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Introduzione
Questi legami privilegiati hanno radici nella storia. Il ruolo giocato da Napoleone III
nella conquista dell’autonomia dei Principati romeni nel 1859 e in seguito nella
creazione dello Stato romeno, ha contribuito ad allacciare dei rapporti politici stretti tra i
due paesi.
Dal XVIII secolo assistiamo alla penetrazione della lingua e della cultura francese
nell’educazione dei giovani (uomini e donne) dell’alta società romena. Nel 1776 il
francese è introdotto come disciplina obbligatoria a Scuola Superiore di Bucarest. Allo
stesso tempo si sviluppa la consuetudine per i figli delle grandi famiglie romene, dei
viaggi di studio a Parigi, il che costituisce una fonte importante della diffusione delle
idee francesi “dei tempi dei Lumières” (dell’età dei lumi).
Come sottolinea M. Mircea Goga, scrittore romeno e insegnante alla Sorbona, la cultura
e la civiltà francese sono state l’oggetto di una reale ammirazione e hanno lasciato il
segno nel patrimonio culturale romeno. Nel XIX secolo il francese, considerato come
lingua della libertà e mezzo per accedere alla modernità dell’Occidente, è diventato un
vero “gene culturale” che ha permesso all’elite romena di ostentare suo status sociale. Il
francese si è diffuso in seguito, sul modello dell’elite culturale, nei circoli degli artisti,
come anche nella “massa urbana”.
M. Mircea Goga ricorda che nel 1898, Pompiliu Eliade (grande storico letterario e
professore romeno di lingua francese) considerava l’adozione del modello francese da
parte dei romeni come una “autocolonizazzione culturale”. Non si tratta però di
mimetismo culturale, ma di affinità. Inoltre, “una fertilizzazione crescente” si sviluppa:
numerosi intellettuali, scrittori e artisti romeni – tra i più eminenti- si sono stabiliti in
Francia e hanno scelto il francese come loro lingua di espressione. Si ricordano, tra gli
esempi più noti: la poetessa Anna de Noailles, gli scrittori e filosofi Mircea Eliade ed
Emil Cioran, Tristan Tzara- il padre del dadaismo, il compositore Vladimir Cosma, lo
scultore Constantin Brancusi o Eugène Ionesco, il fondatore del teatro dell’assurdo, il
quale ha vissuto e creato a Parigi, dove le sue pièce sono state rappresentate dal 1957
senza interruzione al teatro. Secondo M. Mircea Goga, “la doppia appartenenza
culturale” di questi scrittori e artisti ha costituito un autentico ponte tra la cultura e la
civiltà della Romania e della Francia.
Queste affinità culturali sono ancora percepibili. Come ricorda Magda Carneci
(poetessa, critico d’arte e pubblicista romena) in un articolo sulla “complicità”
franco-romena, esse sono resistite durante il regime comunista, perché “parlare francese
o leggere dei libri in francese rappresentava una forma di resistenza intellettuale, di
coraggio e di non-conformismo, contro il primitivismo totalitario circostante e
invadente. … Tutto ciò spiega che dopo 45 anni di isolamento totalitario, i romeni che
parlano il francese sono ancora numerosi”.
Pertanto, una grande parte dell’intellighenzia romena testimonia ancora oggi un vero
affetto verso la Francia e conserva dei punti di riferimenti francesi: un certo numero di
pubblicazioni – sempre più sporadiche comunque- sono in francese. Infine, una
generazione di universitari e responsabili pubblici, formati in parte o interamente in
Francia, con l’aiuto dei programmi di borse di studio, è grata alla Francia e sente che le
deve tantissimo.” ¹
2.0 Capitolo I
Belle Époque è un periodo di grande rinascita della storia europea che va dalla fine
dell’Ottocento all’inizio della prima Guerra Mondiale.
La città più importante in questo periodo è Parigi, capitale della cultura e della
mondanità - paragonata con il centro del mondo e la consacrazione di questo suo
ruolo avviene con l’Esposizione Universale del 1899 e con la costruzione della
Torre Eiffel all’ingresso dell’area espositiva.
