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Premessa
Quando m’imbattei nel progetto Weglaufhaus (Casa del Fuggitivo) di Berlino mi resi conto
dell’importanza di avviare un progetto simile in Italia. La Casa del Fuggitivo costituisce infatti
l’esempio concreto di come le persone abitualmente oggetto degli interventi pischiatrici possano
formare una rete solidale a maglia stretta in grado di provvedere autonomamente al sostegno
necessario a superare i periodi di crisi esistenziale che li affliggono.
Durante l’anno 2006 iniziai a formulare il progetto del Rifugio Urbano, una replica della Casa del
Fugitivo riadattata all’esile e nascente realtà italiana delle reti di mutuo auto aiuto. Iniziai
consultandomi con diversi utenti, educatori, psicologi e psichiatri, al fine di tastare il terreno della
fattibilità locale, ben consapevole del potenziale ostracismo che questo progetto avrebbe suscitato
nelle istituzioni e nella cosiddetta psichiatria «riformista». Avvalendomi della loro esperienza
personale nel campo, giunsi al concepimento del Rifugio Urbano così come è presentato in questo
progetto cartaceo.
Dietro il testo di questo documento vi è una lunga storia di incontri, discussioni e confronti tra
utenti, ex-utenti ed operatori (dissidenti) della psichiatria torinese che hanno condiviso un sogno di
speranza volto a scongiurare l’istituzionalizzazione della sofferenza umana e lo stigma sociale. Il
progetto è in cantiere dall’inizio del 2006, circa, ed è stato coltivato in seno all’associazione di
mutuo auto aiuto Laboratorio Urbano Mente Locale, di Torino1. Dopo interminabili incontri si è
deciso, nel periodo a cavallo tra il 2006 ed il 2007, di presentare il progetto in forma ufficiale al
Bandolo, avvalendoci del dottor Bisacco quale interlocutore. Il progetto venne accolto con
apparente entusiasmo, nonostante tutte le remore del caso, e poi …
E poi le settimane presero a passare, e la promessa di ricontattarci entro le canoniche “due
settimane” per comunicarci la decisione finale in merito al progetto venna adombrata da lunghi
silenzi spezzati dai nostri tentativi di contattare Bisacco, il quale ci ha puntualmente e
sbrigativamente liquidato con celeri e bruschi rimandi a “vi chiamo io fra una settimana”.
Questo atteggiamento da burocrati lo interpreto come l’ennesima conferma del fatto che la
psichiatria istituzionale — specie quella che si definisce riformista e “attenta alla sofferenza ed ai
valori umani” — non desidera affatto che i suoi fruitori si emancipino da essa. Per gli psichiatri
riformisti l’idea che i «pazienti» psichiatrici possano riunirsi tra loro e formulare progetti di
intervento autonomo rappresenta una minaccia al loro operato assistenzialista coercitivo fondato sul
presupposto che i pazienti psichiatrici siano delle persone incapaci di affrontare le vicissitudini della
vita senza il sostegno della loro supervisione clinica.
Per quanto mi riguarda, non aderirò più al progetto Rifugio Urbano, per una serie di motivi. Primo
tra essi, sono stufo della pomposa arroganza degli psichiatri, i quali si credono padroni del mondo in
virtù delle posizioni di potere che occupano in questa società fondata sulla repressione
dell’individuo. Alla fine della fiera, tutta l’energia e la speranza che noi di Mente Locale (e gli
operatori che ci hanno sostenuto) abbiamo riversato in questo progetto non sono valse neanche un
sms da parte di Bisacco ed il suo staff per dirci che era andato tutto a rotoli. In questo ravvedo il
riflesso della mentalità psichiatrica classica, che considera i pazienti come degli oggetti, che li pone
in una situazione di eterna attesa in balia di promesse destinate a non essere mai evase. Le modalità
gestionali con cui il Bandolo si è rapportato al nostro progetto mi ha fatto dolorosamente rivivere la
tensione di fondo che ha modulato i miei anni trascorsi in pischiatria: quella falsità e non curanza
patinate di compiacenti sorrisi e strette di mano dietro la cui facciata si celano solamente
1
Mente Locale si riunisce a Torino tutti i martedì mattina, dalle dieci alla mezza, in corso Unione Sovietica 220
(edificio “Poveri Vecchi”).
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Premessa
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Premessa
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Sinossi del Progetto
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Sinossi del Progetto
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Sommario del Progetto
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Sommario del Progetto
Strutture......................................................................................................................................26
Finanze .......................................................................................................................................26
Successo .....................................................................................................................................27
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Cornice del Progetto
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Cornice del Progetto
Mentale per incontri continuativi (gruppi di mutuo aiuto, laboratori di arte-terapia, ecc.), molti
utenti si sono incontrati con regolarità affrontando il tema del disagio sociale e della sofferenza
psichica, proponendo discussioni mirate all’analisi dei propri vissuti e la formulazione di soluzioni
extra-ambulatoriali per far fronte alle difficoltà del quotidiano esperite da chi è svantaggiato da
condizioni di fragilità psichica.
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Cornice del Progetto
Svariati gruppi di utenti ed ex-utenti intraprendono viaggi all’estero al fine di poter partecipare
attivamente ai vari progetti proposti in altri contesti, riportando a casa resoconti dei successi e dei
fallimenti, adoperandosi ad elaborare nuove strategie per rafforzare le reti locali di auto aiuto.
