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GIURISPRUDENZA•DIRITTO PENALE

Elemento soggettivo del reato

Rischio consentito e misura


della diligenza nel reato colposo
CASSAZIONE PENALE, Sez. IV, 3 marzo 2006 (u.p. 17 novembre 2005), n. 7661
Pres. Battisti - Rel. Brusco - P.m. Favalli (conf.) - G., ricorrente

Reato colposo - Posizione di garanzia - Fonti - Attività pericolosa - Rischio lecito - Misura della diligenza - Criterio
dell’agente modello - Insufficienza - Colpa per assunzione - Regola dell’astensione.
(Art. 40 cpv. e 43 c.p.)

Nell’esercizio di attività pericolose consentite, proprio perché la soglia della prevedibilità di eventi
dannosi è più alta rispetto alle attività comuni, maggiore è la diligenza e la perizia richiesta all’a-
gente con la conseguenza che il soggetto che intraprenda l’attività senza le competenze e le capacità
necessarie versa in “colpa per assunzione” per essersi assunto un compito che non era in grado di
svolgere.

(Omissis). trollato che nella struttura non venissero sistemati og-


La Corte osserva: getti che potevano precipitare al suolo e perché non
I) La Corte d’Appello di Firenze, con sentenza 7 giugno aveva fornito le persone che stavano svolgendo l’atti-
2004, ha parzialmente confermato la sentenza 5 luglio vità descritta dei necessari mezzi di protezione nei con-
2002 del Tribunale di Pisa che aveva condannato G.G. fronti della caduta di oggetti dall’alto. I primi giudici
per il reato di omicidio colposo in danno di G.G. e as- avevano assolto gli altri due imputati ritenuti semplici
solto dal medesimo reato P.G. e D.C. nei confronti dei esecutori delle direttive di G.
quali era stata esercitata l’azione penale per il medesimo II) Contro la sentenza della Corte fiorentina ha propo-
reato. La Corte d’Appello ha dichiarato estinte per pre- sto ricorso G.G. il quale ha dedotto un unico complesso
scrizione alcune contravvenzioni che erano state conte- motivo di censura con il quale si denunzia l’erronea ap-
state all’imputato e ha rideterminato la pena inflitta dal plicazione della legge penale e la manifesta illogicità
primo giudice per il reato di omicidio colposo. della motivazione.
La medesima Corte ha ricostruito l’incidente nel quale In sintesi il ricorrente si duole che i giudici di merito
G. ha perso la vita nei seguenti termini: G., G., P. e D. abbiano ritenuto esistente nei suoi confronti una posi-
stavano procedendo al montaggio di una struttura me- zione di garanzia ricollegandola non ad un obbligo giu-
tallica da utilizzare come appostamento fisso per la cac- ridico di impedire l’evento, ma a una mera situazione di
cia al colombaccio in località Marina di Pisa. G. era il fatto con il rischio di dar luogo a responsabilità oggetti-
titolare dell’autorizzazione rilasciata dalla Provincia di va posto che la persona cui è attribuita una tale posizio-
Pisa e gli altri collaboravano con lui nella costruzione ne non è in grado di percepire quali obblighi incomba-
essendo tutti interessati all’utilizzazione dell’apposta- no su di lui in mancanza di un precetto normativamen-
mento. te previsto.
Secondo la sentenza impugnata la struttura, per la sia Il ricorrente esclude che potesse incombere su di lui un
altezza (16 metri) e per la sua composizione, era sogget- obbligo di protezione verso terzi nei confronti dei quali
ta a forti oscillazioni anche perché costruita su un terre- non esisteva alcun suo potere sovraordinato. D’altro
no scosceso Durante una di queste oscillazioni un’asta canto la decisione di eseguire i lavori di costruzione del-
metallica, sistemata su una pedana più elevata e non l’appostamento non era stata sua, ma era stata comune
fissata in alcun modo alla struttura, cadeva dal pian do- all’interno del gruppo formato dalle persone indicate
ve si trovava e andava a colpire al capo G.G. che ripor- tutte appassionate della caccia e che avrebbero tutte
tava gravi lesioni dalla quali derivava la morte. utilizzato la struttura.
I giudici di merito hanno ritenuto che su G.G. quale ti- Erroneo sarebbe poi il convincimento dei giudici di
tolare dell’autorizzazione e responsabile dei lavori in merito secondo i quali la posizione di garanzia derive-
corso, gravasse l’obbligo di impedire il verificarsi dell’e- rebbe dal rilascio dell’autorizzazione a G.; autorizzazione
vento e che egli fosse in colpa perché non aveva con- che alcun cenno fa ad eventuali obblighi di protezione

