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Elementi di discussione per la definizione del profilo culturale / educativo del diplomato del futuro Liceo Economico.

Il presupposto per definire le linee portanti sul piano curricolare e metodologico di un possibile Liceo Economico (cio il cosa e come dovrebbe apprendere un diplomato di tale indirizzo di studi) sta nellindividuazione di quello che negli ultimi tempi viene definito il suo profilo culturale e/o educativo. Questo pu essere definito come il sistema di conoscenze, capacit, atteggiamenti (in termini generali si usa oggi parlare di competenze) che il ragazzo dovrebbe esibire al termine del quinquennio. Non un compito facile, poich si tratta di un indirizzo di studi nuovo nel sistema scolastico italiano, e questa sta a indicare che mancata finora una precisa domanda in questo senso da parte del sistema economico e sociale, ed mancato quindi un dibattito generale. In prima approssimazione, possiamo dire questo. Il diplomato del futuro Liceo Economico non sar dotato di competenze professionali immediatamente spendibili nel mondo del lavoro. Avr piuttosto una formazione che gli permetter di accedere agli studi universitari del settore giuridicoeconomico sociale.Al termine di tale percorso, egli dovrebbe essere in grado di inserirsi nelle organizzazioni che provvedono alla gestione dei sistemi sociali complessi. Questo per organizzare in una categoria generale attivit disparate quali da un lato la progettazione, gestione, controllo e valutazione di imprese, enti, comunit, dallaltro lideazione ed erogazione di servizi alle persone o alle organizzazioni. Per intendere il significato (sul piano della progettazione curricolare) di tale prospettiva, prendiamo le mosse dalloggetto (lambito) della attivit del futuro diplomato / laureato: i sistemi sociali complessi. Partendo da un approccio di tipo sistemico e funzionalista, possiamo intendere la societ come un sistema di sistemi, ognuno caratterizzato da specifiche funzioni e strutture. Al centro del nostro sguardo, per la sua dominanza nel mondo moderno, il sistema economico, che provvede alla produzione distribuzione utilizzo delle risorse materiali. E poi il sistema giuridico, che produce ed impone il rispetto delle regole, ed il sistema culturale, che provvede alla elaborazione trasmissione dellinsieme di simboli, valori, codici, rappresentazioni che forniscono senso al vivere sociale (religione, morale, linguaggio, arte, miti e archetipi simbolici, ecc.) La prima e fondamentale competenza richiesta a chi deve gestire un sistema sociale (o una parte di esso) quella di saper analizzare il sistema. Questo significa essere in grado di individuare gli elementi componenti il sistema, le loro funzioni e, soprattutto, le loro interrelazioni, che possono esibire un grado maggiore o minore di complessit (in termini di interdipendenza, di competizione ma anche di feedback positivi, di causazione multifattoriale e cos via). I sistemi sociali sono, a loro volta, sistemi di sistemi. E sono, inoltre sistemi aperti, che cio scambiano con il proprio ambiente (e con gli altri sistemi) risorse ed informazioni. Cosicch bisogna anzitutto essere in grado di evidenziare, ad esempio, le relazioni del sistema economico con quello giuridico e quello culturale e con lambiente fisico e demografico in cui questi operano, cosicch una certa attivit/struttura economica regolata oliviero talamo settembre 2006 1

