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CAPITOLO 6

IMPIANTI MOTORI A VAPORE

Gli impianti a vapore, antecedenti a quelli a gas, sono nati nella seconda met del XIX secolo ed hanno subito continui miglioramenti sia dal punto di vista termodinamico che tecnologico. Oggigiorno trovano la loro applicazione pi diffusa nell'azionamento di generatori elettrici, con grande variet di tipi, da 100 kW fino a 1200 MW; questi ultimi costituiscono i cosiddetti impianti termoelettrici di grande potenza, di importanza fondamentale per la produzione di energia di base nelle reti dei Paesi fortemente industrializzati; i primi invece, denominati impianti per produzione industriale, presentano caratteristiche funzionali differenti sia per i valori delle potenze, almeno di un ordine di grandezza inferiori, sia per il fatto che molto spesso hanno lo scopo di produrre, oltre all'energia elettrica, anche un'importante quantit di vapore a bassa pressione per usi tecnologici (cogenerazione). Entrambe le tipologie di impianti verranno di seguito analizzate. Ci sembra comunque doveroso iniziare la trattazione evidenziando alcune fondamentali differenze rispetto agli impianti a gas. Con gli impianti a vapore si ottengono discreti rendimenti ( 40%), senza ricorrere ad elevate temperature di ingresso in turbina (generalmente inferiori ai 600 C). Negli impianti a gas richiesto un compressore che presenta un lavoro dello stesso ordine di grandezza di quello di espansione in quanto il fluido utilizzato un gas, sicuramente pi difficile da comprimere rispetto ad un liquido; quindi, affinch il lavoro della turbina l t sia maggiore di quello del compressore l c , necessaria una TIT elevata. Ricorrendo alla formulazione del I principio in forma meccanica (trascurando l w, e c e e g ) per un sistema aperto li =

v dp

pi facile evidenziare il grande vantaggio degli impianti a vapore, in cui: - si comprime un liquido (avente un v ridotto) e si spende, quindi, un l c molto piccolo; - si espande un vapore (avente un v elevato) e si raccoglie, di conseguenza, un l t grande.

CICLO TERMODINAMICO E COMPONENTI DELL'IMPIANTO.


Il ciclo di riferimento quello Rankine, per studiare il quale bisogna tenere conto della curva limite che, come gi illustrato nei precedenti capitoli, il luogo dei punti del diagramma di stato in cui si ha solo liquido saturo o solo vapore saturo; al suo interno si ha la zona bifasica.

SISTEMI ENERGETICI

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e d caldaia c
surriscaldatore evaporatore economizzatore

T turbina f

alternatore

b pompa a Le fasi del ciclo sono le seguenti: (a-b) compressione adiabatica, ma non reversibile del fluido di lavoro sino alla pressione regnante nel generatore di vapore; si realizza attraverso una turbopompa quasi sempre centrifuga; (b-c) riscaldamento a pressione costante, sino al raggiungimento della temperatura di vaporizzazione; viene effettuato nell'economizzatore; (c-d) vaporizzazione dell'acqua (fluido di lavoro) a pressione e temperatura costante sino all'ottenimento della condizione di vapore saturo; viene effettuata nell'evaporatore; (d-e) surriscaldamento del vapore sino alla TIT, realizzato nel surriscaldatore; e d c b a s (e-f) espansione adiabatica, ma non reversibile del vapore all'interno di una turbina, attraverso la quale avviene la conversione dell'energia termica in energia meccanica disponibile su un albero rotante. Le turbine utilizzate sono simili a quelle a gas, ma hanno molti pi stadi: possono arrivare anche a 100. Da notare che il punto (f) si trova al disotto della curva limite, quindi all'uscita della turbina si ha un vapore leggermente umido; cos possibile sfruttare un maggiore salto entalpico, compatibilmente per con un titolo - vedi relazione (39) - che non sia troppo piccolo, cosa poco tollerabile dalla turbina, in quanto la presenza di una frazione di liquido nel vapore modifica i triangoli di velocit e contribuisce all'erosione delle pale della stessa turbina, per l'elevata velocit contro le quali le goccioline sbattono; (f-a) condensazione effettuata sottraendo calore, a pressione e temperatura costanti, al vapore scaricato dalla turbina; viene realizzata in un condensatore a superficie, che utilizza acqua come fluido refrigerante; esso costituito da un involucro contenente fasci di tubi al cui interno scorre l'acqua di refrigerazione, mentre all'esterno sono a contatto con il vapore che condensatosi si raccoglie nel pozzetto e da l viene prelevato mediante pompa di estrazione. Il condensatore collegato direttamente alla turf condensatore

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T d c b a

bina con un'apertura molto grande per evitare che ci siano delle perdite di carico, le quali diminuirebbero il rendimento. L'impianto rappresentato in figura a ciclo chiuso, sicuramente pi vantaggioso di quello a ciclo aperto, per un motivo ben preciso: - l'acqua contiene impurezze, che ad elevate temperature tendono a formare delle incrostazioni nello scambiatore, riducendo i coefficienti di scambio e, conseguentemente, la trasmissibilit, oltre che a generare degli attacchi chimici. Tali incrostazioni si depositano anche sulle pale della turbina diminuendone il rendimento in conseguenza di una variazione dei triangoli di velocit. Dato che una apparecchiatura destinata alla purificazione dell'acqua ha un costo elevato, si ricorre ad un ciclo chiuso, di modo che il fluido di lavoro, depurato una sola volta, rimanga sempre lo stesso.

