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Il messaggio alchemico-esoterico nei Tre filosofi di Giorgione A cura di: Carlo Di Stanislao La terra immortale, per questo in lei

i si trova il mistero della creazione Anwar al Sadat Il vero mistero del mondo il visibile, non l'invisibile Oscar Wilde Chiarire un mistero indelicato verso il mistero stesso Alberto Savinio Il mistero non un parente dell'innocenza Hosea Ballou Per Platone la filosofia conoscenza di oggetti che sfuggono ai sensi, per Kant "conoscenza razionale per concetti puri". In questa prospettiva sembrerebbe senza senso consegnare riflessioni filosofiche a un'immagine. Ma il senso di tale ricerca pu essere diverso alla luce della interpretazione simbolica o ermetico-allegorica. Si pu infatti leggere la storia dell'arte, considerando l'ipotesi che alcuni autori abbiano lavorato seguendo un iter creativo fondato sull'applicazione di un Codice; vale a dire ideazione di un testo per trasformare le parole in altre parole, conversione delle parole in immagini e inserimento di queste in un'opera completa. I tre Filosofi di Giorgione sembra rispondendere pi sdi altre opere a questa regola. Massimo esponente della cosiddetta pittura tonale veneta e maestro fra i pi considerevole del Rinascimento, Giorgio Zorzzi da Castelfranco, detto Giorgione, ci lascia pochi, incredibili quadri (tra le opere giovanili a lui attribuite abbiamo: lAdorazione dei pastori della National Gallery di Washington, lAdorazione dei Magi, la Madonna col Bambino, la Giuditta, la Laura, la Prova del fuoco, mentre le opere adulte si contano sulle dita di una sola mano: I tre filosofi, La pala di Catelfranco, La Venere, La Tempesta, Il ritratto virile). Eppure, nei soli 37 anni delle sua breve vita (nacque probabilmente nel 1477 e mor certamente nel 1510), egli ha saputo modificare e nobilitare larte italiana di Antonello e Leonardo, creando uno stile in cui il segno di contorno scompare, tutto diventa pi morbido e permeato di luce; una luce che sembra

