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Cultura

Resistenza e guerra di simboli nell’alto Piemonte

Urla, gesti, canti: la canzone


negli scontri armati
destra c’era una fitta colonna ora isolati e improvvisi, ora succedendosi
di Filippo Colombara
« A della nostra fanteria (erano le
forze di riserva): più su, in cima
a un colle, nell’aria limpidissima, nella
rapidi l’uno all’altro. Poi di nuovo tutto
tacque; poi di nuovo si udì quel crepitio
di mortaretti, come se qualcuno ci cam-
netta e obliqua luce del mattino, proprio minasse sopra».
sull’orizzonte, si scorgevano i nostri can- Così Tolstoj, in Guerra e pace, narra l’ini-
Tra i partigiani noni. Più avanti, oltre il piccolo avvalla- zio di una battaglia; ne rappresenta il pa-
e i “repubblichini” mento, si vedevano le colonne e i canno- norama: colli e avvallamenti, truppe che si
ni del nemico. Nell’avvallamento si udiva fronteggiano, spari. Non solo, in poche
anche battaglie la nostra prima linea che era già entrata in righe riferisce anche delle condizioni at-
di inni. azione e sgranava briosamente spari d’ar- mosferiche e della presunta ora del giorno
Una antichissima tiglieria con quella del nemico. [...] in cui tutto ciò avviene. Questo è il pae-
tradizione “Trap-ta-ta-tap!” schioccavano gli spari, saggio che può presentarsi agli occhi di
chi partecipa a uno scontro armato: im-
magini e colori che ravvivano la scena,
scoppi che assordano, fumi e nebbia che
offuscano la visuale.
Lo sguardo al campo di battaglia è colto
da lontano, in una prospettiva d’insieme;
se ci si avvicina, invece, il teatro cambia,
gli orrori dello scontro appaiono vistosi,
alimentati come sono dalla polvere, dal
sangue, dalle urla. Descrivere gli umori (e
gli odori) del combattimento non è que-
stione di poco conto ed è un mestiere da
lasciare, appunto, agli scrittori. Tuttavia,
alcuni comportamenti da “prima linea” si
rinvengono anche nella documentazione
d’archivio, nelle trascrizioni di interviste
orali ad anziani combattenti, in vecchi ar-
ticoli di giornale. Tutto questo materiale,
se solo si rivolge l’attenzione ad angolatu-
re che fuoriescono da resoconti ufficiali,
consente di apprendere nei dettagli l’at-
teggiamento degli uomini in battaglia. È
possibile, cioè, indagare il combattente
(la sua condotta e la costruzione della
memoria che lo riguarda), partendo da
un singolare aspetto presente nei conflitti,
quale, ad esempio, il paesaggio sonoro.
L’azione di guerra costringe i contenden-
ti – ieri come oggi – ad affrontarsi armi
alla mano, in contesti in cui anche il pia-
no simbolico è coinvolto per mezzo della
gestualità, delle simbologie e soprattutto
della voce dei combattenti, che viene im-
piegata per gridare, lanciare slogan, in-
neggiare canti di guerra, ecc.
Durante gli scontri, a fianco dell’obiettivo
di vittoria sull’avversario, si porta avanti
quello non secondario della sua prostra-
Un manifesto repubblichino adattato dai partigiani.
zione psicologica. Condotte da cui emer-

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gono atti simbolici di natura arcai-
ca – improvvisati o preordinati –
che rimandano alle forme primor-
diali della guerra. A queste peculia-
rità non si sottraggono gli episodi
di guerriglia partigiana che hanno
costellato gli ultimi venti mesi della
seconda guerra mondiale nel cen-
tro-nord del Paese.
Come si siano affrontati resistenti e
fascisti, a quali comportamenti
hanno dato vita, quale apparato
psicologico, spontaneo o meno,
abbiano utilizzato, sono questioni
di cui si parla in questo articolo,
utilizzando una documentazione
relativa al Piemonte nord-orientale.