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Cornice del Progetto
egualmente, o più, efficaci delle cure tradizionali ospedaliere nella riduzione a breve termine
delle psicopatologie e negli aggiustamenti sociali a lungo termine.”
— L. Mosher, Soteria e Altre Alternative al Ricovero Psichiatrico Ospedaliero.2
Un’analisi delle attività della Casa Soteria rivela che l’ambiente da essa offerto non discostava
granché da quello di una normale casa in cui convivevano utenti psichiatrici in fase di crisi. Questa
parentesi divagativa intende richiamare l’attenzione sul fatto che sia la ricerca scientifica quanto i
gruppi di utenti si muovono entrambi in direzione di una gestione autonoma degli spazi abitativi per
le persone in fase di crisi psichica.
Il “Rifugio Urbano” intende collocarsi in una posizione intermedia, offrendo al contempo occasioni
di incontro, mutuo aiuto ed attività sociali, così come il sostegno per le situazioni di crisi, pre-crisi e
post-crisi.
2
Pubblicato su The Journal of Nervous and Mental Disease 187:142-149, 1999. Traduzione italiana a cura di Tristano
Ajmone, pubblicata su:
http://www.oism.info/it/terapia/prassi/soteria_e_altre_alternative_al_ricovero_psichiatrico.htm
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Finalità Operative del “Rifugio Urbano”
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Finalità Operative del “Rifugio Urbano”
forza dalla convinzione che le reti sociali ad articolazione libera, mosse da spirito solidale, siano
terreno fertile per la nascita spontanea di iniziative di riforma sociale.
Il Rifugio Urbano potrebbe proporsi come locale autonomo a cui appoggiarsi per incontri
associativi, “prenotando” una serata in cui poter avere a disposizione una stanza in cui parlare
avvolti in un clima famigliare e discreto, concordando anche l’organizzazione di una cena. Questo
consentirebbe l’impegno dei frequentatori del Rifugio Urbano in attività costruttive, e potrebbe
essere fonte di introiti economici in grado di contribuire all’andamento domestico del progetto —
per esempio, in cambio di una cena e l’ospitalità per un gruppo di otto persone, si concorda una
partecipazione economica che consenta di coprire le spese del pasto.
Simili attività, oltre che essere produttive dal punto di vista della crescita personale e
dell’autonomizzazione degli utenti che vi prendono parte, offre la possibilità alle persone partecipi
del circuito della salute mentale di conoscersi tra loro in maniera informale, aprendo le porte a
proposte solidali, collaborative, ed ampliando il ventaglio di contatti sociali degli utenti del Rifugio.
A tal proposito, chi scrive ritiene che simili spazi di eventi organizzativi dovrebbero essere aperti
anche agli operatori psichiatrici stessi, nonché alle varie cooperative sociali, ecc. Questo
consentirebbe di scavalcare la solita procedura classica in cui l’utente conosce i propri referenti dei
servizi sociali esclusivamente tramite l’approccio ambulatoriale asimmetrico che lo vede
palesemente nella posizione di “cliente dei servizi”.
Simili eventi di sostegno verso l’organizzazione di incontri organizzativi per gruppi ed associazioni,
consentirebbe agli utenti di conoscere nuovi referenti in un clima informale dettato da una
situazione relazionale simmetrica. La mia esperienza di partecipazione ad eventi organizzati dai
servizi di salute mentale, e coinvolgenti gli utenti, mi ha consentito di constatare che le relazioni tra
utenti ed operatori psichiatrici instaurate nel clima informale di conferenze, convegni, eventi sociali,
ecc, hanno sviluppi molto più rilassati rispetto alle conoscenze nate in seno ai servizi ambulatoriali.
Ho avuto modo di assistere in molte occasioni ad utenti che si rivolgevano a chiedere consiglio a
psichiatri che avevano conosciuto durante eventi sociali, come si chiederebbe consiglio ad un amico
esperto. Questo approccio ha consentito a molti utenti che vivevano il rapporto con i servizi
sociosanitari in modo avversivo di rompere le catene del pregiudizio e trovare dei punti di
riferimento utili per intraprendere decisioni circa i propri programmi terapeutici.
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Finalità Operative del “Rifugio Urbano”
Laddove si teme che non si sia in grado di offire l’aiuto richiesto, per qualsivoglia ragione,
preferiamo esplicitamente ammettere la nostra impreparazione/impotenza in merito.
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Finalità Operative del “Rifugio Urbano”
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Quadro Organizzativo del Progetto
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Quadro Organizzativo del Progetto
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Appendice 1 — Tristano Ajmone
Appendice 1
Tristano Ajmone
Dal gennaio 2005 — ossia, a circa due anni di distanza dal termine del proprio ricovero — Tristano
Ajmone è stato investito dell’ufficio di Presidente dell’OISM (Osservatorio Italiano Salute Mentale)
un’associazione di fama internazionale sul tema della salute mentale che si occupa di
controinformazione e di promuovere le reti sociali solidali tra utenti della psichiatria e operatori
coscienziosi. L’OISM annovera tra i suoi soci onorari:
Prof. Thomas Szasz, Professore Emeritus di Psichiatria presso lo Health Science Center, State
University di New York, Syracuse. Il Prof. Thomas Szasz è da oltre 40 anni il più celebre
critico della psichiatria. La sua opera principale, Il Mito della Malattia Mentale — risalente al
1961 — ha sfidato le fondamenta della psichiatria.
Dott. Giorgio Antonucci, Medico Psicoanalista che ha conseguito fama internazionale per la
sua opera di superamento delle istituzioni manicomiali e della coercizione.