PRESTAZIONI DELL'IMPIANTO
COMPRESSIONE. Ricorriamo al I principio in forma meccanica per un sistema aperto li =

v dp + l
b a

anche qui, come effettuato per gli impianti a gas, potremmo non trascurare il e c e tenerne conto implicitamente, utilizzando le grandezze totali. Ricordando che i liquidi sono all'incirca incompressibili e che quindi hanno un v con buona approssimazione costante, e facendo riferimento alla prima uguaglianza dell'espressione (46), possiamo scrivere: 1 pb pa l p = l i = ---- --------------- y a I principio in forma termica q e + l i = h + e c eliminiamo q e in quanto abbiamo supposto che la trasformazione fosse adiabatica. lp = l i = hb ha hb = lp + h a SOMMINISTRAZIONE DI CALORE. q e + l i = h + e c possiamo elidere il termine l i poich durante tale fase non avviene nessuno scambio di lavoro tra il sistema in questione (generatore di vapore) e l'esterno. q1 = h e h b
(113) (112) (111)

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dove q 1 il calore introdotto nel ciclo. ESPANSIONE. Cambiando il segno per ottenere una quantit positiva si ha lt = li = he hf e dalla definizione di rendimento isentropico l t = is, t ( h e h fis )
(115) (114)

CONDENSAZIONE. Anche qui per lo stesso motivo - indicato in ESPANSIONE cambiamo il segno al I principio q2 = hf ha
(116)

che la quantit di calore sottratta al vapore scaricato dalla turbina. E' da notare che, nell'effettuare tali calcoli, non possiamo utilizzare la relazione h = c p T in quanto il fluido di lavoro non un gas ideale. Definiamo l i lavoro netto del ciclo li = lt l p e conseguentemente li CICLO = ---q1 Pi = m li dove m la portata di vapore transitante nell'impianto. Per passare dalla potenza interna P i a quella utile P u bisogna tenere conto di: - perdite; - lavoro necessario agli accessori. Inglobando tutto nel rendimento m risulta: lu = m li Pu = m lu dove l u il lavoro utile. Considerando che il vapore per generare la P u riceve la potenza termica m q 1 , possibile definire il rendimento utile lu m lu u = ---- = -------- qq1 m 1 Anche se non evidenziato nello schema dell'impianto, nel generatore di vapore viene introdotta una portata di combustibile m b che d origine a dei gas combusti, i quali, venendo a contatto con i fasci di tubi dell'economizzatore, del surriscaldatore e dell'evaporatore, cedono parte del loro calore ed infine vengono espulsi al camino. Essendo la m b proprio quello che noi paghiamo, definiamo come rendimento globale dell'impianto: Pu g = ---------- Hmb i e come rendimento del generatore di vapore: m q1 b = ---------- Hmb i
(117)

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il quale tiene conto delle perdite dovute all'incompletezza della combustione, alla disomogeneit del fluido, all'irraggiamento termico, ma soprattutto delle perdite al camino. Possiamo inoltre scrivere Pu m li m q1 g = ----------- = m --------- ----------- = m CICLO b H - m q 1 m b H i mb i
(118)

Il consumo specifico di combustibile, che la quantit di combustibile necessaria per produrre un'unit di potenza utile, risulta essere: mb mb 1 q b = ----- = ------------------ = ---------- Pu g mb H i g Hi Effettuiamo ora alcune importanti considerazioni applicando il I principio in forma termica al condensatore m ( h f h a ) = m h c ph T h
(119)

dove m la portata di vapore scaricata dalla turbina, m h la portata di acqua refrigerante nel condensatore, c ph il calore specifico a pressione costante dell'acqua e T h l'incremento di temperatura che subisce l'acqua refrigerante all'interno del condensatore. Per renderci conto dell'entit del consumo di acqua refrigerante assumiamo h f h a 2500 kJ kg , T h 10C , ed essendo c ph = 4186 J kgK , dalla (119) risulta che m h m 60 , questo significa che per ogni kg di vapore che circola ne occorrono all'incirca 60 di acqua refrigerante; ed ecco spiegata la necessit di collocare le centrali termoelettriche in prossimit di corsi d'acqua. Il fatto che al secondo membro della (119) abbiamo utilizzato la relazione dh = c p dT pur non trattandosi di un gas perfetto ma di acqua, risulta chiaro se ricorriamo all'espressione generale dell'entalpia: v dh = cp dT T ----- v dp T p nella quale poniamo dp = 0 , visto che siamo a pressione costante.

