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Guida all'uso della web-cam sulle riprese planetarie del sistema solare con lausilio del software Iris.
di Flavio Zattera
Introduzione
Nonostante la minor tecnologia di progettazione impiegata e la bassa sensibilit rispetto ai sensori CCD raffreddati, dedicati all'astronomia, molti bravissimi astroimager hanno preferito passare a questo pratico ed economico strumento per le riprese estetiche di pianeti, Sole e Luna. La possibilit di ottenere immagini ben risolte e a colori, fanno della web-cam lo strumento ideale per riprendere questi corpi molto luminosi e che non hanno certo bisogno della sensibilit e dei lunghi tempi di esposizione che richiederebbero immagini di oggetti di profondo cielo. La cosa principale, infatti, da tener presente il fatto che, con la web-cam, le immagini finali vengono ottenute sommando e mediando una serie di fotogrammi che hanno dei tempi di esposizione brevissimi; in queste condizioni, anche se le web-cam non dispongono di raffreddamento, il cosiddetto rumore di buio diventa trascurabile. Certo le cose si complicherebbero se i tempi aumentassero soltanto di qualche secondo, ma per fortuna Luna, Sole e Pianeti principali sono talmente luminosi da non necessitare tempi oltre il secondo.
1. La Web-Cam
1.1 Come scegliere la web-cam
Generalmente le web-cam sono dispositivi abbastanza piccoli, al momento dellacquisto se ne possono trovare di vari prezzi e qualit. Un fattore importante da tener presente di una web-cam il tipo di sensore che monta: vi sono infatti web-cam del costo di 20 - 30 Euro che anzich montare un sensore CCD montano un CMOS; uno pensa di aver fatto un grosso affare, in realt si accorger subito di aver acquistato una cam rumorosissima in presenza di fondo buio e praticamente cieca in determinate frequenze dello spettro visibile, praticamente completamente inadatta alle riprese che dobbiamo eseguire. Le web-cam che hanno avuto maggior successo in campo astronomico sono: la Philips Vesta Pro e la Philips Toucam pro: sono due strumenti molto simili, hanno un sensore molto piccolo (3,87 x 2,82 micron) fortunatamente anche i pixel sono piccoli (5,6um) e ci permette di ottenere una buona risoluzione nell'ordine di 640 x 480 pixel. Il sensore CCD garantisce una certa linearit di risposta e rumore relativamente basso considerando che, come abbiamo gi detto, i singoli fotogrammi hanno pose inferiori al secondo. Il fatto di lavorare con sensori molto piccoli presuppone, montando ad esempio la web-cam al fuoco diretto di un telescopio da 20cm di diametro, di coprire un'area di cielo di appena qualche primo d'arco che si riduce ulteriormente se utilizziamo qualche dispositivo per allungare la focale (lente di barlow o oculare). Non sempre quindi risulta facilissimo il puntamento e il mantenimento delloggetto nel campo per molto tempo se non con un buon stazionamento in polare. Per dare unulteriore idea del campo visivo dobbiamo pensare che per ottenere un'immagine totale della luna bisognerebbe effettuare un mosaico formato da una trentina di frames! Le camere CCD raffreddate amatoriali solitamente hanno sensori e pixel pi grandi: pi grande un pixel, infatti, pi sensibile ma pi deve essere ben raffreddato per ovviare al rumore di buio, queste sono decisamente insostituibili per riprese di profondo cielo, ma per ottenere buone immagini sui luna e pianeti (ovviamente i pi grandi o vicini alla terra) la
sensibilit un fattore decisamente trascurabile. Ci di cui abbiamo bisogno la risoluzione e la qualit dell'immagine data anche dai colori. Abbiamo visto quindi i motivi per cui la web-cam risulta imbattibile nelle immagini di oggetti molto piccoli e luminosi come i pianeti o comunque piccoli dettagli come crateri lunari o macchie solari; non dobbiamo inoltre dimenticare che si collega al PC con la veloce e pratica connessione USB.