Come tutte le epoche, anche la Belle Époque è fatta di luci e ombre: dame eleganti,
invenzioni rivoluzionarie e fiorire delle arti, ma anche colonialismo esasperato,
ingiustizie sociali e il disastro di Titanic che annuncia la sua fine.
4.Povestea principesei Elena Bibescu, marea pianista care l-a lansat pe George Enescu la Paris, Art.
giornale “Adevarul”, Traduzione dal romeno a cura dell’autore
5. Romȃncele şi saloanele lor literare (I), Traduzione dal romeno a cura dell’autore
8.Princesse Marthe Bibesco, Édition de la République des Lettres, Traduzione a cura dell’autore
9. Romȃncele şi saloanele lor literare (I), Eroii Romaniei chic, Traduzione dal romeno a cura
dell’autore
5. Romȃncele şi saloanele lor literare (I), Traduzione dal romeno a cura dell’autore
Alla Belle Époque sono legate numerose invenzioni dell’inizio del 1900: la radio, il
cinema, l’illuminazione elettrica, le automobili, il primo aereo, i raggi x, il vaccino
per la tubercolosi. È l’epoca della produzione di massa e dei manifesti pubblicitari,
antenati dell’odierna pubblicità.
In vari paesi dell’Europa tutto assumeva un aspetto particolare che portava con sé
novità e tanta voglia di cultura, informazione e sapere. A Parigi nei luoghi di
incontro sociale, come i Caffè Letterari, i giovani autori si scambiavano idee, i
teatri ospitavano attori e grandi dive. Anche la stampa aveva conosciuto uno
sviluppo straordinario e le edicole erano piene di giornali e riviste tramite le quali
il pubblico si informava delle scoperte dell’epoca.
Lo stile artistico che più la caratterizza è l’Art Nouveau che si afferma in tutta
l’Europa e ha un nome diverso in ogni paese. Il suo più noto rappresentante è il
pittore austriaco Gustav Klimt.
Il quartiere Montmartre con il suo celebre locale di cabaret ”Le Chat Noir”
(divenuto simbolo di un’epoca) è il luogo di ritrovo di numerosi artisti come:
Renoir, Modigliani, Picasso, Henri de Toulouse-Lautrec. In questi anni nasce il
Can-can e si affermano i locali di cabaret come “Folies-Bergères” e “Moulin
Rouge”. Una favolosa parentesi di benessere durante la quale la ricca borghesia
francese pensava solo a divertirsi e a godersi la vita.
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giornale “Adevarul”, Traduzione dal romeno a cura dell’autore
5. Romȃncele şi saloanele lor literare (I), Traduzione dal romeno a cura dell’autore
8.Princesse Marthe Bibesco, Édition de la République des Lettres, Traduzione a cura dell’autore
9. Romȃncele şi saloanele lor literare (I), Eroii Romaniei chic, Traduzione dal romeno a cura
dell’autore
5. Romȃncele şi saloanele lor literare (I), Traduzione dal romeno a cura dell’autore
Uno dei simboli del periodo è il lussuoso treno Orient-Express, nato il 2 maggio
1883, per collegare Parigi a Costantinopoli (attuale Istanbul). 11, 12
Belle Ėpoque
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8.Princesse Marthe Bibesco, Édition de la République des Lettres, Traduzione a cura dell’autore
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2.2 I salotti letterari delle nobili romene a Parigi durante la Belle Epoque
Nel campo culturale, si è stabilito un rituale, all’’inizio ispirato da Versailles, che riuniva
presso una donna distinta diverse personalità: letterati, artisti, politici. Si parlava di
scienza cosi come degli affari di stato. La Corte, che prendeva sotto Luigi XIV
l’iniziativa di tutte le mode e di tutte le idee subì, per tutto il XVIII secolo, la
concorrenza dei circoli e delle società privati. I salotti guadagnano in importanza e le
donne giocano un ruolo importante.
Nel XVII secolo sono spesso letterari e contribuiscono ad ancorare la letteratura nella
società. Hanno avuto un influenza capitale nell’evoluzione delle buone maniere e del
gusto letterario.
