispondente a quanto previsto in 3.4.03 a 2) e b).
Sono da considerare a ventilazione artificiale (3.4.03 Nota 2) gli ambienti
dove sono realizzate continuamente, per le persone, condizioni protettive
mediante adeguata ventilazione artificiale senza ricorrere a mezzi protettivi
individuali.
Poiché l’ammoniaca, oltre ad avere concentrazione tossica letale (0,5% a 1%)
nettamente inferiore al limite inferiore di infiammabilità (15%), ha effetti fisio-
logici negativi a concentrazioni ancora minori(0,01 a 0,2%), la ventilazione

(1) D.M.10-6-1980.
(2) D.M.22-12-1958 Tabella A, n.d’ordine 6.

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(limitata, impedita, artificiale), ove necessario per le persone, deve essere di-
mensionata in modo da mantenere i valori di concentrazione della ammonia-
ca a valori tali da assicurare aria fisiologicamente pura applicando la formula:
3 2 (1)
Q = 50 * G
dove:
Q = portata di aria in m3/h;
G = massa in kg di carico di fluido frigorifero dell’impianto (ammoniaca).
e) ambienti a ventilazione limitata provvisti di impianto di ventilazione integrati-
vo sono quelli dove l’impianto di ventilazione artificiale risponde a quanto
previsto in 3.4.03 a 2) e b) ed è dimensionato per integrare la ventilazione
naturale insufficiente per le persone.
La portata dell’impianto di ventilazione artificiale può essere calcolata con la
formula:
f) il carburante utilizzato dagli autoveicoli sia:
Q = (1 - Ar/At) 50^*^ 3 root {G sup 2}
dove:
Q = portata di aria in m3/h;
G = massa in kg di carico di fluido frigorifero dell’impianto (ammoniaca);
Ar = superficie delle sezioni libere di passaggio esistenti nell’ambiente;
At = sezione libera di passaggio richiesta in 3.4.01b) o in 3.4.02b).

L.2.03 Ambienti con controllo di esplosività dell’atmosfera


Sono quelli nei quali è realizzato con continuità il controllo strumentale di esplo-
sività dell’atmosfera secondo quanto riportato nel Cap. XV(2)

L.2.04 Qualificazione delle zone AD dei luoghi C1


La qualificazione dei luoghi C1 va determinata in conformità con quanto prescrit-
to nel Cap. III, Sez. 5.
Gli ambienti a ventilazione artificiale come prescritto in L2.02d) e quelli con con-
trollo di esplosività dell’atmosfera come prescritto in L2.03, sono considerati
“zone artificialmente non AD” se sono rispettate le prescrizioni indicate rispettiva-
mente ai punti a) e b) seguenti.
Gli ambienti a ventilazione naturale limitata provvisti di impianto di ventilazione
integrativo, come previsto in L2.02e) sono considerati C1Z2, se sono rispettate le
prescrizioni indicate nel punto a) seguente.
a) Ventilazione artificiale:
1) lavaggio.
La messa in tensione dell’impianto elettrico deve essere impedita automatica-
mente se negli ambienti non si è prima effettuato il lavaggio facendo passare
un volume di fluido di sicurezza tale che, alla pressione atmosferica (101,3
kPa) (1013 mbar) e alla temperatura di 20 °C, sia almeno 5 volte il volume di
aria che occupa lo spazio libero del locale e comunque sufficiente ad ese-
guire il risanamento dell’ambiente stesso. In ogni caso il lavaggio prima della
messa in tensione deve essere eseguito con l’apertura di uno scarico ade-
guato;

(1) Formula ripresa dalle Norme di sicurezza per gli impianti frigoriferi raccomandate dall’ISO/TC 86 e nel D.M. 10-6-1980.
(2) Si ricorda che nel D.M. 10-6-1980 è previsto l’obbligo di avere il controllo di esplosività dell’atmosfera nei luoghi dove per
motivi tecnologici di utilizzazione del freddo non è possibile effettuare un’adeguata ventilazione e contemporaneamente gli
impianti non sono completamente saldati.

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2) continuità della ventilazione artificiale.
Deve essere previsto un dispositivo atto a mettere automaticamente fuori ten-
sione l’impianto elettrico al più presto e comunque entro un tempo massimo
di 30 min quando non sussiste il regolare funzionamento dell’impianto di
ventilazione artificiale.
La possibilità di applicazione del ritardo è prevista per tener conto della
velocità di inquinamento dell’ambiente.
Devono essere adottate particolari misure atte ad assicurare la continuità della
ventilazione artificiale, oppure atte ad assicurare il rapido ripristino della stes-
sa entro il tempo di ritardo previsto per la messa fuori tensione dell’impianto
elettrico non idoneo alla zona AD che si determina in assenza della ventila-
zione artificiale (6.1.02b).
In relazione a quanto sopra, accorgimenti opportuni possono essere, ad
esempio, i seguenti:
n sovradimensionare il complesso motore-ventilatore e relativi organi di co-
mando o prevedere l’alimentazione da due fonti diverse di energia fra
loro automaticamente commutabili;
n prevedere un doppio impianto di ventilazione e predisporre l’intervento
dei dispositivi di allarme, in luoghi permanentemente presidiati, anche a
seguito di semplice commutazione o di arresto di uno dei due complessi
di ventilazione.
Le aperture degli ambienti devono essere tali da non alterare l’efficacia della
ventilazione artificiale.
3) deflussi e tenuta del fluido di sicurezza.
Lo scarico della ventilazione artificiale nell’atmosfera esterna agli ambienti
deve essere convogliato esternamente ai limiti delle C1Z1; è ammesso lo sca-
rico in zone C1Z2 solo se la condotta di scarico è munita di dispositivi atti ad
impedire la fuoriuscita di eventuali particelle incandescenti.
b) Controllo di esplosività dell’atmosfera, lavaggio.
La messa in tensione automatica dell’impianto elettrico dopo l’intervento dei
sistemi di controllo deve essere impedita se nell’ambiente non si è prima ef-
fettuato il lavaggio facendo passare un volume di aria che, alla pressione di
101,3 kPa (1013 mbar) e alla temperatura di 20 _C, sia almeno 5 volte il volu-
me di aria che occupa lo spazio libero dell’ambiente e comunque sufficiente
ad eseguire il risanamento dell’ambiente stesso.

L.2.05 Estensione delle zone AD dei luoghi C1


Per l’estensione delle zone AD si rimanda a: 3.6.01b), 3.6.06 ed alla Tab. III.

L.2.06 Esecuzione degli impianti elettrici nei luoghi C1:


a) Nelle zone AD gli impianti elettrici devono essere di tipi ammessi nella Tab.
IV sia soddisfare alle regole generali del Cap. VI e conformi ai criteri esecutivi
specifici di cui ai relativi Capitoli della Norma.
b) Nelle “zone artificialmente non AD” di cui in L2.04, gli impianti elettrici pos-
sono essere realizzati non in conformità con le caratteristiche degli impianti
AD definiti dalla presente Norma; peraltro ivi gli impianti elettrici di alimen-
tazione e di comando dei ventilatori e dei rivelatori di atmosfera esplosiva, gli
impianti per l’illuminazione sussidiaria ed altri eventuali ausiliari, se devono
restare in tensione perché sono da utilizzare durante il lavaggio o durante i
periodi di mancanza di ventilazione o di controllo di esplosività dell’atmo-
sfera, devono essere del tipo a sicurezza adatti (Cap. VI) per la zona AD nella
quale sono installati in assenza della ventilazione artificiale(1);

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L.3 Luoghi C3

L.3.01 Centri di pericolo


I C3CP si determinano come stabilito nel Cap. III Sez. 3 per i luoghi C1.

L.3.02 Qualificazione ed estensione delle zone AD dei luoghi C3


La qualificazione e l’estensione dei luoghi C3 va determinata in conformità con
quanto prescritto nel Cap. V, peraltro gli ambienti artificialmente ventilati come
prescritto in L2.02d) e quelli con controllo di esplosività dell’atmosfera come pre-
scritto in L2.03, sono considerati “zone artificialmente non AD” se sono rispettate
le prescrizioni di cui in L2.04 e quelle del Cap. XV.