scaturire dalle cose stesse, mutevole, instabile, trepidante come il sentimento umano. I Tre Filosofi un olio su tela (oggi conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna), che Giorgione dipinse nel 1505, su commissione di tre giovani nobili veneziani (Taddeo Contarini, Gerolamo Marcello e Gabriele Vendramin), interessati allesoterismo e allalchimia. Numerose e varie le interpretazioni sui simboli nascosti nel quadro, a partire dal 1525, ad opera dello storico Marcantonio Michiel, poi attraverso il 700 e l800, con letture le pi disparate: dai Magi in attesa della cometa (lumano che attende un segno dal divino), al Marco Aurelio (massimo esponente della cultura latina), insieme ad altri due filosofi, rappresentanti laristotelismo averroistico (luomo col turbante) e la scienza nuova, simboleggiata dal giovane seduto. Va qui ricordato che nellepoca in cui Giorgione dipense il quadro, vi fu una persecuzione ferocissima della chiesa nei confronti dellesoterismo e dellalchimia. E non fu solo la Chiesa a farlo. Valga per tutti la proibizione promulgata in Francia da Francesco I , nel 1537, che porto alla distruzione di moltissime opere alchemiche ed ermetiche. E naturale, quindi, che la simbolizzazione ermetica doveva essere prudente e particolarmente occulta. Secondo il raffinato studioso Lensi Orlandi la figura chiave (e chiarificatrice), quella anziana e barbuta, liveemente pi avanzata rispetto alle altre e che reca in mano un libro antico e perduto: Le Dodici Chiavi della Filosofia, attribuito al benedettino Frre Basile Valentin, nel quale sarebbero stati spiegati i misteri dei due giudizi ciclici dellumanit, il primo realizzato con lAcqua del Diluvio, il secondo col Fuoco preannunziato dal Battista. Ancora, la pergamena che il vecchio ha in mano, sembra contenere la descrizione di una eclissi: congiunzione mistica dellanima (Luna) con Dio (Sole), che lascia nelloscurit il corpo, cio la Terra, mentre un esame condotto ai raggi X ha rivelato che, in origine, il vecchio in testa aveva una corona a forma di raggi solari, altro chiaro riferimento al fuoco alchemico della prova e della trasformazione. Continuando la nostra analisi, notiamo che Luomo col turbante, al centro, ha un lungo vestito rosso e grigio. Sul bordo di questo, proprio sopra il piede destro, si legge una scritta sul ricamo: ALCH. Se vi fosse qualche dubbio sulle intenzioni di Giorgione, credo che questo particolare li abbia fugati definitivamente. Nel Rinascimento era comunemente accettata una tripartizione della vita del Saggio in attiva, contemplativa, voluttuosa. Dante Alighieri ammetteva soltanto una vita attiva e una contemplativa, ma quasi tre secoli erano passati dalla sua morte e la filosofia del Rinascimento era ormai pregna di Platone, Macrobio e Plutarco. Ficino, in una lettera a Lorenzo de Medici, poteva scrivere: "...Non esistono ragionevoli dubbi che vi sono tre tipi di vita: contemplativa, attiva, voluttuosa...La vita attiva ha il suo culmine nellimpegno nelle cose del mondo, la vita contemplativa nella teologia, la vita voluttuosa occupa il mezzo e riguarda lamore. I tre filosofi possono interpretare, simbolicamente, questi ruoli. Posto che lipotesi sia corretta, identificheremmo il vecchio come rappresentazione della teologia (contemplativa), il pi giovane come vita attiva e il filosofo col turbante, in mezzo, come lalchimia, cio la vita voluttuosa, lAmore (il bisogno damore o lamore negato il tema centrale di uno dei capolavori di Giorgione: La tempesta1). In base a questa intepretazione lopera complessiva conterrebbe una metafora esoterica sullarte come amore e come alchimia: ciascuno nasconde dentro di s la propria Pietra Occulta e ogni Artista, nel segreto del proprio laboratorio alchemico, lavora, distilla, rettifica, separa il pesante dal sottile per conquistarla. Molti sono gli strumenti che ci aiutano a percorrere la via, ma il vecchio saggio ha nella mano sinistra un compasso, un utensile i cui bracci possono essere divaricati in infiniti angoli, da 0 a 360, ad abbracciare il punto e il cerchio, simbolo della padronanza assoluta dei propri mezzi, della propria personalit, della propria mente. Le figure sono tre poich tre sono i volti dellego alchemico, molto diverso dallego inteso in senso psicologico. Lego, esotericamente inteso, la scintilla della divinit, della Mens divina che si immersa nella materia. Finch ha a che fare con il mondo materiale, lego deve cercare la
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Olio su tela di 83 73 cm, eseguito fra il 1507 ed il 1508, conservato alla Galleria dellAccademia di Venezia. Di impianto Leonardesco, il quadro si presta a varie interpretazioni simboliche. Edgard Wind sostenne che la Tempesta sia un grande collage dove la figura maschile rappresenterebbe un soldato, simbolo di forza, mentre la figura femminile andrebbe letta come la carit, dato che, nella tradizione romana, la carit era rappresentata da una donna che allatta. Forza e carit che devono convivere con i rovesci della natura (il fulmine). Gustav Friedrich Hartlaub ipotizz invece che l'opera potesse avere significati alchemici (trasformazione del vile metallo in oro) per la presenza dei quattro elementi: terra, fuoco, acqua e aria. Maurizio Calvesi pens ad un'unione tra cielo e terra di un intellettuale neoplatonico. Salvatore Settis ritiene, invece, che le figure si possano interpretare come Adamo ed Eva dopo la cacciata dal Paradiso e la perdita della innocenza.

strada per guadagnare il divino. La materia, luomo, dotato, secondo le dottrine esoteriche, di tre corpi: fisico, eterico, (sede della memoria), astrale (sede delle emozioni, dei desideri, ecc...). Lego, non a caso, raffigurato nella letteratura ermetica come un cigno o un pellicano dotato stranamente di tre ali e non a caso i filosofi di Giorgione sono tre. Gli studiosi della tripartizione dellego (e della relativa alchimia spirituale), affermano che, equilibrando materia, emozione e spirito, luomo pu raggiungere uno stato inalterabile, uno stato di divino equilibrio a cui n i libri n la volont possono portare, ma che si raggiunge con un "impeto dello spirito" che partendo dal fisico, passando alletereo possa giungere allastrale. Ma vi anche unaltra, avvincente e recente interpretazione che lega le tre figure agli errori delluomo e dellumanit. Una conoscenza non lo specchio delle cose o del mondo esterno.