Dott. Claudio Ajmone, Psicologo Clinico e Psicoterapeuta, Fondatore e primo presidente
dell’OISM, Socio onorario dell’Associazione Europea di Psicoanalisi, membro del Comitato
Etico e del Comitato Scientifico della Campagna Nazionale Giù Le Mani Dai Bambini,
nonché Responsabile dell’Area Ricerca Scientifica ed ispiratore del Consensus Internazionale
“ADHD e Abuso Nella Prescrizione di Psicofarmaci ai Minori”.
Prof. Loren Mosher (1933-2004), Psichiatra, Clinical Professor of Psychiatry presso la School
of Medicine, University of California at San Diego. Dal 1968 al 1980 fu “first Chief of
NIMH’s Center for Studies of Schizophrenia”, fondatore della rivista “The Schizophrenia
Bulletin”, dal 1970 al 1982 fu “collaborating investigator” e poi “Research Director” del
Soteria Project — comunità alternativa per il trattamento della Schizofrenia grave con
approccio fenomenologico senza l’uso psicofarmaci.
Dott. Mariano Loiacono, Psichiatra, Direttore del Centro di Medicina Sociale degli Ospedali
Riuniti di Foggia, Azienda Ospedaliero-Universitaria. Il dott. Loiacono da oltre 30 anni
svolge con successo attività terapeutica sul disagio diffuso, un metodo che non prevede l'uso
di psicofarmaci e utilizza modalità nuove e atipiche di psicoterapia ispirate alle dinamiche di
vita globale e complessa.
Tra i contributi personali apportati dall’autore alla causa dell’utenza psichiatrica ricordiamo:
La partecipazione a svariate conferenze sul tema della salute mentale e la prospettiva degli
utenti.
La ristampa in formato digitale di svariati libri sul tema della salute mentale, al fine di renderli
disponibili gratuitamente sull’Internet.
Ha collaborato alla traduzione del libro di Ken Steele E Venne Il Giorno Che Le Voci
Tacquero, rivedendone il testo finale.
Ha curato la traduzione italiana del video gratuito Il Tribunale Foucault sullo stato della
Psichiatria, un documentario sull’omonimo evento internazionale organizzato dagli utenti
della psichiatria a Berlino, nel 1998.
Traduzione in italiano e pubblicazione audio gratuita della conferenza «Principi Libertari e
Prassi Psichiatriche: Sono Compatibili?», di Thomas Szasz (2003).
Ha avviato il progetto del portale www.utenti.net, uno spazio web dedicato alle associazioni
degli utenti ed ex utenti della psichiatria; realizzando il sito ufficiale dell'Associazione Diritti
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Appendice 1 — Tristano Ajmone
e Doveri (di Biella e Cossato), e sta ivi attualmente preparando il sito per l’associazione
torinese Laboratorio Urbano Mente Locale.
In data 25 Luglio 2006 — su incarico ufficiale dell’International Disability Caucus — traduce
ed invia al Presidente del Consiglio italiano il testo emendato della Convenzione ONU sui
Diritti delle Persone con Disabilità.
Nel luglio 2006 ha presentato la testimonianza della propria esperienza carcerario-psichiatrica
per il libro First Person Stories on Forced Interventions and Being Deprived of Legal
Capacity, un testo curato da svariate organizzazioni di utenti psichiatrici (a riconoscimento
internazionale) che è stato presentato alle Nazioni Unite.
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Appendice 2 — Il Magnus Stenbock Hotel
Appendice 2
Il Magnus Stenbock Hotel
Il testo che segue è la mia traduzione di un articolo pubblicato dalla SAMHSA (Substance Abuse
and Mental Health Services Administration — organo del Dipartimento Statunitense per la Salute
ed i Servizi Umani):3
Il Magnus Stenbock Hotel, situato a Helsinborg (Svezia), è un progetto gestito da utenti. Il sig.
Maths Jesperson, un difensore degli utenti molto rispettato in Europa, nonché membro fondatore
dell’hotel, è convinto che le strutture di accomodamento protette non dovrebbero essere né
finalizzate alla riabilitazione né parte dei servizi psichiatrici convenzionali. Piuttosto, le abitazioni
protette dovrebbero offrire un ambiente sicuro che la persona possa considerare casa propria.
Jesperson crede che un individuo che viva in un ambiente protetto possa necessitare di supporto
personale di tanto in tanto, ma preferisca che tale supporto sia una forma più flessibile di
riabilitazione e trattamento.
Quindi, il Magnus Stenblock Hotel opera senza alcun legame con i servizi locali di salute mentale o
con i servizi sociali, né coinvolge professionisti in questo progetto totalmente democratico. Un
gruppo locale di utenti gestisce l’hotel. Il suo direttivo viene selezionato in incontri annuali ed è
responsabile per tutti gli aspetti della gestione dell’hotel, dalla raccolta fondi all’assunzione del
personale. Alcuni utenti sono assunti per gestire l’hotel ed espletarne i lavoretti. Inoltre, alcuni
utenti che partecipano ad un progetto per i disoccupati svolgono volontariato presso l’hotel.
Il Magnus Stenblock Hotel fu fondato nel 1989, epoca in cui un gruppo di utenti gestiva un centro
incontri in una vecchia palazzina. Durante questo periodo, un membro del gruppo senza casa si
trasferì in uno degli alloggi vuoti. In cambio della stanza, egli offrì il proprio volontariato al centro
incontri permettendo così al centro di rimanere aperto la sera e a volte anche durante la notte. Col
passare del tempo, sempre più persone senza casa iniziarono a passare le notti nel centro e, per via
del freddo, era difficile chiedere loro di andarsene. Sfortunatamente, il centro incontri non era
idoneo per pernottamenti. Non vi erano letti né docce, ed i visitatori iniziarono a sentirsi meno
benvenuti.