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nei confronti di terzi. Ma anche a voler ritenere che un ticando l’orientamento giurisprudenziale che riteneva
tale obbligo incombesse sul ricorrente può ritenersi - ci omissiva la condotta del datore di lavoro che non ave-
si chiede nel ricorso - che questo obbligo fosse esteso fi- va impedito che i lavoratori dipendenti fossero esposti
no a pretendere l’uso dei comuni mezzi di protezione ad agenti patogeni che «l’omissione di cui all’art. 40 cpv.
(elmetto, scarpe protette, ecc.) da amici che con lui c.p., infatti, non è un’omissione di cautele, ma - più radi-
collaboravano per lo svolgimento di un’attività di co- calmente e specificamente - un omesso impedimento...».
mune interesse? Esigere queste condotte equivarrebbe È stato ancora sottolineato come la tendenza a conside-
ad affermare principi in contrasto con il principio di le- rare omissive queste condotte non è priva di ragionevo-
galità. li spiegazioni perché se è vero che il medico che sbaglia
III) La Corte non può che prendere atto della ricostru- la cure pone in essere condizioni positive dell’evento è
zione dei fatti compiuta, in modo argomentato e certa- altrettanto vero che non attiva la condizioni negative
mente non illogico, dai giudici di merito. dell’evento cioè condizioni (la mancanza di una terapia
Può peraltro dare ai fatti ormai incontrovertibilmente adeguata) la cui assenza è “concausa” dell’evento.
accertati (e neppure contestati dal ricorrente) un in- Quali sono le conseguenze sul caso in esame dei princi-
quadramento giuridico diverso da quello dei giudici di pi riferiti? Se la causalità è attiva, perché G. (unitamen-
merito. Ciò, in particolare, sia per quanto riguarda la te ai suoi amici ha violato il divieto di compiere attività
natura - omissiva o commissiva - della causalità sia per pericolosa - la costruzione dell’appostamento con quelle
quanto riguarda (nel primo caso) la fonte dell’obbligo caratteristiche di pericolosità ben descritte nella sen-
di garanzia. tenza impugnata - senza l’adozione della cautele neces-
Sotto il primo profilo (se si tratti di garanzia omissiva o sarie, la stessa non può che essere considerata commis-
commissiva) la Corte ha seri dubbi che il fatto descritto siva (l’imputato ha “agito” e la sua violazione è valsa a
dai giudici di merito possa essere inquadrato nell’ipotesi cagionare l’evento) con componenti omissive (nel fare
omissiva. ha omesso la cautele più volte indicate).
In astratto la distinzione tra causalità commissiva e cau- Se così è diviene irrilevante la fonte dell’obbligo perché
salità omissiva è del tutto chiara: nella prima viene vio- la responsabilità di G. è positivamente riconducibile al-
lato un divieto; nella seconda è un comando ad essere la sua condotta: come si vedrà più avanti chi svolge
violato. In concreto la distinzione è invece tutt’altro un’attività pericolosa deve adottare tutte le cautele ne-
che chiara e infatti viene frequentemente ritenuta cessarie ad evitare che vengano provocati danni a terzi.
omissiva una condotta che non lo è: sono ben pochi i E diviene altresì irrilevante il problema sottoposto a
casi nei quali la condotta cui riferire l’evento dannoso è questa Corte con i (peraltro seriamente argomentati)
chiaramente attiva (un automobilista ha investito un motivi di ricorso laddove sottolineano che l’imputato
passante sulle strisce; il chirurgo ha inavvertitamente non aveva alcun potere di direzione o coordinamento
tagliato un vaso durante l’intervento) o passiva (l’ad- dell’attività dei sui amici: o questo potere esisteva e al-
detto al passaggio a livello non ha abbassato le sbarre lora egli doveva garantire la sicurezza delle persone che
durante il passaggio del treno; il medico ha colposa- collaboravano con lui; o non esisteva e allora tutti era-
mente omesso di ricoverare il paziente) no garanti della sicurezza di tutti. In ogni caso l’obbligo
Nella stragrande maggioranza dei casi sono presenti di tutela della sicurezza delle altre persone non può es-
condotte attive e passive che interagiscono tra di loro sere escluso in capo a G.
rendendo ancor più difficile l’accertamento della casua- IV) Ma le conseguenze non sono diverse se anche do-
lità fino confondere tra il reato omissivo e le compo- vesse ritenersi la causalità di tipo omissivo e quindi do-
nenti omissive della colpa: i casi che si verificano più vesse individuarsi una posizione di garanzia del ricor-
frequentemente riguardano la responsabilità medica e si rente che gli imponeva di evitare che si verificasse l’e-
afferma in dottrina che il caso del medico che adotti vento dannoso.
una terapia errata (e quindi ometta di somministrare Va premesso che, come è noto, l’obbligo di garanzia si
quella corretta) o che dimetta anticipatamente il pa- fonda sul disposto del capoverso dell’art. 40 cod. pen.,
ziente (e quindi ometta di continuare a curarlo in am- secondo cui non impedire un evento che si ha l’obbligo
bito ospedaliero) non rientra nella causalità omissiva, giuridico di impedire equivale a cagionarlo, laddove si
ma in quella attiva. Causalità omissiva sarà quella del fa riferimento all’obbligo giuridico di impedire l’evento.
medico che omette proprio di curare il paziente o che Questa disposizione trova il suo fondamento nei princi-
rifiuta di ricoverarlo. pi solidaristici che impongono (oggi anche in base alle
È stato affermato in dottrina che i medici che hanno norme contenute negli artt. 2, 32, 41 comma 2° della
sbagliato diagnosi e terapia «non hanno violato un co- Costituzione) una tutela rafforzata e privilegiata di de-
mando, bensì solo un divieto di cagionare (o contribuito a terminati beni - non essendo i titolari di essi in grado di
cagionare, si trattasse anche solo di accelerare) lesioni o proteggerli adeguatamente - con l’attribuzione a deter-
morte con negligenza, imperizia o imprudenza» e, con rife- minati soggetti della qualità di “garanti” della salva-
rimento alla responsabilità del datore di lavoro (materia guardia dell’integrità di questi beni ritenuti di primaria
più vicina a quella che stiamo trattando) si è detto, cri- importanza per la persona.

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La posizione di garanzia è riferibile, sotto il profilo fun- di garanzia della persona autorizzata; per es. non è il ri-
zionale, a due categorie in cui tradizionalmente si in- lascio del patentino di bagnino che impone di salva-
quadrano gli obblighi in questione: la posizione di ga- guardare la vita dei bagnanti, ma la concreta attribuzio-
ranzia c.d. di protezione (che impone di preservare il ne di questi compiti in una spiaggia o in una piscina.
bene protetto da tutti i rischi che possano lederne l’in- Per avere conferma di questa costruzione basti ipotizza-
tegrità: per es. quelli dei genitori nei confronti dei figli re il caso in cui G., ottenuta l’autorizzazione, avesse affi-
minori); e la posizione c.d. di controllo (che impone di dato la costruzione dell’appostamento ad una impresa
neutralizzare le eventuali fonti di pericolo che possano specializzata; in questo caso non sarebbe sorto nei suoi
minacciare il bene protetto: per es. da parte di chi eser- confronti alcun obbligo di garanzia nella costruzione
cita un’attività pericolosa). In dottrina è stata proposta della struttura (a meno che non avesse affidato l’esecu-
anche una terza categoria costituita dall’obbligo di im- zione del lavoro a soggetto inidoneo).
pedimento di reati. Non è dunque l’autorizzazione dell’ente pubblico che fa
Sull’origine e sull’ambito di applicazione della posizione sorgere la posizione di garanzia, ma è lo svolgimento
di garanzia v’è contrasto tra le teorie che ritengono che personale dell’attività che l’ha fatta sorgere trattandosi
gli obblighi del terzo possano derivare soltanto da una di attività che, per le caratteristiche del manufatto da
fonte formale (e infatti si parla di teoria “formale” della costruire, presentava aspetti di pericolosità (l’altezza
posizione di garanzia) e le teorie che fanno riferimento della struttura, la base contenuta, il terreno scosceso, il
piuttosto a criteri sostanzialistici (ma esistono anche le forte rischio di oscillazione anche per le caratteristiche
teorie c.d. “miste”). del materiale utilizzato) che ne rendevano pericolosa
La prima teoria, che sembra accolta dal cpv. dell’art. 40 l’esecuzione. Ed è l’esercizio di un’attività pericolosa da
(che parla infatti di obbligo “giuridico”), individua qua- parte di G. che fonda la sua posizione di garanzia e che
li fonti dell’obbligo in questione, la legge e il contratto lo obbligava ad adottare «tutte le misure idonee a evitare il
(e su queste fonti ovviante non esistono divergenze) danno» (art. 2050 cod. civ.; ovviamente la regola sul-
nonché la precedente condotta illecita o pericolosa, la l’inversione dell’onere della prova vale solo per l’obbli-
negotiorum gestio e la consuetudine (e su queste fonti in- go del risarcimento danni).
vece le opinioni sono divergenti anche perché, più in Trattandosi di un obbligo di evitare che da una situazio-
generale, la soluzione del problema della fonte è stretta- ne di pericolo possano derivare danni a terzi l’obbligo di
mente connesso al rispetto del principio di determina- garanzia è inquadrabile tra gli obblighi di controllo. Per
tezza della fattispecie). le caratteristiche dell’opera può poi affermarsi che esi-
La giurisprudenza di legittimità ha più volte riaffermato stesse quello che la dottrina configura come “potere im-
che la posizione di garanzia può avere una fonte norma- peditivo” senza il quale ovviamente non può ipotizzarsi
tiva non necessariamente di diritto pubblico ma anche l’esistenza della situazione di garanzia perché difetta
di natura privatistica, anche non scritta e addirittura ogni signoria sul decorso causale che quindi non può
trarre origine da una situazione di fatto, da un atto di essere dominato o condizionato dal garante. Potere im-
volontaria determinazione, da una precedente condotta peditivo che avrebbe potuto essere agevolmente eserci-
illegittima (cfr. Cass., Sez. IV, 12 ottobre 2000 n. tato con un controllo della struttura e delle modalità
12781, A.; 1° ottobre 1993 n. 11356, C., 21 maggio dell’esecuzione dei lavori oltre che con la fornitura, a
1998 n. 8217, F.; 5 novembre 1983, n. 9176, B.) che coloro che operavano, di idonei strumenti di protezio-
costituisca il dovere di intervento e il corrispondente ne.
potere giuridico, o di fatto,che consenta, al soggetto ga- La giurisprudenza civile di legittimità ritiene che le atti-
rante, attivandosi, di impedire l’evento. vità pericolose siano quelle connotate (anche separata-
V) Alla luce di questo inquadramento teorico forse su mente) da pericolosità intrinseca, da pericolosità dipen-
un punto possono condividersi le censure proposte dal dente dalla modalità di esercizio ovvero derivante dai
ricorrente: Che l’autorizzazione della Provincia di Pisa mezzi adoperati: si veda, da ultimo, Cass., Sez. III civ., 2
non fosse da sola idonea e sufficiente a creare la posizio- marzo 2001, n. 3022. Situazioni che, secondo la rico-
ne di garanzia. struzione dei giudici di merito, paiono tutte concorrere
L’autorizzazione è un atto amministrativo che ha la fun- nel caso di specie.
zione di rimuovere un ostacolo normativamente previ- È certamente vero che un margine di rischio (il c.d.
sto per l’esercizio di una determinata attività ma non è “rischio consentito”) nelle attività pericolose che l’or-
idonea, da sola, a creare la posizione di garanzia in man- dinamento autorizza è ineliminabile e, ciò nonostan-
canza di una situazione in cui si rende necessario lo te,l’esercizio di queste attività non è vietato perché
svolgimento di un’attività di protezione o di controllo considerate socialmente utili; ma proprio perché si
che solo con quella autorizzazione è possibile svolgere. tratta di attività pericolose - e proprio perché l’ordina-
Questa situazione può coesistere con il rilascio dell’au- mento accetta l’esistenza ineliminabile del margine di
torizzazione, ma la sua presenza è sempre necessaria. rischio - la persona alla quale è attribuita una posizione
Nella normalità dei casi è però nello svolgimento del- di garanzia della tutela della salvaguardia dei beni pri-
l’attività autorizzata, non prima, che sorge la posizione mari nello svolgimento delle attività medesime ha un

