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Rituali: sono routine, comportamenti ripetuti che rimandano a valori di fondo. Es: la
comunione per i cattolici
Eroi: sono persone che nella loro vita hanno simboleggiato i valori di una cultura specifica. Es:
Kobe Bryant per il basket (netto)
Simboli: gesti, parole che richiamano un gruppo culturale. Es: segno della croce per i cattolici
Ha spesso una analogia con il messaggio che si vuole esprimere. Composta da una componente
consapevole (in minima parte) e una componente inconsapevole
Bisogna prestare attenzione al significato di verbale in relazione a vocale: con vocale si intende la
voce, mentre con verbale si intende la lingua. I tratti verbali sono una parte della comunicazione
vocale, insieme ai tratti paralinguistici (tono, ritmo della conversazione, pause, intensità, accento:
elementi che dipendono dalla situazione relativi alla voce) ed extralinguistici → → →
comunicazione vocale.
La comunicazione non vocale è costituita da:
Sguardo. È descritto in base alla direzione ed alla durata. La direzione può essere formale se ci
concentriamo su occhi e fronte, sociale se ci concentriamo su tutto il viso (es. con gli amici) ed
intimo se si focalizza su tutto il corpo o almeno sul busto. La durata invece può essere
intermittente quando il contatto viene a volte mantenuto e a volte diretto altrove, fisso, mobile si
mantiene per pochissimo il contatto oculare e sfuggente quando il contatto varia ancor più
rapidamente rispetto al mobile, si cerca di evitare il contatto oculare.
Nello sguardo hanno un ruolo importante anche le pupille, che possono essere dilatate o ristrette,
e le palpebre, che in base alla cadenza ritmica possiamo descrivere come movimenti lenti,
movimenti rapidi e sfarfallio
Gesti e postura. Movimenti del capo: può essere eretto (posizione standard) oppure inclinato
nelle varie direzioni (es. inclinato verso il basso con lo sguardo rivolto verso l’alto esprime critica e
diffidenza, capo basso e sguardo rivolto verso il baso esprime imbarazzo). Il “Nodding” invece ha 3
ritmi: dal più lento al più veloce comprendere, incoraggiare e approvare.
Il saluto viene usato per indicare il riconoscimento di un’altra persona. Il tipo di saluto è un gesto
molto variabile in base alla situazione, al contesto sociale, all’interlocutore e alla relazione che si
ha con esso. Il saluto può avere anche un valore simbolico. È importante capire che ogni cultura
utilizza saluti differenti, e conoscerli diventa fondamentale all’interno della comunicazione.
La gestualità di braccia e mani diventa particolarmente importante per noi italiani, dato che
gesticoliamo molto. Alcuni studi dimostrano come tale gestualità aiuti nella comprensione del
messaggio, dato che questi gesti sono più ampi e visibili rispetto ad esempio ai movimenti del
capo. Esistono diversi tipi di gesti: emblemi (non hanno bisogno di essere espressi a parole), gesti
illustratori (sottolineano il linguaggio verbale), gesti mimetici (mimano la situazione), gesti
ideografi (aiutano ad ordinare le idee), gesti regolatori (mantengono fluido il discorso) e gesti
manipolatori (fanno trasparire lo stato d’animo del parlante).
Importante in tal senso è la posizione che braccia e mani (ma anche i pollici) assumono durante
l’evento comunicativo: le braccia conserte significano chiusura, le mani accavallate sicurezza, le
braccia aperte voglia di condividere ecc.
Anche il linguaggio dei gesti è molto importante: esso è un vero e proprio codice che
funziona all’interno di un gruppo culturale, ma può risultare privo di significato o comico
per un altro. Uno stesso gesto può avere più riferimenti in contesti culturali differenti.
PROSSEMICA E APTICA
La prossemica è la materia che studia la distanza fisica tra le persone coinvolte in un evento
comunicativo. Si parla di “Bolla”, ovvero lo spazio vitale intimo in cui l’uomo si sente sicuro.
L’ampiezza di questa bolla varia in base alla cultura, ma si tende a collocarla nella lunghezza di un
braccio teso (distanza frontale) in occidente, ma può essere inferiore in base al contesto e alla
situazione, come ad esempio in medio oriente, dove spesso durante una conversazione ci si tocca
spesso sul braccio e sulle spalle. Nei contesti internazionali si tende ad aumentare la distanza della
bolla per evitare rischi. Oltre alla distanza frontale, un’altra componente della bolla prossemica è il
contatto laterale: in medio oriente e in parte nel mediterraneo non è inusuale vedere anche dei
maschi tenersi a braccetto o per mano, mentre nell’Europa settentrionale e in Giappone tale
contatto ha dei connotati sessuali, sono segni di omosessualità nel caso di 2 maschi Si è studiato
anche dell’esistenza di una bolla riguardante il luogo di lavoro: alcune culture, infatti, prediligono
gli open space, mentre altre uffici singoli. La bolla di un individuo viene divisa in 4 parti (dalla più
interna alla più esterna): spazio intimo, spazio personale, spazio sociale e spazio pubblico. Se la
propria bolla viene invasa senza invito si può reagire mostrando imbarazzo oppure
indietreggiando, ad esempio.