giuridicamente (o crea lesigenza o modifica il senso di una regolamentazione), ha un significato culturale (perch causa/effetto di un modo di vivere/pensare), ha un impatto o un presupposto demografico e ambientale, e cos via. In ogni modo, bisogna costantemente tenere presente che (limitando lesemplificazione alla dimensione economica) un gi complesso sistema quale quello aziendale agisce allinterno del sistema mercato e che il sistema economico non che un sistema di mercati e che a sua volta va a interagire con le altre economie nel sistema planetario. Di un sistema sociale bisogna poi essere in grado di osservare il comportamento, cio i processi che esso evidenzia. E non dimenticare che tali processi si svolgono sempre su due dimensioni: da un lato, la ricerca di un equilibrio non solo e non tanto interno ma soprattutto di interscambio omeostatico con il proprio ambiente. Dallaltro, il grande fenomeno del cambiamento, che per i sistemi sociali ha (tra evoluzioni, permanenze e rivoluzioni) ritmi diversi, e presenta comunque quasi sempre il carattere della irreversibilit ( cio un cambiamento storico). Sar importante, in questo tipo di analisi, mettere in luce il rapporto tra strutture spontanee o istituzioni tradizionali dei sistemi sociali (la famiglia, il mercato) e organizzazioni formali (come le grandi imprese o lo stato e le sue articolazioni), delle quali sar necessario percepire il ruolo dominante nel mondo moderno. Questo inevitabilmente porter a considerare criticamente la relazione dialettica tra individuo e sistemi sociali dei quali esso fa parte. opportuna a questo punto una precisazione, che vale anche per il prosequio del discorso. Lo sviluppo di queste competenze non devessere inteso, per il diplomato del L.E., a livello di precisione specialistica. La conoscenze a la capacit di analisi dei fondamentali sistemi sociali devessere pensata a livello di categorie generali (in termini di quadri di civilt, come usa dire la nuova didattica della storia) e con zoomate di maggior approfondimento per alcuni momenti paradigmatici (la nascita del mondo moderno, il '900, loggi). Ma costantemente (a pregiudizio anche di contenuti specifici) deve essere mantenuta attiva la percezione della natura sistemica delle strutture sociali, la capacit di percepire rapporti e connessioni, di cambiare livello di analisi (dal particolare al generale e viceversa), di inquadrare storicamente eventi e strutture, di mettere in luce coerenze e contraddizioni, analogie e differenze, equilibri e dinamiche. Dosare contenuti e metodologie in vista di questi obiettivi la sfida che attende estensori dei programmi e docenti nelle classi. Lanalisi di sistemi complessi come quelli sociali richiede necessariamente lutilizzo di modelli, cio di rappresentazioni astratte e stilizzate della realt concreta. Modelli semplici (come categorie definitorie, tassonomie, sistemi di classificazione, periodizzazioni di processi) per descrivere, rappresentare, ordinare insiemi di dati e fenomeni. E modelli per spiegare i fenomeni: dalle semplici relazioni logicofunzionali alle pi complesse teorie. I saperi disciplinari si presentano sempre non come somma di fatti ma come sistemi di modelli. E apprendere una certa disciplina consiste essenzialmente nellimparare ad applicare tali modelli, a valutarne la portata esplicativa e i limiti, a selezionare quelli pi adatti, a trasferirli in altri contesti, a confrontarli. Sviluppare competenze relative ai modelli significa comunque soprattutto acquisire padronanza del metodo scientifico, che porta dalla individuazione di oliviero talamo settembre 2006 2

un problema alla formulazione di ipotesi (nella forma, appunto di un modello esplicativo) soggetta a possibile falsificazione e quindi a una eventuale riformulazione o arricchimento. Lo studente dovr imparare ad apprezzare la specificit, da questo punto di vista, delle scienze sociali, che non ammettono verifiche sperimentali e devono perci da un lato muoversi (nel momento della costruzione dei modelli esplicativi) sul terreno della comprensione e della riflessione, dallaltro accontentarsi di validazioni indiziarie, confronti storici, e cos via. Tale difficolt di sottoporre a verifica le ipotesi delle di questo tipo di scienze (ma anche la complessit stessa dellesperienza sociale, dei suoi problemi e dei possibili punti di vista) porta con s il problema della pluralit dei modelli e del carattere sempre parziale del loro contenuto di verit. I docenti sapranno sottolineare il limite che ci comporta (in termini di scientificit tradizionalmente intesa delle scienze sociali) ma anche il carattere appassionante del dibattito culturale in questo comparto della conoscenza. Lanalisi e la gestione di un sistema sociale richiedono entrambe una qualche attivit di misurazione: per percepire la dimensione di un problema, per valutare il comportamento di un sistema o gli effetti di una certa azione su di esso, per definire obiettivi, per utilizzare o validare un modello esplicativo. La misurazione riconduce i fenomeni sociali a grandezze, permette la formalizzazione simbolica di un modello, la condizione per utilizzare nellanalisi la potenza del calcolo matematico. Consente, soprattutto, di istituire rapporti e confronti. Certo, la matematizzazione ha compiuto passi enormi soprattutto nel campo delleconomia, che ha il privilegio di poter misurare molti dei fenomeni di cui si occupa in termini di grandezze monetarie. Laddove questo non possibile, lanalisi dei fenomeni sociali porta comunque alla costruzione di indicatori, che costituiscono uno strumento potente per ottenere i risultati anzidetti. Pensiamo agli indici di bilancio per misurare le performance di unimpresa, allIndice di Sviluppo Umano o a quello di sostenibilit per valutare gli aspetti non monetari dellattivit economica, o agli indicatori che i sistemi di qualit utilizzano per farsi unidea pi precisa dellefficacia / efficienza di una organizzazione (una scuola, un tribunale, e cos via). Conoscere, utilizzare e costruire sistemi di indicatori o modelli matematici una competenza alla cui acquisizione lo studente di un L.E. deve essere guidato. Senza dimenticare mai i limiti di questo modo di procedere: per la incommensurabilit di fatto di molti processi della vita sociale, e, soprattutto, perch gli uomini vivono la propria esperienza in termini di senso, di significato (anche simbolico e magari inconsapevole) dei fatti. Partecipare alla gestione, o anche semplicemente essere parte, di un sistema sociale implica immediatamente la padronanza della comunicazione dei messaggi sociali, sia come ricevente che come emittente. Si parla qui, naturalmente, anzitutto della capacit di trasmettere e ricavare informazioni sul piano della comunicazione linguistica, sia orale che scritta. Questo significa non solo capacit di comprendere testi, documenti e comunicazioni orali del tipo pi vario (e, ovviamente, nel nostro mondo globalizzato, non pi solo nella lingua madre): testi letterari certamente, ma anche giornalistici e tecnico scientifici. Ma anche capacit di trasmettere informazioni in modo efficace, con abilit di sintesi e di scelta del registro comunicativo, e soprattutto di utilizzo oliviero talamo settembre 2006 3