L.3.03 Esecuzione degli impianti elettrici nei luoghi C3


a) Nelle zone artificialmente non AD di cui in L3.02, gli impianti elettrici pos-
sono essere realizzati non in conformità con le caratteristiche degli impianti
AD definiti dalla presente Norma; per gli impianti elettrici di alimentazione e
di comando dei ventilatori e dei rivelatori di atmosfera esplosiva, gli impianti
per l’illuminazione sussidiaria ed altri eventuali ausiliari vale quanto prescritto
in L2.06b).
b) Nelle zone AD, gli impianti elettrici devono essere sia di tipo ammesso nella
Tab. IV sia soddisfare alle regole generali del Cap. VI e conformi ai criteri
esecutivi specifici di cui ai relativi Capitoli della Norma.

(1) Si segnala che nel D.M. 10-6-1980 è previsto l’obbligo che i motori di azionamento dei ventilatori dell’impianto di ventilazio-
ne, se installati negli ambienti o interessati dal flusso di lavaggio, devono essere Ex d almeno in esecuzione Ex d IIA T1.

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M DISTRIBUTORI FISSI DI GAS DI PETROLIO LIQUEFATTO (GPL) PER
AUTOTRAZIONE
APPENDICE

M.1 Generalità
Nella presente Appendice si considerano i luoghi ove, a mezzo di colonnine di-
stributrici, si trasferisce gas di petrolio liquefatto (GPL) per autotrazione, da un
serbatoio di stoccaggio interrato, a quello di autoveicoli e dove il serbatoio di
stoccaggio viene riempito per travaso diretto da una autocisterna.
La materia è regolata dai D.P.R. 12 gennaio 1971, n. 208, e 16 gennaio 1979, n. 28
e D.P.R. 17 novembre 1986, n. 1024 e lo scopo di questa Appendice è solo quello
di fornire i criteri da seguire nell’esecuzione degli impianti elettrici relativi.
I luoghi di installazione di distributori fissi di GPL sono da considerare casi parti-
colari dei luoghi C1 (3.2.02). Il GPL considerato è quello indicato nella Tab. I po-
sizione 199.

M.2 Classificazione dei luoghi

M.2.01 Centri di pericolo


Tutti gli organi che solo in funzionamento anormale possono emettere il GPL, sia
all’interno del corpo della colonnina(1) distributrice, sia nel pozzetto pompe, sia
dal serbatoio, sono considerati C1CP2 se sono rispettate le seguenti condizioni:
a) gli organi di travaso sono di particolare costruzione a tenuta di gas e solo nel
momento del distacco della tubazione flessibile di travaso dal serbatoio
dell’autoveicolo o dell’autocisterna si possono prevedere piccole emissioni di
GPL;
b) le pompe garantiscono una perfetta tenuta di gas(2)
c) le giunzioni delle tubazioni sono saldate o flangiate, ma non avvitate;
d) gli impianti di distribuzione sono provvisti di valvole di eccesso di flusso che
impediscono la fuoriuscita di grandi quantità di GPL in quanto ne interrom-
pono la erogazione quando la portata supera il valore di taratura;
e) il serbatoio di stoccaggio è interrato e ben protetto, quindi non soggetto ordi-
nariamente alle modificazioni delle condizioni ambientali esterne; le sue val-
vole di sicurezza sono di tipo a funzionamento automatico sia in apertura,
quando la pressione interna supera il valore di taratura (valore di bollo), sia
in richiusura quando la pressione scende sotto tale valore;
f) le valvole di sicurezza sono due e possono essere alternativamente smontate
per controlli e manutenzione anche durante l’esercizio dell’impianto, e questo
consente di considerare che il loro funzionamento, quando richiesto, è corret-
to; il loro scarico è portato ad uno sfiatatoio opportunamente ubicato.

M.2.02 Determinazione delle zone AD (Fig. M1)


I CP di cui in M2.01 determinano (Fig. M1):
a) Zone C1Z1 in tutti gli ambienti a ventilazione impedita quali:
n l’interno del corpo della colonnina distributrice;
n i pozzetti e gli eventuali cunicoli non riempiti;
n il pozzetto delle pompe e la zona scala d’accesso fino ai bordi superiori;

(1) Corpo della colonnina è l’insieme delle strutture contenenti organi del circuito idraulico.
(2) Vedi D.P.R. 12-1-1971, n. 208.

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n la parte di cassa in calcestruzzo armato sovrastante il serbatoio, fino alla
copertura di protezione degli agenti atmosferici;
Nota I tubi dal serbatoio di stoccaggio alla colonnina di distribuzione devono essere senza
flange e posti in cunicolo riempito.
Tutti i pozzetti dei cavi elettrici devono essere riempiti di sabbia; i tubi dei cavi partenti
dai pozzetti devono essere sigillati.
b) zone C1Z2 all’esterno del corpo della colonnina di distribuzione, del pozzetto
delle pompe e della cassa contenente il serbatoio di stoccaggio che si esten-
dono per 0,75 m in orizzontale ed 1 m in verticale sopra le zone C1Z1, o so-
pra il limite del corpo della colonnina;
c) una zona C1Z2 che si estende dai C1CP costituiti dalle estremità delle
tubazioni fisse per il travaso dell’autocisterna al serbatoio di stoccaggio con le
seguenti dimensioni:
n in orizzontale: L m in tutte le direzioni, con un minimo di 5 m dove L = Z
+ 1 m, essendo Z la lunghezza in metri delle tubazioni flessibili di travaso;
n in verticale: dal suolo fino a 3 m sopra detti centri di pericolo;
d) una zona C1Z2 che si estende per 1,5 m in tutte le direzioni dal centro di pe-
ricolo costituito dalla parte terminale dello sfiatatoio (candela) delle valvole di
sicurezza del serbatoio di stoccaggio;
e) zone C1ZR che si estendono oltre le zone C1Z2, di cui in b), come segue:
n in orizzontale: 3 m in tutte le direzioni a partire dai limiti delle zone C1Z1;
n in verticale: secondo un piano inclinato come illustrato in Fig. M1;
f) una zona C1ZR circostante la zona C1Z2 di cui in d), che si estende:
n in orizzontale e rispetto alla verticale passante per il CP: per 7,5 m in tutte
le direzioni fino a 3 m dal suolo e per 3 m in tutte le direzioni oltre 3 m
dal suolo e fino a 3 m sopra il CP;
n in verticale: dal suolo fino a 3 m sopra il CP;
g) Parti separate dal corpo della colonnina.
La zona AD interna al corpo della colonnina non si estende alle parti separate
da essa (quali: testate contometriche) purché sia verificata una delle due se-
guenti condizioni:
1) la separazione sia ottenuta mediante due setti separatori distanziati fra
loro di almeno 15 mm di aria libera (barriera doppia di separazione);
Nota È ammessa una schermatura perimetrale con schermi forati dell’interstizio fra i due setti
separatori purché si maggiori adeguatamente l’insterstizio stesso.
I due setti separatori non devono presentare aperture: a tal fine dovranno essere partico-
larmente curate le tenute degli eventuali passaggi di alberi o cavi.
2) la separazione sia ottenuta mediante un solo setto separatore purché pri-
vo di discontinuità e ribordato verso l’esterno della colonnina (ad es.:
75 mm) (barriera di separazione).
Nota È ammesso il transito attraverso il setto separatore di alberi o cavi, purché si adottino:
n per gli alberi, dispositivi di tenuta conformi a 3.3.03;
n per i cavi, passaggi sigillati (ad es.: con colata in araldite o pressacavi Ex d).
Sono considerate “zone non AD” le parti separate che presentino i requisiti indi-
cati in 1) o 2), che non contengano C1CP e che realizzino sui loro involucri una
protezione IP 44 se non sono interessate da zona C1Z2 esterna, IP 54 se sono in-
teressate da zona C1Z2 esterna.

M.3 Esecuzione degli impianti elettrici

M.3.01 Nelle zone AD di cui in M2.02 gli impianti elettrici devono essere sia di tipo am-

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messo nella Tab. IV sia soddisfare alle regole generali del Cap. VI e conformi ai
criteri esecutivi specifici dei relativi Capitoli della presente Norma.