Fig.2 Adattatore
Considerando che il pi piccolo particolare che il nostro telescopio riesce a percepire corrisponde teoricamente al potere risolutivo dello strumento stesso, possiamo affermare che tale particolare deve essere registrato da almeno 2 pixel del nostro sensore. Esempio: Considerando il classico telescopio Schmidt-Cassagrein da 200mm e la camera Philips Vesta Pro, possiamo calcolarci la scala dell'immagine con questa semplice formula: S = p * 206.28 / F dove p la dimensione del pixel (lato minore in caso di pixel rettangolari) e F la focale equivalente del telescopio. Quindi: S = 5,6 * 206,28 / 2000 = 0,58"/pixel E ora possiamo andare a calcolarci la focale per il giusto campionamento secondo il criterio di Nyquist: F=p*D*k dove p la dimensione del pixel e D il diametro del telescopio e k la costante di campionamento (3.438). Qindi utilizzando la nostra strumentazione succitata: F = 5,6 * 200 * 3,438 = 3850mm Da questa formula evidente che sufficiente una lente di barlow 2x per portare la nostra focale molto vicino all'ottimale valore di campionamento oltre il quale, anche in presenza di ottimo seing, (assenza di turbolenza) non sarebbe teoricamente pi possibile scorgere ulteriori dettagli. In realt, per, con questa nuova tecnica, diventa spesso conveniente allungare ulteriormente la focale. Mediando molteplici fotogrammi tratti da un filmato, avendo la possibilit di selezionare soltanto le immagini caratterizzate da seing accettabile, disponendo di software dotati di nuove tecniche di ricostruzione dell'immagine diventa spesso possibile avere dei benefici sovracampionando e ottenendo cos un oggetto pi grande senza peggiorarne in modo evidente la qualit. E' altres chiaro che, al contrario, il sottocampionamento significa il mancato sfruttamento delle possibilit della nostra strumentazione e la perdita di informazioni nellimmagine. Se il seeing buono, secondo la mia esperienza, buona cosa affiancare ad un classico telescopio Schmidt-Cassegrain da 20cm una buona barlow 3x, inutile affermare che la qualit delle ottiche e della collimazione assieme alle condizioni di turbolenza del cielo (seing) va a influire in modo determinante sul risultato finale!
focheggiatore del telescopio. Il mio consiglio quello di prendere come riferimento per la messa a fuoco un oggetto puntiforme come una stella luminosa o a limite un satellite di Giove .
luminosi come Giove e 5 - 10 fps per oggetto meno luminosi come Saturno. Ho notato che al superamento di questi valori corrisponde quasi sempre un deteriorarsi delle singole immagini.
fig. 5
Istogramma
Per impostare in modo corretto l'istogramma basta entrare nel suo menu opzioni e impostare nella finestra che compare (fig.6) i parametri di minimo e massimo dell'asse x (ADU) e gli intervalli di griglia.
fig.6 setup dei parametri dell'istogramma se si espone al di sotto del valore che corrisponde al 70% - 80% della dinamica (200 - 230 ADU) molto facile che nell'immagine finale possano manifestarsi rumore e artefatti circolari all'interno del disco planetario. Tuttavia se si espone al di sopra di tali valori si rischia alla fine di ottenere un'immagine con aree saturate (sovraesposte). Di tale valore parleremo anche nel capitolo sulla regolazione del guadagno che dovr essere bilanciato al tempo di posa per l'ottenimento di risultati ottimali. Per alcune immagini eseguite a focali lunghe, il tempo di 1/25 di secondo non sufficientemente lungo per ottenere risultati ottimali. Esistono a tale scopo (almeno per la Philips Vesta Pro) dei driver modificati che permettono di allungare il tempo di esposizione a 1 secondo. La scelta del frame rate, in questo caso, diventa molto importante perch determina anche il tempo di esposizione: se si impiega un frame rate di 15 fps e un tempo di esposizione di 1 secondo al posto di 1/25 di secondo (minimo valore ottenibile con drivers originali), si aumentata indirettamente il tempo di esposizione da 1/25 di sec a 1/15 di sec. Tali drivers sono spesso necessari per immagini di pianeti relativamente deboli o nel caso in cui si utilizzi il filtro IR Cut che riduce notevolmente il segnale, ma sono anche una lama a doppio taglio in quanto fanno risentire in modo pi evidente degli effetti della turbolenza del seeing nelle singole immagini a scapito del risultato finale. Nota: per attivare con la Vesta Pro i driver da un secondo di posa bisogna sempre spostare il cursore dei tempi di una tacca a destra e rimetterlo poi su di un secondo; a questo punto si ottiene subito un forte aumento di luminosit.
