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INTRODUZIONE
Se si guarda al mondo dei bassisti, il nome di Jeff Berlin non può non figurare
nel reparto leggenda : in particolare, nell’ambito del basso elettrico si è
guadagnato, negli anni ’70, un riconoscimento mondiale come il “miglior” bassista
statunitense e da molti è addirittura considerato fra i più fini solisti al mondo,
riconoscendogli il merito di essere un importante innovatore.
Jeff si è affermato in un momento storico che vedeva sulla cresta dell’onda dei
mostri sacri quali Jaco Pastorius, Stanley Clarke ed Alphonso Johnson, e
probabilmente dopo i primi due è considerato uno dei primi virtuosi del basso
elettrico, nel suo caso rigorosamente un quattro corde che lo ha accompagnato
per oltre vent’anni di attività fino ad oggi.
“La mia evoluzione musicale consiste nell’aver suonato in modo diverso da come
farebbe un bassista tradizionale, soprattutto nel fare assoli. Io sono una sorta
di continuo work in progress, il che significa che sono in costante evoluzione
come bassista.
Così ho scelto di suonare con molta più cura, cercando di lasciare fluire la
musica invece di dedicarmi soltanto ai fraseggi da suonare.”
Il primo “assaggio” per Jeff Berlin è la musica classica : è figlio d’arte, con suo
padre cantante d’opera lirica e la madre pianista.
Nato a New York nel 1953, all’età di cinque anni Jeff comincia a prendere
lezioni di violino, il suo primo strumento che continuerà a suonare fino ai
quattordici anni per poi avvertire quello che definisce un “clic” mentale, e
decidere di passare al basso elettrico.
“Ho lasciato il violino perché non ero più felice di suonare quello strumento.
Non mi piaceva più suonare la musica classica, anche se è tuttora la mia musica
preferita da ascoltare.
Ho studiato per dieci anni uno strumento che i miei genitori hanno voluto
imparassi a suonare, e sono grato per la loro insistenza : proprio grazie a quegli
anni oggi sono un bassista migliore.
Ma, quando ho compiuto 11 anni, i Beatles sono entrati nella mia vita e tutto è
cambiato per me. Sono arrivati proprio al momento giusto per influenzarmi e
farmi decidere di cominciare a suonare un altro strumento, questa volta
elettrico.”
Dopo pochi anni iniziò gli studi presso il Berklee College of Music di Boston con
altri illustri colleghi quali Pat Metheny, Mike Stern, John Scofield, o Allan
Holdsworth con il quale, dopo il college, mise su un trio insieme a Tony Williams.
Nella sua ascesa Berlin, tra concerti e registrazioni sia come ospite sia con
gruppi propri, può affermare di aver condiviso il palcoscenico con innumerevoli
musicisti e tra i più diversi: John McLaughlin, Jermaine Jackson, Issac Hayes,
Bill Bruford, Yes, Billy Cobham, Bill Frisell, i Brecker brothers ecc. Ospite dei
festival di tutto il mondo, si è trovato in jam-session con le star più importanti
del jazz e del rock and roll: Pat Metheny, Van Halen, Jaco Pastorius, e da
curioso e sperimentatore non si è negato neppure al pop partecipando ad uno
show televisivo con il cantante Donnie Osmond.
Una delle prime collaborazioni, ritenuta fondamentale dallo stesso Jeff,
è stata quella con Bill Bruford, batterista degli Yes e dei King Krimson, che a
suo dire lo ha ingaggiato in un momento di semi anonimato : “ Bill Bruford ha
avuto una grande influenza su di me e sulla mia musica. Quando mi ha chiamato
per suonare nella sua band, ero un musicista sconosciuto, ma Bill ha percepito
qualcosa nel mio modo di suonare che lo ha spinto a farmi entrare nel gruppo.
Devo la mia carriera a Bill, sono in debito con lui per le grandi lezioni che ho
imparato nel periodo in cui abbiamo suonato insieme.
