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MARCHESIELLO
MECCANICA
DELLE VIBRAZIONI
.....
lndice
Bibllografia 209
Capitolo 1
1.1 lntroduzione
In questo capitolo viene presentato lo studio della risposta di sistemi a un
grado di liberta, la cui comprensione e di fondamentale importanza quando
si vogliano analizzare sistemi phi complessi: come si dimostrera, un
qualunque sistema vibrante puo infatti essere studiato come combinazione
lineare di sistemi indipendenti, ciascuno con un solo grado di liberta.
Gli elementi di cui si compongono i sistemi oggetto delle nostre attenzioni
sono tre: un elemento massa, caratterizzato dalla costante m e infinitamente
rigido; un elemento molla, lineare, privo di massa, incapace di dissipare
energia e che produce una forza di richiamo elastico proporzionale, tramite
la rigidezza k, allo spostamento relativo dei suoi estremi; un elemento
smorzatore viscoso, anch'esso lineare e privo di massa, deputato a
rappresentare tutte le forme di dissipazione eventualmente presenti e che
produce una forza proporzionale, tramite la costante c, alla velocita relativa
dei suoi estremi. Questa schematizzazione non ha evidentemente la pretesa
di rappresentare fedelmente la varieta e la complessita. delle strutture reali
ma ha il pregio di condurre, con relativa semplicita, a un modello adatto a
fornire una spiegazione il phi delle volte accurata della realta.
Dei sistemi a un grado di liberta si prendono in esame sia la risposta
libera, ovvero Pandamento nel tempo del moto della massa a partire da
generiche condizioni iniziali, sia la risposta forzata, ovvero il comportamento
del sistema soggetto a un'azione estema, ponendo particolare attenzione
all'analisi della funzione di risposta in frequenza, vale a dire al moto della
massa quando viene applicata una forza che segue una legge armonica nel
tempo.
1
2 1 - Sistemi a un grado di libertii
x(t)
m
x(t) = A e st (1.2)
-c±�c 2 -4km
51,2 = 2m
(1.5)
(1.7)
(1.8)
(1.9)
(1.11)
(1.12)
e la (1.6) si riconduce a
§ 1.2 - Risposta libera 5
(1.13}
(1.14)
(1.15)
da cui
(1.16)
Poiche sia x0 sia v0 sono numeri reali, e necessario, per consentire che le
due equazioni (1.16} siano rispettate, che
(1.17)
(1.18)
(1.19)
con
(1.20)
(1.21)
f(t)
fo �----------------
(1.24)
in cui s1,2 sono definiti dalla (1. 5), o dalla (1. 7), e le costanti A1 e � devono
essere determinate imponendo le condizioni iniziali. E bene ricordare che le
condizioni iniziali vanno imposte sulla soluzione completa e non sulla
soluzione della sola omogenea. Per un sistema sottosmorzato, la (1.24) si
riconduce alla
(1.25)
8 1 - Sistemi a un grado di liberta
{lo /k + a = x0 =0
(1.26)
- (mna + mdb = v0 = 0
(1.27)
il cui andamento e rappresentato nella figura 1.4. Nel caso particolare in cui
il gradino sia unitario ( lo = 1) la risposta ( 1.27) assume il nome di
ammettenza indiciale.
immaginaria. Con questa notazione, l'equazione del moto del sistema si puo
scrivere nelle forma complessa
x = A ei(clt+q,) (1.33)
che evidenziano come sia il modulo sia la fase della risposta siano funzioni
del rapporto tra la pulsazione dell'eccitazione e la pulsazione naturale del
sistema, oltre che del fattore di smorzamento (.
10 1 - Si.stemi a un grado di liberta
10
oL_-=:::::::2�����-=""==="='--
1 2 0/ro 3 4 5
n
o��
-45
._. -90--------------------
-135
1 2 0/ro 3 4 5
n
Figura 1.5 Modulo e fase della riposta alla forzante armonica
(( = 0.05, 0.1, 0.2, 0.4, ../i12, 1.0, 2.0)
§ 1. 4 - Risposta alla forzante armonica 11
Gli andamenti di A e tp sono rappresentati nella figura 1.5 . Nel caso in cui
lo smorzamento sia nullo, quando n = mn l'ampiezza di oscillazione tende a
infinito e la fase tp assume un fonna indeterminata, passando dal O a -a :
si dice che il sistema e in condizioni di risonanza. In presenza di
smorzamento, la fase passa con continuita da O a -a, assumendo il valore
-a /2 con n = mn, qualunque sia l'entita dello smorzamento, mentre
l'ampiezza di oscillazione mostra un massimo fmche ( < ./2/2 per poi
assumere un andamento monotono decrescente. Cio si puo facilmente
spiegare cercando il massimo della funzione A al variare di r. Si ha infatti
che
(1.35)
dove mr e la pulsazione di risonanza. che esiste solo per ( < ./2/2. Questa
definizione, in presenza di smorzamento, non e universalmente accettata e
alcuni autori preferiscono indicare con risonanza la condizione in cui la fase
e pari a -rr./2, cioe n = mr = mn. E opportuno notare pero che il fattore di
smorzamento assume solitamente valori dell'ordine di qualche punto
percentuale ( ( =0.01 +0.1) e che quindi le due definizioni, dal punto di
vista quantitativo, sono pressoche coincidenti.
Con la (1.34) si calcola anche il valore del massimo dell'ampiezza di
oscillazione
(1.36)
(1.38)
20
-20
-40L..----��-�............ �..............JL.....-_��............��.............-........�
0.1 1 0./ron 10
0 f=:::::�=========:::::�
-45
-
0
-135 --
-180 1..----���-------.........i...-::::::===::�����
0.1 1 0./ron 10
-3
-6 L------------'-----------'
0 1 n/ron 2
0
-........
0 -5
-10.___________.___________.
1 n/ron 2
Figura 1.7 Parte reale e immaginaria di Q (( = o.os, 0.1, 0.2, 0.4, ..fi.12, 1.0, 2.0)
§ 1. 4 - Risposta alla forzante armonica 15
�(Q(O)] 9t(Q(!l)]
1.4.1 Battimento
= =
Se n mn la pulsazione Ee piccola e mme mn : e quindi lecito interpretare la
(1.41) come una annonica di ampiezza elevata (c e a denominatore) alla
pulsazione mme detta portante, ampiezza pero modulata da una seconda
armonica di pulsazione £, detta modulante. Si ottiene pertanto il tipico
fenomeno di battimento, che altro non e se non il risultato della somma di
due annoniche con frequenze vicine (figura 1.9). Sul princ1p10 del
battimento si basa un effetto sonoro detto battimento acustico ottenuto
suonando contemporaneamente due canne d'organo accordate a frequenze
quasi uguali. I registri dell'organo che lo producono vengono detti battenti
oppure oscillanti, e hanno avuto origine in Italia nel XVI secolo. 11 phi antico
di essi veniva denominato fiffaro, poi phi usualmente voce umana: si diffuse
a partire dal XVII secolo per poi entrare stabilmente delle disposizioni
foniche degli organi italiani nel secolo successivo 1 •
'i'
x(t)
2rt/E
cosicche
(1.43)
1.5 Trasmissibilita
Si definisce trasmissibilitd del sistema della figura 1.1 il rapporto tra la forza
applicata e la forza che si scarica a terra tramite il vincolo. Piu in generale si
indica con il termine trasmissibilita il rapporto tra due ampiezze
commensurabili (per esempio spostamento su spostamento, forza su forza),
e
una delle quali interpretata come ingresso e l'altra come uscita.
-20......._________,.____________
0 1 2 O./ro 3
n
Figura 1.1 O Trasmissibilita (' = o.05, 0.1, 0.2, 0.4, ../212, 1.0, 2.0)
= �1 + (2(r)2
ITI (1.45)
�(1- r 2J
+ (2(r) 2
18 1 - Sistemi a un grado di libertd
(1.46)
a
Ceq =-- (1.48)
Jr n
Sulla base dell'equazione del moto
§ 1. 6 - Smorzamento isteretico 19
avendo posto 17 = al(trk). La costante 17, detta fattore di perdita, dipende dal
tipo di materiale e quantifica la sua capacita di dissipare energia. Tra 77 e (,
fattore di smorzamento del sistema viscoso equivalente, sussiste la
relazione, ricavabile dalla (1.48)
(1.50)
X= fo (1.51)
k -1'1lil 2 + ikTJ
lo(n� = -IXI = -
A 1
= ----;::::===
folk folk �( - , ) + 1/2 1 2
(1.52)
1/
tg<p = -
1-, 2
20 1 - Sistemi a un grado di liberta
20
-20
-40.._______�_,__��-�-��..........................-----
0.1 1 0./ron 10
-
0
-135
-180 l_...._�___...................._._....____::::::::::i:::;�iiliii;;ai..;;;;�-
0 .1 1 0./ro 10
n
Figura 1.11 Diagramma di Bode del sistema con smorzamento isteretico
(11 = 0.1, 0.2, 0.4, 1.0, 2.0)
§ 1. 7 - Risposta all'impulso 21
aA =O => n-m -m
- r - n (1.53)
dr
3[Q(.Q)] 9l[Q(Q)]
1. 7 Risposta all'impulso
11 calcolo della risposta a una forzante generica richiede la conoscenza della
risposta all'impulso del sistema, risposta che si va ad esaminare.
Si definisce impulso unitario o delta di Dirac la funzione o(t - t 0 ) , ma
sarebbe phi corretto parlare di distribuzione, caratterizzata da
22 1 - Sistemi a un grado di libertci
b"(t- t0) = 0,
t =to (1.54)
00
-oo
•[\ 6(t)
fo
-£12 £12 t
Per qualunque istante, eccetto che in quello iniziale, l'equazione del moto e
la (1.1) che si riporta qui per comodita
mx+cx+kx=O
•'
§ 1. 7 - Risposta all'impulso 23
£/2 £/2 t
mx(o }+ �� [c
+
Jx d-r + k J Jx dt d-r ] =0 (1.57)
-c/2 -e/2 -£/2
A questo punto ipotizzando, come e ragionevole, che tutta la x(t) sia limitata,
cioe non tenda a infinito, tra -e/2 e e/2 , si ottiene che il limite degli
integrali a primo membro e nullo. Di conseguenza anche x(o+ 0 , il che )=
costituisce la prima condizione iniziale. Integrando ora la (1.56) una sola
volta si ha
[ £/2 ]
m.x(o )+ lim KJx dt =1
+
(1.58)
£�0 -£/2
nella quale si sono gia. imposte le condizioni di cui sopra. Poiche il secondo
membro della (1.58) assume un valore fmito, anche la velocita. x(o + ) deve
essere finita. Dato che il limite a pri.mo membro e nullo perche x(t) e
limitata, la (1.58) fornisce allora la seconda condizione iniziale
(1.60)
(1.61)
·-
§ 1. 8 - Integrale di convoluzione 25
f(t)
t
L\t 2 3L\t
t
L\t
Figura 1.14 Forza generica
J J
DO 00
B
y(t) x{t)
a
m
s
e
L'equazione
mx + c(x - iJ) + k(x - y) = 0 (1.66)
2(r
tgtp = - -1---,-2 (1.69)
§ 1.10 - Masse eccentriche 27
fv( ) l+i2 (r
T(O.)= t _ =(k+illc) X =r 2
2 i.Clt
(1.73)
Mem.n e Mero:
n l-r 2 + i2�·
"'r
28 1 - Si,stemi a un grado di liberta
20
-20
-40 ....______.__.___............._____.___...........___,__�___._���___,__.__.
