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Mons. Charles Joseph Chaput, O.F.M.

, vescovo di Denver (Usa)

Preti e laici attori di cambiamento (e di sfida) nella societ!


a vita del vescovo o, almeno, la vita di questo vescovo non lascia molto tempo da dedicare alla poesia. Ma qualche anno fa un amico mi ha prestato un volume di Rainer Maria Rilke (1875-1926), e naturalmente, lopera di Rilke assai bella. In essa, ho trovato qualche rigo di versi che pu aiutarci a cominciare la nostra discussione odierna: Lenta cangia la Sera i vestimenti., che le porgono, in fila, alberi annosi. Tu guardi. Ed ogni cosa ti distacca: una al cielo risale, una sprofonda. E ti lasciano. E tu, non appartieni, compiuto, a nulla. Non sei cos fosco siccome quella casa che si tace: n dellEternit cos sicuro, come ci che ogni notte si fa stella e risale, brillando, alto nei cieli. E ti lascian, silenzio inestricabile, la vita: enorme palpito in fermento, che or prigioniero, ora imprigiona il mondo, ora in te si fa pietra; ora, pianeta1. I filosofi e i psicologi hanno proposto una gran quantit di teorie diverse sulla natura della persona umana. Ma solo pochi hanno catturato la condizione umana meglio di quanto fa Rilke in questa dozzina di righe. Noi siamo creature fatte per il paradiso, ma siamo nativi di questa terra . Amiamo la bellezza di questo mondo ma sentiamo che c qualcosa di pi dietro questa bellezza. Il nostro desiderio di quel qualcosa ci spinge fuori di noi. Sforzarsi verso qualcosa di pi parte della grandezza dello spirito umano, anche quando comporta il fallimento e la sofferenza. Secondo le parole del Venerabile Giovanni Paolo II, nellartista, e per estensione in ogni essere umano, c qualcosa che rispecchia limmagine di Dio Creatore. Noi possediamo un istinto per creare la bellezza e la vita nuova che viene dal nostro Creatore. Eppure viviamo in un tempo in cui, nonostante tutti i nostri successi, la brutalit e lindifferenza del mondo non sono mai stati cos grandi. La verit che la crudelt anchessa opera di mani umane. Cos, se siamo turbati dallo spirito del nostro tempo, se vogliamo davvero ambiare lattuale corso della nostra cultura e mettere in discussione le sue idee-guida e questo il tema della nostra sessione di oggi , dobbiamo partire dallautore di tale cultura, cio dallesame delluomo in se stesso. La cultura esiste poich luomo esiste. Gli uomini e le donne pensano, immaginano, credono e agiscono. Limpronta che lasciano sul mondo ci che si chiama cultura. In tal senso, ci comprende tutto, dal modo di lavorare e dalla cucina fino alle buone maniere e alla politica. Ma io voglio focalizzarmi specialmente su quegli elementi della cultura che noi consapevolmente creiamo: cose come larte, la letteratura, la tecnica, la musica e larchitettura.
Relazione tenuta il 27 gennaio 2010, nel corso del V Colloquio di Roma Pretri e laici in missione, organizzato dalla Comunit dellEmmanuele, in collaborazione con il Pontificio Istituto Redemptor Hominis, Roma, 25-27 gennaio 2010.