Sparare cantando
Dalle memorie resistenziali perve-
nuteci, sia di natura letteraria che Soldato tedesco catturato da un partigiano.
provenienti da racconti orali, emer-
ge saltuariamente un atteggiamen-
to singolare (anche se non nuovo), ribaldino non sbaglia nel considera- «Ci stavamo incamminando se-
che sostanzia e innerva la narrazio- re plausibile un comportamento guendo i georgiani – ricorda Bruno
ne dello scontro armato e che, del genere. Francia in un suo libro di memorie
semplificando, potremmo chiamare Se non proprio in questi termini, – quando “Kira” rivoltosi a noi dis-
dello “sparare cantando”. canti e slogan sono per l’appunto se: “Andiamo a dar loro il mazzo-
A citare una simile modalità è, ad utilizzati nei combattimenti e ram- lin di fiori che vien dalla montagna
esempio, Pippo Coppo, commissa- mentati nella memorialistica. Anzi, e intonò la canzone. “Kira” cantava
rio politico della II divisione Gari- atti del genere sono evidenziati da sempre, con o senza pericolo. Se
baldi “Redi” operante nell’alto No- qualsiasi contendente: da reparti non avesse cantato non avrebbe
varese (1.200 uomini, comandante della milizia fascista (durante uno potuto essere quel che era. Attra-
militare: Aldo Aniasi) il quale, nel scontro avvenuto in Etiopia nel versammo un prato in pendio per
riferire la fase iniziale dell’ultima 1941 con le truppe britanniche, ad prendere postazione. L’attacco dei
battaglia di Filippo Maria Beltrami, esempio, afferma Gerarchia senza georgiani aveva già scatenato un
che muore con tutto il suo gruppo censura, bollettino telematico di violento fuoco nemico. “Kira” col
combattente nel febbraio 1944 a destra: «Emblematico il comporta- mortaio sulle spalle cantava: “È la
Megolo in val d’Ossola, afferma: mento del caposquadra della 4a Guardia Rossa che marcia alla ri-
«Lui è saltato fuori per primo, can- compagnia CC.NN. che, ferito scoss…” ma non potè terminare la
tando, cantando è andato giù al- gravemente, rifiuta di essere tra- strofa perché uno dei colpi di un
l’attacco». Con questa breve asser- sportato all’ospedaletto e aggrap- mortaio 81 sparato dal nemico
zione, è chiaro che Coppo intende patosi alla mitragliatrice, continua a esplose pochi metri più in alto».
descrivere il fatto utilizzando una sparare cantando: “Ma la mitraglia- Carattere esuberante “Kira” (così
forma retorica per sottolineare l’e- trice non la lascio!”») e da gruppi pure quel nome di battaglia, recu-
roismo del partigiano. Lo sparare partigiani (nel gennaio 1944 a Vali- perato probabilmente dal titolo di
cantando è un’immagine forte, sti- bona, sulle colline a nord-est di Fi- un film di Alessandrini del ’42), ma
listicamente efficace, dimostra renze, un gruppo di garibaldini vie- quel giorno non è l’unico a cantare
sprezzo del pericolo anche se pro- ne accerchiato dai fascisti e si svol- e a lanciare slogan di incoraggia-
babilmente il Capitano fu più at- ge il combattimento: «Tesi Gu- mento. Scrive ancora Francia: «La
tento alla conduzione dello scontro glielmo, Barinci Antonio e tutti gli Volante, i georgiani, ed il reparto
che non a un comportamento ecla- altri compagni si battono con fu- del Fabbri di Giuli e Mario avanza-
tante. ria», ricorda un sopravvissuto, rono da Santa Maria verso il croce-
Coppo, peraltro, non essendo pre- mentre «Vandolo, partigiano di via. Ci si buttò all’assalto gridando:
sente al fatto impiega notizie pro- vent’anni di Sesto Fiorentino, spara “Viva l’Italia! Morte al fascismo!”.
venienti da terzi, o meglio, dalle cantando “Bandiera rossa”»). Monza in testa, incitò tutti gridan-
voci di guerra – informazioni in- Diversi altri fatti sono descritti per do: “O Gravellona o morte!”. Pur-
controllate e quasi sempre inatten- l’area indagata in questo lavoro. troppo nei pressi del crocevia una
dibili – che specie in occasioni del Un episodio avviene nel settembre raffica di mitra lo colpì in pieno ed
genere trovano materiali su cui la- 1944, durante l’attacco partigiano egli cadde. Fu il primo morto della
vorare. Tuttavia, il commissario ga- di Gravellona Toce, nell’alto Cusio: nostra brigata».

