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Intervista al Biologo marino Dott. Carlo Franzosini.

La STERILIZZAZIONE del mare: le cifre taciute del danno economico


l Dott. Carlo Franzosini Biologo marino della Riserva Marina di Miramare (Trieste). D. dott. Franzosini, Lei ed il suo gruppo di Biologi avete pi volte lanciato lallarme circa la sterilizzazione del mare determinata dalluso di ipoclorito di sodio nellacqua usata dagli impianti di rigassificazione del Gas Naturale Liquefatto necessaria per lo scambio di calore con il GLN a - 160C. Ma nelle Valutazioni di Impatto Ambientale si parla sempre di limiti di Legge rispettati per il cloro scaricato. Ci spieghi dov la contraddizione tra limite rispettato e sterilizzazione. R. << Limpianto di rigassificazione, per poter utilizzare acqua di mare, dovr procedere al suo trattamento preventivo con cloro (nella forma di ipoclorito, c.d. varechina) al fine di impedire lintasamento delle tubazioni da parte di organismi marini. Il tenore di cloro attivo in uscita dallimpianto viene limitato a non pi di 0,2 mg/litro, paragonabile a quello dellacqua di acquedotto conforme a norma di legge. Quindi questo procedimento apparentemente innocuo come un bicchier dacqua. Ma la parte pi cospicua del danno ambientale consiste nel far transitare lacqua di mare attraverso limpianto dove la combinazione di cloro, shock termico (cambiamento repentino di temperatura) e stress meccanico (passaggio attraverso le pompe) comporta la quasi totale sterilizzazione e denaturazione di tutto quanto in essa contenuto. Lattenzione va quindi posta sul volume dacqua di mare che viene trattato, non solo sulleffetto limitato del poco cloro attivo residuo in uscita. Questo aspetto dellimpatto ambientale totalmente ignorato nel documento di VIA emesso dal Ministero che si limita a considerare che: << il funzionamento a ciclo aperto determina limmissione di biocidi in acqua (composti del cloro e rame) utilizzati per lantifouling dellimpianto di rigassificazione limpatto complessivo generato dunque dallo scarico di acqua di mare, fredda e contenente cloro e/o rame.>> D. Il progetto del rigassificatore di API Nva Energia rischia di sommarsi alla esistente centrale termoelettrica IGCC che utilizza e riversa gi circa 35.000 m3/h di mare trattato con ipoclorito di sodio (acqua di raffreddamento) e le progettate centrali termoelettriche da 580 MWe che ne utilizzerebbero altra 56.000 m3/h. Di quali quantit di cloro attivo parliamo complessivamente? R. << Il progetto API-Nova Energia (16.400 m3/h di acqua di mare) porter allimmissione al giorno stimata di 83 kg di cloro e 328 kg di solfati (nellipotesi dellimpiego di bisolfito, secondo la metodologia attualmente in uso in gran parte degli impianti esistenti, tra cui quelli in esercizio in Italia: Panigaglia e Porto Tolle). Prodotti residui (ioni rame, dovuti alla dissoluzione degli elettrodi impiegati per lelettroclorazione, p.es. con dispositivi tipo Copron) possono eventualmente aggiungersi agli scarichi dellimpianto. Linsieme dei progetti che incombono sullarea ( rigassificatore API-Nva Energia + Centrale IGCC + centrali elettriche a gas), per un totale di 107.400 m3/h, porter allimmissione al giorno stimata di 545 kg di Cloro e 2.148 kg di solfati. La tecnica dello spezzatino (progetti per impianti diversi presentati separatamente, ma in realt funzionali luno agli altri - rigassificatore e centrali a gas) fa s che le procedure di VIA vanno avanti parallelamente senza formalmente sapere luna dellesistenza dellaltra. Quindi gli effetti cumulativi degli impatti vengono ignorati. Il cloro, utilizzato in quantit massiccia (allinterno dellimpianto si hanno tenori di 2 mg/litro), viene poi abbattuto, neutralizzato dal bisolfito (reazione: si forma solfato), al fine di rientrare nei parametri di legge (max 0,2 mg/l). Questo perch lacqua di mare molto ricca di sostanza organica da neutralizzare, contrariamente allacqua di acquedotto che possiamo bere a volont ed in cui il cloro aggiunto solo per unazione preventiva antibatterica. La differenza tra le 2 acque - pur con lo stesso tenore di cloro attivo - che lacqua in uscita dallimpianto carica di sostanza organica degradata combinata chimicamente al cloro, i cosiddetti cloro-derivati organici, tossici, persistenti e mutageni (trialometani, clorammine). Si paventa quindi un danno diretto per la perdita di plancton, uova, larve, avannotti, ed un danno indiretto causato dallimmissione nellambiente di cloro-derivati. Una prima quantificazione di questi prodotti parte dal tenore di sostanza organica disciolta (DOM) in acque costiere non eutrofiche, che in Adriatico indicativamente di 2 mg/litro. Sono queste le sostanze che vengono denaturate e trasformate in cloroderivati organici, quindi il funzionamento dellimpianto API-Nva Energia comporterebbe limmissione di