1 RAINER M ARIA R ILKE, Abend (Sera), in Das Buch der Bilder (Il libro delle immagini), Im Insel Verlag, Lipsia 1920, p. 52 (trad. it. di Vincenzo Errante (1890-1951), in IDEM, Liriche, Sansoni, Firenze 1943, p.113)

A queste cose pensa la maggior parte della gente quando sente la parola cultura E ci ha . senso, perch tutte hanno a che fare con la comunicazione della conoscenza, che sia utile sia bella. Il compito di un architetto, per esempio, quello di tradurre i problemi astratti della dellingegneria in forme visibili e piacevoli; in altri termini, di trasformare il disordine in ordine, e la complessit matematica in una pubblica espressione di forza e di eleganza. Siamo animali sociali. La cultura la cornice entro la quale ci poniamo in relazione con gli altri, dove troviamo un senso nel mondo e lo trasferiamo agli altri. Nella sua Lettera agli artisti del 1999, Giovanni Paolo II ha scritto che la bellezza la forma visibile del bene, proprio come il bene la condizione metafisica del bello. Vi una etica, persino una spiritualit del servizio con cui lartista contribuisce [al]la vita e al rinnovamento di un popolo, poich ogni autentica forma darte, a suo modo, una via alla realt pi profonda delluomo e del mondo. E ha continuato dicendo che la vera arte ha una stretta affinit con il mondo della fede, cos che persino in situazioni in cui la cultura e la Chiesa sono molto lontani luno dallaltra, larte resta una sorta di ponte verso lesperienza religiosa []. Larte per sua natura una sorta di richiamo al mistero. Anche quando esplorano le profondit pi oscure dellanima o gli aspetti pi spiacevoli del male, gli artisti danno voce [al] desiderio universale di redenzione. Il cristianesimo una religione incarnata. Noi crediamo che Dio diventato uomo. Ci ha enormi implicazioni sul modo in cui viviamo, e su come la pensiamo riguardo alla cultura. Dio crea il mondo nel Genesi. E lo giudica molto buono (Gn 1,31). Poi fa ingresso nel mondo per redimerlo nella carne e nel sangue di suo Figlio (cfr. Gv 1,14). In effetti, Dio ci d licenza di conoscere, amare e nobilitare il mondo mediante il lavoro del genio delluomo. La nostra creativit di creature una eco della gloria creatrice di Dio. Quando Dio disse ai nostri progenitori siate fecondi e moltiplicatevi, e riempite la terra e sottomettetela (Gn 1,28), ci invita a prender parte, in un modo piccolo ma potente, alla vita di Dio stesso. I risultati di questa fecondit sono intorno a noi. E li vediamo nella grande eredit cristiana che ancora fonda il mondo moderno. Chiunque abbia cuore onesto dovr ammettere che la fede cristiana abbia ispirato parecchio della pi grande pittura, musica, architettura e scienza nellesperienza umana. Per i cristiani, larte una vocazione sacra che ha il potere di elevare lo spirito umano e di spingere gli uomini e le donne verso Dio. Ci detto, siamo ancora di fronte a un problema. Ed ecco quale: Dio non mai stato pi assente dalla mentalit occidentale quanto oggi. In aggiunta, viviamo in una et in cui quasi ogni progresso scientifico sembra accompagnato da qualche aumento della crudelt nei nostri spettacoli, del cinismo nella nostra politica, dellignoranza del passato, ingordigia nei consumi, piccoli genocidi che si atteggiano a diritticome il culto dellaborto e la radicale confusione su che cosa se pur qualcosa resta significhi essere umano. La scienza e la tecnologia ci danno potere. Filosofi come Feuerbach e Nietzsche ci danno il linguaggio attraverso il quale negare Dio. Il risultato, secondo Henri De Lubac, non lateismo, ma un anti-teismo impregnato di rancore. Distruggendo Dio, luomo vede se stesso quale ostacolo da rimuovere per guadagnare la propria libert. Il senso cristiano della dignit umana presuppone che noi siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio. Tommaso dAquino la cui festa celebriamo domani ha detto che in questa [somiglianza con Dio] sta la grandezza delluomo, il valore delluomo e in questo egli supera ogni creatura. Ma questo radicamento in Dio esattamente ci che lo spirito moderno rifiuta. Naturalmente, la maggior parte delle persone non ha mai letto Nietzsche. N lo far. E ben pochi hanno mai sentito parlare di Feuerbach. Ma costoro comunque sperimentano i benefici della scienza e della tecnica ogni giorno. E vivono dentro un guscio forgiato dal marketing che stimola costantemente i loro appetiti, fa sembrare la morte remota, e riduce le domande sul senso e sulla moralit a questioni di opinione privata. Il risultato eccolo: mentre molti nel mondo sviluppato accora pretendono di essere religiosi, la loro fede secondo il Pontificio Consiglio per la Cultura spesso pi una questione di sentimento religioso che non un esigente impegno verso Dio. La religione diviene una sorta di polizza assicurativa per leternit. Troppo spesso, essa poco pi di un comodo linguaggio morale per la vita quotidiana. E ci che peggio che molti non hanno pi le