M.3.02 Nelle zone non AD dei luoghi di cui in M1 vale quanto prescritto all’art. C3.02.

M.3.03 Impianti di messa a terra


Si applicano le prescrizioni del Cap. XIV.
Vale la prescrizione per l’art. 14.2.02 di cui all’art. C3.03.

M.3.04 Impianti di protezione da scariche atmosferiche


Vale quanto prescritto all’art. C3.04.

Fig. M 1 (art. M 2.02)


LEGENDA
a Estremità delle tubazioni fisse per traverso
b Copertura leggera incombustibile
c Sfiatatoio valvole di sicurezza
d Pompe
e Serbatoio
f Sabbia asciutta
g Estremità delle tubazioni fisse per travaso
h Pinza di messa a terra (M.1.0.5)
i Interruttore generale
j Autocisterna
k Chiosco
l Sfiatatoio valvole di sicurezza
m Pozzetto valvole di accesso flusso e mandata
n Estrazione aria pozzetto pompe
o Apparecchio distributore G P L (colonnina distributrice)

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Dimensioni in metri

a c

d e

f
SEZIONE A-A

SEZIONE B-B

i j

k
l

o
PIANTA L = Z + 1 ³ 5 (dove Z è la
lunghezza delle tubazioni
flessibili di traverso)

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P LUOGHI DI RICOVERO, MANUTENZIONE, SVERNICIATURA E
VERNICIATURA DI AEROMOBILI
APPENDICE

P.1 Generalità

P.1.01 Campo di Applicazione


Nella presente Appendice si considerano i luoghi al chiuso (nel seguito denomi-
nati aviorimesse), nei quali sono ricoverati e sottoposti a operazioni di revisione
generale, di manutenzione di sverniciatura e/o verniciatura a spruzzo, aeromobili
costruiti a regola d’arte e/o omologati.
Rientrano nella presente Appendice le aviorimesse in cui sono soddisfatte le se-
guenti condizioni:
a) il carburante utilizzato dagli aeromobili sia (ved. Tab. I al Cap. III)
n JP1 o JET-A1
n JP4
n benzine;
b) non avvengano operazioni di riempimento o svuotamento dei serbatoi di car-
burante all’interno delle aviorimesse. Tuttavia è consentito il trasferimento di
carburante tra i serbatoi dello stesso aeromobile mediante l’apposito impianto
fisso di bordo con le limitazioni e prescrizioni seguenti:
n il trasferimento deve avvenire il più lentamente possibile;
n il trasferimento deve avvenire il più raramente possibile;
fa eccezione il caso di ambienti a ventilazione artificiale generale, tale da
consentire operazioni di riempimento, svuotamento e trasferimento dei
carburanti, senza limitazioni di velocità e di frequenza (P4.03c2);
c) non accedano all’interno delle aviorimesse aeromobili sui quali non sia stata
eseguita una apposita ispezione che escluda la presenza di consistenti e con-
tinue perdite di carburante;
d) il personale addetto alle lavorazioni sia adeguatamente istruito, sia avvertito
dei pericoli che le lavorazioni possono comportare, delle modalità operative
necessarie per assicurare il rispetto delle presenti Norme e sia munito dei
mezzi idonei necessari e a tal fine addestrato;
e) per l’esecuzione della revisione generale e di operazioni che interessino spe-
cificatamente serbatoi di carburante, l’aeromobile acceda all’aviorimessa con i
serbatoi interessati privi di carburante e relativi vapori. Per l’esecuzione delle
operazioni di verniciatura, l’aeromobile acceda all’aviorimessa anche con car-
burante nei serbatoi, purché siano attuati i provvedimenti di cui in P2.02c) e
P4.03c1).
Nota Si consiglia comunque che per le operazioni di verniciatura, particolarmente a spruzzo
senza aria (air-less) elettrostatica, l’aeromobile acceda all’aviorimessa privo di car-
burante e suoi vapori;
f) gli aeromobili non accedano all’interno delle aviorimesse utilizzando i propri
mezzi di propulsione di volo, i quali inoltre non devono mai funzionare all’in-
terno delle stesse, salvo quando esplicitamente previsto al successivo P3.02b).
Altrettanto dicasi per altri eventuali motori a combustione interna presenti
nell’aeromobile;
g) i processi di sverniciatura e verniciatura utilizzino prodotti solventi o diluenti
ed avvengano con le procedure indicate in P2. e nel rispetto delle norme
specifiche vigenti in materia ove esistenti;
h) siano presi tutti i provvedimenti necessari per prevenire le scariche di natura

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elettrostatica e per prevenire scariche tra i componenti in tensione delle at-
trezzature e le parti metalliche collegate a terra.
Per analogia, la presente Appendice può essere applicata a carburanti diversi da
quelli elencati in P1.01a), tenendo presente che i parametri caratteristici per la
determinazione delle zone AD e delle quantità d’aria di ventilazione sono:
n la temperatura di infiammabilità;
n la pressione di vapore;
n il peso molecolare;
n il limite inferiore di infiammabilità in aria.

P.1.02 Limitatamente ai fini della presente Appendice, si considerano:


n grandi aeromobili, quelli con capacità dei serbatoi di carburante superiore a
10000 dm3 per il JP1 e JET-A1 e superiore a 1000 dm 3 per il JP4 e le benzine;
n piccoli aeromobili, quelli con capacità dei serbatoi uguale o inferiore a quelle
sopra indicate.

P.2 Processi di Sverniciatura e Verniciatura

P.2.01 Sverniciatura
Sono i processi per distaccare la vernice dalle lamiere. Nella presente Appendice
si considerano solo quelli in cui i prodotti svernicianti hanno temperatura di in-
fiammabilità superiore a 100 °C.

P.2.02 Verniciatura
Sono i processi di applicazione della vernice sulle lamiere, in strati successivi.
Nella presente Appendice si considerano solo quelli aventi le caratteristiche sotto
indicate:
a) il sistema di verniciatura è uno dei seguenti:
a1) a spruzzo senza aria (air-less) elettrostatico;
a2) a spruzzo senza aria (air-less);
a3) a spruzzo con aria (convenzionale).
b) i prodotti vernicianti hanno temperatura di infiammabilità uguale o inferiore a
40 °C;
c) sono presi adeguati provvedimenti che assicurano l’interruzione automatica
senza ritardi intenzionali del getto di vernice quando la quantità di aria di
ventilazione scende al di sotto dei quantitativi minimi indicati in P4.03c1);
d) nei processi di verniciatura a spruzzo senza aria elettrostatici (1), i componenti
in tensione dell’attrezzatura sono dotati di dispositivi automatici che scaricano
a terra ogni carica residua in caso di interruzione dell’alimentazione elettrica
dell’impianto e sono protetti contro contatti o terre accidentali.
La distanza fra oggetto da verniciare e conduttori di alta tensione è almeno
pari a due volte la distanza disruptiva.
La distanza disruptiva è indicata in maniera ben visibile con cartelli monitori
inamovibili.

P.2.03 Ritocchi di Verniciatura


Possono essere eseguiti in ambienti non artificialmente ventilati (P4.03c1),
purché:
n non si usi il sistema elettrostatico
n si usi un solo attrezzo (es. pistola) che non eroghi più di 2 dm3/h di vernice.
(1) Per la scelta, l’installazione e l’utilizzo di apparecchiature di spruzzatura elettrostatica si rimanda alle Norme CEI 31-12, 31-14
(parte 1), 31-15 (parte 2), 31-17 (parte 3).

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P.3 Classe dei Luoghi

P.3.01 Luoghi C1
Nelle aviorimesse si considerano luoghi C1 quelli nei quali avvengono le seguen-
ti operazioni:
a) ricovero e manutenzione di aeromobili la cui capacità complessiva dei serba-
toi di carburante sia superiore a 10000 dm3 per il JP1 e JET-A1 e superiore a
1000 dm3 per il JP4 e le benzine.
Nota Per capacità complessiva si intende la somma delle capacità dei serbatoi di tutti gli aero-
mobili che possono contemporaneamente accedere all’aviorimessa. Non sono da conside-
rare i serbatoi che non abbiano mai contenuto carburante o siano privi di carburante e
relativi vapori;
b) processi di verniciatura di aeromobili.

