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Fin ora abbiamo affrontato lo studio delle strutture utilizzando due modelli alla base dei quali vi erano varie
approssimazioni . Ogni modello introduce un nuovo grado di approssimazione e presenta dei limiti ben
definiti , di seguito si riporta una ricapitolazione dei modelli studiati.
Il limite del modello sta nel fatto di non poter studiare sistemi iperstatici poiché il sistema delle equazioni
cardinali della statica fornisce infinite alla i soluzioni, con i numero delle incognite iperstatiche.
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Modello di Trave Eulero Bernoulli
Per studiare sistemi iperstatici non possiamo prescindere dalla deformabilità dei corpi, si introduce quindi
il modello di Eulero Bernoulli il quale ci permette di studiare sistemi di Travi. Le ipotesi a base del modello
sono :
- Vincoli lisci;
- Corpi caratterizzati dalla preponderanza di una dimensione rispetto alle altre due (Devono essere travi);
- Conservazione delle sezioni piane (Deformazione dell'asse e χ definiscono la posizione della sezione);
La terza ci permette di definire la deformazione della sezione tramite solo la deformazione baricentrica e la
curvatura della trave nell' ascissa della sezione stessa (viene detta anche ipotesi di sezione rigida; la quarta
ipotesi ci permette di assumere che la trave dopo la deformazione non varia la propria sollecitazione
interna. L'insieme di queste ipotesi ci permettono di risolvere il problema elastico tramite la soluzione
dell'equazione differenziale di quarto grado a coefficienti costanti:
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Esiste una dimostrazione che lega momento e curvatura, ma domani il sole sorge lo stesso anche se non la
conosciamo.
Lo spostamento complessivo della trave incastro appoggio è uguale alla somma dello spostamento di una
mensola soggetta al carico q più lo spostamento di una mensola soggetta ad una forza incognita.
Determiniamo le forze incognite scrivendo :
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Modello della patata di Cauchy
Cauchy introduce un modello di corpo che è quello che meglio
schematizza la realtà, tale modello però non è sempre risolvibile
in forma chiusa. Alle domande che si potrebbero insinuare
nella coscienza del lettore sull'utilità del modello rispondiamo
adducendo come motivazione il fatto che questo modello ci prepara
allo studio dei corpi non a livello microscopico ma al livello del RVE
(Elemento Rappresentativo di Volume). L'elemento rappresentativo
deve essere:
Cauchy modella un solido di forma qualsiasi (perciò si chiama patata) e ipotizza che questo sia composto da
cubetti infinitesimi che esercitano, ognuno sugli altri delle forze che chiamiamo tensioni. Dal punto di vista
dimensionale una tensione è uguale ad una pressione [F/m²] , vedremo a breve il perché. Prendiamo in
considerazione il solido di Cauchy e sezioniamolo con una superficie regolare, cioè una superficie senza
discontinuità e dotata di derivata in ogni suo punto in modo da poter affermare che la stessa sia dotata di
un versore tangente e un versore normale in tutto il
dominio (questo in un ottica generale, a noi ci
piacciono un sacco le superfici piane dove il versore
normale è sempre lo stesso in ogni punto del dominio
perciò parliamo di piani di sezione). Postuliamo che
sulla faccia della sezione vi sia una infinità di forze
infinitesime che tengono il corpo unito ed in equilibrio
con i carichi esterni che sommate ci forniscono una
forza risultante che chiamiamo vettore tensione t. In
un'altra ottica potremmo dire il corpo è tenuto
insieme da due vettori opposti, ognuno dei quali può
essere spalmato sulla sua sezione di riferimento
questo ci permette di affermare che la tensione è una
forza per unità di superficie. Cauchy culmina la sua
trattazione introducendo il suo teorema ( teorema di Cauchy) il quale afferma che definito un tensore delle
tensioni T e definita la normale uscente dal piano di sezione n, possiamo calcolare il vettore tensione
come:
In tutto questo discorso non è stato ancora detto niente sul tensore delle tensioni T : è esprimibile tramite
una matrice 3x3 e può essere visto come una sorta di matrice di cambiamento di base che varia al variare
del riferimento che scegliamo ma esprime sempre la stessa applicazione lineare, il che tradotto in termini
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terra terra, il tensore delle tensioni ci fa vedere sempre lo stesso vettore da qualunque punto dello spazio
lo osserviamo.