L’aptica invece è la materia che studia il contatto fisico
CRONEMICA
La cronemica studia la concezione e la percezione del tempo che una cultura ha. Ad esempio non
tutte le culture intendono l’inizio del giorno allo stesso modo: noi italiani generalmente poniamo
l’inizio della giornata all’alba, mentre alcune culture africane fanno iniziare la giornata con il calare
del sole. Una distinzione che può essere fatta in base alla cronemica è quella tra culture
monocroniche e culture policroniche.
MODELLI COMUNICATIVI DI RIFERIMENTO
COMPLIMENTI
È un atto espressivo che spesso ha funzione fàtica, quindi di aprire un canale di conversazione. Ci si
complimenta quando diamo credito (di solito) all’interlocutore per qualcosa che il parlante giudica
positivamente. L’atto preferito che ne consegue è l’accettazione ed il ringraziamento. In genere è
una mossa up, ma a volte può essere usata come mossa down per uscire da un momento di
difficolatà.
Di solito viene espresso tramite formule fisse: ad esempio in inglese più del 50% dei complimenti
viene espresso tramite la formula SOGG- VERBO ESSERE-AGG.
Al complimento si può rispondere in 3 maniere differenti:
1) Accettazione diretta
Si accetta il complimento e di solito si ricambia facendo altrettanto (“grazie, anche il tuo è
molto bello”)
2) Accettazione limitata
Si accetta parzialmente il complimento ricevuto
Minimizzazione: si riduce il complimento (“grazie ma non è niente di che”)
Deflessione laterale: accetto il complimento ma attribuisco il merito a qualcun altro
(“mi piace la tua felpa” – “grazie ma me l’ha comprata mia madre”). La deflessione
laterale può essere fatta anche relativamente la qualità, lodando un’altra qualità
rispetto a quella che è oggetto del complimento (“la tua macchina è molto veloce” –
“grazie è anche molto spaziosa”)
Deflessione riduttiva: si mette in evidenza un aspetto negativo (“mi piace la tua auto” –
“grazie ma è usata”)
3) Non accettazione
Rifiutare il complimento:
Si può non accettare cercando rassicurazione (“che bell’auto” – “trovi? Sei sicuro ?”)
Si può discreditare chi compie il complimento (“che bell’auto” – “detto da te ….”)
Rifiuto diretto (“che bell’auto” – “a me non piace proprio”)
PROTESTA
Mossa fortemente up e minaccia faccia che permette al parlante di prendere il sopravvento nella
comunicazione. Composto di 2 componenti:
1) Componente espressiva: espressione dello stato d’animo del parlante. Corrisponde alla
lamentela.
2) Componente direttiva: corrisponde alla richiesta di riparazione
La reazione alla protesta può essere:
Eseguire il direttivo senza menzionare l’espressivo : mossa down, è la risposta più preferita (“mi
scusi ma questo è il mio posto, potrebbe sedersi altrove?” – “mi scusi mi alzo subito”)
Eseguire il direttivo ed accettare l’espressivo (“” – “sì è vero è il suo, mi alzo subito”)
Non menziono il direttivo e metto in dubbio l’espressivo (“” – “né è sicuro?”)
Rifiuto diretto che può essere rincarato menzionando l’espressivo (“” – “no sto comodo qui,
adesso è il mio posto”)
SCHEMA BROWN E LEVINSON
Questi 2 studiosi sostengono che ci sono alcuni atti che sono in grado di minacciare la faccia
maggiormente rispetto ad altri (proteste, disaccordi, ecc.). così hanno studiato 5 strategie
principali per cercare di salvare la faccia:
- “bald on record”: compiere l’atto direttamente (“dammi un passaggio”)
- “atto salva faccia” compiere esplicitamente l’atto cercando di salvare la faccia
dell’interlocutore.