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quei diciotto mesi di odi e di san-
gue, con una gran cantata. Era tut-
ta la nostra cultura, tutto ciò che
avevamo imparato in quei venti an-
ni dentro i quali eravamo nati, e il
mezzo attraverso il quale avevamo
appreso il mondo. Ne trovammo
una per ogni occasione, ogni stato
d’animo: il nostro modo di espri-
merci. Arrivammo in fondo a quel-
la vicenda in una specie di ebbrezza
che quei canti invariabilmente rin-
novavano a ogni risveglio. Canzoni
e canzoni. Che lanciavamo come
Si combatte per le vie di Torino.
sfide e come invocazioni, per susci-
tare in loro echi ormai morti e rim-
Finite male quelle ventotto ore di bella…” e sparano. Tutti cantano proverarli per quel silenzio. Per
combattimento – ma si trattava di meno quei due dei mitragliatori. chiamarli e insieme colpirli. Esse ti
assaltare una cittadina con buone Non possono, perché sono laggiù trascinavano fuori di te, in una sfe-
fortificazioni e un nemico bene ar- sui portoni d’entrata e tengono a ra dove tutto sfumava e si fondeva
mato – gli uomini tornano verso bada le pesanti seghe di Hitler loro. in qualcosa di impreciso e inebrian-
nord, all’interno della repubblica I tedeschi sparano furiosamente, i te: paure, dubbi, ricordi».
partigiana dell’Ossola. nostri si difendono. “Era bello – ci
Per scrollare di dosso le paure della dice Franco, il siciliano – vederci Battaglie canore
battaglia, elaborano una nuova pronti a morire uno dopo l’altro”. In combattimento il canto diviene
canzone sull’aria di un vecchio mo- “Cantavamo contenti di morire da una modalità per attizzare lo scon-
tivo popolare: «Gravellona Gravel- Garibaldini”, ci dice un altro! […]. tro e rivendicare la propria fede.
lona / Traditor della vita mia / Ho Han sempre sparato i ragazzi di Durante un’azione in val Camonica
lasciato l’amante mia / Per venirti Zambo! E quando si son battuti contro i partigiani, ricorda Giose
a conquistare / Per venirti a con- contro i tedeschi per rompere il Rimanelli, milite del battaglione
quistare / Ho perduto molti com- cerchio han sospeso il canto. Biso- “M” di stanza in precedenza a Ver-
pagni / Tutti giovani sui vent’anni gnava non farsi sentire. Lo riprese- celli: «Di tanto in tanto le mitraglie
/ La loro vita non ritorna più / ro appena al sicuro e questo canto s’inceppavano; qualcuno pisciava
C’era Barbis [comandante del li accompagnò sino a noi! […]. nel carrello perché era finito l’olio.
gruppo] che lui piangeva / Nel ve- Tutti i compagni di Battaglione so- Il capitano Mattei era sempre die-
dere tanto macello / Oh non pian- no presenti; ad uno ad uno si sono tro i soldati, col binocolo e la pisto-
ger o Barbis bello / Che l’onore avvicinati ed ora assieme cantiamo. la in pugno come un eroe di cellu-
sarà per te». Cantiamo le nostre canzoni augu- loide. Gridava: “Cantate, ragazzi!
Altro episodio ha per protagonisti randoci che nei prossimi giorni Fate sentire che avete ancora fia-
gli uomini di una pattuglia della “Faccia caldo!”». to”. I soldati attaccavano rabbiosa-
50a brigata Garibaldi, i quali, du- I canti, per altro verso, come già mente: “A noi la morte non ci fa
rante i combattimenti per la libera- notato, sono ampiamente usati an- paura / ci si fidanza e ci si fa all’a-
zione del Biellese, vengono accer- che dalle milizie della Rsi: «Eppoi mor, / se poi ci avvince e ci porta al
chiati in un casolare da truppe te- c’erano le canzoni – narra nelle sue cimitero / si accende un cero / e
desche. «I nostri tentano di uscire – memorie il repubblichino e poi non se ne parla più”. Ma la voce
annota il comandante di brigata, scrittore Mazzantini, allora in atti- del capitano Mattei stimolava sem-
Danda –. Impossibile! Sono già cir- vità antiguerriglia nel Vercellese e pre e ripeteva: “Ancora, ancora ra-
condati. Ritornano in cascina, si ar- in Valsesia –. Tutte quelle canzoni gazzi. Morite con le canzoni sulle
rampicano sui tetti e sui muri di che avevano popolato di miti e fan- labbra, le canzoni della vostra gio-
cinta ed accolgono i tüder col fuo- tasie la tua adolescenza e che aveva- vinezza!”.