P.3.02 Luoghi C3
Nelle aviorimesse si considerano luoghi C3 quelli nei quali avvengono le seguen-
ti operazioni:
a) ricovero e manutenzione, con tutti i motori a combustione interna spenti, di
aeromobili la cui capacità complessiva dei serbatoi sia non superiore a quella
indicata in P3.01a);
b) manutenzione di un aeromobile con i motori a combustione interna avviati
quando, fatte salve le condizioni di cui in P3.02a), il contenuto di carburante
dei serbatoi dell’aeromobile in manutenzione sia non superiore a 1000 dm 3
per il JP1 e JET-A1 e sia non superiore a 100 dm3 per il JP4 e per le benzine;
c) processi di sverniciatura con prodotti aventi le caratteristiche di cui in P2.01.

P.3.03 Luoghi non pericolosi


Si considerano luoghi non pericolosi, agli effetti delle presenti Norme, le avio-
rimesse nelle quali possono essere introdotti per ricovero, manutenzione o revi-
sione generale, solo aeromobili i cui serbatoi non contengano carburante e rela-
tivi vapori o non siano muniti di serbatoi incorporati.

P.4 Luoghi C1

P.4.01 Centri di Pericolo di primo grado


Nei luoghi C1 si considerano C1CP1:
a) gli attrezzi (es. pistole) per verniciare a spruzzo con uno qualunque dei
sistemi indicati in P2.02;
b) le superfici degli oggetti verniciati, fino ad essiccazione avvenuta;
c) gli sfiatatoi dei serbatoi degli aeromobili, quando avvengono operazioni di
riempimento, svuotamento e trasferimento del carburante, senza limitazioni
di velocità e frequenze, consentite solo in ambienti a ventilazione artificiale
generale (ved. P1.01b).

P.4.02 Centri di Pericolo di secondo grado


Nei luoghi C1 si considerano C1CP2:
a) i motori a combustione interna;
b) i dispositivi di chiusura e gli eventuali sfiatatoi dei serbatoi di carburante;
c) le pozze di carburante accidentalmente fuoriuscito dai motori e/o serbatoi,
purché

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n vi sia in sito una costante presenza dei mezzi per la loro neutralizzazione
n vengano neutralizzate nel più breve tempo possibile.
La formazione di pozze di carburante deve essere sempre prevista sul pavimento
sotto i motori e sotto i dispositivi di chiusura e gli eventuali sfiatatoi dei serbatoi,
tenendo conto dei punti di possibile sgocciolamento a terra.
Nella presente Appendice sono considerate pozze aventi la seguente estensione
massima:
n JP1, JET-A1, JP4 da grandi aeromobili: 1 m2;
n JP4 e benzine da piccoli aeromobili: 0,25 m2.

P.4.03 Condizioni di Ventilazione per i Luoghi C1:


a) Ambienti a ventilazione naturale
Nelle aviorimesse, ad esclusione di quelle in cui avvengono processi di verni-
ciatura, si considerano ambienti a ventilazione naturale in locale vasto quelli
in cui si verificano tutte le condizioni seguenti:
a1) il volume d’aria contenuto entro 1 m di altezza sulla superficie che delimi-
ta inferiormente l’ambiente è sufficiente a diluire al di sotto del limite infe-
riore di infiammabilità una quantità di gas o vapori pericolosi pari ad al-
meno tre volte quella massima immessa nell’ambiente in un’ora.
In presenza di soli C1CP2, la quantità di gas o vapori pericolosi da consi-
derare è quella del solo C1CP2 che richiede la maggiore quantità di aria.
In presenza di soli C1CP2, in relazione alle condizioni di cui in P1.01, in
generale si considera rispettata la condizione sopra indicata, quando il
volume di aria contenuto entro 1 m di altezza è almeno il seguente:
n per JP1 e JET-A1 con superficie
della pozza di carburante £1 m2....Kr 50 (m3)
n per JP4 da grandi aeromobili con
superficie della pozza di carburante £1 m2....Kr 1200 (m3)
n per JP4 da piccoli aeromobili con
superficie della pozza di carburante £ 0,25 m2....Kr 300 (m3)
n per benzine di piccoli aeromobili con
superficie della pozza di carburante £ 0,25 m2....Kr 725 (m3)
I valori da assumere per il coefficiente si ricavano dalla formula seguente:

2
K r = ----------------------------------------------------------------------------------------------------
numero di ricambi di aria all ‘ ora
a2) il locale è realizzato in modo da consentire sempre il ricambio naturale
dell’aria almeno nella misura seguente:
n superficie del locale £ 3000 m2 :1 ricambio all’ora;
n superficie del locale 3001 a 10000 m2 : 0,75 ricambi all’ora;
n superficie del locale > 10000 m2: 0,5 ricambi all’ora;
Per le aviorimesse in un solo piano e senza pareti interne, munite di por-
toni scorrevoli, in genere i ricambi di aria sopra indicati sono assicurati
dalle infiltrazioni tra gli interstizi ed i tamponamenti;
a3) a livelli inferiori a quelli degli eventuali CP, non esistono schermi con pos-
sibili accumuli di gas o vapori pesanti.
b) Ambienti a ventilazione impedita
Nelle aviorimesse, sono ad esempio ambienti a ventilazione impedita i
pozzetti, le fosse, ecc. posti sotto il livello del pavimento.

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c) Ambienti a ventilazione artificiale generale.
c1) gli ambienti in cui avvengono processi di verniciatura e nei quali i quanti-
tativi minimi di aria di ventilazione sono 60 m3/h per ogni dm3/h di ver-
nice spruzzata;
c2) gli ambienti in cui avvengano le operazioni di riempimento, svuotamento
e trasferimento del carburante senza limitazioni di velocità e di frequenza
nei quali i quantitativi minimi di aria di ventilazione sono 500 dm3/h per
ogni dm3/h di miscela aria-vapori massima emessa.

P.4.04 Determinazione delle Zone AD dei Luoghi C1:

P.4.04a Ambienti a ventilazione naturale (P4.03a)


a) Negli ambienti a ventilazione naturale in presenza di soli C1CP2 (P4.02), si
determinano zone C1Z2 di estensione come di seguito indicato:
a1) dai mezzi di propulsione di volo e dai dispositivi di chiusura come pure
dagli sfiatatoi del carburante di cui in P4.02 a) e b), quando non avvenga
trasferimento di carburante tra serbatoi dello stesso aereo:
1° - per JP1 e JET-A1:0,10 m in tutte le direzioni
2° - per JP4 di piccoli aeromobili:0,25 m in tutte le direzioni
3° - per JP4 di grandi aeromobili e benzine di piccoli aeromobili: 0,50 m
in tutte le direzioni.
a2) dalle pozze di carburante di cui in P4.02c):
1° - per JP1 e JET-A1: 0,10 m in tutte le direzioni a partire dai limiti dei
C1CP2;
2° - per JP4 da grandi aeromobili: 1,80 m in tutte le direzioni a partire dai
limiti dei C1CP2;
3° - per JP4 da piccoli aeromobili: 0,60 m in tutte le direzioni a partire dai
limiti dei C1CP2;
4° - per benzine da piccoli aeromobili: 1,50 m in tutte le direzioni a
partire dai limiti dei C1CP2;
a3) dagli sfiatatoi dei serbatoi durante le operazioni di trasferimento del car-
burante di cui in P1.01b):
1° - per JP1 e JET-A1: 1,2 m in tutte le direzioni;
2° - per JP4 di piccoli aeromobili: 2 m in tutte le direzioni;
3° - per JP4 di grandi aeromobili: 7,5 m in tutte le direzioni;
4° - per benzine da piccoli aeromobili: 3,5 m in tutte le direzioni.
Durante le operazioni di trasferimento si deve verificare, con strumento
idoneo, che ai limiti della C1Z2, sopra precisata, non venga superato il
30% del limite inferiore di infiammabilità (L.I.E.).
b) Ambienti a ventilazione artificiale generale (P4.03c).
Negli ambienti a ventilazione artificiale generale, si determinano:
b1) per i sistemi di verniciatura a spruzzo senza aria (air-less) elettrostatici, in
presenza di C1CP1 (P4.01):
1° - zone C1Z0 che si estendono in tutto il cono di spruzzatura a partire
dagli ugelli degli attrezzi di verniciatura;
2° - zone C1Z1 che si estendono in tutto il volume interno dei condotti di
evacuazione dei residui di verniciatura, fino agli eventuali sistemi di
abbattimento vernici inclusi
3° - zone C1Z2 che si estendono:

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n per 0,5 m in tutte le direzioni a partire dall’oggetto verniciato (aero-
mobile), quando le ventilazione artificiale è attiva e la quantità di aria
è almeno quella indicata in P4.03c1);
n per 1,5 m in tutte le direzioni a partire dall’oggetto verniciato (aero-
mobile), quando la quantità di aria di ventilazione artificiale scende
al di sotto dei quantitativi minimi indicati in P4.03c1);
n in tutto il volume occupato del flusso d’aria di ventilazione,a partire
dall’oggetto verniciato;
n per tutto il resto del locale, fino a 1,5 m di altezza dal pavimento;

b2) per i sistemi di verniciatura a spruzzo senza aria (air-less), in presenza di


C1CP1 (P4.01):
1° - zone C1Z1 che si estendono
n fino a 0,5 m oltre il cono di spruzzatura in tutte le direzioni, a partire
dagli ugelli dell’attrezzatura di verniciatura;
n in tutto il volume interno dei condotti di evacuazione dei residui di
verniciatura, fino agli eventuali sistemi di abbattimento vernici inclu-
si;
n 2° - zone C1Z2 che si estendono come indicato in P4.04 b1, 3°;

b3) per i sistemi di verniciatura a spruzzo con aria (convenzionale), in presen-


za di C1CP1 (P4.01):
1° - zone C1Z1 che si estendono fino a
n 0,75 m oltre il cono di spruzzatura in tutte le direzioni, a partire dagli
ugelli dell’attrezzatura di verniciatura;
2° - zone C1Z2 che si estendono come indicato in P4.04 b1, 3°;
b4) per le operazioni di riempimento, svuotamento e trasferimento del car-
burante, senza limitazione di velocità e frequenze (P1.01b):
1° - zone C1Z1 che si estendono intorno ai C1CP1 costituiti dagli sfiatatoi
dei serbatoi (P4.01c):
n per JP1 e JET-A1: 0,5 m in tutte le direzioni a partire dai limiti dei
C1CP1;
n per JP4 e benzine: 1 m in tutte le direzioni a partire dai limiti dei
C1CP1;
2° - zone C1Z1 che si estendono intorno ai C1CP1 costituiti dagli sfiatatoi
dei serbatoi (P4.01c):
n per JP1 e JET-A1: 0,10 m in tutte le direzioni a partire dai limiti dei
C1CP2;
n per JP4 e benzine: 1 m in tutte le direzioni a partire dai limiti dei
C1CP2.
c) La presente Appendice esclude la presenza di zone C1ZR.

P.5 Luoghi C3

P.5.01 Centri di Pericolo di primo grado


Nei luoghi C3, ai sensi della presente Appendice, nessun C3CP è considerato
C3CP1.

P.5.02 Centri di Pericolo di secondo grado


Nei luoghi C3 si considerano C3CP2:
a) i motori a combustione interna
b) i dispositivi di chiusura e gli eventuali sfiatatoi dei serbatoi di carburante

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c) le pozze di carburante accidentalmente fuoriuscito dai motori e/o serbatoi,
purché:
n vi sia in sito una costante presenza dei mezzi per la loro neutralizzazione
n vengano neutralizzate nel più breve tempo possibile.
La formazione di pozze di carburante deve essere sempre prevista sotto i motori
e sotto i dispositivi di chiusura e gli eventuali sfiatatoi dei serbatoi.
Nella presente Appendice sono considerate pozze aventi una estensione massima
di 0,25 m2.

P.5.03 Determinazione delle Zone AD dei Luoghi C3


Le estensioni delle zone AD dei luoghi C3 si determinano secondo le regole di
cui in 5.4.03.

P.6 Esecuzione degli Impianti Elettrici (1)

P.6.01 Nelle zone C1Z1 e C1Z2 e nelle zone C3Z1 e C3Z2, gli impianti elettrici devono
essere sia di tipo ammesso nella Tab. IV sia soddisfare alle regole generali del
Cap. VI e conformi ai criteri esecutivi specifici dei relativi Capitoli delle presenti
Norme.

P.6.02 Nelle zone C1Z2 originate da C1CP2 e nelle zone AD dei luoghi C3 è ammesso
accedere con apparecchiature e mezzi elettrici mobili, trasportabili o portatili e
relative condutture in esecuzione non di sicurezza, quando le apparecchiature ed
i mezzi per operazioni di controllo e verifica siano di tipo indicato dal costruttore
dell’aeromobile e vengano utilizzate secondo le modalità procedurali e di si-
curezza prescritte od approvate dal costruttore stesso ;
n le apparecchiature e i mezzi di tipo diverso da quelli di controllo e verifica
sopra indicati, siano tenuti sollevati dal pavimento di almeno 0,5 m;
n le operazioni diverse da quelle di controllo e verifica non comprendano pro-
cessi di saldatura elettrica ad arco e comunque non interessino i motori, i ser-
batoi ed il circuito del carburante;
n sia stata eseguita un’apposita ispezione che abbia accertato l’assenza di perdi-
te e comunque l’assenza di pozze di carburante;
n non esistano connettori presa-spina intermedi nelle condutture elettriche sog-
gette a movimento nell’uso.
Quanto sopra purché si eviti di esporre apparecchi e relative condutture a
possibili sgocciolamenti di carburante e comunque a contatto con esso.

P.6.03 Nelle zone C1Z1 all’interno dei condotti di evacuazione dei residui di verniciatu-
ra, tenuto conto delle particolari condizioni ambientali, non devono essere instal-
lati motori elettrici neppure se in esecuzione di sicurezza.

P.6.04 Nell’impianto elettrico e nei suoi componenti devono essere presi provvedimenti
per evitare la caduta nelle zone AD di particelle calde o di scintille .

(1) Sono esclusi gli impianti elettrici di bordo (ved. 1.1.02a7).

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Q LUOGHI DI PRODUZIONE, LAVORAZIONE E DEPOSITO DELL’AMMONIACA
APPENDICE

Q.1 Generalità
Nella presente Appendice si considerano i luoghi nei quali l’ammoniaca è pro-
dotta, lavorata e depositata in quantitativi superiori ai minimi indicati nella Tab. I
alla fine del Cap. III, cioè i luoghi C1, in cui si presume siano soddisfatte le se-
guenti condizioni:
a) data la tossicità dell’ammoniaca, sono scelte e mantenute soluzioni impianti-
stiche tali da ridurne al minimo la possibilità di fuoriuscita nell’ambiente;
b) si verificano continuamente, per le persone, condizioni protettive contro la
tossicità mediante adeguata ventilazione, naturale od artificiale, senza ricor-
rere a mezzi protettivi individuali;
c) il personale addetto alle lavorazioni è adeguatamente istruito ed avvertito dei
pericoli che le lavorazioni possono comportare e delle modalità operative
necessarie per assicurare il rispetto della presente Norma ed è munito dei
mezzi idonei necessari e a tal fine addestrato (1)
Per gli impianti frigoriferi ad ammoniaca si rimanda all’Appendice L.
Nota di commento, derivata e sostitutiva del Foglio di Interpretazione CEI 64-2
F.17 (ottobre 1995)
L’Appendice L fornisce particolari indicazioni per gli ambienti a ventilazione limitata o
artificiale di impianti frigoriferi ad ammoniaca. Per gli impianti ubicati in luoghi a venti-
lazione naturale occorrono analisi specifiche ed approfondite. In questi casi la presente
Appendice può essere un valido riferimento.

Q.2 Determinazione delle zone AD

Q.2.01 Centri di pericolo


Nei luoghi considerati nella presente Appendice nei quali sono soddisfatte tutte
le condizioni di cui in Q1, i C1CP sono tutti C1CP2.