Salva faccia positiva (“mi daresti un passaggio”)
Salva faccia negativa (“mi scusi…mi chiedevo…sempre se non le reco disturbo…se per
caso potrebbe darmi un passaggio”)
- “off record”: dire qualcosa implicitamente, a sé stessi ad alta voce (“oh quanto vorrei un
passaggio in questo momento”)
- Esprimersi in gesti (il pollice in su per chiedere l’autostop)
NOZIONE DI CORTESIA
Le massime conversazionali vengono spesso infrante, questo principalmente per salvaguardare LA
FACCIA: con faccia si intende l’insieme della propria stima di sé, della propria reputazione,
dell’immagine pubblica, emotiva e sociale che ognuno ha di sé. La faccia ha 2 aspetti:
La faccia positiva: il bisogno di essere accettati e di piacere
La faccia negativa: il bisogno di essere liberi da imposizioni
Quando, durante una conversazione, uno di questi 2 bisogni, che sono spesso in conflitto, viene
minacciato, gli interagenti si adoperano per salvarli ricorrendo alla cortesia. Quindi possiamo dire
che la cortesia è una serie di strategie verbali impiegate dal parlante per manipolare l’interazione
al fine di massimizzare i vantaggi e minimizzare gli svantaggi in termini di faccia positiva e negativa
propria e dell’ascoltatore. Essere “cortesi” significa prestare attenzione alla faccia del mio
interlocutore, attuando strategie di salva-faccia positiva (mostrando amicizia, coinvolgimento e
solidarietà) e strategie di salva-faccia negativa (mostrando rispetto e salvaguardando
l’indipendenza dell’interlocutore).
PRINCIPIO DI COOPERAZIONE
Il principio di cooperazione recita: “conforma il tuo contributo conversazionale a quanto è
richiesto, nel momento in cui ricorre, secondo lo scopo o l’orientamento accettato dallo scambio
linguistico in cui sei impegnato”.
Questo principio è articolato in quelle che sono chiamate “MASSIME CONVERSAZIONALI”:
1) Massima di quantità: dare un contributo informativo quanto richiesto, né troppo né troppo
poco
2) Massima di qualità: dire solo il vero, cose di cui si hanno le prove
3) Massima di relazione: sii pertinente alla conversazione
4) Massimo di modo: essere chiaro in quello che si dice
Queste massime vengono facilmente ignorate e violate, come dimostrano le numerose bugie che
ogni giorno diciamo che infrangono la massima di qualità.
MOSSE (79 balboni)
Differenze tra turno – atto – mossa
Turno: unità strutturale della conversazione, attiene alla sintassi della conversazione. Il turno è
lo spazio in cui il parlante parla: inizia quando prende la parola e termina quando la cede ad un
altro parlante. Il turno può essere ceduto ad una persona specifica oppure lasciare un silenzio
che permetta a tutti i partecipanti della conversazione di poter intervenire.
Atto: unità funzionale della conversazione. Unità con la quale il parlante esercita forza
locutoria ed illocutoria e si aspetta una forza perlocutoria in risposta. Sono analizzati in ambito
logico e sono formalizzati e strutturati. Relativamente agli atti, esistono 3 tipologie di coppie:
Coppia simmetrica: la prima mossa/parte è uguale alla seconda (es. saluto – saluto)
Coppia fissa: ad una prima mossa corrisponde una specifica seconda (es. domanda –
risposta)
Coppia alternativa: ad una prima mossa sono possibili diverse alternative (es. offerta –
accettazione/rifiuto)
Quando compio un atto, mi aspetto una determinata risposta, chiamata struttura preferita,
ma non sempre la risposta attesa viene effettivamente espresse, in quel caso si parla di
struttura dispreferita.
Mossa: molto simile all’atto, è anch’essa una unità funzionale ma viene analizzato dal punto di
vista psicologico, si osserva di più la funzione che quell’azione comunicativa ha (es. scusarsi,
promettere, chiedere informazioni ecc.). non esiste una tassonomia specifica, a differenza dei
turni
Una mossa a volte può coincidere con un turno conversazionale, mentre altre all’interno di un
unico turno ci possono essere più mosse. Le mosse possono essere di 3 tipi:
Mosse up: consentono al parlante di prendere il sopravvento, il comando della
conversazione
a) Attaccare, dissentire, rimproverare
b) Costruire, incoraggiare
c) Esporsi
d) Ordinare, proporre
e) Riassumere, verificare la comprensione
Mosse down: mettono il parlante in una posizione di inferiorità lasciando il
sopravvento all’interlocutore
a) Abbandonare, rimandare
b) Difendersi
c) Giustificarsi, lamentarsi
d) scusarsi
Mosse ambivalenti: in base al contesto e a come viene espressa, una mossa può
essere o up o down
a) Cambiare argomento: up se vedo l’interlocutore in difficoltà e voglio toglierlo da
quella situazione, down se voglio togliermi da una situazione imbarazzante
b) Domandare: se è per chiedere informazioni è up, se è per chiedere aiuto è down
c) Ironizzare: up se serve per confermare la posizione di superiorità, down se serve
per togliersi da una situazione imbarazzante
d) Interrompere, sdrammatizzare:
e) Tacere: è up o down in base a chi compie la domanda
La vestemica è il linguaggio dei vestiti: anch’essi esprimono qualcosa e hanno una sintassi e dei
registri di formalità propri. A tale proposito, bisogna essere consapevoli del contesto in cui
intervengo con l’abbigliamento. La scelta dei vestiti può comunicare rispetto nei confronti
dell’interlocutore e del contesto che devo affrontare. Gli indicatori di formalità possono variare in
base alla cultura: in Italia si può andare vestiti con lo “spezzato”, mentre negli USA no. I vestiti
hanno diverse funzioni comunicative:
Funzione fatica: attraggono o meno l’attenzione
Funzione referenziale: comunica informazioni
Funzione conativa: indicano dei sentimenti ed una carica emotiva
Funzione poetica: rappresentano una vera e propria forma d’arte
Conoscenze (dimensione cognitiva): bisogna avere conoscenze tanto per le altre culture con
cui vogliamo confrontarci quanto per la nostra cultura
Emozioni (dimensione affettiva): culture differenti dalla nostra ci suscitano diverse emozioni.