Una storia interessante che avrei dovuto raccontare prima, è quando Bill ha
suonato al pianoforte alcune note che in una scuola di musica sarebbero
considerate del tutto sbagliate. Quando glielo feci notare, Bill mi guardò e
disse «Ma a me piace come suonano».
Il suo commento è stato come una luce nel mio cervello.
Fino a quel momento non mi era mai venuto in mente che fosse possibile
suonare certe note semplicemente perché ti piacessero. Avevo sempre pensato
che per suonare o scrivere musica si dovessero seguire rigorosamente regole
accademiche. Quello fu un altro momento in cui Bill Bruford mi è stato di
grande aiuto per migliorare la mia musica.”
2 DIDATTICA
Poi chiede se in sala ci fosse qualcuno che non avesse mai suonato. Trovata la
persona, Jeff gli presta il suo basso chiedendogli di suonare ripetutamente una
nota qualsiasi, mentre lui va a sedersi dietro alla batteria ed inizia a suonare un
ritmo binario seguendo quella nota di basso ripetuta sui quarti.
L’intento è quello di mostrare che la musica rock è nata in maniera per così dire
“ignorante”, naturale, a partire da un senso del tempo innato e dalla conoscenza
informale di poche nozioni musicali : una ricetta semplice ed efficace.
A proposito del linguaggio musicale, altro tema caro a Jeff, ha insistito molto
sul fatto che la sua acquisizione ed il suo continuo arricchimento è di fatto il
vero compito del musicista, partendo dal principio che non si può suonare ciò
che non si è mai ascoltato, così come non si può parlare una lingua che non si
conosce.
Quello che succederà però, è che non applicando i metodi necessari per
migliorarsi , scopriranno che la loro capacità nel suonare sarà fortemente
ridotta e la loro conoscenza della musica risulterà rallentata.
Perciò quando dico << Dai ragazzi, dovete dedicare un po’ di tempo allo
strumento che possedete >> non vuol dire che dobbiate smettere di suonare la
musica che amate. Tutti abbiamo iniziato a suonare perché ci piaceva un certo
tipo di musica. Amiamo il rock, il blues, il jazz, e non dobbiamo smettere di
suonare solo perché nell’esercitarsi si affronta la musica soprattutto in
maniera accademica.
è retaggio dei trascorsi classici di Berlin di cui dirà :“Vedi, io sono stato anche
un violinista per dieci anni, ero uno studente classico seriamente preparato.
Come insegnante, la prima cosa che farei è diminuire la quantità di compiti che
gli studenti devono svolgere. Io non assegno dieci pagine di compiti ad un
musicista in difficoltà, gliene dò due. Voglio che torni dicendomi << Mi sono
stufato! >>. Quando sento tutto ciò rido e penso: <<Sei stufo eh? Due settimane
fa eri praticamente in lacrime, spaventato a morte da questa roba! >>.
Adesso vengono a chiedermi altro materiale da leggere ed è meraviglioso da
vedere.”
“Ti è permesso fare degli errori nella musica, ti è permesso sbagliare mentre
ti eserciti, anzi è sicuro che sbaglierai, succederà. Perciò quando succederà non
sarà un problema. Gli errori sono fonte di gioia perché grazie ad essi sai
esattamente cosa correggere, anche se pochi musicisti riescono ad affermare
ciò. Ci sono moltissimi musicisti che suonano in continuazione, sbagliano e non
sanno cosa correggere. Io lo capirei esattamente dopo averli ascoltati per
cinque minuti.“
3 LO STILE
Il mio più grande rammarico riguardo ai bassisti con spirito d'avventura è che
la loro indole li spinga sempre verso lo stile e il modo di suonare di Jaco
Pastorius : fino ad oggi quelli che suonano il basso fretless glissano gli armonici
e fanno accordi, ma se smettessero di suonare Teentown ed iniziassero a
esplorare una musica differente da quella di Jaco, allora potrebbe accadere
qualcosa di davvero unico nel loro modo di suonare.