del codice linguistico (quindi: uso corretto delle terminologie specifiche, ma anche capacit come ci insegna il buon giornalismo di giostrare tra queste e il linguaggio comune). La terziarizzazione delle nostre societ ha portato alla centralit e predominanza della informazione come risorsa delle attivit umane. Questa situazione richiede lo sviluppo di una competenza specifica del soggetto: quella non solo di reperire le informazioni necessarie alla soluzione del suo problema in quel momento (norme giuridiche, dati statistici, articoli di giornale, documenti, e cos via) ma soprattutto quella di vagliarle criticamente, in termini di utilit e completezza ma anche di affidabilit e verit, ricostruendone i presupposti magari impliciti e il contesto. Quanto detto prima si riferisce alla comunicazione linguistica. forse inutile sottolineare la crescente rilevanza, per, della comunicazione visiva. Da vari anni si parla di quella attuale come di una societ dellimmagine. Anche qui, la competenza da sviluppare duplice. Come utente si tratta di saper decifrare ma anche interpretare criticamente linformazione visiva (pensiamo allo strapotere culturale della televisione sulle menti delle ultime leve di studenti). Come emittente si tratta di saper sintetizzare, tradurre o supportare una comunicazione linguistica con documenti visivi: tabelle, diagrammi, schemi grafici, ma anche fotografie, video, o altri strumenti iconografici. I canali attraverso i quali viene creata, elaborata e trasmessa linformazione non sono pi solo libri giornali quadri e, da alcuni decenni in qua, fotografia cinema radiotelevisione. Tutto ci anzi si avvia a diventare sempre pi il contenuto di altri contenitori: le nuove tecnologie. ormai una competenza minima richiesta in ingresso a un lavoratore di media / alta professionalit quella di saper viaggiare in Internet, effettuare download, usare la posta elettronica, scrivere documenti in Word, organizzare una presentazione in Power Point, elaborare una tabella o uno schedario in Excel. E rispetto alla tecnologia che sempre pi pervasivamente connette, fornisce risorse e condiziona lesistenza di sistemi sociali e individui, augurabile che venga richiesta una competenza non solo di tipo tecnico (saper usare le NT) ma anche di tipo critico: saper riconoscere i rischi e i costi accanto alle opportunit, avere presenti le alternative, esplicitarne insomma il significato sociale. Le competenze che abbiamo individuato fino a questo punto afferiscono al campo cognitivo. Sarebbe gi molto significativo che il nuovo L.E., allontanandosi dalla prassi liceale tradizionale di puro versamento di conoscenze disciplinari, si avviasse allo sviluppo pluridisciplinare di competenze. indubbio infatti che non c una corrispondenza univoca tra una certa competenza e una certa materia. Si pu pensare invece a una sorta di matrice competenzematerie, presupposto di un lavoro di team dove la stessa competenza viene attivata, con percorsi e pesi diversi, ovviamente, da diverse materie. La condizione che i singoli docenti lavorino appunto per competenze, attivando una analisi disciplinare della propria materia e mantenendo desta una attenzione di carattere metacognitivo, privilegiando lo sviluppo di tali operativit intellettuali rispetto allacquisizione di un dato volume di conoscenze e attivando la consapevolezza degli studenti rispetto a tale percorso. Insomma: ogni disciplina analizza sistemi, utilizza modelli, si avvale di un certo codice comunicativo e trasmette informazioni. La specificit oliviero talamo settembre 2006 4