co delle poche armi. no il potere magico di ricreare co- Dalla cima del cocomero gli ri-
Zambo li dispone nel miglior mo- me una nube attorno a te nella spondevano risate sarcastiche e sca-
do possibile e sono 21! E qui Vla- quale ti sentivi sciolto da ogni peso. riche che spazzavano il declivio. La
dimir, il vice-comandante, grida ai Sì, uccidevamo ma continuavamo a voce beffarda gridava dietro al capi-
nostri: “Siamo in ventuno, quanti cantare. Lassù fra le montagne fa- tano: “Cantate, cantate, coglioni!”
sono stati i fucilati di Biella, di cevamo le nostre faccende di san- […]. All’alba del quarto giorno si
Mottalciata, di Salussola! Ci batte- gue, ma al ritorno ce ne scrollava- sentì cantare dalle postazioni lassù.
remo sino all’ultimo e dobbiamo mo di dosso il ricordo col frastuo- Quelli cantavano una loro canzone
essere felici. Noi a differenza dei no dei nostri canti che rimbomba- sulla musica di un canto russo. Nel-
primi possiamo combattere!”. I no- vano sotto i porticati e s’infilavano la canzone nominavano le stelle il
stri cantano… “Oh, Italia… Italia nelle strade. […] Traversammo cielo e il vento. Quello che faceva

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la controvoce diceva: “Scarpe rotte e per confermare la superiorità mo- delle Fiandre alcuni soldati tedeschi
eppur bisogna andar…”. “Cantate rale delle proprie ragioni. iniziarono a cantare Stille Nacht,
anche voi”, disse il tenente Mazzo- Le lotte simboliche a suon di canti seguiti da lì a poco da un grande
ni. Allora il soldato Danilo, quello e slogan, peraltro, non sono certo coro e dall’inalberarsi di cartelli
che era venuto dalla III compagnia un’invenzione di questo conflitto, con la scritta: «We not shoot, you
e leggeva di notte, gli rise in faccia ma sconfinano in un lontano pas- not shoot». Dalle parte opposta in-
senza pudore. Disse: “I moribondi sato. Limitando l’osservazione al glesi e francesi, dopo un attimo di
non sanno più cantare. Abbiamo Novecento, i precedenti prossimi perplessità, risposero con canti na-
paura di perdere l’ultimo filo di fia- sono le trincee della Grande Guer- talizi. Uscirono allo scoperto, fra-
to che ci tiene ancora in vita”. ra. Canti e slogan, quando le linee ternizzarono e, nonostante gli or-
Mazzoni non rispose, ma corrugò del fronte erano vicine e a “portata dini contrari delle autorità militari,
la fronte. Poi il canto cessò e non si d’orecchio”, fecero parte dello sce- concordarono tre giorni di tregua:
udì altro suono venire dalle posta- nario di guerra. In quel conflitto, una piccola pace nella Grande
zioni nemiche, come se anche lassù peraltro, grazie alla possibilità in Guerra.
