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quantit dellordine di 32,8 chili per ora di cloro-derivati, pi di 161 tonnellate allanno (su 205 gg di funzionamento). Lipotesi di pi impianti arriverebbe a 214,8 chili per ora di cloro-derivati, 1.755 tonnellate allanno ! Queste cifre sono omesse nei documenti di VIA, le valutazioni del Ministero le ignorano>>. D. A questo proposito quali Leggi tutelano il mare? R. << Il mare Mediterraneo tutelato dalla Convenzione per la protezione del Mar Mediterrano dai rischi dellinquinamento, o Convenzione di Barcellona. Questo trattato, sottoscritto da TUTTI i Paesi rivieraschi e dallItalia, lo strumento giuridico e operativo del Piano dAzione delle Nazioni Unite per il Mediterraneo. Nel Protocollo sul Dumping annesso alla Convenzione di Barcellona (in vigore dal 1978), il primo gruppo di sostanze citate nella Tabella I (di cui cio vietato lo scarico nel Mediterraneo) proprio quello costituito da composti organoalogenati, come lipoclorito utilizzato nei rigassificatori. La ragione di tale divieto ben nota, visto che da tempo si sa che le sostanze in questione (cloro e cloroderivati) sono sostanze che possono avere pericolosi effetti ambientali. Gli effetti del cloro e dei cloro-derivati (ad esempio: a seguito di disinfezione) sono studiati da oltre 40 anni, tanto che gi nel 1972 in USA (US Federal Water Pollution Control Act) era obbligatorio labbattimento del tenore di cloro nelle acque di scarico e la riduzione chimica dei sottoprodotti alogenati. Questi composti, stabili e non facilmente degradabili, si accumulano nelle acque, da qui entrano nella catena alimentare, si depositano nei tessuti grassi degli organismi marini e possono finire sulle nostre tavole. Nelluomo, alcuni effetti tossici noti sono la possibile azione mutagenica e /o cancerogenica. Lesposizione cronica comporta una possibile relazione con cancro del retto e del colon e della prostata (IARC International Agency for Research on Cancer)>>. D. E possibile un calcolo economico della perdita delle risorse determinata dalla sterilizzazione? R. << La valutazione dei servizi ecosistemici che vanno persi per via dellentrata in funzione del (degli) impianto(i) non ancora presa in considerazione nelle procedure di VIA, ma andrebbe richiesta politicamente a gran voce, imponendo delle compensazioni a chi utilizza lambiente per trarne un profitto economico e lo restituisce sterile. Lacqua di mare impiegata nel processo di rigassificazione verrebbe ad essere praticamente sterilizzata, quindi inutilizzabile per i servizi ecosistemici che la stessa renderebbe allambiente: habitat per le comunit planctoniche e pelagiche, processi di autodepurazione, ecc. Purtroppo i servizi ecosistemici resi dallambiente marino non sono mai considerati nelle procedure di VIA. I parametri di riferimento sono, in questo caso, valore per anno, per 1 ettaro di mare sovrastante la piattaforma continentale: 2.254 (Costanza R, 1997: The value of the worlds ecosystem services and natural capital). Nel caso del rigassificatore verrebbero resi inutilizzabili 80.688.800 metri cubi dacqua di mare allanno. Gli altri impianto (centrali a gas e a combustibili fossili) andranno ad utilizzare altri 797.160.000 m3/anno. Stimando una profondit media di 35 metri nella zona interessata dal rigassificatore, e di 10 metri per gli altri impianti, il volume dacqua processato corrisponderebbe ad un ammanco (annuale) di 230,54 ettari di habitat marino nel caso del rigassificatore, 7.971,6 ettari per gli impianti costieri, quindi di ben 8.202,14 ettari per il complesso di tutti gli impianti. La collettivit andrebbe quindi a perdere la somma di 591.630 allanno (per il solo impianto di rigassificazione), che aumenta a poco pi di 18 milioni di per i 3 impianti valutati complessivamente. Tali stime non sono mai menzionate negli studi di impatto ambientale, quindi non compaiono nelle passivit del conto economico legato a questo progetto. Perch ? >> D. Ci sono alternative tecniche per evitare gli impatti da Lei spiegati? R. <<Per tutelare lambiente marino e la salute pubblica, andrebbero raccolte ed utilizzate le acque esauste gi disponibili in zona: scarichi caldi industriali, acque da depuratori. Sarebbe quellacqua ad essere utilizzata (gi sterilizzata, sfruttata) e non nuova acqua di mare ancora vitale, quindi trasportando le acque industriali gi calde e clorate in uscita dagli impianti industriali esistenti a terra (come la stessa centrale termoelettrica IGCC di API) verso il rigassificatore al largo, mediante una conduttura parallela al gasdotto di collegamento.
Comunque la soluzione sarebbe che, in acque territoriali, le navi rigassificatrici come quelle di questo progetto, funzionino a SOLO CICLO CHIUSO! Alternative serie di progetto non vengono mai analizzate con sincerit dai progettisti, che puntano a realizzare impianti al minor costo e facili da gestire. Ma le alternative di progetto vanno richieste, il territorio che deve pretenderle, sino ad arrivare a impugnare il decreto ministeriale con parere favorevole alla VIA >>.