METODI PER MIGLIORARE IL RENDIMENTO


Come abbiamo evidenziato attraverso la relazione (118) il rendimento globale di un impianto a vapore dipende a sua volta da tre altri rendimenti fra i quali quello del ciclo assume i valori pi bassi. Su di esso, pertanto, rivolgeremo la nostra attenzione, tenuto conto anche della scarsa migliorabilit di m ed b . Consideriamo il ciclo ideale Rankine ed effettuiamone una suddivisione in tre cicli

T Tv

II I Tc s Il rendimento complessivo del ciclo termodinamico evidenziato pu essere visto come media pesata dei rendimenti dei singoli cicli, dove il peso dato dal calore introdotto nel rispettivo ciclo III

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I q 1 I + II q 1 II + III q 1 III = ----------------------------------------------------------q 1 I + q 1 II + q 1 III Il ciclo II un ciclo di Carnot che opera tra la temperatura di condensazione e quella di vaporizzazione e pertanto il suo rendimento risulta essere TC II = 1 ----TV Il ciclo I la somma di infiniti cicli elementari di Carnot che hanno come temperatura inferiore la T C e come superiore valori tutti al di sotto della T V ; ogni ciclo infinitesimo ha quindi un rendimento minore di II e pertanto anche quello medio risulta inferiore: I < II . Procedendo nella stessa maniera risulta che II < III . Da queste considerazioni emergono i metodi atti a migliorare il rendimento del ciclo e conseguentemente quello globale.

DIMINUZIONE DELLA TEMPERATURA DI CONDENSAZIONE. In maniera possibile migliorare i rendimenti di tutti e tre i cicli

tale

Tc T' c s Conseguentemente a tale pratica deve diminuire anche la temperatura dell'acqua refrigerante; risulta per difficile il mantenimento della pressione nel condensatore, ora ancora pi bassa (al di sotto di quella ambiente) a causa delle infiltrazioni dall'esterno.

AUMENTO DELLA TEMPERATURA DI VAPORIZZAZIONE. Non ci si deve spingere oltre un certo limite altrimenti si rischia di ottenere un effetto contrario a quello desiderato, in quanto variano i pesi dei rendimenti: aumenta il peso di I e diminuisce quello di II e, come abbiamo gi visto, I < II

e p' v pv

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Altro tipo di inconveniente connesso a tale metodo la diminuzione del titolo del punto di fine espansione, problema di cui si gi trattato nelle pagine precedenti. RISURRISCALDAMENTO. Il vantaggio di tale pratica deriva essenzialmente dal fatto che aumenta il peso del ciclo III, quello con rendimento maggiore. e Te

e h

f f s

AUMENTO DELLA TEMPERATURA FINALE DI SURRISCALDAMENTO. Anche in questo caso si incrementa il peso del ciclo III. e h e T e' Te

RIGENERAZIONE. E' un ulteriore metodo per aumentare il rendimento di un ciclo Rankine. Analizziamo prima il caso ideale e poi quello reale. Dalla suddivisione in tre cicli, precedentemente vista, si osserva che quello che ha un rendimento minore di tutti il ciclo di riscaldamento, se lo potessimo eliminare sarebbe meglio. Con la rigenerazione si cerca di trasferire con continuit del calore dal vapore che si espande all'acqua che deve essere riscaldata; affinch questo processo sia reversibile le differenze di temperature devono essere infinitesime. Facciamo riferimento ad un ciclo limite Rankine a vapore saturo
T b Tv c

l Tc

s i h g f ed effettuiamo l'espansione non secondo l'isentropica (c-d) ma secondo la trasformazione (c-e) che isodiabatica con la (a-b), cio scambiano uguali quantit di calore.

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Risultando quindi identiche le aree (i-a-b-h) e (g-e-c-f) sfruttiamo il calore equivalente a quest'ultima per riscaldare l'acqua dalla temperatura T C alla T V e non forniamo pi calore lungo la trasformazione (a-b) in quanto avviene uno scambio interno al ciclo. Il ciclo di Carnot (l-b-c-d) ed il ciclo rigenerativo (a-b-c-e) sono termodinamicamente equivalenti, dal momento che scambiano le stesse quantit di calore con l'esterno; il loro rendimento risulta perci il medesimo. Le principali limitazioni risiedono nella difficolt di realizzare praticamente uno scambio continuo nella turbina; se anche ci fosse possibile, il titolo del vapore raggiungerebbe valori troppo bassi per gran parte dell'espansione. La rigenerazione, pertanto, a livello pratico si effettua in maniera diversa: si spilla una parte di vapore dalla turbina e lo si manda in uno scambiatore rigenerativo a miscela, dove si unisce con la condensa che, quindi, arriva in caldaia ad una temperatura pi elevata, con un conseguente risparmio di combustibile. e m e