Cercando una soluzione al sovraffollamento del centro il presidente riuscì, grazie ad i suoi contatti
nella comunità dei commercianti, a procurare un intero albergo ad un prezzo scontatissimo. Agli
americani potrà sembrare straordinario il fatto che un intero albergo venga offerto per un simile
progetto, ma in Svezia è naturale che la comunità si senta in dovere di integrare le persone
svantaggiate. Vi erano, ovviamente, alcuni cittadini scettici circa l’impatto economico del progetto
sulla comunità, ciononostante il gruppo di auto aiuto negoziò le trattative con il proprietario ed il
Comune di Helsingborg. L’albergo era situato nella vecchio centro cittadino di Helsingborg, nei
pressi dei traghetti per la Danimarca. Questa ottima collocazione consentiva ai pensionanti ed ai
membri del gruppo di partecipare alle attività ordinarie della città, e la collocazione centrale
rappresentava una breccia nella tendenza del passato a nascondere le case protette ai sobborghi della
città.
L’albergo venne costruito nel 1898 ma è oggi stato ristrutturato, annovera 18 camere singole. Ogni
pensionante ha una camera singola completa di servizi igienici e bagno, un letto con lenzuola e
coperte, una scrivania, sedie, uno specchio, lampade, asciugacapelli, asciugamani, ed una radio-
sveglia. Recentemente, in ogni stanza è stato messo un frigo ed una macchinetta per il caffè. Ai
3
Fonte: SAMHSA Special Report: A Personal Perspective. Link:
http://www.mentalhealth.samhsa.gov/publications/allpubs/KEN-01-0108/hotel.asp
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Appendice 2 — Il Magnus Stenbock Hotel
pensionanti è consentito arredare la camera con il proprio arredamento, qualora lo volessero. Tutti i
pensionanti stipulano un contratto d’affitto con l’hotel che impegna entrambi ad un preavviso di 14
giorni previa cessazione del contratto; di fatto, negli ultimi dieci anni, solo un numero ristretto di
pensionanti è stato sfrattato per uso massiccio di droghe. Dato che le regole dell’hotel vengono
stilate democraticamente, in genere vengono ben rispettate. Le persone possono vivere nell’hotel
per un mese o per anni, a nessuno viene mai detto che come parte del loro programma di
reinserimento deve spostarsi ad un altro livello di vita indipendente. Piuttosto, i pensionanti possono
andarsene quando si sentono pronti. Questa politica adottata ha portato a molte storie di successo.
Durante la mia visita all’hotel, ho avuto la possibilità di incontrare molti inquilini che mi colpirono
con la propria fierezza e contentezza nell’abitare al Magnus Stenbock. Gli inquilini erano a loro
agio, comodi, e interagivano gli uni con gli altri in una maniera amichevole e assistenziale. Mentre
mi mescolavo agli inquilini, mi resi contro che il Magnus Stenbock Hotel ha adottato i principi e le
prassi dell’auto-aiuto e li ha applicati all’ambiente alberghiero, con grande successo.
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Appendice 3 — La Weglaufhaus (Casa del Fuggitivo) di Berlino
Appendice 3
La Weglaufhaus (Casa del Fuggitivo) di Berlino
L’articolo che segue (note incluse) è tratto dal sito NO!PAZZIA4, che ne ha curato la traduzione in
italiano. NO!PAZZIA è un gruppo di sopravvissuti alla psichiatria di spicco nella rete degli utenti
della psichiatria italiana.
NO!PAZZIA — Alternative
[aggiunta 1 gennaio 2005 : la «Casa del fuggitivo», Weglaufhaus, la casa-rifugio gestita a Berlino
dall’antipsichiatria per ricoveri volontari per emergenze “fuori di testa”, in piedi dal 1996, continua
ad esserci valida ed attiva come sempre, con una media di 13-14 rifugiati (ricordo che per statuto
della Casa non possono restare più di tre mesi). Ora 13 dic 2004 una lieta notizia: alla Casa è stato
conferito il premio “Ingeborg-Drewitz” per il particolare impegno a favore dei diritti dell’uomo
[…]]
— Iris Holling5 —
4
http://www.nopazzia.it/casaberlino.htm
5
Iris Hölling ha studiato filosofia, lavora nella casa-riparo Weglaufhaus fin dalla sua apertura, è membro della
“Associazione contro la Violenza Psichiatrica” fin dal 1994, è stata membro del direttivo della “Rete Europea degli (ex-
) Utenti e Sopravvissuti alla Psichiatria” ( ENUSP ) [European Network of (ex-)Users and Survivors of Psychiatry] nel
1997-99 e membro del comitato internazionale per la Rete MondialeWNUSP [World Network of (ex-)Users and
Survivors of Psychiatry] fin dal 1997.