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doti o persino il desiderio di capire ci che accade intorno a loro o di pensare come uscire dal guscio. Una componente di ci che blocca la nascita di una seria consapevolezza e il ripensamento della nostra attuale cultura leconomia della conoscenza che abbiamo creato. Nelle sue dichiarazioni del 1999 Verso un approccio pastorale alla Cultura, il Pontificio Consiglio per la Cultura ha osservato che il costante flusso di informazione fornita dagli [odierni] mass media [...] influenza i modi in cui le cose sono percepite: ci che la gente arriva a conoscere non la realt in s, ma ci che a loro mostrato. [La] costante ripetizione di elementi informativi selezionati comporta il declino della coscienza critica ed un fattore cruciale nella formazione di ci che viene considerato la pubblica opinione. Ci provoca anche la perdita di valore intrinseco [dello specifico] elemento informativo, lindifferenziata uniformit nei messaggi che sono ridotti a pura informazione, la scomparsa di reazioni responsabili, e [] il disincentivo alle relazioni interpersonali. Tutto ci vero. Molta della tecnica moderna isola le persone tanto quanto le unisce. Essa attacca lintegrit della comunit con la stessa facilit con la quale aiuta a costruirla. E forma anche nella mente umana abitudini di pensiero e di espressione molto differenti dalla cultura tradizionale fondata sulla parola stampata. E che coinvolgono sia la Parola di Dio sia la Chiesa. C un altro importante argomento di cui anche i credenti pi saldi spesso fanno fatica a parlare. Permettetemi di spiegarlo in questo modo. Riferendosi agli artisti, Giovanni Paolo II ha detto che nel modellare un capolavoro, lartista non solo traduce il suo lavoro in essere, ma anche [], attraverso di essa, rivela la sua stessa personalit. In altri termini, le opere darte parlano dei loro autori; ci consentono di conoscere la loro vita interiore. E ci del tutto normale. Ma rappresenta anche un pericolo. Una tentazione capitale della nostra et la volont di potenza. Essa molto evidente nella nostra politica e nella nostra scienza; nella costante erosione del nostro rispetto per il debole, linfermo, il non-nato e il disabile. Ma limpulso allorgoglio quella smania di abbattere i tab e di gonfiare il s attrae pi naturalmente gli artisti e gli altri creatori di alta cultura. Il genio genera vanit. E la vanit produce conflitto e sofferenza. La vanit del genio creativo ha un pedigree che rimanda indietro di un bel pezzo: tutto indietro fino al primordiale non serviam di Satana stesso. strano che al funerale del secolo pi sanguinoso della storia un secolo in cui decine di milioni di esseri umani sono stati uccisi, affamati, gassati e inceneriti con una ingegnosit sovraumana anche molti leader religiosi siano imbarazzati a parlare del diavolo. In effetti, pi che strano: rivelatore. Gli omicidi di massa e le crudelt raffinatamente organizzate non sono solo grandi problemi di salute mentale: sono peccati che gridano al cielo gi stizia e che portano u limpronta di una Intelligenza che personale, talentuosa, calcolatrice e potente. Al diavolo non si crede solo se lo si immagina come il mostro nero delle pitture medievali oppure si pensa che , lInferno sia da intendersi alla lettera come una guida allinferno. Satana era assai reale per Ges. Era assai reale per Paolo e per gli altri grandi santi della storia. Ed egli profondamente da temere. Se vogliamo avere un assaggio della grandezza dellAngelo Caduto prima della sua caduta, di quel genio trasgressivo che Satana realmente , possiamo raccogliere il suggerimento che ci d la poesia di Rilke Gli angeli: [...] Ma se lali spalancano nel volo, ecco che un vento si sommuove e spira. E par che Dio, con le possenti mani, rivolga i fogli entro loscuro libro del primigenio Caos2. questo il tipo di Essere una volta glorioso, ma poi consumato dal proprio orgoglio che il Nemico dellumanit. questo il Puro Spirito che ha tradito la sua stessa grandezza. questo lIntelletto che odia lIncarnazione in quanto, mediante essa, Dio invita creature fatte di argilla
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IDEM, Die Engel, ibid., p. 16; trad. it., ibid., p. 94.