Tutte le percezion sono nel contempo traduzioni e ricostruzioni cerebrali a partire da stimoli o segni captati, codificati attraverso i sensi ed elaborati dalla ragione. All'errore della percezione si aggiunge l'errore intellettuale. Possiamo interpretare "I tre filosofi " dipinti da Giorgione per dimostrare l'esistenza dei paradigmi intellettuali che modificano la qualit della percezione e orientano i mezzi espressivi del linguaggio, del pensiero e dell'arte verso una particolare traduzione/ricostruzione di ci che appare "vero" all'interno della caverna, metafora del cranio in cui si dibattono, come ombre e fantasmi, le proiezioni delle nostre paure e dei nostri desideri e le perturbazioni mentali provocate dalle nostre emozioni. I tre filosofi sono diposti da Giorgione fuori dalla caverna, poich l'atto di conoscere la verit richiede un preliminare distacco razionale da ci che pu influire la visione della natura, la percezione della realt e la contemplazione di ci che giusto in rapporto al mondo esterno e alle leggi universali. Tuttavia permane la possibilit dell'errore indotto dalla mente nel processo di ricostruzione della Percezione (il primo filosofo ha in mano una squadra e un compasso), oppure provocato dalla teoria elaborata dall'Intelletto nel concepire la visione d'insieme, affinch ogni contradizzione sia risolta dalla razionalit e dalla logica (il filosofo arabo). Se si osserva l'opera di Giorgione da questo punto di vista, si intuisce l'intento ironico dell'artista nel dipingere il filosofo ebreo con un trattato di astrologia sotto braccio. La Ragione che si fonda su assiomi dogmatici, religiosi o scientifici, ha lo stesso identico valore della Ragione che origina dall'osservazione dei cicli di lunazione. Non esiste una unica Ragione, ma una unica Realt e tale realt emerge dalla dialettica creativa e cognitiva che si instaura tra il Sole (la cultura del proprio tempo) e Luna (l'anima creativa) in grado di dialogare sia con il sistema della percezione (Venere Urania) che con il sistema della elaborazione /costruzione delle parole in segni, analogie, allegorie, metafore e simboli (Hermes) che per loro natura

rappresentano un sistema aperto, fluido e democratico. Per gli artisti del Rinascimento la verit negli occhi di chi osserva la realt con distacco e filosofia, ma, per essere compresa pienamente, deve essere decodificata attraverso l'analisi dei segni , delle immagini e dei simboli che costituiscono il linguaggio ermetico (translogico) da cui emerge, inaspettata, la sapienza istintiva dell'anima. Si pu quindi concludere che il Giorgione fu sempre pittore alchemico ed enigmatico e che, principalmente I tre Filosofi una sorta di thriller esoterico, in gran parte ancora irrisolto. Nel 2007 Giovanni Francesco Carpeoro, in un romanzo molto appassionante intitolato Il volo del pellicano 2, ha asserito che Giorgione apparteneva ad una schiera di iniziati rosacrociani3 che, allo scopo di creare una grande fratellanza universale, ebbero il compito di trasmettere agli eletti le conoscenze antiche affinch ne custodissero le tracce. Ipotesi non confermata n confermabile, ma certo che a studiare questa ed altre tele del Giorgione sono molte le tracce alchemiche che rimandano ai Rosa Croce4, al fondo della cui dottrina vi era ( e vi sarebbe ancora) la che lintelligenza del mondo vive finch cerca di qualcosa, coltiva il dubbio, si nutre di curiosit. Se si ferma perch convinta di averlo trovato, morta. Viatico per la ricerca, la spinta trasformativa operata dallAmore.

Letture consigliate - AAVV: Bellini, Giorgione, Tiziano. L'invenzione della pittura veneziana. 1500-1530. Catalogo della mostra (Vienna, 17 ottobre 2006-7 gennaio 2007), Ed. Skira, Roma, 2007. - Brandt R.: Filosofia nella pittura. Da Giorgione a Manritte, ed. Bruno Mondatori, Milano, 2003. - Hirdt W.: I tre filosofi di Giorgione, ed. Societ Editrice Fiorentina, Firenze, 2004. - Nepi Scir G., Rossi S.: Giorgione. Le meraviglie dell'arte, Ed. Skira, Roma, 2004.
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Nel novero Leonardo da Vinci, Mozart, Bach, DAnnunzio, Cocteau, Dal: Ordine segreto, nato nei primi del XV secolo, ma diffusosi solo due secoli dopo. Oscura lorigine, tanto quanto le notizie su di loro. Anche perch se hanno una prerogativa questa quella di essere del tutto invisibili. Si racconta che Cartesio, il famoso filosofo e matematico francese vissuto a cavallo tra il XVI e il XVII secolo, fosse in odor di rosicrucianesimo. Egli allora camminava insistentemente per Parigi, al fine di mostrare a tutti che era visibile e, di conseguenza, non appartenente al misterioso ordine. A Milano, ancora oggi, pi o meno in autunno, spuntano manifesti che annunciano il rito dei Rosa Croce, anche perch esiste eccome ancora oggi unassociazione che raggruppa coloro che si definiscono eredi degli antichi adepti. Molti ritengono lordine alla base sia della Massoneria che della Mafia primigenia.

Prandelli G., Calderoni A.: Il linguaggio occulto della pittura. Dall'antica Grecia a Picasso un codice noto solo agli iniziati, Ed. LEt dellAcquario, Milano, 2007. Sgarbi V., Lucco M.: Natura e Maniera tra Tiziano e Caravaggio. Le ceneri violette di Giorgione, ed. Skira, Roma, 2004.

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