Anni fa Keith Jarret mi ha raccontato una storia : non gli era mai piaciuto
suonare con bassisti elettrici, ma una sera mi diede un passaggio a casa dopo un
concerto a New York in cui entrambi avevamo suonato, in due gruppi diversi.
Miles era forse uno dei migliori interpreti di ballads fra i jazzisti, in quel senso
era fenomenale, ma un giorno ha smesso di suonarle.
Keith gli ha chiesto perché lo avesse fatto e Miles gli ha risposto <<ho smesso
di suonarle perché le amo tantissimo>>. Si era sentito in una situazione in cui
non poteva più crescere, perciò si è negato l’accesso ad uno stile in cui si
sentiva a suo agio, per poter sfidare se stesso in altri contesti.
All’epoca con Miles suonava Herbie Hancock, ed una sera Miles gli disse:
Herbie gli rispose <<Ma cosa stai dicendo? Sono strane, non funzionano! >>
La sera successiva hanno suonato lo stesso brano, con Herbie che riproponeva
la stessa armonia. Miles era molto meno stressato e nella terza serata non si
muoveva neppure, se ne stava li a suonare la sua musica avendo trovato una
strada. La sfida, per Miles, era di fare qualcosa che lo avrebbe costretto a
svegliarsi per arrivarci. Ciò lo avrebbe costretto a cercare qualcosa che per lui
non fosse naturale, ed era una cosa che voleva disperatamente.
Anch’io voglio tutto questo ardentemente. Non sono nella categoria di Miles ma
lo desidero davvero. Vedi, io mi esercito per me stesso, non per essere un
miglior intrattenitore sul mio strumento.
In tal senso Jeff Berlin ritiene che un artista possa dare il meglio di sé
paradossalmente quando può permettersi di essere egoista :
Mi esercito, anzi, per quel qualcosa che ancora cerco e mi manca, cioè la gioia
della musica ed ogni giorno mi ci avvicino un po’.
Gli anni trascorsi come violinista, inevitabilmente influenzano Berlin nel suo
modo di suonare e di concepire il basso elettrico, una peculiarità notevole, che
ha permesso al bassista di oltrepassare i limiti e le griglie dello strumento : “
La mia formazione da violinista mi ha aiutato a sviscerare il basso come
strumento melodico perché il violino è ben diverso, ma di fatto ho imparato a
muovermi sulla tastiera del basso elettrico con una certa fluidità, proprio
perché la mia mano sinistra era allenata sul violino. Per quel che riguarda la mia
capacità come bassista devo molto a quegli anni passati a suonare il violino.”
Ho trovato delle cose totalmente uniche per il basso, ho anche delle parti di
Michael Brecker che sono veramente difficili : ce n’è una che sto studiando da
un paio di mesi ed ancora non riesco ad eseguire. Ho intenzione di continuare, è
come cercare l’oro, bisogna continuare a scavare.”
Il bassista dice di essersi esercitato per mesi e mesi sul libro di David Liebman
- A chromatic approach to jazz harmony and melody - : “ E’ la mia bibbia.
Io ho suonato con Pat Martino e quando ero giovane i miei compagni di jam
erano Pat Metheny, John Scofield, Bill Frisell e Mike Stern.
Sono impegnato con della musica che non è stata concepita per il basso.
“ Jack è stato il solo eroe del basso che io abbia mai avuto. Il suo modo di
suonare nei live dei Cream mi entusiasmava incredibilmente.
Ritengo che Jack sia stato il primo bassista virtuoso della storia della musica, il
primo a portare il basso elettrico in una direzione totalmente nuova.
Basta ascoltare il suo basso in Sweet Wine da Live Cream e si sente forse la
più grande performance di basso nella storia del rock. Ancora oggi non conosco
nessuno in grado di suonare con la sua stessa sensibilità melodica nel rock.”
Jeff Berlin e Jack Bruce
4 LA SCELTA DEI BRANI
Riguardo la tecnica degli accordi, Berlin la utilizza con perizia, come i più grandi
bassisti elettrici che siano riusciti a sviscerare lo strumento e a centrare un
perfetto approccio jazzistico in termini di suono e linguaggio.