Nel XVIII secolo i saloni hanno contribuito alla diffusione delle idee dei lumi.
Dopo la Rivoluzione francese, l’importanza del salone diminuisce. ²
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8.Princesse Marthe Bibesco, Édition de la République des Lettres, Traduzione a cura dell’autore
9. Romȃncele şi saloanele lor literare (I), Eroii Romaniei chic, Traduzione dal romeno a cura
dell’autore
5. Romȃncele şi saloanele lor literare (I), Traduzione dal romeno a cura dell’autore
A Parigi, a Londra o Rio de Janeiro, le donne dell’alta società romena avevano un
piccolo qualcosa in più: il loro esotismo, assicurato dal loro paese di origine, percepito
come un paese molto lontano.
Hélène Bibesco (in romeno, Elena Bibescu), nata a Bîrlad nel 1885, era conosciuta dal
pubblico melomane parigino come una grande pianista, alla fine del XIX secolo.
Elena ha seguito due anni al Conservatorio Imperiale a Vienna, dove le è stata conferita
una medaglia. Continua a studiare il pianoforte per un anno con Anton Rubinstein,
pianista di fama internazionale. Fa il suo esordio nel febbraio 1873 a Bucarest con un
concerto di beneficenza per i poveri. Quella sera, il figlio dell’ex sovrano Gheorghe
Bibescu, il principe Alexandru, le chiede la mano e si uniscono così due famiglie con
ideali politici opposti: i Kostachi e i Bibescu.
La principessa ha mantenuto per un quarto di secolo l’uno dei più illustri salotti
musicali di Parigi. I suoi ospiti erano musicisti e scrittori famosi: Richard Wagner, Franz
Liszt, Anatole France, Claude Debussy e molti altri ancora.
In più, i figli della pianista, Anton ed Emanuel Bibescu, hanno avuto un ruolo
importante nella genesi del romanzo di Marcel Proust, “Alla ricerca del tempo perduto”.
La principessa è stata considerata dal grande pianista romeno George Enescu come sua
seconda mamma e le ha dedicato tutta la sua opera fino a “Oedip”. Quando aveva
diciassette anni, George Enescu ha fatto il suo esordio di musicista a Parigi, sostenendo
un primo concerto davanti ad un pubblico elitista, nel salotto della principessa Bibesco
la quale, intuendo il suo genio, ha voluto presentare e far esordire Enescu nel suo
salotto. Dal 1889, il mondo musicale francese associava sempre il nome di Enescu con
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8.Princesse Marthe Bibesco, Édition de la République des Lettres, Traduzione a cura dell’autore
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dell’autore
5. Romȃncele şi saloanele lor literare (I), Traduzione dal romeno a cura dell’autore
quello della sua protettrice, ragione per la quale il musicista le è rimasto per sempre
grato.
Elena Bibesco è morta a quarantasette anni per un cancro gastrico.
Conosciuta dai francesi come Hélène Vacaresco, è stata una delle donne più ammirate e
influente di Parigi.
“L’ambasciatrice dell’anima romena”, come l’ha definita il grande storico romeno
Nicolae Iorga, è stata figlia del diplomatico Ioan Văcărescu, discendente da una nobile
famiglia di politici e poeti e di Eufrosina Fălcoianu, di nobile discendenza anche lei.
È stata profondamente legata dalle terre di appartenenza della sua famiglia e dell’eredità
letteraria e civica dei suoi antenati, cosicché la prima parte della sua vita è stata sotto il
segno del perfezionamento intellettuale. Ha ricevuto un’ottima educazione (ha avuto
una governante inglese che le fa conoscere la letteratura inglese), perfezionata dal 1879
a Parigi, dove ha avuto la fortuna di conoscere Leconte de Lisle e Victor Hugo. Ha
seguito dei corsi di filosofia, estetica e storia alla Sorbona e corsi di poesia con Sully
Prudhomme.