come te e me a prender parte alla divinit stessa di Dio. Non c nulla di simpatico in Satana: solo tragedia e dispersione e ininterrotta, smagliante rabbia. Nel 1929, quando i grandi regimi totalitari e assassini cominciarono a sorgere in Europa, il filosofo Rassa [Oumansoff] Maritain (1883-1960) ha scritto un piccolo e dimenticato saggio intitolato Il principe di questo mondo. utile leggerlo, perch dobbiamo ricordare le sue parole oggi e in futuro. Senza alcuna traccia dironia o di metafora, la Maritain sostiene che: Lucifero ha gettato su di noi la rete invisibile ma forte dellillusione. Bisogna amara listante contro leternit, linquietudine contro la verit. Egli ci persuade che non possiamo amare la creatura se non deificandola. Ci addormenta, ci fa sognare (e interpreta i nostri sogni), ci fa lavorare. Allora lo spirito delluomo portato su acque paludose. E non uno dei minori successi del diavolo quello di convincere gli artisti e i poeti che egli il loro collaboratore necessario, inevitabile, e il guardiano della loro grandezza. Consentiteglielo e presto lui vi convincer che il cristianesimo non praticabile. cos che egli regna in questo mondo3. Se non crediamo nel diavolo, prima o poi non crederemo neppure in Dio. Non possiamo tagliar fuori Lucifero dallecologia della salvezza. Satana non pari a Dio. un essere creato soggetto a Dio e gi, sul piano delleternit, sconfitto. Cionondimeno, il primo autore di ogni orgoglio e ribellione, e un gran seduttore delluomo. Senza di lui lIncarnazione e la Redenzione non avrebbero senso e la Croce non avrebbe senso. Satana reale. Non vi pu essere equivoco su questa semplice verit. Lasciatemelo sottolineare anche pi fortemente. Leszek Ko akowski (1927-2009), lex filosofo marxista morto proprio lanno scorso, stato una delle maggiori menti del secolo scorso. Non mai stato una persona religiosa in senso tradizionale. Ma Ko akowski aveva ben pochi dubbi sulla realt del male. Nel suo saggio Short Transcript of a Metaphysical Press Conference Given by the Demon in Warsaw, il 20 dicembre 1963 4, il diavolo di Ko akowski accusa ciascuno di noi che ci autodefiniamo cristiani moderni con le seguenti parole: Dov lo spazio [nel vostro pensiero] per langelo caduto? [...] Satana solo una figura retorica? [...] O, al contrario, signori, una realt, innegabile, riconosciuta dalla tradizione, rivelata nelle Scritture, commentata dalla Chiesa da due millenni, tangibile e acuta? Perch mi evitate, signori? Avete forse paura che gli scettici vi scherniscano, di essere presi in giro derisi nelle rassegne satiriche di tarda notte? Da quando la fede si lascia influenzare dagli sberleffi dei pagani e degli eretici? Che via state prendendo? Se rinunciate ai fondamenti della fede per paura di essere derisi, dove andrete a finire? Se oggi il diavolo cade vittima della vostra paura, domani verr inevitabilmente il turno di Dio. Signori, voi siete stati presi in trappola dallidolo della modernit, che teme le questioni ultime e vi nasconde la loro importanza. Non lo dico a mio vantaggio per me nulla : sto parlando di voi e per voi, dimenticando per un momento la mia vocazione, e persino il mio dovere di propagare lerrore5. Viviamo in una et che si crede post-moderna e post-cristiana. Un tempo marcato da rumore, fretta, azione, utilit e game di risultati pratici. Ma non c davvero nulla di nuovo riguardo a ciascuno di questi caratteri. Credo che san Paolo troverebbe la nostra et alquanto familiare. Per quanta retorica vi sia su speranza e cambiamento nella nostra politica, la nostra fretta nasconde un profondo disagio riguardo al futuro, una sorta di egoismo e disperazione dalle mani ben curate Il . mondo intorno a noi ha un buco al suo cuore e il vuoto fa male. Solo Dio pu riempirlo. Nel nostro
RASSA MARITAIN, Le prince de ce monde, Plon, Parigi 1929 (<http://www.biblisem.net/etudes/anonprin.htm>, 22-22011). 4 Brano tratto da Rozmowy z diablem, 1965, trad. ingl., The Key to Heaven and Conversations with the Devil, Grove Press, New York 1972, pp. 117-129; trad. it., La chiave del cielo. Racconti edificanti tratti dalla sacra scrittura e nostro insegnamento e avvertimento e Conversazioni con il diavolo, a cura di Italo Mancini (1925-1993), Queriniana, Brescia 1982. 5 LESZEK KO AKOWSKI, ???????.