0.1 1 fl/ro 10
n
Figura 1.16 Trasmissibilita con masse eccentriche (( = 0.05, 0.1, 0.2. 0.4, 1.0, 2.0)
Capitolo 2
2.1 lntroduzione
Molti sistemi vibranti possono essere rappresentati da modelli matematici
semplici, come i sistemi ad un grado di liberta, che spesso sono in grado di
esprimere le principali caratteristiche dinamiche con un sufficiente grado di
precisione. Frequentemente pero questa idealizzazione non e possibile ed e
necessario ricorrere a modelli piu sofisticati, come i sistemi discreti a piu
gradi di liberta, oggetto di studio di questo capitolo, o i sistemi continui, che
verranno analizzati nel capitolo successivo. La scelta ovviamente dipende
dal grado di precisione che si vuole raggiungere nella descrizione delle
caratteristiche dinamiche del sistema vibrante.
Nel seguito ci si limita allo studio dei sistemi vibranti il cui
comportamento e descritto da equazioni differenziali lineari, che prendono
appunto il nome di sistemi lineari. E' anche possibile estendere le
conclusioni di questo capitolo al caso di alcuni sistemi non lineari, purche Ii
si consideri nell'intomo di particolari punti di equilibrio. Nell'ambito dei
sistemi lineari a molti gradi di liberta. si fara. riferimento esclusivamente ai
sistemi naturali, caratterizzati dal possedere un 'energia cinetica esprimibile
come forma quadratica rispetto alle velocita generalizzate. Un'altra ipotesi
alla base della successiva trattazione e che le eventuali azioni smorzanti
siano riconducibili alla cosiddetta funzione dissipativa di Rayleigh:. si tratta
delle forze di dissipazione viscosa, gia. introdotte nel capitolo precedente.
Per lo studio di sistemi non inclusi in questa trattazione, come ad
esempio quelli che manifestano fenomeni giroscopici (di tipo non naturale), si
rimanda ai testi speda1izzati concernenti i metodi della meccanica analitica
o, limitatamente ad alcuni aspetti, all'appendice A.
29
30 2 - Sistemi a molti gradi di liberta
fi
fi
•
e si cerchi una soluzione sincrona, caratterizzata cioe dal fatto che tutte le
masse possano muoversi secondo un unica funzione del tempo. Tale
soluzione puo essere espressa nella forma:
essendo {X0 } un vettore costante e non nullo e g(t) una funzione generica
del tempo. Derivando due volte rispetto al tempo l'equazione (2.5) e
sostituendo nella (2.4) si ottiene:
(2.6)
(2.8)
-m
2
[mKX0 }cos(mt + t9)+ [k]{x0 }cos(wt + t9)= {o} (2.11)
Affinche ii vettore {X0 } sia diverso dalla soluzione banale (ovvero nulla) deve
valere la relazione
det[k]- m2 [m])= 0 (2.13)
ovvero gli autovettori, che prendono anche il nome di /orme modali del
sistema ad n gradi di liberta: come e
noto, gli autovettori sono definiti a
meno di una costante moltiplicativa (si veda pero il § 2.6 per ii caso di
autovalori ripetuti). L'autovalore m; e l'autovettore W'r } caratterizzano ii
modo proprio r-esimo.
Risolvendo I'autoproblema (2.12) si ottengono due matrici: la matrice
degli autovalori, diagonale e definita come
34 2 - Sistemi a molti gradi di liberta
oif 0 0 0
dove A,. e 'l?r dipendono dalle condizioni iniziali, ovvero dalle posizioni e
dalle velocita assegnate all'istante zero.
(2.21}
(2.22)
(2.25)
Ne consegue che
se OJr =I:- OJ5 allora Ws Y[m]w,r}= 0 (2.26)
se OJr = OJ5 allora Wr Y [m]w,r }= mr >0 (2.27)
La (2.26) esprime l'ortogonalita degli autovettori rispetto alla matrice di
massa, mentre la costante mr che compare nella (2.27) prende il nome di
massa modale r-esi.ma ed e una quantita positiva, in virtu del fatto che la
matrice di massa e definita positiva. Inoltre dalla prima delle (2.22) deriva
che
se OJr =I:- OJ5 allora Ws f[k]w,r}= 0 (2.28)
se OJr = OJ5 allora Wr f[k]{y,r}= k,. = mrW: � 0 (2.29)
La (2.28) esprime l'ortogonalita degli autovettori rispetto alla matrice di
rigidezza, mentre la costante positiva k,. che compare nella (2.29) si chiama
rigidezza modale r-esima.
Mediante la matrice modale, le proprieta dimostrate si possono
sintetizzare nelle seguenti espressioni:
[q,f[ml'I']= diag(mr ) matrice delle masse modali (2.3 0)
[q, Y [k }'1'] = diag(k,.) matrice delle rigidezze modali (2.31)
Le due matrici sono diagonali e si dice che gli autovettori sono m-ortogonali
e k-ortogonali.
36 2 - Sistemi a molti gradi di liberta
con i coefficienti c, non tutti nulli (cosa che implica la dipendenza lineare).
A questo punto si premoltiplica la combinazione lineare per il vettore riga
UVs Y[m], ottenendo
n
L c, UV Y[m]{y,, }= 0
,.,.1
s (2.33)
(2.34)
1 0 OJ 1 -2 lJ
[
[m]= [0 2 0 , [k]= -2 4 -2
0 0 1 1 -2 1
O O O
[A]= [0 0 0J
0 0 4
1 3 lJ
[
['P]= 1 1 -1
1 -1 1
38 2 - Sistemi a molti gradi di libertiz
e si calcola
O
['PY[ml'I'] = 4 4 o
4 12
[ J
0 0 4
i primi due autovettori non sono m-ortogonali tra di loro. Una scelta phi
appropriata puo essere allora
(2.36)
(2.42)
40 2 - Sistemi a m.olti gradi di libertd
n
['1' X11(t)} = L Wr 17r (t) =L Wr XA,. cos(a,r t) + Br sin(mr t ))
n
{x(t )} = (2.46)
r=l r:l
e la si valuta in t=0
§2.8 - Disaccoppiamento delle equ.azi.oni-Analisi modale 41
Questa strada non solo non implica l'inversione della matrice modale ma
non richiede neanche che questa sia nota completamente: nell'equazione
(2.48) intervengono esclusivamente l'autovettore r-esimo e i parametri del
modo r-esimo. Cio rappresenta un notevole vantaggio in quanto, per
considerare il contributo alla risposta complessiva dei primi m modi di un
sistema, e necessario calcolare solo i primi m modi stessi. Questo riduce
drasticamente i tempi di calcolo quando si considerano sistemi con molti
gradi di liberta, per cui risulta m << n , non essendo necessario risolvere
completamente l'autoproblema.
2.8.2 Esempio
Si consideri il sistema a due gradi di liberta indicato nella fi.gura 2.4 e
caratterizzato dai seguenti valori:
m1 = 5 kg, 77½ = 10 kg
k1 = ki = 2N/m, k3 = 4N/m
Le coordinate scelte come gradi di liberta sono gli spostamenti assoluti
orizzontali delle due masse rispetto alla condizione di equilibria statico.
Con riferimento alla (2.2) e facile scrivere le equazioni del moto in forma
matriciale
-½I-: -6 1�
e analogamente
2
diag(/c,)=[�nk1�1=[�
-½]=[�
§2.8 - Disaccoppiamento delle equazioni-Analisi modale 43
modol
,_.._ __ I
,
I
____
modo II
Nella fi gura 2.5 sono indicate due diverse rappresentazioni gra:fiche delle
deformate modali. In particolare si noti che la seconda deformata modale
presenta un nodo, owero un punto N avente spostamento modale nullo, cui
pero none associata alcuna massa. I punti a spostamento modale massimo
o minimo si chiamano invece ventri. Il concetto di nodi e ventri risulta piu
chiaro nel caso dei sistemi a parametri distribuiti, per i quali tali punti sono
sempre dotati di massa.
Si supponga ora di voler calcolare la risposta del sistema a certe
condizioni iniziali. Si propongono due diverse situazioni.
• caso 1 {x0 }= [o O Y, {v0 }= [2 2f
Si sceglie di invertire la matrice modale utilizzando la trasformazione modale
inversa
44 2 - Sistemi a molti gradi di liberta
si ottiene
Nella figura 2.6 si riportano gli andamenti degli spostamenti delle masse in
funzione del tempo: il sistema oscilla con la pulsazione mi mentre non
compare affatto la pulsazione m2 • Si sottolinea che questa situazione, in cui
e
un solo modo eccitato e le due masse si muovono in fase, e
dovuta alla
particolare scelta delle condizioni iniziali. Se una delle due masse fosse
nascosta da uno schermo, osservando il moto dell'altra massa a fronte di
e
queste condizioni iniziali, si concluderebbe che il sistema ad un grado di
liberta e tale conclusione sarebbe ovviamente errata. In generale invece ci
sono sempre i contributi di tutti i modi, che in assenza di smorzamento non
si estinguono mai.
_ 1 [l l][5 0 ]{1}- 1
A1
- 15 0 10 0 - 3
§ 2. 8 - Disaccoppiamento delle equazioni - Analisi mod ale 45
e analogamente
2 [5 0]{1} =-
2 5 0
� =-[1 -1/2] B2 = �[1 -1/2][ O ]{ } = 0
15 0 10 0 3 15 0 10 0
1 - ½
½cos(mi t) 3 cos(<21it)- cos(mit)
3
2
0 1
·i::Q, 0
-1
....
-2
�
-3
i 1
0
0.5
·[-0.5
-1
20 40 60 80 100
Tempo [s)
Figura 2.6 Ampiezze di oscillazione della prima massa (linea continua) e della
seconda massa (linea tratteggiata) per ii sistema a due gradi di liberta
n-diverse condizioni iniziali
i
46 2 - Sistemi a molti gradi di libertd
f
In generale la matrice ['I' [c }'¥] non e diagonale e cio implica che non e
possibile utilizzare la matnce modale del probkroa non smorzato per
disaccoppiare le equazioni del moto del sistema smorzato. In questo caso,
mofto comune nella pratica, si parla di smorzamento viscoso non
proporzionale o generalizzato.
Esiste pero un particolare tipo di smorzamento viscoso, detto
£foRorziong.le, �caratterizzato dal fatto che la matrice ['Pf [c Jq,] risulta essere
diagonale. E' una situazione di un certo interesse in quanto la trattazione
matematica e molto semplificata rispetto al caso non proporzionale e, in
caso di smorzamento di piccola entita, e possibile approssimare lo
smorzamento non proporzionale con quello proporzionale, senza con cio
commettere errori eccessivi.
Si puo dimostrare che l'espressione di validitil ge.nerale pe!_' _µna matrice
�orzamento viscoso proporzionale e la seguente_�rie di £aughey
(2.54)
Si consideri allora quest'ultimo caso e si seguano tutti i passi visti finora per
disaccoppiare le equazioni del moto. Risulta
(2.56)
n
{y,s Y[mKx(t)}= L {vt Y[m]{y, XA,. cos(m rt)+ B
s r d r
a1 t
sin(mdr t))e-(, , (2.61)
r=l
e la si valuta in t = 0, si ricava
n
Ws Y[mKxo}= LA,. {y,s f [m]{y,r }= Asms
r=l
(2.62)
§ 2.10 - Ri.sposta alla forzante armonica 49
(2.63)
(2.64)
n vettore /j<?Qn= ['PY {f(t)} prende u nome di vettore dezze Jorze modali.