Consideriamo ora un cubetto infinitesimo sul quale agiscono tutte le tensioni possibili σij . I pedici che
scriviamo sono relativi agli assi del sistema di riferimento, ad esempio σzy è quel vettore tensione
ortogonale all'asse z e diretto parallelamente all' asse y.
- tensioni normali alla faccia del cubetto che vengono espresse simbolicamente con il simbolo σ e sono
tutte quelle per cui . Esse sono le più facili da immaginare, infatti se prendiamo una barra di un
qualsiasi materiale e la tiriamo con uno sforzo di trazione N, possiamo identificare le tensioni normali come
la divisione di N per l'area della sezione della barra in questione. Le SIGMA sono le responsabili delle
contrazioni o dilatazioni del corpo.
- tensioni tangenziali che vengono espresse con il simbolo τ che sono quelle per le quali si ha . Le
tensioni tangenziali sono quelle che si oppongono alle deformazioni per scorrimento del corpo. Per capire
di cosa stiamo parlando potremmo fare l'esempio del mazzo di carte: se assoggettiamo il mazzo ad uno
sforzo di taglio parallelo al piano identificato dalla singola carta, il mazzo si deformerà senza opporre
resistenza. Questo ci dice che il mazzo di carte non può sviluppare delle tensioni tangenziali per equilibrare
lo sforzo tagliante che imponiamo al contorno. Le TAU sono le responsabili delle deformazioni da
scorrimento.
Scrivendo l'equilibrio alla traslazione del cubetto infinitesimo scopriamo che delle sei tensioni normali che
lo assoggettano solo 3 sono linearmente indipendenti così come delle 12 tensioni tangenziali solo 6 sono
linearmente indipendenti. componendo le tensioni normali e tangenziali, possiamo scrivere il tensore delle
tensioni.
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Inoltre, affinché sia soddisfatto l'equilibrio alla rotazione, deve risultare che . Consci di ciò,
possiamo affermare che il tensore delle tensioni T è definito una volta definite le 3 tensioni normali e 3
tensioni tangenziali al di sopra della diagonale.
Cauchy ha fornito solo un modello ma non un metodo per il calcolo delle tensioni e non perché fosse pigro
ma perché semplicemente la soluzione in forma chiusa utilizzando un modello vasto come quello di Cauchy
non è sempre determinabile. A questo punto, presi dal tormento e dalla disperazione ci verrebbe da
domandarci come dobbiamo fare per venire a capo della questione, cioè che modello utilizzare per
calcolare lo stato tensionale all'interno di un corpo. La soluzione ce la da un Francese, un francese che si
chiama De Saint Venant
1 Solido tridimensionale nel quale una dimensione prevale rispetto alle altre. Stiamo trattando quindi
esclusivamente travi
2. Solido caricato solo alle basi. Questa ipotesi ci dice che non possiamo caricare la trave del DSV con
sollecitazioni distribuite sul mantello . In parole povere niente carichi distribuiti.
3. Le soluzioni a cui perveniamo col DVS sono valide ad una certa distanza di estinzione. Quando carichiamo
il solido con una forza concentrata in un solo punto tendono a nascere degli effetti locali che vanno
attenuandosi quanto più ci si allontana dalle basi.
4. Sistema di riferimento baricentrico, con assi paralleli alle direzioni principali di inerzia. Questa ipotesi ci
permette di risolvere facilmente il problema delle tensioni normali.
5. Le fibre longitudinali della trave non sviluppano tensioni tangenziali tra di loro. Potremmo quindi
immaginare la trave in questo modello come un fascio di spaghetti che in termini meccanici si traduce in
.