Q.2.02 Zone AD
Per la qualificazione e l’estensione delle zone AD valgono le regole del Cap. III,
Sez. 5 e 6.

Q.3 Esecuzione degli impianti elettrici

Q.3.01 Nelle zone C1Z2 di cui in Q1, gli impianti elettrici possono essere realizzati in
esecuzione AD-FT, secondo le prescrizioni del Cap. XII, con le seguenti pre-
cisazioni:
a) i componenti che nel funzionamento normale possono produrre archi o scin-
tille o superare la massima temperatura ammessa in relazione all’ammoniaca,
devono essere racchiusi in custodie con grado di protezione non inferiore a
IP 55;
b) i motori asincroni con rotore a gabbia di scoiattolo, devono avere custodie
con grado di protezione non inferiore a IP 45.

Q.3.02 Nelle altre zone AD, gli impianti elettrici devono essere sia di tipo ammesso dalla
Tab. IV sia soddisfare alle regole generali del Cap. VI e conformi ai criteri esecu-
tivi specifici di cui ai relativi Capitoli della presente Norma (ved. Tab. IV).
(1) R.D. 9 gennaio 1927, n. 147: Approvazione del regolamento speciale per l’impiego dei gas tossici.

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S IMPIANTI FISSI DI DISTRIBUZIONE DI GAS NATURALE COMPRESSO
(GNC) CON DENSITÀ RELATIVA ALL’ARIA NON SUPERIORE A 0,8
APPENDICE

S.1 Generalità
La presente Appendice si applica ai luoghi con impianti fissi di distribuzione di
gas naturale compresso (GNC) con densità relativa all’aria non superiore a 0,8,
alimentati da metanodotti, da carri bombolai o da autoserbatoi, nei quali avven-
gono le operazioni di rifornimento di autoveicoli, carri bombolai, autoserbatoi, o
simili (1)
Rientrano nella presente Appendice solo gli impianti in cui gli eventuali sistemi di
captazione e convogliamento delle perdite dai centri di pericolo, quando realiz-
zati, prevedono lo sfiato all’aperto, in ambiente naturalmente ventilato.
Nota Gli eventuali luoghi adibiti a ricovero o riparazione di autoveicoli sono oggetto dell’Ap-
pendice A, quelli contenenti impianti termici di riscaldamento dell’Appendice B.

S.2 Classificazione dei luoghi


I luoghi oggetto della presente Appendice si considerano C1.

S.2.01 Centri di pericolo (C1CP)


Ai fini della presente Appendice si individuano i C1CP rubricandoli per parti tipi-
che degli impianti di cui in S.1.

S.2.01a) Alimentazione da metanodotto (condotta o rete)


Si considerano C1CP2:
a1) gli organi di collegamento e giunzione,
a2) le tenute non a premistoppa delle valvole,
a3) gli sfiati delle valvole con sola funzione di sicurezza e non di regolazione
dell’eventuale sistema di riduzione e/o misura,
a4) gli spurghi.

S.2.01b) Carri bombolai e autoserbatoi (alimentazione dell’impianto o loro rifornimento)


Si considerano C1CP2:
b1) gli organi di collegamento e giunzione,
b2) le tenute non a premistoppa delle valvole d’intercettazione,
b3) gli sfiati delle valvole con sola funzione di sicurezza e non di regolazione e
quelli delle tubazioni di collegamento all’impianto (vedi S1).

S.2.01c) Sistema di compressione e stoccaggio


Si considerano C1CP1:
c1) le tenute dei compressori prive di sistema di convogliamento delle perdite e
gli sfiati del sistema di convogliamento delle perdite delle stesse (vedi S1),
c2) gli sfiati del sistema di lubrificazione delle tenute di valvole di regolazione,
c3) le tenute a premistoppa delle valvole, sia di regolazione sia d’intercettazione,
c4) nelle valvole di regolazione, le tenute di qualunque tipo degli organi in movi-
mento (es. steli) in comunicazione con l’ambiente e con perdite, peraltro
sempre limitate, durante il funzionamento normale.

(1) In Italia tali impianti sono attualmente sottoposti alle disposizioni del D.M. 24-11-1984 - Parte terza, del Ministero dell’In-
terno.

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Si considerano C1CP2:
c5) gli organi di collegamento e di giunzione,
c6) nelle valvole di regolazione, le tenute di qualunque tipo degli organi in movi-
mento (es. steli) non in comunicazione diretta con l’ambiente,
c7) le tenute non a premistoppa delle valvole d’intercettazione,
c8) gli sfiati delle valvole con sola funzione di sicurezza e non di regolazione (ve-
di S1),
c9) i dischi di rottura posti su apparecchi contenenti fluidi intermedi,
c10)i bicchieri di raccolta delle acque di raffreddamento o, in assenza di questi, le
bocche di sfiato dell’aria dei sistemi di raffreddamento.

S.2.01d) Area di rifornimento


Si considerano C1CP1:
d1) gli sfiati dei tubi di erogazione (S2.02d).
Si considerano C1CP2:
d2) gli organi di collegamento e giunzione,
d3) i dispositivi di erogazione non conformi a S2.02d) solo durante l’erogazione,
d4) le tenute delle valvole dei tipi come in c6) e c7).

S.2.02 Componenti dell’impianto non considerati C1CP


a) le tubazioni e i contenitori collegati mediante saldatura a regola d’arte o me-
diante dispositivi di giunzione a tenuta dimensionati tenendo conto delle con-
dizioni di funzionamento anormale e costruiti secondo specifiche norme o
qualificati da Enti riconosciuti;
b) le doppie tenute applicate su alberi rotanti o traslanti, provviste di dispositivi
tali da escludere perdite significative anche in funzionamento anormale (le
perdite significative sono escluse con specifici apprestamenti di difesa, ad
esempio: fluido esterno di tenuta, convogliamento delle perdite con loro
monitoraggio);
c) gli strumenti di misura e controllo che non richiedono di emettere fluidi in-
fiammabili per il loro funzionamento (es. manometri), che sono costruiti se-
condo specifiche norme e che sono mantenuti secondo le istruzioni del co-
struttore al fine di non avere perdite;
d) i dispositivi di erogazione di particolare costruzione a tenuta di gas, i quali,
solo nel momento del distacco, possono causare emissioni trascurabili di
GNC, in quanto i tubi sono dotati di sfiatatoi (S2.01d1).

S.2.03 Condizioni di ventilazione


a) Si considerano naturalmente ventilati (1.3.01b) gli ambienti aperti e quelli
protetti con coperture, pareti o schermi, nelle condizioni stabilite in 3.4.02.
b) Si considerano a ventilazione naturale limitata fino a 0,2 m oltre il limite su-
periore della più alta apertura permanente, i seguenti ambienti se protetti con
pareti o schermi e non rispondenti alle condizioni stabilite in 3.4.02:
b1) il volume interno della cabina di riduzione e misura a condizione che esi-
stano aperture tali da assicurare aerazione sufficiente (1);
b2) ;il volume interno del locale compressione e stoccaggio, a condizione che
esistano aperture tali da assicurare aerazione sufficiente (1);

S.2.03c) Si considerano a ventilazione impedita:


c1) il volume interno del corpo chiuso dell’erogatore (colonnina),
(1) Aerazione sufficiente in Italia è quella realizzata in conformità con il D.M. 24-11-1984 - Parte terza, del Ministero dell’Interno.

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c2) tutti gli ambienti che non rispettano le prescrizioni di cui in a) e b), nonché,
negli ambienti al chiuso, i volumi che si trovano al di sopra di 0,2 m oltre il
limite superiore della più alta apertura permanente fino al soffitto.

