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Fichte

IO E DOTTRINA DELLA SCIENZA


Johann Gottlieb Fichte

 Johann Gottlieb Fichte nasce a Rammenau ,in Sassonia, nel 1762 da genitori
molto poveri. Durante la sua infanzia fu costretto a lavorare e fu grazie al
barone von Miltitz che Fichte potè cominciare gli studi. Nel 1780 si iscrisse alla
facoltà di teologia di Jena; gli aiuto del barone divengono sempre più rari ed
è costretto a lavorare come precettore. E’ appunto come precettore che
Johann scopre Kant e la sua Critica della ragion pratica, e ne resta
meravigliato, tanto da scrivere:
 «Da quando ho letto la Critica della Ragion Pratica vivo in un mondo nuovo...
cose che non credevo potessero essere dimostrate, per esempio il concetto
della libertà assoluta e del dovere, ora sono provate al mio spirito e io ne sono
tanto più lieto. È inimmaginabile quale rispetto per l'umanità, quale forza ci
conferisca la filosofia, quale benedizione essa sia in una epoca in cui le basi
della morale sono distrutte e la nozione del dovere esclusa da tutti i lessici.»
La Dottrina della scienza

 Fichte si propone di dare coerenza e rigore al criticismo kantiano


riducendolo ad un principio fondamentale; ovvero costruire un sistema
per cui la filosofia divenga un sapere assoluto e perfetto.
 Conla sua opera quindi, Johann, si pone di trovare un sapere che metta in
luce il principio su cui si fonda la validità di ogni scienza e di essa stessa.
IO o AUTOCOSCIENZA

 «possiamo dire che qualcosa esiste solo grazie alla nostra coscienza; così
anche la coscienza è tale solo in quanto coscienza di se medesima» ci
dice Fichte.
 Questa è la deduzione di Fichte che quindi differisce dalla deduzione
kantiana per essere assoluta e metafisica; ovvero fa derivare dall’Io sia
l’oggetto che il soggetto del conoscere.
 Questa deduzione si basa su tre principi:
 1. il primo è ricavato da una riflessione, secondo cui A=A, ma
comunque non rappresenta il primo principio perchè necessita di un
principio ulteriore per essere spiegata. «l’Io non può affermare nulla
senza affermare in primo luogo la propria esistenza». Di conseguenza
il primo principio non è questo, ma l’Io stesso, che si pone da sè.
 2. il secondo stabilisce che l’Io pone a se stesso un «limite», ovvero un
non-io; ma allo stesso tempo è posto dall’Io e quindi nell’Io.
 3. il terzo ci dice come l’Io si trova limitato dal non-io; esistendo in
forma di Io divisibile, limitato da altrettanti non-io divisibili.
TATHANDLUNG

 L’Io e sia attività agente (TAT) e prodotto dell’azione stessa (HANDLUNG)


secondo questo facile principio Fichte ci ricorda che «l’uomo è libero e
sovrano artefice di se stesso»

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