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L’INCERTEZZA EPISTEMOLOGICA NELLA MODELLAZIONE DEI

TELAI COMPOSTI ACCIAIO-CALCESTRUZZO


EPISTEMIC UNCERTAINTY IN MODELLING OF
STEEL-CONCRETE COMPOSITE FRAMES
Maria Antonietta Conti, Gianvittorio Rizzano, Vincenzo Piluso
Università degli studi di Salerno
Dipartimento di Ingegneria Civile
Salerno, Italia
maconti@unisa.it, g.rizzano@unisa.it, v.piluso@unisa.it

SOMMARIO
La presente memoria riguarda la valutazione dell’incertezza epistemologica associata alla
modellazione della risposta sismica di telai composti acciaio-calcestruzzo. Come caso-studio
è stato considerato un telaio composto con nodi semi-rigidi di cui risultano disponibili i
risultati di analisi pseudo-dinamiche in scala reale eseguite presso il Laboratorio Elsa del
Joint Research Centre (Ispra, Italy). Il telaio è stato modellato con il programma IDARC-2D
impiegando delle molle rotazionali per la modellazione dei collegamenti trave-colonna. La
definizione delle curve momento-rotazione e la calibrazione dei parametri di degrado delle
molle rotazionali è stata ottenuta simulando la risposta sperimentale strutturale delle
sottostrutture rappresentanti i nodi interni ed esterni del telaio composto, analizzate presso il
Laboratory for Materials and Structures Testing dell’Università di Pisa. Inoltre, allo scopo di
valutare l’incertezza epistemologica che si commette utilizzando un modello di previsione del
comportamento nodale puramente teorico, in alternativa alla calibrazione esclusivamente su
base sperimentale, la definizione delle curve momento-rotazione delle molle è stata effettuata
mediante l’applicazione del metodo delle componenti.
Infine, sono state eseguite analisi dinamiche non-lineari del modello del telaio composto per
ciascuna ipotesi di modellazione del comportamento rotazionale dei nodi. Il confronto tra i
risultati delle analisi dinamiche e le prove sperimentali fornisce una prima indicazione
dell’incertezza epistemologica che, allo stato attuale delle conoscenze, si verifica nella
modellazione di telai composti a nodi semi-rigidi.
ABSTRACT
This paper focuses the attention on the evaluation of the epistemic uncertainty in the
modelling of composite steel-concrete frames. In particular, a 3D full scale composite frame
which has been subjected to pseudo-dynamic tests at the Elsa Laboratory of the Joint
Research Centre (Ispra, Italy) has been adopted as study case. The frame of this structure has
been modelled with IDARC-2D program modelling partial-strength joint by means of
rotational spring elements. The definition of moment–rotation curves and the calibration of
degradation parameters for the spring elements have been performed by simulating the
structural response of full-scale substructures subjected to cyclic tests at the Laboratory for
Materials and Structures Testing of the University of Pisa which represent internal and
external joints of the composite frame. In addition aiming at the evaluation of the epistemic
uncertainty related to the use of theoretical models for predicting the joint behaviour, as an
alternative to completely empirical models, the definition of moment–rotation curves has been
performed by means of the application of component method.
Finally, non-linear dynamic analyses have been carried out considering different hypothesis
for modelling the rotational joint behaviour. The comparison between the results coming from
the structural analysis and the results of pseudo-dynamic tests provides a first information on
the epistemic uncertainty in modelling composite frame with semi-rigid joints.
1 INTRODUZIONE
Le ricerche più recenti sulla progettazione strutturale in ambito sismico sono orientate verso
la definizione di un certo numero di obiettivi prestazionali ed hanno come fine ultimo la
valutazione dell’affidabilità con la quale la struttura è in grado di raggiungere tali obiettivi. Si
tratta di un approccio probabilistico che rende possibile il controllo effettivo delle prestazioni
della struttura. Per applicare questa nuova filosofia di progettazione e verifica sismica è,
quindi, necessario portare in conto tutte le variabili aleatorie che governano la risposta
strutturale sotto azioni sismiche.
Esiste un gran numero di sorgenti di aleatorietà che generalmente sono divise in due gruppi
principali identificati con i termini incertezza aleatoria ed incertezza epistemologica. Al
primo gruppo appartengono quelle grandezze legate alla variabilità naturale come l’entità dei
carichi, l’intensità e le caratteristiche accelerometriche di un evento sismico futuro, le
proprietà meccaniche dei materiali, il comportamento isteretico degli elementi dissipativi e
dei collegamenti.
Il secondo tipo di incertezza è dovuto invece ad un’incompleta conoscenza dei fenomeni. In
ambito strutturale l’incertezza epistemologica è legata al grado di accuratezza della
modellazione dello schema strutturale in campo non lineare ed in particolare alla
modellazione del comportamento ciclico delle zone dissipative. Inoltre, rientra nell’incertezza
di carattere epistemologico anche l’imperfetta conoscenza di distribuzione statistica dei dati di
input del modello strutturale e dei parametri che descrivono tali leggi (inferenza statistica).
L’obiettivo principale di questo lavoro è di fornire una prima valutazione dell’incertezza
epistemologica nella modellazione di telai composti acciaio-calcestruzzo con nodi trave-
colonna semi-rigidi. In particolare, a tale scopo, è stato considerato come caso-studio una
struttura composta realizzata in scala reale e sottoposta ad analisi pseudo-dinamiche presso il
Laboratorio Elsa del Joint Research Centre (Ispra, Italy) [1]. La struttura testata è un edificio
a due piani e due campate costituito da tre telai nella direzione longitudinale e tre telai nella
direzione trasversale (Figura 1). I telai trasversali esterni sono irrigiditi con controventi
concentrici. Le prove pseudo-dinamiche hanno riguardato la risposta strutturale per azioni
sismiche in direzione longitudinale.
Per quanto detto in precedenza, l’aspetto più delicato della modellazione strutturale riguarda
le zone dissipative, in questo caso rappresentate dai nodi trave-colonna semi-rigidi a parziale
ripristino di resistenza. Tale modellazione è stata condotta secondo un duplice approccio. Nel
primo caso la definizione delle curve momento-rotazione e la calibrazione dei parametri di
degrado delle molle rotazionali è stata ottenuta simulando la risposta strutturale di
sottostrutture nodali, che rappresentano i nodi interni ed esterni del telaio composto,
sottoposte ad analisi cicliche presso il Laboratory for Materials and Structures Testing
dell’Università di Pisa [2]. Pertanto, si tratta di una modellazione nodale su base
completamente empirica.
Nel secondo caso, allo scopo di valutare l’incertezza epistemologica che si verifica
utilizzando un modello teorico di previsione del comportamento nodale, la definizione delle
curve momento-rotazione delle molle è stata ottenuta mediante l’applicazione del metodo
delle componenti. In tal modo, la curva di inviluppo monotono della risposta ciclica dei nodi
composti esterni ed interni del telaio è stata ricavata per via teorica, mentre le leggi di degrado
sono assunte su base empirica. Pertanto, questo secondo approccio si può definire
semiempirico.
1 2 3
400 5000 7000 400