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obbligo, di maggiore e non minore intensità, di ridurre qualsiasi attività - anche solo per hobby - e si avvalga del-
il margine di rischio, nei limiti più ristretta. In definiti- l’aiuto di qualche amico, non solo assume verso costui un
va, nelle attività pericolose consentite, proprio perché dovere di protezione, ma diventa anche obbligato all’osser-
la soglia della prevedibilità è più alta, nel senso che gli vanza di una serie di norma speciali, come se svolgesse pro-
eventi dannosi sono maggiormente prevedibili (e spes- fessionalmente quell’attività. E ciò sulla sola scorta del fatto
so in minor misura evitabili) rispetto alle attività co- che quel soggetto si pone in particolare rapporto col bene:
muni, maggiore deve essere la diligenza e la perizia nel proprietario, locatario, titolare di un’autorizzazione ammi-
precostituire condizioni idonee a ridurre il rischio con- nistrativa all’uso dello stesso, ecc. Ci sembra veramente ec-
sentito nei limiti del possibile. Quindi l’ineliminabilità cessivo».
del rischio non corrisponde ad un’attenuazione del- Non è così: il problema delle esigibilità della condotta
l’obbligo di garanzia, ma semmai ad un suo rafforza- riguarda, nella normalità dei casi, le competenze speci-
mento. fiche di ciascun operante a qualunque livello operi e
Ma, a non diverse conclusioni si perverrebbe ove si ri- l’agente sarà ritenuto in colpa solo se non ha tenuto
tenesse non rientrante l’attività in esame tra le attività conto (non ha previsto) delle conseguenze della sua
pericolose. In questo caso dovrebbe farsi riferimento al- condotta che conosceva o era tenuto a conoscere in ba-
l’art. 2051 cod. civ. che pone un analogo obbligo di evi- se alla professione e alla sua condizione (eiusdem condi-
tare i danni cagionati dalla cose in custodia. cionis ac professionis).
In conclusione su questo punto: anche a voler ritenere Ne consegue che la colpa dell’agente non è ravvisabile,
omissiva la causalità non può escludersi l’esistenza della nel caso di attività specializzata svolta da chi non ha la
posizione di garanzia in capo al ricorrente con la conse- necessaria specializzazione, solo se egli si trovi in condi-
guente sua responsabilità per non aver impedito il veri- zioni di urgenza indifferibile; se invece l’urgenza non
ficarsi dell’evento. esiste la colpa sarà ravvisabile nell’essersi, l’agente, as-
VI) I motivi di ricorso sono incentrati fondamental- sunto un compito che non era in grado di svolgere (in
mente sul problema dell’obbligo di garanzia che riguar- questi casi si parla di colpa “per assunzione”).
da la causalità omissiva. Quindi delle due l’una. O G. aveva le competenze e le
Ma, tra le argomentazioni proposte, v’è in passaggio capacità necessarie per compiere l’opera e allora, essen-
che riguarda l’elemento soggettivo (in particolare sotto do prevedibili eventi dannosi, per le caratteristiche del-
il profilo dell’esigibilità della condotta) laddove ci si l’opera da compiere, doveva adottare la cautele idonee
chiede - anche ammesso che l’agente fosse gravato di a prevenire questi eventi essendo ciò esigibile da perso-
un obbligo di garanzia nei confronti delle persone che na che opera in quel settore. O non le aveva e allora è
con lui collaboravano - quali fossero il limiti di questi in colpa “per assunzione”: la diligenza a lui richiesta è
obblighi di protezione. Così testualmente si esprime il infatti quella di chi professionalmente si occupa di co-
ricorso: «una volta che il soggetto si ritenga gravato da un struire queste strutture.
simile obbligo la condotte da lui esigibili sono le medesime VII) Per le considerazioni svolte il ricorso deve essere
cui è tenuto chi assume quell’obbligo istituzionalmente, op- rigettato
pure sono diverse?». E ancora: «chiunque intraprenda una (Omissis).

IL COMMENTO
di Matteo Bellina

quali l’operatività nel nostro sistema della c.d. teoria del


Nel presente elaborato si intende porre l’interroga- rischio lecito o consentito ed il ruolo da essa giocato nel-
tivo circa l’operatività nel nostro ordinamento del- la determinazione della misura soggettiva della colpa.
la teoria del c.d. “rischio lecito”, secondo la quale, Nel caso all’esame della Corte l’imputato, munito
nell’ambito delle attività pericolose, ma consentite di autorizzazione amministrativa, stava procedendo al
dall’ordinamento in ragione della loro utilità so- montaggio di una struttura metallica da adibire ad ap-
ciale, si verificherebbe una limitazione della misu- postamento fisso per l’esercizio dell’attività venatoria,
ra della diligenza richiesta all’agente ai fini della con l’aiuto di tre amici anch’essi cacciatori interessati
formulazione del giudizio di colpa. all’uso della struttura. Nel corso del montaggio, dalla
parte superiore della struttura precipitava un’asta me-
tallica che colpiva a morte uno dei soggetti che colla-
La sentenza in epigrafe offre l’occasione per rimedi- boravano all’operazione.
tare alcuni controversi profili in tema di reato colposo, I giudici di merito pronunciando sentenza di con-