Di Groovin’ High ho trascritto due porzioni del solo di basso, di cui questo è
l’incipit del primo chorus, con il pickup nella prima misura.
La frase che “lancia” il solo è un perfetto esempio di come suonare out senza
che l’orecchio avverta troppa dissonanza, per poi rientrare nel centro tonale :
infine sul G minore suona due intervalli di terza con la quinta, resa bemolle nel
secondo salto, e la settima dell’accordo, mentre sul C7 suona la nona bemolle
per poi cadere subito sulla tonica.
Anche l’incipit del secondo chorus di solo mi è sembrato meritevole di
trascrizione, in quanto ci sono tutti gli elementi del linguaggio mainstream -
bop : la prima frase, quasi un clichè, si sviluppa con un approccio alla terza
dell’accordo di Eb Maj; doppio approccio cromatico discendente alla quinta per
poi ritornare sulla terza con un triplo approccio (doppio cromatico inferiore e
diatonico superiore).
L’ultima battuta può essere intesa come un clichè che sottintende l’accordo di
D7b9 per risolvere su G minore.
3 BODY & SOUL
L’ultimo dei soli che ho trascritto e’ la sezione A del primo chorus di Jeff
Berlin sulla bellissima Body & Soul, che viene suonata in double time feel
durante l’improvvisazione.
E’ interessante analizzare quello che succede nelle tre battute successive : con
Nelle battute finali della trascrizione si può osservare una sapiente alterazione
degli accordi con una triade di D aumentato (quindi inteso come equivalente di
Bb aumentato, quinto grado di Eb minore) nella decima misura ; dopodichè il
bassista suona una triade di Gb minore con inversione delle note, per poi
effettuare un tipico gruppetto sulla nota F con la nona bemolle e la settima
minore, ed infine sottintende probabilmente un’armonizzazione diminuita
semitono-tono di F, approcciando la nota D bequadro e discendendo sul
frammento A naturale – Gb – F, chiudendo quindi sulla quinta di Bb minore.
5 IL SETUP
Jeff Berlin utilizza un basso Cort versione “custom”, il Cort Jeff Berlin
Rithimic 4 : il basso monta pickup Bartolini passivi e corde Carl Thompson,
definite da Berlin le migliori corde mai suonate, in quanto rimangono vive per
mesi nonostante il clima umido della Florida.
7 SITOGRAFIA
• http://guide.supereva.it/musica_jazz/interventi/2002/11/124493.shtml
• https://www.corriereadriatico.it/spettacoli/
jeff_berlin_basso_elettrico_corinaldo_jazz-536855.html
• http://www.globalbass.com/archives/nov2000/jeffbitalia.htm
• https://www.rivieraoggi.it/2004/01/31/4220/le-sonorita-di-jeff-berlin-
al-bitches-brew/
• https://didatticadelbassoelettrico.it/2009/12/14/seminario-dennis-
chambers-jeff-berlin-roma-11-dicembre-2009-articolo-di-francesco-
napoleoni/
• http://www.musiculturaonline.it/il-tour-estivo-di-jeff-berlin/
• https://www.dazebaonews.it/cultura/2646-intervista-a-jeff-berlin-il-7-
aprile-concerto-a-stazione-birra.html
• https://www.rivieraoggi.it/2004/01/31/4220/le-sonorita-di-jeff-berlin-
al-bitches-brew/
INDICE
1. INTRODUZIONE………………………………………………………………………………………………………1
2. BIOGRAFIA……………………………………………………………………………………………………………….4
3. DIDATTICA……………………………………………………………………………………………………………….9
4. LO STILE…………………………………………………………………………………………………………………..15
5.1 NARDIS……………………………………………………………………………………………………………………19
6. IL SETUP…………………………………………………………………………………………………………………..26
7. DISCOGRAFIA…………………………………………………………………………………………………………30
8. SITOGRAFIA ………………………………………………………………………………………………………….31