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Geometria quadratica 1
In questo capitolo iniziamo lo studio della geometria quadratica, cioè della
geometria dei luoghi di punti del piano o dello spazio le cui coordinate soddi-
sfano ad un polinomio di secondo grado. Chiameremo questi luoghi coniche
o quadriche a seconda che siano nel piano o nello spazio rispettivamente. In
questo primo capitolo analizzeremo alcune situazioni particolari per procedere,
nel capitolo seguente, ad uno studio generale.
In altri termini, una sfera è il luogo dei punti dello spazio che hanno distanza R
dal punto C.
Rispetto a delle coordinate cartesiane di E3 la condizione (5.1) diventa
o, equivalentemente,
la (5.3) diventa
x2 + y2 + z2 + ax + by + cz + d = 0 (5.4)
che rappresenta una equazione polinomiale di secondo grado. Dato un poli-
nomio della forma (5.4), ci si chiede se questo rappresenti una sfera per ogni
quaterna a, b, c, d di numeri reali non tutti nulli. La risposta merita qualche
riflessione. Se a2 + b2 + c2 − 4d > 0 allora la (5.4) può essere riscritta nella
forma (5.2), mentre se a2 + b2 + c2 − 4d < 0 ciò non è possibile. Per esempio,
x2 + y2 + z2 − 2z + 2 = 0 diventa x2 + y2 + (z − 1)2 = −1 che chiaramente non
ammette soluzioni reali.
Fatta questa osservazione possiamo pensare che un polinomio della forma (5.4)
con a2 + b2 + c2 − 4d < 0 descriva una sfera i cui punti hanno coordinate imma-
ginarie che chiameremo sfera immaginaria. Allo stesso modo definiamo una
circonferenza immaginaria.
Primo metodo. Con riferimento alla Figura 5.1, tracciamo gli assi dei seg-
menti AB e BC (ricordiamo che, per definizione, l’asse di un segmento AB
è il luogo di punti del piano equidistanti da A e B; esso coincide con la ret-
ta perpendicolare al segmento, passante per il suo punto medio). Dato che i
tre punti A, B e C non sono allineati, gli assi dei due segmenti non sono pa-
ralleli e quindi si incontrano in un punto che chiamiamo O. Osserviamo che
d(O, A) = d(O, B) in quanto O appartiene all’asse del segmento AB. Analo-
gamente, d(O, B) = d(O, C) . Dunque O è equidistante da A, B e C, per cui la
circonferenza di centro O e raggio R = d(O, A) contiene i tre punti dati, come
richiesto. L’unicità della circonferenza con questa proprietà segue dal fatto che
O è l’unico punto equidistante da A, B e C.
asse di BC
A
O
asse di AB
B
C
Figura 5.1 – Costruzione della circonferenza passante per tre punti non allineati.
Allo stesso modo l’equazione della sfera per quattro punti non complanari A =
(x1 , y1 , z1 ), B = (x2 , y2 , z2), C = (x3 , y3 , z3) e D = (x4 , y4 , z4 ) è
++ 2
++ x + y2 + z2 x y z 1+++
+
++ x2 + y2 + z2 x1 y1 z1 1++
++ 21 1
2
1
2
++ x2 + y2 + z2 x2 y2 z2 1+++ = 0 .
+
++ x2 + y2 + z2 x3 y3 z3 1++
++ 23 3 3
x4 + y24 + z24 x4 y4 z4 1+
+
Sia adesso (O, {i, j, k}) un riferimento ortogonale dello spazio euclideo e sia
y
P
j
C i
O x
P
ϕ
k
i j
O
θ
x y
quali valori di t i corrispondenti punti della retta appartengono alla sfera, cioè
soddisfano all’equazione della sfera. Per determinare tali punti basta sostituire
il generico punto P della retta nell’equazione della sfera ed imporre che la
soddisfi. Si ottiene la condizione
"(P0 − C) + tu"2 − R2 = 0 ,
Abbiamo quindi dimostrato che una retta r ha due soluzioni reali distinte, due
soluzioni reali coincidenti o due soluzioni complesse coniugate con una sfera S
a seconda che la distanza della retta con il centro della sfera sia minore, uguale
o maggiore del raggio della sfera.
Le stesse considerazioni fatte sino ad ora e che faremo nel seguito valgono nel
caso di una retta ed una circonferenza in un piano euclideo.