S.2.04 Determinazione delle zone AD

S.2.04a) Zona AD in ambienti naturalmente ventilati


a1) I C1CP1 di cui in S2.01c1) e d1), determinano la seguente zona AD (Fig. S1):
n C1Z1 per 0,75 m in tutte le direzioni;
n C1Z2 dai limiti della C1Z1 di cui sopra, per 1,5 m in orizzontale e verso il
basso e per 3 m in verticale verso l’alto, misurata a partire dal C1CP1.
a2) I C1CP1 di cui in S2.01c2),c3), c4), determinano la seguente zona AD (Fig.
S2):
n C1Z1 per 0,5 m in tutte le direzioni a partire dal C1CP1;
n C1Z2 dai limiti della C1Z1 di cui sopra, per 1,5 m in orizzontale e verso il
basso, e per 3 m in verticale verso l’alto, misurata a partire dal C1CP1.
a3) Tutti i C1CP2, ad esclusione di quelli di cui in S2.01c8), determinano una
zona C1Z2 che si estende per 1,5 m in orizzontale e verso il basso e per 3 m
in verticale verso l’alto (Fig. S3).
a4) I C1CP2 di cui in S2.01c8) determinano una zona C1Z2 che si estende:
n se hanno lo sfiato rivolto verso l’alto, per 3 m in orizzontale e verso il bas-
so e per 7,5 m in verticale verso l’alto (Fig. S4);
n se hanno lo sfiato non rivolto verso l’alto, per 7,5 m in orizzontale e in ver-
ticale sia verso il basso, sia verso l’alto (Fig. S5).
a5) Gli erogatori chiusi (colonnine) provvisti di sfiatatoio del vano di processo
che scarica nell’atmosfera, determinano C1Z2 che si estendono (Fig. S6):
n dal fasciame del vano di processo, per 0,25 m in verticale verso l’alto e in
tutte le direzioni orizzontali, ma non verso il basso;
n dallo sfiato del vano di processo per 0,25 m in verticale verso l’alto e in
tutte le direzioni orizzontali e per 0,10 m in verticale verso il basso.
Nota Lo sfiatatoio può essere costituito da qualsiasi apertura posta in alto nel vano di processo,
purché di sezione non inferiore a 800 mm2 (es. aperture esistenti nella colonna montante
di sostegno della testata contometrica);
a6) Gli erogatori chiusi (colonnine) non provvisti di sfiatatoio del vano di proces-
so, determinano all’esterno una C1Z2 che si estende per 0,75 m in verticale
verso l’alto e in tutte le direzioni orizzontali, ma non verso il basso (Fig. S7).
a7) Le aperture degli ambienti di cui in S2.03b1) determinano una zona C1Z2 che
si estende all’esterno per 1,5 m in verticale verso l’alto e per 0,75 m in verti-
cale verso il basso e in tutte le direzioni orizzontali (Fig. S8).
a8) Le aperture degli ambienti di cui in S2.03b2) determinano una zona C1Z2 che
si estende all’esterno per 0,5 m in tutte le direzioni (Fig. S9).

S.2.04b) Zona AD in ambienti a ventilazione limitata


b1) I C1CP1 di cui in S2.01c1) costituiti dalle tenute dei compressori non prov-
viste di convogliamento all’aperto delle perdite, determinano una zona C1Z1
che si estende a tutto l’ambiente considerato (Fig. S8).
Nota Gli sfiati del sistema di convogliamento delle perdite di cui in S2.0c1) si intendono ubicati
all’aperto in ambiente naturalmente ventilato (vedi S1).
b2) C1CP1 di cui in S2.01c2), c3), c4) determinano le seguenti zone AD (Fig. S9):
n C1Z1 per 0,75 m in tutte le direzioni,

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n C1Z2 dai limiti della C1Z1 di cui sopra, in tutto l’ambiente considerato a
ventilazione limitata ma non impedita (S2.04c).
b3) Tutti i C1CP2, determinano una zona C1Z2 che si estende a tutto l’ambiente
considerato a ventilazione limitata ma non impedita (S2.04c), (Fig. S9).
Nota Gli sfiati di cui in S.2.01.c8) si intendono ubicati all’aperto in ambiente naturalmente
ventilato (vedi S1).

S.2.04c) Zone AD in ambienti a ventilazione impedita


I C1CP1 e C1CP2 e le eventuali zone AD sottostanti, comunque qualificate, deter-
minano una C1Z1 che si estende a tutto l’ambiente considerato (Fig. S6, S7, S8 e
S9).

S.2.05 Parti separate dell’erogatore (colonnina)


Le zone AD interne ed esterne al corpo (vano di processo) dell’erogatore (colon-
nina) non si estendono al volume interno delle parti separate di esso (es. testata
contometrica) interessate da dette zone AD, purché sia verificata una delle due
seguenti condizioni:
1) la separazione sia ottenuta mediante due setti separatori distanziati fra loro al-
meno 15 mm di aria libera (barriera doppia di separazione);
Nota È ammessa una schermatura perimetrale dell’interstizio fra i due setti separatori, purché
non alteri in modo significativo le caratteristiche di ventilazione dell’interstizio stesso (es.
area della schermatura non superiore del 40% dell’area totale). I due setti separatori non
devono presentare aperture: a tal fine devono essere particolarmente curate le tenute degli
eventuali passaggi di alberi o cavi.
2) la separazione sia ottenuta mediante un solo setto separatore, purché privo di
discontinuità e ribordato verso l’esterno dell’erogatore (ad es. 75 mm) (barrie-
ra di separazione).
Nota È ammesso il transito attraverso il setto separatore di alberi o cavi, purché si adottino: per
gli alberi, dispositivi di tenuta conformi a 3.3.03; per i cavi, passaggi sigillati (es. con cola-
ta in araldite o con pressacavo Ex d).
Sono considerate “zone non AD” le parti separate che presentino i requisiti indi-
cati in 1) o 2), che non contengano CP e che realizzino sui loro involucri una
protezione IP 44 se non sono interessate da zona C1Z2 esterna, IP 54 se sono in-
teressate da zona C1Z2 esterna.

S.3 Esecuzione degli impianti elettrici

S.3.01 Nelle zone AD di cui in S2.04, gli impianti elettrici devono essere sia di tipo am-
messo nella Tab. IV sia soddisfare alle regole generali del Cap. VI e conformi ai
criteri esecutivi specifici dei relativi Capitoli della presente Norma.

S.3.02 Gli impianti di terra devono essere realizzati in conformità al Cap. XIV.

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Fig. S 1 (art. S 2.04 a1)
Dimensioni in m
Ambienti naturalmente ventilati

SEZIONE A-A

PIANTA

Fig. S 2 (art. S 2.04 a2)


Dimensioni in m

Ambienti naturalmente ventilati

SEZIONE A-A

PIANTA

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Fig. S 3 (art. S 2.04 a3)
Dimensioni in m

Ambienti naturalmente ventilati

SEZIONE A-A

Fig. S 4 (art. S 2.04 a4)


Dimensioni in m

Ambienti naturalmente ventilati

SEZIONE A-A

PIANTA
(sfiato rivolto verso l’alto)

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Fig. S 5 (art. S 2.04 a4)
Dimensioni in m
Ambienti naturalmente ventilati

SEZIONE A-A

PIANTA

(Sfiato non rivolto verso l’alto)

Fig. S 6 (art. S 2.04 a5, b3)


LEGENDA
a Testata contometrica
b Vano di processo ambiente a ventilazione impedita
Dimensioni in m

Erogatore chiuso provvisto di sfiatatoio del vano di processo

Il corpo della colonnina é rappresentato in sezione

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Fig. S 7 (art. S 2.04 a6, b3)
LEGENDA
a Testata contometrica IP 55
Dimensioni n m
a

Vano di processo
ambiente a ventilazione
impedita

Erogatore chiuso non provvisto di sfiatatoio del vano di processo

Fig. S 8 (art. S 2.04 a7, b1, c)


LEGENDA
a Ambiente a ventilazione impedita
b Ambienti a ventilazione naturale limitata
Dimensioni in m
a

SEZIONE A-A b

SEZIONE A-A

PIANTA

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Fig. S 9 (art. S 2.04 b2, b3, c)
LEGENDA
a Ambiente a ventilazione impedita
b Ambienti a ventilazione limitata
Dimensioni in m
a

SEZIONE A-A
b

PIANTA

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T IMPIANTI DI RIDUZIONE FINALE DELLA PRESSIONE DEL GAS
FUNZIONANTI CON PRESSIONE A MONTE COMPRESA FRA 4 E 500 kPa (1)
APPENDICE

T.1 Generalità
La presente Appendice si applica ai gruppi di riduzione della pressione dei gas
infiammabili di potenzialità non maggiore di 1200 kW e dotati di valvola di sfiato,
non convogliato all’esterno dell’alloggiamento, di portata non maggiore di 400
dm3/h.
Tali gruppi di riduzione sono contemplati all’art. 4.1.1, ultimo capoverso, della
Norma UNI-CIG 8827-FA-1 e sono generalmente utilizzati come gruppi di
riduzione finale di utenza.
La presente Appendice si applica a condizione che il gruppo di riduzione sia rea-
lizzato ed installato secondo le vigenti disposizioni di legge e le norme UNI-CIG
applicabili al caso specifico.
Gli alloggiamenti del gruppo di riduzione presi in considerazione nella presente
Appendice sono esclusivamente armadi o nicchie (art 2.4.3, 2.4.4 e 3.2, UNI-CIG
8827) con aperture di ventilazione in comunicazione diretta con ambiente a ven-
tilazione naturale.