Nel 1886 pubblica a Parigi il suo primo volume di versi, “Chants d’aurore”, che ha
ricevuto critiche molto favorevoli e un premio speciale da parte dell’Accademia
Francese.
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9. Romȃncele şi saloanele lor literare (I), Eroii Romaniei chic, Traduzione dal romeno a cura
dell’autore
5. Romȃncele şi saloanele lor literare (I), Traduzione dal romeno a cura dell’autore
figlia. La loro relazione privilegiata, ha reso possibile l’ascensione della giovane
poetessa nella turbine del mondo letterario ed artistico.
Nel 1889, le viene pubblicata una raccolta di canzoni popolari, “Le rhapsode de la
Dâmbovița”, all’inizio in tedesco (tradotta dalla regina stessa), poi in francese, inglese e
italiano. I 140 poemi che componevano la raccolta mostrano una personalità artistica
raffinata, capace di sorprendere l’universo del contadino romeno nelle diverse situazioni
della sua vita quotidiana (i momenti cruciali della sua esistenza: nascita, matrimonio,
morte o i lavori nei campi).
Per lei comincia in questo momento il periodo parigino, un periodo pieno di successi
letterari, amicizie straordinarie, attività politiche e culturali. La vita letteraria e artistica
parigina potenzia il suo slancio creatore.
Tiene un salotto letterario in Rue de Chailot n.7, frequentato da tutti i nomi importanti
della cultura francese dell’epoca: Victor Hugo, Marcel Proust, Anatole France, Miguel
de Unamuno, Aristide Briand, Sarah Bernhardt. 5
Fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, l’erede dei Vacaresco si era già
affermata come una personalità letteraria importante. I romanzi: “Amor vincit”(1907) e
“Le sortilège”, (1911) valorizzano temi della mitologia romena. Le pagine di
memorialistica “Rois et reines que j'ai connus” o “Le roman de ma vie” hanno avuto un
forte impatto sul pubblico, come anche le sue poesie.
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giornale “Adevarul”, Traduzione dal romeno a cura dell’autore
5. Romȃncele şi saloanele lor literare (I), Traduzione dal romeno a cura dell’autore
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dell’autore
5. Romȃncele şi saloanele lor literare (I), Traduzione dal romeno a cura dell’autore
La sua attività pubblicistica ha contribuito in modo essenziale sia a consolidare la sua
posizione letteraria, sia alla popolarizzazione dell’immagine, attentamente levigata,
della Romania.
Sulla sua permanenza in Francia, Elena Văcărescu scrive: “Per me la Francia rimane il
paese che ha ricevuto la mia ambasceria romena, il paese che ha capito la mia missione
e me l’ha facilitata, con una generosità che rinuncio a descrivere in colori ditirambici”.
A Parigi pubblica sei volumi di versi, prende parte ai comitati femministi, filantropici,
umanitari,
pubblica continuamente vari articoli sui giornali e riviste come „L’Illustration”, „Les
Débats”, „Le Temps”, ha numerose collaborazioni sotto forma di prosa, versi, teatro,
traduzioni. Popolarizza nelle conferenze vari scrittori romeni e fa eccellenti traduzioni
in francese delle opere di Mihai Eminescu, Lucian Blaga, Octavian Goga, George
Toparceanu, Ion Minulescu e Ion Vinea (grandi scrittori romeni). 10
La sua intensa attività letteraria ha fatto che, tra gli anni 20 e 40 del secolo scorso, fosse
conosciuta dalle élite europee e che il suo nome fosse sempre associato, secondo il suo
desiderio, all’immagine della Romania.
Ha creato il premio “Femina Vacaresco”, premio conferito alle poetesse (sostituito dal
1999 con il premio Femina Essai).
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dell’autore
5. Romȃncele şi saloanele lor literare (I), Traduzione dal romeno a cura dell’autore
congressi e, un anno più tardi, nel 1919 partecipa alla Conferenza di Pace. Il governo
romeno la nomina Segretario generale dell’Associazione romena della Società delle
Nazioni per vent’anni, dove ha collaborato con un grande diplomatico e ministro
romeno, Nicolae Titulescu. Dal 1922 diventa membro di pieno diritto nel Consiglio di
collaborazione intellettuale delle Nazioni Unite; nei vent’anni di attività si fa
riconoscere per le sue eccellenti qualità oratorie.