Chiameremo seccante una retta che interseca una sfera in due punti reali di-
stinti, esterna una che incontra la sfera in due punti immaginari. Nel caso
1
Se u, v ∈ V3 l’identità di Lagrange è
in cui la retta incontra la sfera in due punti reali coincidenti diremo che la
retta è tangente alla sfera nel punto di contatto (il punto doppio ottenuto dal-
l’intersezione). Si osservi che tale definizione di retta tangente è puramente
algebrica.
In ogni caso una retta r tangente ad una sfera in un suo punto P risulta perpen-
dicolare al vettore posizione CP, dove C è il centro della sfera. Tale proprietà
discente direttamente dal fatto che la distanza di P da C è pari al raggio R del-
la sfera e che ogni altro punto della retta ha distanza maggiore di R dal centro C.
Consideriamo adesso, fissato un punto P0 dello spazio, il luogo delle rette per
P0 tangenti ad una data sfera dello spazio. Sia P un punto appartenente ad
una delle rette per P0 tangenti alla sfera S di centro C e raggio R. Allora il
vettore P − P0 ha la direzione della retta tangente. Segue che la retta per P0 con
direzione P − P0 interseca la sfera in due punti reali coincidenti. Dalla (5.7),
sostituendo u con P − P0 , si ottiene
%(P0 − C), (P − P0 )&2 − "P − P0 "2 ("P0 − C"2 − R2 ) = 0 .
Adesso, sostituendo nell’ultima equazione P − P0 = P − C + C − P0 , si ottiene
(dopo qualche conto)
[%(P − C), (P0 − C)& − R2 ]2 − ("P − C"2 − R2 )("P0 − C"2 − R2 ) = 0 . (5.8)
La (5.8) rappresenta l’equazione cartesiana del luogo delle rette per P0 tan-
genti alla sfera di centro C e raggio R. Geometricamente, se il punto P0 non
appartiene alla sfera, questo luogo rappresenta un cono di vertice P0 tangente
(circoscritto) alla sfera (per una definizione generale di cono si veda la sezio-
ne 5.2). Nel caso di una circonferenza il luogo delle rette per un punto P0
tangenti ad una circonferenza è formato da due rette. Si noti che se il punto
P0 è interno alla sfera si ottiene un cono immaginario, nel senso che è un cono
costituito da rette immaginarie. Analogamente, nel caso della circonferenza,
se il punto P0 è interno si ottengono due rette immaginarie.
si nota che, formalmente, l’equazione del piano tangente alla sfera in un suo
punto P0 si ottiene sostituendo ad uno degli argomenti il punto generico P con
il punto P0 . Da un punto di vista operativo, se l’equazione della sfera è
x2 + y2 + z2 + ax + by + cz + d = 0
a b c
xx0 + yy0 + zz0 + (x + x0 ) + (y + y0 ) + (z + z0 ) + d = 0 .
2 2 2
Questa operazione prende il nome di polarizzazione. Si osservi, inoltre, che da-
to un punto P0 , non necessariamente appartenente alla sfera, i punti di contatto
delle rette per P0 tangenti alla sfera soddisfano sia la (5.1) che la (5.8) e quindi
soddisfano la (5.9). Questo fatto mostra che il il piano descritto dall’equazione
(5.9) ha un ruolo importante anche quando il punto non appartiene alla sfera.
In particolare, data una sfera S ed un punto P0 dello spazio definiamo piano
polare del punto P0 rispetto alla sfera S il piano di equazione (5.9). Ovvia-
mente se P0 ∈ S, allora il piano polare di P0 coincide con il piano tangente alla
sfera in P0 . Inoltre, dalla simmetria della (5.9), discende il seguente fatto che
prende il nome di Teorema di Reciprocità: Se Q0 appartiene al piano polare
di P0 , allora P0 appartiene al piano polare di Q0 .
Nel caso della circonferenza nel piano la polare di un punto P0 è una retta
ed utilizzando il Teorema di Reciprocità si può dare una costruzione grafica
esplicita di tale retta come mostra il seguente esempio.
P1
P1 Q1
P0 P0
Q2
P2
P2
Figura 5.4 – Costruzione della polare per un punto esterno (a) e per un punto interno (b).
Mostriamo che la definizione di potenza non dipende dalla retta scelta per P0 .