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danna nei confronti dell’imputato, ritenevano che su Secondo la c.d. teoria formale (3), che rappresen-
questi gravasse l’obbligo di impedire l’infortunio, la cui ta l’impostazione più tradizionale, la posizione di ga-
fonte fosse da individuarsi nella titolarietà dell’autoriz- ranzia ed il conseguente obbligo di azione deriva solo
zazione amministrativa e che egli versasse altresì in col- ed esclusivamente da una fonte giuridica: gli atti ido-
pa, «perché non aveva controllato che nella struttura non nei a creare un obbligo giuridico di impedire l’evento
venissero sistemati oggetti che potevano precipitare al suolo e sarebbero, secondo la c.d. regola del trifoglio (4), la
perché non aveva fornito le persone che stavano svolgendo legge (intesa in senso a-tecnico, come sinonimo di
l’attività descritta dei necessari mezzi di protezione nei con- fonte giuridica, comprendente dunque anche il rego-
fronti della caduta di oggetti dall’alto»; in altri termini per lamento) il contratto (in quanto dotato di forza di leg-
non aver adottato la misure di sicurezza necessarie per ge tra le parti), nonché, la precedente attività perico-
l’esercizio di tale attività. losa (5). Secondo la teoria c.d. funzionale, invece, la
La Corte, in accoglimento delle censure proposte posizione di garanzia andrebbe costruita in base allo
dal ricorrente, ha negato l’idoneità dell’autorizzazione scopo di protezione delle norme incriminatrici; ciò
amministrativa a fondare la posizione di garanzia, indi- che conta ai fini dell’imputazione dell’evento non sa-
viduandone invece la fonte nello svolgimento dell’atti- rebbe tanto un obbligo formale di impedirlo, quanto
vità pericolosa. un’effettiva posizione di signoria sul suo verificarsi (6).
Più articolata la soluzione del problema attinente Al di là dei limiti propri ad entrambe le concezioni
all’esistenza della colpa in capo all’agente. I giudici di (7), va comunque rilevato come, in un sistema imper-
legittimità hanno affermato che l’esistenza di un margi- niato sul principio di legalità, una concezione pura-
ne di rischio ineliminabile nelle attività pericolose leci- mente sostanziale o fattuale dell’obbligo di garanzia fa-
te non attenua ma rafforza l’obbligo di garanzia, richie- tichi a trovare cittadinanza. Ciò principalmente per-
dendo all’agente una maggior diligenza e perizia. Coe- ché è il Codice a correlare l’omissione alla natura giu-
rentemente con questa premessa la Corte ha concluso ridica dell’obbligo, il che non può significare altro che
che il dovere obiettivo di diligenza richiesto nell’eserci- la volontà di subordinare la posizione di garante all’e-
zio di un’attività pericolosa lecita non va individuato sistenza di un obbligo posto da fonti dell’ordinamento
alla stregua del parametro del c.d. agente modello (ho- a ciò abilitate (8).
mo eiusdem condicionis ac professionis), bensì facendo ri-
ferimento alla diligenza esigibile da chi opera professio- Note:
nalmente nel settore di riferimento. Nel caso in cui l’a- (1) Così, tra gli altri, G. Grasso, Il reato omissivo improprio. La struttura
gente non sia in possesso di tali competenze e capacità, obiettiva della fattispecie, Milano, 1983, 184.
essendo inesigibile un tale livello di diligenza, la colpa (2) F. Giunta, La posizione di garanzia nel contesto della fattispecie omissiva
sarà ravvisabile nell’essersi assunto un compito e nell’a- impropria, in questa Rivista, 1999, 620.
ver intrapreso un’attività che non era in grado di svol- (3) Per la teoria c.d. formale, nettamente prevalente in dottrina, cfr. F.
gere (c.d. colpa “per assunzione”). Antolisei, L’obbligo di impedire l’evento, in Riv. it. dir. pen., 1936, 134 ss.,
Senza dubbio i punti di maggior interesse affrontati ora in Scritti di diritto penale, Milano, 1955, 311 ss.; G. Bettiol, Diritto pe-
nale, 11ª ed., Padova, 1982, 290; I. Caraccioli, voce Omissione (dir. pen.
nella pronuncia in esame sono rappresentati dell’indivi- ), in Noviss. dig, it., XI, 1965, 896 ss.; F. Mantovani, Diritto penale. Parte
duazione della fonte dell’obbligo di garanzia, dal con- generale, 4ª ed., Padova, 2001, 172 ss.; G. Marinucci-E. Dolcini, Manua-
cetto di rischio lecito nonché nella diligenza esigibile le di diritto penale, Milano, 2004, 134 ss.; A. Pagliaro, Principi di diritto pe-
nelle attività pericolose lecite. Su questi punti in parti- nale. Parte generale, 8ª ed., Milano, 2003, 365 ss.; T. Padovani, Diritto pe-
nale, 7ª ed., Milano, 2004, 127; V. Patalano, voce Omicidio (dir. pen. ),
colare si cercherà di far luce. in Enc. dir., XXIX, 1979, 950 ss.; D. Pulitanò, Diritto penale, Torino,
2005, 264 ss.; M. Siniscalco, voce Causalità (Rapporto di), in Enc. dir.,
Le fonti dell’obbligo di garanzia VI, 1960, 650; M. Spasari, L’omissione nella teoria della fattispecie penale,
Milano, 1957, 178 ss.
È indubbio che quello della posizione di garanzia e
dei suoi criteri di individuazione sia un problema che (4) F. Giunta, La posizione di garanzia, cit., 621.
occupa un posto di assoluta centralità nell’ambito della (5) Include altresì la consuetudine A. Pagliaro, Principi, cit., 370.
teoria del reato omissivo improprio (1). L’obbligo di ga- (6) Per la teoria c.d. sostanziale v., in primo luogo, G. Fiandaca, Il reato
ranzia assolve infatti la triplice funzione di riassumere le commissivo mediante omissione, Milano, 1979, 100 ss.; F. Sgubbi, Respon-
sabilità penale per omesso impedimento dell’evento, Padova, 1975, 69 ss. V.
diverse situazioni tipiche dell’obbligo di agire, di espri- anche G. Neppi Modona, Tecnicismo e scelte politiche nella riforma del di-
mere i criteri di individuazione del soggetto garante ritto penale, in Democr. e dir., 1977, 682 ss.
nonché di costituire la base dell’accertamento della (7) Secondo M. Romano, sub Art. 41, in AA.VV., Commentario siste-
causalità nell’omissione (2). matico del codice penale, I, 3ª ed., 2004, Milano, 392 ss., si prospetta una
Il nodo fondamentale della questione è rappresen- “alternativa inquietante”: o la posizione di garanzia, che è elemento co-
tato dalla determinazione dei criteri in base ai quali tale stitutivo dei reati omissivi impropri, non è prevista dalla legge, e allora è
violato il principio della riserva di legge, o invece è prevista, ma con
situazione venga ad esistenza e possa essere individuata. scarsamente tollerabile genericità e approssimazione, e allora è violato il
Tradizionalmente in dottrina si contrappongono due principio di determinatezza.
orientamenti principali: una concezione formale ed una (8) Sul punto v. F. Giunta, La posizione di garanzia, cit., 625; T. Padova-
sostanziale. ni, op. cit., 146; D. Pulitanò, loc. ult. cit.