Ciascuna aelle (2.64) puo essere integrata separatamente utilizzando
l'integrale di convoluzione; nel caso di sistemi sottosmorzati la soluzione
completa in termini di coordinate modali e:
{ e-(, w, t
1/, (t) = e -,, ..,, (cos(llldr t) + � r sin(llld,t)]7/,(o) +-- sin(a,drtfir (o)
1- (; OJdr
(2.65)
(2.68)
(2.69)
Y
(7c,. - n 2 mr + incr )11r (t) = {'Pr {F0 }e int (2.70)
valida anche nel caso di un vettore {F0 } complesso, ovvero nel caso di n
forzanti non in fase tra di loro. A questo punto si definisce la recettanza,
funzione complessa della frequenza di eccitazione, come
a-k(n)=
J (2.73)
FiO =O,Vi;tk
X10 0 V'1r
0
t
X20 '1'2r
... 'l'kr . . . 'l'nr ]
= ['1'1r '1'2r
(2.74)
X10 r=l k,. - �n2 + iOcr Fko V'fr
Xno 0 'l'nr
52 2 - Si.stemi a molti gradi di liberta
da cui si ricava
X.O = � 'l'krFko'l'Jr
,-,.2 + ;r,, (2.75)
J LJ kr - m,:i.1.
r=l i:i.1.C,
l a}...."' (n)=�
LJ 1r
r=l '"T
'l'jr�kr
- m,illr.
,-,.
.
1. + X'\
-�
- LJ 2 n2
'Pjr'Pkr
�1.c, r=l m, - ill.I. + l·2r ,-,.
� ,:i.1.m,
(2.76)
(2.77)
2.10.3 Esempio
Si consideri un sistema a tre gradi di liberta con smorzamento viscoso
proporzionale, caratterizzato dalle seguenti matrici di massa (kg) e rigidezza
(N/m):
[1 0 OJ [ 1800 -1000 0 ]
[m]= 0 1 0 e [k] = -1000 2000 -1000
0 0 12 0 -1000 2100
z -40
....
]. -60
-....
-"" -80
ti
--100
z
i -50 1----------
l1-lSO
-50
z
... -100
].
al
"" -150
-200
-250 �--___.____.___.___.__��-�__.___.___._..___...........__________.__�
1 ° 1 2
10· 10 10 10
Frequenza [Hz]
Figura 2.7 Rappresentazione in scale doppio-logaritmiche delle recettanze a11 ,
[½1 e a31 per ii sistema dell'esempio 2.10.3
§ 2.10 - Risposta alla forzante arm.onica 55
-30
Z -60
-7 0
:§.
-...lg -80
- -90
-
...
-100
-110
-120
0 2 4 6 8 10 12
Frequenza [Hz]
1 -0. 91
�
0.857 ]
-0.0931 -0.03
ovvero
[[�] [�?Jw}+ [l�l -t��}= {0}
]
2nxl (2.82)
Le matrici [A] e [B] sopra definite sono simmetriche, essendo tali le matrici
di massa, di rigidezza e smorzamento viscoso.
La soluzione dell'equazione (2.83) viene cercata nella forma {y}= {Y0 }est ,
da cui si ottiene l'autoproblema
(2.84)
(2.86)
con sr = -br/a,, (r = 1,2, ... ,2n). Si sottolinea il fatto che la parte reale di
ciascun polo s, e sempre negativa, cosa che assicura la stabilita. di tutti i
sistemi considerati in questo testo. Va detto tuttavia che in numerosi ambiti
di interesse ingegneristico esistono esempi di fenomeni di instabilita, come
nel caso del flutter e della dinamica dei rotori.
Disponendo gli autovettori per colonna si ricava la matrice modale nello
spazio degli stati
(2.89)
{t:n
stati
{y(t = o)}= fuo}= (2.94)
Come e gia stato osservato, questo procedimento pero non viene di norm.a
scelto, in quanto comporta un notevole onere computazionale, soprattutto
quando il numero di gradi di liberta e molto alto. In alternativa si segue una
seconda strada, in cui si sfrutta l'ortogonalita degli autovettori rispetto alla
matrice [A]. I1 vettore dello spazio degli stati puo essere scritto nella forma
seguente:
2n
{y{t)}= [0K11{t)}= L {?Jr 17r (t) (2.96)
r=l
2n
{1's Y[A]fyo}= L {1's Y[AK?Jr 17ro (2.97)
r=l
ottenendo
(2.98)
(2.100)
(2.103 )
(2.104)
e quindi
(2.105)
(2.106)
Yw 0 �lr
Y20 0 � 2,
2n [&,. i.92, . . . ... t92nr]
� (2.107)
YJo
=I
r=l
T
b, + ina,. Fko iJ.JT
Y2no 0 t92nr
da cui si ricava
(2.108)
dove il termine ,AJk = r)Jr 7Jkr /a,., detto costante modale (o residuo), e una
quantita. complessa. E interessante osservare che, nel caso di n + 1 � j � 2n,
dalla (2.108) si ottiene direttamente l'espressione della mobilita, visto che la
seconda parte del vettore di stato contiene le velocita.. E utile inoltre
osservare che, nel caso di sistemi sottosmorzati, la recettanza puo anche
essere scritta nella forma
(2.109)
Cio dipende dal fatto che sia i poli sia gli autovettori sono coppie complesse
coniugate e pertanto i contributi modali effettivi sono in numero pari a n.
Vandamento qualitativo delle recettanze non si discosta da quello dei
sistemi con smorzamento proporzionale, per cui si estendono ovviamente
anche tutte le considerazioni ad essi relative.
62 2 - Sistemi a molti gradi di liberta
(2.110)
Nonostante il problema agli autovalori non abbia alcun senso fisico (non si
puo studiare il comportamento libero nel caso di smorzamento isteretico) e
tuttavia possibile formalmente calcolare autovalori ed autovettori, allo scopo
di utilizzarli nello studio del comportamento forzato, per disaccoppiare le
equazioni del moto.
Se la parte immaginaria [h] della matrice di rigidezza complessa e
proporzionale a quella di massa e rigidezza reale, allora la matrice modale
del problema non smorzato ['P] e in grado di diagonalizzare [h] e si procede
come nel caso di smorzamento viscoso proporzionale. Se invece [h] non e
proporzionale non e necessario passare allo spazio degli stati. lnfatti per
giungere all'autoproblema si cerca la soluzione dell'equazione del moto
libero nella forma {x(t)}= {X0 }est , ottenendo:
(2.113)
- ··
m,TJ, + "-rT/ �r }T{F,o } e
£: , ::: f.lY' illt
(2.114)
f, =;; = w,Y([k]+i[h])w,}
(2.115)
m, w,Y[mlw,}
e spesso, per analogia con il sistema privo di smorzamento - equazione
(2.29) - si scrive
� === @; (1 + i P,)
La quantita complessa � viene cioe scomposta in una parte reale @� con le
dimensioni di una pulsazione al quadrato ed in una parte immaginaria, che
indica la capacita di dissipare energia per mezzo del fattore di perdita
modale P,. Si precisa che la quantita iiJ, in genere differisce dalla
pulsazione propria OJ,, cioe quella del sistema in assenza di smorzamento
(alla quale pero tende quando P, ---+ 0 ) .
La soluzione dell'equazione (2.114) viene cercata come di consueto nella
forma TJ, (t)::: 7/,o eillt e si giunge alla seguente equazione:
(2.116)
(2.118)
Capitolo 3
3.1 lntroduzione
Dopo aver analizzato il comportamento dinamico dei sistemi discreti a molti
gradi di liberta, detti anche a parametri concentrati, si affronta in questo
capitolo lo studio dei sistemi continui, caratterizzati da massa, rigidezza e
smorzamento distribuiti sull'intero sistema.
La posizione dei punti in un sistema a parametri distribuiti e identificata
da una, due o tre coordinate spaziali. Dato che nel dominio O del sistema
continua esistono infiniti punti, il sistema puo essere considerato ad infiniti
gradi di liberta.
In questo capitolo ci si limiters. allo studio delle travi e delle aste, di
notevole interesse dal punto di vista ingegneristico. La metodologia proposta
e tuttavia di valid.its. generale e puo essere estesa anche al caso di sistemi
vibranti phi complessi, quali membrane, piastre e gusci.
65
66 3 - Sistemi a parametri distribuiti
au
u u+-dx
ax
I 111-I
Si dx
s;
dN d2 u
N+-dx-N-µdx-=0 (3.1)
ax 2 at
68 3 - Sistemi a parametri distribuiti
faccia
negati�
iJN
N N+-dx
ax
'-----raccia
positiva
Figura 3.3 Forze agenti sull'elemento infinitesimo di trave durante le vibrazioni assiali
ovvero
(3.2)
au
u+-dx-u=-dx
au
ax ax
per cui la deformazione unitaria risulta essere
dU
£=- (3.3)
ax
Dalla legge di Hooke, che lega lo sforzo alla deformazione attraverso il
modulo di elasticita, si passa a
N au
a=-=&=E- => N=AE au (3.4)
A i)x ax
dove Ee il modulo di elasticita longitudinale o modulo di Young, misurato in
N/m 2 nel Sistema Intemazionale (S.I.), mentre A e l'area della sezione
trasversale dell'asta.
Supponendo che il modulo di Young sia costante e che la sezione
trasversale si mantenga costante (si trascura la contrazione trasversale),
dalla (3.4) si ha:
(3.5)
§ 3. 3 - Vibrazioni libere assiali delle aste rettilinee 69
(3.7)
Si osserva che sia il primo sia il secondo membro della (3.10) non dipendono
dalla variabile spaziale ne da quella temporale e sono quindi costanti
rispetto a queste variabili: per comodita si chiama questa costante - @ / c2 .
2
(3.11)
aM a2 i1
M+-dx-M-1 -dx=O
ax u at 2
cioe
(3.14)
Nel caso di una sezione circolare o anulare, dalla teoria delle travi si ottiene
la seguente relazione:
atJ
M=GJ (3.15)
p ax
M
a2z9
lu--dx
at
2
a
M+ M dx
ax
a219 GJ a2 19
--=--P--=c a2z9
2 --
(3.16)
at 2 Iu ax 2 cJx 2
che ricorda l'equazione vista per le aste (3.7). La costante cha sempre le
dimensioni di una velocita. ed e data da
iJM aT dx dx
M+-dx-M+ (T+-dx) -+T-=0 (3.19)
ax ax 2 2
ar
-:;- - µ-
a2 u
+ J(x,t) = O (3.20)
ox at2
mentre l'equazione (3.19), trascurando gli infinitesimi superiori (in dx2 ),
diventa
aM
-+T=O (3.21)
ax
relazione che, come e noto, vale anche nel caso statico.
§ 3. 5 - Vibrazioni jlessionali di travi rettilinee 73
ffffffffffff t
/{x, t)
r + ar cix M + aM cix
ax ax
G
y,u
-
dx
Dalla teoria delle travi discende che il momenta flettente e proporzionale alla
curvatura della deformata, la quale, trascurando la deformazione a taglio, e
la derivata seconda dello spostamento
(3.22)
a 2u
M =El
ax 2
(3.23)
(3.24)
a 2u
T=-�(EI )
ax ax 2
(3.26}
d4dt
EJ-'f' -µai2 ¢(x)= 0
dx4
Posto
2
P4=µ0J
El
si ricava la soluzione della (3.29}, detta autofunzione o form.a modale, nella
forma
Estremita.
spostamento nullo f/J= 0
) appoggiata
1"A momento nullo EI¢l=O
r-{
Estremita
incastrata
pendenza nulla f=O
Bsin(pl)+ Dsinh(pi)= 0
(3.34)
-Bsin(pl)+ Dsinh(pi)= 0
2 sin(pl)sinh(pl) = 0 (3.35)
Dunque siha
sin(pl) = 0 (3.36)
da cui discende D =0e
rn r = 1,2, ...