Sia quindi r una generica retta per P0 che possiamo parametrizzare come P(t) =
P0 + tu con u vettore unitario. I punti di intersezione tra r e la sfera si trovano
risolvendo l’equazione quadratica (5.6) con "u" = 1, cioè
dove abbiamo indicato con d = d(P0 , C). Siano t1 e t2 le due soluzioni della
(5.11) e siano
P1 = P0 + t 1 u e P2 = P0 + t 2 u
i corrispondenti punti di intersezione della retta r con la circonferenza. Allora
P0 P1 = P1 − P0 = P0 +t1 u − P0 = t1 u e P0 P2 = P2 − P0 = P0 +t2 u − P0 = t2 u
Segue che l’asse radicale è la retta per P1 e P2 (Si veda la Figura 5.5 (a)). Se
invece le due circonferenze non si intersecano si può considerare una terza cir-
conferenza C che intersechi sia C1 che C2 in due punti distinti ed abbia centro
non appartenente alla retta congiungenti i centri delle due circonferenze C1 e
C2 . Denotato con r1 l’asse radicale tra C e C1 e con r2 l’asse radicale tra C e
C2 il punto P12 di intersezione tra r1 e r2 ha chiaramente stessa potenza rispetto
alle tre circonferenze C, C1 e C2 e quindi appartiene all’asse radicale di C1 e
C2 (Si veda la Figura 5.5 (b)). Scegliendo un’altra circonferenza e ripetendo il
procedimento si trova un altro punto dell’asse radicale.
C r2
r1
C1 C2 C1 C2
P12
Figura 5.5 – Costruzione dell’asse radicale per due circonferenze secanti (a) e per due
esterne (b).
Se le circonferenze non sono concentriche, allora uno tra a−a( e b−b( è diverso
da zero. Esplicitando, nella seconda equazione del sistema (5.14), la variabile
con coefficiente diverso da zero e sostituendo nella prima equazione si ottiene
un’equazione quadratica con coefficiente del termine di secondo grado sempre
diverso da zero (verificare) la quale, quindi, ammeterà due soluzioni reali di-
stinte, complesse coniugate o coincidenti. La Figura 5.6 mostra la posizione
reciproca delle due circonferenze e i corrispondenti punti di intersezione.
Dimostriamo adesso che, nel caso i punti base siano reali e distinti, una qua-
lunque circonferenza per i punti base appartiene al fascio. Sia quindi C una
circonferenza passante per P1 e P2 e sia P un altro punto di C che non ap-
partiene alle circonferenze C1 e C2 . Se non fosse possibile trovare tale punto
significa che C coincide con C1 o con C2 , da cui la tesi. Siccome P1 , P2 e P non
sono allineati, dalla Proposizione 5.1, esiste un’unica circonferenza che li con-
tiene la quale deve coincidere con la circonferenza C. Ma, essendo C1 (P) ! 0
e C2 (P) ! 0 (P non appartiene a C1 e C2 ), la coppia (λ, µ) = (−C2 (P), C1 (P))
definisce una circonferenza C( del fascio che contiene i punti P1 , P2 e P. Per
l’unicità della circonferenza per tre punti non allineati segue che C( = C.
la quale rappresenta una retta. Si osservi che l’equazione del fascio (5.15)
si riduce all’equazione di una retta se e solo se µ = −λ. Dal confronto con
la (5.13) si evince che la retta (5.16) coincide con l’asse radicale delle due
circonferenze base C1 e C2 .
Chiaramente se nella (5.15) si sostituisce una delle due circonferenze base
con una loro combinazione lineare si ottiene lo stesso fascio di circonferen-
ze. Quindi l’equazione del fascio (5.15), con circonferenze base C1 e C2 , può
essere sostituita con l’equazione
λC1 + µr = 0,
Allo stesso modo si possono considerare i fasci di sfere generati dalla combi-
nazione lineare dell’equazione di due sfere non concentriche, chiamate sfere
base. Il lettore dovrebbe ripercorrere quanto fatto in questo paragrafo per il
caso dei fasci di sfere.
si perviene all’equazione in s e t
"(P0 − C) + su + tv"2 − R2 = 0 ,
5.1.8 Esercizi
1. Determinare l’equazione della circonferenza avente centro nel punto di
intersezione delle rette y = x e x + y + 2 = 0 e passante per l’origine degli
assi .
• centro e raggio;
• l’equazione della retta tangente alla circonferenza in A;
• gli altri vertici del quadrato inscritto nella circonferenza ed avente
un vertice in A;
11. Date le circonferenze x2 +y2 = R21 e (x−α)2 +y2 = R22 con α−R2 > R1 , α >
0, determinare le equazioni delle rette tangenti alle due circonferenze.