fosse scesa la morte». certe zone di dialogare a distanza, Battaglie canore sono ricordate nel
Dal racconto di Rimanelli traspare si pervenne a momenti di non bel- primo dopoguerra con gli scontri
con chiarezza una particolare circo- ligeranza. Frangenti nei quali, a tra socialcomunisti e squadristi che
stanza d’uso della canzone. I cori discapito dell’immagine del nemico coinvolsero mezzo Paese. A Parma,
non servono solo per dare senso al da odiare, propria delle condizioni ad esempio, si racconta che la sera
gruppo e cadenzare il passo lungo ferine della guerra, prevalse l’esatto del 24 luglio 1921, i contendenti
le vie cittadine e neppure per rilas- contrario. «[Nella loro trincea] – per strada si affrontarono inneg-
sarsi in compagnia. Qualsiasi guer- mi raccontava al magnetofono di- giando Bandiera rossa e Giovinez-
ra si svolge sia con l’impiego degli versi anni fa l’artigliere Olivo Mos- za, prima di darsele di santa ragio-
armamenti che sul piano psicologi- sotti, classe 1898 – c’erano degli ne. Tornando alle trincee, lo scrit-
co, quindi in un conflitto tra italia- austriaci delle parti del Tirolo che tore George Orwell, alla guerra di
ni lo scontro ideologico raggiunge sapevano l’italiano eh, e si parlava- Spagna in veste di giornalista nel
efficacia nelle trasposizioni simboli- no con le nostre vedette. Loro di- campo repubblicano, annotò:
che. Si spara e si canta da entrambe cevano: “Abbiamo fame, dateci «Ovunque le due linee fossero a
le parti: sono vere e proprie batta- qualche pagnotta”. Loro avevano portata di voce l’una dall’altra, c’e-
glie fatte di proiettili e di voci che tanto da fumare, ne avevano in ab- ra sempre un grande scambio di ur-
cantano e insultano. bondanza, allora i nostri ci faceva- la da trincea a trincea. Noi gridava-
Tracce dell’uso della canzone e nel- no passare qualche sacchetto di pa- mo: “Fascistas maricones!”. I fasci-
lo specifico di una vera propria lot- ne e non si sparavano mica, nem- sti: “Viva España! Viva Franco!”. O
ta di canti emergono anche da do- meno un colpo di niente». Di quel quando sapevano di avere degli in-
cumenti scritti del periodo. Duran- conflitto rimane celebre l’episodio glesi davanti: “Tornatevene a casa
te l’attacco dei garibaldini della Vo- – portato anche nelle sale cinema- vostra, inglesi! Non vogliamo stra-
lante «Loss» al presidio di Fara, nel tografiche nel 2005 (Joyeux Noël) nieri qui!”».
Novarese: «Ad un certo momento – avvenuto la notte del 24 dicem- In quel conflitto, la possibilità di
l’indiavolata sparatoria taceva e la bre 1914, quando in una trincea scambiarsi invettive dalle trincee
voce piena e calma del Vice Co-
mandante di Btg. Bufalo intimava
per la prima volta al nemico la resa,
a cui i fascisti rispondevano con raf-
fiche di mitraglia e con il solito
canto dei corvi moribondi: “Batta-
glioni del Duce battaglioni...” Il
combattimento continuava così,
con maggiore o minore intensità
per più ore. Il nemico non cantava
più, erano invece i nostri valorosi
garibaldini che, incuranti del peri-
colo e della morte passata assai vici-
no a molti di loro, cantavano: “Co-
sa importa se ci chiaman banditi...
Ma il popolo conosce i suoi fi-
gli...”».
È lotta di nervi e di armi, di consa-
pevolezza e di fiducia; l’impiego
della canzone è l’antidoto alla ras-
segnazione, un modo per ravvivare
Monchiero, 5 marzo 1945: partigiani di Giustizia e Libertà avviati alla fucilazione.
lo scontro, per infondere sicurezza

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Canta che ti passa
Le canzoni, in questi contesti e più
in generale in quelli culturali e iden-
titari della Resistenza, svolgono un
compito particolarmente incisivo. Il
fatto che in un brevissimo lasso di
tempo ogni formazione abbia costi-
tuito un proprio repertorio canoro,
dimostra l’importanza attribuita ai
canzonieri.