Per cui bisogna essere aperti verso le altre culture e essere disposti a mettere in discussione sé
stessi
Abilità (dimensione comportamentale): bisogna essere capaci di interpretare i vari aspetti
delle altre culture, saper confrontare le altre culture con la mia. Bisogna avere uno sguardo
critico dal punto di vista interculturale
Come vengono acquistati i valori culturali? Hofstede usa una piramide come metafora, mettendo
alla base la natura umana, universale e comune a tutti. Sopra la natura umana si trova la cultura,
che viene appresa nei primissimi anni di vita grazie al contesto di riferimento in cui si cresce. In
cima alla piramide si trova la personalità, che in parte è ereditata e in parte è appresa. Come detto
per la metafora della cipolla, i valori culturali (eroi, simboli, rituali) si manifestano grazie alle
pratiche, non si manifestano direttamente. Difficilmente i valori culturali si modificano, e se lo
fanno lo fanno in un lasso di tempo molto ampio.
Hofstede ha creato un modello interpretativo delle diversità culturali individuando 5 valori
culturali fondamentali, che in base alla cultura possono essere valutati positivamente o
negativamente:
DISTANZA DAL POTERE: come una società vive il rapporto con la gerarchia, se posso facilmente
approcciare chi è sopra di me in grado, se la gerarchia è visibile/invisibile, rigida/porosa oppure
permeabile/impermeabile
TIME ORIENTATION: come una società si relazione con il concetto di tempo, se si preferiscono
scadenze a lungo o a breve termine, come viene visto il concetto di puntualità, se il tempo
viene visto come corda o elastico, se la scaletta del giorno deve essere assolutamente
rispettata o meno, tempo monocronico o policronico.
MASCOLINITÀ/FEMMINILITÀ: se si dà maggiore importanza al successo personale, se una
società è molto competitiva è mascolina, se invece si dà maggiore importanza alla famiglia e al
concetto di solidarietà, la cultura è femminile
INDIVIDUALISMO/COLLETTIVISMO: se al centro di una società ci sono l’individuo con i suoi
interessi o il collettivo
UNCERTAINTY AVOIDANCE: come viene gestita l’incertezza. Le culture che la gestiscono sono
quelle in cui si rispetta maggiormente le leggi, mentre la gestiscono meglio le culture che
vedono le leggi come qualcosa di più malleabile.
Il modello dell’iceberg di Hall mostra come la parte più implicita e sommersa siano proprio i valori
fondamentali, che sorreggono l’atteggiamento e le credenze (ancora cultura implicita) e in cima
all’iceberg i costumi e il comportamento (cultura esplicita).
Secondo Balboni i valori culturali di fondo sono:
SPAZIO e TEMPO
Per lo spazio:
Lo spazio personale e il concetto di intimità
Gestione pubblica e gestione privata dello spazio
Culture individualiste e culture collettiviste
Spazio di tutti – spazio di nessuno
Per il tempo:
Quando inizia la giornata?
Tempo come elastico – corda
Concetto di puntualità
Ritmo
Ordine del giorno
Culture monocroniche - policroniche
GERARCHIA, RISPETTO, STATUS
FAMIGLIA
ONESTÀ, LEALTÀ, FAIR PLAY
MONDO METAFORICO
PUBBLICO/PRIVATO
SESSUALITÀ
SFERA RELIGIOSA e altro….
ANALISI PRAGAMATICA DEL DISCORSO
1) Acronimo di Hymes
2) Pause, silenzi, TRP
3) Sovrapposizioni/interruzioni
4) Marcatori
5) Strutture preferite/strategie compensatorie
6) Atti/mosse
ANALISI DEL LINGUAGGIO NON VERBALE
Contatto oculare
Movimenti del capo
Prossemica
Arti superiori
Arti inferiori
Segnali involontari del corpo
Vestemica
Oggettemica