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Tornando al caso di specie la Corte, concordando l’attività è connaturata la produzione di determinati pe-
con le censure mosse dal ricorrente alle conclusioni dei ricoli, pone il problema dell’operatività del rischio qua-
giudici di merito, afferma l’inidoneità dell’autorizzazio- le criterio di limitazione della responsabilità per eventi
ne amministrativa a fondare, da sé sola, una posizione
di garanzia. L’autorizzazione, dicono infatti i giudici, è
un atto amministrativo il quale ha la sola funzione di ri- Note:
muovere un ostacolo giuridico alla produzione di un da- (9) P. Gasparri, voce Autorizzazione (dir. amm.), in Enc. dir., IV, 1959,
to risultato, all’esercizio di una determinata attività, 510. È altresì vero, però, che quelli anzidetti sono gli effetti tipici del-
l’autorizzazione, ben potendo sussistere, accanto a questi, effetti ulteriori.
non potendo autonomamente assurgere a fonte di altri In particolare può darsi che un’autorizzazione, la quale abbia per oggetto
obblighi (9). La fonte della posizione di garanzia viene non singoli atti, bensì attività, comporti ex lege l’assoggettamento del-
così individuata nell’esercizio dell’attività autorizzata, l’autorizzato ad un particolare regime giuridico in ordine all’attività di
che si caratterizza per la sua pericolosità intrinseca non- cui si tratta: per esempio l’assoggettamento a determinati controlli, o a
date regole procedurali in caso di contestazione, o a certi obblighi ed
ché derivata dalle caratteristiche del manufatto da co- oneri fiscali, oppure a particolari responsabilità, anche di natura penale.
struire.
(10) Per tali critiche v. G. Fiandaca-E. Musco, Diritto penale. Parte gene-
L’individuazione della fonte dell’obbligo così co- rale, 5ª ed. agg., Bologna, 2006, 548; F. Giunta, La posizione di garanzia,
me operata dalla Corte si pone in contrasto con la cit., 622; F. Mantovani, loc. ult. cit.; G. Marinucci-E Dolcini, op. cit.,
teoria formale adottata dal nostro codice. È ben vero 135; M. Romano, op. cit., 390 ss.
che la dottrina sostenitrice della concezione formale (11) Secondo M. Romano, loc. ult. cit., se da ogni pericolo sorgesse in
ritiene che, secondo il citato trifoglio, fonte dell’obbli- capo al soggetto una vera e propria posizione di garanzia non soltanto si
amplierebbe oltre misura la responsabilità penale, ma lo svolgimento or-
go possa essere anche l’esercizio di attività pericolosa, dinario delle attività e dei traffici della vita associata ne risentirebbe vi-
ma tale assunto non è per nulla pacifico. Infatti non è stosamente. L’autonomia dell’azione pericolosa precedente rispetto all’o-
dato individuare una qualche norma positiva che, au- missione fungerebbe poi da «strumento di amplificazione arbitraria del
tonomamente, imponga un dovere generale di impe- “versari in re illicita”».
dire gli eventi offensivi che derivino dall’esercizio di (12) G. Marinucci-E. Dolcini, loc. ult. cit. Talora si cita come esempio di
una precedente attività pericolosa. Siffatto criterio obbligo di impedire l’evento derivante da precedente attività pericolosa
l’ipotesi di chi scavi una buca in una strada e non disponga la segnala-
estende i limiti della rilevanza penale dell’obbligo di zioni o le protezioni necessarie al fine di evitare che qualche passante vi
garanzia ben oltre i limiti imposti da fonti giuridiche possa cadere, dal che, nell’ipotesi in cui qualcuno vi cade dentro feren-
comportando una rilevante espansione della responsa- dosi o restando ucciso, si deduce una responsabilità per omicidio o per
lesioni colpose per non aver impedito l’evento. In realtà in capo all’a-
bilità per omissione (10). Appare in tutta evidenza la gente sarà ravvisabile sì una responsabilità a titolo di omicidio o di lesio-
tensione con il principio di legalità, poiché attraverso ni colpose, ma non per non aver impedito l’evento, non avendo l’agente
tale criterio viene introdotta surrettiziamente nella alcun obbligo di impedirlo derivante da fonte giuridica, bensì per averlo
fattispecie omissiva un elemento non desumibile dalla cagionato con colpa, non avendo adottato le misure cautelari prescritte
dalla legge o desumibili aliunde per l’esercizio dell’attività di manutenzio-
legge (11). ne delle strade.
In realtà l’esercizio di attività pericolosa non può
(13) In via preliminare si pone il problema dell’individuazione di una
essere fonte di obbligo di garanzia quanto piuttosto di precisa definizione di rischio. Taluni autori tendono ad individuare una
un dovere di diligenza nell’esercizio della stessa, quale categoria del rischio autonoma rispetto a quella del pericolo, in funzio-
dovere di predisporre idonee misure cautelari al fine di ne della diversa collocazione nell’ambito della fattispecie (“rischio” af-
eliminare o ridurre i pericoli che dall’esercizio di quel- ferente alla condotta, “pericolo” afferente all’evento). In realtà, come
afferma G. Marini, op. cit., 545-546, rischio e pericolo costituiscono
l’attività possano derivare a terzi (12). Il problema si entrambi una relazione tra un determinato antecedente causale, nella
sposta dunque dal piano dell’omissione a quello della specie una condotta umana attiva o omissiva, ed un determinato acca-
colpa. dimento, giudicato sfavorevolmente dall’ordinamento per il suo con-
trasto con un interesse meritevole di tutela. Il discrimine tra rischio e
pericolo non può essere quindi che meramente quantitativo. Se il ri-
Il rapporto tra c.d. rischio lecito schio è la possibilità del verificarsi di un accadimento lesivo di un inte-
e misura della diligenza resse, il pericolo null’altro è se non un rischio caratterizzato da un’ele-
In un passo della pronuncia in esame la Suprema vata possibilità di verificazione della lesione all’interesse considerato. Il
concetto di rischio è al centro di un dibattito che trascende il diritto
Corte, a proposito dell’attività intrapresa dall’agente, penale in senso stretto. Per definire lo stato di perenne pericolo in cui
evoca la teoria del rischio lecito o consentito, ammet- versa la società avanzata è stata coniata la categoria sociologica di “so-
tendo che «un margine di rischio (il c.d. rischio consentito) cietà del rischio”. Secondo U. Beck, La società del rischio. Verso una se-
nelle attività pericolose che l’ordinamento autorizza è ineli- conda modernità, (trad. It.) Roma, 2000, 25, «nella società avanzata la
produzione sociale di ricchezza va di pari passo con la produzione socia-
minabile e, ciò nonostante, l’esercizio di queste attività non è le di rischi».
vietato perché considerate socialmente utili».
(14) Il tema del rischio viene in rilievo in diversi settori del diritto pe-
Il concetto di rischio (13) e la sua valutazione è nale, attraversando trasversalmente l’intera teoria generale del reato.
questione centrale coinvolgente il diritto penale in pri- Ampiamente sulla rilevanza del rischio in diritto penale e sul suo ruolo
ma persona (14), in particolare in tema di reato colpo- nei diversi contesti v. V. Militello, Rischio e responsabilità penale, Milano,
so. Il progressivo allargamento della sfera di operatività 1988. Sui problemi non solo teorici ma anche “politici” legati al tema
del rischio v. F. Stella, Giustizia e modernità. La protezione dell’innocente e
della colpa con specifico riferimento a quei settori, in la tutela delle vittime, 3ª ed., Milano, 2004; F. Centonze, La normalità dei
particolare produttivi, nei quali all’esercizio stesso del- disastri ecologici, Milano, 2004.