6
“Sopravvissuti”: Il termine tedesco Psychiatrie-Betroffene (persone afflitte dalla/opposte alla psichiatria) non si
traduce bene in inglese. Poiché la maggior parte dei membri della Associazione per la Protezione contro la Violenza
Psichiatrica chiamano se stessi “sopravvissuti” piuttosto che “(ex-) utenti” della psichiatria, ho qui usato il termine
“sopravvissuto”, quantunque è più radicale e critico del tedesco “Psychiatre-Betroffene”. Ritengo comunque che
Psychiatrie-Betroffene contraddistingua meglio il sentimento di violenza subita da chi è gettato in mano alla psichiatria
rispetto l’attualmente usato termine Psychiatrie-Erfahrene (persone che hanno sperimentato la psichiatria), usato dalle
associazioni nazionali tedesche di (ex-) Utenti e Sopravvissuti alla psichiatria quali la Bundesverband Psychiatrie-
Erfahrener.
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Appendice 3 — La Weglaufhaus (Casa del Fuggitivo) di Berlino
sociali. Il rifiutare qualsiasi diagnosi apre nuove prospettive alla vita di persone che per anni sono
state ridotte a categorie di sintomi da combattere. Ai residenti della casa-riparo torna la
responsabilità di se stessi.
7
Alcune delle idee base circa la casa-riparo può essere fatta risalire all'articolo di Uta Wehde : “Supporto umano
anziché inumano trattamento psichiatrico” in Changes, Vol. 10, No. 2, June 92, pp. 154-160.
8
“Pazzia”: — a proposito di “pazzia” la parola tedesca per matto o pazzo è «verrückt » che presa alla lettera contiene la
nozione di essere distante dalla normalità. Ciò significa che la pazzia può essere considerata piuttosto una relazione-
rapporto anziché una qualità o un difetto da attribuire al pazzo. In accordo a questa lettura io considero la pazzia come
un termine descrittivo e non peggiorativo.
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Appendice 3 — La Weglaufhaus (Casa del Fuggitivo) di Berlino
riparo. Comunque è importante notare che non tutti i pazienti delle istituzioni psichiatriche erano
pazzi. Qualifiche professionali, ma meno significative, dei membri dello staff (di entrambi i tipi,
sopravvissuti e no) sono assistenti sociali, pedagoghi, filosofi, psicologi, meccanici. Non ci sono
medici professionisti in particolare non ci sono psichiatri a lavorare nella casa.
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Appendice 3 — La Weglaufhaus (Casa del Fuggitivo) di Berlino
occhio sui pensieri fatti o da fare. I residenti possono discutere e parlare con chi vogliono che sia
libero del team, ma ci sono le simpatie e si è più a suo agio con certe persone anziché altre. Il
sistema apposito di attenzioni e responsabilità rende possibile a tutti i residenti di scegliere con chi
vogliono parlare più intensamente.
Oltre l’importante possibilità di vivere attraversando crisi, pazzia, o disagio estremo, in una
situazione circostante che supporta tali situazioni senza essere imbottiti di psicofarmaci, il supporto
è prevalentemente diretto alla vita di tutti i giorni. Si fanno piani per il futuro: dove i residenti
vogliono andare a vivere dopo il periodo nella casa-riparo? Possono andare in un appartamento di
loro proprietà? O insieme ad altri in un appartamento condiviso? O in qualche appartamento rifugio
o di vita agevolata? È spesso difficile trovare qualche tipo di appartamento rifugio dove la posizione
critica dei residenti rispetto gli psichiatri e gli psicofarmaci sia rispettata, anche perché noi siamo la
sola istituzione antipsichiatrica a Berlino. Ma noi alle volte facciamo trattative e troviamo soluzioni.
Molti residenti non hanno qualifiche professionali né di pratica, alcuni non hanno nemmeno finito
la scuola. Sulle loro idee a questo proposito, parliamo: Vogliono tornare a scuola? Sono interessati
ad apprendistato o a corsi? Quale tipo di attività futura immaginano per se stessi? Quali sono i loro
talenti? Come possono realizzare le loro idee su una prospettiva di lungo termine? Aver a che fare
con l’ufficio di occupazione e con centri di qualificazione, trovare richieste di assunzione,
compilare domande sono la pratica dell’aiuto in questo campo.
Ad un livello più basso, sono rilevanti attività del tempo libero ed interessi. A seconda degli
interessi dei residenti, nella casa si può fare arte o giardinaggio. Gite fuori della casa, nuoto, andare
a party, danza, corsi di sport, andare al cinema, …, trovare nuove attività. Gli impiegati o gli interni
possono dare suggerimenti oppure continuare con i propri vecchi interessi, ma è sempre su scelta
dei residenti quale attività fare o non fare.
Chiarire la situazione finanziaria dei residenti è un’altra delle occupazioni. Molti residenti vivono
con l’aiuto dell’Assistenza Sociale, alcuni hanno pensioni o sovvenzioni per non lavoro. Investigare
a quali sovvenzioni hanno diritto, quali autorità sono responsabili e fare le giuste richieste fanno
parte della nostra offerta. Se i residenti hanno debiti, li consigliamo di arrivare a patti con i creditori.
Purtroppo la situazione giuridica dei residenti è spesso perdente. Spesso i residenti hanno tutori per
specifici campi. Se essi vogliono cambiare il tutore per mancanza di fiducia o sensazione di non
essere protetti od aiutati, noi li aiutiamo a cambiarlo oppure a liberarsene del tutto. Spesso
consigliamo ai residenti avvocati competenti per specifiche questioni. Un altro importante mezzo di
proteggersi, se si cade di nuovo in mano alla psichiatria è il «Testamento Psichiatrico» [“Volontà
rispetto la Psichiatria” “Psychiatric Will”], un documento in cui si dichiara come si vuole essere
trattato e cosa si rifiuta, quali psicofarmaci siete d’accordo di voler prendere, quali persone di
fiducia debbono essere contattate, di cosa avete bisogno se in crisi, … . È importante aver compilato
questo documento “Volontà rispetto la psichiatria” in uno stato di «indubbia normalità», cioè fuori
di istituzioni psichiatriche. Questo documento ha una certa validità giuridica in Germania e
permette di uscir prima dalle cliniche e anche di citare in giudizio gli psichiatri se essi non
rispettano i desiderata9.