12. Dimostrare che l’asse radicale di due circonferenze coincide con il luogo
geometrico dei punti del piano aventi la stessa potenza rispetto alle due
circonferenze.
x2 + y2 − 1
, -
−1 2x 2y
prN (x, y) = , ,
1 + x2 + y2 1 + x2 + y2 1 + x2 + y2
Definizione 5.7. Sia v un vettore della giacitura dello spazio euclideo E3 e sia
L una curva parametrizzata. Definiamo cilindro di direttrice L l’insieme delle
rette (generatrici) dello spazio con direzione v ed incidenti la curva L.
Definizione 5.8. Sia V un punto dello spazio euclideo E3 e sia L una curva para-
metrizzata. Definiamo cono di direttrice L l’insieme delle rette (generatrici)
dello spazio passanti per V ed incidenti la curva L.
v
V
L L
(a) (b)
Determiniamo le parametrizzazioni del cilindro e del cono. Sia L(t) = (x(t), y(t), z(t))
e sia v = (v1 , v2 , v3 ), allora un punto P appartiene al cilindro con direttrice L e
generatrici parallele a v se e solo se, per qualche t ∈ (a, b), il vettore P − L(t) è
parallelo a v, cioè se esiste s ∈ R tale che P − L(t) = sv. Segue che i punti del
cilindro sono dati da
P(s, t) = L(t) + sv = (x(t) + sv1 , y(t) + sv2 , z(t) + sv3 ) .
Il lettore più attento avrà subito osservato che il polinomio sopra è un polino-
mio omogeneo di secondo grado. Questo fatto non è una coincidenza ed infattii
si può dimostrare la seguente affermazione (la cui dimostrazione è lasciata per
esercizio): il luogo geometrico dei punti dello spazio le cui coordinate soddi-
sfano una equazione polinomiale omogenea rappresenta un cono con vertice
nell’origine.
5.2.3 Esercizi
1. Date le rette
2x + y + z = 1
−2x − z + 1 = 0
r( =
r= ,
x + 2y = −1
3x + y + z = 0
Iniziamo con il seguente problema: nel piano euclideo determinare il luogo dei
punti P tali che la somma delle distanze da due dati punti del piano F 1 e F 2
(chiamati fuochi) è una data costante positiva, denotata con 2a.
x2 y2
+ = 1, (5.17)
a2 b2
che prende il nome di equazione canonica dell’ellisse.
y
b
P
−a a
F2 F1 x
−b
x20 y20
+ = 1, (b( )2 = (a( )2 − c2 (5.18)
(a( )2 (b( )2
che, confrontata con la (5.17), implica che
, - , -
2 1 1 2 1 1
x0 2 − ( 2 + y0 2 − ( 2 = 0 .
a (a ) b (b )
Siccome (x0 , y0 ) sono soluzioni della (5.17) non possono essere entrambi nulli.
Segue dalla (5.18) che o a2 = (a( )2 o b2 = (b( )2 ed in ogni caso, per come sono
definiti b e b( , si conclude che a = a( .
In modo simile definiamo l’iperbole come: il luogo dei punti P del piano tali
che il valore assoluto della differenza delle distanze da due dati punti del piano
F 1 e F 2 (chiamati fuochi) è una data costante positiva, denotata con 2a.
Con calcoli simili a quelli svolti nel caso dell’ellisse si perviene all’equazione
x2 y2
− = 1 , b2 = c2 − a2 , (5.19)
a2 b2
che prende il nome di equazione canonica dell’iperbole. Per tracciare l’iper-
bole in forma canonica procediamo nel modo seguente. In questo caso la parte
dell’iperbole del primo quadrante si può descrivere tramite la funzione
/
x2
y=b − 1 , x ∈ [a, +∞) , (5.20)
a2
la quale, utilizzando i metodi dell’analisi matematica, ha come grafico quello
mostrato in Figura 5.9. In particolare, la funzione (5.20) presenta un asintoto
obliquo di equazione y = (b/a)x. In fine, descrivendo la parte dell’iperbole nei
restanti tre quadranti come grafico di opportune funzioni ed evidenziando le
simmetrie tra queste funzioni, si perviene al grafico dell’iperbole mostrato in
y=− ba x y= ba x
F2 −a a F1 x
Figura 5.9.
F
x
F
x
5.3.1 Esercizi
x 2 y2
1. Trovare due punti P e Q dell’ellisse 36 + 9
= 1 tali che assieme a A =
(6, 0) formino un triangolo equilatero.