/3=l (3.37)
mentre la risposta della trave a condizioni iniziali non nulle si scrive nella
forma
modal
·I
Figura 3.7 Prime tre forme modali di una trave semplicemente appoggiata
estremita incastrata
{¢(x = 0) = 0 spostamento nullo
¢'(x = 0) = 0 pendenza nulla
(3.40}
{EI¢"(x = l) = 0 momento nullo
estremita libera
EI¢·(x = l) = 0 taglio nullo
ovvero
cosh(pz)cos(pz)+ 1 = 0 (3.44)
modo II.
modofil
(3.45)
(3.54)
[
3. Vi brazioni flessionali di travi di Eulero-Bemoulli
a2 v +-
µ(x)-
a2 EI(x)-
a2 v] =0
at
2 2
ax 2
ax
(3.55)
2
con M = µ(x) e K = a 2 [EI(x) a:]
ax ax
La dimostrazione che l'operatore di massa Me autoaggiunto e banale e
pertanto viene omessa, mentre per l'operatore di rigidezza K bisognerebbe
dimostrarlo per ciascuno dei casi tipici considerati.
A titolo di esempio si considerano le vibrazioni trasversali di una trave di
Eulero-Bemoulli con µ e EI costanti lungo la trave. Dunque si vuol
dimostrare che, date due autofunzioni ¢>, e ¢1 (che ovviamente soddisfano le
condizioni al contomo), risulta:
(3.56)
. Si osserva ora che il primo addendo a secondo membro della (3.57) e nullo
per ognuna delle condizioni al contorno indicate nella tabella 3.1.
Successivamente si applica di nuovo la regola di integrazione per parti alla
(3.57), che diventa
1 (3.58)
dx 4 dx dx 2 dx 2 dx 2
0 o 0
82 3 - Sistemi a parametri distribuiti
Si osserva ancora una volta che il primo addendo a secondo membro della
(3.58) e nullo per qualsiasi condiziont al contomo e si ottiene allora la
relazione
(3.59)
(3.60)
Moltiplicando la prima per </JJ e la seconda per </Ji ed integrando su1 dominio
[) si ottiene
f</JiK[¢i]dD = OJt f ¢iM[¢i]dD
t:) t:)
(3.62)
f ¢iK�1 ]d V = OJJ f ¢iM�1 ]dD
t:) t:)
(3.65)
da cui
M
[a2w] + K[w] = f(x, t) (3.67)
at2
00 00
t
17r (t) = l J Nr (i-)sin(mr (t - -r ))d-r + 17r (0 )cos(mr t) + _!_17r (0)sin(mrt) (3. 72)
��o �
Xp
..,
p
14it'-1�-------�
l
a 4v +µ-
l-
a 2v =f(x,t)=-Po(x-Vt)
E (3.73)
ax4 at2
dove o e la distribuzione di Dirac ed il segno meno deriva dal fatto che si
considerano positivi gli spostamenti verso l'alto. Si cerca la soluzione nella
forma consueta
v(x, t)= L ¢ (x)17 (t)
i i (3. 74)
i=l
i
O i=l O i=l
(3.75)
= -f ¢r (x)Po(x-Vt)dx = -P ¢r (Vt)
mr = f µ(x)¢;(x)dx (3.77)
86 3 - Sistemi a parametri distribuiti
e la rigidezza modale
l
le,-= JEI(x)¢f'(x)¢r (x)dx = mr @; (3.78)
0
,..
Figura 3.11 Trave appoggiata soggetta ad un carico viaggiante di ampiezza variabile
§ 3. 9 - Carichi. mobili su traui 87
k
y=v+r + k(z-y)
'
'
OO • 00
mi+cz + kz = kL¢i (Vt)17i (t)+ cL¢i (vt) ,;i (t)+ kr + cf-mg (3.85)
i=l i=l
Il
88 3 - Sistemi a parametri distribuiti
a,
assenza di forzanti esteme esso oscillera con legge armonica con pulsazione
(per ogni modo) e si avra (eq. 2.4):
le cui soluzioni come e noto sono gli autovalori m; e gli autovettori W'r }.
Premoltiplicando per W'r Y , per ciascun modo si ottiene
(3.86)
ovvero
(3.87)
Ricordando che
Y
U = � {x [k Xx} energia potenziale elastica
m (3.88)
T-- _l {x· }T[llfx·
. . .
J\: } energia cmetica
2
m2 = R({u}) =
{uY[kKu} (3.89)
{uY[mRu}
in genere non coincidente con un autovalore e dipendente non solo da {u},
ma anche dalle caratteristiche del sistema, [k] e [m].
Se si applica il teorema di espansione, che consente di esprimere
qualsiasi vettore nello spazio delle configurazioni come combinazione line are
di autovettori, per semplicita supposti m-normalizzati
(3.91)
(3.92)
2
mr
=
90 3 - Sistemi a parametri distribuiti
Supponendo che ei << 1 , cioe che il vettore {u} sia molto "simile"
all'autovettore {¢r },
R{{u})= m; + Ie't(m; -m;) (3.93)
i#
(3.95)
(3.96)
da cui si conclude che l'energia potenziale e nulla quando cos(mt + t?) = 0 (il
sistema passa per il punto di equilibrio). Nello stesso tempo sin2 (a,t + t?) = 1
e dunque l'energia cinetica e massima. Al contrario, quando l'energia
cinetica si annulla quella potenziale e massima. Ma per un sistema
conservativo l'energia totale e costante, per cui
(3.99)
(3.100)
(3.101)
92 3 - Sistemi a parametri distribuiti
(3.104)
r = l, ... ,n (3.105)
da cui
(3.106)
(3.107)
3.12.1 Esempio
J
l :'I 2
µm2 v02 cos 2 (CtJt ) lfJ2(x)dx µm v0 cos CtJt fJ 2 (X)ldX
2 2 2( ) l
T(t) = _!__ Jµ(!!!!_ dx = =
20 at 2 0 2 0
z (a
f
U(t) = _!_ EI � d.x
2 )2
= Elv
2 . 2( ) 1
0 sm CtJt J0 (t"(x )fd.x = Elv0sm2. 2 (mt) 01J( f"(l2X)J2ldX
2
20 ax 2
f (J"(x)f dX
2_ Umax _ o EI
f.tJ- - -1
4
(3.111}
T fJ2(X)dX µl
A= J(.f"(x))2dX J 4dX = 4
1 l 1 1
= e B= Jt2 (X)dX = Jx 4 dX = .!.5
0 0 0 0
da cui
valore molto distante dal risultato della (3.109) e approssimato per eccesso.
Questo dipende dall'aver imposto un momenta costante: in particolare
anche l'estremo libero trasmette momento e dunque si considera la
struttura phi rigida del vero.
Viene spontaneo allora considerare una distribuzione di momento che
preveda un valore nullo all'estremita libera. Vista che il momento flettente e
proporzionale alla derivata seconda dello spostamento rispetto alla
coordinata spaziale, si puo considerare il seguente
• caso 3: /(X)=
x2 - xa da cui f'(X)= X-
x2 e f"(X)= 1-X
2 6 2
Questa deformata rispetta le cond.izioni geometriche di vincolo, e comporta
un momenta flettente decrescente linearmente dal valore massimo
all'incastro a quello nullo all'estremita libera. Gli integrali valgono:
2
A= f(.f"(x))2dX = J(1-X)2dX = .!_,
3
f
B = t2 (X)dX = I(x
2
2
- X
6
3
J dX = ___!_!_
420
0 0 0 0
dacui
96 3 - Si.stemi a parametri distribuiti
_ A EI _ 420 EI EI
m2 :: 12.73 4
B µl 4
33 µl 4
µl
Si ha un valore ancora approssimato per eccesso ma phi vicino al risultato
della (3.109). Anche questa volta si ha un effetto di irrigidi.mento, seppure
meno marcato, che deriva dal fatto che il taglio, proporzionale alla derivata
terza, sarebbe cosi costante lungo la trave ed in particolare non nullo
all'estremita libera.
Si vede ora una applicazione del metodo di Rayleigh-Ritz vero e proprio,
che permette di migliorare la stima della prima frequenza propria, ma nel
contempo di stimare le frequenze di alcuni modi di ordine superiore. Per far
cio non si scelgono a priori i coefficienti del polinomio di tentativo (o di una
qualsiasi altra classe di funzioni ammissibili).
f
1 1
A= J(t'(X))2dX = (2a +6bX)2dX = 4a 2+12b 2 +12ab
0 0
!
ff
!
B= 2
(X)dX = +-+�
0 0
5 7 3
aA =8a+12b dB
+
=
2a b
da e aa 5 3
dA =12a+24b
- dB a 2b
-=-+-
db db 3 7
z4
che, posto ...i= m2 !:!:.._ , da luogo a
EI
Ai= 12.48, [a bl= [1 -0.3837]
� = 1212, [a bb=[l -1.216]
§3.12 - Metodo di Rayleigh-Ritz 97
Si nota che la stima del primo autovalore e phi vicina al risultato della
(3.109) rispetto al miglior risultato precedentemente ottenuto col metodo
dell'energia di Rayleigh (caso 3). In aggiunta 1 il metodo di Rayleigh-Ritz
fomisce una stima del secondo autovalore: a dire il vero in questo caso la
stima e molto lontana dal risultato del metodo "esatto", secondo cui tale
valore e -½ = 4.6944 = 485.5 .
]{a} {a}
parametri si giunge all'autoproblema:
½ ½
% ½¼
8 12 16 4
[12 24 36 b = <» µl ½ b
2
¼ %
16 36 28% c
EI
½ c
da cui si ricava
Ai = 12.37, [a b c1 = [1 -0.5504 0.1029]
� = 494.3, [a b ck= [1 -1.933 0.8427]!
¾ = 13960, [a b ch= [1 -2.917 2.004]
La stima dei primi due autovalori migliora notevolmente e con tre coefficienti
si ottiene anche una prima stima per il terzo autovalore, comunque ben
distante dal risultato del metodo "esatto" ¾ = 7.8554 = 3807.
8 12 16 20 a ¾½½ ¼ a
12 24 36 48 b µZ ½½¼ ¾
4
b
½¼¾ Ys
_ 2
28 -OJ-
16 36 % 80 C EI C
20 48 80 80% d
¼ ¾ Ys 1/i1 d
da cui si ricava
.I
98 3 - Sistemi a parametri distribuiti
WrY�Irr} = 22 R )
= fi,r2 (1 + i/Jr
'T
W rY[m]{yir}
in cui, come detto, Pr e il fattore di perdita del modo r-esimo. Ammettendo
di non riuscire a risolvere l'autoproblema complesso ma di avere a
disposizione gli autovettori {vtr} del sistema reale [k ]- m; [m ])[y,r } = {O}, che si
immaginano non molto diversi dagli autovettori complessi, dall'equazione
precedente si ottiene, grazie alla stazionarieta del quoziente di Rayleigh
da cui
(3.113)
3.14 Conclusioni
Nei capitoli 2 e 3 sono stati trattati sistemi vibranti che hanno numerose
analogie: i sistemi a parametri concentrati e quelli a parametri distribuiti. I
sistemi a parametri concentrati (o discreti) hanno un numero finito di gradi
di liberta. e sono governati da equazioni differenziali ordinarie, mentre i
sistemi a parametri distribuiti (o continui) hanno infiniti gradi di liberta e
sono descritti da problemi al contorno, che consistono in equazioni
differenziali alle derivate parziali con opportune condizioni al bordo. La
differenza tra le due classi di sistemi e solo formale, non sostanziale. Infatti,
come dimostrato, le due categorie di sistemi hanno molte caratteristiche in
comune.
Lo studio delle vibrazioni libere di sistemi continui conservativi porta ad
un problema agli autovalori clifferenziale, mentre per i sistemi discreti si ha
un problema algebrico agli autovalori.