700
IPE 300 IPE 300
C

VERTICAL CONCRETE SLAB VERTICAL

IPE 240
WIND-BRACE thickness: 15cm WIND-BRACE

3000
2 L50x100x8 2 L50x100x8
(from L100x100x8) (from L100x100x8)

IPE 300 IPE 300

7400
B

Heigth: + 700

IPE 240

IPE 240

IPE 240

3000
IPE 300 IPE 300
A

700
12800
COLUMN LINE 1: COLUMN LINE 2: COLUMN LINE 3:
HEB 260 HEB 280 HEB 260

Fig. 1: Struttura realizzata in scala reale Fig. 2: Pianta della Struttura

2 MODELLAZIONE DEL TELAIO COMPOSTO


Il telaio esaminato è costituito da due campate di lunghezza pari a 5 e 7 metri rispettivamente
(Figura 2 e 3). Le colonne sono del tipo partially-encased con profili in acciaio HEB 260 e
HEB 280 e sono continue per l’intera altezza del telaio. Le travi sono formate da profili IPE
300 collegati attraverso una coppia di connettori (tipo Nelson 3/4” x 5”) ed una soletta di
calcestruzzo gettata su una lamiera grecata collaborante (Brollo EGB 210) che funge anche da
cassero. La connessione fra profilo in acciaio e soletta è a completo ripristino di resistenza. Il
nodo trave-colonna è del tipo flangiato con piatti dello spessore di 15 mm saldati alla sezione
di estremità della trave e connessi alle flange della colonna tramite tre file di bulloni. In
corrispondenza del collegamento il getto di calcestruzzo e l’armatura sono interrotte e sono
disposti una coppia di piatti di irrigidimento in prosecuzione delle ali della trave.
+7000
1 2
IPE 300 IPE 300
HEB 260

HEB 280

HEB 260
3500

4 5 6
ROTATIONAL INELASTIC
SPRING ELEMENTS
7000

+3500 1 2

IPE 300 IPE 300


HEB 260

HEB 260
HEB 280

1 2 3
3500

COLUMN TYPE NUMBER


BEAM TYPE NUMBER
0.00

Fig. 3: Telaio in scala reale Fig. 4: Modello del telaio

La struttura è soggetta a carichi permanenti pari a 1,5 kN/m2 e carichi accidentali pari a 5
kN/m2.