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cagionati nell’esercizio di attività tipicamente pericolo- relazione alla natura dell’attività ed alle circostanze in
se, autorizzate espressamente dall’ordinamento per la cui essa viene svolta, avrebbe dovuto adottare cautele
loro complessiva utilità sociale (15). in grado di impedire e/o neutralizzare rischi per l’altrui
Il rischio si atteggia quindi a “nota modale della con- incolumità, e per tale colpa risponde della realizzazione
dotta”, vale a dire come collegamento avvertito dall’or- di quei rischi (23).
dinamento tra una condotta umana ed un accadimento Poiché nelle attività rischiose il pericolo è intrin-
successivo che l’ordinamento stesso mira ad impedire, secamente correlato al loro esercizio, ne consegue che il
collegamento di intensità tale da far ritenere ragionevo- margine di operatività del rischio lecito risulta forte-
le la possibilità che, realizzata la condotta, il consequen- mente ridotto, se non azzerato (24).
ziale evento si verifichi (16). Centrale a questo punto diviene l’individuazione
Appurata l’inesistenza del c.d. rischio zero, non della misura della diligenza esigibile nell’esercizio del-
esistendo alcuna condotta umana che non sia connota- l’attività pericolosa ed in particolare sotto l’aspetto del
ta da un coefficiente di rischio, il passo successivo con- rapporto tra questa ed il rischio consentito.
siste nell’individuazione di attività intrinsecamente pe- Non vi è dubbio che a fondamento dell’esistenza e
ricolose, o meglio intrinsecamente più pericolose delle del contenuto delle regole cautelari, e quindi a fonda-
altre, le quali perseguono interessi meritevoli di tutela mento del giudizio di riconoscimento della colpa, vada
al quale l’ordinamento non può rinunciare. Così è pos-
sibile individuare un momento di liceità nell’esercizio
dell’attività pericolosa legato alla previa valutazione da Note:
parte dell’ordinamento del conflitto di interessi: è la (15) G. Fiandaca-E. Musco, Diritto penale, cit., 497; V. Militello, op.
cit., 45-46. I primi contributi nella letteratura penalistica italiana sono
teoria del c.d. rischio consentito (17). da ricondurre, nell’ordine, a L. Pettoello Mantovani, Il concetto ontolo-
Secondo un’autorevole prospettazione dottrinale, gico del reato. Struttura generale - La colpa, Milano, 1954; M. Gallo, vo-
basata sul principio di non contraddizione dell’ordina- ce Colpa penale (dir. vig.), in Enc. dir., VII, 1964, 640-641; G. Mari-
mento, nell’esercizio delle attività pericolose consenti- nucci, La colpa per inosservanza di leggi, Milano, 1965, 206 ss. Sul con-
cetto di rischio consentito (c.d. erlaubtes Risiko) nella dottrina tedesca
te non si risponderebbe a titolo di colpa dell’evento v. H.H. Jescheck, Lehrbuch des Strafrechts, 4ª ed., Berlin, 1988, 360 ss.
prevedibile, ma evitabile solo mediante l’astensione, e 534.
altrimenti l’ordinamento entrerebbe in contraddizione (16) G. Marini, op. cit., 547-548.
con se stesso perché da un lato autorizzerebbe condotte
(17) Le principali questioni poste dalla teoria del rischio consentito so-
la cui intrinseca pericolosità rende l’evento sempre no rappresentate dalla delimitazione dell’area del rischio e dei criteri in
prevedibile in base ad elementari regole d’esperienza, base ai quali effettuare il giudizio di bilanciamento tra gli interessi in
dall’altro verrebbe imputata, appunto perché rappre- gioco. Se le autorizzazioni amministrative possono dare un sicuro contri-
buto all’effettuazione del giudizio al di fuori di tali ipotesi il compito di
sentabile ed evitabile, qualunque conseguenza dannosa effettuare il bilanciamento spetta al giudice con la conseguenza eviden-
derivante dalla sua azione (18). In altri termini, nel- ziata dalla dottrina (F. Albeggiani, Imputazione dell’evento e struttura
l’ambito di tali settori di attività, la colpa opererebbe obiettiva della fattispecie, in Ind. pen., 1977, 164; S. Canestrari, Profili di
solo dal momento del superamento della soglia del responsabilità colposa nell’esercizio della cronaca giornalistica, in Giust. pen.,
1985, II, 535 ss.; M. Gallo, op. cit., 640; G. Marinucci, op. cit., 209) che
consentito (19). proprio i casi che più richiedono l’intervento di un correttivo alla preve-
Secondo questa impostazione nell’ambito della at- dibilità dell’evento scontano l’indeterminatezza del concetto di rischio
tività rischiose lecite il giudice, nel formulare il giudizio lecito.
sulla sussistenza della colpa dovrebbe interpretare i con- (18) Così M. Gallo, op. cit., 40; G. Marinucci, op. cit., 211.
cetti e di negligenza e di imprudenza con “il grado di ela- (19) G. Marini, “Rischio consentito” e tipicità della condotta. Riflessioni, in
sticità che si rende necessario per far sì che la prevedibilità AA.VV., Scritti in memoria di R. Dell’Andro, II, Bari, 1994, 539 ss.
(in astretto sempre possibile) della verificazione di eventi (20) I. Caraccioli, Manuale di diritto penale. Parte generale, Padova, 1998,
dannosi o pericolosi non impedisca la svolgimento dell’atti- 329; R. Pettinati-G.P. Volpe, Omicidio colposo, Padova, 2005, 276 ss.
vità” (20). (21) G. Forti, Colpa ed evento nel diritto penale, Milano, 1990, 251.
In altre parole il rischio adeguato apporta uno spe- (22) La giurisprudenza ritiene che l’esercizio dell’attività sportiva co-
cifico contributo alla delimitazione della misura della stituisca una causa di giustificazione non codificata in ragione della
diligenza necessaria nello svolgimento dell’attività ri- prevalenza dell’interesse collettivo meritevole di tutela all’esercizio di
schiosa. La sua funzione è infatti quella di delimitare detta attività sulle ragioni della salute e dell’incolumità fisica. Cfr.
Cass., Sez. IV, 27 marzo 2001, Pettinati, in Riv. pen., 2001, 727; Cass.,
l’oggetto del divieto penale rendendo possibile l’esplica- Sez. V, 2 giugno 2000, Rotella, ivi, 2000, 1148; Cass., Sez. III, 25 feb-
zione dell’attività socialmente rilevante (21). braio 2000, in Resp. civ. e prev., 2001, 1, 133, con nota di M. Macrì, I
V’è tuttavia da dire che la giurisprudenza, salvo limiti all’esercizio dell’attività sportiva in allenamento in caso di sport a vio-
lenza necessaria o eventuale; Trib. Rieti, 12 gennaio 2001, Polletti, in
che nell’ambito dell’attività sportiva (22), ha raramen- Cass. pen., 2001, 1928; Trib. Trento, 2 gennaio 2001, Alaimo, in Riv.
te riconosciuto al rischio lecito un concreto spazio di pen., 2001, 395.
operatività. Un ampio orientamento giurisprudenziale (23) Cass., Sez. IV, 17 dicembre 1999, Lerede, in questa Rivista, 2000,
sostiene che nell’esercizio di attività lecite pericolose 614 ss., con nota di G. Lughini, Criteri di accertamento della responsabilità
nonostante la mancata violazione di norme cautelari per colpa del gestore di Kartodromo.
specifiche versi in condizione di colpa l’agente che, in (24) R. Pettinati-G.P. Volpe, op. cit., 276.