Gran parte dei sistemi continui, tra cui quelli studiati, sono autoaggiunti,
cosi come i sistemi discreti sono descritti da matrici reali e simmetriche. I
sistemi autoaggiunti hanno autovalori reali e autofunzioni reali e ortogonali,
cosi come per i discreti si hanno autovalori reali e autovettori reali e
ortogonali.
In analogia coi sistemi discreti, anche per i continui vale il teorema di
espansione, che e il fondamento stesso dell'analisi modale. Inoltre nel caso
di sistemi autoaggiunti si puo formulare il problema agli autovalori tramite
un approccio variazionale, che equivale a rendere stazionario il quoziente di
Rayleigh. Da cio discendono alcune tecniche approssimate che consistono
nell'assum.ere le soluzioni come serie di funzioni ammissibili (metodo
Rayleigh-Ritz). II vantaggio e di ricondurre un problema agli autovalori di
tipo differenziale ad uno di tipo algebrico.
Per calcolare la risposta di un sistema continua si seguono gli stessi
passi validi per i sistemi discreti:
1. si risolve il problema differenziale agli autovalori (eventualmente in
form.a approssimata);
2. si assume la risposta come serie (teorema di espansione);
3. si usa l'ortogonalita delle autofunzioni rispetto agli operatori di massa
e rigidezza, per ottenere un insieme di infinite equazioni differenziali,
note come equazioni modali.
Ca itolo 4
J
1 To
l T0/2
a 0 = - /(t} dt =
r:
fJ(t) dt
Too 0 -To/2
2
ak = - J
To
2
/(t) cos(k!l0t} dt = -
T0/2
J
/(t) cos(kil0t) dt
To -T0/2
(4.2)
To o
2 To
bk = T, J/(t) sin(1dl0t} dt = �
o o
J
T0/2
f(t) sin(kil0t) dt
To -To/2
101
102 4 - Analisi dei segnali
(4.3)
1
cos(k0 0t)cos(m.Q0t)= -[cos((k + m)0 0t) + cos((k - m)Q 0t)]
2 (4.6)
.!.
sin(kil0t)cos(m.Q 0t)= [sin((k + m)n 0t)+ sin((k - m)Q 0t)]
2
si annullano nuovamente tutti gli integrali tranne che per k=m. In questo
caso infatti cos((k -m)n 0t)= cos((m - m)n 0 t)= 1 e il suo integrale e uguale al
periodo T0 • Di conseguenza il secondo membro della (4.5) scompare, tranne
il termine che fornisce la seconda delle (4.2). Analogamente si procede per i
pesi delle sinusoidi bk , moltiplicando pero la (4.1) per sin(m.Q0t).
La coppia a k e bk indica quale sia l'importanza dell'armonica a
pulsazione k0 0 nell'ambito della somma (4.1) perche, come gia piu volte
§ 4.1 - Serie di Fourier 103
(4.7)
(4.8)
la (4.1) diventa
(4.9)
Introducendo la costante
-. b
Fk = a k
1 To
i 1c =- J/(t)(cos(k!l 0t)-i sin(k!l 0t))dt (4.10)
2 Too
e possibile scrivere
F_1c
= a_k - 1. b k
-
1
=- J
To
f(t) (cos(-k!l0t) - i sin(-k00t)) dt
2 To o
1 To
=- J 1• b
f(t) (cos(k!l0t) + i sin( k0 0t)) dt = a1c + k
2
(4.11)
�o
(4.12)
k-1 k=l k=l k=-1
104 4 - Analisi dei. segnali
(4.13)
To/2
T0 Fk = Jf{t) e-ildlot dt (4.15)
-To/2
j
00
Jlt(t� dt < 00
-oo
Delle proprieta di cui gode la trasformata di Fourier vengono qui citate solo
le due di cui si fara uso piu avanti.
Linearitd
Si indichino con F1 (0) e F2 (n) le trasformate delle funzioni /1 (t) e /2 (t) e
106 4 - Analisi dei segnali
(4.18)
Relazioni di parita
Una qualunque funzione f(t) puo essere suddivisa nella somma di due
contributi, uno pari p(t) e uno dispari d(t). Se infatti si scrive
f(t) = p(t) + d(t), si ha f(-t) = p(-t)+ d(-t) = p(t)- d(t) e, sommando e
sottraendo, si ottiene
p(t) = (/(t) + f(-t))/2
d( t) = (/(t)- f(-t))/2
00 -
--
F(.Q) = J(p(t) + d(t)) e-mt dt = j(p(t) + d(t)) (cos(nt)-isin(nt)) dt (4.19)
Ricordando che il prodotto di due funzioni pari e pari, di due dispari e pari,
di una pari e una dispari e dispari, e che l'in tegrale tra estremi simmetrici di
una funzione dispari e nullo, si passa a
... -
F(.Q) = J p(t) cos(nt) dt - i J d(t) sin(Ot) dt
- - (4.20)
F(-0) = (4.21)
F(O} =
-- -oo
(4.22)
(4.23)
(4.26)
0
Figura 4.1 Trasformata del rettangolo
110 4 - Analisi dei segnali
(4.31)
(4.32)
(4.33)
e con t--r = r
(4.34)
Quindi
(4.35)
La (4.37) e di grande importanza per due motivi; il primo, phi banale, e che
numericamente e molto piu efficiente calcolare una moltiplicazione piuttosto
che una convoluzione, con evidenti benefici sui tempi di calcolo. II secondo e
concettualmente di gran lunga piu importante perche proprio la (4.37)
permette di dimostrare che la trasformata di Fourier della risposta
all'impulso coincide con la funzione di risposta in frequenza.
Per mettere in chiaro questa affermazione si pensi alla definizione di FRF,
per esempio in forma di recettanza
in cui A(Q) e l'ampiezza della rlsposta nel tempo x(t} a fronte di un ingresso
armonico di ampiezza /0 alla frequenza n. Ammettendo che l'ampiezza
dell'ingresso possa variare con la frequenza, la (4.39) assume l'espressione
con la quale si ripete che, per ogni frequenza n, la FRF e il rapporto tra
l'ampiezza di oscillazione e l'intensita della forzante.
Se si pensa invece alla risposta nel tempo calcolata mediante l'integrale
di convoluzione (1.65) si ha
00
- -
fx(t) x(t) dt
--
J(x(t))2 dt = (4.44)
ovvero
j(x(t))2 dt
�
= _!_ j X(n) x· (O) d.Q:::: -2H -�j IX(n)l2dn
2H -�
1
In conclusione
2
2
dt = (4.45)
-oo
che, come si e
affermato all'inizio del paragrafo, implica che l'energia del
segnale si mantenga costante passando dal tempo alla frequenza e
viceversa.
i
Dati
�r
•
deterministici casuali
• + +
...... periodici aperiodici non stazionari stazionari -
f+ armonici • transitori •
..
non ergodici
Si osserva che anche la delta di Dirac o(x) puo rappresentare una densita
di probabilita.
Per caratterizzare una variabile casuale risultano di particolare utilita i
parametri
Jx p(x) dx
+-
v,; = E[x 2
(k )] = 2
valore quadratico medio (4.50)
-oa
dove E[.] e l'operatore che calcola il valore atteso ( expected value). Le radici
quadrate della varianza e del valor quadratico medio sono dette,
rispettivamente, deviazione standard e valore efficace o rms, acronimo
dell'inglese root mean square. Tra varianza, valore medio e valore quadratico
medio (detto anche momenta statistico del second.a ordine) esiste un legame
espresso da
a;= E[(x(k)- µx ) ]
2
= 2
E[x (k)-2µx x(k)+ µ�]
=
E[x 2 (k)]-2µx E[x(k)]+ µ; = v,; µ; - (4.52)
p(x) P(x)
�l
1 I
b-a
-
.. X X
a b b
Figura 4.3 Distribuzione uniforme
0
Distribuzione gaussiana o normale
(4.54)
11
Distribuzione di un'armonica
dt
- = -------.-
dx AO cos(nt)
X
p(x)
-A A
Si considerino ora due variabili casuali x(k) e y(k) con distribuzioni P(x) e
P(y) . E possibile defmire una funzione distribuzione di probabilitd congiunta
come
P(x,y)= Prob[x(k)� x e y(k)� y] (4.57)
[
x x(k)$x+Ax e y<y(k ) $y+�y]
p(x,y)= lim (Prob < ) (4.58)
AX-+0 !lx/l y
.&y-+0
Se risulta p(x,y) = p(x )p(y) allora le variabili random x(k) e y(k) si dicono
stati.sticamente indipendenti.
Inoltre date due variabili x( k) e y(k) si definisce la covarianza Cxy
-oo - (4.59)
= Ex[ y - µxy - xµY + µxµy ] = Ex
[ (k)y(k)]- E[x(k) ]Efy(k)]
(4.60)
(4.61)
+-+-
[ ]E[y]= J Jxyp(x,y)dxdy-E[x]E[y]
Cxy =E[xy]-Ex
+- +oo
= fxp(x) dx- fyp(y)dy-E[x]E[y]= O
-oo -oo
µx (ti )= lim(_!_ I:
N� N i ,,.l
x/t 1 )1
)
(4.62)
Nel caso generale in cui le quantita definite dalla (4.62) e (4.63) siano
effettivamente variabili con t1 allora il processo random {x(t)} si dice non
stazionario. Altrimenti, se risulta
(4.64)
lim(_!_
valor medio e autocorrelazione
(4.66)
t
I
I
I
I
I
I
I
I
I
I
I
I /
1/
I / t
I I
I I
I I
I I
I
(4.70)
(4.71)
--I
+oo
2tt
-oo -oo
;tt -�
+oo +oo
Rxy(i-)= fsxy(n)e inT
dO= Js (f)ei211fr d/ (4.75)
xy
-�
(4. 76)
+-
Sxy(-n) = fRxy (r)eu1i- di- = s�(n)
-oo
Riassum.endo
(4.77)
J
+- +-
s xx (n)= IRxx (r)e-inr di-= Rxx (rXcos(ni-)-isin(ni-))di-
-oo
J
+oo +oo
= fRxx (r)cos(ni-)di-= 2 Rxx (i-)cos(ni-)di-
-oo 0
J
00
f
00
da cui si comprende che l'area sottesa dalla curva che rappresenta Gxx
corrisponde al momento del secondo ordine del processo. Con riferimento
alle grandezze fisiche di maggiore utilizzo nella meccanica delle vibrazioni si
sottolinea che le dimensioni fisiche della densita spettrale di potenza sono:
{m/s 2 ) 2 /Hz oppure g 2 /Hz nel caso di misure di accelerazione, (m/s ) 2 /Hz
per quelle di velocita e N2 /Hz per le misure di forza.
xk(n, T) = xk(t)e-alt dt
J
0
Yk (n, T ) = fYk(t)e-alt dt
0
§4.8 - Stime dellafunzione risposta infrequenza 125
(4.82)
x(t) v( t)?
h{t)?
H{!l)?
�t)?
Sono pertanto state sviluppate e sono di uso comune le due stime seguenti
della H(!l)
(4.85)
(4.86)
§4.8 - Stime dellafunzione risposta infrequenza 127
Si dara cioe per scontato che qualunque prodotto tra funzioni nel dominio
della frequenza si debba in realta calcolare come limite di un valor media. In
pratica ci si dovra accontentare di un T grande ma non infinito cosi come si
potranno elaborare nel calcolo del valore atteso solo alcune decine di
realizzazioni e non infinite. Le (4.85) e (4.86), per la situazione descritta
nella figura 4.8, fomiscono
H2 (Q)
= Syy (Q) = yy• = (V + N v· + N" = S1111 (Q) + Snn. (Q) + Svn (Q) + Snv (Q)
Syx (Q) XY* X v* + N* Sux (Q) + Snx (Q)
Se, condizione plausibile sebbene non sempre vera, e lecito supporre che il
rumore di uscita sia scorrelato dall'ingresso (cfr. § 4.4.1) allora Sxn (!l) = 0 e
(4.88)
Si ottiene una funzione che sovrastima la vera FRF poiche gli autospettri
Snn (Q) e Svu (Q) sono sicuramente quantita positive.