La maggior parte dei residenti sono molto isolati quando raggiungono la casa-riparo. Perciò gioca
un ruolo importante riflettere sulla relazione con i membri della famiglia e gli amici. Talvolta
9
“Psichiatric Will” (=Volontà in caso di ricovero psichiatrico, anche “Testamento Psichiatrico”): La versione tedesca
del “Psychiatric Will” è pubblicato in: Kerstin Kempker, Peter Lehmann (ed.), StattPsychiatrie, Berlin: PeterLehmann
Antipsychiatrieverlag 1993, p. 253-298. La versione tedesca fa riferimento a Thomas Szasz “The psychiatric will — A
new mechanism for protecting persons against «psycosis» and psychiatry” in: American Psychologist,1982, Vol. 37,
No.78, p.762-770, and “The psychiatric will:II Whose will is it anyway?”, in American Psychologist, 1983,vol 38,No.
3,p.344-346. Cf. anche: Kerstin Kempker, Peter Lehmann, “Unconvenction approach to Psychiatry” in Clinical
Psychology Forum, Jan. 1993, p. 28-29.
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Appendice 3 — La Weglaufhaus (Casa del Fuggitivo) di Berlino
questo conduce a tentare di riattivare contatti ed amicizie, talvolta porta a terminare relazioni
distruttive. Nella casa i residenti si confrontano con una comunità di sopravvissuti che ha avuto
esperienze simili. Incoraggiare il potenziale d’autostima dei residenti è una base importante per gli
avvenimenti nella casa. Alcuni residenti stanno bene con gli altri, si aiutano l’un l’altro e perfino
sviluppano amicizie e contatti che perdurano anche dopo che non si risiede più nella casa. Ma
spesso ci sono anche dei conflitti tra i residenti. Talvolta un residente pensa che alcuni lo
perseguitano, vogliono danneggiarlo. Se ci sono conflitti, dapprima invitiamo i residenti a risolverli
da sé tra loro, ma se non succede uno degli operatori fa da mediatore e sta lì come terza persona.
Questo porta ad un particolare lavoro, a discussioni e confronti per chiarire che percezioni differenti
di una stessa realtà sono ugualmente valide. Un sentimento di persecuzione può essere concreto
reale, sebbene l’altra persona non abbia né l’intenzione né l’interesse di perseguitare. Trovare
quanta parte è realtà è una battaglia continua. Ogni residente ha la sua propria storia. Parecchi
hanno non solo provato la violenza psichiatrica, ma anche, nella loro fanciullezza, violenza
psichica, fisica, sessuale. Parlare della propria vita, essere creduti che si hanno avuto esperienze
traumatiche, è una parte importante nella realtà della casa-riparo. Si cerca di potenziare i ricoverati
a conservare la propria storia sotto una luce differente, che vada oltre il punto di vista psichiatrico,
che dia un senso alla propria esperienza, riappropriarsi del passato. Questo è un aspetto decisivo,
uno spazio che la casa-riparo apre.
Strutture
Il controllo da parte degli utenti è assicurato nella casa-riparo a più livelli. Nella “Associazione per
la Protezione contro la Violenza Psichiatrica” i membri “sopravvissuti” che correntemente hanno la
maggioranza hanno anche il diritto di veto su qualsiasi materia. Abbiamo stabilito che almeno il
50% dei lavoranti interni siano “sopravvissuti alla psichiatria”. La metà dei membri del team
debbono essere donne — in effetti ora ci sono più donne che uomini che lavorano nella casa. Il
corpo delle decisioni sono prese in una riunione settimanale del team, mentre la casa fa riunioni due
volte per settimana con tutti i residenti presenti e due operatori. Ogni tanto, specialmente se
debbono essere discusse scelte importanti, si tiene una «assemblea generale» del team e dei
residenti. La trasparenza è un punto chiave per persone che hanno sperimentato subito decisioni
senza sapere, con accesso negato ai documenti psichiatrici: tutti i documenti ufficiali e le note
interne sono scritte in cooperazione con i residenti e sempre a loro accessibili. Essi hanno la
possibilità di essere presenti alle riunioni del team quando si discute di loro. Anche noi facciamo
relazione scritta di quanto diciamo di loro e lo mettiamo a disposizione, visionabile. Essi possono
commentare su qualsiasi cosa i membri del team abbiano scritto a loro proposito. Inizialmente
avevamo cominciato senza scritti e relazioni, ma è diventato necessario per poter aver fondi dalle
autorità dell’Assistenza Sociale. Comunque, non scriviamo niente sui residenti senza la loro
approvazione e cerchiamo di scrivere meno dettagli possibili, allo scopo di rispettare il loro diritto
alla privacy. La assemblea di tutti della casa è l’autorità più alta. L’organizzazione della casa, le
spese sono discusse in tale assemblea, le attività comuni sono pianificate, i conflitti tra i residenti
sono portati come temi all’ordine del giorno, tutte le decisioni riguardanti la vita nella casa sono
prese qui. Anche i visitatori possono votare; i nuovi residenti diventano tali dopo un periodo di
prova di due settimane; gli operatorie i lavoranti interni hanno un periodo di prova di un giorno. Il
team anche vota, se c’è parità prevale, ma non è mai successo finora che ci fosse opposizione
completa tra il team e i residenti. Comunque la vere decisioni finali rimangono alla Associazione,
[la “Associazione per la Protezione contro la Violenza Psichiatrica” che detiene i diritti di proprietà
della casa]. I membri del team funzionano solo come “facilitatori” nelle assemblee della casa.