7. Piccoli spostamenti.
La faccia del tensore delle tensioni secondo DVS quindi assume la seguente forma:
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Per terminare questa pesante introduzione dobbiamo esporre le soluzioni alle tensioni normali ed alle
tensioni tangenziali.
- Dall'area della sezione perché più area è disponibile più sarà grande l'area sulla quale spalmare la
sollecitazione più saranno basse le tensioni
- Dipende dall'inerzia perché come abbiamo appena detto più ci si allontana dalla fibra non sollecitata più la
tensione aumenta e l'inerzia sta proprio a significare quanto le aree sono centrifugate rispetto al
baricentro.
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- l'asse (piano) di sollecitazione s all'interno del quale si applicano le coppie sollecitanti che generano il
momento flettente che stiamo studiando.
Proposizione 1 : l'asse di flessione è coniugato nell'antipolarità con l'asse di sollecitazione (β). questa
affermazione per quanto possa risultare inutile a chi svolge gli esercizi per via analitica è importantissima,
poiché per via grafica ci permette di risolvere molto facilmente e velocemente gli esercizi;
Proposizione 3 : L'asse neutro e l'asse di flessione sono sempre ortogonali tra di loro.
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per Mx:
Per determinare quali siano le fibre compresse e quali le fibre tese, basta utilizzare la regola della mano
destra puntando il pollice nella direzione dell'asse vettore e vedere se le dita si avvicinano o si allontanano
dal foglio di carta. Applicando quanto detto al momento sollecitante disegnato sulla sezione possiamo
facilmente capire che le fibre superiori siano compresse (quindi vanno segnate con un meno).
per My:
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per N:
Alternativamente è possibile calcolare la posizione dell'asse neutro e la sola tensione presente nel
baricentro che in condizioni di flessione deviata è proprio pari allo sforzo sollecitante diviso l'area della
sezione poiché nel baricentro della sezione si annullano i termini lineari della trinomia di Navier.
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Soluzione alle tensioni tangenziali
Le tensioni tangenziali sono leggermente più ostiche in quanto per calcolarle non disponiamo di una
formula semplice come quella di Navier. Le tensioni tangenziali sono le duali agli sforzi di taglio e di
momento torcente che sollecitano gli elementi, in questo caso però il collegamento tra taglio e torsione
non è così esplicito come momento e sforzo normale ma bisogna fare dei discorsi molto più ampi. Bisogna
dire che il taglio è un problema accoppiato sia alla flessione che alla torsione . Accoppiato alla flessione
perché non può esistere solo il taglio all'interno di una trave infatti è necessario un momento flettente che
equilibri i tagli alla base della trave del DSV; accoppiato alla Torsione poiché se il taglio non è diretto nel
centro di taglio della sezione, le che si generano per equilibrare il suddetto taglio generano un momento
torcente che sollecita la trave. In ipotesi di taglio puro, cioè non accompagnato a torsione, la soluzione alle
tensioni tangenziali per quanto riguarda il taglio ci è fornita da un certo Jourawsky, che facendo un ipotesi
sul non svilupparsi di alcune tensioni e tramite un equilibrio alla traslazione di un concio sfettato
orizzontalmente ci fa valutare le come delle funzioni che variano in dipendenza del momento statico
della sezione stessa:
A questo punto per concludere la trattazione bisogna solo parlare di come calcolare il momento statico in
quanto per la formula di Jourawsky il taglio sollecitante è costante e noto, lo spessore del tratto come
l'inerzia della sezione sono noti a priori , quindi l'unico parametro incognito è il momento statico al variare
dell'ascissa curvilinea.
Il Momento statico al variare dell'ascissa è semplicissimo da calcolare disegnando uno zoom della sezione
per capire bene quali sono le distanze in gioco.
Se vogliamo calcolare il momento statico sull'anima possiamo osservare come la legge di variazione diventi
quadratica, infatti si ha che l'areola variabile con s è data
sempre da
ovviamente la che otteniamo utilizzando questa funzione di variazione va sommata al valore della
uscente dal nodo. Per cui, il momento statico totale nell'anima del profilo sarà :
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