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posta la prevedibilità e l’evitabilità dell’evento dannoso la norma che gli imponeva di fornire «le persone che sta-
o pericoloso (25). vano svolgendo l’attività descritta dei necessari mezzi di pro-
Il giudizio di prevedibilità cui è chiamato l’agente tezione nei confronti della caduta di oggetti dall’alto». A ben
è quindi lo strumento capace di fornire la precisa rego- vedere tali norme cautelari hanno poco a che fare con
la cautelare che dovrà guidare la sua condotta. Lo svol- quelle tradizionalmente portate ad esempio come fon-
gimento di ogni attività umana, specie se pericolosa, danti la colpa generica: si tratta in realtà di norme cau-
richiede all’agente la valutazione della prevedibilità telari specifiche previste nell’ambito della normativa in
che dall’esercizio della stessa derivino conseguenze materia di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro.
dannose o pericolose ai beni giuridici. Dottrina e giuri- L’obbligo di adottare misure contro il rischio di ca-
sprudenza sono sostanzialmente concordi nel ritenere duta di oggetti dall’alto è previsto dall’art. 9 d.lgs. 14
che il giudizio di prevedibilità debba essere condotto agosto 1996, n. 494, attuativo della direttiva
alla stregua del parametro dell’agente modello (c.d. ho- 92/57/CEE concernente le prescrizioni minime di sicu-
mo eiusdem condicionis ac professionis), vale a dire attra- rezza e di salute da attuare nei cantieri temporanei o
verso la standardizzazione della diligenza «oggettiva del- mobili, c.d. direttiva cantieri, il quale prevede che il da-
l’uomo coscienzioso ed avveduto nella situazione data e nel tore di lavoro debba adottare le misure previste dall’al-
concreto ruolo sociale dell’agente» (26). La pretesa di dili- legato IV, tra le quali spicca quella relativa alla caduta
genza, in forza del riferimento al parametro dell’agente di oggetti in cantieri esterni (Sez. II, n. 1) consistente
modello, viene fatta coincidere con il comportamento nel disporre o accatastare i materiali e le attrezzature in
che, considerate le circostanze del caso concreto, non- modo da evitarne la caduta, il crollo o il ribaltamento.
ché le sue personali capacità, tale soggetto avrebbe te- Dello stesso tenore la prescrizione contenuta nell’art.
nuto (27). 11 comma 1 d.P.R. 27 aprile 1955, n. 547, contenente
Lo stretto nesso che lega la formazione della regola norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, co-
cautelare ed il criterio di prevedibilità dell’evento pone me modificato dal d.lgs. 19 settembre 1994, n. 626, se-
il problema dell’atteggiarsi di tali concetti nell’ipotesi condo la quale «i posti di lavoro e di passaggio devono esse-
dell’esercizio di attività pericolose. In altri termini giova
chiedersi in che modo la teoria del rischio consentito Note:
influisca nella ricostruzione dei nessi tra attività perico- (25) Sulla colpa v. F. Alimena, voce Colpa penale, in Noviss. Dig. it., III,
losa e dovere di diligenza. 1959, 545 ss.; A.R. Castaldo, L’imputazione oggettiva dell’evento nel delitto
Tornando alla pronuncia in esame si legge che colposo d’evento, Napoli, 1989, passim; G. Forti, op. cit., passim; M. Gallo,
«nelle attività pericolose consentite, proprio perché la soglia op. cit, 634 ss.; F. Giunta, Illiceità e colpevolezza nella responsabilità colposa.
La fattispecie, Padova, 1993; F. Mantovani, voce Colpa, in Dig. disc. pen.,
della prevedibilità è più alta, nel senso che gli eventi dannosi II, 1988, 299 ss.; G. Marinucci, loc. cit.
sono maggiormente prevedibili […], maggiore deve essere la (26) Così M. Romano, op. cit., 427.
diligenza e la perizia nel precostituire condizioni idonee ridur-
(27) Fortemente critico nei confronti dell’utilizzo del parametro dell’a-
re il rischio consentito nei limiti del possibile. Quindi inelimi- gente modello F. Giunta, I tormentati rapporti fra colpa e regola cautelare,
nabilità del rischio non corrisponde ad un’attenuazione del- in questa Rivista, 1999, 1295 ss. secondo il quale «come criterio di indi-
l’obbligo di garanzia, ma semmai ad uno suo viduazione del comportamento diligente, la figura dell’agente modello
rafforzamento». presenta limiti così profondi, da non risultare superabili». In particolare
secondo l’Autore esso «risulta addirittura evanescente, incarnando una
Per la Corte l’esistenza di un margine di rischio re- pura idealità»; non meraviglia quindi che «l’agente modello risulti più
so lecito dall’ordinamento non attenua, ma rafforza la diligente, prudente e perito dell’agente reale: è la natura ideale del pri-
misura dell’obbligo di diligenza; tali attività proprio per mo e delle sue qualità che rende scontato l’esito del giudizio colpevolista
la maggior prevedibilità di eventi dannosi richiedono del comportamento dell’agente». Oltre a ciò siffatto parametro sconte-
rebbe una profonda inadeguatezza rispetto alla realtà sociale: l’agente
una corrispondente maggior diligenza e perizia nel pre- modello «incarna l’ideale vetero-borghese dell’uomo avveduto e pru-
costituire condizioni idonee a ridurre, per quanto possi- dente, le cui virtù si manifestano per lo più nella rinuncia al comporta-
bile il rischio (28). mento pericoloso. […] la sua trasfigurazione penalistica produce all’op-
Nel caso di attività specializzata, afferma la Corte, posto l’immagine irreale di un uomo proteso verso la solidarietà fino al
paradosso […]. Ora, è fin troppo evidente come nel campo delle attività
la diligenza richiesta all’agente è quella qualificata, cioè economiche, ad esempio, questo parametro di uomo circospetto e ri-
quella di chi si occupa professionalmente di tale atti- nunciatario contrasti visibilmente con l’essenza stessa dello spirito im-
vità. prenditoriale, che si fonda non già su doveri di astensione, bensì sulla li-
bertà di iniziativa». Ma ciò che più presta il fianco a critiche è il suo la-
A seguito di tale rafforzamento dell’obbligo di dili- tente spirito liberticida: «il parametro dell’agente modello produce una
genza muta, nei fatti, il parametro di riferimento: non notevole semplificazione del problema e consente l’agevole motivazione
più l’homo eiusdem condicionis ac professionis, bensì il pro- di una sentenza di condanna decisa, nella migliore delle ipotesi, in base
fessionista, il soggetto che opera professionalmente in a parametri destinati a restare nell’ombra. In effetti il giudice che con-
sulta l’agente modello ricorda il soliloquio del ventriloquo che anima un
quel settore. fantoccio, la cui saggezza - nel dubbio - sconsiglia ogni assunzione di ri-
Ciò emerge dalle norme cautelari che si assumono schio».
violate dall’imputato nel caso di specie: la norma che (28) Nello stesso senso, ad esempio, Cass., Sez. IV, 15 ottobre 2002, Loi,
gli imponeva di controllare «che nella struttura non ve- in Riv. pen., 2003, 507, con riguardo ad attività di lancio di paracaduti-
nissero sistemati oggetti che potevano precipitare al suolo» e sti in ambito di addestramento militare.