Non vi è originalità nei canti parti-
giani, quasi tutti i testi impiegano
melodie conosciute; tuttavia, pro-
prio in questi atteggiamenti, l’aver
scelto arie note a volte banali ma fa-
cilmente ricantabili, si rinviene la lo-
ro specificità. Del resto, ricorda lo
storico Cesare Bermani: «Come
avrebbe potuto propagarsi in quelle
Fra un’azione e l’altra, un po’ di allegria. condizioni un canto affidato a una
melodia del tutto nuova, quindi sco-
nosciuta ai partigiani? Guerriglia e
venne sfruttata in modo “scientifi- uso teatrale e narrativo. Specie nel- corsi d’insegnamento musicale sono
co” sul piano della propaganda uf- le fiction cinematografiche esse of- cose incompatibili». Inoltre, altra
ficiale. L’organo di stampa del friranno le migliori condizioni per caratteristica dei canti è la loro crea-
Quinto reggimento repubblicano fissare e sottolineare la loro pre- zione anonima. I testi di numerose
pubblicò indicazioni precise per i gnanza allegorica. canzoni, dai moduli musicali etero-
propri combattenti sull’uso psico- In Casablanca di Michael Curtiz genei (militari, popolari, politici, di
logico della comunicazione politica (Usa, 1942), ad esempio, la scena musica leggera, ecc.), non nascono
a mezzo altoparlanti. avviene in una locanda: ad un dalla penna di letterati, ma dagli uo-
L’efficacia di queste voci è ricorda- gruppo di tedeschi inneggianti can- mini delle formazioni. Singolarità
ta da Francesco Panedigrano di Ni- ti nazisti rispondono dei locali e dei per la quale – come scriveva Rober-
castro, allora militare italiano in- francesi con La Marsigliese. to Leydi, presentando il primo disco
quadrato nelle truppe fasciste: Analogamente in O thiasos (La reci- di Canti della Resistenza italiana (I
«Mentre noi eravamo in linea senti- ta) di Theo Anghelopulos (Grecia, Dischi del Sole, 1960): «il canto
vamo degli altoparlanti dall’altra 1975), durante il capodanno del spontaneo si definisce come mezzo
parte, dalla sponda opposta, che 1946 giovani monarchici e di sini- d’indagine di un’epoca e di una si-
non facevano altro che ripeterci: stra si affrontano in una sala da bal- tuazione, più preciso e spietato, for-
“Fratelli, compagni, fratelli – no lo. La battaglia, della durata di ben se, di altri strumenti storiografici».
compagni, fratelli ci chiamavano – dieci minuti, si svolge a colpi di In effetti, in quel momento matura-
fratelli ma che cosa fate – dice – sie- no repertori codificabili come mo-
canzoni: i primi, tutti maschi, can-
te venuti in Spagna perché? Per delli espressivi di una nuova comu-
tano inni nazionalisti e concludono
combattere contro i vostri fratelli? nicazione orale, ma, diversamente
Cercate di ritirarvi, cercate di tro- ballando un tango; i secondi, di
ambo i sessi, rispondono con canti dal passato risorgimentale, estranea
vare il mezzo per andare via perché alla tradizione letteraria nazionale.
tanto – dice – la guerra la perdete. di segno opposto e terminano al
Non differenze dovute a procedi-
Anche se non perdete questa, che suono di un boogie woogie con testo menti stilistici ma vere e proprie
sicuramente può darsi che la vince- rivoluzionario. modalità alternative di creazione del
rete, avete una forza di più di noi, In Apocalypse Now di Francis Ford canto.
però perderete tutto il resto. Voi Coppola (Usa, 1979) non vi è una Anche la stampa partigiana delinea
non le capite queste cose” e allora competizione canora ma si eviden- questi tratti. Parafrasando un noto
poi ci cominciavano a cantare delle zia – forse con eccessiva trasposi- canto della zona, scrive un giornale
canzoni, insomma ci dicevano sem- zione filmica – l’uso terrorizzante biellese il primo maggio 1945:
pre queste cose…». della musica in battaglia. Il fanatico «“Che importa se ci chiamano ban-
La guerra a parole, improperi e colonnello Kilgore, prima di bom- diti”. Sono i veri Italiani che lo gri-
canti resta attiva fin tanto che persi- bardare un villaggio vietnamita, an- dano da quelle montagne a tutti.
stono le condizioni di un suo im- nuncia il suo arrivo irradiando La Loro sapevano che il popolo italiano
piego. Le competizioni canore, pe- cavalcata delle valchirie di Wagner conosceva i suoi figli, loro sapevano
raltro, assolveranno in seguito a attraverso grossi altoparlanti mon- che a casa la vecchia mamma prega-
nuovi compiti nei contesti artistici tati sugli elicotteri della propria va per loro e diceva con orgoglio:
del Novecento, prestandosi a un squadriglia. “Mio figlio combatte per la Patria, è

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lassù sui monti, ma un giorno verrà partecipazione emotiva, di accom- cerata a Torino. Ma accade di peg-
ad abbracciarmi”». pagnare i condannati nel loro ulti- gio: per un biglietto che riporta il
I canti hanno poi la particolarità di mo atto della vita. «Canto – scrive la testo di una canzone partigiana, tro-
smuovere gli animi, di far sgorgare staffetta garibaldina Soreghina nel vatogli in tasca, il sedicenne Glauco
forti emozioni nelle occasioni più febbraio 1945 su La Stella Alpina – Bergamotti di Romagnano Sesia, in
tragiche, che certo non mancano, cantiamo tutti ed a un tratto una bassa Valsesia, è fucilato dai repub-
come durante le esecuzioni per rap- commozione profonda mi prende blichini nel luglio 1944.