Le analisi pseudo-dinamiche sono state eseguite solo lungo la direzione longitudinale


sottoponendo la struttura ad un accelerogramma compatibile con lo spettro di risposta previsto
dall’Eurocodice 8 per suolo rigido, scalato per valori crescenti della PGA pari a 0.10g, 0.25g,
1.4g ed 1.8g.
Con il programma IDARC 2D, il telaio di spina è stato modellato come un assemblaggio
bidimensionale di diverse tipologie di elementi strutturali a comportamento non lineare
(Figura 4). Gli elementi utilizzati per modellare le colonne sono detti column elements e
consentono di portare in conto le deformazioni di tipo flessionale, assiale e tagliante, mentre
per le travi sono stati utilizzati elementi che portano in conto le sole deformazioni flessionali e
taglianti detti beam elements. Il comportamento non lineare dei column elements e dei beam
elements è stato definito attraverso un diagramma momento-curvatura approssimato con una
curva trilinerare con differenti soglie di plasticizzazione a momento positivo e negativo, ma
con la stessa rigidezza flessionale. A tale scopo per il calcestruzzo è stato considerato il
legame costitutivo recentemente proposto da Mander [3] che per calcestruzzo non confinato è
espresso dalla seguente relazione:
fc χ r
σc = (1)
r -1+ χ r
dove fc è la resistenza a compressione cilindrica del calcestruzzo non confinato mentre χ è
espresso come:
εc
χ= (2)
ε c0
dove εc0 è la deformazione corrispondente al massimo valore della tensione fc.
Per l’acciaio dei profili e delle barre di armatura è stato utilizzato un legame costitutivo
elasto-plastico fino ad una deformazione εsh = 10εsy dove εsy è la deformazione allo
snervamento e con ramo finale incrudente descritto dalla seguente relazione:
 2
 f u  f u  ε −ε  
σ s = f y  −  − 1  su s 
  ε sh − ε su   (3)
 f y  f y   
 
in cui fu è la resistenza ultima ed εsu è la corrispondente deformazione. Sia per il calcestruzzo
che per l’acciaio sono state utilizzate le proprietà meccaniche dei materiali direttamente
rilevate da specifiche prove di laboratorio.
I nodi trave-colonna sono stati modellati con elementi detti rotational inelastic spring
elements. Si tratta di molle rotazionali che possono essere posizionate alle estremità di travi e
colonne allo scopo di simulare la deformabilità del nodo. Per tali elementi è possibile definire
una curva momento-rotazione trilineare con differenti soglie di plasticizzazione a momento
positivo e negativo, ma con la stessa rigidezza rotazionale. Le deformazioni flessionali
cicliche delle molle anche in questo caso possono essere modellate con modelli isteretici che
portano in conto il degrado di rigidezza e resistenza ed il fenomeno del pinching.
Il primo approccio seguito per la caratterizzazione dei rotational inelastic spring elements ha
richiesto preliminarmente la modellazione, con il programma IDARC 2D, delle sottostrutture
in scala reale sottoposte a sperimentazione sotto azioni cicliche, che rappresentano i nodi
interni ed esterni del telaio esaminato (Figura 5 e 6).
Anche con riferimento a tali sottostrutture, come nel caso del telaio composto, le colonne
sono state modellate utilizzando i column elements e le travi con i beam elements inserendo i
rispettivi diagrammi momento-curvatura mentre i nodi trave-colonna sono stati modellati con
rotational inelastic spring elements. La curva trilineare momento-rotazione delle molle è stata
definita a partire dalla curva di inviluppo monotono della risposta cilcica ottenuta dalle prove
sperimentali eseguite presso l’Università di Pisa (Figura 7 e 8).
Le analisi cicliche sono state eseguite con riferimento a due diversi modelli isteretici: il
Poligonal Hysteretic Model (PHM) e lo Smooth Hysteretic Model (SHM).
Il Poligonal Hysteretic Model è un modello multi-lineare ed è un’estensione del Three-
parameter Park model. Tale modello prevede due possibili comportamenti ciclici denominati
Yield Oriented Model e Vertex Oriented Model (Figure 9 e10). Entrambi i modelli consentono
di portare in conto il degrado di rigidezza e il degrado di resistenza mentre solo con lo Yield
Oriented Model è possibile considerare anche il fenomeno del pinching.