2 2
x y
2. Sia R un rettangolo con vertici nell’ellisse 49 + 24 = 1 e con due lati
perpendicolari all’asse delle ascisse e passanti per i fuochi. Calcolare
l’area di R.
x2 y2
+ =1
a2 b2
si può parametrizzare nel modo seguente:
d
d
P0 = (d, 0, z)
P = (x, y, z)
γ
5.5.1 Ellissoidi
Si consideri nel piano y = 0 l’ellisse di equazione
x2 z2
+ = 1.
a2 b2
Ruotando l’ellisse attorno all’asse z si ottiene una superficie di rotazione, chia-
mata ellissoide di rotazione, la cui equazione, tenendo conto della (5.25),
è
x2 + y2 z2
+ 2 = 1. (5.27)
a2 b
L’aspetto della superficie, a seconda che a sia maggiore o minore di b, è mo-
strato nelle Figura 5.13 e Figura 5.14. È un esercizio utile descrivere le curve
ottenute intersecando l’ellissoide di rotazione con piani perpendicolari agli assi
coordinati. Per esempio, le intersezioni con piani perpendicolari all’asse delle
z di equazione z = c, c ∈ R, sono circonferenze (eventualmente immaginarie)
di equazione
z = c
x2 + y2 = a2 1 − c22 ,
2 3
b
La (5.28) rappresenta una superficie il cui aspetto è simile a quello delle Figu-
re 5.13 e 5.14. L’unica differenza è che nel caso in cui a, b, c siano distinti la
superficie non è di rotazione rispetto ad alcun asse.
z
5.5.2 Iperboloidi
Procedendo allo stesso modo del paragrafo precedente si consideri, nel piano
y = 0, l’iperbole di equazione
x2 z2
− = 1.
a2 b2
Ruotando l’iperbole attorno all’asse z si ottiene una superficie di rotazione,
chiamata iperboloide di rotazione ad una falda, la cui equazione, tenendo
conto della (5.25), è
x2 + y2 z2
− 2 = 1. (5.29)
a2 b
L’aspetto della superficie, è mostrato nella Figura 5.15. Anche in questo caso
il lettore dovrebbe studiare le intersezioni dell’iperboloide ad una falda con i
piani perpendicolari agli assi coordinati.
x2 y2 z2
+ − = 1, (5.30)
a2 b2 c2
la cui superficie corrispondente prende il nome di iperboloide ad una falda.
x2 y2 + z2
− = 1, (5.31)
a2 b2
5.5.3 Paraboloidi
In questo paragrafo consideriamo il caso in cui si ruota una parabola attorno ad
uno degli assi coordinati. Si consideri quindi, nel piano y = 0, la parabola di
equazione
x2 = 2pz .
x2 y2
+ = 2z , (5.34)
a2 b2
la cui superficie corrispondente prende il nome di paraboloide ellittico.
x2 y2
− = 2z . (5.35)
a2 b2
Questa equazione rappresenta una superficie che non ha un corrispondente di
rotazione come nei casi precedenti, cioè se nella (5.35) si pone a = b la cor-
rispondente superficie non è di rotazione rispetto a nessuno degli assi coor-
dinati. Il lettore può verificare questo fatto analizzando le intersezioni con i
piani perpendicolari agli assi coordinati e mostrando che non si ottengono mai
circonferenze.
La superficie rappresentata dalla (5.35) prende il nome di paraboloide iperbo-
lico o paraboloide a sella. Il nome a sella trova giustificazione nella sua forma
che assomiglia, per l’appunto, ad una sella, come mostra la Figura 5.18.
Come mostreremo nel prossimo capitolo le equazioni delle coniche e delle qua-
driche viste in questo paragrafo e riassunte nella Tabella 5.1 sono, in qualche
modo, fondamentali per la comprensione dell’equazione generale di una conica
o di una quadrica e, per questo motivo sono chiamate equazioni canoniche.
5.5.4 Esercizi
1. Dato l’ellissoide Q di equazione x2 + y2 + 4z2 = 1
x2 y2 z2
Ellissoide + + = 1 se due tra a, b, c sono uguali
a2 b2 c2
x2 y2 z2
Iperboloide ad una falda + − =1 se a = b
a2 b2 c2
x2 y2 z2
Iperboloide a due falde − − =1 se b = c
a2 b2 c2
x2 y2
Paraboloide ellittico + = 2z se a = b
a2 b2
x2 y2
Paraboloide iperbolico − = 2z mai
a2 b2
Tabella 5.1 – Equazioni canoniche delle cinque quadriche incontrate in questo paragrafo.
x2 y2
+ − z2 = 1
9 4
lungo due rette.