128 4 - Analisi dei segnali
.x(t) y(t)
h(t)?
H{O)?
Considerando che
x(t) = u(t)+ m(t) (4.89)
le definizioni di H1 e H2 portano a
S (O) YX•
H (O) = xy
y u· + M• =
Suy (O)+Smy (O)
i S.xx (O) =xx" = (U+M u· +M* Suu (O)+Smm (Q)+Smu (O)+Sum (O)
S (il)
H2 (il) = yy = H(il) (4.91)
Syu (il)
(4.92)
(4.93)
La funzione che si ottiene viene indicata sempre con il simbolo Hv (n) anche
se evidentemente e definita in modi differenti, tanto che i software
commerciali che la calcolano si basano spesso su algoritmi ancora diversi.
Per verificare la correttezza della stima della FRF si fa spesso uso della
coerenza r;y(il) , funzione reale e definita da
(4.94)
I
,•I
Ricordando la (4.77), la (4.94) diventa
(4.95)
1 1
( )
xy n =
rx (4.96)
1 + Smm (0.)/Suu (0.) 1 + Snn (n)/Svv (0)
I
I
130 4 - Analisi dei segnali
(4.99)
• [h(t)) •
• [H(Q))
? •
• •
Xp (t)
(4.101)
(4.102)
132 4 - Analisi dei segnali
[
Sx n
=1
S 1
� = �
:::
] [
11
::: �
lP
][
Sx
t ::: s�,] (4.103)
Sx1YM ··· S XPYM HM1 ··· HMP Sx1XP ··· SXPXP
Sx1Y1
[H(.Q)] = : (4.105)
[
Sx1YM
da cui
H- = SXkr;(O)
(Q) (4.106)
Jk sXkXk (n)
Si osserva che la (4.106) coincide con la stima H1 (.Q) della funzione H(Q)
che si avrebbe nel caso in cui fossero presenti il solo ingresso xk(t) e la sola
uscita y1 (t). E questo e forse il motivo principale per cui non si usa la
(4.104) ma la (4.105): un qualunque analizzatore di spettro e in grado di
calcolare i termini (4.106) mentre e necessario un sistema piu complesso
per implementare un'inversione di matrice.
Una volte calcolati gli elementi della matrice [H(.Q)] si e anche in grado di
determinare gli autospettri dei segnali di rumore. Con la generica risposta
§4.8 - Stime dellaftmzione risposta infrequenza 133
(4.111)
+
[SnYl ::: S 1 ][Sv'. x1 : : : s�, ]
[H(O)]= : 7' (4.112)
SYlYM . . . SYMYM SnXP . . . SYMXP
max
Vb.188
V .
Tempo
lettura dei valori del segnale a istanti equispaziati, separati da un tempo tit
detto periodo di campionamento, periodo che nulla ha a che vedere con
l'eventuale periodicita del segnale in esame e che, generalmente, e impostato
dall'utilizzatore del sistema di misura; l'inverso del periodo di
campionamento e la frequenza di campionamento fc = fs =I/tit. Va
sottolineato che solo i valori, detti campioni (sample), corrispondenti agli
istanti di lettura sono memorizzati dalla macchina, per la quale la
rimanente parte della misura e come se non esistesse.
Cio detto ci si chiede come va scelto il periodo di campiona.mento. Di
primo acchito si potrebbe pensare che la scelta migliore sia un !1t molto
piccolo per poter seguire tutte le evoluzioni della storia. temporale, ma
questo andrebbe a discapito sia dei tempi di calcolo sia della risoluzione in
frequenza (cfr. § 4.10). Volendo imporre un limite al periodo di
campionamento si ricorre al teorema di Shannon, detto anche teorema di
campionamento nel dominio del tempo o di Nyquist, secondo il quale la
frequenza fs deve essere almeno il doppio della massima frequenza fmax
contenuta nel segnale
fs '2:. 2/max
* • • •
• * • * • * • •
• • • • • •
• * fll • ,. .
Tempo
Figura 4.12 Visualizzazione dell'aliasing su una armonica
V.mm
. =-V.max oppure vmin = o
e questa situazione puo far peggiorare anche di molto la risoluzione in
ampiezza. Si supponga, come nella figura 4.11, che il segnale misurato sia
sempre positivo con valore media Vbias elevato -si indica generalmente con
bias la distanza di una serie di punti, di una funzione, da un suo valore
ideale. Si ipotizzi poi che la parte del segnale che contiene le infonnazioni
rilevanti sia solo quella variabile nel tempo e che abbia oscillazioni di
ampiezza molto phi piccola di Vbias . Per evitare la saturazione risulta
138 4 - Analisi dei segnali
Osservando che e-i 2" n = cos(2rur)- i sin(2rur) = 1, si nota che Fie = Fk+N= Fk
il che implica 1 per l'appunto 1 la periodicita dei coefficienti della trasformata
discreta.
La seconda particolarita riguarda una sorta di simmetria delle linee
spettrali. Si calcoli il valore di F k , con k = N -k e k < N/2-1. La (4.114) da
II)
'i
i:I
"6b
·c:0
(a)
Tempo
....
0
(,)
·c:
d!
(b)
Tempo
Tempo
50
-100
(d)
Figura 4.13 II segnale originale (a), ii segnale "periodico" (b), ii segnale
"finestrato" (c), le DFT (d)
§ 4.11 - Leakage e windowing 143
La figura 4.14 riporta gli spettri delle finestre Hanning (linea continua) e
rettangolare (linea tratteggiata, eq. (4.29)); si osserva che i lobi laterali dello
spettro della finestra Hanning hanno tutti, eccetto il primo, la stessa
estensione in frequenza di quelli della rettangolare ma ampiezze
notevolmente minori, a tutto vantaggio della corretta definizione dello
spettro del segnale da essa pesato. Per esempio il massimo del primo lobo
laterale della finestra Hanning e di circa 32 dB phi piccolo del massimo del
lobo centrale mentre il massimo del secondo lobo della finestra rettangolare
scende di soli 18 dB.
0
.
'1
Cl)
'ti
a
J,
-60
0
-120
n
Figura 4.14 La trasformata delle finestre Hanning e rettangolare
Si tomi ora a considerare che gli spettri sono calcolati, equazione (4.83),
come valor medio di un prodotto tra trasfonnate di Fourier. Si constata che
non e sempre possibile disporre di molte n�alizzazioni di un processo e
spesso capita di misurare un segnale una sola volta, anche se per una
durata molto superiore al tempo T sul quale si calcola la trasformata di
Fourier: si e soliti supporre allora che ogni tratto di lunghezza T della storia
temporale x(t) costituisca una realizzazione xk (t) .
Per limitare il leakage e pero necessario utilizzare delle fmestre che, per
144 4 - Analisi dei segnali
x(t)
X1 t) X3(t)
(a}
X1(t)
(b)
X3(t)
5.1 lntroduzione
Con questo capitolo si intende proporre una panoramica sulle tecniche e gli
strumenti di misura phi comunemente utilizzati nel campo dell'analisi di
strutture vibranti, sui metodi di identificazione dei sistemi che sulle misure
sperimentali si basano, sui parametri principali in base ai quali si stabilisce
il confronto tra i risultati teorici e quelli sperimentali. Ciascuno dei tre
argomenti richiederebbe spazi e attenzioni sicuramente superiori a quelli
che qui si dedicano, anche perche le situazioni pratiche spesso necessitano
di accorgimenti particolari, suggeriti a volte dall'esperienza e a volte
dall'intuizione. Il capitolo mira cioe phi a evidenziare i caratteri salienti dei
temi trattati che a fomirne una esaustiva descrizione.
145
146 5 - Misure sperimentali e identiji.cazione
Generatore
di segnale Amplificatore
Eccitatore
Trasduttore
,..._� di forza
di movimento
Condizionatore
di segnale
Analizzatore
Amplificatore
5.2.3 Eccitatori
l
0 .8 t1
� 0.6
rx.0
0.4
0.2
0
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5
Tempo [ms)
tl 200
'§0
:a 150
� 100
{:. 50
0 ° 1
10 10 Frequenza [Hz)
Figura 5.5 Andamento della forza trasmessa da un martello e del relative spettro
Nella figura 5.5 si riporta un tipico andamento della forza trasmessa alla
struttura da parte del martello e il relativo spettro in frequenza. La durata
dell'impatto e determinata dalla massa e dalla rigidezza del martello e della
struttura, oltre che dall'abilita di chi lo usa. Nel caso di una struttura molto
rigida e di grande importanza la scelta della punta del martello, che spesso e
di tipo intercambiabile: le punte in gomma producono una forza il cui
spettro e molto basso ad alte frequenze, per raggiungere le quali e quindi
necessario l'impiego di punte metalliche. Grande attenzione va posta per
evitare di applicare involontariamente una martellata doppia, cioe una
sequenza di due impulsi ravvicinati, che porta a uno spettro con dei "buchi"
in corrispondenza dei quali la struttura e poco eccitata. Si tenga infine
presente che i martelli possono essere costruiti con pesi variabili da alcuni
grammi a diverse tonnellate.
5.2.4 Trasduttori
I trasduttori di forza sono detti generalmente celle di carico (fig. 5.6) e sono
montati tra lo shaker e la struttura o sulla punta del martello. In genere
sono formati da cristalli piezoelettrici e misurano la forza agente lungo il
§ 5.3 - Problemi pratici 151
Accelerometro Struttura
Cella di carico
Stinger
Shaker
B
Massa
aggiuntiva
__ /I
I
I
----
I
I I
Shaker
Figura 5.9 Configurazione corretta: la struttura e eccitata in un unico punto
La figura 5. 9 mostra invece una configurazione corretta. Quan.do lo shaker e
sospeso puo essere necessario aggiungergli una massa, affinche esso sia in
grado di esercitare una forza sufficiente a basse frequenze. Infatti la forza di
reazione potrebbe causare il moto dello shaker, che a basse frequenze puo
essere caratterizzato da grandi spostamenti relativi, con conseguente
154 5 - Misure sperimentali e identificazione
2
10
� 10
1
.[
°
::c: 10
1 0·
1
('I �o.s
Yoo 200 300 400 soo 600 100 soo 900 1000
Frequenza {Hz]
o._____._____._,____.____.____.___.........__ .....____--'-,o,c;_----J
100 200 300 400 500 600 700 800 900 1000
Frequenza [Hz]
Figura 5.11 Stirna di inertanza (H1 tratteggiata, H2 continua) e coerenza per ii sistema
non lineare con eccitazione bassa: finestra rettangolare
§ 5.4 - Introduzione all'estrazione dei parametri modali 157
1
IN' 10
I'll
°
]:10
:z: 10- 1
,
Poo 200 300 400 500 600 700 800 900 1000
Frequenza [Hz]
Peril momento si accetti come dato di fatto che, data la funzione di risposta
in frequenza, un qualunque metodo di estrazione e in grado di fornire le
costanti modali ,Ajk , le pulsazioni naturali ai, e i fattori di smorzamento
(,, r = l, ... , n . Si supponga ora j = k , ovvero che si stia considerando la
§ 5. 5 - Sulla ridondanza della matrice recettanza 159
(5.1)
o = In-
x1 = ( a,
n n Td
2a
= ( aJn n -
a,d
= ( aJn n 2a
(5.2)
Xn a,n 'VI1 - (2
Posto di usare solo i primi massimi della risposta, quali scegliere come t1 e
tn ? 11 primo e il secondo, il secondo e il quinto o quali? Come sempre, se e
possibile avere phi stime di uno stesso parametro o, analogamente, se e
possibile usare un maggior numero di punti sperimentali, e bene
approfittame. In questo caso si puo procedere con l'effettuare varie stime del
fattore di smorzamento basandosi su tutte le coppie di massimi o minimi
relativi (1° e 2° , 2 ° e 3 ° , 1 ° e 3 ° ecc. ecc.}, per poi assumere come risultato
finale il valor medio delle varie stime, eventualmente dopo aver eliminato
quelle che troppo si discostano dalle altre. Sulla scorta di questa riflessione
non e opportuno usare il metodo del decremento logaritmico con sistemi
molto smorzati, la cui ampiezza di oscillazione va velocemente e zero e che
non consentono il calcolo se non di pochissime stime di 8.