disciplinare va conservata e valorizzata, ma nel riferimento esplicito a un orizzonte culturale unitario. chiaro comunque che spostare laccento dalla acquisizione di conoscenze allo sviluppo di competenze implica per i docenti una opzione metodologica. Solo in misura ridotta le competenze che prima abbiamo analizzato possono essere stimolate dalla classica lezione frontale e dalla capacit di affabulazione retorica del docente. Si richieder invece, per sviluppare la capacit di analisi dei sistemi, lutilizzo dei modelli, la comunicazione efficace e cos via, una forte dose di operativit da parte degli studenti e la assunzione da parte di questi di un ruolo attivo nel processo di apprendimento. Quindi: problem solving, studio di casi, attivit di ricerca e documentazione, simulazioni, utilizzo di laboratori, e cos via. Si pu pensare per a un orizzonte ancora pi avanzato. Lelaborazione del concetto di competenza, che trova le sue radici nelle esigenze organizzative del nuovo modello produttivo capitalistico, pone laccento infatti, pi che su un bagaglio di conoscenze / abilit, su una serie di atteggiamenti che dovrebbero caratterizzare il lavoratore di un sistema evoluto (e, a maggior ragione, un soggetto chiamato a partecipare alla gestione efficace dei sistemi sociali). Anzitutto, la capacit di lavorare in un gruppo (il che significa affidabilit, autonomia, capacit di coordinarsi con altri e di comunicare efficacemente). Poi la capacit di percepire i problemi e di effettuare scelte (definire bisogni e significati, assumere punti di vista, individuare obiettivi vincoli risorse, formulare ipotesi strategie). La capacit di assumere positivamente il cambiamento, trasferendo in nuovi contesti le proprie competenze o impegnandosi ad acquisirne di nuove. E cos via. evidente che tali traguardi non sono raggiungibili (se non parzialmente ed episodicamente) allinterno di un percorso di apprendimento disciplinare od anche pluridisciplinare, ed esigono la messa in campo di esperienze ed attivit ben diverse da quelle scolastiche tradizionali. importante comunque rimanerne avvertiti, e non chiudersi di fronte alla proposta di metodi e azioni che vanno in questa direzione (lavori di progetto, alternanza scuolalavoro, attivit di orientamento, e cos via). Un ultimo punto. Un profilo culturale non pu non far riferimento anche allaspetto valoriale, che destinato a orientare la visione del mondo del soggetto. Il sistema di valori che viene proposto in un percorso di apprendimento, per quanto mutuato da quello della comunit dove tale percorso si svolge (ad esempio quelli costituzionali), resta comunque influenzato dalle scelte metodologiche e epistemologiche che stanno alla base di del percorso stesso. Insomma, una visione sistemica e storica dei fenomeni sociali dovrebbe portare il ragazzo a maturare lidea della necessit della coesione e stabilit sociale ma anche limportanza delle innovazioni e del cambiamento, ad apprezzare i meccanismi di cooperazione e il ruolo delle istituzioni ma anche la inevitabilit del conflitto sociale. Apprendere per modelli, sulla base del metodo delle scienze sociali, dovrebbe fornire anticorpi allinstaurarsi di visioni ideologiche e manicheistiche, e aprire la strada allo sviluppo di una visione pluralistica, rispettosa dei punti di vista. Lanalisi del vivente sistema sociale (caratterizzato dal dominio della tecnica e dellorganizzazione e orientato nelle sue dinamiche da valori come quelli di potenza, crescita, efficienza) dovrebbe portare i soggetti in oliviero talamo settembre 2006 5

apprendimento a interrogarsi e posizionarsi rispetto a tali valori, e a far emergere il tema della responsabilit del soggetto individuale nei confronti del grandi sistemi organizzati.

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