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CONDENSA INTERSTIZIALE

Il valore μ è valore adimensionale, paragona il comportamento di un materiale ad uno strato di aria ferma,
che ha un valore di μ pari ad 1, cioè il valore minimo. Più alto è il valore meno aperto alla diffusione è il
materiale. μ moltiplicato per lo spessore dà il valore SD, cioè lo spessore equivalente di aria ferma.

Temperatura di rugiada: calcolo tramite formula da appunti inserita in foglio excel

Norme di riferimento: UNI 13788, verifica condensa interstiziale (per la verifica della muffa si applica un
fattore di calcolo di 0,80 (con l’80% di umidità c’è formazione di muffa), dati climatici da UNI 10349, D. Lgs
311 che prevede una verifica secondo la UNI 13788 ma con valori di soglia molto rigorosi, infatti al
supplemento 1 comma 8 prevede che in assenza di un sistema di controllo dell’Ur interna si assumano
come valori una Tint di 20° e 65% di Ur. A questi dati corrisponde una Trugiada di 13,2°. Non viene menzionata
la formazione di muffa. ES. di verifica da dispensa: Si prendono i dati da UNI 10349 (nell’es. Bolzano) che
riporta mese per mese i dati della T media mensile e della pressione esterna media mensile che servono per
costruire il clima esterno. Da questo costruisco il clima interno. Prendo il mese più critico, gennaio, verifico
che non si forma condensa interstiziale con Tint di 20° e 65% di Ur con una Trugiada di 13,2° (Dlgs 311), ma se
si deve garantire l’assenza di muffa allora sopra l’80% di Ur la Tmin è di 17,5°, cioè un edificio che non abbia
mai una T inferiore a questo valore. Condizione molto difficile che può essere soddisfatta forse da casa gold
o casa passiva, ma una casaclima A o B hanno di solito una differenza di T maggiore di 2°. Evitare la muffa
con questi dati di partenza è quasi impossibile, non tanto per il muro opaco quanto per il ponte termico. E’
un problema di normativa che descrive qualcosa che è problematico garantire, anche se in realtà il 311
parla di fenomeni di condensa.

La verifica può essere fatta tramite software che devono essere conformi a UNI 13788.

Es. da dispensa: verifica della condensa interstiziale in un cappotto esterno, di cui sono noti i valori dello
spessore, di λ e di μ. I dati climatici sono quelli di Bolzano. Il clima interno dipende dal clima esterno e
dall’utilizzo dell’edificio. La norma europea prevede 5 classi in relazione alla produzione di vapore (da
deposito-magazzino a lavanderia/piscina). Servono i dati della T media mensile e il valore Δp, cioè la
differenza tra pressione esterna e quella interna. Per calcolare il valore di Δp occorre la pressione esterna
(pressione parziale del vapore dall’aria esterna, Pa, data dalla norma) e la pressione interna che si calcola
dal grafico (appunti di Ruben, 2° parte, pag. 5). Es. T media mensile di 5° e un edificio in classe 3 il Δp è 600
Pa. Se i valori della T sono intermedi si calcola tramite formula (appunti di Ruben, 2° parte, pag. 6). La
pressione interna si calcola come pressione esterna + Δp maggiorato di circa il 10% per sicurezza. Per il
calcolo della Tint si considera una T di 20° nel periodo di accensione del riscaldamento, quando non ci sia il
riscaldamento la Tint è uguale alla Test per le T superiori a 18°, per T inferiori a 18° la T int si assume uguale a
18°. Noti tutti i dati per costruire il clima si può procedere alla grafica (appunti di Ruben, 2° parte, pag. 8)
che si deve fare mese per mese ottenendo l’andamento della T e l’andamento della pressione. In questo
esempio la linea blu è la pressione di saturazione, da dentro a fuori, la linea rossa è l’andamento reale della
pressione, quando questa è al di sotto di quella di saturazione (le due linee non si toccano) non c’è pericolo
di condensa interstiziale. L’unico modo di provocare condensa nell’esempio riportato sarebbe di spostare
verso ulteriormente verso destra i punti iniziali (parte esterna) del grafico, in pratica potrebbe formarsi
condensa interstiziale solo se sbagliassi rivestimento esterno. Il grafico va effettuato per ogni mese, e
questo è il motivo per cui non è corretto parlare di verifica di Glaser, poiché è una verifica che si fa due
volte, una per il caso invernale e una per il caso estivo. E’ corretto parlare di verifica mensile con grafica
Glaser. Con lo stesso metodo procedo alla verifica di una struttura con cappotto interno (appunti di Ruben,
2° parte, pag. 9, 10) che rivela che nel mese di gennaio ci sarà condensa interstiziale poiché le due linee si
toccano, precisamente dopo l’isolante e prima del laterizio. Il valore W t, in questo caso 0,13 Kg/mq
(formula pag. 10), è la quantità di condensa. Nel mese di febbraio non c’è condensa (-0,04 Kg/mq) ma il
materiale è ancora umido per la condensa del mese precedente e quindi l’umidità deve essere messa in
condizione di evaporare (scelta corretta dei materiali). Analizzando il grafico (pag 11) il dato nella penultima
colonna è la quantità massima di condensa interstiziale mensile che si può formare e si ottiene dalla somma
tra il valore W del primo mese (gennaio 0,13) con quello precedente (dicembre 0,07) procedendo con la
somma tra questo dato (Wmax= 0,20) e quello di W del mese successivo (W= -0,04) che mi dà Wmax= 0,16 per
febbraio. (Quando il valore Wmax è negativo si assume pari a 0). L’analisi del grafico mostra che il pacchetto
presenta fenomeni di condensa per tre mesi all’anno. La condensa interstiziale è accettabile se non supera i
limiti definiti dalla appendice nazionale 1.5 della norma UNI 13788 oppure se può evaporare, come nel caso
presente (l’eventuale danno dipende dai materiali utilizzati, che devono poter assorbire l’umidità e
rilasciarla in un secondo tempo, l’EPS in questo caso è un materiale sbagliato). I limiti della NA. 1.5 UNI
13788 non considerano tuttavia l’eventuale peggioramento del valore λ dovuto alla presenza di umidità né
la capillarità dei materiali.