Finanze
La permanenza nella casa-riparo è finanziata in base alla §72 BSHG (Legge Federale di Assistenza
Sociale). Mediante la remunerazione giornaliera garantita dalla legge come “aiuto per situazioni
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speciali di vita” si riesce a coprire solo i bisogni di base. La copertura dei costi si ottiene
individualmente per ciascun residente da uno dei 23 differenti uffici di Assistenza sociale di
Berlino. Questo dà luogo ad una enorme burocrazia e a situazioni stressanti per ogni residente, dal
momento che alcuni degli uffici competenti avanzano difficoltà a coprire i costi, prendono lungo
tempo per decidere, garantiscono aiuto solo per un periodo molto breve e domandano una enorme
quantità di documenti e giustificazioni. Per caratterizzare questo tipo di “pazzia degli uffici” ho
inventato la nuova diagnosi “folia officialis” che descrive la produzione di fiumi di carta, di
responsabilità non accettata, di mancanza di disponibilità ecc. [Per ulteriori particolari a questo
riguardo cf. il mio articolo “Ämterwahn” nel libro sulla casa-ricovero: Flucht in die Wirklichkeit,
ed. by Kerstin Kempker, Berlin: Peter Lehmann Antipsychiatrieverlag 1998, p.149-158. Il libro dà
una eccellente e colorita vista della vita pratica nella casa-riparo e include articoli di residenti,
lavoranti, interni e membri della associazione.]
In tempi di scarse risorse e tagli ai budgets, alcuni dei rappresentanti ufficiali considerano la
permanenza nella casa-riparo con una spesa di 200 DM al giorno come cara, ma dipende
dall’oggetto di paragone. Paragonato ad altre istituzioni come per persone-senza-casa (homeless)
che non sono centri di crisi ma cosiddette “pensioni cimiciai” di standard molto basso e con
supporto molto basso, la casa-riparo sembra cara, ma facendo il paragone con la guardia psichiatrica
(300-700 DM al giorno) è molto a buon mercato. È una prospettiva molto limitata e miope guardare
solo il proprio orticello. Questa prospettiva ristretta combinata all’atteggiamento arrogante verso i
residenti come un carico di spesa aggiuntiva anziché persone bisognose di aiuto che chiedono i loro
diritti, conduce ad esperienze umilianti per i residenti e spesso causa angoscia e collera verso le
autorità. In tale situazione, il dare supporto ai residenti nella lotta per le loro legittime richieste
diventa un fatto vitale. Comunque nei 23 differenti uffici di Berlino, abbiamo anche incontrato
persone che ci hanno dato supporto e pronto aiuto, che sono contente che ci sia un posto in cui il
doppiamente discriminato gruppo dei sopravvissuti alla psichiatria senza casa possa vivere.
La situazione finanziaria nella casa-riparo permane precaria, per quanto siamo sopravvissuti i primi
tre anni, ma solo a costo di economie radicali, peggioramenti temporanei delle condizioni di lavoro
e un grande sforzo di surlavoro dei lavoranti.
L’esistenza della casa è tuttora in pericolo. L’attuale accordo di finanziamento (basato sulla
remunerazione giornaliera che ci si aspetta le differenti Assistenze Sociali versino per i residenti che
stanno nella casa) è giunto a scadenza a dicembre1999. C’è un cambiamento nel §93 del BSHG
(Legge di Assistenza Sociale), che stabilisce la base giuridica per la remunerazione di servizi
sociali: ora è necessario un nuovo piano di finanziamento per il distretto di Berlino. Però, non
essendosi giunti ad una definizione, è necessario un finanziamento provvisorio. È necessario un
interessamento pubblico un supporto internazionale interessamento di deputati, per persuadere il
Senatore di Berlino per i servizi sociali e salute, che per ora rifiuta, a continuare a finanziare la casa-
riparo. Probabilmente l’impossibilità giuridica di cancellare il patto precedente sarà la ragione
principale perché alla fine ce lo rinnovi. Negoziati tra il Senato di Berlino e le Associazioni di
Assistenza Sociale stanno continuando per un accordo permanente per dopo il 2000. Poiché
continuiamo ad avere influenti nemici politici, non possiamo essere sicuri che nuovamente ragioni
puramente politiche, pregiudizi infondati a fianco ad una opposizione ideologica, possano portare
ad un arbitrario, negarci il finanziamento. È per questo che la casa-riparo ha ancora bisogno di
supporto morale e finanziario.