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5. Romȃncele şi saloanele lor literare (I), Traduzione dal romeno a cura dell’autore
La principessa è stata una delle personalità più eminenti della nobiltà europea del XX
secolo. Ella si è distinta come scrittrice, donna politica e come una delle personalità
mondane le più marcanti dell’elite intellettuale francese e romena e della alta società
parigina del tempo. Era bella, colta e ricca- “tutte insieme riunite in un’unica persona
sono un peccato imperdonabile”, la descriveva Lord Thomson de Cardington. La sua
personalità, la sua bellezza e soprattutto, la sua intelligenza hanno conquistato la regina
Maria de Romania, William Churchill, Charles de Gaulle, Ramsay MacDonald, Alfonso
XIII di Borbone e molti altri ancora. Era amica di Paul Claudel, Marcel Proust, Rainer
Maria Rilke, Paul Valéry, Jean Cocteau, Francis James, François Mauriac, Max Jacob o
l’abate Mugnier, un vero padre spirituale per lei. Era molto legata ai suoi cugini Antoine
ed Emmanuel Bibesco, loro stessi amici intimi di Proust.
Pubblica nel 1908 il suo primo libro, “Gli otto paradisi”, ispirato dal viaggio effettuato
in automobile nell’Asia minore nel 1905 insieme a suo marito, a quel tempo in missione
alla corte dello Shah di Persia. Al ritorno in Francia, “tentata” da Maurice Barrès di
stendere sul foglio di carta le sue impressioni di viaggio, la principessa è diventata
scrittrice a ventidue anni. Il suo libro è stato accolto con l’entusiasmo dal pubblico.
Premiato dall’Accademia Francese, il libro aprirà la lunga serie di libri di una vasta
opera composta da 65 volumi. Ha scritto romanzi d’ispirazione autobiografica o storica
(alcuni sotto lo pseudonimo Lucille Duclos, adoperato dalla principessa durante la
Seconda guerra mondiale), ha evocato personalità del passato o contemporanee, ha
scritto note di viaggio, poesie, poemi in prosa, saggi, aforismi, corrispondenza, una serie
di biografie storiche e un diario impressionante realizzato attraverso i decenni. In tutta la
sua opera lei è testimone della sua epoca e di tutti i personaggi (intellettuali, artisti,
scrittori, nobili, uomini politici ecc.) legati a lei per amicizia e relazioni mondane.
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giornale “Adevarul”, Traduzione dal romeno a cura dell’autore
5. Romȃncele şi saloanele lor literare (I), Traduzione dal romeno a cura dell’autore
8.Princesse Marthe Bibesco, Édition de la République des Lettres, Traduzione a cura dell’autore
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5. Romȃncele şi saloanele lor literare (I), Traduzione dal romeno a cura dell’autore
“Isvor, il paese dei salici/Il paese dei salici” (1924), un’evocazione di leggende e
tradizioni popolari romene.
Il romanzo “Il pappagallo verde” (1925) - a metà strada tra romanzo e autobiografia
Le pagine di memorialistica “Al ballo con Marcel Proust” (1928), grande successo
basato sui ricordi dell’autrice e sulle lettere di Proust ad Antoine ed Emmanuel Bibesco
e “Corrispondenza con Paul Claudel” (1972).
“La ninfa Europa” (1960)- romanzo memorialistico dove racconta la storia della sua
famiglia che ha coinciso spesso con la storia europea.
Nel 1955 è eletta membro straniero dell’Accademia reale belga, sul posto occupato
prima dalla sua cugina acquisita, la poetessa Anna de Noailles. Nel 1962 è nominata
Cavaliere della Legione d’onore.