Fig. 5: Sottostruttura realizzata a Pisa Fig. 6: Modello del nodo

300 350
M [kNm] M [kNm]
250
300
200
250
150
200
100
150
50
100
0
-60 -50 -40 -30 -20 -10 0 10 20 30 40 50 60 50
-50

-100 φ [mrad] 0
-60 -50 -40 -30 -20 -10 0 10 20 30 40 50 60
-50
-150

-200
-100 φ [mrad]
-250 -150

-300 -200

Fig. 7: Curva momento-rotazione-Nodo interno Fig. 8: Curva momento-rotazione-Nodo esterno

Fig. 9: Yielded Oriented Model Fig. 10: Vertex Oriented Model


Lo Smooth Hysteretic Model è un modello più sofisticato e rappresenta un variante del
modello originariamente proposto da Bouc e Wen. Il programma modella il comportamento
isteretico del SHM con due molle in parallelo: la prima infinitamente elastica definisce la
rigidezza in campo plastico del sistema, la seconda elasto-plastica ne definisce il
comportamento ciclico e il degrado di rigidezza e resistenza. Il pinching è modellato con una
terza molla in serie con la seconda. La rigidezza finale del sistema è data dalla combinazione
delle rigidezze di ciascuna molla.
Dal confronto tra i risultati delle analisi numeriche per la simulazione della risposta ciclica
delle sottostrutture e i risultati sperimentali sono stati scelti i parametri di degrado e di
pinching da utilizzare nell’analisi del telaio composto. I modelli nodali più significativi
utilizzati nelle analisi sono riportati nella tabella 1 dove i parametri di degrado e di pinching
sono indicati con la seguente simbologia:
• HC parametro che definisce l’entità del degrado di rigidezza (HC = 200
corrisponde ad un degrado di rigidezza nullo);
• HBD parametro che definisce l’entità del degrado di resistenza legato alla duttilità
(HBD = 0.01 corrisponde ad un degrado di resistenza nullo);
• HBE parametro che definisce l’entità del degrado di resistenza legato all’energia
(il valore HBE = 0.01 corrisponde ad un degrado di resistenza nullo);
• HS parametro che definisce l’entità del pinching (HS = 1.0 corrisponde a
pinching nullo) nel PHM;
• HSR, HSS, HSM parametri che definiscono l’entità del pinching nello SHM (HSS =
100 corrisponde a pinching nullo).
Tabella 1: Modelli dei nodi
MODELLO NODO HC HBD HBE HS HSR HSS HSM
M1 interno PHM-yielded oriented 15 0.01 0.03
esterno PHM-yielded oriented 15 0.02 0.15 0.79
M2 interno SHM 15 0.01 0.02 0.25 0.3 0.5
esterno SHM 15 0.01 0.05 0.25 0.2 0.3
M3 interno Metodo delle componenti 15 0.01 0.03 0.7
esterno Metodo delle componenti 15 0.02 0.15 0.79
400 300
SPERIMENTALE M [kNm] SPERIMENTALE M [kNm]
MODELLO MODELLO
300 200