3.
C' da dire per contro che non molto semplice e intuitivo: anzich usare una semplice interfaccia a pulsanti e menu, molti comandi necessitano di essere scritti in una specie di
finestra di programmazione a riga di comando (fig.7); tutto st a prendere un po' di famigliarit con il nuovo sistema. Inoltre i processi impostati possono durare anche ore, questo in funzione della dimensione del filmato e della complessit delle procedure che utilizza. E' possibile tuttavia utilizzare alcuni comandi che raggruppano una serie di azioni per far si che il processo divenga automatico e che ci permetta di tornare davanti al PC solo a lavoro eseguito.
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La cosa da fare acquisire un filmato AVI di qualche secondo verso una fonte luminosa diffusa, magari anteponendo all'aperura del telescopio un vetro opalino. Prima di eseguire tale acquisizione, tuttavia, cosa buona acquisire un singolo fotogramma e con l'aiuto dell'istogramma, regolare i controlli di tempo e guadagno fino ad ottenere un valore superiore alla met dell'intera dinamica ( 190 - 200 ADU). Una volta accertato il giusto valore di esposizione si pu procedere all'acquisizione del breve filmato; i frames dei tre canali cromatici verranno poi mediati fino ad ottenere un unico fotogramma per ogni canale usando il comando "median stack" dal menu "Processing" di Iris. Il valore di ogni immagine del filmato di acquisizione dell'oggetto dovr essere diviso per il valore delle immagini di flat nei rispettivi canali tramite il comando "divide a sequence" situato sempre nel menu "Processing" di Iris. Se l'immagine di flat stata eseguita correttamente, tutte le immagini della sequenza saranno ripulite dalle ombre e dagli aloni provocati dalla polvere.
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possibile vedere quanti frames dovremmo scartare nei prossimi processi per ottenere una buona immagine. Procediamo ora alla messa in registro di tutti i frames selezionando il primo frame della sequenza con il comando >load BB1 e tracciamo un quadrato con il mouse attorno al disco del pianeta, quindi: >Pregister BB BA 512 500 : comando per allineare tutti i frames in riferimento al pianeta del primo frame; BB il nome della sequenza ordinata, BA il nome della nuova sequenza, 512 la zona usata da Iris per allineare i frames, 500 il numero totale dei frames della sequenza. >add_norm BA 250 : comando per sommare le immagini che ci sembrano accettabili della sequenza; in questo caso abbiamo appurato visionando la sequenza che di 500 immagini della sequenza BA solo 250 sono accettabili per la mediazione. Alla fine di tale processo necessario eseguire un'operazione di stratch in quanto l'immagine le singole immagini vengono sommate in un unica immagine da 32768 tonalit di grigio. Tale processo si effettua agendo nei due cursori della finestra threshold di Iris. >save gioveB :comando per salvare l'immagine pronta per essere trattata con i vari algoritmi per aumentarne contrasto e nitidezza.
Anche qui ci troveremo ad avere come risultante i tre frames mediati e a registro dei tre canali cromatici. Ma quali sono i vantaggi di utilizzare una tale procedura in modo "manuale" quando un solo comando (compute_trichro1) pu semplificarci la vita? L'unico vantaggio, ma non trascurabile, sta nel fatto che una volta eseguito il comando ">select" che ci permette di ottenere tutte le immagini del filmato in ordine di qualit, si pu avere gi un quadro ben preciso dei fotogrammi sufficientemente buoni da selezionare per gli ulteriori processi di mediazione; si pu pertanto eseguire i passaggi successivi impostando un parametro ben preciso basato su un dato certo.