Tra le due guerre mondiali, la coppia Martha e Valentin George Bibesco hanno diviso la
loro vita tra i due residence romeni, il Palazzo Mogoşoaia e Posada e Parigi. Nel 1941
muore suo marito e lei si impegna come “madre del soldato romeno” nella lotta contro il
pericolo rappresentato dalla Russia stalinista. Nel 1945 parte a Londra, poi a Parigi. Ha
scelto di protestare tramite il suo esilio a Parigi contro la politica romena del tempo,
rimanendo una voce pubblica fino alla sua morte. La sua nomina nel 1963 come
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Consigliere del presidente francese Charles de Gaulle nelle questioni romene, è un atto
di riconoscenza pubblica dei suoi sforzi di una vita, a favore del suo paese natale.
Hélène Chrissoveloni-Soutzo
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fiero di una Minerva (secondo Cocteau: “Una Minerva che avrebbe inghiottito la sua
civetta”). Ella ha l’aria di un’eroina proustiana.
A Ritz incontra spesso Proust con il quale porterà corrispondenza ininterrotta tra 1917 e
1922. É fondamentalmente europea, alleata a gente stabilita in tutta l’Europa e con la
quale resterà sempre in contatto, come una tribù orientale. Parla perfettamente almeno
sette lingue: il greco, il romeno, il francese, l’italiano, il latino, l’inglese e il tedesco.” 9
Anna de Noailles (Parigi 15 novembre 1876-Parigi 30 aprile 1933) è stata una poetessa
e romanziera francese di origine romena.
Crea nel 1904 insieme con altre letterate il premio “Vie Heureuse”, diventato nel 1920 il
premio “Femina” per il riconoscimento della migliore opera femminile in prosa o
poesia.
È stata la prima donna accolta all’Accademia reale belga di lingua e letteratura francese.
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A lei si sono ispirati grandi scrittori come Proust, il quale l’ha descritta nel personaggio
della Madame de Réveillon in “Jean Santeuil”.
Hélène de Caraman-Chimay
Anche ella teneva un salone letterario molto apprezzato dal mondo letterario parigino
dell’epoca.
Marcel Proust pranzava ogni mercoledì nella casa della principessa, che si trovava in via
Avenue George Mandel.
Si narra che Proust le scriveva tantissime lettere che sua sorella, Anna de Noailles, a
pubblicato più tardi come indirizzate a lei.15
A Parigi si sono annodate amicizie famose come quelle del clan dei principi romeni
Bracoveanu (del quale fanno parte Anna de Noailles, sua sorella Hélène de
Caraman-Chimay e il loro fratello, Constantin Brancoveanu) e Marcel Proust. Proust
conoscerà tramite loro i fratelli Emanuel e Anton Bibescu e la loro mamma, la
principessa Elena Bibescu.
In seguito, Proust diventerà amico della coppia Morand (lo scrittore e la sua sposa, la
principessa Soutzo, anche lei romena!), ai tempi in cui Marcel non è il “modello
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letterario” di cui l’intellighenzia romena s’impadronirà, tutto al contrario, è lui che
ricerca dei “modelli” di aristocratici per la sua opera (e di questo parlano tutti i suoi
biografi). Non dobbiamo dimenticare Martha Bibescu, cugina acquisita dei fratelli
Bibescu e autrice di un sorprendente ritratto dello scrittore (nel suo libro di ricordi, “Al
ballo con Marcel Proust”).
La maggior parte di questa gente è nobile, ma loro sono allo stesso tempo anche
letterati. La raffinatezza intellettuale è primordiale nelle scelte che fa Marcel Proust,
sull’esempio dell’alta società di allora. La superiorità politica, scientifica e letteraria o
solo l’intelligenza e il fascino, erano dei passaporti validi per essere ammessi nei saloni.
L’alta società era una carriera aperta a tutti i talenti.16
“Alla luce della corrispondenza con i Bibescu, possiamo affermare che, tramite i romeni
e i loro amici (Robert de Montesquiou, Bernard de Fénelon), Proust può uscire dai
salotti delle sue borghesi e dalle sue bancarie (?) per entrare nel faubourg
Saint-Germanin.
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sole del Tempo ritrovato” (Principessa Bibescu, 950, 59), loro sono la parte di
Guermantes.” 16
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