Successo
È difficile parlare di successo basandosi su statistiche o descrivendolo in termini astratti. Comunque
solo i residenti stessi possono valutare l’importanza del tempo passato nella casa-riparo. Il 20% dei
residenti sono tornati al proprio appartamento (spesso con un supporto individuale di un lavorante
per un certo numero di ore a settimana). Il 25% sono andati ad altre istituzioni come case protette,
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residenze facilitate, case per donne. Il 17% sono andati con amici o familiari. Il 13% sono andati in
ospedali psichiatrici o psicosomatici. A proposito di questo gruppo è importante notare che per es.
nel 1998, quattro degli otto residenti andati in reparti psichiatrici sono stati nella casa-riparo solo 4
giorni, gli altri 4 meno di un mese. Il 7% ci hanno lasciati per andare in strada o in ricoveri per
homeless; il 5% non sappiamo. Dai dati statistici appare evidente che più a lungo si è soggiornato
nella casa-riparo, più alto è stato il numero di chi è tornato nel proprio appartamento o in una
situazione di supporto poco intenso. Secondo me, l’ideale di tornare al proprio appartamento, essere
socialmente integrati, aver trovato lavoro, fare una vita autonoma liberi da psicofarmaci e senza
ricadere di nuovo in ricoveri psichiatrici, è una misura molto ambiziosa a cui solo una piccola parte
dei residenti si sono avvicinati. Comunque una parte delle cose qualificanti è nei dettagli di piccoli
cambiamenti, il successo non può essere definito in termini assoluti.
Per quanto mi riguarda è un successo se i tic facciali sono scomparsi dal volto di una persona afflitta
dall’effetto Parkinson cosiddetto collaterale dei neurolettici, quando gradualmente li dismette
durante la permanenza nella casa. Il 60% dei residenti non prendevano psicofarmaci prima di
arrivare alla casa-riparo o hanno subito smesso. Tutti gli altri gradualmente hanno smesso supportati
da medici generici esterni alla casa-riparo.
Sono dell’opinione che è un buon inizio incominciare a pensare diversamente su se stesso, fuori
dalle categorie psichiatriche di malattia mentale. Questo implica non dichiarare le proprie
esperienze (pazze o straordinarie) una malattia, ma dare loro un senso (che penso ciascuno può
trovare solo per se stesso) e prendersene responsabilità. Assumersi responsabilità può essere pesante
dopo essere stati a carico delle istituzioni per anni, ma è tuttavia una sfida che può condurre a
prospettive completamente diverse e passo passo condurre a realizzazioni sognate per anni.
Impazzire è fino ad un certo punto possibile dentro la casa-riparo, finché c’è un certo contatto con il
circostante intorno. Contatto non significa necessariamente comunicazione verbale, ci sono varie
forme di contatto. Il nostro tipo di supporto della crisi consiste essenzialmente in un “essere con”,
come è stato denominato nella clinica Soteria californiana.
Ad es. alcune donne sono state perfino condotte a rivivere le situazioni di violenza sessuale estrema
sofferta da infante o bambina. Tornano ad essere il bambino abusato, lottano con il violentatore. A
questo punto interveniamo, prevenendo che si feriscano tra di loro, parlando loro, dire dove stiamo,
chi siamo, che nessun male nessuno vuol fare più loro. Essi non intendono, ma ad un certo
momento ritornano alla loro realtà adulta. Allora è importante dir loro che cosa è successo in
dettaglio, altrimenti non ricorderebbero. Nella psichiatria queste donne sarebbero violentemente
legate al letto da parecchi uomini e trattate con neurolettici per forza, il che è proprio ripetere
l’esperienza traumatica originaria. La violenza sessuale su bambini che molto spesso conduce ai
ricoveri da adulti, per donne ma anche maschi, è una importante riuscita della casa-riparo. Questo
nesso è tuttora ampiamente ignorato in psichiatria.
Non tutte le forme di crisi o impazzimenti possono essere supportati nella casa-riparo: Se il contatto
o l’accettazione mutua sono impossibili o se la persona viola più volte le regole della casa (non
violenza, mutuo rispetto, non consumo di alcool o droghe illegali nella casa) e se non si assume la
responsabilità delle sue uscite o se necessita la continua presenza di un addetto per lungo tempo, ci
sono difficoltà e perciò il residente deve lasciare la casa. Questo manda nel panico perché
difficilmente si trovano alternative. Tuttavia talvolta l’essere gettato proprio a terra aiuta il
residente, perché chiarisce la nostra impossibilità e il loro rischiare di dover lasciare la casa.
Un altro aspetto di successo consiste che il residente incomincia a sviluppare e a tentare nuove
strategie di come trattare le voci che lui ode o trovare alternative al proprio autolesionismo. Scoprire
nuove vie per trattare cose come angoscia, rabbia, aggredire, persecuzione, usando gli sport e la sala
rumorosa, gettando parole alle pareti con qualcun altro presente, camminando nei campi, scrivendo,
ascoltando o facendo musica, lavorando nel giardino, ecc. possono essere azioni utili. Tutti questi
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piccoli passi possono favorire la fiducia in sé dei residenti, che in gran parte è stata disturbata a
causa della istituzionalizzazione come malati. Non è facile riacquistare fiducia nelle proprie
percezioni, se ad esse si è attribuita una realtà distorta o incolpata una malattia mentale, per lungo
tempo. I membri survivors del team sono partners importanti per parlare di questi temi, come pure
della loro esperienza di disassuefazione dagli psicofarmaci, dal momento che sono stati nella stessa
situazione. Essi servono come ruoli-modello, ma anche lo scambio di opinioni con gli altri residenti
è anch’esso essenziale.
Sommando tutto, i tre anni e mezzo di esperienza pratica di lavoro nella casa-riparo hanno mostrato
che le crisi psichiatriche possono essere trattate senza farmaci psicoattivi e senza mezzi coercitivi.
Appare anche evidente che bisognerebbe mettere in piedi altri spazi da-sopravvissuti-controllati con
minori restrizioni all’accesso.
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