quantit dellordine di 32,8 chili per ora di cloro-derivati, pi di 161 tonnellate allanno (su 205 gg di funzionamento). Lipotesi di pi impianti arriverebbe a 214,8 chili per ora di cloro-derivati, 1.755 tonnellate allanno ! Queste cifre sono omesse nei documenti di VIA, le valutazioni del Ministero le ignorano>>. D. A questo proposito quali Leggi tutelano il mare? R. << Il mare Mediterraneo tutelato dalla Convenzione per la protezione del Mar Mediterrano dai rischi dellinquinamento, o Convenzione di Barcellona. Questo trattato, sottoscritto da TUTTI i Paesi rivieraschi e dallItalia, lo strumento giuridico e operativo del Piano dAzione delle Nazioni Unite per il Mediterraneo. Nel Protocollo sul Dumping annesso alla Convenzione di Barcellona (in vigore dal 1978), il primo gruppo di sostanze citate nella Tabella I (di cui cio vietato lo scarico nel Mediterraneo) proprio quello costituito da composti organoalogenati, come lipoclorito utilizzato nei rigassificatori. La ragione di tale divieto ben nota, visto che da tempo si sa che le sostanze in questione (cloro e cloroderivati) sono sostanze che possono avere pericolosi effetti ambientali. Gli effetti del cloro e dei cloro-derivati (ad esempio: a seguito di disinfezione) sono studiati da oltre 40 anni, tanto che gi nel 1972 in USA (US Federal Water Pollution Control Act) era obbligatorio labbattimento del tenore di cloro nelle acque di scarico e la riduzione chimica dei sottoprodotti alogenati. Questi composti, stabili e non facilmente degradabili, si accumulano nelle acque, da qui entrano nella catena alimentare, si depositano nei tessuti grassi degli organismi marini e possono finire sulle nostre tavole. Nelluomo, alcuni effetti tossici noti sono la possibile azione mutagenica e /o cancerogenica. Lesposizione cronica comporta una possibile relazione con cancro del retto e del colon e della prostata (IARC International Agency for Research on Cancer)>>. D. E possibile un calcolo economico della perdita delle risorse determinata dalla sterilizzazione? R. << La valutazione dei servizi ecosistemici che vanno persi per via dellentrata in funzione del (degli) impianto(i) non ancora presa in considerazione nelle procedure di VIA, ma andrebbe richiesta politicamente a gran voce, imponendo delle compensazioni a chi utilizza lambiente per trarne un profitto economico e lo restituisce sterile. Lacqua di mare impiegata nel processo di rigassificazione verrebbe ad essere praticamente sterilizzata, quindi inutilizzabile per i servizi ecosistemici che la stessa renderebbe allambiente: habitat per le comunit planctoniche e pelagiche, processi di autodepurazione, ecc. Purtroppo i servizi ecosistemici resi dallambiente marino non sono mai considerati nelle procedure di VIA. I parametri di riferimento sono, in questo caso, valore per anno, per 1 ettaro di mare sovrastante la piattaforma continentale: 2.254 (Costanza R, 1997: The value of the worlds ecosystem services and natural capital). Nel caso del rigassificatore verrebbero resi inutilizzabili 80.688.800 metri cubi dacqua di mare allanno. Gli altri impianto (centrali a gas e a combustibili fossili) andranno ad utilizzare altri 797.160.000 m3/anno. Stimando una profondit media di 35 metri nella zona interessata dal rigassificatore, e di 10 metri per gli altri impianti, il volume dacqua processato corrisponderebbe ad un ammanco (annuale) di 230,54 ettari di habitat marino nel caso del rigassificatore, 7.971,6 ettari per gli impianti costieri, quindi di ben 8.202,14 ettari per il complesso di tutti gli impianti. La collettivit andrebbe quindi a perdere la somma di 591.630 allanno (per il solo impianto di rigassificazione), che aumenta a poco pi di 18 milioni di per i 3 impianti valutati complessivamente. Tali stime non sono mai menzionate negli studi di impatto ambientale, quindi non compaiono nelle passivit del conto economico legato a questo progetto. Perch ? >> D. Ci sono alternative tecniche per evitare gli impatti da Lei spiegati? R. <<Per tutelare lambiente marino e la salute pubblica, andrebbero raccolte ed utilizzate le acque esauste gi disponibili in zona: scarichi caldi industriali, acque da depuratori. Sarebbe quellacqua ad essere utilizzata (gi sterilizzata, sfruttata) e non nuova acqua di mare ancora vitale, quindi trasportando le acque industriali gi calde e clorate in uscita dagli impianti industriali esistenti a terra (come la stessa centrale termoelettrica IGCC di API) verso il rigassificatore al largo, mediante una conduttura parallela al gasdotto di collegamento.

Comunque la soluzione sarebbe che, in acque territoriali, le navi rigassificatrici come quelle di questo progetto, funzionino a SOLO CICLO CHIUSO! Alternative serie di progetto non vengono mai analizzate con sincerit dai progettisti, che puntano a realizzare impianti al minor costo e facili da gestire. Ma le alternative di progetto vanno richieste, il territorio che deve pretenderle, sino ad arrivare a impugnare il decreto ministeriale con parere favorevole alla VIA >>.

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