Tra i pregi del metodo si deve senz'altro annoverare la sua estrema
semplicita., non necessitando di null'altro se non di una misura nel tempo, e
la sua applicabilita. a misure di spostamento piuttosto che di accelerazione,
in virtu del fatto di basarsi sul calcolo del rapporto (5.2). Naturalmente, per
avere l'opportunita. di utilizzarlo su sistemi a molti gradi di liberta e
necessario disporre di filtri che elim.inino il contributo di tutti i modi ad
eccezione di quello in esame.
20r
I
....
5..__________
a__.________________
Cl)
r
Figura 5.14 Modulo della recettanza per ii metodo dei punti di meta potenza
(5.5)
(5.9)
(5.10)
(5.11)
espressione esatta e del tutto analoga alla (5.8) e per la quale valgono,
ovviamente, le stesse osservazioni.
§ 5. 6 - Metodi SDOF 165
(5.12)
dove ra Jk e rbJk sono costanti reali dipendenti anche dalle forme modali e
Sr sono i poll. Se si assume che i poll possano essere scritti nella form.a
-�J
of:
2(�w, =0�{�:} (5.14)
•r
166 5 - Misure speri.mentali e identificazione
La (5.14} rivela che ogni singolo punto della FRF fornisce due equazioni
nelle incognite a, b, m'; e 2mr (r ; dunque e sufficiente scegliere due punti
della FRF per ottenere un sistema di quattro equazioni nelle quattro
incognite. E perc) molto piu opportuno utilizzare tutti i valori della H(n) di
cui si dispone, da n m a n m+M , e costruire una matrice sovradeterminata,
vale a dire un sistema con piu equazioni che incognite
Rm -n m Im -1 0 n�Rm
0 -n m
oir
Im QmRm .Q� Im
2(rmr =
(5.15}
a
Rm+M -Qm+M Im+M -1 0 .Q�+M Rm+M
b
Im+M Qm+M Rm+M 0 -Qm+M Q;+M Im+M
La soluzione della (5.15) avviene con una procedura ai minimi quadrati1 che
minimizza lo scarto tra la funzione interpolante, la (5.12) ridotta a un solo
modo, e i punti sperimentali. Quando si operano questa o altre forme di
interpolazione e ormai entrato nelluso comune parlare, anche in italiano, di
fitting dei punti sperimentali o, indifferentemente, di curve fitting. Questo
modo di procedere ha, rispetto ai metodi del decremento logaritrnico e dei
punti di meta potenza, il pregio di riuscire a tenere conto
contemporaneamente delle informazioni fornite da molti punti sperimentali
e di fornire come risultato un solo valore di frequenza e smorzamento
modale gi.a, si accetti l'espressione tecnicamente imprecisa, mediato su tutti
questi punti. Per contra hail sicuro svantaggio di richiedere la soluzione del
sistema di equazioni (5.15) che, seppur semplice, e incomparabilmente piu
complicata del calcolo della (5.10). I punti, da .Q m a .Q m+M , vanno scelti il
piu possibile vicini alla risonanza, in modo da limitare l'influenza degli altri
modi, senza perc) sottovalutare l'esigenza opposta, che richiederebbe di
avvalersi del maggi.or numero possibile di dati sperimentali.
1
Cfr. l'appendice B per una breve presentazione della soluzione di sistemi algebrici.
§ 5.6 - Metodi SDOF 167
Si scelgano ora due punti di questo cerchio, indicati con a e b nella figura
5.15, facendo in modo che Q a < mn e Q b. > mn. La tangente degli angoli Ya e
,
rb che sono assunti positivi con i versi indicati in figura, si esplicita in
168 5 - Misure sperimentali e identi.ficazione
+9t[H(n)] w; - n�
tg Ya = =
- g[H(!l)] TJW�
(5.19)
tg Yb _ -9t[H(Q)] _ -w� +n�
- gH -
- [ (Q)J TJW�
La somma delle equazioni fornisce il valore del fattore di perdita Tl, nota la
frequenza naturale mn . Infatti
o2b -na2
Tl = (5.20)
�(tgya +tgyb)
Nel caso in cui si scelgano punti a e b tali da avere Ya =Yb= tr/4 e si possa
supporre che lo smorzamento sia piccolo, la (5.20) si riduce a
(5.21)
L'espressione coincide con la (5.11) nel caso in cui si scelga, sempre con
smorzamento piccolo, n = 2 e cioe i punti di meta potenza.
Nella (5.20) e incognita, oltre al fattore di perdita, anche la pulsazione
naturale. Se il sistema avesse effettivamente un solo grado di liberta, la
pulsazione naturale si potrebbe evincere, in base al diagramma di Nyquist e
alla (5.17), dai punti per i quali la parte reale della FRF e nulla oppure la
parte i.mmaginaria della FRF e minima oppure il modulo della FRF e
massimo. Dal momento pero che le strutture evidenziano la presenza di
molti gradi di liberta modali, anche se con i metodi di estrazione SDOF se ne
tratta solo uno per volta, le tre osservazioni appena citate non sono phi
valide. Infatti la presenza dei modi di cui non si tiene conto mediante la
(5.17) fa si che l'ideale cerchio trasli nel piano e si deformi.
La definizione della mn awiene allora sfruttando l'osservazione che il
cerchio viene percorso, al variare della pulsazione O, con "velocita" phi o
meno elevata a seconda che ci si trovi phi o meno vicini alla pulsazione
naturale: la pulsazione naturale si ha laddove la velocita di percorrenza e
massima. Questa affermazione si puo, oltre che ctimostrare analiticamente,
comodamente evincere dall'osservazione del grafico della figura 5.16 che
riporta l'andamento di n 2 in funzione dell'angolo y -equazione (5.19): �
parita di .60 , ovvero della risoluzione in frequenza che, per definizione, e
costante, l'angolo �y e evidentemente molto maggi.ore quando O e prossima
alla pulsazione propria mn . Sperimentalmente si cerca quindi di individuare
l'arco massimo sapendo che a esso corrisponde la frequenza propria.
§ 5. 6 - Metodi SDOF 169
(fJ2
A0.2
AQ.2
Immaginaria
Reale
(5.22)
o analogamente
(5.23}
Poiche pero, sia a causa dei modi non risonanti, sia a causa degli inevitabili
errori sperimentali, sia a causa della non esatta corrispondenza del modello
alla realta fisica del sistema in esame, i punti misurati non giacciono sul
cerchio, la (5.23) va modificata in
(5.24)
&
= ae 00 + ae ob + ae oc = O (5.26)
oa db dC
ae �(
2 2
-=2 £..J Rm +I m +a Rm +blm +c ) Rm =0
aa
ae f
-;-- = 2 £..J (R 2
m=l
m +Im + a Rm + bIm + C) 1m = 0
2
(5.27)
ob m=l
�
-;- = 2
uC
LM(R; + l; + a Rm + bIm + c) =0
m=l
M M M M
- LRm(R; +I;)-
{:}=
LR ; LRmlm LRm
m=l m=l m=l m=l
- L m(R; + 1,;)
M M M M
LRmlm
m=l m=l
LI;
m=l
I: 1m m=l
l (5.28)
M M M
LRm
m=l m0 l
I: 1m M - 2:(R; +1;)
m=l
I�
172 5 - Misure sperimentali e identificazi.one
5. 7 Metodi MDOF
Non sempre e accettabile l'approssimazione che i sistemi a molti gradi di
liberta presentino modi ben separati e dunque non sempre e lecito utilizzare
con risultati soddisfacenti i metodi di estrazione dei parametri modali
SDOF. Si ricorre dunque alle tecniche MDOF, di cui la letteratura tecnica
abbonda e di cui vengono qui presentati due esempi: il metodo degli
esponenziali complessi, nel dominio del tempo, e il metodo dei fratti
semplici, nel dominio della frequenza. Tali tecniche sono tra le pili semplici
da descrivere e consentono di mettere in evidenza alcuni dei pregi e dei
difetti che condividono con le altre.
2n
h11c(t) = � rAjke s t
, (5.29)
r=l
(5.30)
(5.31)
hp VP
1
V,P
2 Vfn � n
(5.35)
(5.36)
(5.37)
2n 2n 2n 2n 2n
Lftq hq+l ="IAr Lftq Vrq+l =IArV/ Lf3q Vrq (5.40)
q=O r=l q=O r=l q=O
E evidente che il meccanismo che porta alla (5.38) e alla (5.41) pub essere
ripetuto quante volte si desidera, semplicemente spostando in avanti nel
tempo ( m = 2,3, ... ) il punto da cui iniziare la lettura dei valori della risposta
h(t) . Si pub quindi scrivere il sistema di equazioni omogeneo
§ 5. 7 - Metodi MDOF 175
ho h1 hin Po 0
h1 hi hin+l Pi =
0
(5.42)
(5.43)
11 calcolo delle costanti modali A,. , che completa la fase di estrazione dei
parametri modali, avviene risolvendo la (5.33), ancora una volta cercando di
ottenere un sistema di equazioni sovradeterminato.
L'implementazione e lutilizzo del metodo mettono in luce alcuni problemi
non tutti facili da individuare a priori. Innanzitutto si nota che, nel caso
sottosmorzato, in via teorica si perviene a definire coppie di poll Sr
complessi coniugati, ma che il loro calcolo avviene per via numerica e si
deve pertanto arbitrariamente stabilire una soglia, una differenza minima,
superata la quale due numeri non si possono considerare coniugati. Cio
consente peraltro di eliminare a priori tutti i poll che, non avendo un
rispettivo coniugato, non trovano riscontro nella realta. fisica del problema e
che nascono da errori numerici o da imprecisioni di misura.
Una seconda osservazione conceme le climensioni delle matrici nelle
(5.33) e (5.42), per la loro struttura dette, rispettivamente, di Vandennonde
176 5 - Misure sperimentali e identificazione
Tempo
(a)
Tempo
(b)
Si ipotizzi ora che l'analisi con gli esponenziali complessi sia condotta in
modo da far uso dei campioni compresi tra t = O e t = T2 . Poiche l'ampiezza
di oscillazione del secondo modo, a frequenza fA , e trascurabile rispetto a
quella del primo, dopo approssimativamente l'istante Ti, le matrici (5.33) e
(5.42) conterranno poche informazioni sul secondo modo e non potranno
che fornire, sempre che ci riescano, risultati approssimativi o errati. Lunghi
tempi di analisi non sono dunque appropriati per i modi ad alta frequenza.
§ 5. 7 - Metodi MDOF 177
) 0 (� 0 0 0 00 001 0 00 0 20
;a
0 0 0 00 00 0 0 0 16
8
:,.,
.....