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3.7.1 Maschera di contrasto La maschera di contrasto(unsharp masking) l'algoritmo per eccellenza per aumentare la nitidezza dell'immagine; nella maggior parte dei casi sufficiente applicare solamente questo algoritmo per ottenere risultati ottimi. E' consigliabile non utilizzare mai l'immagine finale a colori BMP che il comando compute_trichro1 fornisce, ma elaborare separatamente le tre immagini risultanti nei canali della tricromia che nel nostro caso saranno @R.fit, @G.fit, @B.fit. Basta quindi aprire le immagini finali dei tre canali cromatici: >load @B Dal menu "Processing" di Iris selezionare "Unsharp masking" e inserire i parametri di sigma e coefficent negli appositi spazi; eseguire tale operazione per tutti e tre i canali cromatici richiamando le rispettive immagini. La cosa migliore, tuttavia, quella di effettuare la maschera di contrasto alla intera sequenza restituita dal comando compute_trichro1, fotogramma per fotogramma: il processo richiede pi tempo ma lo si pu fare automaticamente richiamando dal menu "Processing" di Iris l'opzione "unsharp masking of a sequence", qu baster inserire il nome comune della sequenza es: R, i valori di sigma e coefficient e il nuovo nome della sequenza elaborata in uscita: es: @RR. Bisogner poi ovviamente ripetere lo stesso processo per le altre due sequenze dei canali cromatici.(@G e @B). Ma quali sono i giusti valori dei parametri di Coefficiente e Sigma da utilizzare? La cosa dipende molto dal tipo di immagine; personalmente preferisco sempre utilizzare valori di Sigma molto bassi, nell'ordine di 1 - 2 per evitare il pi possibile artefatti, e coeff. di fattore moltiplicativo molto alti dell'ordine di 20 - 25 o maggiori.
3.7.2 Wavelet Altro algoritmo molto valido il cosiddetto Wavelet, bisogna tener presente, tuttavia, che dopo poche iterazioni possono verificarsi nella foto diversi artefatti e cambi di geometria del pianeta. Molti non lo usano affatto, ma se usato con criterio, in base a determinati scopi che ci prefiggiamo pu tornare molto utile.
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Si accede a questo filtro tramite il men "Processing " opzione "Wavelet". Si aprir a questo punto una finestra dove si dovranno assegnare dei valori corrispondenti a descrizioni: scale1, scale2 .....scale5. Secondo le mie esperienze utilizzo il numero pi alto in scale1 andando a scendere progressivamente fino a scale3 e lasciando invariati i valori relativi a scale4 e scale5. E' necessario anche appurare che nella immagine non subentrino delle macchie nere, in tal caso bisogna considerare il valore di "Residue" impostato per default a 1 e abbassarlo a 0,95 - 0,90 fino a che non scompariranno. Ho trovato molto utile questo algoritmo soprattutto per gli anelli di Saturno. 3.7.3 Altri filtri Per tutte le mie immagini non ho mai fatto uso di altri filtri al di fuori di quelli precedentemente citati, tuttavia esistono altri validi filtri che vale la pena almeno provare, in alcuni casi potrebbero risolvere qualche problema. Il "Gaussian Filter" e l"Adaptive filter" contribuiscono a rendere l'immagine pi morbida abbassando il livello di rumore, esistono poi dei filtri deconvolutivi richiamati tramite comando: >mem |#iter| un filtro deconvolutivo che usa il sistema di massima entropia, necessario selezionare un'oggetto abbastanza puntiforme dall'immagine tramite un quadratino intorno a una stella o a un satellite di un pianeta ed inserire al posto di |#iter| il numero di iterazioni da eseguire. >RL |#iter| |coef| il filtro deconvolutivo usato per il metodo Richarson-Lucy, anche questo filtro ha bisogno del riferimento stellare; il numero di iterazioni generalmente pu variare dalle 10 alle 50 a seconda del risultato che si vuole ottenere, il coefficiente generalmente va tenuto sul valore 0. >Vancittern |fwhm| |#iter| un filtro molto interessante che non richiede alcun riferimento stellare; necessario inserire il numero di iterazioni e il parametro fwhm che va cercato per tentativi.
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Indirizzi internet: Software IRIS (freeware): http://www.astrosurf.com/buil/us/iris/iris.htm Drivers modificati per Vesta Pro: http://www.astrocam.org/progs/maj_vp.zip
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