200 100

100 0
-60 -50 -40 -30 -20 -10 0 10 20 30 40 50 60

0 -100
-60 -50 -40 -30 -20 -10 0 10 20 30 40 50 60

-100 -200

φ [mrad] 0 [mrad]
-200 -300

Fig. 11: M1-Nodo interno Fig. 12: M1-Nodo esterno


400 300
M [kNm] SPERIMENTALE M [kNm]
SPERIMENTALE
MODELLO MODELLO
300 200

200 100

100 0
-60 -50 -40 -30 -20 -10 0 10 20 30 40 50 60

0 -100
-60 -50 -40 -30 -20 -10 0 10 20 30 40 50 60

-100 -200

φ [mrad] φ [mrad]
-200 -300

Fig. 13: M2-Nodo interno Fig. 14: M2-Nodo esterno


Le Figure 11, 12, 13 e 14 mostrano che scegliendo opportunamente i parametri di degrado è
possibile ottenere un modello che descrive abbastanza accuratamente il comportamento reale
dei nodi. I risultati migliori sono stati ottenuti per il nodo esterno. Inoltre si può notare che il
Poligonal Hysteretic Model, pur essendo un modello più semplice, riesce a cogliere meglio il
comportamento ciclico dei nodi.
Il secondo approccio per la caratterizzazione della risposta ciclica dei nodi consiste nella
definizione della curva trilineare momento-rotazione (Figure 15 e 16), da inserire nei
rotational inelastic spring elements ai fini della definizione dell’inviluppo monotono a partire
dalle curve momento-rotazione ottenute applicando alle sottostrutture nodali il metodo delle
componenti. In particolare, le curve momento-rotazione sono state ottenute [4] applicando un
modello teorico recentemente proposto [5] in grado di prevedere il comportamento
rotazionale dell’intero nodo composto. In questo caso i parametri di degrado e di pinching
sono stati assunti su base empirica.
300
M [kNm] 250
M [kNm]
250
200
200
150

150 100

100 50

0
50
-0.045 -0.035 -0.025 -0.015 -0.005 0.005 0.015 0.025 0.035 0.045
-50
0
-0.045 -0.035 -0.025 -0.015 -0.005 0.005 0.015 0.025 0.035 0.045 -100
-50
-150

-100 -200
ϕ [rad] ϕ [rad]
-150 -250

Fig. 15: Curva momento-rotazione del nodo Fig. 16: Curva momento-rotazione del nodo
interno esterno

3 ANALISI DINAMICHE NON LINEARI


Le analisi dinamiche non lineari sono state eseguite sul modello del telaio composto con il
programma IDARC 2D considerando differenti modelli di nodo e per valori della PGA pari a
0.10g, 0.25g, 1.4g e 1.8g con l’intento di simulare i risultati delle prove pseudo-dinamiche
disponibili. Di seguito sono riportati, per brevità, solo i risultati relativi ai modelli indicati
nella tabella 1 confrontati con i rispettivi risultati sperimentali in termini di interstory drift del
secondo piano (Figure 17, 18, 19, 20, 21), spostamento massimo raggiunto in entrambe le
direzioni ed errore percentuale commesso (tabella 2). L’errore percentuale è stato calcolato
secondo la seguente relazione:

δ M ,max − δ S ,max
E= (4)
δ S ,max

dove:
• δ M ,max è il massimo intersory drift del modello numerico;
• δ S ,max è il massimo intersory drift rilevato sperimentalmente.
I risultati ottenuti evidenziano un buon accordo tra i valori sperimentali e quelli ottenuti dalla
modellazione del telaio. In particolare si può notare la sensibilità del comportamento nodale
alle leggi di degrado della rigidezza e della resistenza soprattutto, come è ovvio attendersi, per
valori più elevati della PGA, ossia quando la struttura si trova in campo non lineare in
maniera più significativa e quindi risulta di fondamentale importanza la modellazione delle
zone a cui è demandato il compito di dissipare l’energia sismica in ingresso. I modelli a cui è
associato un errore più piccolo in termini di interstory drift sono quelli in cui il
comportamento ciclico della risposta nodale è modellato con il PHM ed, in particolare, con lo
Yielded Oriented Model a conferma di quanto già evidenziato dai risultati della simulazione
delle sottostrutture nodali. Con riferimento a tale modello si rileva che l’errore dovuto alla
modellazione strutturale, nella previsione della risposta sismica è, per tutti i valori considerati
della PGA, contenuto entro il 13% circa. I modelli realizzati con l’applicazione dello SHM
sono più dissipativi rispetto agli altri e, di conseguenza, tendono a sottostimare la risposta
strutturale. Infine, il grado di accuratezza con l’utilizzo di un modello teorico per la previsione
dell’inviluppo monotono (metodo delle componenti) è soddisfacente in considerazione del
fatto che non richiede prove sperimentali specifiche per caratterizzare i collegamenti trave-
colonna, ma significativamente inferiore rispetto al grado di accuratezza conseguibile in
possesso di specifiche prove sperimentali.
Tabella 2: Errore percentuale
PGA Risultati PIANO 1 PIANO 2
δ (+)[mm] E% δ (−) [mm] E% δ (+)[mm] E% δ (−) [mm] E%
0.1 M1 9.90 12.50 -9.66 1.13 11.62 1.66 -11.45 6.91
Sperimentale 8.80 -9.77 11.43 -12.3
0.25 M1 18.10 0.77 -21.05 6.05 25.04 0.00 -23.29 6.64
Sperimentale 18.24 -19.85 25.04 -21.84
1.4 M1 59.68 5.54 -76.4 12.61 71.04 9.72 -100.70 9.12
Sperimentale 63.18 -87.42 78.69 -110.80
0.1 M2 7.94 9.77 -7.89 19.24 10.57 7.52 -8.56 30.41
Sperimentale 8.80 -9.77 11.43 -12.3
0.25 M2 18.42 0.99 -17.85 10.08 20.51 18.09 -20.75 4.99
Sperimentale 18.24 -19.85 25.04 -21.84
1.4 M2 52.83 16.57 -80.48 7.99 62.87 20.10 -97.62 11.90
Sperimentale 63.32 -87.47 78.69 -110.8
0.1 M3 7.20 18.18 -6.45 33.98 8.22 28.08 -13.32 8.29
Sperimentale 8.80 -9.77 11.43 -12.30
0.25 M3 17.17 5.87 -14.66 26.15 20.10 19.73 -16.20 25.82
Sperimentale 18.24 -19.85 25.04 -21.84
30
δ [mm] SPERIMENTALE 80
25 MODELLO δ [mm] SPERIMENTALE
60 MODELLO
20
40
15
20
10
0
5 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20
-20
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 -40
-5
-60
-10
-80
-15
-100
-20 t [s]
t [s] -120
-25