:a
00 0 0 0 Ct; 0 0 12 e
DOO 0 0 0 0 0 0) 00 9 �
� 1Jro II 00 0 0 8 z
'
\ 7
indicando con il pedice j il fatto che la matrice [Ht e definita con i campioni
della j-esima (j = 1, ... ,J) risposta all'impulso che si intende studiare. Invece
di risolvere singolarmente le J possibili (5.44), si costruisce il sistema di
equazioni
[H1
[�1
. {p}= {o} (5.45)
Anche il metodo dei fratti semplici, cosi come quello degli esponenziali
complessi, fornisce informazioni su pill modi contemporaneamente ma
opera su una funzione di risposta in frequenza. Concentrando l'attenzione
sulla recettanza di un sistema con smorzamento viscoso non proporzionale
si e in grado di scrivere
•
aj1c (n)= I,. r
A
jk +I,. r Aik • (5.46)
r=l in - 5r r=l in - Sr
{-R
( 5 .48}
bo b1 T (in )2n
··· b2n-2 b:zn-1 J = _ I:(ID: )2"
2n-1 n-2
U1 (ill1 ) -1 0 _ (illi )2
- iR1 (ill1 )2n-1 0 -!'1... 0
n-l -1 n-2
UM (i.QM )2 0 -(i.QM )2 0
2n-l 0 i(ill M )2n-l
- iRM(illM ) -JZfi-1... 0
2
- R1 (in1 ) "
- 11 (ill1 )2"
(5.49)
2n
-RM(illM )
2n
-IM(mM)
2n-
A - bo + bi (ss ) + ..... + b2n -l (ss ) l (5.50)
s jk - (s5 - s1 Xss -s; ) ... (ss - s; )... (s5 - sn Xss - s�)
che si modifica in
{A r Y[k]-n�[m]XAr}= o
o anche
[k]-n�[m]XAr}= {o}
E questa l'equazione che esprime il problema agli autovalori del sistema non
smorzato e che, essendo verificata, richiede che la pulsazione n r coincida
con la pulsazione naturale (radice quadrata dell'autovalore) del sistema non
smorzato OJr e, inoltre, che il vettore {Ar} coincida con la fonna modale
(autovettore) Wr }.
184 5 - Misure sperimentali e identi.ficazione
180�-------�:::;::::;;;=------------
[: 90-------------------------
n [log]
Figura 5.20 Andamento delle fasi 'Pr
(5.56)
II primo passo del NIFO consiste nel riscrivere l'equazione (5.55) nel dominio
della frequenza, calcolando la trasformata di Fourier
(5.58)
-Yn (n)
II punto cruciale di questa procedura consiste nel dover far fronte al mal
condizionamento delle matrici che compaiono nell'equazione (5.59), dovuto
al rumore. Infatti le non linearita trasformano il rumore eventualmente non
correlato in rumore correlato, e questo determina la necessita di tecniche
numeriche per ridurre il mal condizionamento. Un possibile approccio al
problema consiste nel suddividere l'acquisizione sperimentale in Navg
sezioni (eventualmente con overlap), sovradeterminare il sistema riscrivendo
l'equazione finale (5.59) un numero Navg di volte e risolvere il sistema
tramite matrici pseudo-inverse calcolate per mezzo della scomposizione ai
valori singolari cui si accenna nell'appendice B. Cio permette di calcolare
contemporaneamente i parametri non lineari e le FRF della parte lineare
dell'equazione del moto.
Figura 5.21 Sistema a due gradi di liberta con rigidezze non lineari
Nella figura 5.23 si confronta la stima NIFO con la vera FRF lineare: i
risultati sono buoni eccetto che nella zona della prima risonanza dove le
forze inteme non lineari sono molto correlate. Un problema simile si
riscontra nelle stime NIFO dei coefficienti dei termini non lineari, come
evidenzia la figura 5.24.
Bisogna pero osservare che l'errore nei pressi della prim.a risonanza non
costituisce un grosso problema, visto che la media spettrale delle stime dei
coefficienti e praticamente coincidente con i valori veri.
Tabella 5.1 Caratteristiche del sistema non lineare a due gradi di liberta
Masse m1 = � = 1kg
Smorzamenti c1 = c2 = 2Ns/m
Rigidezze lineari k1 = 800N/m, � = l000N/m
Rigidezze non lineari k3 = 8 x 107 N/m3, k4 = 8 x 104N/m2, ks = 108N/m3
Input random gaussiano a media nulla con rms = 3N
°
10
�- -.
::c:
5
10-
0 2 4 6 8 10 12
°
10
C"l
::c:
C"l
5
10-
0 2 4 6 8 10 12
Frequenza [Hz]
Figura 5.22 FRF stimate con H, e H2 ( ... e -) e FRF lineare esatta (__)
188 5 - Misure sperimentali e identificazione
°
10
z
........
s
C'I
.--4
:I::
5
10-
0 2 4 6 8 10 12
°
10
z
-s 10·
........
2
C'I
4
10-
6
0 2 4Frequenza [Hz]8 10 12
Figura 5.23 FRF stimata col metodo NIFO ( ... ) e FRF Iineare vera L_)
8
x 10
.S
......... 1
('f)E!
........
z 1
('f')
�
0.5 5
10 2 4 6 8 10 12
__, 2 Ck.
C'I
........
0
�
v
.!x: -2
0c 108 2 4 6 8 10 12
;,-- 5
E!
........
z 0
-5
0 2 4 6 8 10 12
Frequenza [Hz]
Figura 5.24 $time NIFO dei coefficienti k3, le.,. e ks del sistema non lineare
§ 5.10 - Confronto tra risultati numerici e sperimentali 189
2 .-------------,-------,------� (1)2t=-15 Q)
t=l80
0
°
°
-� Ci)2t=120
°
2t=-6 0
°
(I)
2 =30
°
(0 t
-20L..------.l..-------.i...-------------=-t�
2 3 Posizione � 2t=Oo
(1)
La fonna modale
co t•0 ° e 60°
2 '------..1-------'----------L------ � 2 o
•o 1 2 3 Posizione 4 w2t...3o
(5.61)
194 5 - Misure sperimentali e identi.ficazione
o, in breve
(5.63)
Come si puo immaginare il passaggio dalla teoria alla pratica non e indolore
e il calcolo delle matrici di condensazione deve essere svolto con grande
accuratezza per evitare errori di natura numerica, come testimonia il fatto
che le tecniche stesse vengono continuamente aggi.omate per migliorame le
prestazioni e l'efficienza numerica. Anche la scelta tra gradi di liberta master
e slave e tutt'altro che banale e non e
possibile impostarla solo sulla
necessita di ridurre il modello di calcolo ai gradi di liberta misurati: a puro
titolo di esempio si rileva come possa essere molto sconveniente nella
riduzione statica scegliere i gradi di liberta principali senza rispettare le
eventuali simmetrie della struttura in esame. Come spesso succede,
l'esperienza e il buon senso sono fondamentali per conseguire risultati utili
e affidabili.
Appendice A
[m]e � nxn
e [m]= [mf
[c]e� nxn e [c] = [cf
[k]e � nxn e [k] = [kY
[g]e � nxn e [g] = -fgf => gii = 0, i=l, ... ,n
[h]e � nxn
e [h]= -[hf => �i = 0 , i= 1, ... , n
[m], [c] e [k] sono cioe simmetriche mentre [g] e [h] sono antisimmetriche
( skew symmetric); [g] si dice matrice giroscopica e [h] circolatoria.
Premoltiplicando la (A.1) per [mJ- 1 e introducendo il vettore di stato
{x} = kqf {qf r si ottiene
ovvero
{x}= [AXx}+ [BXQ} (A.2)
A.2 Autoproblema
Si consideri dunque l'equazione omogenea associata alla (A.2), {x}= [ARx},
la cui soluzione nella forma {x(t)}= {x0 }est porta all'autoproblema
(A.3)
(A.4)
e quindi [A] e [Af hanno gli stessi autovalori Sr. lndicando con {yr } gli
autovalori di [Af si ha
(A.5)
da cui
(A.6)
(A.7)
(A.8)
da cui
(A.9)
Gli autovettori destri e sinistri di una matrice reale non simmetrica sono
dunque biortogonali. Premoltiplicando la prim.a delle (A.7) per {ys f si
ottiene anche
(A.10)
Gli autovettori destri e sinistri sono biortogonali rispetto alla matrice [A].
Nel caso in cui invece r = s, si ha sr = S5 e, dalla (A.8)
(A.11)
e si puo fare in modo che questo prodotto sia unitario. Riassumendo, per
r, s = l, ... ,2n
(A.12)
0
0
Dalla prima delle (A.13) risulta che [Y)f = [XJ- 1 e dunque, dalla seconda
delle (A.13)
[XJ 1 [A][X]= [A]
Questa espressione e una trasformazione di similitudine della matrice [A]: le
matrici [A] e [A] si dicono simili.
Dati gli autovettori destri e sinistri, e possibile scrivere un qualunque
vettore {v} come una loro combinazione lineare
2n 2n
{v}= Lar {xr }= Lbr {yr } (A.14)
r=l r=l
(A.15)
In modo equivalente alla (A.16) si potrebbe scrivere {x(t)} = [X] e [A} {c} che,
premoltiplicata per [Y Y e calcolata in t = 0 da
t2 t3
e [A]t =[I]+t[A]+-[Af +-[A)3 + ...
21 31
{ '1110 } (A.21)
foo}= : = [Yf {xo}
'112n 0
(A.22)
da cui
LbrmOmo
'/Jro
m=l
= u"
:n (A.23)
- Sr
dove con Omo si intende l'ampiezza della forzante m-esima e r = 1, ... ,2n.
Dalla definizione di funzione di risposta in frequenza, nella forma di
recettanza, data da Hik (O.)= X10 /0ko con Omo = 0, 'vm-#. k si passa
finalmen te alla
(A.24)
in cui il termine brk e il risultato del prodotto tra la r-esima riga della
matrice [Yf e la k-esima colonna della matrice [B], cioe brk = {yr Y {B k }.
Appendice B
II prodotto ([Af[A]f
1
[Af e la matrice pseudo-inversa di [A].
{x}= [Af{y}
Sostituendo nella (B.1) si ha
[A][AY {y}= {b}
da cui si ha
1
{x}= [Af([A][Af f {b}= [A}+{b}
Si noti che nei due casi appena descritti si deve procedere in modi
leggermente diversi per fare in modo di ottenere sempre una matrice
quadrata ( n x n o m x m ) a rango pieno.
§ B. 4 - Calcolo della SVD 205
con [u]e 9tmxm , [s]e 9t mxn , [v]e 9tnxn e [vf =[vJ- 1 , [uY =[uJ- 1 . 1..e matrici
[v] e [u] sono cioe ortogonali e si ha, se m > n , la [s] nella fonna
C11 0 0
0 C12 0
0 0 0
[S]= (B.4)
0 0 0 O'n
0
0 0 0
Con le sostituzioni {y}= [vf {x} e {c}= [uf {b} la (B.S) diventa
[s]{y}= {c}
da cui, sfruttando la struttura della [s]
(B.6)
O=c m
206 B - Sistemi lineari di equazioni algebriche
.;"r------------
.s�
·i::
0
akf------------�-------------
(a)
1 k Numero i 25
(b)
1 Numero i 25
Figura B.1 Diagramma dei valori singolari
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York, 1986, 2a edizione.
209
210 Bibliograjic.i
ERRATA CORRIGE
p.4, §. 1.2.2
m/jr + ...
p.47,al centro
p. 57,eq. (2.83)
a
p. 82, 2 riga . . . per qualsiasi condizioni ... ... per qualsiasi condizione ...
p. 117,eq. (456)
p. 125, ultima riga . . . nel paragrafi ... ... nei paragrafi ...
p. 135, al fondo . . . pari a un terzo di quello effettivo. ... pari al triplo di quello effettivo .
-1 0
0 -1
-\�
11