DIRITTO PENALE E PROCESSO N. 10/2006 1279


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re idoneamente difesi contro la caduta o l’investimento di prenditore e che costituiscono condizione in assenza
materiali in dipendenza dell’attività lavorativa», nonché la della quale non ha senso esigerne l’obbedienza.
prescrizione di cui al comma 7, secondo il quale «quan-
do i lavoratori occupano posti di lavoro all’aperto, questi de- Colpa per assunzione e obbligo di astensione
vono essere strutturati, per quanto tecnicamente possibile, in Coerentemente con tali premesse la Suprema Cor-
modo tale che i lavoratori [siano] protetti contro gli agenti at- te conclude affermando che ove l’agente non fosse in
mosferici e, se necessario, contro la caduta di oggetti» possesso delle competenze necessarie per esercitare l’at-
(comma 7) (29). tività specializzata prevedendo l’evento dannoso ed
Quanto all’altra norma cautelare violata, consi- adottando di conseguenza le cautele idonee, avrebbe
stente nel non avere fornito alle «persone che stavano dovuto astenersi dall’agire.
svolgendo l’attività descritta dei necessari mezzi di protezione Delle due l’una: o «aveva le competenze e le capacità
nei confronti della caduta di oggetti dall’alto», si deve rile- necessarie per compiere l’opera e allora, essendo prevedibili
vare come anch’essa abbia trovato codificazione nei eventi dannosi per le caratteristiche dell’opera da compiere,
predetti testi normativi. doveva adottare la cautele idonee a prevenire questi eventi
In generale l’art. 4 lett. c d.P.R. n. 547 del 1955 essendo ciò esigibile da persona che opera in quel settore» o
prevede che il datore di lavoro debba mettere a disposi- non le aveva è allora è in «colpa per assunzione». La col-
zione ed esigere che i singoli lavoratori utilizzino i mezzi pa sarà ravvisabile «nell’essersi l’agente assunto un compi-
di protezione adeguati. Più in particolare, l’art. 381 to che non era in grado di svolgere».
d.P.R. cit. prevede che «i lavoratori esposti a specifici peri- La Corte così facendo accorda un posto di assoluta
coli di offesa al capo per caduta di materiali dall’alto o per centralità alla regola dell’astensione. Come anche am-
contatti con elementi comunque pericolosi devono essere messo dalla dottrina, in mancanza di una specifica rego-
provvisti di copricapo appropriato». Analoghe prescrizioni la cautelare il giudizio di negligenza infatti ben si può
sull’obbligo dell’imprenditore di mettere a disposizione fondare violazione del dovere di astensione (32).
del lavoratore mezzi di protezione adeguati si trovano In realtà l’ammissione della regola dell’astensione
nel d.lgs. n. 626 del 1994 e nel d.lgs. n. 494 del 1996 nel novero delle norme cautelari è alquanto proble-
(30). matico. Il giudizio di negligenza infatti si basa, non
Attraverso l’interpretazione fornita dalla Corte sulla mancata astensione dall’attività, bensì sul man-
viene imposto all’agente il rispetto di norma cautelari cato rispetto della regola che impone “come” eserci-
che generiche non sono, bensì specifiche, proprie di de- tarla (33).
terminati settori e, in quanto tali, destinate esclusiva- L’operatività della regola in esame nei casi in cui
mente chi esercita professionalmente la propria attività l’esercizio dell’attività richiede conoscenze e capacità
in tali settori. superiori a quelle dell’agente, postula che allorquan-
Le normative richiamate, infatti, non hanno né
possono avere come destinatario quisque de populo per
Note:
un duplice ordine di ragioni; in primo luogo perché
l’uomo della strada, e finanche l’agente modello, non (29) V. altresì: l’art. 24, il quale prevede che durante il lavoro su scale o
in luoghi sopraelevati, gli utensili, nel tempo in cui non sono adoperati,
hanno le cognizioni tecniche per dare esecuzione a tali devono essere tenuti entro apposite guaine o assicurati in modo da im-
disposizioni (non è cosa sa tutti valutare i rischi (31) e pedirne la caduta; l’art. 186, in tema di passaggi e posti di lavoro sotto-
scegliere le misure idonee), in secondo luogo perché posti a carichi sospesi, il quale prescrive che le manovre per il solleva-
non hanno il potere di far rispettare tali norme. Infatti mento ed il sollevamento-trasporto dei carichi devono essere disposte in
modo da evitare il passaggio dei carichi sospesi sopra i lavoratori e sopra
la normativa infortunistica surrettiziamente richiamata i luoghi per i quali la eventuale caduta del carico può costituire pericolo;
dalla sentenza per fondare un addebito a titolo di colpa l’art. 214, il quale prevede che lo spazio sottostante ai trasportatori oriz-
generica, ha come destinatario il datore di lavoro (e i zontali o inclinati deve essere reso inaccessibile, quando la natura del
materiale trasportato ed il tipo del trasportatore possano costituire peri-
suoi preposti) in capo al quale sussiste un potere diretti- coli per caduta di materiali o per rottura degli organi di sospensione, a
vo e disciplinare nei confronti dei lavoratori, i quali as- meno che non siano adottate altre misure contro detti pericoli.
sumono la posizione di soggetti garantiti. (30) Ai sensi dell’art. 4 d.lgs. n. 626 del 1994 il datore di lavoro all’esito
Il datore di lavoro, a differenza del nostro imputa- della valutazione dei rischi per la sicurezza e per la salute dei lavoratori
to, non solo ha (rectius: la legge presume che abbia) la procede all’individuazione delle misure di prevenzione e di protezione e
capacità e le cognizioni per predisporre quelle misure dei dispositivi di protezione individuale.
ma ha anche il potere per farle rispettare dagli altri sog- (31) In dottrina, F. Stella, La costruzione giuridica della scienza: sicurezza e
getti. salute negli ambienti di lavoro, in AA.VV., Scritti giuridici per Guido Rossi,
II, Milano, 2002, 1283 (ora in Riv. it. dir. e proc. pen., 2003, 57), sostie-
Non pare corretto applicare surrettiziamente all’ex- ne che il compito della valutazione dei rischi non possa essere affidato
traneus disposizioni dettate per l’intraneus, giungendo, all’imprenditore privato, spettando esclusivamente al legislatore.
per così dire, ad una “assolutizzazione” della normativa (32) G. Fiandaca-E. Musco, op. cit., 494 ss.; F. Mantovani, Diritto penale,
infortunistica. Essa, giova ribadirlo, è normativa pro- cit., 344; T. Padovani, op. cit., 273; M. Romano, op. cit., 429.
pria, dettata per specifici settori e giustificata dai poteri (33) Sulla natura “modale” delle regole cautelari v. F. Giunta, Illiceità e
che il rapporto di lavoro subordinato riconosce all’im- colpevolezza, cit., 233 ss.

1280 DIRITTO PENALE E PROCESSO N. 10/2006


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GIURISPRUDENZA•DIRITTO PENALE

do l’agente sia sprovvisto di tali capacità si astenga cautelare, privilegiando istanze protezionistiche ai tra-
dall’azione. La possibilità di fondare un giudizio di ne- dizionali istituti dogmatici del diritto penale (35).
gligenza e, di conseguenza, la responsabilità dell’agen- La ratio permissiva che accomuna le norma caute-
te, sulla violazione dell’obbligo di astensione, eviden- lari viene stravolta attraverso la surrettizia introduzione
zia la differenza che intercorre tra colpa generica e di un divieto nelle forma del dovere di astensione (36).
colpa specifica. Nell’ipotesi in cui l’attività non sia In conclusione la Corte pur ammettendo formal-
disciplinata da regole cautelari positive e non sia mente la teoria del rischio lecito, nella sostanza ne nega
quindi configurabile un rimprovero a titolo di colpa l’operatività mediante il concetto di colpa per assunzio-
specifica, la prevedibilità dell’evento da parte dell’a- ne esigendo una diligenza qualificata nell’esercizio delle
gente modello fa scattare l’obbligo di astensione, con attività pericolose e valorizzando la regola dell’astensio-
la conseguenza che nell’ambito della colpa generica, ne.
«l’obbligo di astensione viene elevato a regola cautelare
per eccellenza» (34).
Note:
Ciò si pone in attrito con la natura stessa della re-
gole cautelari che è, giova ripeterlo, modale, cioè per- (34) F. Giunta, I tormentati rapporti fra colpa e regola cautelare, cit., 1297,
il quale sottolinea altresì come la tensione tra l’istanza di libertà e quella
missiva, con il corollario che esse non possono risolver- solidaristica venga risolta così in favore della seconda.
si nel divieto. Altro è la norma cautelare rispetto al di-
(35) Sul punto v. C. Piergallini, Attività produttive e imputazione per col-
vieto: l’una regola il fare, l’altro lo inibisce. pa: prove tecniche di «diritto penale del rischio», in Riv. it. dir. e proc. pen.,
La posizione assunta dalla Corte, condizionata da 1490 ss., il quale riconduce tale costruzione alla logica del versari in re illi-
una certa enfasi posta sulla primazia costituzionale del cita.
bene giuridico in gioco, stravolge la natura della norma (36) F. Giunta, loc. ult. cit.

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DIRITTO PENALE E PROCESSO N. 10/2006 1281

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