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battesimo, Dio ha chiamato ciascuno di voi presenti oggi in questa stanza a essere suoi agenti in quellopera. Come san Paolo, noi dobbiamo essere [ ] di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori (Gc 1,22). Noi diamo prova di ci che realmente crediamo mediante la nostra disponibilit o il nostro rifiuto ad agire in base a ci che noi diciamo di credere. Ma quando noi parliamo su di un tema come quello di oggi, Preti e laici attori di cambiamento (e di sfida) nella societ!, dobbiamo ricordare che ci che facciamo, procede da chi noi siamo. Nulla pi morto della fede senza le opere (cfr. Gc 2,17); eccetto forse una sola cosa: le opere senza la fede. Non penso che Paolo avesse problem di management in testa quando predicava nellAreopago. Il management e le risorse sono importanti, ma le domande veramente essenziali, le domande che determinano tutto il resto della nostra vita di cristiani, sono queste: davvero conosco Dio? Davvero lo amo? Lo cerco? Studio la sua parola? Ascolto la sua voce? Gli do il mio cuore? Davvero credo che ci sia? Per pi di trentanni, prima da vescovo e poi da successore di san Pietro, Benedetto XVI ha spesso parlato e con molta energia della cultura del relativismo che guida il mondo sviluppato di oggi, che infrange la comunit umana e lintimit, e svuota di senso lagire umano. Questa cultura promana dal nuovo Areopago che Giovanni Paolo II ha descritto nella Redemptoris missio una cultura formata da tecniche e metodi di comunicazione radicalmente nuovi, una cultura che ha il potere di riplasmare il modo come pensiamo, che cosa pensiamo, e come organizziamo le nostre vite personali e sociali. Come cattolici noi abbiamo lobbligo di studiare e di capire il mondo che circonda. Abbiamo il dovere non solo di penetrarlo e dimpegnarvisi, ma di convertirlo a Ges Cristo. Questopera appartiene a ciascuno di noi al medesimo modo: clero, laicato e religiosi. Noi siamo missionari. Questa la nostra vocazione primaria; cablato nella nostra identit di cristiani. Dio chiama ciascuno di voi a forme diverse di servizio nella sua Chiesa. Ma noi siamo tutti uguali nel battesimo. E tutti noi abbiamo la medesima missione di portare il Vangelo al mondo, e di portare il mondo al Vangelo. E allora, il diavolo di Ko akowski aveva ragione. La crisi fondamentale del nostro tempo, e la crisi specialmente dei cristiani di oggi, non ha alcunch a vedere con la tecnica o i numeri o lorganizzazione o le risorse. Si tratta di una crisi di fede. Crediamo in Dio o no? Siamo accesi di amore per Ges Cristo o no? Se non lo siamo, nientaltro importa. Se lo siamo, allora tutto ci che serve per lopera di Dio verr da s, poich egli non abbandona mai il suo popolo. Ho iniziato oggi questo discorso con le parole di poeta, e cos voglio terminarlo con le parole di un altro poeta. Forse voi non lavete mai udito qui in Italia. Si chiama Dante Alighieri e ha scritto un interessante operetta chiamata La divina commedia. Egli termina il Paradiso e lintera Commedia con queste parole: Lamor che muove il sole e laltre stelle. Lamore che muove il sole e le altre stelle. Questa la natura del Dio che noi predichiamo. Un Dio cos grande in gloria, calore, luce e maest che pu popolare i cieli e trarre vita dallo spazio morto; ma cos intimo che divenne uno di noi; cos umile che entrato nel nostro mondo nel letame e nella paglia per redimerci. Io penso che possiamo essere perdonati per esserci talora sottratti a questo genere di amore, come un bimbo che scappa da un suo genitore, perch semplicemente non riusciamo a capire o a competere con questoceano di abnegazione. Solo quando diamo noi stessi a Dio capiamo, finalmente, che siamo fatti esattamente per questo. Il nostro cuore irrequieto finch non riposa in lui. Non dovremmo temere di credere e di amare; tocc persino a un grande santo come Agostino a met della sua vita poter ammettere, che tardi ti amai, bellezza cos antica e cos nuova; tardi ti amai. Dio ci chiama a partire da qui oggi e fare discepoli di tutte le nazioni. Ma prima ci chiama ad amarlo. Se lo faremo, e con zelo, con tutto il cuore il resto verr da solo.

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