Rifaccio la stessa verifica della struttura con cappotto esterno, ma applicando i valori del D. Lgs 311 che
prevede in assenza di un sistema di controllo dell’umidità interna di prendere come dati una T int di 20° e
un’umidità relativa interna del 65%. Lo stesso pacchetto che prima era verificato ora ha formazione di
condensa 7 mesi all’anno con un valore massimo di 1,67 Kg/mq che supera di quasi tre volte il valore limite
dell’appendice 1.5 (0,50 kg/mq). Il problema è che i dati in input in questo caso non sono realistici. In base a
questi dati un pacchetto con cappotto interno è raramente verificato. Per la stessa legge non è in realtà
molto chiaro cosa si intenda per sistema di controllo dell’Ur (si parla solo di assenza) per cui presumiamo
che un sistema di ventilazione controllata sia valido come sistema di controllo e ci permetta di prendere
come valori dei dati più realistici.

In alternativa la UNI 13788 consente di effettuare la verifica tramite una simulazione dinamica (software
appositi) che fornisce dati molto precisi in quanto si verifica il pacchetto strutturale ora per ora, tenendo
conto del peggioramento di λ, della capillarità del materiale, del fattore di irraggiamento solare, della
pioggia. Per una struttura con cappotto interno è sempre consigliabile di fare una simulazione dinamica,
sennò in base al D. Lgs 311 supplemento 1comma 8 non risulta quasi mai verificato.

(appunti di Ruben, 2° parte, pag. 13) Annotazioni: stessa verifica con cappotto esterno modificando il tipo di
materiale isolante: invece di una fibra di legno utilizzo lana di roccia, il cui λ e spessore sono uguali ai valori
precedenti. Cambia solo il μ e nel grafico questo valore (inferiore rispetto a fibra di legno, 5-10) determina
uno strato più sottile (si avvicinano i punti), non c’è comunque condensa interstiziale. Diventerebbe più
critico rispetto alla fibra di legno se sbagliassi il rivestimento esterno perché le linee sono più vicine. Stessa
verifica con isolamento in EPS il cui valore μ è maggiore di 1,4 (lana di roccia) (valori compresi tra 18 e 60),
lo strato è più ampio, non c’è condensa interstiziale.

Verifica di una struttura con isolamento in intercapedine (sempre a Bolzano) costituita da intonaco esterno,
laterizio, isolante (4 cm di lana di roccia), non si forma condensa interstiziale ma quasi. Se l’isolante fosse
EPS avrei maggiori margini di sicurezza. La stessa situazione anche aumentando gli spessori: situazione
critica con 14 cm di lana di roccia, sicura con l’EPS. L’eventuale formazione di condensa dipende dal
materiale, dallo spessore, dalla zona climatica, dalla stratificazione. Anche nel caso di isolamento in
intercapedine è sempre consigliato fare la verifica, soprattutto se scelgo la lana di roccia, che ha buon
comportamento acustico e termico ed è aperto alla diffusione del vapore, solo che quando è posizionato in
intercapedine dopo ha un ulteriore materiale attraverso cui deve uscire il vapore. (In generale comunque la
struttura funziona e il poco di condensa che si forma riesce ad evaporare).

Lettura del grafico intuitiva: In ordinata il valore sd, facilmente ricavabile perché dato dal prodotto dello
spessore per μ (valori tabellati), sull’ascissa sono riportati i dati della pressione in Pa. La regola base è che la
linea diminuisce di pressione lentamente (graficamente significa che c’è poca pendenza) se il materiale
isola poco. La pendenza aumenta se il materiale isola bene. Perciò dall’interno verso l’esterno è meglio
avere prima una linea poco inclinata e poi la linea di maggior pendenza, quindi in successione dall’interno
verso l’esterno un materiale poco isolante e successivamente un buon isolante (cappotto esterno). Così le
due linee rimangono distanti, nel caso contrario è più facile che si tocchino. NB: la linea rossa è la pressione
di saturazione, quindi il valore al 100% (sempre uguale), l’altra blu è in relazione alle condizioni poste. Per
ovviare a questo problema si può ipotizzare un cappotto esterno con doppia controparete interna, un freno
a vapore o un pacchetto (già omologato e testato dall’azienda produttrice) realizzato con un materiale che
assorbe e rilascia condensa, ad es. calcio silicato, fibra di legno, minerale espanso, cellulosa (da spruzzare
sulla superficie, è ideale nel caso di pareti non r perche non ha uno spessore fisso regolabile al supporto) di
cui ci forniranno anche le finiture e i metodi di posa.

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