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NUCCIO ORDINE
TORQUATO TASSO
LETTERE
DAL MANICOMIO
TORQUATO TASSO
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Il soccorrer un povero gentiluomo caduto in miseria e calamit senza colpa sua e per conservazione de lonore, ofcio
danimo nobile e magnanimo come il suo: e se Vostra Eccellenza col suo favore non rimedia a questo inconveniente, il poverino di mio padre si morr di disperazione; ed essa perder un
affezionato e devotissimo servidore. Oppongasi la virt di
Vostra Eccellenza a la malignit de la fortuna sua, e non sopporti che la rapacit e impiet de gli uomini il facciano morir
disperato. Come ella intender dal procuratore mio, Scipione
De Rossi mio zio cerca di maritar mia sorella con qualche
povero gentiluomo, col quale forse abbia da stentar tutto il
tempo de la sua vita, con isperanza di godersi il resto de la eredit di mia madre.
Il dolor, signora illustrissima, de la perdita de la roba grande, ma del sangue grandissimo. Questo povero vecchio non
ha altro che noi doi; e poich la fortuna lha privato de la roba
e de la moglie che amava quanto lanima, non consente che la
rapacit di costui lo privi de lamata gliuola, nel seno de la
quale sperava di nir quietamente questi ultimi anni de la vecchiezza sua. Noi non avemo in Napoli amici; ch per lo caso
di mio padre ognuno teme: i parenti ne sono nemici. Vostra
Eccellenza sola pu con la sua autorit sollevarlo di tanta miseria; e faccialo arditamente, poich considerata lonest de la
causa sua, in suo favore hanno scritto glillustrissimi cardinali,
di Trento, Santaore, Medici e Morone. La gliuola sta in
casa di Giovan Giacopo Coscia parente di mio zio, dove non
pu persona n parlarle n darle lettere. Gli tanto il dolore
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chio sento, signora mia eccellentissima, che siccome ho confuso lanimo, cos queste lettere saranno confuse dal mio non
saper dire il bisogno mio. Vostra Eccellenza conoscer la grandezza de laffanno. E pregando Dio per la sua felicit, far ne.
Di Roma [1556].
Torquato Tasso, umilissimo servitore di Vostre Signorie illustrissime, entr ne mesi passati in fermissima opinione di essere stato accusato al Santo Ucio, perch si accorse che con sottili
articii gli erano stati fatti tenere, fuor dogni sua intenzione,
alcuni libri proibiti; oltre che il supplicante era consapevole a se
stesso di aver dette con alcuni (che poi si scopersero suoi nemici, condenti e dependenti da persone di molta importanza, da
le quali stato molto perseguitato) alcune parole assai scandalose, le quali poteano porre alcun dubbio di sua fede. Ora essendo
il supplicante appresentato, fu assoluto pi tosto come peccante di umor melanconico, che come sospetto di eresia: e chiedendo egli le difese, non gli furono concedute, ancorch egli
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