T.2 Centri di pericolo


I centri di pericolo relativi ai gruppi di riduzione sono C1CP2.

T.3 Determinazione delle zone AD


I C1CP2 interni all’alloggiamento del gruppo di riduzione determinano una C1Z1
estesa a tutto il volume interno dell’alloggiamento stesso.
Le zone esterne all’alloggiamento del gruppo di riduzione sono C1Z2 estese
come segue:
a) per gruppi di riduzione relativi a gas leggeri, 0,5 m in tutte le direzioni dalle
superfici esterne dell’alloggiamento e inoltre 1,5 m verso l’alto oltre la super-
ficie che lo delimita superiormente con dimensioni orizzontali pari alla stessa
superficie superiore (Fig. T1); (2)
b) per gruppi di riduzione relativi a gas pesanti, 0,5 m in tutte le direzioni dalle
superfici esterne dell’alloggiamento e inoltre verso il basso fino al suolo oltre
la superficie che lo delimita inferiormente, con dimensioni orizzontali pari a
1,5 m (Fig. T2). (2)

T.4 Esecuzione degli impianti elettrici


Nelle zone AD di cui in T3, gli impianti elettrici devono essere dei tipi ammessi
secondo la Tab. IV e conformi ai criteri esecutivi dei relativi capitoli.

(1) 0,04 e 5 bar.


(2) Per la definizione di gas leggero o pesante si veda l’art. 3.1.04c); le Norme UNI-CIG 8827 considerano altri limiti non inte-
ressanti ai fini della presente Norma.

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Fig. T 1

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Fig. T 2

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La presente Norma è stata compilata dal Comitato Elettrotecnico Italiano
e beneficia del riconoscimento di cui alla legge 1º Marzo 1968, n. 186.
Editore CEI, Comitato Elettrotecnico Italiano, Milano - Stampa in proprio
Autorizzazione del Tribunale di Milano N. 4093 del 24 luglio 1956
Responsabile: Ing. E. Camagni

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CEI 31-1 (EN 50018) (Ed. 1978) CEI EN 50033 (CEI 31-15)
Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive.
- Custodie a prova di esplosione «d» - Norma Europea Lampade a casco per miniere grisoutose.
CEI EN 50018 (CEI 31-1) (Ed. 1995) CEI 31-16 (EN 50053-2)
Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive Prescrizioni per la scelta, l’installazione e l’uso di apparecchia-
- Custodie a prova di esplosione “d” ture di spruzzatura elettrostatica per prodotti infiammabili. Par-
te 2: Pistole manuali per la spruzzatura elettrostatica di polvere
CEI 31-2 (EN 50016)
con un limite di energia di 5 mJ e loro apparati associati
Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive -
Modo di protezione a sovrapressione interna «p» - Norma Europea CEI 31-17 (EN 50053-3)
Prescrizioni per la scelta, l’installazione e l’uso di apparecchia-
CEI 31-5 (EN 50015) (Ed. 1978)
ture di spruzzatura elettrostatica per prodotti infiammabili. Par-
Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive
te 3: Pistole manuali per la spruzzatura elettrostatica di fiocco
- Costruzioni immerse in olio «o» - Norma Europea
con un limite di energia di 0,24 o 5 mJ e loro apparati associati
CEI EN 50015 (CEI 31-5) (Ed. 1995)
CEI 31-18 (EN 50054)
Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive
Apparecchiature elettriche per la rilevazione e misura di gas
- Costruzioni immerse in olio “o”
combustibili. Prescrizioni generali e metodi di prova
CEI 31-6 (EN 50017) (Ed. 1978)
CEI 31-19 (EN 50055)
Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive
Apparecchiature elettriche per la rilevazione e misura di gas com-
- Costruzioni sotto sabbia «q» - Norma Europea
bustibili. Prescrizioni relative alle prestazioni di apparecchiature di
CEI EN 50017 (CEI 31-6) (Ed. 1995) Gruppo I che indicano fino al 5%(v/v) di metano nell’aria
Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive
CEI 31-20 (EN 50056)
- Costruzioni a riempimento polverulento “q”
Apparecchiature elettriche per la rilevazione e misura di gas
CEI 31-7 (EN 50019) (Ed. 1978) combustibili. Prescrizioni relative alle prestazioni di apparec-
Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive - chiature di Gruppo I che indicano fino a 100% (v/v) di metano
Modo di protezione a sicurezza aumentata «e» - Norma Europea
CEI 31-21 (EN 50057)
CEI EN 50019 (CEI 31-7) (Ed. 1994) Apparecchiature elettriche per la rilevazione e misura di gas
Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive combustibili. Prescrizioni relative alle prestazioni di apparec-
- Modo di protezione a sicurezza aumentata “e” chiature di Gruppo II che indicano fino a 100% del limite di in-
CEI 31-8 (EN 50014) (Ed. 1978) fiammabilità inferiore
Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive CEI 31-22 (EN 50058)
- Regole generali - Norma Europea Apparecchiature elettriche per la rilevazione e misura di gas
CEI EN 50014 (CEI 31-8) (Ed. 1993) combustibili. Prescrizioni relative alle prestazioni di apparec-
Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive. chiature di Gruppo II che indicano fino a 100% (v/v)di gas
Regole generali CEI EN 50059 (CEI 31-23)
CEI 31-9 (EN 50020) (Ed. 1978) Prescrizioni per le apparecchiature portatili di spruzzatura elettro-
Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive - statica di prodotti non-infiammabili, per verniciatura e finissaggio
Modo di protezione a sicurezza intrinseca «i» - Norma Europea CEI 31-24
CEI EN 50020 (CEI 31-9) (Ed. 1995) Guida per l’ispezione ai fini della manutenzione di impianti elet-
Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive trici nei luoghi con pericolo di esplosione di classe 1 e 3 (di-
- Sicurezza intrinseca “i” versi dalle miniere)

CEI 31-10 (EN 50039) CEI 31-25


Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive Luoghi con pericolo di esplosione. Guida per la costruzione e
- Sistemi elettrici a sicurezza intrinseca «i» - Norma Europea l’uso di locali o edifici pressurizzati in luoghi di Classe 1

CEI 31-11 CEI 31-26


Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive. Guida per la manutenzione delle costruzioni elettriche utilizzate
Modo di protezione «n» nei luoghi con pericolo di esplosione di Classe 1 e 3 (diversi
dalle miniere)
CEI 31-12 (EN 50050)
Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive. CEI EN 61241-2-2 (CEI 31-28)
Apparecchiature portatili di spruzzatura elettrostatica Costruzioni elettriche destinate ad essere utilizzate in presenza
di polveri combustibili. Parte 2: Metodi di prova - Sezione 2:
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Incapsulamento “m”
CEI EN 50104 (CEI 31-29)
CEI 31-14 (EN 50053-1) Costruzioni elettriche per la rilevazione e la misura di ossige-
Prescrizioni per la scelta, l’installazione e l’uso di apparecchiature no. Requisiti di funzionamento e metodi di prova
di spruzzatura elettrostatica per prodotti infiammabili. Parte 1

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