d c

T m ms

b s j

ms

a b'

scambiatore a miscela Utilizzando uno scambiatore a miscela necessario che le pressioni dei flussi che vi confluiscono siano le medesime; occorre a tale scopo aggiungere una pompa tra (a) e (b'). Possono comunque essere utilizzati anche degli scambiatori a superficie, nei quali condensa e vapore spillato, percorrendo dei fasci di tubi, non vengono a contatto direttamente, ma attraverso delle apposite superfici di scambio termico. e h m s c b b' a j ms m ms f s Se si aumenta il numero degli scambiatori rigenerativi, e quindi degli spillamenti, si ottiene un rendimento pi elevato, perch ci si avvicina al caso ideale. Si pu arrivare ad un massimo di dieci perch oltre non si hanno sensibili miglioramenti, dato che diminuisce troppo la portata elaborata in turbina e conseguentemente la P u .

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CALCOLO DELLE PRESTAZIONI. Applichiamo il I principio in forma termica allo scambiatore rigenerativo ( m m s )h' b + m s h s = m h j dalla quale solitamente ricaviamo h j ; m s rappresenta la portata spillata e ( m m ) quella che attraversa il condensatore.
s

Bisogna prestare attenzione al fatto che con lo spillamento la portata varia nel ciclo, perci P u = m { m ( h e h s ) + ( m m s ) ( h s h f ) [ m ( h b h j ) + ( m m s ) ( h' b h a ) ] } Pu = m m ( lt lp ) dove lt = he hs + ( 1 y ) ( hs hf ) l p = ( h b h j ) + ( 1 y ) ( h' b h a ) ms y = ----- la frazione di portata spillata. m

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e d c c T1 T2 T3 mA af T4 f mF Tw x = 0.2 3bar ac 40bar 425C

2bar f

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POLITECNICO DI TORINO - DIPARTIMENTO DI ENERGETICA

ESERCITAZIONE N. 10 DI SISTEMI ENERGETICI


6.

In un impianto a vapore le condizioni del vapore al generatore sono 50 bar e 400 C. La turbina, che ha un rendimento isentropico pari a 0.8, scarica alla pressione di 1 bar. La pompa dell'acqua di alimentazione ha y = 0.8 . Assumendo m = 0.98 , b = 0.9 H i = 43.1 MJ kg calcolare il titolo del vapore all'uscita

dalla turbina, il rendimento del ciclo, il rendimento utile, il rendimento globale dell'impianto e il consumo specifico di combustibile. Calcolare inoltre il rapporto tra la portata di acqua refrigerante nel condensatore e la portata di vapore nell'ipotesi che l'acqua di raffreddamento subisca un aumento di temperatura di 10 C nel condensatore. { x f = 0.95 , = 0.225 , u = 0.221 , g = 0.20 , q b = 420 g kWh , m h m v = 51.4 }
7.

Ripetere l'esercizio precedente con gli stessi dati tranne che per la pressione di condensazione che viene abbassata a 0.05 bar. Per semplicit la pompa viene inserita tra gli accessori dellimpianto per cui il m scende a 0.97. = 0.305 , u = 0.2965 , g = 0.267 , q b = 313 g kWh ,

{ x f = 0.88 ,

m h m v = 50.8 }
8.

Ripetere l'esercizio precedente con gli stessi dati tranne che per le condizioni al generatore di vapore: 100 bar e 500C . = 0.337 , u = 0.327 , g = 0.294 , q b = 283 g kWh ,

{ x f = 0.89 ,

m h m v = 51.25 }
9.

Ripetere l'esercizio precedente con gli stessi dati con in pi un risurriscaldamento, dopo una 1a espansione, a 20 bar e 500C . = 0.3575 , , m h m v = 56.6 } u = 0.347 , g = 0.312 ,

{ x f = 0.98 , q b = 268 g kWh


10.

Di un impianto a vapore si conosce


1.3785 kg/s 40 MJ/kg 0.95 60 bar, 520C 0.90 46 C 795 kg/s 4.2 kJ/kgK 10 C 0.96

portata in massa di combustibile potere calorifico del combustibile Rendimento del generatore di vapore condizioni del vapore ingresso turbina rendimento isentropico della turbina temperatura di condensazione portata di acqua condensatrice calore specifico dellacqua di raffreddamento incremento di temperatura dellacqua di raffreddamento rendimento meccanico (comprendente la potenza assorbita dalla pompa)

Calcolare il rendimento globale dellimpianto e il consumo specifico di combustibile

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