presaglia. l’anima e sento qualcosa che mi fa Le canzoni partigiane si assumono
Un episodio fra i tanti: il primo male al cuore: sono le parole, sono i come monito e sprone alla lotta, an-
novembre 1944, al porto di Castel- motivi di questi canti fioriti tra una zi, le musiche e i testi di questi bra-
letto Ticino vengono condotti sei battaglia e l’altra». Sarà l’afflato poe- ni rientrano nella sfera della sacrali-
partigiani prigionieri per essere fuci- tico che colpisce ma se, come ag- tà, cui va prestato il dovuto rispetto.
lati come atto di rappresaglia per giunge la giovane donna, vi sono ra- «Ci dicono alcuni garibaldini, che in
l’uccisione di un ufficiale della X gazze nelle città «che attendono con molte serate danzanti le varie orche-
Mas. Sul piazzale del porto vengono ansia il testo d’una canzone partigia- strine suonino Scarpe rotte, la canzo-
tradotti anche sedici ostaggi e tutta na per impararla», di sicuro biglietti ne dei partigiani d’Italia – scrive un
la gente del posto trovata. I condan- e fogli con riportati canti partigiani giornale partigiano biellese alcuni
nati giungono con un barcone e alla sono minuziosamente ricercati dai mesi dopo la Liberazione – e che i
vista della popolazione, ricorda Al- fascisti. Racconta un operaio di ballerini si affrettino a danzare al
fonso Boca, l’unico scampato: «Ci Omegna: «La Teresina da ragazza suono di questa canzone. Checché
mettiamo a cantare un inno parti- lavorava alla Lagostina o in una di ne dicano gli intenditori, Scarpe rot-
giano più con la forza dell’istinto quelle fabbriche lì dopo il Molinet- te non è un ballabile. Lo potrà esse-
che con quella della ragione». Poi, to. Tutte le mattine, con altre due re per musica e ritmo, ma non lo
allineati davanti al plotone di esecu- compagne, doveva passare il posto può e non lo deve essere per ragioni
zione intonano «Che importa se ci di blocco che c’era vicino alla Co- sentimentali. Scarpe rotte, che ricor-
chiaman banditi, il popolo conosce i bianchi e una volta un milite l’ha da i morti, i torturati, i feriti, non
suoi figli». Il capitano Ungarelli del- fermata e gli ha frugato nella borsa. deve essere affidato al movimento
la X Mas legge la condanna a morte, La Teresina ha detto: “Cosa cerca- più o meno sincopato di piedi in
ma incalzato dalla popolazione è co- te?”. “Cerco foglietti con le canzoni moto, ma al palpitare del cuore che
stretto a concedere la vita al più gio- partigiane”. “Noi le canzoni parti- ritorna a rivivere ore e momenti del-
vane del gruppo, Alfonso, appunto, giane le abbiamo in testa e non la vita partigiana».
di diciassette anni. I condannati al- scritte”. Ha avuto quel coraggio lì, Per motivi del genere, per la capaci-
lora riprendono a cantare accompa- di dire una cosa del genere». tà che hanno questi canti di toccare
gnati in coro da diversi paesani e Questo si narra di Teresina, mentre le corde dei sentimenti e di trasfon-
una donna, rompendo il cordone la staffetta partigiana “Biancaneve”, dere idealità e convincimenti, non è
della milizia, si butta verso i prigio- ricorda che al momento del secondo possibile banalizzarne l’uso e per pa-
nieri incitandoli a continuare il can- arresto sui monti del lago d’Orta, le recchio tempo si vigilerà sull’ammis-
to. Viene dato l’ordine di fuoco e i si fa ascoltare al pianoforte la melo- sibilità e sull’accuratezza delle ese-
partigiani muoiono gridando: «Viva dia di Fischia il vento e le viene ri- cuzioni.
l’Italia!, Viva i Partigiani!». volta la domanda: «Le piace questa
Il valore intrinseco del canzoniere canzone?», come avvio a una serie di
partigiano sta anche in questo: esse- sevizie e brutalità che la giovane Le foto di questo articolo sono di Archivio
re capace, in momenti di intensa donna subirà prima di essere incar- Idealgrafica Senestro, di Pancalieri.

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