Fig. 17: M1 - Interstory Drift – PGA = 0.25g Fig. 18: M1 - Interstory Drift – PGA = 1.4g
30
δ [mm] SPERIMENTALE 80
25 MODELLO δ [mm] SPERIMENTALE
60 MODELLO
20
40
15
20
10
0
5
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20
-20
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20
-5 -40

-10 -60

-15 -80

-20 -100
t [s] t [s]
-25 -120

Fig. 19: M2 - Inerstory Drift - PGA = 0.25g Fig. 20: M2 - Inerstory Drift - PGA = 1.4g
30
δ [mm] SPERIMENTALE
25
MODELLO
20

15

10

0
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20
-5

-10

-15

-20
t [s]
-25

Fig. 21: M3 - Inerstory Drift - PGA = 0.25g


4 CONCLUSIONI
La presente memoria ha investigato l’incertezza di carattere epistemologico attualmente
conseguibile nella modellazione strutturale di telai composti acciaio-calcestruzzo a nodi
semirigidi sottoposti ad eventi sismici di diversa intensità.
Le analisi presentate hanno evidenziato l’importanza della modellazione del comportamento
ciclico dei collegamenti trave-colonna sia in termini di inviluppo monotono che in termini di
leggi di degrado della resistenza e della rigidezza e leggi di pinching.
Il confronto tra le analisi numeriche condotte con il programma IDARC 2D ed i risultati delle
prove pseudo-dinamiche disponibili ha mostrato che, almeno per il caso studio esaminato, la
migliore modellazione si ottiene con il PHM combinato con la regola d’isteresi Yielded
Oriented. In particolare, l’incertezza di carattere epistemologico nella previsione del massimo
spostamento relativo di interpiano è risultata, per tale modellazione, sempre contenuta entro il
13%. Tale risultato costituirà il punto di partenza per le successive analisi di affidabilità
sismica che costituiranno lo sviluppo futuro dell’attività di ricerca programmata.

BIBLIOGRAFIA
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[3] Mander, J. B., Prietsly M., J., N., Park R., Theoretical Stress-Strain Model for Confined
Concrete, Journal of Structural Engineering, ASCE, 1998: Vol. 114, No. 8 pp.1804-1826.
[4] Piluso, V., Rizzano, G., Tolone, I., Flexural resistance of beam-to-column composite
joints: influence of random material variability, IX International Conference on Structure
Safety and Reliability, ICOSSAR 2005, 19-23 Giugno 2005, Roma.
[5] Piluso, V., Rizzano, G., A New Mechanical Model For Evaluating The Whole Moment-
Rotation Curve Of Composite Beam-To-Column Joints With Angles, Eurosteel 3rd,
European Conference on steel structures, Coimbra.

RINGRAZIAMENTI
Il presente lavoro è stato sviluppato nell’ambito del programma di ricerca di interesse
nazionale PRIN 2003 intitolato “Affidabilità delle prestazioni di strutture sismo-resistenti
composte acciaio-calcestruzzo”.

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